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La quarta crisi: Mediaset a -13% nel primo trimestre 2009, ovvero quando la tv commerciale perde i ricavi della comunicazione commerciale.

(fonte:advexpress.it)
Il Consiglio di Amministrazione di Mediaset, riunitosi il 12 maggio sotto la presidenza di Fedele Confalonieri (nella foto), ha approvato la relazione sul primo trimestre 2009. I risultati del Gruppo dei primi tre mesi dell’esercizio hanno risentito dell’accentuarsi, soprattutto in Spagna, della profonda fase recessiva che ha investito l’economia mondiale nel corso degli ultimi mesi del 2008, determinando una sensibile contrazione degli investimenti pubblicitari nei due mercati geografici di riferimento.

In tale contesto, il Gruppo ha comunque contenuto rispetto ai propri concorrenti la flessione della raccolta pubblicitaria, consolidando le proprie quote di mercato e mantenendo la leadership d’ascolto sui target commerciali di riferimento e conquistando con Canale 5 il primo posto assoluto su tutto il pubblico televisivo nel periodo di garanzia. La forte azione di controllo esercitata sui costi televisivi e l’ottimo andamento di Mediaset Premium hanno inoltre consentito di attenuare, soprattutto in Italia, l’impatto negativo sui margini economici indotto dai minori ricavi pubblicitari.

I ricavi netti consolidati del Gruppo Mediaset ammontano a 967,2 mln di euro in flessione del 12,0% rispetto ai 1.098,9 mln del primo trimestre 2008. L’ebit è pari a 139,3 mln di euro rispetto ai 255,8 mln dello stesso periodo dell’anno precedente. La redditività operativa si attesta al 14,4% rispetto al 23,3% del primo trimestre 2008. L’utile netto di competenza del Gruppo è pari a 60,0 mln di euro rispetto ai 121,0 mln di euro del primo trimestre dell’anno precedente. La posizione finanziaria netta di Gruppo passa da -1.371,7 mln di euro del 31 dicembre 2008 a -1.256,3 mln al 31 marzo 2009. Nei primi tre mesi dell’esercizio la generazione netta di cassa è stata pari a 122,5 mln di euro rispetto ai 279,9 mln dello stesso periodo dell’anno precedente.

Per quanto riguarda l’Italia , nel primo trimestre 2009 i ricavi netti consolidati hanno raggiunto gli 807,8 mln di euro in diminuzione del 5,0% rispetto agli 850,5 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Ricavi pubblicitari televisivi lordi: raggiungono i 645,7 mln di euro con una flessione del 13,0% rispetto ai 742,1 mln del primo trimestre 2008. Sulla base dei dati Nielsen relativi ai primi due mesi dell’esercizio, la raccolta pubblicitaria delle reti Mediaset ha mostrato un rallentamento più contenuto sia rispetto a quello del mercato pubblicitario complessivo (-22,2%) sia a quello del mercato pubblicitario televisivo (-23,1%), escludendo in entrambi i casi il contributo di Mediaset .

Ricavi Mediaset Premium: i ricavi Pay Tv (vendita di carte, ricariche ed Easy Pay) hanno raggiunto i 72,2 mln di euro con una crescita del 63,7% rispetto ai 44,1 mln di euro dei primi tre mesi del 2008. Le carte attive al 31 marzo 2009 sono pari a circa 3,3 milioni rispetto ai 2,9 milioni del 31 dicembre 2008. L’ebit si è attestato a 95,6 mln di euro rispetto ai 137,9 mln del primo trimestre 2008. I costi televisivi totali registrano una diminuzione dell’1,8% rispetto al primo trimestre 2008 a conferma di una scrupolosa politica di efficienza che non ha effetti sulla ricchezza del palinsesto e sugli ascolti delle reti Mediaset. L’utile netto è stato pari a 47,4 mln di euro rispetto agli 80,5 mln di euro del primo trimestre 2008.

Ascolti televisivi: nei primi tre mesi dell’esercizio le reti Mediaset confermano la leadership nazionale in tutte le fasce orarie tra i telespettatori tra i 15 e i 64 anni (target commerciale). Mediaset registra il 42,0% in prima serata e il 42,1% nelle 24 ore. Canale 5 oltre a essere prima rete italiana in prime time su tutto il pubblico televisivo nel periodo di garanzia con il 22,9% (11 gennaio – 31 marzo) è la rete italiana più vista nel target commerciale con il 24,8% in prima serata e il 23,7% nelle 24 ore.

Per quanto riguarda invece il mercato spagnolo, nei primi tre mesi del 2009 i ricavi netti consolidati generati dal Gruppo Telecinco sono stati pari a 159,7 mln di euro rispetto ai 249,0 mln dello stesso periodo dell’anno precedente. Tale risultato ha ovviamente risentito della congiuntura economica e finanziaria negativa sia a livello nazionale che internazionale. L’Ebit, anche in virtù del forte controllo dei costi complessivi (-11,5%), è stato pari a 43,7 mln di euro rispetto ai 117,9 mln di euro del 2008. La redditività operativa è pari al 27,3% (47,4% nel primo trimestre del 2008). L’utile netto è stato pari a 29,3 mln di euro rispetto agli 81,5 mln dei primi tre mesi del 2008. Telecinco consolida il proprio ruolo di prima rete assoluta spagnola in prime time con il 17,5% in termini di ascolti televisivi. (Beh, buona giornata).

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Togliere la pubblicità dalla tv pubblica non ha aiutato le televisioni francesi a resistere alla “quarta crisi”.

I 3 milioni in più di telespettatori che il 5 gennaio 2009 hanno assistito alla prima serata senza pubblicità sul principale canale pubblico francese, non hanno confermato nel tempo l’interesse verso l’esperimento voluto da Nicolas Sarkozy

La legge per togliere la pubblicità dalla Tv pubblica, fortemente voluta dal presidente francese un anno fa, sembrerebbe non aver giovato all’intero sistema televisivo. Promulgata il 7 marzo scorso, ha visto la sua applicazione con due mesi d’anticipo grazie all’adesione spontanea, suggerita da Sarkozy , delle due reti ammiraglie France2 e France3 che hanno tolto la pubblicità dai loro palinsesti.

Risultato: i dati d’ascolto di France Télévisions, almeno fino ad ora, confermano un’audience in leggero calo: France 3 passa dal 12,9% di dicembre 2008 al 12,1% del febbraio 2009, mentre quella delle reti private Tf1 e M6 è rimasta sostanzialmente invariata, intorno rispettivamente al 26% e all’11%.

Con lo ‘stop’ alla pubblicità sulla tv pubblica dalle ore 20.00 in poi, a guadagnarci è stata soprattutto la tv digitale terrestre, che offre passaggi pubblicitari a tariffe convenienti e vanta una buona fetta d’audience.

A quattro anni dal lancio oltralpe, che ha portato nelle case francesi ben 14 canali gratuiti in aggiunta a quelli analogici, oltre ai 14 a pagamento, l’audience dei canali digitali a febbraio ha toccato quota 14% e secondo NPA Conseil, arriverà al 25% nel 2012, mentre i canali tradizionali si attesteranno al 60% (contro l’attuale 73% e l’89,8% del 2004). Il resto sarà occupato dai canali pay del cavo e del satellite.

Nonostante le premesse, l’esperimento francese non ha prodotto l’ipotizzato dirottamento delle risorse pubblicitarie dal piccolo schermo pubblico a quello privato. Come riportato a firma di Edoardo Segantini sul Corriere della Sera di lunedì 20 aprile, a cambiare destinatario, secondo gli obiettivi del governo, dovevano essere 800 milioni di euro di spot: il grosso, circa 480 mln, sarebbe andato alle reti nazionali private Tf1 (di Martin Bouygues, amico personale del presidente) e M6, del gruppo tedesco Bertelsmann. 160 mln a radio, stampa e affissioni, 80 a Internet e 80 ai canali digitali terrestri .

Che cosa è avvenuto in realtà lo spiega Augusto Preta, di ITMedia Consulting: anziché trasferire su altri media la pubblicità prima pianificata sulle reti pubbliche, dice l’analista, gli inserzionisti hanno semplicemente soppresso gli investimenti. In buona parte per effetto della crisi economica. Particolarmente pesante il bilancio di Tf1, prima rete privata di Francia, che nei primi due mesi del 2009 ha visto i suoi ricavi pubblicitari lordi diminuire del 20,3% rispetto allo stesso periodo del 2008, con una caduta del titolo in Borsa del 50 per cento. Ma anche M6 ha perso il 10% degli incassi da spot.

Secondo Stefano Carli di Affari e Finanza, il problema sta nel fatto che Sarkozy aveva previsto di compensare la perdita dei mancati ricavi pubblicitari di France 2 e 3 con un contributo del 3% sul fatturato pubblicitario, calcolato sull’anno precedente, delle altre Tv e lo 0,9% dei ricavi da banda larga delle telecom. Il resto è a carico dello Stato. Un controsenso dal punto di vista economico: Tf1 ha registrato -20% di spot nel 2008 e M6 -10% e pagheranno per una pubblicità mai arrivata.

Per ora in Francia sono in corso accese polemiche, mentre in Italia la proposta di Bondi di creare un sistema analogo a quello francese ha trovato a commento un silenzio quasi assoluto. Soltanto i canali digitali terrestri possono brindare visti i ricavi pubblicitari in crescita dell’85%. Ma in ogni caso, dal punto di vista del sistema, si tratta di pochi milioni di euro guadagnati a fronte delle centinaia persi dai maggiori network nazionali. In un mercato depresso, ‘gli inserzionisti stanno tentando di ottimizzare i loro investimenti’, ha spiegato Philippe Nouchi di ZenithOptimédia, centro media affiliato alla holding francese Publicis.

Inizialmente, Tf1 aveva approfittato dell’oscuramento degli spot sulla Tv pubblica per aumentare le proprie tariffe serali. Cosa che chiaramente non è stata ben accolta dal mondo della pubblicità. C’è stato un vero e proprio braccio di ferro con i grossi advertiser, tra cui probabilmente Danone (assente dagli schermi di Tf1 dall’inizio dell’anno) e Colgate .

L’esperienza francese ha dunque trovato un grosso ostacolo proprio nella crisi economica che ha impattato sulla globale crisi del mondo dei media, quella che è stata definita la “quarta crisi”. A cui si vanno ad aggiungere forti resistenze da parte dei network televisivi commerciali, che proprio non si rassegnano all’idea del calo tendenziale della tv nella filiera della comunicazione commerciale. Ad esempio, la contrarietà di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset alla diminuzione della pubblicità dalle reti pubbliche italiane si spiega nel forte timore che se anche in Italia prendesse il via l’esperimento francese, ciò potrebbe comportare un dirottamento degli investimenti pubblicitari Rai verso Sky, invece che nelle casse del Biscione. Beh, buona giornata.

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