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Attualità

25 Aprile: Frangetta nera contestata a Roma.

Renata Polverini è stata contestata con fischi e lanci di oggetti mentre partecipava alla manifestazione a Porta San Paolo a Roma in occasione dell’anniversario della Liberazione. La Polverini è stata bersagliata da urla “buu, buu” e lancio di uova e frutta e alcuni fumogeni. Polverini era stata contestata già mentre saliva sul palco per tenere il suo discorso, che non ha svolto, lasciando la manifestazione immediatamente tra i fischi dei presenti. Tra le frasi rivoltele: «Polverini vattene a Casa Pound, fascista e ipocrita». Ne ha fatto le spese Nicola Zingaretti. Il presidente della provincia di Roma era insieme a Renata Polverini contestata nella manifestazione in ricordo della Liberazione nella capitale. E anche a lui è arrivato un frutto lanciato dai manifestanti: “Abisso tra questi atti e il valore del 25 aprile” Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

Campagna elettorale a Roma: scherzi da prete.

Votare “l’attuale schieramento di Renata Polverini” per difendere i valori della famiglia e della vita: a chiederlo è un sacerdote romano, in un messaggio inviato a tutte le coppie che hanno seguito un corso prematrimoniale nella sua parrocchia. “In coscienza, quanti credono nell’amore, nella vita, nella famiglia non possono votare lo Schieramento avversario, che nega concretamente tali Principi”, scrive per email don Stefano Tardani, parroco di San Tommaso ai Cenci, una chiesa di Roma centro. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

La lista del Pdl non è stata ammessa a Roma e provincia: “I notabili del Pdl hanno fatto flop sull’abc di un professionista della politica, la presentazione delle liste alle elezioni.”

Il Parapiglia della libertà. da il blog di marco Damilano-http://damilano.blogautore.espresso.repubblica.it/

«Siamo in una situazione paradossale: nella capitale d’Italia il Pdl non esiste». Paradossale, soprattutto, che a dirlo sia il coordinatore regionale del partitone berlusconiano che-tremare-il-mondo-fa, l’ex an Vincenzo Piso. Però la notizia è vera: a un mese dal voto, il Pdl a Roma non c’è. La sua lista non è stata ammessa. Se non ci saranno novità gli elettori berlusconian-aennini dovranno trovarsi un altro partito da votare.

Disguidi burocratici, giurano, e tanta confusione. Dopo la rissa al tribunale di Roma di ieri, la conferma che per ora il Pdl è fuori. E surreale conferenza stampa al comitato di Renata Polverini all’ora di pranzo, in una Roma domenicale sonnacchiosa e deserta. Nel quartier generale della destra romana, invece, gli animi sono surriscaldati. C’è tutto lo stato maggiore schierato in prima fila: il sindaco Alemanno e la moglie Isabella Rauti, il capogruppo Fabrizio Cicchitto, il ministro Giorgia Meloni, il senatore Andrea Augello. La candidata Polverini con le Hogan ai piedi e il coordinatore laziale, il buon Piso. Nervi a fior di pelle. La deputata Saltamartini aggredisce i giornalisti: per forza, il marito Pietro Di Paolo candidato alle regionali ha già mandato in fumo svariate centinaia di migliaia di euro in manifesti. Minacce: «non indietreggeremo». Applausi della claque prontamente convocata. E ricostruzione della vicenda affidata a un comunicato ufficiale. «Alcuni soggetti, urlando in maniera scomposta, creavano un clima di forte tensione e confusione. A seguito del parapiglia…». Una prosa da un giorno in questura, che non nasconde la verità. I notabili del Pdl hanno fatto flop sull’abc di un professionista della politica: la presentazione delle liste alle elezioni.

Colpa dei poveri Milioni e Polesi, i due incaricati di presentare le liste che si sono assentati al momento sbagliato, due militi ignoti come Gassman e Sordi nella Grande Guerra, spediti sul fronte della battaglia elettorale: «due persone perbene che si sono fatti intimorire da alcuni facinorosi» per la Polverini, «due coglioni», per tutti gli altri. Colpa del «parapiglia», insomma. Ma il caos è politico, tutto interno al Pdl. È bastata una buccia di banana per scatenare la resa dei conti tra le varie anime del partito: il ministro Rotondi contro «la banda di incapaci» che guida il Pdl, Fini furibondo, Berlusconi che alcuni raccontano «fuori dalla grazia di Dio» e altri intimamente soddisfatto per una debacle che in fin dei conti riguarda il partito romano, cioè An, dunque Fini.
Solo Renata Frangetta Nera, beata lei, è contenta: «se non c’è il Pdl si potrà votare la lista Polverini». Vallo a dire ai candidati che si sono già indebitati per manifesti e cene e si ritrovano fuori dalla competizione.

Fino a ieri i radicali rompevano le scatole sugli autenticatori delle liste e tutti ad alzare le spalle, Alemanno in testa. Ora è il Pdl a radicalizzarsi: i capi del primo partito italiano annunciano gazebo, una maratona oratoria dei parlamentari fino a quando «la democrazia non sarà ripristinata», la Polverini si trasforma in Bonino, si appella a Napolitano in nome della legalità e chissà che non arrivi anche lei a digiunare.
Di certo, il Pdl per ora a Roma non c’è. Al suo posto, il Parapiglia della libertà.
(Beh, buona giornata).

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