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La beatificazione di Wojtyla e il marketing del potere.

Ci sono quelli preoccupati per le sorti future del Vaticano e, più in
generale della religione cattolica. Uno di questi è Bruno Ballardini,
che su questo argomento ha scritto un nuovo libro (“Gesù e i saldi di
fine stagione”, Piemme 2011), nel quale si prodiga di buoni consigli
per il marketing della fede cattolica.

Durante una conversazione con
l’autore si è esaminato, a grandi linee, lo stato dell’arte della
religione cattolica nel Terzo Millennio, ovviamente da un punto di
vista assolutamente superficiale, perché il marketing è superficiale
per antonomasia.

Ballardini sostiene che la Chiesa Cattolica ha nemici
interni: l’Opus Dei, Comunione e Liberazione, I Legionari di Cristo e
organizzazioni similari sono potentati che mettono in pericolo
l’universalità della Chiesa. Ma anche nemici esterni: le nuove
organizzazioni sia cristiane che di origine, ma sarebbe meglio dire di
‘matrice’ buddista rischiano di invadere il campo della fede, intesa
come offerta di “spiritualità”. Che fare? Un Concilio Vaticano 3.0,
aperto, partecipato, condiviso, che sancisca un ritorno alla
spiritualità, un passo indietro nella politica e nella finanza. Bene.

Difficile dire se queste idee siano solo di marketing o non invece un
modo per stimolare un dibattito ‘pentecostale’ sulla crisi che
attraversa il mondo cattolico, al di là delle stesse intenzioni
dell’autore. Fatto sta che lo stato di salute dello Stato Vaticano
torna continuamente di attualità, come una sorta di paradigma
dell’inversamente proporzionale: più la Chiesa attacca su certi
fronti, più dimostra la sua debolezza. Più si scusa per nefandezze,
come la terribile lunga storia della pedofilia, più appare poco
credibile. Più riempie le piazze, più dà il senso del vuoto nelle
chiese, nelle parrocchie.

L’ultimo episodio di questa ‘via crucis’
discendente è la beatificazione di Giovanni Paolo II. Capire come si
riesca a gestire nel Terzo Millennio la beatificazione di un papa con
le esigenze di modernizzazione della fede cattolica è davvero molto
complicato. Rinverdire la superstizione popolare attorno a un paio di
miracoli operati in vita, come viatico per essere proclamato santo, ha
tutto il sapore di una suggestione che vuole rimandare a una procedura
smaccatamente medioevale.

In questo senso, c’è un atteggiamento
pervicacemente relativista proprio da parte di chi critica il
relativismo tutti i”santi” giorni. Ma tant’è.

Convivono strumenti
dell’attualità, come la trasmissione televisiva durante la quale Papa
Ratzinger risponde alle domande di persone di tutto il mondo, con
l’antico rituale della piazza gremita di fedeli per beatificare il
papa di prima, evento che a sua volta torna “moderno” per via delle
dirette tv, dei commenti via internet, delle pagine dei quotidiani di
tutto il mondo.

Di fronte a questa potente macchina propagandistica
della fede cattolica, ogni ‘consiglio per gli acquisti’ della
spiritualità cattolica diventa un poco puerile, sia detto con tutti il
rispetto per chi ci prova. La Chiesa Cattolica sarà pure in crisi, ma
finché i media e la politica daranno uno spazio sproporzionato alla
effettiva pratica religiosa dei precetti del cattolicesimo, questa
crisi, paradossalmente, diventa un vantaggio competitivo nei confronti
delle altre confessioni religiose, per non dire un ingombrante
ostacolo alla normale vita civile, alla dialettica laica dei diritti e
dei doveri in una società moderna.

A chi suggerisce un passo indietro
alla Chiesa cattolica bisognerebbe ricordare che, siccome i miracoli
non esistono, sarebbe meglio che fossero la politica, l’informazione,
diciamo pure la stessa democrazia moderna a fare un deciso passo
avanti, per superare i lacci e i laccioli che legano, spesso a doppio
filo, gli interessi della Chiesa con quelli di un certo modo di
concepire il potere politico.

All’establishment politico-cattolico
importa un fico della spiritualità. Uno che se intende, una volta lo
ha detto a chiare lettere: il potere logora chi non ce l’ha. Abbiate
fede: questo si chiama marketing del potere. Beh, buona giornata.

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