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Il governo e l’onda anomala.

 

Genitori, scolari, alunni, studenti, universitari, bidelli, professori, ricercatori e rettori: sono disinformati, come sostengono dalle fila della maggioranza che sostiene il governo o molto preoccupati per il futuro, come sostengono quelli che stanno protestando in tutta Italia?

Chi ha sentito le parole nelle assemblee, gli slogan nei cortei, chi ha fatto un giro sul web alla ricerca dei contenuti della protesta sa bene che  l”onda anomala”, come si autodefinito il nuovo movimento studentesco è tutt’altro che disinformato e sprovveduto. Comunque, abbiamo fatto quello che è stato chiesto da più parti, siamo andati a leggere il Decreto “Gelmini”.

In effetti, il provvedimento in questione si occupa per lo più della scuola elementare e media inferiore: reintroduzione del voto in condotta; ripristino, per quest’anno facoltativo, del grembiule nelle elementari; possibilità, a giudizio del consiglio di classe di bocciare lo studente anche con una solo insufficienza; diminuzione, nel modulo del tempo pieno delle ore di insegnamento da 40 a 24 settimanali; reintroduzione del maestro unico.

Le famiglie e gli insegnanti elementari si sono subito preoccupati della diminuzione dell’orario, paventando il pericolo della fine del tempo pieno, che ha fatto delle scuole elementari italiane un modello pedagogico e didattico in Europa. A nulla è valso argomentare che non si sarebbe trattato della fine del tempo pieno, evento che inciderebbe seriamente nell’economia, del tempo e del denaro, delle madri lavoratrici. Anche perché gli argomenti a sostegno delle misure contenute nel Decreto “Gelmini” sono stati avanzati dopo l’approvazione del decreto in questione e non prima: col senno di poi, utile sarebbe stato un normale svolgimento del dibattito parlamentare e il coinvolgimento delle parti sociali interessate, che invece si sono trovati davanti a un fatto compiuto.

Fatto sta che si è innescata la protesta degli esclusi dalle decisioni, in concomitanza con la riapertura dell’anno scolastico e accademico 2008/09. La protesta ha portato alla luce che in effetti non solo la scuola elementare, ma tutta la filiera dell’istruzione pubblica sarebbe stata interessata da tagli di bilancio, da qui ai prossimi anni, come si evince leggendo gli altri provvedimenti assunti in materia di istruzione pubblica, provvedimenti “spalmati” nella legge finanziaria, nella legge 133, nella legge 137.

La lettura di questi provvedimenti è apparsa subito un combinato disposto di tagli progressivi, da cui appaiono, per il momento immuni, solo le scuole medie superiori, le quali sono, semmai, sottoposte al regime di “accorpamento” edilizio: istituti con pochi alunni vengono accorpati in altri istituti, per creare economie delle spese generali ed edilizie.

Su questo versante, per altro anche alcuni enti locali, regioni e provincie, hanno sollevato conflitti di attribuzione, essendo, come è noto, competenti per legge in materia di edilizia scolastica e di manutenzione ordinaria degli immobili allo scopo adibiti. E’ noto che anche i licei stanno partecipando alle attuali proteste: c’è una proiezione psicologica verso il loro futuro universitario, ove è noto il taglio di oltre un miliardo di euro e il blocco del turn-over, che riguarda soprattutto i docenti precari. E’ vero che nel Decreto “Gelmini” non si prevedono veri e propri tagli di bilancio ( a eccezione del taglio delle ore degli insegnanti, che porta con sé un taglio degli organici), e che questi sono in realtà contenuti negli altri già citati provvedimenti.

Ma è anche vero che non siamo in presenza di una riforma organica, come tante volte si è provato a fare: ogni ministro dell’istruzione in carica negli ultimi governi ha fatto la sua riforma, riforma riformata dal suo successore. E forse il problema sta proprio qui: i tagli sembrano certi, il futuro della scuola pubblica italiana incerto. A meno che non si recepiscano gli appelli a riaprire un vero confronto, come sollecitato dal Presidente della Repubblica giorni  fa, dall’opposizione parlamentare e in queste ore da “Famiglia cristiana”, che recependo le voci della protesta, chiede il ritiro immediato del decreto, che è attualmente in discussione al Senato e potrebbe essere approvato,  in via definitiva nelle prossime ore.

Dal punto di vista politico,  l’onda anomala ha creato una situazione di crollo del consenso nei confronti del governo Berlusconi, che secondo Renato Mannheimer è andato giù in queste settimane di ben 18 punti percentuali. Questo spiega perché alcune minacce, atteggiamenti improntati al nervosismo e una certa dose di arroganza sono la cifra del comportamento della maggioranza di governo. Questo spiega anche il ritorno sulla scena politica dell’opposizione, risorta dalle macerie della sconfitta elettorale dello scorso aprile.

Dal punto di vista sociale, l’onda anomala ha portato alla luce il grande disagio creato dalla crisi dei mutui, con il corollario dell’incipiente arrivo della recessione economica. Più in generale ciò che appare in crisi è il modello “meno stato, più mercato”, mentre le teorie e le pratiche neoliberiste sembrano mostrare la corda:  la domanda spontanea che migliaia, milioni di cittadini italiani si sono fatta in questi giorni è stata: perché aiutare le banche e non anche lo stato sociale, gli stipendi, i consumi?

La risposta è venuta proprio dall’onda anomala: lo slogan “La crisi non la paghiamo noi” ha messo il dito sulla piaga del diffuso scontento tra l’opinione pubblica. Un recente sondaggio dice che il 50 per cento degli italiani è a favore della protesta degli studenti.

Con la sua carica di freschezza, tranquilla fermezza e creatività politica, l’onda anomala ha rimesso in moto il dibattito politico e sociale in Italia. Il che è buono, bello e importante. Beh, buona giornata.

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Lo sfratto di polizia.

 

L’ufficiale giudiziario, il legittimo proprietario, il suo avvocato, uomini e mezzi per il trasloco forzato si sono presentati davanti uno stabile di Cerignola, provincia di Bari per eseguirne lo sfratto degli inquilini e dei loro effetti.

Gli inquilini hanno resistito, facendo un picchetto che ha impedito l’accesso dell’ufficiale giudiziario, respingendo il decreto ingiuntivo di sfratto. L’ufficiale giudiziario, il legittimo proprietario, il suo avvocato, gli uomini e i mezzi per il trasloco forzato se ne sono dovuti andare. Perché non hanno chiamato la polizia? Non ce ne era bisogno, perché la polizia era lì: lo sfratto riguardava proprio il commissariato di polizia di Cerignola, gli inquilini che hanno impedito l’attuazione del provvedimento giudiziario erano loro, gli agenti di polizia che operano nel commissariato.

E’ un paradosso tipicamente italiano? Forse, ma solo in parte. Perché le forze di polizia italiana sono state oggetto di tagli di bilancio da parte del governo. E forse il paradosso sta proprio qui: da un lato si sono irrigiditi criteri di controllo del territorio, utilizzando le polizie locali, cioè i vigili urbani e addirittura usando le forze armate, in missione di ordine pubblico.

Contemporaneamente, si sono tagliate le spese per le forze dell’ordine, fino ad arrivare allo sfratto di un commissariato della Polizia di Stato: pare il contratto di locazione fosse scaduto da cinque anni e, secondo il legale del proprietario, il ministero competente fosse moroso da qualche mese.

Più sicurezza , ma meno soldi per la polizia: come fare le nozze con i fichi secchi. Ci sono in giro per i nostri canali televisivi, pubblici e privati,  quattro o cinque miniserie televisive che raccontano le gesta della polizia italiana. Hanno successo di pubblico, inorgogliscono lo spirito di corpo e raccolgono molte inserzioni pubblicitarie.

Come è possibile, allora che la polizia sia ospite gradito in tv, e inquilino indesiderato in città? E’ la fiction, bellezza. Beh, buona giornata.

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Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasato.

 

Pare che una dose di cocaina costi 10 euro al dettaglio. Ci spiegano che è la legge della domanda e dell’offerta. L’offerta è aumentata in misura logaritmica per via della sopraproduzione della materia prima, prodotta in Afghanistan. Dunque, i prezzi al consumo sono crollati. Ve lo ricordate l’Afghanistan?  Bisognava  togliere il burka alle donne, catturare bin Laden, portare in tribunale il mullah Omar. In definitiva, bisognava esportarvi la democrazia. Invece importiamo cocaina a buon mercato. Complimenti a quegli invasati dei neo-cons made in Usa e le loro teorie sugli stati canaglia. Bel colpo.

L’altro giorno un pensionato incensurato è stato freddato a colpi di pistola alle nove di mattina per strada, in una delle città del sud d’Italia nella quale giorni prima erano stati inviati cinquecento poliziotti in più e quattrocento militari. Pare fosse un lontano parente di un collaboratore di giustizia, che aveva fatto i nomi di una famiglia camorristica. Ottimo esempio di come si è pensato di affrontare il problema della sicurezza nelle città italiane.

Pare che un vigile urbano di Parma, coinvolto nell’inchiesta per il pestaggio di uno studente ganese, abbia detto ai giornalisti che il cazzotto che avrebbe colpito all’occhio il giovane Emanuel sia partito “accidentalmente”. Cose che succedono quando si toglie la sicura ai pugni.

Un ragazzotto, abitante della borgata romana nella quale è stato pestato un cittadino cinese inerme, ha detto di fronte alla telecamera di una emittente televisiva che lui non è razzista, sono loro che puzzano e ci rubano il lavoro. Figuriamoci se fosse stato razzista. Per fortuna il ministro degli Interni ci ha rassicurato: sono episodi isolati: uno a Genova, uno a Roma, uno a Ciampino, uno a Parma, un paio a Milano………….

Il movimento del ’68 ebbe la sua causa scatenante nelle università italiane, grazie alle circolari dell’allora ministro Guy. Anche il ’77 esplose negli atenei e nei licei per via di una certa circolare firmata dall’allora ministro Malfatti. L’attuale ministro dell’istruzione ha superato i suoi predecessori: è riuscita a fare incazzate d’un colpo solo studenti, genitori, professori e bidelli. Pare che trecentomila manifestanti siano sfilati a Roma, dietro uno striscione su cui era scritto “non è che l’inizio”. Cominciamo bene!

E’ stato trasmesso in tv uno spot  contro la violenza negli stadi a firma del ministero degli Interni. Il plot si svolge mettendo in sequenza scene di gioco e episodi di violenza. Alla fine c’è scritto che i tifosi violenti sono dei vigliacchi, testualmente. Ma che si fa così? Si insultano i destinatari del messaggio? Mah. Beh, buona giornata.

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Attualità

Quelli che sognano un passato migliore.

 

La  politica italiana non finisce mai di stupire. Un uomo politico, ministro di un importante dicastero, durante la cerimonia ufficiale in ricordo delle vittime civili e militari che tentarono di difendere Roma dall’invasione delle truppe tedesche, all’indomani del  8 settembre del 1943, quest’uomo politico, che è anche il coordinatore politico del suo partito, partito che fa parte della coalizione di Governo  non è riuscito a tenere a freno la propria nostalgia del passato e ha detto che “soggettivamente, dal loro punto di vista” i militari inquadrati nei ranghi della Repubblica di Salò credettero di servire la Patria, pertanto era giusto rendergli omaggio.  Ai più, tra i quali il Capo dello Stato, questo giudizio è sembrato per niente  rispettoso della Resistenza, pagina storica da cui deriva la nostra democrazia.

Tempo addietro, un altro ministro, che ricopre il ruolo di leader di un altro partito di Governo, ebbe parole aspre contro Giuseppe Garibaldi, l’unità d’Italia, il tricolore. Ai più apparve un giudizio per niente rispettoso del Risorgimento, altra pagina storica da cui si fa derivare la nostra democrazia.

Viviamo tempi incerti. La vera sostanza della capacità di governo non risiede più nelle nazioni, ma è appannaggio di organismi globali: il Fondo Monetario internazionale fa le politiche economiche, il WTO quelle commerciali, la Nato quella estera, il G8 quella diplomatica. Le grandi corporations multinazionali fanno gli stili di vita e di consumo. E poi c’è l’Unione Europea, che via via si sostituisce al governo delle nazioni europee.

Fare il ministro in Italia deve essere un poco frustrante: tutto quello che bisogna fare oggi, si doveva già fare tanto tempo fa, dalla raccolta differenziata, alle politiche sull’emigrazione, dalla scuola e la ricerca, alla crisi dell’Alitalia, tutto ci era già stato insistentemente chiesto dall’Europa.

Riassumendo: del futuro si occupano gli organismi globali, del presente si era già occupata la Ue. Ai nostri ministri “soggettivamente, dal loro punto di vista” non resta che occuparsi del passato remoto. Buon pro gli faccia. Beh, buona giornata.

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Attualità Natura Salute e benessere Società e costume

La birra fa fare pipì ecologica.

Lo so, lo so che lo sanno tutti che la birra è diuretica. Quello che non sapevo è che la birra diminuisce il contenuto salino nelle urine. Come lo so? Lo hanno detto gli esperti dell’università di agronomia di Vienna, che hanno lanciato un allarme inquinamento da urina a Euro 2008 in Austria.

Gli esperti temono infatti danni per alberi e cespugli nelle zone frequentate dai tifosi che potrebbero cercare di evitare le file davanti alle toilette pubbliche e urinare nel verde.

Secondo gli esimi scienziati della pipì, il ‘problema delle acque gialle’ riguarda soprattutto la cosiddetta ‘fan-zone’ di Vienna, un’area con maxi-schermi e gastronomia lungo il ‘Ring’, lo storico viale verde che delimita il centro, dove sono attesi 70.000 tifosi per ogni partita.

Grazie ai loro studi, apprendiamo che l’urina umana di per sé non è velenosa per le piante, ma il sale in essa contenuto potrebbe costituire una vera minaccia per gli ippocastani ultracentenari che punteggiano il Ring, ma anche per l’erba, i fiori e altre piante storiche dei giardinetti dell’area che sarà frequentata dai tifosi, perché la loro abbondante pipì potrebbe ostacolare l’assorbimento di acqua dal terreno.

È a questo punto che fa il suo ingresso la buona notizia: il consumo abbondante di birra diminuisce il contenuto salino nell’urina. Dunque, ora che lo sapete, potete farla fuori senza problemi ecologici. Ah, che sollievo.

A parte ogni altra considerazione di ordine pubblico, tipo quelle cose che hanno a che vedere con la buona educazione, il pudore, per non dire il convitato di pietra dell’epoca moderna, vale a dire il buon senso, questa straordinaria scoperta degli ineffabili esperti viennesi significa almeno un paio di cose: la prima è che sarebbe meglio aumentare il numero di vespasiani; la seconda è che sarebbe meglio aumentare la vendita e il consumo di birra.

La cosa di per sé fa scompisciare dal ridere. Però, è una buona opportunità per le marche di birra a Euro 2008, i campionati europei di calcio. O no?! Beh, buona giornata.

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Attualità

Huston, abbiamo un problema. Grosso.

Il cesso della Stazione Spaziale Internazionale s’è tappato. Quando si rompe il gabinetto sono guai sulla Terra, figuriamoci nello spazio. Non è che uno va e la fa fuori. Spazio ce ne sarebbe, ma sai com’è: dietro a dove mi accuccio? Un meteorite? Un satellite?

Facile a dirsi: quei maledetti girano, e mentre mi scappa, quelli si muovono. E poi, anche volendo, uno la fa, ma gioca contro la forza di gravità. Lassù, la forza di gravità non c’è, dunque gioca sporco. Immaginate la scena: che schifo!

Pare che i tre astronauti della Stazione Spaziale abbiano usato negli ultimi giorni la toilette della navicella Soyuz, parcheggiata accanto al Laboratorio Orbitante. Come nelle case di ringhiera, sono andati a farla nel pianerottolo spaziale.

Però, sembra che quella tazza del gabinetto abbia una capacità limitata. Bisogna farla piccola. Ma se a uno gli scappa grossa? Situazione di “merda “per i tecnici della Nasa.

Si sono riuniti in un “gabinetto di crisi” e hanno deliberato. “Qui Huston, Nasa chiama Stazione Spaziale: per evitare intasamenti vi suggeriamo di adottare un sistema di emergenza nel bagno rotto. Usate i sacchetti collegati alla parte ancora funzionante della toilette spaziale.”

Miliardi di dollari per conquistare la nuova frontiera siderale, per costruire basi orbitanti, fior fiore di scienziati, di tecnologia di ultima generazione, i migliori cervelli del mondo che cosa sono riusciti a farsi venire in mente? Fatela nei sacchetti. Ma dai!

Non mi verrete mica a dire che l’agenzia spaziale americana si comporta come un’agenzia di pubblicità italiana. Beh, buona giornata.

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Attualità

Abbassiamo i ”Tony”.

Dà fastidio che una campagna tedesca, per un grande store di elettrodomestici, prenda in giro lo stereotipo dell’italiano emigrato all’estero.

La campagna si svolge in un negozio, nel quale vengono proposti sconti per l’acquisto di televisori di ultima generazione, in occasione di euro 2008, i campionati europei di calcio.

“Tony, l’italiano” appare furbastro, piacione, paraculo e maschilista. Scandalo. Ma quale scandalo? Hanno fatto una macchietta, niente affatto lontana dalla realtà. Ce la potevamo fare da soli, dimostrando un poco di intelligente autoironia.

E invece, solleviamo gli scudi. Come se questa innocua critica agli italici costumi non fosse molto, molto vicina ai comportamenti nostrani, a casa e all’estero.

Lasciamo che la pubblicità faccia i suoi giochi, innocui e beffardi. Certo, dà fastidio essere trattati come una categoria grottesca. Soprattutto in un periodo in cui va di moda (orribile dictu) trattare qui da noi le altre nazionalità, che da noi vivono e lavorano, in modo sufficiente, spesso denigratorio, per non dire offensivo e spesso xenofobo. Ma queste sono cose della politica, non ancora della pubblicità. La qual cosa si spera non avvenga mai.

E allora, suvvia: abbassiamo i “Tony”. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Pubblicità e mass media

Quante favole sentiamo ogni giorno?

Uno studio della Boston School of Medicine dimostrerebbe che leggere ad alta voce ai bimbi in età prescolare aumenta lo sviluppo del loro linguaggio, dandogli un bagaglio linguistico migliore, con vantaggi che perdurano negli anni.

Inoltre, il racconto del genitore al bambino ha un effetto prodigioso in quanto sarebbe un mezzo fortissimo di scambio emotivo.

Insomma, leggere le fiabe ai bimbi li aiuta ad andare meglio a scuola, ad acquistare l’arte del linguaggio prima e in modo migliore. Forse gli aiuterebbe a sviluppare la fantasia, sapendo riconoscere il vero dal falso, l’immaginifico dal reale.

Forse a tutti quelli che vanno in giro a raccontare panzane sulla pubblicità italiana sono mancati genitori che gli leggevano le favole da piccoli. E allora, per far vedere che sono grandi, le favole se le raccontano da soli. Con l’aggravante che lo fanno ad alta voce davanti al taccuino del cronista o al microfono di una qualche emittente.

Le favole per bambini sono quelle storie che cominciano con “c’era una volta” e finiscono con “e vissero felici e contenti”. Le favole raccontate dai grandi cominciano male: vogliono subito dirti che sono felici e contenti. Come tutte le bugie, queste sono storie che finiscono prima ancora di incominciare. Beh, buona giornata.

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Attualità

Volando di fantasia.

Fa scandalo che in un volo ad alta quota, probabilmente verso Londra, con centinaia di passeggeri a bordo i piloti fossero impegnati ad assistere e riprendere in video un focoso striptease di un’hostess. Fa scandalo perché lo spettacolino piccante è finito su Internet e adesso le compagnie aree europee si interrogano su chi siano i protagonisti. Il furbacchione che ha fatto le riprese con un telefonino deve averci tirato un gruzzolo, se è vero come è vero che il filmatino hard è finito su tutti i siti del mondo. Pare che adesso ci sia la caccia alla strip-hostess.

È molto probabile sia una bufala, come si dice in termini giornalistici quando girano notizie fasulle, patacche, bidoni, falsi scoop. Staremo a vedere. Però la cosa intriga, perché sotto-sotto appaiono due dati: uno è lo stereotipo alquanto stantìo della hostess come donna di facili costumi, ammiccante, facile, da guardare mentre cammina tra lo stretto corridoio fra due ali di sedili, che sembra ancheggiare solo per te e magari ti si struscia sul braccio, mentre sei seduto (che è il vero motivo per cui i posti corridoio sono i preferiti); l’altro è il fatto che nella realtà in volo ci si annoia da morire. Viaggiare in aereo è il modo peggiore di viaggiare. È un non viaggio, che rimanda la vera partenza all’arrivo nell’aeroporto di destinazione. Il viaggio comincia in differita, rispetto al tempo del trasferimento. Almeno all’andata, il viaggio comincia quando siete arrivati a destinazione, in un certo aeroporto.

Gli aerei hanno inquinato il modo di viaggiare. In aereo non si viaggia, in aereo ci si trasferisce da un punto all’altro, incubati in una cabina, legati come salami al sedile, sottoposti al ritmo scandito dall’organizzazione del personale di bordo. Si mangia quando è previsto, si guarda il film quando dicono loro, si fanno acquisti quando dicono loro. Anche la pipì si fa quando dicono loro, mai in decollo o in atterraggio. Adesso è il caso di dire che non è che viaggiare in aereo è brutto e sbagliato. Però, quella condizione di coercizione fa sì che i passeggeri si guardino in cagnesco, ognuno potrebbe invadere il mio spazio, ognuno potrebbe urtarmi, occupare il “mio” posto valigia nella cappelliera. Vengono anche alla mente fantasie omicide: “mannaggia, se questo mi rovescia il caffè addosso, lo ammazzo”.

Forse è proprio questa condizione coatta a rendere credibile la bufala della hostess che fa lo strip-tease in cabina. È un diversivo onirico, un viaggio con la fantasia immaginando più accettabile un viaggio in aereo. Una specie di sogno erotico collettivo, un “irreality show”, se mi si passa lo strambo neologismo. Lo sanno tutti che i sogni sono desideri irrealizzati. Che poi ti svegli e scopri che t’hanno pure perso la valigia. Beh, buona giornata.

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Animali Attualità Salute e benessere

A passo di lumaca contro l’effetto serra.

Le esalazioni da combustione del carbone sono da sempre state una delle principali cause della sovrapproduzione di CO2, tanto caro all’inquinamento dell’atmosfera. Ma un rimedio c’è: non sono i trattati, che tanto non vengono né ratificati, né applicati. Alla lentezza della politica sulle problematiche della difesa ambientale ci stanno pensando le icone della lentezza: le lumache, appunto.

La principale compagnia mineraria ed esportatrice di carbone della Nuova Zelanda, la ‘Solid Energy’, ha perso circa 25 milioni di dollari neozelandesi in profitti (13,6 milioni di euro) da quando è stata scoperta la presenza di rare lumache giganti presso la sua miniera di Stockton, 19 mesi fa.

‘Powelliphanta Augustus’ è la denominazione esatta della rara specie di lumaca, carnivora e davvero gigante, che ha messo nei guai la altrimenti fortunata azienda neozelandese. Il suo guscio è grande quanto un pugno, fino a nove centimetri di larghezza, e le sue origini risalgono a 200 milioni di anni fa. Grazie all’isolamento in Nuova Zelanda queste lumache giganti hanno sviluppato caratteristiche uniche fra cui il gigantismo, a testimonianza della bio diversità unica del Paese. E i neozelandesi ne sono fieri, al punto da aver dedicato loro anche un francobollo.

Però, la Solid Energy, la compagnia mineraria di proprietà statale, è costretta dal momento dell’invasione delle lumache a procedere appunto a passo di lumaca nell’estrazione di carbone, a causa delle leggi per la salvaguardia dell’ambiente che prevedono la protezione della specie in estinzione. Non solo, la compagnia neozelandese è inoltre obbligata sostenere i costi per il trasloco in una zona migliore, oltre che per il monitoraggio e la protezione delle 5300 lumache trovate, per un totale di circa 5,45 milioni di euro.

Le lumache sono tenaci ambientaliste. Tanto che la compagnia neozelandese è stata costretta in flagrante violazione degli impegni contrattuali e a causa dei ritardi perderà fino a cinque forniture di esportazione che ammontano a circa 300 mila tonnellate di carbone e che dovrebbero essere spedite entro fine giugno in Cina, India, Giappone e Sudafrica. Chi va piano, va lontano, per la difesa dell’ambiente e contro l’inquinamento. 10, 100, 1000 ‘Powelliphanta Augustus’. Beh, buona giornata.

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L’altro undici settembre.

C’è un 11 settembre di cui ci eravamo dimenticati. Ce lo ricordano gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza in Cile per l’anniversario del golpe del ’73: oltre 50 i feriti.

Colpite dalle pallottole anche due bimbe. Almeno 237 persone sono state arrestate. Il bilancio, ancora provvisorio, e’ stato reso noto dal sottosegretario all’Interno Felipe Harboe. Come accaduto in precedenti anniversari del colpo di Stato, gli incidenti più violenti sono avvenuti nei quartieri periferici della capitale.

L’11 settembre del 1973 è la data del colpo di stato organizzato da Augusto Pinochet, al quale furono portati i complimenti della Casa Bianca dall’allora Segretario di Stato Henri Kissinger.

Il governo di Pinochet fu caratterizzato dalla soppressione sistematica di tutta l’opposizione di sinistra.
Le violenze peggiori occorsero nei primi giorni successivi al colpo di stato, con il numero di militanti di sinistra uccisi o “scomparsi” che raggiunse presto le migliaia. Furono utilizzati gli stadi di calcio come luoghi di prigionia.

Successivamente alla sconfitta di Pinochet nel plebiscito del 1989, si scoprì che circa 3.000 persone erano state uccise o fatte sparire dal regime, con diverse altre migliaia che furono imprigionate e torturate.

Il Cile di Pinochet fu un partecipante chiave dell’Operazione Condor, una campagna di assassini e raccolta di informazioni, spacciata per controterrorismo, condotta congiuntamente dai servizi di sicurezza cileni assieme a quelli di Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, ed Uruguay nella metà degli anni ’70. La Cia fornì il know how.

Nel solo Cile furono brutalmente assassinate oltre tremila persone. Qualche centinaio in meno delle vittime dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 Settembre del 2001.

Nel ricordare le quali sarebbe bene non dimenticare la storia, le storie, le persone di coloro che persero la vita in un altro maledetto e tragico 11 settembre. Beh, buona giornata.

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La politica Fini a se stessa.

Berlusconi al seminario di Gubbio di Forza Italia spara a zero sul governo: “Io non credo che noi potremo votare sì alla missione in Libano. L’opposizione – ha poi aggiunto – la faremo certamente in Parlamento e certamente con manifestazioni nelle piazze”

I propositi combattivi trovano subito l’apprezzamento di Gianfranco Fini. “Berlusconi a Gubbio ha colto nel segno, indicando in una opposizione inflessibile, non pregiudiziale, da svolgersi nel confronto con le categorie e se necessario nelle piazze, la via per contrastare il governo Prodi”, ha commentato il presidente di An. C’è una gran voglia di menar le mani, nel senso dell’applauso, da parte del partito di Fini.

Lo si era visto con l’appoggio alle proteste dei tassisti, quando Alemanno fu accolto in piazza al grido di ”duce duce”, tanto per far capire che significa l’appoggio alle categorie.

La Russa si presentò in Parlamento con pagnotte di pane, per protesta contro le liberalizzazioni delle licenze dei panificatori, quelli che una volta di chiamavano fornai.

Anche gli avvocati sono in agitazione, con l’appoggio del partito di Fini. Sulla politica estera, Fini ha annunciato di voler presentare una mozione in Parlamento per chiedere al governo se le missioni in Afghanistan e Iraq siano o no missioni di pace, con l’intento di creare contraddizioni tra il governo e i partiti della cosiddetta sinistra radicale. Dunque non è una strategia politica in politica estera, ma l’uso della politica estera a fini di politica interna.

Fini fa finta di credere che a Berlusconi possa interessare una opposizione “inflessibile per contrastare il governo Prodi”. In realtà, e Fini lo sa, a Berlusconi interessa solo e soltanto la salvaguardia ad ogni costo della posizione dominante di Mediaset sul sistema televisivo italiano.

Non è un caso che Berlusconi ha detto chiaramente a Gubbio che non vuole la legge sul conflitto di interessi e che non vuole la riforma della Rai. Fini continua a fare i conti senza l’oste, perché è un leader che soffre dell’essere orfano del carisma di un padre ispiratore. Fini ha un alta opinione di se stesso, tipica della sua storia politica, quella del Msi di Almirante, che ha sempre cercato di sfruttare le contraddizioni interne alla Dc per testimoniare la centralità della destra anticomunista. Fini si crede scaltro e dotato di magniloquenza.

Ma nella politica moderna gli artifici retorici dell’eloquenza trovano lo spazio di un mattino, prima della prima edizione dei tg. Fini appare spaesato, non ha un progetto strategico, ma una serie di tattiche.

Tutta l’esperienza di governo è stata un sequenza di tatticismi: la sciocchezza di aver firmato insieme a Bossi la legge sull’immigrazione, che si è ben presto rivelata un fallimento.

La legge sulle droghe è stato un manifesto all’intolleranza, una inutile dimostrazione muscolare contro la riduzione del danno della tossicodipendenza.

La legge Gasbarri, è stata un esempio straordinario di servilismo verso Berlusconi e le sue aziende.

La breve permanenza di Fini alla Farnesina ha mimato l’autoleggittimazione della destra a importanti incarichi di governo, ma l’opera del ministro è stata opaca, subalterna a tratti tragicomica: come l’unità di crisi per lo tsunami, due briefing al giorno con la stampa, una strampalata conta dei morti italiani, che per fortuna si rivelò infondata.

Sul piano politico non si può non contare l’errore madornale di essersi schierati per il sì al referendum costituzionale, trascinando An nella certezza della sconfitta, non solo elettorale, ma delle stesse idee-forza della destra sulla la riforma dello stato.

Nel frattempo, An ha tentano l’invasione delle stanza del potere alla maniera dei “forchettoni” della peggiore DC. I nuovi “forchettini” si sono infilati alle Poste, alle Ferrovie, alla Rai, nella Sanità. Gli scandali alla Rai e nella Sanità hanno ben più che lambito la figura politica di Gianfranco Fini, anche sul piano dei rapporti personali e famigliari. Sul piano interno, l’azzeramento degli incarichi di partito non è avvenuto per decisione politica, ma è suonata come rappresaglia ai pettegolezzi sulla presunta storia sentimentale con una donna ministro, registrati in un bar del centro di Roma da un giornalista e pubblicati da un quotidiano, di proprietà di un parlamentare di An.

A Fini manca un Almirante e lo ricerca in Berlusconi. Al quale deve molto, in termini politici e non solo. Fini rischia di finire strangolato dagli interessi usurai. Forse bisognerebbe dirglielo apertamente, invece di coccolarlo come il capo di futuro partito di destra moderna.

La Fiuggi 2, quella della rigenerazione del partito, ammesso che si faccia, appare sempre di più una altra operazione tattica, fine a se stessa. Anzi, Fini a se stesso. Beh, buona giornata.

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Paradossi pericolosi.

I paesi arabi hanno deciso di produrre energia nucleare. Lo ha riferito il segretario della Lega Araba, Amr Mussa. Al termine di una riunione al Cairo, Mussa ha annunciato che “i paesi arabi hanno deciso di utilizzare il diritto che è loro garantito dall’adesione al Trattato di non proliferazione nucleare per accedere all’uso pacifico di energia nucleare. Molti paesi hanno ora cominciato ad entrare in questo settore scientifico avanzato, necessario e critico”.

E’ una notizia che non farà piacere a Bush, che vorrebbe impedire all’Iran il nucleare, con la scusa che potrebbe costruire armi nucleari. I paesi arabi si schierano con Teheran e il suo dichiarato diritto a dotarsi di centrali per la produzione di energia nucleare. Ma, allo stesso tempo è un brutta notizia per i paesi importatori di petrolio, tra cui l’Italia.

Per ben due motivi: il primo è che se i maggiori produttori di petrolio vogliono produrre energia nucleare, allora è vero che i giacimenti petroliferi sono vicini all’esaurimento. La seconda pessima notizia è che il nucleare potrebbe diventare la fonte di approviggionamento energetico del futuro, vanificando le forti resistenze delle opinioni pubbliche europee sui pericoli dell’energia atomica.

L’aggravante sta nel fatto che una tecnologia con forti pericoli, sia nella produzione, che nella manutenzione, per non parlare dello stoccaggio delle scorie sarebbe in mano di governi a bassa intensità di trasparenza democratica, come sono i paesi arabi, moderati verso l’occidente, ma estremisti nella gestione del potere interno, compresa la libertà di stampa e dunque di critica verso le scelte energetiche di quei governi. Senza contare la vicinanza con l’Europa, e quindi il coinvolgimento oggettivo in caso di fughe radioattive.

Ed ecco un bel paradosso della contemporaneità: da un lato è giusto che i paesi meno economicamente sviluppati abbiano accesso a quelle tecnologie che finora sono state di esclusivo appannaggio delle potenze economiche più avanzate; d’altro canto l’uso di queste tecnologie aumenta i pericoli e mette in luce le debolezze strutturali di quei sistemi sociali che dovrebbero gestirle.

Se non avessimo perso tempo, denaro e vite umane nella pantomima delle guerre di civiltà, forse avremmo potuto discutere di un altro modello di sviluppo e di crescita, proprio a partire dall’energia, dalle sue fonti e magari avremmo potuto gettare almeno le basi per un alternativa, compatibile alle società umane e alla salute del pianeta. La guerra di Bush ha bloccato la storia. Ma la storia sta andando avanti. E non è detto che stia imboccando la strada giusta. Beh, buona giornata.

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Sfondando una porta aperta

A duecento all’ora in una galleria l’Eurostar Roma-Torino un portellone della carrozza numero cinque si è staccato ed è finito contro un finestrino. La porta improvvisamente si è aperta e poi il portellone si è schiantato, dopo aver sbattuto contro un finestrino, con uno strazio di lamiere.

“Già alla partenza da Roma – hanno detto alcuni viaggiatori – il portellone non si apriva e siamo stati costretti a salire da un altro ingresso”.

Trenitalia precisa che sono in corso accertamenti per verificare se il portellone, “che era stato bloccato e messo in sicurezza a causa di un guasto, non sia stato oggetto di un atto di manomissione”. Questa versione sa di bugia.

Come sa di bugia la leggenda della “cura Cimoli”quando si parla delle Ferrovie italiane. Tagliando di qua tagliando di là saltano i coperchi, o le porte. Per fortuna non si è fatto male nessuno, tranne la reputazione delle nostre Ferrovie. Per fortuna era solo un treno. Fosse stato un aereo? Beh, buona giornata

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Pubblicità spericolata.

”E’ un fatto personale – specifica Vasco Rossi – non ho nulla contro la pubblicità ne’ giudico chi la fa. Ma per quel che riguarda me, adesso sento primaria la necessità di proteggere le mie canzoni da un’esposizione che ritengo esagerata in pubblicità. Errare e’ umano, perseverare sarebbe diabolico come recita un vecchio e saggio proverbio. E io ho scelto, per quanto sta nelle mie possibilità, di non vendere i miei sogni, che sono poi anche quelli dei miei fans”.

Vasco Rossi dice basta all’utilizzo delle sue canzoni per gli spot pubblicitari. Stavolta infatti il Blasco ha deciso di non concedere “Ti prendo e ti porto via” per il nuovo spot della Fiat perché intende preservare il suo repertorio ”dal rischio di un uso eccessivo negli intervalli pubblicitari”.

Non ho nulla contro le campagna Fiat, che sono di gran lunga migliorate da un passato grigio e monotono. Dunque il discorso è più generale: ecco che succede quando si fa troppa pubblicità in tv. Se si è stufato Vasco Rossi, figuriamoci i telespettatori, e dunque i consumatori.

Il “rischio di un uso eccessivo degli intervalli pubblicitari” non fa bene alla tv, non fa bene alla pubblicità, né alla marca, né al prodotto. Fa male anche ai creativi. Perché la quantità uccide la qualità. Beh, buona giornata.

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La deberlusconetion.

La proposta di legge del centrosinistra sul conflitto di interessi – che dovrebbe andare all’esame della commissione Affari costituzionali di Montecitorio dal 13 settembre – trova l’opposizione netta del centrodestra con, in primis, Renato Schifani che parla di legge contro Berlusconi – e la pronta reazione della maggioranza che rifiuta il bollino di “parzialità” in una materia alquanto delicata.

“Non conoscono neanche il disegno di legge e già dicono che non va bene”, dice Fassino. Giuliano Amato dice che la legge è nel programma dell’Unione quindi “deve essere fatta”.

Alfonso Pecoraro Scanio dice la nuova normativa è di stampo europeo, per cui: “le critiche della Cdl sono strumentali e dimostrano solo l’allergia di questa destra alle regole”.

Da parte sua Paolo Gentiloni dice: “Proporrò nelle prossime settimane, entro il mese di settembre, una modifica della legge Gasparri”. Il ministro per le Comunicazioni lo dice dalla platea della Festa dell’Udeur a Telese dove parla anche della legge sul conflitto d’interesse: “è una legge indispensabile -dice-, sarà una legge giusta. Non sbilanciata o persecutoria, ma severa e giusta”.

Fare una nuova legge sul sistema televisivo e fare finalmente una legge sul conflitto di interessi, questioni intrecciate che hanno rappresentato l’anomalia italiana in Europa è “oggettivamente” una passo decisivo verso la fine del berlusconismo.
L’attenzione si deve ora spostare sui contenuti delle due nuove normative e su i rispettivi iter parlamentari: è su quei terreni che si potrà giudicare il governo e la sua maggioranza.
Beh, buona giornata.

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Non lo svegliate troppo presto.

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi tiene costantemente informato degli sviluppi diplomatici della vicenda Libanese il capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi.

Il quale però fa tardi tutte le sere, perché è molto impegnato in questi giorni d’estate, tra una festa mascherata da berbero, le nottate al Billionare e e in altri locali notturni, nonché il disturbo della queste pubblica, provocato da un “vulcano di fuochi d’artificio” nella sua villa in Sardegna.

Deve essere molto penoso svegliarlo la mattina presto per parlargli di cose serie, come la presenza di un contingente italiano nel Libano. Beh, buona giornata.

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Giù le mani da Totò.

“No, guardate, con Prodi non sono mai d’accordo. Non sono d’accordo ‘..a prescindere..'”. Con questa battuta il presidente di Fi, Silvio Berlusconi, risponde alle domande dei giornalisti che gli chiedevano se fosse d’accordo con il premier secondo cui la vittoria dell’Italia ai mondiali avrà un effetto benefico anche sull’economia. Giù le mani da Totò, a prescindere.

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Una informazione contro una corporazione.

Un lettore mi scrive a proposito di “Non costringeteci a fare di tutti i tassisti un fascio”, rispondendo al quesito come si può fare a meno del taxi all’aeroporto di Genova. Ecco il testo:
“Per quanto riguarda Genova” posso risponderti io: esiste una linea “accelerata” che dall’aeroporto arriva in centro effettuando solo le fermate principali delle linee normali, il biglietto ha un prezzo più alto, ma può essere utilizzato per tutto il giorno sulle linee cittadine.
Attualmente le partenze sono grosso modo ogni mezz’ora, e fino a qualche tempo fa correva la cattiva leggenda metropolitana che la tabella di marcia fosse fatta appositamente per essere in coincidenza con il minimo numero possibile di voli, per non “dare fastidio” ai tassisti, che (sempre secondo la leggenda) non vedevano troppo di buon occhio questa concorrenza dell’autobus…
Come ho detto, si tratta di una mala diceria. Però, chissà, “a pensar male”…
Metto a disposizione di tutti queste indicazioni, con la speranza di ottenere analoghe informazioni da Torino. La buona informazione combatte le pessime corporazioni. Beh, buona giornata

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Non costringeteci a fare di tutti i tassisti un fascio.

Mai visti tanti taxi, come in queste ore. Sarebbe a tutti piaciuto ce ne fossero quando ce ne era bisogno. Tanto più che ognuno li paga, tanto più che operano su licenza di trasporto pubblico. Però, siamo in un paese democratico, e la nostra Costituzione, riconfermata dal risultato Referendum , tanto per essere chiari, tutela il diritto di sciopero.

Lo so che gli altri lavoratori dei trasposti devono dichiarare gli scioperi con un netto anticipo, lo so che il codice di autoregolamentazione vieta gli scioperi in prossimità dei grandi esodi.
Lo so che bisognerebbe garantire le fasce protette.

Ma i nostri tassisti pensano di vivere ancora nel paese della cuccagna: Francia o Spagna, basta che se magna. Alcune schegge impazzite dell’ex maggioranza di governo soffiano sul fuoco della protesta. Buon per loro, se gli va di fare questo errore: ne hanno fatti talmente tanti da perdere tre elezioni consecutive. Questo segna il tassametro: volete la ricevuta?
Va bene, allora ecco la ricevuta della democrazia.

Cominciamo da Roma.
Per chi parte o arriva da Fiumicino, un ottimo sostitutivo del taxi è il treno: parte da molte stazioni dell’anello ferroviario, costa poco, ha l’aria condizionata. La stazione ferroviaria è all’interno dell’aeroporto. Il treno arriva alla stazione Termini: lì c’è la metropolitana e gli autobus.

Per quanto riguarda Milano.
A Linate, per chi parte o arriva, c’è la linea 73, che fa capolinea dall’aeroporto di Linate, costa 1 euro, i biglietti si comprano nelle edicola della airterminal. Il 73 (la 73, coma le chiamano a Milano) percorre lo stesso tragitto dei taxi, cioè entra in città percorrendo via Forlanini. Il capolinea è in viale Europa, a due passi due da piazza San Babila: lì c’è il metrò, linea rossa.
C’è anche un pullman per Stazione Centrale.
Per chi arriva o parte per Malpensa, c’è il Malpensa Express, treno che origina dalla Stazione Nord, in piazzale Cadorna: anche lì c’è la stazione del metrò e gli autobus.

Per quanto riguarda Genova e Torino ci sono mezzi pubblici che fanno lo stesso servizio: posso chiedere ai lettori che vivono in queste due città di indicare i mezzi di trasporto che dai rispettivi aeroporti portano in città e i relativi collegamenti urbani? Beh, buona giornata.

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