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Il padrino e il sicario.

La cosa peggiore di tutte è che Usa e Iran stavano trattando in Oman proprio sul nucleare. Trump sembra un personaggio di “Il padrino” di Puzo, che mentre finge di volere la pace con le altre famiglie, manda a fare il lavoro sporco il sicario Netanyhau. Che si vanta di aver fatto strage di scienziati.

https://euroborsa.it/dagli-Usa-a-Israele-arrivati-centinaia-di-missili.aspx

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Perché siamo tutti palestinesi.

di Rula Jebreal

Nessun impero va a picco in silenzio, e proprio per questo i tempi che ci attengono sono pericolosi: non solo per i palestinesi, non solo per ucraini, (e per gli iraniani, ndr), ma per tutti i cittadini del pianeta.

Ma in questi tempi pericolosi, di fronte all’orrore normalizzato di governi irresponsabili, continuano a esistere i giusti, donne e uomini a cui ho cercato di dare voce in questo libro; persone che hanno continuato a curare le vite, a cercare di raccontare la verità dei fatti, a far valere i principi del diritto internazionale.

Tutti loro sono semi di una resistenza civica che passa per una convinzione collettiva: la convinzione che esistano principi universali e non negoziabili di umanità, libertà e giustizia.

Principi di fronte a i quali siamo tutti palestinesi. La Palestina è infatti il canarino nella miniera di carbone dell’autoritarismo e della repressione.

Le bombe e le armi usate in Palestina non rimarranno lì. Le leggi repressive che prendono di mira la Palestina non si fermeranno lì.

Le tecnologie di morte e sorveglianza che sono state usate e sperimentate sui palestinesi vengono attualmente vendute per la cosiddetta “difesa” di Paesi democratici e regimi sanguinari.

Siano tutti bersaglio in questa cleptocrazia, oligarchia, nuovo imperialismo portato avanti da vecchi e nuovi imperialisti.

E ormai nessuno ha più scuse: tutto è chiaro, e nessuno potrà dire “io non sapevo”. (Rula Jebreal, “Genocidio”, Piemme, pagg. 291-292.)

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Il grande inganno dell’immigrazione clandestina.

di Hans Rosling

Nel 2015, 4000 rifugiati annegarono nel Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l’Europa a bordo di gommoni. Le immagini dei bambini morti sospinti dalle onde sulle spiagge di famose mete turistiche evocarono orrore e compassione.

Che tragedia. In Europa e altrove, nella nostra agiata vita al livello 4, iniziammo a pensare: «Com’è potuta succedere una cosa simile? Di chi è la colpa?».

Lo capimmo ben presto. I cattivi erano gli scafisti crudeli e avidi che, con l’inganno, inducevano famiglie disperate a pagare 1000 euro a testa per un posto sui gommoni della morte.

Smettemmo di pensare e ci consolammo con le immagini delle navi europee che salvavano le persone dalle acque impetuose. Ma perché i rifugiati non venivano in Europa su aerei o traghetti confortevoli invece di viaggiare via terra fino alla Libia o alla Turchia, per poi affidare la propria vita a quei malandati gommoni?

In fondo, tutti gli Stati membri dell’Ue hanno firmato la Convenzione di Ginevra, ed era chiaro che i rifugiati provenienti dalla Siria – un Paese dilaniato dalla guerra – avrebbero avuto diritto di chiedere asilo.

Cominciai a fare questa domanda a giornalisti, amici e persone coinvolte nell’accoglienza dei richiedenti asilo, ma persino i più saggi e i più gentili diedero risposte molto curiose. Forse i rifugiati non potevano permettersi di prendere l’aereo?

Sapevamo tuttavia che pagavano 1000 euro ciascuno per un posto sul gommone. Ho controllato online e ho trovato molti biglietti dalla Turchia alla Svezia o dalla Libia a Londra a meno di 50 euro.

Forse non riuscivano a raggiungere l’aeroporto? Sbagliato. Molti erano già in Turchia o in Libano e potevano tranquillamente andare in aeroporto. Possono permettersi il biglietto, e i voli non sono in overbooking.

Al banco del check-in, però, il personale delle compagnie aeree impedisce loro di imbarcarsi. Perché? Per una direttiva emanata nel 2001 dal Consiglio europeo, che spiega agli Stati membri come combattere l’immigrazione clandestina. Secondo tale direttiva, qualunque compagnia aerea o marittima introduca in Europa una persona priva di documenti in regola deve sostenere tutti i costi del rimpatrio nel Paese d’origine.

Naturalmente, la direttiva precisa anche che queste regole non valgono per i rifugiati che vogliono entrare in Europa in base ai diritti d’asilo previsti dalla Convenzione di Ginevra, ma solo agli immigrati clandestini. Tale precisazione, tuttavia, è insensata.

Come può, infatti, una hostess di terra capire in quarantacinque secondi se una persona sia o meno un rifugiato in conformità alla Convenzione di Ginevra? Un accertamento che richiederebbe almeno otto mesi persino a un’ambasciata? È impossibile. Così l’effetto pratico di questa direttiva apparentemente ragionevole è che le compagnie di linea non lasciano imbarcare nessuno senza visto, e ottenerlo è quasi impossibile perché le ambasciate europee in Turchia e in Libia non hanno le risorse per evadere le richieste.

I rifugiati siriani, che in teoria avrebbero diritto di entrare in Europa secondo la Convenzione di Ginevra, sono dunque impossibilitati a viaggiare in aereo e devono affidarsi al mare. Ma perché devono usare i gommoni?

In realtà, la causa è ancora una volta la politica dell’Ue, che impone la confisca immediata delle barche all’arrivo. Perciò è possibile usarle per un solo viaggio. Gli scafisti non potrebbero permettersi di trasportare i rifugiati su imbarcazioni sicure – come i pescherecci che, nel giro di qualche giorno, portarono 7220 ebrei dalla Danimarca alla Svezia nel 1943 – nemmeno se lo volessero.

I governi europei si vantano di rispettare la Convenzione di Ginevra, secondo cui un rifugiato proveniente da un Paese in guerra ha diritto di chiedere e di ricevere asilo.

Le loro politiche di immigrazione, però, trasformano questa affermazione in una beffa, creando direttamente il mercato dei trasporti in cui operano gli scafisti. Non c’è nulla di segreto in questo; anzi, bisogna avere la mente confusa o ottenebrata per non accorgersene.

Abbiamo l’istinto di trovare qualcuno da accusare, ma raramente ci guardiamo allo specchio. A mio parere, le persone intelligenti e gentili non arrivano quasi mai alla conclusione – terribile e carica di rimorso – che sono le nostre politiche d’immigrazione a provocare gli annegamenti dei rifugiati.

(Hans Rosling, “Factfulness”: Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo pp. 233-235).

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Il sicario fa strage di futuro.

di Rula Jebreal

Oggi l’obiettivo di Israele è di cancellare la Palestina – una Palestina senza i palestinesi – con la complicità e il sostegno esplicito del presidente degli Stati Uniti Trump, cha ha legittimato il progetto di pulizia aetnica dell’estrema destra israeliana, che il premier Netanyahu ha portato al potere, consolidando l’occupazione illegale, legalizzando la discriminazione razziale ed etnica, con leggi come la “Nation State Bill” del 2018 che sancisce e che solo gli israeliani di origine ebraica abbiano diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza “dal fiume al mare”, esibendo in pubblico mappe di Israele con la totale annessione di tutti i Territori palestinesi, promettendo che non ci sarà mai uno Stato palestinese.

Netanyahu, nel corso di un’intervista, lo disse in modo inequivocabile a una giornalista palestinese israeliana, che gli chiese se dopo quella legge i cittadini palestinesi di Israele sarebbero stati trattati come tutti gli altri: “Israele è la Stato-nazione dei soli ebrei”. (Rula Jebreal, “Genocidio”, PIEMME 2025, pagg. 75-76.)

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Una dimostrazione che il lavoro e la sicurezza non fanno notizia? Avevamo definito l’11 giugno il giorno più sanguinoso del mese per via dei 6 lavoratori morti.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Dobbiamo aggiungiamo altre 5 vittime, che portano il totale di mercoledì a 11. Con i 3 di giovedì fanno 14 vite bruciate sull’altare del lavoro in 48 ore. Il totale dell’anno è a quota 474 e con questo ritmo al 31 dicembre le vittime saranno 1058. I media fanno finta di niente.

Carlo Legrottaglie, 59enne brigadiere capo dei carabinieri, è morto nelle prime ore di giovedì 12 giugno nella sparatoria con due rapinatori avvenuta a Francavilla Fontana (Brindisi).

Legrottaglie era all’ultimo giorno di servizio attivo: da venerdì 13 sarebbe stato a riposo in attesa di andare in pensione ai primi di luglio. Alle 7 con un collega ha risposto alla chiamata per una rapina a un distributore; ne è nato un inseguimento con tanto di speronamenti, proseguito a piedi nelle campagne.

Nello scambio a fuoco con un rapinatore il brigadiere ha ferito il malvivente ma è stato colpito mortalmente ed è spirato sul posto. I due banditi sono stati individuati più tardi dalla polizia e in una nuova sparatoria uno dei due è morto. Legrottaglie lascia a Ostuni, dove risiedeva, la moglie e due figlie.

Mirko De Persiis, 42enne di Palestrina (Roma), dipendente di Aet, l’azienda che cura la raccolta dei rifiuti in 14 comuni della provincia di Roma, è morto giovedì 12 giugno a Valmontone (Roma), durante il giro con un minicompattatore. In una strada in salita l’automezzo si è sfrenato, De Persiis ha cercato di salirvi a bordo per bloccarlo ma è stato travolto ed è morto per le ferite riportate, mentre il compattatore si rovesciava su un fianco.

I sindacati hanno proclamato per venerdì 13 giugno lo sciopero nei comuni serviti da Aet e contestano l’organizzazione del lavoro che prevede un solo operatore a bordo dei mezzi per la raccolta.

Nicola Gnazzo, 52enne autotrasportatore di Capaccio Paestum (Salerno), è morto poco dopo la mezzanotte di mercoledì 11 giugno in un tamponamento fra tir, causato indirettamente dalla chiusura dell’A1 tra i caselli di Fabro (Terni) e Chiusi (Arezzo) per un incendio che alcune ore prima aveva interessato un autotreno.

Con il traffico deviato sulla viabilità esterna, tre tir si sono tamponati: due autisti se la sono cavata con poco mentre Gnazzo, alla guida del terzo automezzo, è rimasto incastrato tra le lamiere della cabina ed è morto sul colpo.

Martin Staudacher, 54enne di Vipiteno (Bolzano), soccorritore volontario della Croce Bianca, è morto mercoledì 11 giugno insieme al paziente che aveva accompagnato per una visita all’ospedale di Bolzano.

L’ambulanza guidata da un altro volontario della Croce Bianca si è schiantata contro un mezzo pesante fermo sulla A22, all’altezza di Mules (Campo di Trens, Bolzano). Ferita anche una seconda paziente, mentre il guidatore è rimasto incolume.

Giulia Fanelli, 52enne di Chiaravalle (Ancona), dirigente della Namirial di Senigallia (Ancona), è morta mercoledì 11 giugno per un malore in ufficio. Si è accasciata improvvisamente e per due ore i soccorritori hanno provato a rianimarla, inutilmente. Secondo alcune fonti si è trattato di emorragia cerebrale.

Antonio Demasi, 60enne operaio edile di Guardavalle (Catanzaro), è stato trovato morto nel tardo pomeriggio di mercoledì 11 giugno nel depuratore di Guardavalle Marina, dove per conto di una ditta esterna stava tinteggiando una cisterna.

Demasi era solo al lavoro e per questo motivo l’allarme è scattato solo a tarda ora, quando la famiglia non riusciva a mettersi in contatto con il congiunto. L’ipotesi più accreditata è che il lavoratore sia caduto da una scala, riportando ferite fatali.

Giovanni Tonini, 51enne di Latina, dipendente del supermercato Sigma di San Felice Circeo (Latina), è morto nel pomeriggio di mercoledì 11 giugno mentre in scooter tornava a casa dal lavoro. ùSulla Litoranea, a Borgo Grappa, è rimasto coinvolto in un incidente innescato da un carro funebre, che ha invaso la corsia opposta scontrandosi con un’automobile. Questa è finita contro lo scooter di Tonini, che poi à stato investito da una terza automobile. Il lavoratore è morto sul posto.

Armando Gobeo, 83enne titolare di un panificio di Spoltore (Pescara), è morto nel pomeriggio di mercoledì 11 giugno nei pressi del suo esercizio.

A bordo del furgone aziendale, giunto a una rotatoria ha perso il controllo del mezzo, che è carambolato più volte, uccidendo il panificatore.

#carlolegrottaglie#mirkodepersiis#nicolagnazzo#martinstaudacher#giuliafanelli#antoniodemasi#giovannitonini#armandogobeo#mortidilavoro

Giugno 2025: 40 morti (sul lavoro 30; in itinere 10 media giorno 3,3)

Anno 2025: 474 morti (sul lavoro 385; in itinere 89; media giorno 2,9)

62 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 15)

51 Veneto (41 – 10)

42 Campania (31 – 11)

41 Emilia Romagna (32 – 9)

38 Sicilia (27 – 11)

35 Lazio (28 – 7); Toscana (27 – 8 )

31 Puglia (27 – 4)

25 Abruzzo (23 – 2)

24 Piemonte (22 – 2)

14 Calabria (14 – 0); Marche (12 – 2)

12 Liguria (9 – 3)

9 Umbria (9 – 0); Friuli Venezia Giulia (8 – 1)

8 Trentino, Alto Adige (8 – 0)

7 Basilicata (7 – 0)

6 Sardegna (5 – 1)

2 Molise (1 – 1); Estero (2 – 0)

1 Valle d’Aosta (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Perché Trump dà di matto e l’Europa sta precipitando nel suo declino.

di Hans Rosling

 “Se le previsioni dell’Onu sulla crescita demografica sono corrette, e se i redditi asiatico e africano continueranno a crescere al ritmo attuale, nei prossimi vent’anni il centro di gravità del mercato mondiale si sposterà dall’Atlantico all’Oceano Indiano.

Oggi gli abitanti dei ricchi Paesi affacciati sull’Atlantico settentrionale, che rappresentano l’11 per cento della popolazione mondiale, formano il 60 per cento del mercato dei beni al consumo di livello 4.

Già nel 2027, se i redditi seguiteranno ad aumentare di questo passo in tutto il pianeta, tale dato scenderà al 50 per cento.

Nel 2040 il 60 per cento dei consumatori di livello 4 vivrà fuori dall’Occidente.

Sì, penso che la dominazione occidentale dell’economia mondiale finirà ben presto.

I nordamericani e gli europei devono essere consapevoli che la maggior parte della popolazione mondiale vive in Asia.

In termini di muscoli economici, «noi» stiamo diventando il 20 per cento, non l’80.

Molti di «noi», però, non riescono a trovare un posto per questi numeri nella loro mentalità nostalgica. (…)

Molti di noi si dimenticano di comportarsi correttamente con coloro che controlleranno gli accordi commerciali di domani.” (da “Factfulness: Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo.” di “Hans Rosling”).

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C’erano un volta “Anni interessanti”.

“Mi venne poi mostrato il cimitero, o meglio la necropoli dei Matranga, degli Schirò, dei Barbato, dei Loiacono e delle altre famiglie cristiane albanesi che erano emigrate in Italia meridionale e in Sicilia nel quindicesimo e nel sedicesimo secolo.

Tutte le lapidi moderne, grandi o piccole che fossero, avevano la fotografia del defunto. La morte era sempre presente a Piana, era una realtà mai dimenticata e sentita con rispetto.

In quella cittadina vidi un aspetto del costume tradizionale che era ancora dato per scontato e cioè le donne, vestite di nero, che stavano sedute in silenzio sulla strada, ma sempre con il viso rivolto verso l’interno della casa.

Stavamo camminando lungo un lato della piazza – gli anticomunisti e i mafiosi camminavano dall’altro lato – quando mi fermò per un istante: «Non dire a nessuno, qui, che sei un inglese», mi avvisò. «Ci sono persone che, se lo sapessero, non sarebbero affatto contente di vederti assieme a me. Gli ho detto che vieni da Bologna».

Era abbastanza logico: anche in Sicilia si sapeva che Bologna era rossa ed era quindi naturale che un comunista venisse a far visita a un suo compagno.

C’era soltanto un particolare che non capivo: eravamo stati assieme tutto il giorno, parlando in inglese ad alta voce. Sala, che conosceva la sua gente, fugò i miei dubbi: «E come fanno a sapere che lingua parlano a Bologna?»

In effetti, una novantina d’anni prima, poco dopo l’unificazione dell’Italia, era successo proprio questo: nel 1865, i primi maestri inviati dal nuovo regno per insegnare ai bambini siciliani l’italiano di Dante erano stati scambiati per inglesi.” (da “Anni interessanti: Autobiografia di uno storico” di “Eric J. Hobsbawm”).

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Sei morti di lavoro mercoledì 11 giugno, il giorno più sanguinoso del mese.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Il più giovane di loro aveva 19 anni, il più anziano 65. Due sarebbero diventati padri a breve: quest’estate due vedove daranno alla luce due orfani.

Chissà se sono questi i “dati confortanti” di cui si è vantata martedì in Senato la ministra contro il Lavoro Marina Elvira Calderone, che non contenta mercoledì ha fatto il bis alla sessione plenaria dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

Razvan Iulian Gurau aveva 26 anni, veniva dalla Romania, viveva a Lizzanello (Lecce) con la moglie incinta di sette mesi e lavorava per la Edac, azienda di edilizia acrobatica del capoluogo salentino. Mercoledì 11 giugno era impegnato con altri operai nel ripristino delle facciate di un edificio a Lecce.

Il cavo al quale era sospeso si è spezzato all’improvviso e Gurau è caduto da un’altezza di 7 metri, morendo sul colpo. Generoso il tentativo di un collega 22enne di afferrare la corda per evitare il peggio, purtroppo senza esito.

Per la rabbia il giovane ha preso a pugni il muro, provocandosi fratture alle mani.

Kevin Laster di anni ne aveva 31 e viveva a Cinto Caomaggiore (Venezia) con la moglie in attesa e un figlio di nemmeno 2 anni. Mercoledì 11, sul presto, si è avviato in moto verso il lavoro, alla Cesar Cucine di Pramaggiore.

Alle 7 stava percorrendo la provinciale Postumia a Portogruaro (Venezia) quando si è trovato davanti un trattore che all’improvviso svoltava verso un distributore, tagliandogli la strada. L’impatto è stato inevitabile e Laster è morto sul posto.

Andava al lavoro, in un cantiere edile, anche il 19enne Stefano Massimi, che viveva a Rocca Priora (Roma) con i genitori e i fratelli. 

Neopatentato, alle 7,30 di mercoledì 11 giugno si è scontrato con l’auto contro un pullman del Cotral lungo la via Tuscolana, nel territorio di Grottaferrata (Roma). Il ragazzo è morto all’interno della vettura.

Matteo Doretto, 21enne di Pordenone, la guida l’aveva scelta come professione: campione italiano Rally juniores nel 2024, già nel team nazionale selezionato dalla federazione, mercoledì 11 giugno in vista del Rally di Polonia era impegnato nei test pregara a Elganowo, nei pressi di Danzica. Doretto ha perso il controllo della Peugeot 208 Rally4, è uscito di strada e si è schiantato contro un albero.

I pompieri hanno lavorato a lungo per liberarlo, ma quando hanno terminato il giovane pilota era morto. Illeso il navigatore Samuele Pellegrino.

Othmar Weger, 65enne di Lauregno (Bolzano), titolare di una ditta di lavori forestali, è morto mercoledì 11 giugno a 1800 metri di quota sul Monte Luco, in alta Val di Non, nel comune di Borgo d’Anaunia (Trento).

Alla guida di un cingolato carico di ghiaia stava percorrendo una strada forestale quando il mezzo è scivolato lungo il pendio e si è ribaltato, intrappolando Weger, che è morto sul colpo.

Un autotrasportatore 64enne di cui al momento ignoriamo le generalità è morto mercoledì 11 giugno sulla A1 nei pressi di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza).

Alla guida di un bilico ha tamponato ad alta velocità una cisterna che lo precedeva ed è rimasto schiacciato tra le lamiere della cabina.

#razvaniuliangurau#kevinlaster#stefanomassimi#matteodoretto#othmarweger#mortidilavoro#MarinaCalderone

Giugno 2025: 32 morti (sul lavoro 23; in itinere 9 media giorno 2,9)

Anno 2025: 466 morti (sul lavoro 378; in itinere 88; media giorno 2,8)

62 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 15)

51 Veneto (41 – 10)

42 Campania (31 – 11)

41 Emilia Romagna (32 – 9)

38 Sicilia (27 – 11)

34 Toscana (26 – 8 )

33 Lazio (27 – 6)

30 Puglia (26 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0); Marche (11 – 2)

12 Liguria (9 – 3)

9 Umbria (9 – 0); Friuli Venezia Giulia (8 – 1)

8 Trentino (8 – 0)

7 Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

6 Sardegna (5 – 1)

2 Molise (1 – 1); Estero (2 – 0)

1 Valle d’Aosta (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

L’obiettivo di Trump è il “Grande progetto di legge molto brutto” che taglierebbe Medicare e Medicaid, toglierebbe i buoni alimentari ai lavoratori poveri, ridurrebbe le borse di studio Pell rendendo più difficile ai figli delle persone povere e della classe operaia frequentare l’università.

di Alexander Stille, La Repubblica

Dovremmo essere genuinamente allarmati da quello che sta accadendo a Los Angeles: Trump che invia la Guardia Nazionale e ora i Marines – i Marines! – a Los Angeles per sedare manifestazioni in gran parte pacifiche. È trattare la California come una nazione nemica da invadere militarmente. Come ha scritto su X Stephen Miller, il consigliere di Trump alla Casa Bianca: Los Angeles è «territorio occupato», aggiungendo che una «lotta per salvare la civiltà» stava avvenendo nella più grande città della California.

Perché Trump sta facendo questo? Molto di quello che fa – le cose drammatiche che dominano gli schermi televisivi e i social media – sono forme di giochi circensi romani destinati a distrarre il pubblico. L’azione vera è il “Grande progetto di legge molto brutto” che taglierebbe Medicare e Medicaid, toglierebbe i buoni alimentari ai lavoratori poveri, ridurrebbe le borse di studio Pell rendendo più difficile ai figli delle persone povere e della classe operaia frequentare l’università. Tra 10 e 16 milioni persone perderebbero l’assicurazione secondo varie stime. «Tutti devono morire prima o poi», ha detto Joni Ernst, senatrice repubblicana dell’Iowa davanti a un pubblico arrabbiato per i tagli alla sanità.

Molti progetti del piano Biden per rinnovare l’infrastruttura del Paese e facilitare la transizione energetica sono basati in Stati repubblicani e sono diventati popolari. (Biden, a differenza di Trump, non ha governato contro la metà del Paese che non gli ha votato). Tutto per pagare un taglio fiscale da 4 trilioni di dollari che – anche con questi tagli draconiani – aumenterebbe il debito nazionale di circa 2,4 trilioni di dollari stimati. In altre parole, il partito che ha fatto campagna elettorale – e ha vinto – come partito della classe operaia sta tagliando programmi importanti che servono alla classe operaia e ai poveri, per dare un massiccio taglio fiscale a persone molto ricche che non ne hanno bisogno. E lascerà a tutti noi il conto che arriverà dopo che Trump lascerà l’incarico.

Il progetto di legge è tutt’altro che popolare, motivo per cui i Repubblicani l’hanno fatto passare forzatamente alla Camera nel cuore della notte prima che molti dei loro stessi membri potessero leggerlo, e l’invasione di Los Angeles serve a distogliere l’attenzione da un progetto di legge che persino Elon Musk ha denunciato come un «abominio totale».

Questo scenario si adatta perfettamente a una strategia illustrata in un libro recente dei politologi Jacob Hacker e Paul Pierson – un libro buono e serio con un titolo un po’ sciocco, “Let Them Eat Tweets” – in un capitolo chiamato “Il dilemma dei conservatori”. L’idea è che in situazioni di estrema disuguaglianza (come negli Stati Uniti ora) i partiti conservatori hanno una scelta difficile: rompere con la tradizione conservatrice e affrontare la disuguaglianza o fomentare divisioni nella società attraverso conflitti religiosi, etnici o sociali.

Questo è chiaramente al cuore dell’intera agenda politica di Trump: un classico regalo repubblicano ai ricchi travestito e mascherato come rivoluzione sociale: xenofobia, deportazioni, la guerra alle “università woke” e all’antisemitismo, mostrare persone in gabbia in El Salvador, l’“invasione” di L.A.

È tutto teatro politico per distrarre dalla natura profondamente oligarchica di questo regime che è tutt’altro che buono per i lavoratori. Ed è anche un passo in avanti verso un regime autoritario in cui una serie di “emergenze” inesistenti – “l’invasione” di stranieri, l’emergenza energetica, l’emergenza commerciale (per giustificare la guerra dei dazi), l’emergenza di Los Angeles – sono tutte inventate per giustificare l’uso di poteri straordinari per aggirare il permesso del Congresso, che avrebbe molta difficoltà ad ottenere.

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Martedì 10, il giorno dopo il flop dei referendum sul lavoro, sono morti quattro lavoratori.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Tre agricoltori vittime dei trattori e un camionista morto per il ribaltamento del bilico: è il bilancio provvisorio di martedì 10 giugno.

Degli agricoltori non si parla nemmeno più perché è considerato normale perdere la vita sotto un trattore.

Degli autotrasportatori, invece, non si è mai parlato perché incasellati nella categoria delle vittime della strada, come se guidare un bestione su ruote da un capo all’altro dell’Italia non fosse un lavoro pesante e pericoloso.

Sono già 37 i camionisti che hanno perso la vita nel 2025.

M.M. aveva 52 anni, veniva dal Marocco e viveva in provincia di Latina. Martedì 10 giugno, in viaggio con un carico di sabbia, è uscito di strada a Roccabianca (Parma) e si è ribaltato in un fossato.

I vigili del fuoco hanno impiegato un’ora per liberarlo dai rottami, ma quando hanno completato le operazioni per M.M. non c’era più nulla da fare.

Alberto Forconi, 60enne di Tolentino (Macerata), è morto martedì 10 giugno mentre con un trattore lavorava i suoi campi per uno degli impegni del periodo: l’estirpazione delle erbe infestanti.

Per cause da chiarire, il trattore si è ribaltato, uccidendo Forconi.

Alessandro Mugnaini, 69enne di Barberino Tavarnelle (Firenze), è morto martedì 10 giugno per il ribaltamento di un trattore con rimorchio mentre percorreva un tratto stradale a Barberino Val d’Elsa.

Il mezzo agricolo si è ribaltato in una curva in leggera discesa e Mugnaini è rimasto schiacciato. I tentativi dei presenti di liberarlo non sono andati a buon fine e si è dovuto attendere i vigili del fuoco per il recupero del corpo.

Angelo Saccomando, 68enne di Cautano (Benevento), è morto martedì 10 giugno nel ribaltamento di un trattore cingolato. Lavorando in un campo, si è avvicinato troppo a un dislivello, il terreno è franato e il trattore si è rovesciato, uccidendo l’uomo. A trovare Saccomando è stato il figlio, uscito a cercarlo perché l’agricoltore non rispondeva al telefono.

#albertoforconi#alessandromugnaini#angelosaccomando#mortidilavoro#autotrasporto

Giugno 2025: 26 morti (sul lavoro 19; in itinere 7 media giorno 2,6)

Anno 2025: 460 morti (sul lavoro 3748; in itinere 86; media giorno 2,8)

62 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 15)

50 Veneto (41 – 9)

42 Campania (31 – 11)

40 Emilia Romagna (31 – 9)

38 Sicilia (27 – 11)

34 Toscana (26 – 8 )

32 Lazio (26– 6)

29 Puglia (25 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0); Marche (11 – 2)

12 Liguria (9 – 3)

9 Umbria (9 – 0); Friuli Venezia Giulia (8 – 1)

7 Trentino, Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

6 Sardegna (5 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

Guadagnava troppo poco, per mantenere la figlia doveva fare tre lavori, è morta di lavoro in itinere.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Maria Vittoria Fiozzi aveva 46 anni e viveva nella natia Cavezzo (Modena), dove era tornata a settembre con la figlia dodicenne avuta con l’ex compagno.

Aveva promesso di regalarle un presente sicuro e un futuro sereno e per questo faceva tre lavori: grafica pubblicitaria, barista tre sere a settimana al 39 Caffè di Carpi e nelle altre sere al Mirabowling di Mirandola.

Sabato 7 giugno intorno alle 19 ha avuto un incidente mentre andava al lavoro a Carpi lungo la statale 468 Motta: in un tratto rettilineo è uscita di strada con la sua Peugeot, che si è ribaltata in un fossato schiantandosi contro un ponticello. Maria Vittoria Fiozzi è morta sul colpo.

Marco Mattei, 52enne di Borgo San Giacomo (Brescia), era direttore del Trony di Antegnate (Bergamo): ogni giorno 25 chilometri ad andare e 25 a tornare. Sabato 7 giugno stava rientrando a casa in 500 ma a Soncino (Cremona), ha trovato sulla sua strada una Mercedes che lo ha tamponato frontalmente. Mattei è morto all’istante. Lascia la moglie.

Massimo Sanna, 53enne agente della Polizia di Stato, è morto in servizio lunedì 2 giugno, ma la notizia è stata diffusa solo adesso. Da quasi 35 anni in servizio, era entrato nel Nucleo Ossp, i sommozzatori della polizia di base a La Spezia.

In questa veste aveva partecipato alle operazioni sulla Costa Concordia. Tre anni fa la decisione di entrare in Polfer e trasferirsi a Tarvisio (Udine), per sposarsi in seconde nozze.

Lunedì 2 stava effettuando un controllo di routine su un treno a Tarvisio Boscoverde quando è stato colpito da un malore. Trasportato all’ospedale di Tolmezzo, è morto poco dopo il ricovero. Oltre alla moglie lascia tre figli del primo matrimonio.

#mariavittoriafiozzi#marcomattei#massimosanna

Giugno 2025: 22 morti (sul lavoro 15; in itinere 7 media giorno 2,4)

Anno 2025: 456 morti (sul lavoro 370; in itinere 86; media giorno 2,8)

62 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 15)

50 Veneto (41 – 9)

41 Campania (30 – 11)

39 Emilia Romagna (30 – 9)

38 Sicilia (27 – 11)

33 Toscana (25 – 8 )

32 Lazio (26– 6)

29 Puglia (25 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0)

12 Marche (10 – 2); Liguria (9 – 3)

9 Umbria (9 – 0); Friuli Venezia Giulia (8 – 1)

7 Trentino, Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

6 Sardegna (5 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

Votiamo 5 sì per fare tutti qualche passo in avanti.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Fiumi di lacrime dopo ogni elezione politica o amministrativa, per la democrazia in crisi e le percentuali di votanti sempre più basse. Ma quando le decisioni spettano direttamente agli elettori, come nel caso dei referendum, ecco che le lacrime si asciugano, la democrazia non è più in crisi e le urne diventano inutili soprammobili.

Troppo comodo. Troppo comodo e troppo facile. Troppo comodo, troppo facile e troppo semplice. Andiamo dunque a votare per i referendum abrogativi, tanto per ricordare a questi impiegati della politica l’articolo 1 della Costituzione: “La sovranità appartiene al popolo”. Riprendiamocela. E se votiamo 5 sì, avremo fatto tutti qualche passo in avanti.

#referendum#referendum8e9giugno#Costituzione#sovranitàpopolare

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Attualità

Forse votare i referendum non fermerà la strage, ma almeno romperà il silenzio attorno alle vite spezzate delle vittime. Come le altre quattro di cui ci occupiamo oggi. SÌ, la sicurezza e la dignità sul lavoro possono riprendere la centralità che gli è stata negata da troppo tempo, con troppi morti.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Pasquale Cavallaro, 61enne di Castellammare di Stabia (Napoli), lavorava per Salerno Pulita occupandosi di pulizia delle strade. Giovedì 5 giugno rientrava a casa a fine turno insieme a un collega, che gli aveva ceduto il volante perché “troppo stanco”.

Erano da poco passate le 12 e nei pressi dell’uscita Castellammare della A3 hanno trovato sulla loro strada un cantiere stradale. Cavallaro ha sterzato per evitarlo ma ha perso il controllo dell’auto, una Panda, e si è schiantato contro il guardrail.

È morto sul colpo, mentre il passeggero ha riportato ferite gravi ma non tali da metterne in pericolo la vita.

Andrea Grima, 49enne di Offida (Ascoli Piceno), l’incidente l’ha avuto andando al lavoro in scooter, venerdì 6 giugno poco dopo le 8.

Responsabile della filiale di Ortezzano della Banca di Credito Cooperativo del Piceno, giunto a Carassai (AP) seguendo la provinciale 22, si è scontrato con una vettura che svoltava in una strada laterale ed è morto prima dell’arrivo dei soccorsi.

Un 50enne di Palermo, passeggero su un camion che trasportava bancali di legno, è morto sulla A29 intorno alle 7,30 di venerdì 6 giugno, quando il mezzo ha tamponato un altro veicolo pesante nei pressi dello svincolo Calatafimi-Segesta (Trapani).

Il lavoratore è morto sul colpo, mentre il conducente ha riportato ferite minori.

Maurizio Pasquini, 81enne di Terre Roveresche (Pesaro Urbino), è morto venerdì 6 giugno per il ribaltamento del trattorino sul quale stava lavorando i campi.

Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente.

#pasqualecavallaro#andreagrima#mauriziopasquini#mortidilavoro

Giugno 2025: 15 morti (sul lavoro 11; in itinere 4; media giorno 2,5)

Anno 2025: 449 morti (sul lavoro 366; in itinere 83; media giorno 2,8)

61 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 14)

49 Veneto (41 – 8)

40 Campania (29 – 11)

38 Emilia Romagna (30 – 8 ); Sicilia (27 – 11)

33 Toscana (25 – 8 )

31 Lazio (25 – 6)

29 Puglia (25 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0)

12 Marche (10 – 2); Liguria (9 – 3)

9 Umbria (9 – 0)

8 Friuli Venezia Giulia (7 – 1)

7 Trentino, Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

5 Sardegna (4 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

Promemoria politico e sociale.

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Attualità

I conti dell’INAIL non tornano mai.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

L’Inail ha presentato oggi il consuntivo provvisorio del primo quadrimestre 2025, segnalando rispetto al 2024 una diminuzione generale degli infortuni (-1,7%), un aumento dei casi mortali (+1,5%) e un calo degli infortuni in itinere (-1,9%) ma con +29,5% di quelli con esito mortale.

Non possediamo gli strumenti di Inail né la sua poderosa struttura burocratica, che peraltro si mette in moto solo quando ci si presenta agli sportelli con una denuncia in mano. Ci limitiamo a raccontare fatti di cronaca accertati che sfociano nelle morti di lavoratrici e lavoratori.

Sarà forse per questo che i nostri numeri differiscono tanto. L’Istituto comunica infatti che nel primo quadrimestre 2025 sono morti 286 lavoratori, con un aumento dell’1,5% rispetto al 2024. Pur senza ricevere denunce, noi ne abbiamo contati 339, cioè 53 (o se si preferisce il 18,5%) in più rispetto a Inail.

Ciononostante registriamo un calo del 7,3% (27 vittime in meno) rispetto al primo quadrimestre dell’anno scorso. Lo stesso accade per gli infortuni in itinere: per l’Inail c’è un aumento del 29,5%, per noi una diminuzione del 23% (61 contro 82).

È chiaro che i criteri sono diversi, perché l’assicurazione Inail non copre tutto il mondo del lavoro, per tacere di lavoro nero e migranti, ma un buon passo avanti potrebbe essere smettere di comunicare i consuntivi mensili come verità assolute. Ecco il link al comunicato Inail: https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/comunicati-stampa/comunicato-stampa.2025.06.denunce-di-infortuni-e-malattie-professionali-i-dati-inail-di-aprile.html?fbclid=IwY2xjawKvgWRleHRuA2FlbQIxMABicmlkETB1c3VBYThlZFl2MWdMU2s0AR7IJDwBhe7cmxcNuOUf4e1gXKbembHeKwUCTANpohIb7kHuLS0HlJ8XqPiIlQ_aem_Fkl8WJjGBb8KIIbFOk1bNQ

Registriamo intanto due nuove vittime del lavoro. Marzia Zinetti, 41enne parrucchiera di Casazza (Bergamo) è morta giovedì 5 giugno mentre a metà giornata rientrava a casa dal lavoro. In auto si è scontrata con un camion che procedeva in direzione contraria.

Un 37enne ghanese residente in provincia di Brescia è morto martedì 3 giugno nel cantiere per l’ampliamento dello stabilimento Ferrari di Maranello (Modena).

Intorno alle 18,30 il lavoratore si è accasciato e a nulla sono serviti i tentativi di rianimazione da parte dei soccorritori. Incommentabili i resoconti che sottolineano a più riprese come la vittima non avesse alcun tipo di rapporto con la Ferrari.

#Inail#mortidilavoro#marziazinetti#ferrari

Giugno 2025: 11 morti (sul lavoro 9; in itinere 2; media giorno 2,2)

Anno 2025: 445 morti (sul lavoro 364; in itinere 81; media giorno 2,8)

61 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 14)

49 Veneto (41 – 8 )

39 Campania (29 – 10)

38 Emilia Romagna (30 – 8 )

37 Sicilia (26 – 11)

33 Toscana (25 – 8 )

31 Lazio (25 – 6)

29 Puglia (25 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0)

12 Liguria (9 – 3)

10 Marche (9 – 1)

9 Umbria (9 – 0)

8 Friuli Venezia Giulia (7 – 1)

7 Trentino, Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

5 Sardegna (4 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

Nel ponte del 2 Giugno ci sono stati 14 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Dobbiamo purtroppo correggere i numeri del ponte festivo: sono state 14 e non 10 le vittime del lavoro nelle 72 ore tra sabato 31 maggio e lunedì 2 giugno. Ben 9 di loro lavoravano nell’agricoltura – settore che è nel pieno della fienagione – e 7 hanno perso la vita in incidenti con i trattori.

I morti del mese di maggio salgono così a 95, mentre giugno in tre giorni è già a quota 9.

Soltanto martedì 3 giugno si è avuta notizia, in modo frammentario, della morte sabato 31 maggio di Carmelo Magistro, 48enne autotrasportatore di Biancavilla (Catania), dove viveva con la moglie e i 3 figli.

Magistro si trovava con il suo camion in un’azienda agricola di Noto (Siracusa), non è chiaro se per operazioni di carico o scarico. Incertezza anche sui fatti: secondo alcune voci sarebbe stato travolto da un mezzo agricolo ma si tratta, appunto, di voci.

Giovanni Campani, 61enne di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), è morto domenica 1° giugno mentre lavorava da solo alla fienagione nei terreni di famiglia.

L’allarme è stato dato in serata dal fratello, preoccupato per il ritardo di “Giuvanìn da Runclè”, come l’agricoltore era noto in paese. Campani è stato trovato senza vita, vittima probabilmente di un malore.

Francesco Piccolo, 80enne di Mineo (Catania), è morto lunedì 2 giugno per il ribaltamento del trattore sul quale era al lavoro in un campo di famiglia.

Anche in questo caso l’allarme è stato dato dai familiari che non vedevano l’anziano lavoratore rientrare a casa. I soccorritori lo hanno trovato senza vita sotto il trattore.

Alfredo Ferruccio, per tutti “Friz”, 63enne di Acquanegra sul Chiese (Mantova), dove era titolare di un’azienda agricola, è morto nel pomeriggio di lunedì 2 giugno.

Ha interrotto il lavoro dicendo ai suoi dipendenti di essere stanco e di non sentirsi bene, poi è andato a sdraiarsi in macchina. Poco dopo è stato trovato esanime, ucciso probabilmente da un infarto.

Un 38enne albanese residente a Castel Bolognese (Ravenna), è morto martedì 3 giugno nelle campagne di Solarolo (Ravenna), in un incidente da ricostruire. Il lavoratore è stato trovato ferito vicino al trattore che stava usando ed è morto sul posto.

Carmine Alfano, 43enne di Pellezzano (Salerno), è morto nelle prime ore di martedì 3 giugno, mentre in moto rientrava a casa dopo il turno di notte sull’automedica della Misericordia di base ad Agerola (Napoli).

Alla fine della galleria Palombella, sulla statale 366, ha perso il controllo ed è caduto. I soccorritori non hanno potuto nulla. La procura ha disposto l’autopsia.

#carmelomagistro#giovannicampani#francescopiccolo#alfredoferruccio#carminealfano#mortidilavoro

Giugno 2025: 9 morti (sul lavoro 8; in itinere 1; media giorno 3)

Anno 2025: 443 morti (sul lavoro 363; in itinere 80; media giorno 2,9)

60 Lombardia (sul lavoro 47, in itinere 13)

49 Veneto (41 – 8)

39 Campania (29 – 10)

37 Emilia Romagna (29 – 8 ); Sicilia (26 – 11)

33 Toscana (25 – 8 )

31 Lazio (25 – 6)

29 Puglia (25 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0)

12 Liguria (9 – 3)

10 Marche (9 – 1)

9 Umbria (9 – 0)

8 Friuli Venezia Giulia (7 – 1)

7 Trentino, Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

5 Sardegna (4 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 95 morti (sul lavoro 77; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

Papa Leone XIV è il primo Pontefice agostiniano, oltre ad essere il primo papa americano.

L’ordine di Sant’Agostino è stato fondato nel 1244 quando papa Innocenzo IV unificò vari gruppi di eremiti che seguivano la Regola di Sant’Agostino d’Ippona, uno dei più influenti teologi della chiesa occidentale.

Qual è la visione di Sant’Agostino? “Nel 427, a Ippona, il vescovo che diventerà sant’Agostino denuncia, nella Città di Dio, la cultura greco-latina come «rivale della rivelazione cristiana», e, nelle sue Confessioni, condanna lo studio del greco e del calcolo: «“Uno e uno fa due, due e due fa quattro” era per me un ritornello odioso».

Egli rimpiange di aver amato la mitologia greca («Trovavo […] il fascino più grande nelle vane immagini di un cavallo di legno pieno di guerrieri, nell’incendio di Troia»), la retorica («Vinto dalle mie passioni, esaltavo l’arte di vincere a chiacchiere»); condanna la filosofia che, secondo lui, allontana dall’unica e sola verità, quella di Dio; vuole proibire a tutti la trasmissione di ogni aspetto della cultura greca: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia, musica.

Nel 475, un anno prima della data fissata per convenzione come fine ufficiale dell’Impero romano, in Gallia, la pubblicazione degli Statuti della Chiesa (trattato composto nella Gallia meridionale che descrive i gradi e le funzioni della gente di Chiesa, dal portiere al vescovo) è molto esplicita: «Il vescovo si deve astenere dal leggere i libri pagani, e non deve consultare quelli degli eretici se non nell’occasione in cui ciò sia necessario».”

(da “Conoscenza o barbarie: Storia e futuro dell’educazione” di “Jacques Attali, Emilia Bitossi, Giuliano Cianfrocca”). 

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Attualità

2 Giugno 2025: la Repubblica festeggia con 10 morti di lavoro.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Lo hanno presentato enfaticamente come il ponte del 2 giugno, le 72 ore che gli italiani avrebbero dedicato al riposo e allo svago.

Ebbene, in questi tre giorni si contano 10 morti di lavoro, un numero folle di cui quasi certamente nessuno darà conto, hai visto mai che la gente decida di andare a votare per i referendum dell’8 e 9 giugno.

Il mese di maggio si conclude così con 94 morti, 76 sul lavoro e 18 in itinere, rispettando in pieno la legge non scritta delle 3 vittime al giorno. Di questi 10 morti 6 appartengono al mondo agricolo, che non conosce domeniche e festivi, ben 5 dei quali vittime di lavori con i trattori.

Claudio Lavagnino, 53enne di Montafia (Asti), autista del trasporto pubblico, è morto lunedì 2 giugno mentre con un trattore dotato di forche movimentava rotoballe nella cascina usata come deposito per i campi di famiglia.

Un edificio ammalorato, perché quando il trattore durante le manovre ha urtato uno dei pilastri di sostegno il tetto è crollato su Lavagnino, uccidendolo. Martedì 3 giugno avrebbe compiuto 54 anni.

Mark Lagermann, 40enne olandese, 4 anni fa si era trasferito a Petritoli (Fermo), dove aveva acquistato una tenuta dando vita con la moglie al progetto Casafaro, un mix tra azienda agricola e residenza turistica.

Domenica 1° giugno con un trattore cingolato stava provvedendo al trattamento fitosanitario dei vigneti quando in un tratto in salita il mezzo si è ribaltato, schiacciando l’uomo.

Angelo Pavanetto, 60enne tabaccaio di Roncade (Treviso), è morto domenica 1° giugno mentre con un trattore era intento allo sfalcio delle erbe sull’argine del Musestre, nel tratto confinante con un suo terreno.

Il mezzo si è ribaltato per la conformazione del terreno, ha travolto Pavanetto procurandogli lesioni fatali e poi è finito in acqua.

Surinder Singh, 39enne indiano residente a Massa d’Albe (L’Aquila), da tempo aveva trovato lavoro in un’azienda agricola come addetto al bestiame, segnatamente agli equini.

Domenica 1° giugno mentre accudiva un cavallo è stato colpito al petto da un calcio dell’animale. Inizialmente era sembrata una cosa superabile, poi Singh ha cominciato a sentirsi male ed è stato accompagnato dai datori di lavoro all’ospedale di Avezzano (L’Aquila), dove però le sue condizioni si sono rapidamente aggravate, fino alla morte.

Mario Garbero, 60enne di Montechiaro d’Acqui (Alessandria), è morto sabato 31 maggio perdendo il controllo del trattore in un tratto molto ripido. Il mezzo agricolo è precipitato in un dirupo profondo una trentina di metri e Garbero è morto sul colpo.

Paolo Ferri, 75enne di Laterina (Arezzo), è morto sabato 31 maggio mentre lavorava in un suo terreno con un trattore, che si è ribaltato per cause da stabilire, schiacciando mortalmente l’uomo.

Daniele Ornelli, 22enne operaio veronese, è morto sabato 31 maggio mentre in macchina tornava a casa dal lavoro in un’azienda di Trevenzuolo (Verona). Nel territorio di Vigasio Ornelli ha invaso con la sua utilitaria la corsia opposta, schiantandosi contro un suv e poi finendo in un corso d’acqua.

Per liberarlo i vigili del fuoco hanno dovuto tagliare il tettuccio della vettura ma per il ragazzo non c’era più nulla da fare.

Andrea Ghera, 51enne di Maslianico (Como), dipendente di un supermercato Bennet del capoluogo, è morto poco prima delle 6 di sabato 31 maggio mentre raggiungeva in moto il posto di lavoro.

A una rotonda si è scontrato con l’auto guidata da un’altra lavoratrice Bennet, anche lei diretta al supermercato per l’inizio del turno. Ghera è stato trascinato per alcuni metri ed è morto all’istante.

Dario Pellegrini, 39enne dipendente dell’azienda portuale di Livorno, è morto per un malore nelle prime ore di sabato 31 maggio. Non vedendolo più uscire dal bagno i colleghi hanno dato l’allarme ma i soccorritori hanno potuto solo constatare la morte di Pellegrini.

Paolo Schena, 62enne artigiano riquadratore di Trinità (Cuneo), è morto sabato 31 maggio cadendo dal tetto di un edificio privato a un piano a Centallo (Cuneo). Una caduta di circa 4 metri che ha causato all’uomo un trauma cranico fatale.

C’è un’undicesima vittima, ed è il 55enne operaio edile Antonino Macauda, vittima di un incidente sul lavoro passato sotto silenzio. È accaduto a Modica (Ragusa), dove il 6 maggio Macauda, per tutti Tonino, è caduto in un cantiere con una dinamica ancora da ricostruire.

Ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Garibaldi di Catania, è morto dopo tre settimane di coma. La vicenda è stata denunciata sui social da una nipote. La magistratura ha disposto l’autopsia.

#claudiolavagnino#marklagermann#angelopavanetto#surindersingh#mariogarbero#paoloferri#danieleornelli#andreaghera#dariopellegrini#paoloschena#antoninomacauda#mortidilavoro

Giugno 2025: 4 morti (sul lavoro 4; in itinere 0; media giorno 2)

Anno 2025: 437 morti (sul lavoro 358; in itinere 79; media giorno 2,9)

59 Lombardia (sul lavoro 46, in itinere 13)

49 Veneto (41 – 8)

38 Campania (29 – 9)

35 Emilia Romagna (27 – 8 ); Sicilia (24 – 11)

33 Toscana (25 – 8 )

31 Lazio (25 – 6)

29 Puglia (25 – 4)

24 Abruzzo (22 – 2); Piemonte (22 – 2)

13 Calabria (13 – 0)

12 Liguria (9 – 3)

10 Marche (9 – 1)

9 Umbria (9 – 0)

8 Friuli Venezia Giulia (7 – 1)

7 Trentino, Alto Adige, Basilicata (7 – 0)

5 Sardegna (4 – 1)

2 Molise (1 – 1)

1 Valle d’Aosta, Estero (1 – 0)

Gennaio 2025: 87 morti (sul lavoro 72; in itinere 15; media giorno 2,8)

Febbraio 2025: 75 morti (sul lavoro 63; in itinere 12; media giorno 2,7)

Marzo 2025: 99 morti (sul lavoro 79; in itinere 20; media giorno 3,2)

Aprile 2025: 78 morti (sul lavoro 64; in itinere 14; media giorno 2,6)

Maggio 2025: 94 morti (sul lavoro 76; in itinere 18; media giorno 3)

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Attualità

Ecce Giorgia.

Tutto cominciò con la prima ambigua decisione: io non sono la, ma il presidente del Consiglio. La dualità è continuata giorno dopo giorno di governo. Sull’Ucraina: armi e soldi sì, soldati no. Su Trump: dazi no, Trump sì. Sulla Palestina voto no contro Israele all’ONU, ma dico sì alle parole del presidente Mattarella. E infine eccoci ai referendum: Meloni ha deciso di non decidere, di andare a votare ma non votare, anzi di entrare e dire, più o meno: “buon giorno, sono venuta a non ritirare le schede, così neanche mi registrate e non entro nel conteggio del quorum“. Ormai è chiaro chi detta le linee guida della politica del governo italiano: “No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce…”. Ecce Giorgia, appunto.

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Attualità

Guerra.

L’attacco ucraino in profondità del territorio russo è la famosa l’escalation che tutti evocavano come pericolo da evitare, ma per la quale si è agito con ostinazione fin dal primo momento, sia a Washington che a Bruxelles.

Al di là degli effettivi danni sul terreno militare, è stata messa in scena una provocazione che spinge alla rappresaglia nucleare. Ecco a cosa sono serviti miliardi di euro e di dollari, ingenti forniture di armi, ore e ore di propaganda bellicista: non a vincere in Ucraina, ma ad allargare il conflitto. Era quello cui mirava la NATO.

Il dato è tratto.

L’Europa è in serio e imminente pericolo.

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