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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Per salvare la pubblicità italiana ci vuole una trasfusione di idee.

Per anni si è creduto che per convincere i consumatori bastasse dire tante volte la stessa cosa, non importava che cosa. Sono stati investiti milioni e milioni di euro tra passaggi televisivi, annunci stampa, radiocomunicati, banner, manifesti. Poi la crisi ha raggelato i grp’s, mentre i coefficenti di penetrazione (con rispetto parlando) si sono ammosciati: c’è la crisi, non si possono più buttare i soldi nel ripetere.

Gli editori, gli inserzionisti, i centri media e le agenzie di pubblicità sono nel panico: sono crollati gli investimenti pubblicitari. Che fare? Forse è giunto il momento per la pubblicità di dire cose importanti, dirle così bene che non c’è bisogno di ripeterle, ripeterle, ripeterle. Cioè di spendere, spendere, spendere.

E scoprire che una buona idea è un moltiplicatore del budget di pubblicità. Quelli abituati alla mediocrità della ripetizione sono andati in crisi, perché non corrispondono alle attuali esigenze del mercato della comunicazione commerciale. Quelli costano troppo, sono presuntuosi, non valgono la spesa.

Non ci sono più scuse, non ci sono alternative: dalla crisi dei consumi si esce rompendo l’ordalia della quantità, riscoprendo il talismano della qualità del messaggio commerciale.

La qualità fa bene a chi la vede (il consumatore), a chi la paga (l’inserzionista), a chi la rende pubblica (gli editori), a chi la fa. Ma è proprio qui che casca l’asino: chi la fa oggi non la sa più fare. Le vecchie agenzie di pubblicità sono anatre zoppe. Urge sangue nuovo, urge l’agenzia di nuova generazione. La pubblicità italiana ha bisogno di una trasfusione di idee. Beh, buona giornata.

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