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Ave Cesare.

Eolico: P3, il gruppo occulto avrebbe agito su mandato di Formigoni (di Marco Maffettone-Agenzia Ansa)

Tra di loro, il gruppo che faceva capo a Flavio Carboni, il premier Silvio Berlusconi lo chiamavano ‘Cesare’. Come emerge da una telefonata intercettata tra l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino e il giudice tributario Pasquale Lombardi nella quale quest’ultimo sostiene che ”Cesare e’ contento” per cio’ che il gruppo sta facendo proposito del Lodo Alfano.

“Cesare è lo pseudonimo utilizzato dai soggetti per riferirsi al presidente del Consiglio”, affermano i carabinieri del nucleo investigativo di Roma nell’informativa inviata ai pm della Procura capitolina nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta P3. I militari dell’Arma si riferiscono proprio all’intercettazione telefonica del 2 ottobre 2009 nella quale Lombardi dice a Cosentino che “lui è rimasto contento per quello che gli stiamo facendo per il 6″, ovvero il giorno dell’udienza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano: un esplicito riferimento, per i militari, all’attivita’ esercitata dal gruppo del quale fa parte anche l’uomo d’affari Flavio Carboni, per condizionare i giudici della Consulta sul provvedimento del Guardasigilli, poi bocciato dagli stessi giudici della Corte Costituzionale il 7 ottobre scorso.

Nessun elemento, nelle carte degli investigatori, permette di capire se il premier sapesse qualcosa o se si tratti di millanterie. Nel corso della telefonata Lombardi fa riferimento anche alla vicenda del cosiddetto complotto contro Stefano Caldoro, attuale governatore campano, sottolineando che se ”lui e’ rimasto contento” allora ”lui ci deve dare qualche cosa e ci deve dare te e non adda scassa’ o cazz”. ”Appare evidente -osservano i carabinieri- che con queste parole il Lombardi vorrebbe far intendere al Cosentino che la sua candidatura a presidente della Regione Campania è stata da loro richiesta nel corso della riunione quale contropartita per l’operazione Lodo Alfano”. Nei documenti redatti dai carabinieri si fa riferimento, inoltre, al governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. In base a quanto si legge nelle carte

Formigoni diede mandato al gruppo di chiedere esplicitamente al presidente della Corte di Appello di Milano, Alfonso Marra, di “porre in essere un intervento nell’ambito della nota vicenda dell’esclusione della lista riconducibile al governatore dalle elezioni regionali 2010”.

Parlando dell’attività svolta dall’associazione, i militari dell’Arma definiscono emblematica la “vicenda che ha visto protagonista il neo presidente della corte di appello di Milano”. “Non appena Marra – proseguono i carabinieri – ha ottenuto, dopo un’intensa attività di pressione esercitata dal gruppo (ed in particolare da Pasquale Lombardi) sui membri del Csm, l’ambita carica, i componenti dell’associazione gli chiedono esplicitamente, peraltro dietro mandato del presidente Formigoni, di porre in essere un intervento nell’ambito della nota vicenda dell’esclusione della lista ‘Per la Lombardia'”.

Nelle carte dell’inchiesta si fa espresso riferimento, inoltre, al ruolo svolto dal sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, dal capo degli ispettori di via Arenula, Arcibaldo Miller, e Antonio Martone, presidente della commissione per la Valutazione, la trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche. ”Altri personaggi vicini al gruppo – si legge nell’informativa – che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni o che paiono fornire il proprio contributo alle attività d’interferenza, sono individuabili nei giudici Miller Arcibaldo, Martone Antonio e nel sottosegretario alla giustizia Caliendo Giacomo”.

Al momento la posizione dei tre è al vaglio dei pm della Procura di Roma. E’ prevista, infine, domani l’udienza del tribunale del Riesame che dovra’ decidere sull’arresto di Carboni. Mentre sabato il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci vera’ ascoltato dai magistrati romani nell’ambito dell’inchiesta madre, ovvero gli appalti sull’eolico nell’isola, che vede il governatore indagato per abuso d’ufficio e concorso in corruzione. (Beh, buona giornata).

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Quattro sfigati pensionati?

Il senatore, il coordinatore nazionale, il sottosegretario e l’uomo d’affari: ecco chi sono i “quattro sfigati” di Berlusconi-blitzquotidiano.it

Flavio Carboni, Nicola Cosentino, Marcello Dell’Utri, Denis Verdini: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi li ha definiti “quattro sfigati pensionati”. La Procura della Repubblica di Roma li ha iscritti nel registro degli indagati per associazione a a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico in Sardegna.

Eppure, fatta eccezione per il settantottenne Carboni, il senatore Dell’Utri, il coordinatore nazionale del Pdl Verdini, e il sottosegretario all’Economia sono ben lontani dalla pensione. Le loro conversazioni, catturate dalle intercettazioni telefoniche trascritte nelle quindicimila pagine del rapporto dei carabinieri, trattano argomenti non certo alla portata di semplici “sfigati”.

Come i “cinquecento milioni di dollari” che, stando a quanto scrive oggi Repubblica, Carboni avrebbe detto di avere con sé in una valigetta, o le cene a casa di Verdini con magistrati e sottosegretari.

Scorrendo le biografie dei protagonisti della “difesa” di Berlusconi vengono tirate in ballo la mafia, la camorra, la loggia Propaganda 2, la morte del banchiere Roberto Calvi, il caso Moro. Restando ai fatti, ecco chi sono i “quattro sfigati pensionati”.

Nicola Cosentino, 52 anni, di Casal Di Principe (Napoli), coordinatore regionale del Popolo della Libertà in Campania, dal maggio 2008 è Sottosegretario di Stato all’Economia e alle Finanze.

Nel settembre 2008 viene pubblicamente accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nell’ambito del riciclaggio abusivo di rifiuti tossici, come emerso dalle rivelazioni di Gaetano Vassallo, il boss responabile di disastro ambientale relativamente allo smaltimento abusivo di rifiuti tossici in Campania attraverso la corruzione di politici e funzionari.

Nel novembre 2009 i magistrati inoltrano alla Camera dei deputati una richiesta di autorizzazione per l’esecuzione della custodia cautelare per il reato di concorso esterno in associazione camorristica. La richiesta viene respinta dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.

Nel gennaio 2010 la Corte di Cassazione conferma le misure cautelari a carico di Cosentino. Il 19 febbraio la richiesta di dimissioni dagli incarichi venne respinta da Silvio Berlusconi.

Al momento, oltre che nell’inchiesta sull’eolico, Cosentino è indagato per l’episodio legato al dossier che puntava a screditare Stefano Caldoro quale candidato alla presidentre della Regione Campania, e per le pressioni esercitate sulla Cassazione per una rapida fissazione dell’udienza in cui si doveva discutere della legittimità della misura cautelare emessa nei confronti del sottosegretario dalla magistratura napoletana.
Marcello Dell’Utri, 61 anni, di Palermo. Senatore del Popolo delle Libertà, “politico per legittime difesa”, come lui stesso si è definito in un’intervista al Fatto Quotidiano. Stretto collaboratore di Silvio Berlusconi sin dagli anni Settanta, socio in Publitalia e dirigente Fininvest, nel 1993 fonda con Berlusconi Forza Italia, di cui diventa deputato nel 1996, per “proteggersi”, come ha dichiarato egli stesso al Fatto Quotidiano, dall’accusa, poi confermata, per false fatture. È stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi per frode fiscale.

Nel dicembre del 2004 il tribunale di Palermo condanna Dell’Utri a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è stato anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo.

Denis Verdini, toscano (è nato in provincia di Massa Carrara) di 59 anni, è uno dei tre coordinatori nazionali del Popolo della Libertà insieme a Ignazio La Russa e Sandro Bondi, dopo essere stato coordinatore nazionale unico di Forza Italia. Commercialista e presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, candidato di Forza Italia già alle amministrative del 1995, dal 1997 è uno degli azionisti, con il 15 per cento, del quotidiano il Foglio diretto da Giuliano Ferrara.

Nel febbraio 2010 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione, riguardo ad alcune irregolarità a lui imputabili su alcuni appalti a Firenze e a La Maddalena, sede in cui si sarebbe dovuto tenere il G8, poi spostato a L’Aquila. Il gip si riserva la decisione di ricorrere ad eventuale rinvio a giudizio.

Nel maggio 2010 è indagato dalla Procura di Roma in un’inchiesta su un presunto comitato d’affari, la cosiddetta “cricca”, che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita

Flavio Carboni, 78 anni, di Sassari. Il suo successo economico comincia negli anni ‘70 con una serie di società immobiliari e finanziarie. Succcessivamente Carboni inizia a muoversi nel mondo dell’ editoria, diventando proprietario del 35% del pacchetto azionario della Nuova Sardegna ed editore di Tuttoquotidiano, per il fallimento del quale è poi stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.

È stato anche accusato dell’omicidio di Roberto Calvi, imputazione da cui è stato poi assolto per insufficienza di prove: il pm aveva chiesto la condanna di Carboni all’ergastolo; è stato anche assolto dall’accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, vice di Calvi all’ Ambrosiano; dall’accusa di falso e truffa ai danni del Banco di Napoli; dall’accusa di ricettazione della borsa di Calvi, che avrebbe contenuto il pc del banchiere, documenti, soldi e le chiavi di alcune cassette di sicurezza.

Il suo primo arresto avviene in Svizzera, nell’estate del 1982. L’unica condanna definitiva nei confronti di Carboni è emessa nel 1998: 8 anni e 6 mesi di reclusione per il concorso nel fallimento del Banco Ambrosiano. Al periodo di detenzione previsto, già ridotto in applicazione delle amnistie del 1986 e del 1989, viene detratta la carcerazione preventiva: nessun ordine di esecuzione della pena viene emesso a suo carico. Nel giugno dello stesso anno Carboni viene nuovamente arrestato per un caso di bancarotta fraudolenta riguardante una società immobiliare di Porto Rotondo.

Nel maggio 2010, all’indomani della sua assoluzione per il delitto Calvi, viene indagato per concorso in corruzione nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per l’eolico in Sardegna. A differenza degli altri tre “sfigati”, l’8 luglio 2010 Flavio Carboni viene arrestato. (Beh, buona giornata).

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Siamo di nuovo sui Carboni accesi?

Eolico in Sardegna, il giudice: “Quasi una nuova P2 contro lo Stato. Manovravano anche il Lodo Alfano”-blitzquotidiano.it

Quasi una nuova P2: non solo facevano affari e tangenti ma tentavano di condizionare gli affari di Stato fino al punto di tentare di intervenire sulla Corte Costituzionale per condizionare il giudizio sul Lodo Alfano. Sono queste le clamorose rivelazioni del gip del Tribunale di Roma, che ha spiegato i motivi dell’arresto di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino.

I tre sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti sull’eolico in Sardegna. Quella costituita da Carboni, Lombardi e Martino era, per usare le parole del gip Giovanni De Donato, ”un’associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti” caratterizzata ”dalla segretezza degli scopi” e volta ”a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione”.

Secondo il gip tra settembre e ottobre 2009 i tre tentarono di avvicinare giudici della Corte Costituzionale allo scopo di influire sull’esito del giudizio sul cosiddetto lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. L’operazione, afferma il gip, fu condotta da Lombardi, previo accordo con gli altri due, con cui si manteneva in costante contatto. L’episodio, conclude il giudice, si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale.

Il reato ipotizzato dalla Procura di Roma è di associazione a delinquere semplice e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Per il gip i tre hanno ‘’sviluppato una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura e della politica da sfruttare per i fini segreti del sodalizio e ciò anche grazie alle attività di promozione di convegni e incontri di studio realizzate tramite una associazione denominata ‘Centro studi giuridici per l’integrazione europea Diritti e Libertà”.

L’associazione era gestita da Lombardi in qualità di segretario e da Martino quale responsabile dell’organizzazione. Una struttura, scrive il gip, ”di fatto finanziata e gestita in modo occulto da Carboni”. Per il magistrato i tre ”approfittavano delle conoscenze per acquisire informazioni riservate e influire sull’esercizio delle funzioni pubbliche rivestite dalle personalità avvicinate dai membri dell’associazione”. (Beh, buona giornata).

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