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Caso Rai-Agcom: ammesso e non concesso che si vada sotto processo, ecco i reati che potrebbero essere contestati a Berlusconi, Innocenzi e a Minzolini (quello che in tv ha detto di non essere indagato).

Rai-Agcom, Berlusconi, Innocenzi e Minzolini, ecco cosa dice il codice per i reati ipotizzati-repubblica.it

Concussione e violenza o minacce all’Agcom per Berlusconi; favoreggiamento per Innocenzi; rivelazione di segreto per Minzolini: ecco cosa dice il codice penale riguardo ai reati per i quali il premier, il commissario dell’Agcom e il direttore del Tg1 risultano iscritti nel registro degli indagati.

Silvio Berlusconi. Art. 317 – Concussione. Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni.

Art. 338 – Violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario. Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio, per impedirne in tutto o in parte, anche temporaneamente o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto per influire sulle deliberazioni collegiali di imprese che esercitano servizi pubblici o di pubblica necessità, qualora tali deliberazioni abbiano per oggetto l’organizzazione o l’esecuzione dei servizi.

Giancarlo Innocenzi. Art. 378 – Favoreggiamento personale. Chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o la reclusione, e fuori dei casi di concorso nel medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell’Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa, è punito con la reclusione fino a quattro anni. Se si tratta di delitti per i quali la legge stabilisce una pena diversa, ovvero di contravvenzioni, la pena è della multa fino a lire un milione.
Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando la persona aiutata non è imputabile o risulta che non ha commesso il delitto.

Augusto Minzolini Art. 379 bis – Rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque riveli indebitamente notizie segrete concernenti un procedimento penale, da lui apprese per aver partecipato o assistito ad un atto del procedimento stesso, è punito con la reclusione fino ad un anno. La stessa pena si applica alla persona che, dopo aver rilasciato dichiarazioni nel corso delle indagini preliminari, non osserva il divieto imposto dal pubblico ministero. (Beh, buona giornata).

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“Se le indagini vengono confermate dalla realtà, allora davvero salta all’aria il giornalismo e lo stesso sistema democratico.”

B “traffica” con Minzolini e Agr e la difesa è: non è mica un reato -di Mimmo Càndito-la stampa.it
Cari internauti. Anche se leggo che già in altri miei post giungono commenti (e indignazione) per quanto sto per trattare in questo post, mi pare giusto dare ugualmente alla notizia un suo spazio specifico.

Sto parlando dell”indagine che riguada il presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi, il direttore del Tg1 Minzolini, e il commissario dell”Agenzia di garanzia sulle comunicazioni Innocenzi. L”indagine – lo avrete letto – e l”ipotesi di reato nascono casualmente dai contenuti di una intercettazione relativa ad alcuni soggetti che presuntamente avevano traffici di malaffare in Puglia: nelle intercettazioni su costoro sono finite alcune intercettazioni dalle quali appariva evidente che B faceva pressioni (qualcuno ha scritto: dal tono li trattava come servitori più che come dipendenti!) su Minzolini e Innocenzi, per squalificare “Annozero”, la trasmissione di Santoro in RaiDue, e avere un controllo blindato sulle notziie del Tg1.

Non v”è dubbio che il rilievo di questa storia (rivelata dal giornale “Il Fatto Quotidiano”, di Antonio Padellaro) sia prevalentemente politico. Ma io vi chiederei di prestare attenzione soprattutto a quanto esso disegna della identità del sistema mediale italiano, cioè di una struttura che è fondamentale per una corretta dialettica della democrazia e che appare invece usata spregiudicatamente come forma di un esercizio autoritario (nella sostanza, se non totalmente nella forma) del potere.

Il giornalismo può svolgere il proprio compito di garante della qualità dei processi cognitivi – il giornalismo non produce soltanto notizie ma, soprattutto, conoscenza – fin che si muove in un terreno nel quale la sua dipendenza sia legata soltanto al rispetto della legge; quando questo equilibrio viene violato – e violato non soltanto dai giornalisti ma (se le indagini vengono confermate dalla realtà) addirittura anche dagli istituti di garanzia – allora davvero salta all”aria il giornalismo e lo stesso sistema democratico.

Della drammaticità della deriva in atto mi pare significativa l”affermazione che viene attribuita a B: “e allora, dove sarebbe il reato?”. Che, tradotto, vuol dire: è tutto normale, quello che io ho fatto è regolare e naturale, e non ho violato alcuna legge. Un tempo – prima del belusconismo -anche in Italia si parlava di ” senso dello Stato” ; oggi, in Italia, nemmeno molto giornalismo (non diciamo gran parte della politica) sa più che cosa sia. (Beh, buona giornata).

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