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Società e costume

3DNews/ Satira.

di Michele Fusco

Rovine fumanti d’inizio millennio si abbattono sui destini amari di chi, per un verso o per l’altro, ha piegato la sua vita sulla vita altrui, meglio su UNA vita altrui, quella di S.B . In questo momento, in cui milioni di lutti si elaborano ed esistenze intere si spezzano senza ritorno, ci piace immaginare, con il sorriso sulle labbra, la vita prossima futura di chi, al Cavaliere, ha dedicato persino più dell’impegno, mettendoci cuore, fegato e una parte, decisamente maggioritaria, della propria fama. Come vedrete, ognuno ha preso strade diverse, ma tutti, inesorabilmente, lo rimpiangono.

MARCO TRAVAGLIO – Da anni, i colleghi gli fanno credere che Il Fatto Quotidiano esca regolarmente in edicola. L’eroico direttore Padellaro, ormai sull’orlo di una crisi di identità, insieme a una pattuglia di ex giornalisti della testata, organizza quotidianamente una messinscena degna della Stangata: riunione la mattina, esame della situazione politica, quantità di pezzi da produrre contro il Cavaliere, e poi colonnino storico da destinare al grande Marco nazionale. Non si sa sino a quando il castello reggerà, ma tutti sono impegnati in uno sforzo titanico pur di non rivelare l’amara verità all’amato editorialista. Il quale, peraltro, in un colloquio piuttosto agitato con Padellaro, si è lamentato per lo scarso impegno dei “giudiziari”, che a suo dire batterebbero la fiacca su Berlusconi (da quel momento, il direttore si è visto costretto a chiedere a tre vecchi amici di spacciarsi per magistrati e telefonare ogni mattina in redazione). C’è però un elemento sospetto che ha generato in Travaglio una certa perplessità: come mai nessuno tra i destinatari dei suoi pezzi gli ha ancora risposto?
EMILIO FEDE – Esaurita la travolgente esperienza di migliore amico di S.B., il nostro direttore è stato subito cooptato nel consiglio di amministrazione dei casinò di Las Vegas, dove tiene corsi intensivi per giovani spogliarelliste. Nel frattempo, ha messo a segno un vero e pieno successo letterario con il trattatello liberale «Come spolpare un vecchio bavoso e vivere felici», autentico best seller arrivato ormai alla settima edizione, il cui ricavato, peraltro, gira meritoriamente alla onlus «Fondazione Olgettina». Fa ancora le vacanze in Italia, paese in fondo a cui deve tutto, e ogni tanto ripassa da Milano 2 dove gli anziani pensionati del Tg4 gli organizzano piccole festicciole a tema. L’ultima, dal titolo «Farò di te una Meteorina», lo ha particolarmente commosso. Oltre a una dignitosa pensione, Fede ha diversificato gli investimenti, avendo acquistato, insieme a Lele Mora, un banco di grattachecca sul Lungotevere Mellini, a Roma. Tra i due, ultimamente, è sceso un po’ di gelo: Lele sospetta che Emilio gli faccia la cresta sullo sciroppo al tamarindo.

Tutto il racconto completo su www.linkiesta.it

°Rispettando le agitazioni sindacali in atto al quotidiano TERRA, questa settimana 3D uscirà solo sul web. Saremo in rete sui siti www.3dnews.it, www.ildiariodilosolo.com, www.marco-ferri.com a partire dalle 24 di oggi.

3DNews, Settimanale di Cultura, Spettacolo e Comunicazione
Inserto allegato al quotidiano Terra. Ideato e diretto da Giulio Gargia.
In redazione: Arianna L’Abbate – Webmaster: Filippo Martorana.

(Beh, buona giornata).

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Attualità Teatro

Ma che c’è da ridere?

«Sinceritù»… Quando il comico fa notizia Parla De Carlo, un giornalista sul palco
di Silvia Garambois-l’unità

Si scrive «Sinceritù», si legge alla romana «s’in c’eri tu», è l’ode di una velina promossa in Parlamento,sulle note di «Sincerità» di Arisa. È uno dei pezzi di Francesco De Carlo, giornalista salito sul palco.

Le inchieste? Ci sono le Iene, il Gabibbo… L’informazione? Per fortuna c’è Sabina Guzzanti, e poi Daniele Luttazzi, anche Maurizio Crozza… Ma allora i giornalisti che fanno? È stato più o meno riflettendo su come va il mondo che Francesco De Carlo, coordinatore di un perio-dico sulle questioni dell’informazione, con all’attivo qualche querela per i suoi articoli sui guai di viale Mazzini, a trent’anni ha deciso che era arrivato il momento di scegliere: ha chiuso il blocchetto degli appunti, posato la penna, ed è salito su un palcoscenico. Meglio il comico del giornalista.

Non ci va leggero, De Carlo: «Guarda la tv: c’è Zelig, che dovrebbe far ridere e non mi fa ridere. Dall’ altra c’è Ballarò che non dovrebbe e fa più ridere di Zelig, con tutti che si accapigliano in studio».
Lui c’è stato nel “laboratorio” di Zelig: non si sono reciprocamente piaciuti. Bocciato al provino con Gi-no e Michele. Senza rimpianti. I testi “alla maniera della tv”, dove la satira politica si comprime in un ammiccamento, gli vanno stetti: “Ma come si fa a fare satira politica senza nominare i politici?”. Meglio il cabaret, in giro per l’Italia, meglio la soddisfazione di salire sul palcoscenico del Festival di Grottamma-re, davanti a Sabina Guzzanti, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti e vincere tutto insieme il premio della critica per i testi, quello della tv per il “ritmo” e il premione finale. Mica male, per uno che si permette di far satira su Berlusconi e sul Vaticano, terreno insidioso, troppo facile e troppo difficile, troppo abusato e troppo “riservato” a chi ha le spalle grosse. Va a finire che i suoi pezzi li trovate sul sito della Guzzanti, a partire da una canzoncina sulle note di Sincerità di Arisa, titolo: Sinceritù, ma scritto alla romana, “S’in c’eri tu”, cantico di una velina diventata onorevole.

«Zelig ha le sue esigenze – dice ora -ci deve essere un equilibrio tra mono-loghisti e personaggi, un gusto omogeneo, adatto al pubblico di Canale 5… A me però dà fastidio quando la comicità esalta i luoghi comuni: anzi, lo considero un male assoluto far ridere dicendo che i napoletani non lavorano, che i dipendenti pubblici sono fannulloni, le donne sottomesse. È il più grande difetto di Zelig, sono le regole di un impero commerciale. Pensare che li dentro ci sono comici e autori davvero bravissimi, ma è il prodotto che appiattisce tutto».

E così lui va a fare i suoi monologhi in quelle che una volta erano le “cantine” e ora sono nobilitate dalla tradizione anglo-americana, quella degli “stand-up comedy”, dove ha cominciato Woody Allen. Ce ne sono ancora in giro per l’Italia. E ce n’è una a San Lorenzo a Roma, vecchio quartiere popolare a due passi dall’ Università, il Mads di via dei Sabelli, dove al lunedì sera i comici “provano” i testi nuovi. Gratis. Il pubblico fa la fila, molti non ce la fanno a entrare.

Ma come t’è venuto in mente di mollare il giornalismo per le canti-ne? «Ho scoperto che in un tema di seconda elementare lo avevo già scritto che da grande volevo fare il comico: dopo di che, l’oblio. Poi l’anno scorso sono salito su un palco… e non sono più voluto scendere. Non ho fretta, in fondo non ho ancora compiuto 31 anni».

E come si campa aspettando il successo? «Ci s’arrangia: io faccio l’autore per una radio, ho tenuto da parte i soldi del premio, una specie di anno sabbatico in cui faccio le prove su me stesso. Nella comunità dei comici romani, a dir tanto, saremo una quarantina, dai 20 ai 50 anni: ci conosciamo tutti. Per noi la scommessa è far tornare la gente nei cabaret a sentirci. E da marzo si parte in tournée…».(Beh, buona giornata)

Sito ufficiale www.francescodecarlo.it

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