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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi premia The Economist.

Mentre la maggior parte delle testate soffre per il pesante calo degli investimenti pubblicitari, The Economist Group, l’editore inglese di The Economist, e Axel Springer, il gruppo tedesco che pubblica tra gli altri Bild Zeitung , il quotidiano più diffuso d’Europa, vantano un aumento nel numero di copie vendute e bilanci record, anche grazie all’on line.

Mentre la maggior parte delle testate soffre per il pesante calo degli investimenti pubblicitari determinato dalla crisi che ha investito l’economia mondiale, ci sono due editori che possono essere ben contenti dei propri risultati: si tratta, come si apprende da una notizia pubblicata oggi, 14 luglio, sul sito del Corriere della Sera , di The Economist Group, l’editore inglese di The Economist, e di Axel Springer, il gruppo tedesco che pubblica tra gli altri Bild Zeitung , il quotidiano più diffuso d’Europa.

The Economist Group, che nel suo portafoglio vanta, oltre alla testata ammiraglia, mensili specializzati, alcuni siti internet, l’Economist Intelligence Unit, Roll Call (ovvero il notiziario del Congresso Usa, ndr.) e Capitol Advantage , ha chiuso l’anno fiscale lo scorso 31 marzo con un bilancio record. E pensare che nel 2006 era proprio The Economist, che oggi diffonde quasi 1,4 milioni di copie, a fare previsioni in merito alla scomparsa dei quotidiani, che sarebbe avvenuta, secondo il giornale, nel 2043.

L’altra eccezione in questo momento difficile per la stampa è costituita da Axel Springer, che pubblica Bild Zeitung , Die Welt , le testate regionali di Amburgo e Berlino e gestisce alcuni portali, che fruttano già un sesto dei ricavi totali. Ebbene il Gruppo, 10.600 dipendenti e focus sui giornali legati al territorio, vanta ricavi per 2,7 miliardi di euro, e un utile di 571 milioni .

Pare che il punto di forza del Gruppo stia nella minore dipendenza dalla pubblicità rispetto alla concorrenza: l’adv porta a Axel Springer il 43% dei ricavi, mentre per gli altri Gruppi la percentuale sale al 54%, per non parlare dei piccoli annunci, che portano solo il 18% dei ricavi a Axel Springer e invece valgono per oltre la metà del fatturato in Germania e Regno Unito. Beh, buona giornata.

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democrazia Popoli e politiche

L’Italia s’è berlusconizzata.

Berlusconi & The Economist/ Di nuovo sotto tiro:”Ha Berlusconizzato l’Italia e resterà al potere indefinitamente” dablitzquotidiano.it

Il settimanale The Economist torna all’attacco del presidente del consiglio Silvio Berlusconi con un lungo articolo intitolato ”La Berlusconizzazione dell’Italia”. L’articolo è corredato da una caricatura di Berlusconi raffigurato come un giocatore del Milan con lo stivale italiano al posto della gamba destra.

”La maggior parte degli italiani sembra perdonargli, o per lo meno non andare oltre, le sue innumerevoli gaffe, sia quelle fatte nel corso di talk show televisivi, sia quelle consumate nel corso di summit internazionali”.

Il settimanale britannico quindi non molla e torna alla carica contro il premier italiano a poche settimane dalla vittoria legale nella causa per la copertina intitolata “Perché Berlusconi non è adatto a governare l’Italia”, che – nel 2001 – aveva spinto Berlusconi a presentare un ricorso per diffamazione presso il Tribunale di Milano.

Questa volta The Economist tenta di spiegare come Silvio Berlusconi avrebbe ulteriormente consolidato il suo potere personale.

“The Economist” esamina il paradosso di un primo ministro che rimane ‘’significativamente più popolare della maggior parte degli altri leader europei, anche quando il Fondo monetario internazionale prevede che il Pil italiano crollerà quest’anno del 4,4%, mostrando un calo maggiore di quello di Gran Bretagna, Francia o Spagna”.

E la spiegazione fornita dal settimanale britannico fa leva su argomenti di ordine demografico, puntando sulla constatazione che ”ogni italiano sotto l’età dei trent’anni ha raggiunto la maturità politica sotto l’influenza dell’impero mediatico della famiglia Berlusconi”.

”Quindici anni fa – osserva l’Economist – un ‘azzurro’ rappresentava l’Italia nelle competizioni sportive internazionali e un ‘moderato’ era un centrista”. ”Oggi – continua il settimanale – un azzurro è qualcuno che rappresenta Berlusconi in Parlamento, un moderato o qualcuno che vota per lui”.

The Economist rileva poi la forza dell’impatto della ”berlusconizzazione” sull’Italia: ”un impatto tale da infondere nella maggior parte della società italiana la convinzione che l’attuale primo ministro resterà al potere indefinitamente”. (Beh, buona giornata).

FONTI INFORMATIVE
The Economist

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