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Cosa può fare un blog?

A proposito del mio “I giorni dell’Ira”, la signora Lucia Mancusi ha scritto un commento che è una richiesta di aiuto. Provo un terribile senso di impotenza. Non posso fare altro che dare un maggior risalto al suo commento. Nella vana speranza le sia di un qualche aiuto. Beh, buona giornata.

“Commenti
aiutateci ad avere giustiziaa anche noi abbiamo perso un nostro caro ucciso dalla polizia thailandese a Nong khay il 20/10/2002. Mio fratello Marcello Mancusi viene percosso selvaggiame4nte e poi strangiolato mentre si trovava in caserma.

Scritto da: mancusi lucia | 24/08/06 a 11:19”

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Brividi.

Il Cavaliere è stato accolto al grido di “Silvio, Silvio” dal popolo ciellino, riunito al Meeting di Rimini . “Secondo noi l’Italia deve essere cattolica e degli italiani. La sinistra pensa invece a un’Italia plurietnica”.

Non basta, perché vuole l’applauso:” Cercai Don Giussani nel ’93, per averlo accanto nelle decisioni di scendere in politica e ho tentato di averlo sempre accanto. Ricordo con commozione gli ultimi incontri e ho ancora i brividi ripensandoci. Lui mi disse che il destino mi aveva fatto diventare l’uomo della provvidenza”.

Anche noi abbiamo ancora i brividi. Beh, buona giornata

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Ben tornata Europa.

E’ un messaggio in diretta televisiva, alle 20, a segnare la svolta: quello del presidente francese Jacques Chirac, che annuncia l’invio in Libano di altri 1600 soldati francesi, che andranno ad aggiungersi ai 400 già nel Paese L’annuncio della Francia, appreso “con soddifazione” da Romano Prodi, dà certezza all’Italia che è disposta a inviare fino a 3.000 uomini.

Comincia a delinearsi l’ossatura della missione che sotto la bandiera azzurra dei Caschi Blu sarà l’espressione dell’impegno di tutta l’Europa per contribuire a risolvere la crisi. Il Belgio dovrebbe inviare un contingente di sminatori, la Finlandia un contingente di 150-200 “scarponi”, la Polonia starebbe pensando a un contributo di circa 700 soldati, e altrettanti ne potrebbe inviare la Spagna.

Anche la Gran Bretagna, impegnata su più scacchieri in Medio Oriente, contribuirà con mezzi aerei, mentre la Germania dovrebbe fornire mezzi navali per la sorveglianza delle coste libanesi. Mezzi aerei e navali potrebbero venire anche da Danimarca e Grecia.
Chi guiderà la missione? Quali le regole d’ingaggio? ”Ho sentito oggi Kofi Annan, a Bruxelles annuncerà tutti i dettagli”. Anche sui numeri della missione ”non voglio precedere Annan” ha dichiarato Prodi: “L’Italia si atterrà a quanto stabilito dal Palazzo di Vetro”.
Ben tornato Onu, ben tornata Europa. Ben tornata l’Italia in Europa. Beh, buona giornata.

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Il pianeta nano.

E’ durato poco il sistema solare a dodici pianeti. La stessa commissione internazionale di astronomi che pochi giorni fa aveva promosso i tre nuovi pianeti Cerere, Caronte e 2003 UB313 (Xena), ha deciso oggi di togliere a Plutone la stessa “dignità”, retrocedendolo al rango di “pianeta nano”. Il sistema solare secondo gli astronomi della Iau (Unione astronomica internazionale) riuniti in questi giorni a Praga è quindi formato da undici pianeti. Otto quelli “classici”: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Urano e Nettuno in ordine di distanza dal Sole.

Il declassamento di Plutone è stato dettato dalle sue dimensioni troppo piccole (il suo diametro medio è di circa 2306 chilometri). I miglioramenti nelle osservazioni spaziali stanno permettendo infatti agli scienziati di scoprire l’esistenza di molti altri corpi celesti della grandezza simile a quella dell’ex pianeta e da qui l’esigenza di introdurre la categoria dei “pianeti nani”.

Per il momento non si registrano reazioni da Arcore. Beh, buona giornata.

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Lavoro Leggi e diritto Media e tecnologia

Gli sfruttati della comunicazione.

Crea imbarazzo nel governo e nella maggioranza il caso Atesia, una delle principali società italiane di call center, alla quale l’Ispettorato del lavoro ha imposto di assumere con contratto a tempo indeterminato 3200 lavoratori attualmente “a progetto”.

Prudente il commento del ministro del Lavoro Cesare Damiano: “Mi riservo di esaminare i documenti su Atesia, ma per cò che concerne i call center in generale, 250 mila persone occupate in 700 aziende, l’obiettivo è di regolarizzare tutto il settore”.

Il presidente dell’associazione di categoria Assocontact (Fita-Confindustria), Umberto Costamagna, avverte: “Se la decisione fosse estesa si minerebbe l’intero settore, mettendo in ginocchio le aziende e obbligandole a fare a meno di 50-60 mila collaboratori e mettendo a rischio altri 20-30 mila addetti assunti a tempo indeterminato”.

Giorgio Cremaschi, membro della segreteria della Fiom, dice che “è necessario che il governo assuma ed estenda queste interpretazioni in tutto il settore dei call center”. Il gruppo Cos-Almaviva di cui fa parte Atesia (che lavora per Tim e Wind), ma anche per altre società (Alicos con Alitalia e InAction con Fiat) è una creazione dell’imprenditore Alberto Tripi.

Alberto Tripi, è un sostenitore dell’Ulivo della prima ora, vicino alla Margherita e in particolare al vicepremier Francesco Rutelli. Tripi nel 2005 ha fatto il salto di qualità acquistando da Telecom la società di software Finsiel, cambiandole il nome in Almaviva. Oltre a servire le principali aziende private, si è aggiudicato commesse con ministeri e società pubbliche come i Monopoli di Stato.
Lo Stato produce precariato? E’ atipico. Beh, buona giornata.

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I migranti che fecero l’impresa.

Secondo l’Osservatorio della Confartigianato gli imprenditori extra-comunitari in Italia sono 372 mila. Si tratta di una quantità significativa, pari al 4,7% degli imprenditori in Italia.

La presenza più consistente di imprenditori extracomunitari si concentra nelle costruzioni (68,3%), segue il tessile-abbigliamento (9,4%) e trasporti (7,4%). Il 48,5% proviene dai Paesi dell’Europa non comunitaria, per il 25,7% dall’Africa, 13,2% dall’Asia.
Chissà come ci sono rimasti male Calderoli e soci. Beh, buona giornata.

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Scarponi e cannoni.

L’artiglieria israeliana ha bombardato stamani la cittadina libanese di Shebaa, nel settore orientale della ‘linea blu’ che segna il confine tra Libano e Israele. Lo ha riferito la Tv libanese Lbc. L’emittente ha precisato che l’artiglieria israeliana ha aperto il fuoco contro la zona est di Shebaa, a un chilometro di distanza da una postazione dell’esercito libanese, che venerdì scorso ha preso posizione nella zona.

La cittadina di Shebaa è situata di fronte alla zona contesa delle omonime Fattorie, occupata da Israele nel 1967 e a cavallo del triplice confine con la Siria.

E’ almeno la terza volta che si spara nonostante il cessate-il-fuoco. Mentre l’Europa cerca scarponi, in Libano non tacciono i cannoni. Beh, buona giornata.

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Panic.

Un aereo della compagnia Usa Northwest è rientrato all’aeroporto di Amsterdam-Schiphol scortato da due F-16 per un allarme a bordo. Le autorità hanno sentito alcuni passeggeri del volo, mentre il portavoce del dipartimento olandese per l’antiterrorismo ha sottolineato che il livello di allerta allo scalo di Amsterdam rimane per ora invariato.

Giorni fa un atterraggio d’emergenza di un volo low cost inglese in aeroporto italiano. Pare ci fosse un biglietto minaccioso.
Qualche giorno prima una donna ha un malore da mal d’aria su volo di linea diretto negli Usa. Il volo atterra d’emergenza temendo un attentato.

Sembrano scene tratte del film “L’aereo più pazzo del mondo”, quando a bordo appariva prima la scritta “no panic” e poi “panic-panic”. Ma qui la sequenza è rovesciata. E la comicità lascia il posto al grottesco della propaganda sulla sicurezza.

Siamo al vero tormentone dell’estate: dalla commedia dell’arte alla commedia della guerra.
Beh, buona giornata.

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Taxi driver.

Un tassista di Ischia è stato arrestato per aver picchiato un cliente che chiedeva la ricevuta. L’accusa è di lesioni gravi ed omissione di soccorso. Salvatore Mazzella a fine corsa ha chiesto al cliente il pagamento di 40 euro.

Questi ha contestato la tariffa, ritenendola esosa, e ha preteso la ricevuta fiscale. Il tassista ha infilato il braccio del cliente tra il vetro e lo sportello ed è partito trascinandolo. L’uomo ha una prognosi di 40 giorni.

Chiedere la ricevuta fiscale? Una vera provocazione. Beh, buona giornata.

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Sbarchi clandestini, ecco come si fa.

Spagna e Senegal hanno concordato di iniziare pattugliamenti navali congiunti per tentare di contenere il flusso d’immigrazione clandestina. La decisione è stata presa dopo che in tre giorni sono arrivati più di mille cittadini africani nelle isole Canarie.
Dopo un incontro con la controparte senegalese a Dakar, il ministro dell’interno spagnolo Perez Rubalcaba ha annunciato che due navi della guardia civile spagnola cominceranno a pattugliare le coste del Senegal entro il fine settimana.
Caro ministro Amato, il viaggio per Tripoli glielo paga il governo, o dobbiamo fare una colletta?
Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

Torturare è giusto, torturare è possibile.

Per sostenere il ripugnante principio secondo la quale ci vuole un “compromesso tra lo stato di diritto e la sicurezza nazionale”, qualche giorno fa sul Corriere della Sera, nei giorni immediatamente successivi all’allarme antiterrorismo lanciato negli aeroporti inglesi, Angelo Panebianco ha scritto:“Immaginiamo che tra qualche mese venga fuori che l’Apocalisse dei cieli, il grande attentato destinato a oscurare persino gli attacchi dell’undici settembre, con migliaia di vittime innocenti, sia stato sventato solo grazie alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani, di un jhadista coinvolto nel complotto, magari anche arrestato (sequestrato) illegalmente.”

Panebianco si è poi chiesto:”Chi se la sentirebbe in Europa di condannare quei torturatori? La risposta è: un gran numero di persone. In Italia più che altrove.”
A proposito di tortura e di giustificazione politico-giuridica della tortura, esemplare il caso di Craig Murray, che è stato recentemente intervistato per RaiNews24 da Mario Sanna e Maurizio Torrealta.

Craig Murray è stato ambasciatore britannico in Uzbekistan. Nel periodo cha va dall’agosto del 2002 all’ottobre del 2004 ha scoperto la tortura dei servizi segreti uzbeki sui prigionieri politici e ha denunciato l’uso che delle informazioni estorte, spesso inattendibili, facevano la Cia e il ‘Foreign Office’ inglese.

Craig Murray è stato ascoltato dalla Commissione d’inchiesta dell’Europarlamento sui voli e i sequestri della Cia in Europa alla fine di aprile. Murray è stato ambasciatore britannico in Uzbekistan dal 2002 al 2004. Cosa ha dichiarato Murray alla Commissione? Ha detto che i servizi segreti americani e britannici hanno utilizzato testimonianze di detenuti ottenute mediante tortura e non ha escluso che i servizi segreti di molti paesi europei fossero informati di quanto facessero i loro colleghi in Uzbekistan.

L’ambasciatore ha parlato di “cooperazione” tra i servizi nazionali quando si è avuto a che fare con detenuti sospettati di terrorismo in Uzbekistan. L’alto funzionario si è detto certo del fatto che i servizi uzbeki torturassero i detenuti e che la CIA e l’MI6 britannico ottenessero le informazioni sebbene non partecipassero agli “interrogatori”.

Murray ha raccontato d’aver posto il problema al ministro degli esteri britannico, Jack Straw, il quale concluse, dopo un incontro con il capo dei servizi MI6, che ricevere informazioni ottenute sotto tortura non avrebbe contravvenuto alla Convenzione ONU contro la tortura. A proposito di una domanda posta dal relatore della commissione, Claudio Fava, l’ambasciatore Murray ha affermato di non avere informazioni sulla condivisione delle informazioni tra la CIA e i servizi segreti di Paesi occidentali: “Tuttavia – ha aggiunto – la Germania aveva particolari e stretti legami con i servizi di sicurezza uzbeki e credo che lo scambio di informazioni sia avvenuto”.

Murray ha raccolto le testimonianze di intere famiglie, rivoltesi a lui per assistere i loro congiunti ‘scomparsi’ e sequestrati dai servizi segreti uzbeki. Ha condotto un’indagine e ritiene che oltre 7000 persone, oppositori del regime uzbeko guidato da Islam Karimov, siano state sequestrate e torturate per ordine del governo. Secondo Murray questa azione di feroce repressione interna è stata anche finalizzata alla raccolta di informazioni da parte della Cia.

Secondo la testimonianza di Murray, i prigionieri sotto tortura erano costretti a confessare di tutto: che erano membri di al Qaeda; che avevano contatti con l’Afghanistan e con lo stesso Bin Laden; che andavano in Afghanistan per incontrarlo o che conoscevano persone implicate in questo. Inoltre, chi era torturato era disposto ad ammettere che un gruppo uzbeko di opposizione fosse collegato ad al Qaeda e addirittura confessavano che persone che loro nemmeno conoscevano erano attivisti di Bin Laden.

Ecco un brano dell’intervista di Mario Sanna e Maurizio Torrealta per RaiNews24.

Craig Murray ha voluto raccogliere una dettagliata documentazione sulle violazioni dei diritti umani in tutto il mondo in suo sito e lo sta facendo anche in polemica con il sistema dei media. Come ha reagito la stampa inglese tradizionale davanti alla sua vicenda e alle sue denunce.

I media britannici hanno difficoltà a affrontare a viso aperto questo punto. Nessuno ha mai domandato in modo diretto: “Voi usate materiale di ‘intelligence’ ottenuto con la tortura?” , oppure: “Ma voi non istigate di fatto regimi come quello uzbeko, saudita, algerino? Non incoraggiate questi regimi alla tortura?”. Nessun giornalista ha posto mai queste domande difficili e così il ‘Foregn Office’ è stato in grado di manipolare l’opinione pubblica su questo punto.

Dopo l’11 settembre l’intero sistema dei media in Gran Bretagna è stato dominato dal timore di non mostrare immagini e a non porre sul tappeto questioni che fossero considerate poco patriottiche. Il direttore della BBC e’ stato mandato via perché aveva detto che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa. Ora sappiamo che ciò che diceva la BBC era vero, che non c’erano armi i distruzione di massa in Iraq, ma le due persone ai vertici della BBC sono state mandate via per aver detto una cosa del genere, quindi e’ comprensibile che i giornalisti non si sentano pronti a scavare in profondità su questo argomento nel Regno Unito.

La sua deposizione davanti alla commissione d’inchiesta che indaga sui voli Cia, non è passata inosservata, anzi, ha destato grande sensazione tra gli europarlamentari. Di tutta questa vicenda drammatiche che lei ha vissuto, che ci ha raccontato, qual è stato l’aspetto che più l’ha ferita?

La cosa peggiore per me è stata la scoperta che altri funzionari pubblici, persone che conoscevo da 20 anni erano al corrente di questa situazione. Sono rimasto sbalordito quando ho scoperto che Michael Wood che e’ una brava persona, un uomo che conoscevo da molto tempo trovava una giustificazione legale al modo in ui si poteva eludere il divieto giuridico contro la tortura

A questo punto inizi a pensare: “Perché le persone non si assumono la responsabilità morale delle loro azioni?”.

Se qualcuno riesce a trovare una giustificazione legale alla tortura, allora e’ facile capire come un funzionario pubblico in Germania possa avere ricevuto ordini di andare ad Auschwitz con i carri bestiame e dire: “io sto facendo solo il mio lavoro, sono solo un funzionario pubblico”.

L’articolo di Panebianco, accanto, fatte le debite proporzioni a quelli di Magdi Allam e di Giuliano Ferrara, per non parlare di quelli dell’agente Betulla, e di tutta la macchina propagandistica a favore della guerra di civiltà hanno segnato in questi anni il punto di non ritorno tra lo stato di diritto e la logica della guerra infinita al terrorismo. La testimonianza di Craig Murray è un balsamo per la coscienza critica di ciascuno di noi. Per questa azione in difesa dei diritti umani, Murray è stato costretto ad abbandonare la diplomazia. Beh, buona giornata.

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L’odontotecnico di Bergamo che parla fuori dai denti.

Contro gli sbarchi di immigrati occorre applicare la legge Bossi-Fini che prevede “anche l’uso della forza” perché con una “salva davanti e una dietro” le navi dei clandestini non partirebbero più. E’ questa l’opinione di Roberto Calderoli, vice Presidente del Senato. E aggiunge:” la legge Bossi-Fini va soltanto applicata fino in fondo e la legge parla chiaramente di respingimento alle frontiere e, nel caso, anche dell’utilizzo della forza”.

Non solo: “Una salva davanti, una salva dietro al limite delle acque territoriali e vedrete che – aggiunge il vice presidente del Senato – non solo le navi ritorneranno sui loro passi, ma inizieranno a non partire nemmeno più sapendo ciò che li attende nelle acque intermedie.”

Lo spessore politico e morale del senatore in questione è a tutti noto. E’ noto non perché sia intellettualmente rilevante, quanto per il fatto che molti telespettatori lo videro apostrofare in diretta tv Rula Jebreal, giornalista de La 7 con un elegante riferimento al colore della sua pelle: “Lei è abbronzata”.

E’ noto non perché la sua figura sia politicamente rilevante, ma perché alcune migliaia di telespettatori della tv pubblica lo hanno visto sbottonare la camicia per mostrare la sua intima t-shirt, nella quale s’era fatto serigrafare una delle vignette su Maometto. Complice Clemente Mimun, direttore di RaiUno.

Il programma fu registrato nel primo pomeriggio, ma fu comunque mandato in onda in prime- time, dopo il tg delle 20 di RaiUno. Immediatamente dopo questa sconcia bravata avvennero scontri nella città libica di Bengasi, scontri con le forze di polizia, accorse a protezione del Consolato italiano. Il bilancio della performance televisiva del sen. Calderoli, allora Ministro per le Riforme, fu 16 manifestanti morti ammazzati e un paio di centinaia di feriti.

L’allora Ministro si dovette dimettere, gesto irrilevante perché il Governo Berlusconi era dimissionario, essendo l’Italia in campagna elettorale.

Comunque, il console italiano a Bengasi dovette lasciare di corsa la sede diplomatica, data alla fiamme dai dimostranti inferociti. Una bella pagina per la nostra diplomazia.

Ciò che invece è ignoto è il motivo per cui i senatori della Repubblica abbiano votato il nome di Roberto Calderoli alla carica di vice presidente del Senato. Va ricordato che la presidenza del Senato è, per la Costituzione, la seconda carica dello Stato.

E’ troppo chiedere al presidente del Senato, sen. Franco Marini, impegnato al Meeting di Rimini, molto impegnato nel sostenere il dialogo istituzionale con la vecchia maggioranza, come è stato possibile eleggere un vice presidente che vorrebbe usare le cannonate contro i migranti?

La senatrice Angela Finocchiaro, capo gruppo Ds al Senato ha qualche idea in proposito? E gli altri capogruppo dei partiti di maggioranza?

E’ vero che va garantito il diritto di esprimere liberamente le proprie convinzioni politiche, sbagliate che siano, a un membro della minoranza Ma il signore in questione non ricoprirebbe un carica istituzionale, se non ci fosse stato un accordo tra i gruppi parlamentari in Senato. Si diventa vice presidente sparandole grosse?

E’ anche vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: ma è proprio del mare della Sicilia che stiamo parlando. Beh, buona giornata.

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Società e costume

I campionati di marcia indietro.

Apparentemente è una specialità podistica. La corsa all’indietro, o, come dicono gli addetti ai lavori il “retro.running”. Si sta tenendo in Svizzera il campionato mondiale della nuova specialità: 42 atleti provenienti da molti Paesi si sono sfidati nel campionato del mondo di “Retro-running”, su un percorso di undici chilometri di dislivello partendo da 1900 metri per raggiungere la pianura.

In realtà è una straordinaria metafora del mondo attuale, un formidabile tributo all’arretramento su tutti i fronti delle relazioni umane, sociali e politiche. Un icona dell’esser tornati indietro di anni, per ritrovarci immischiati negli scontri di civiltà, nell’era dei diritti negati, dell’intolleranza, della manipolazione dei fatti, dell’intossicazione dell’aria, dell’acqua e della mente.

Tuttavia, il retro-running è spaventosamente moderno e attuale. Più che una specialità olimpica sembra essere l’attitudine odierna della maggioranza delle persone: tirare avanti, con la testa rivolta all’indietro.

Cambia anche il modo di tagliare il traguardo: invece che con la testa in avanti, nel retro-running il filo di lana di taglia con il culo. Apoteosi sublime del fattore C. Beh, buona giornata.

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La mattanza dei migranti.

Dopo la tragedia del rovesciamento del barcone stipato di migranti clandestini avvenuta nella notte tra venerdì e sabato scorsi, nella quale delle centoventi persone a bordo ne sono state tratte in salvo una settantina e recuperati i corpi di dieci, un’altra mattanza tra sabato e domenica: una trentina di persone sarebbero state a bordo del gommone naufragato a circa 70 miglia da Lampedusa. Lo hanno detto gli stessi superstiti soccorsi dal peschereccio ‘Cleos’.

La scia di morti nei mari della Sicilia è lunga, lunga quanto la scorsa legislatura, che si è scagliata contro l’immigrazione, con quella brutta legge Fini-Bossi, la quale non ha risolto il problema, in compenso lo ha drammaticamente aggravato. E’ un triste elenco, ma bisogna scorrerlo per avere l’esatta entità delle colpevoli inadempienze nella lotta contro i trafficanti di migranti.

Il 7 marzo 2002 un barcone carico di clandestini affonda a sud di Lampedusa, mentre viene trainato da un peschereccio di Ma zara del Vallo. Dodici i cadaveri recuperati, undici i superstiti e varie decine i dispersi. Alle fasi del soccorso aveva partecipato anche il pattugliatore della Marina militare ‘Cassiopea’ senza tuttavia intervenire per il trasbordo. L’inchiesta aperta sul caso fu archiviata quanto il comandante dimostrò che l’operazione non era tecnicamente possibile per le proibitive condizioni meteo.
Il 15 settembre 2002 un’imbarcazione con oltre un centinaio di clandestini affonda a circa mezzo miglio da Capo Rossello, sul litorale agrigentino: recuperati 37 cadaveri di immigrati di origine liberiana, altri 92 riescono a salvarsi. Il 22 settembre 2002 una carretta del mare la ‘Bahack’ arriva a qualche centinaio di metri dalla riva tra Scoglitti e Gela, e scarica in mare una sessantina di clandestini. Recuperati 11 cadaveri.

Il 20 giugno 2003 una barca con circa 250 clandestini naufraga in acque internazionali al largo della Tunisia. Il bilancio è di una cinquantina di morti, circa 160 dispersi e 41 sopravvissuti. L’8 agosto 2004: la nave portacontainer ‘Zuiderdiep’ giunge a Siracusa dopo aver tratto in salvo 71 immigrati partiti dalla Libia e naufragati nella traversata. Morte 28 persone. Il 4 ottobre 2004 un’imbarcazione con 75 maghrebini si inabissa davanti alle coste della Tunisia, al largo di Chott Meriem, provocando l’ annegamento di 17 persone. I dispersi sono 47 e 11 le persone salvate dalla guardia costiera tunisina.

Il 23 marzo 2005 solo sei superstiti su un totale di 15 cinesi imbarcati a Malta e abbandonati in mare dagli scafisti maltesi. Il dramma 16 miglia a sud di Punta Secca, nel ragusano. Il 25 maggio 2005 un’onda anomala fa rovesciare una piccola barca di legno, con 27 uomini a bordo, a 60 miglia dalle coste libiche. A soccorrere i naufraghi sono due pescherecci di Ma zara del Vallo, che ne traggono in salvo 11 e recuperano due cadaveri.
Il 12 luglio 2005 un barcone si capovolge 70 miglia a sud di Malta. Le motovedette maltesi recuperano 16 persone, all’ appello ne mancano altre sette. L’11 settembre 2005 nella notte si arena, a pochi metri dalla costa di Gela, un barcone con 170 clandestini tra cui donne e bambini, di origine eritrea, etiope e palestinese. Il bilancio è di 11 morti. La tragedia durante il trasbordo degli immigrati dal peschereccio al gommone che doveva portarli a riva.

Il 23 ottobre 2005 una decina i corpi vengono recuperati dopo il naufragio di una piccola imbarcazione in vetroresina al largo di Malta, dove però si ritiene vi fossero 25 persone. Il 18 novembre 2005 sono almeno 24 le vittime del naufragio di una ‘carretta’ di 16 metri arenatasi a pochi metri dalla spiaggia a Scicli, nel ragusano, su cui viaggiavano altri 177 immigrati. Le morti mentre i clandestini nuotavano verso riva. La notte prima era stato rifiutato l’aiuto offerto dalle motovedette maltesi al barcone, che aveva proseguito nonostante il mare in tempesta.
Il 5 marzo 2006 c’è una strage sfiorata a pochi metri da Linosa: un forte vento rovescia il barcone su cui erano stipati 275 clandestini, uno dei quali rimane ferito. Il giorno prima un’altra barca si era rovesciato tra Malta e l’isola di Gozo: recuperati quattro superstiti ed un cadavere, nove i dispersi. Il 9 giugno 2006 una piccola barca in vetroresina si rovescia, forse per il carico eccessivo, tra Malta e le coste siciliane: 11 vittime e 16 sopravvissuti, fra cui 4 in gravi condizioni.

Il 27 luglio 2006 avviene nuovo naufragio con almeno 17 dispersi al largo di Mahdia in Tunisia. Tre giorni prima, alla foce del Drillo a Gela, erano stati trovati tre cadaveri, fra cui quello di una giovane marocchina poi riconosciuta dalla sorella, che parla di altri sei dispersi su 22. L’annegamento sarebbe avvenuto durante lo sbarco.
Dunque, la strage di migranti dei giorni scorsi altro non è che la continuazione di una mattanza che dura da anni.

Romano Prodi ha commentato le notizie che arrivano dal mare della Sicilia in merito alla strage di Lampedusa. “Servono provvedimenti efficaci – ha detto- l’ho chiesto varie volte anche a livello europeo, e lo ribadisco anche in questa circostanza. Siamo arrivati a livelli che sono del tutto intollerabili. E’ chiaro-ha aggiunto Prodi- che occorre la collaborazione con i paesi che permettono a questi delinquenti di organizzare le spedizioni. Il problema è che non debbono partire, perchè una volta partiti non si riescono più a controllare”.

Non possiamo non ricordare la “gita” in Libia di Berlusconi e Pisanu, con tanto di promesse di costruzione di un’autostrada, in cambio della cooperazione nel pattugliare le coste libiche, da dove, anche nei giorni scorsi sono partite le carrette del mare per venire a naufragare con il loro carico umano nei nostri mari. Alla luce dei fatti fu una tragica farsa.

Il nuovo governo ha cambiato direzione sul tema della migrazione. Ma sul dramma degli sbarchi bisogna fare presto: tra qui e ottobre potremmo avere ancora decine di cadaveri da recuperare in mare.
Beh, buona giornata.

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Siamo mezzo-razzisti.

Secondo uno studio europeo, il Belgio è uno dei Paesi Ue ‘meno impegnati’ nella lotta contro il razzismo. Stando a quanto reso noto dall’ong Enar, il Belgio è agli ultimi posti tra i 17 paesi Ue che hanno dato seguito alle direttive sul tema.

Nel Paese, dice lo studio, aumentano episodi di razzismo, c’è tolleranza verso le discriminazioni, scricchiola il principio della parità delle razze. Il Paese meno razzista è la Finlandia, seguono Gran Bretagna e Olanda.

L’Italia è nona.

Pessimo piazzamento: il frutto amaro di cinque anni di Governo Berlusconi e dell’asse politico Lega-FI. Anche An fece la sua parte, grazie alla Fini-Bossi. L’Udc di Casini? Stava a guardare e poi votava in Parlamento.

Abbiamo un problema, che dobbiamo risolvere in fretta e in profondità, perché essere al nono posto su 17 paesi presi in considerazione vuol dire che siamo a metà classifica, cioè che l’Italia risulta essere un paese mezzo-razzista.

Dal punto di vista democratico, il bicchiere è mezzo vuoto. Beh, buona giornata.

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La sai l’ultima?

“Sono l’italiano che paga in assoluto più tasse e ne sono fiero. Ho pagato anche la tassa sul lusso, perché io pago tutto, anche più di quanto dovrei”. Lo ha detto Silvio Berlusconi all’ennesimo party estivo, stavolta organizzato dalla stilista Krizia nella villa in Costa Smeralda.

Durante la serata ha anche trovato il tempo di dire: “E’ difficile dopo essere stati al governo per cinque anni smettere di pensare all’interesse del mio Paese. Per quel che riguarda i militari in guerra (nel sud del Libano) porterò avanti anche nell’opposizione l’idea che avevo quando stavo al governo. Credo di essere in grado di dare qualche consiglio, dopo cinque anni di governo”.

Prodi e D’Alema sono avvertiti: in caso di bisogno, basta chiamare Silvio. Lui sa come si fa.
Beh, buona giornata.

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Popoli e politiche

L’assassino di Frammartino voleva uccidere un ebreo.

Le forze di sicurezza israeliane hanno catturato il presunto assassino di Angelo Frammartino. Il giovane volontario è stato assassinato a coltellate il 10 agosto mentre passeggiava a Gerusalemme.

L’arrestato, 24 anni, appartiene alla Jihad Islamica. Si chiama Ashraf Abdel Hanaisha ed è stato catturato in Cisgiordania. Ha confessato che era a Gerusalemme per uccidere un ebreo e Frammartino è stato ucciso per errore.

Angelo Frammartino dunque è morto per sbaglio? E’ stato ucciso dal “fuoco amico”? No. Il volontario italiano ha perso la sua giovane vita perché era andato a fare qualcosa di utile per i bambini palestinesi.

La qual cosa non piace a chi fa la guerra uccidendo la gente comune, per rappresaglia, per vendetta, per odio: religioso, razziale, per riaffermare la supremazia della propria civiltà.

In questo senso, l’assassinio di Angelo Frammartino è un fatto politico. Significa che esiste una simmetria, una specularità tra terrorismi, quello imperiale si alimenta di quello jihadista e viceversa.

Nelle guerre moderne, i civili non sono solo le prime vittime, ma i primi obiettivi strategici. L’arrestato aveva nella mente che ha armato di coltello le sue mani la stessa logica di chi ha ordinato di attaccare Cana. Forse c’era un lanciamissili dietro il palazzo dove dormivano 37 bambini. La logica è semplice: io sparo lo stesso, anche se ci sono bambini. Cui corrisponde :io bombardo lo stesso, anche se ci sono bambini.

Ashraf Abdel Hanaisha voleva uccidere un ebreo. Dunque, Angelo Frammartino che era andato per occuparsi di bambini palestinesi, ha trovato, sia pur tragicamente il modo per salvare un suo coetaneo di religione ebraica. E’ morto al posto suo. “Chi salva una vita, salva il mondo intero”, era il motto di Schindler e della sua lista.

L’amarezza per il tragico fatto di sangue che ha portato via la giovane e generosa esistenza di Angelo Frammartino, accanto alla compostezza dei suoi famigliari e dei suoi compagni è la dimostrazione che nel nostro paese ci sono persone semplici e sane. Che sanno da che parte stare. Dalla parte opposta dei coscritti prezzolati della guerra di civiltà. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

La comunicazione commerciale i diritti di cittadinanza del consumatore.

Recentemente il Ministro per le Comunicazioni, Paolo Gentiloni ha chiesto alla Rai di abbassare il sonoro degli spot pubblicitari. La Rai ha risposto che provvederà. L’impressione è che questa sia una iniziativa che non serve proprio a niente. Attualmente il problema non pare tanto il volume dei break pubblicitari, quanto piuttosto la qualità dei programmi televisivi.

La bassa qualità dei programmi tv, trasmessi dalla tv pubblica è stata negli scorsi anni giustificata dalla necessità di produrre trasmissioni televisive che catturassero il numero più alto possibile di spettatori, tanto da convincere gli investitori a finanziare con la pubblicità il servizio pubblico, in concorrenza con la tv commerciale. I risultati sono stati deprimenti dal punto di vista della funzione del servizio publico, ma sono stati poco utili anche al mercato della pubblicità, tanto da chiedersi se il gioco valesse la candela. Ovviamente qui si prende il considerazione il rapporto tra spot e spettatori televisivi.

Perché se il metro di misura è la raccolta di budget pubblicitari, in realtà la Rai ha tirato la volata agli ottimi fatturati che Mediaset ha registrato in questi anni, che hanno coinciso con la presidenza del consiglio dei ministri del fondatore, tanto da riuscire a far approvare una legge come la Gasparri che ha ulteriormente rafforzato la posizione dominante di Mediaset.

E allora, quanta e quale efficiacia hanno ancora gli spot pubblicitari, trasmessi in televisione?

A ben vedere come stanno le cose, sembrerebbe che le marche e i consumatori vorrebbero volersi bene, se non fosse che non si capiscono più. E’ come quei matrimoni che vanno in crisi per ‘incompatibilità del carattere’. L’esempio calza anche per quello che riguarda l’inconsistenza degli intermediari: pubblicitari, ricercatori, centri media, agenzie ed emittenti sembrano come i consulenti matrimoniali, gli avvocati, e parenti che si affannano alla ricerca di una riconcigliazione, peggiorando le cose.

Ciò vuol dire che in un mondo non più di massa, ma di persone si deve trovare il modo di toccare il desiderio personale. La crisi si è portato via il consumatore-massa, semplice obiettivo (target) da colpire con raffiche di messaggi (misurabili in grp’s). L’efficacia degli spot cala di anno in anno. Si dovrebbero trovare altri mezzi da utilizzare oltre alla televisione, per generare immagini, nonché l’anima della marca. Oggi non ci possono più essere agenzie specializzate solo sul mestiere della pubblicità, i creativi pubblicitari dovrebbero perseguire la contaminazione con altre forme di creatività, provenienti dai media, per estendere la visione della comunicazione.

Le agenzie dovrebbero aprire lo spettro della comunicazione pubblicitaria, per fare uscire la marca dalla via tradizionale. Le aziende dovrebbero assecondare questo processo di rinnovamento. Perché con il rafforzamento dei movimenti che criticano la società attuale, la pubblicità viene rifiutata da molti, come simbolo appunto di questa società consumistica.

Dunque, bisogna sapere misurare e dosare la pubblicità, che non ha alternative se non nell’essere sempre più creativa, e avere un’etica sempre più ferma, rispettando il consumatore. Il paradosso italiano sta nello straordinario volume di fuoco pubblicitario prodotto dalle televisioni. Con il risultato che i consumatori non amano le aziende, attualmente non comprano i loro prodotti, subiscono la tv, sono scettici sul valore della comunicazione commerciale.

Poco meno di dieci anni fa, in ‘Disruption’ (John Wiley&sons, Inc 1996) Jean-Marie Dru sosteneva la necessità di rompere le regole, superare l’idea della difesa della quota di mercato per riscoprire un idea di quota di futuro, con cui le grandi marche, attraverso il linguaggio della pubblicità avrebbero potuto riconquistare il dialogo con i tanti pubblici, raggiungibili attraverso lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa, sviluppo favorito dalla globalizzazione.

Chi abbia letto con attenzione ‘No logo’ di Naomi Klein (Baldini&Castoldi, 2001), si è accorto che la critica alle grandi marche globali e alle loro campagne pubblicitarie, era in realtà una richiesta precisa, affinché i diritti di cittadinanza fossero sempre ben presenti nelle strategie di marketing.

In ‘Copywriter, mestiere d’arte'( Il saggiatore, 2001), Emanuele Pirella scrive che la pubblicità deve far acquistare le merci ‘per amore, per desiderio, per affetto, per amicizia’.

Kalle Lasn, leader di Adbuster (vedi ‘Errore di sistema’, di Bifo Berardi ed altri, Feltrinelli, 2003) non nega la pubblicità, la critica, la manipola per impedirle di essere invadente nel territorio ed invasiva nella mente dei cittadini-consumatori.

Intervistato da Ilaria Myr per www.advexpress.it, (24.06.2004) durante il 51 festival della Pubblicità a Cannes, Jacques Séguéla dice: ‘Ma sarà evidente che la pubblicità del 21mo secolo non avrà niente a che fare con quella precedente, e questo sarà evidente dai Festival che verranno. Il primo grande cambiamento riguarda la fiducia dei consumatori. All’inizio degli anni quaranta bastava il prodotto a creare fiducia. Dagli anni ottanta è stato necessario aggiungere la marca per rafforzare la fiducia. E oggi c’è di nuovo banalizzazione del prodotto e del valore. Sarà necessario passare dal duo prodotto+ marca a prodotto+ marca+ azienda. Il secondo cambiamento riguarda il desiderio. Prima il desiderio era comune, perché il consumatore stesso era comune, così come i media. Oggi siamo in un mondo non più di massa, ma di persone, e si deve dunque trovare il modo di toccare il desiderio personale. La terza evoluzione riguarda i media. È il tempo dell’advertainment, la pubblicità farà parte interamente dell’entartainment. I media saranno nel 21mo secolo il vero motore del nostro mestiere. Perché l’efficacia degli spot cala di anno in anno. Si devono trovare altri mezzi da utilizzare oltre alla televisione, per generare immagini, nonché l’anima della marca. ‘

Per altro, Séguéla sostiene essere giunto il momento in cui creativi della pubblicità e creativi degli altri media, a cominciare dalla tv, imparino a lavorare insieme, perché i contenuti, le idee, i pensieri espressi dalle aziende siano il più vicino possibile ai desideri delle persone.

Al superamento dell’idea del consumatore-massa, all’abbandono della pratica del ‘target’ da colpire con raffiche di spot si era avvicinato Marco Benatti, excountry manager del gruppo Wpp, la più potente holding di pubblicità del mondo, il quale in una intervista a Prima Comunicazione di Ottobre 2003, a firma di Umberto Brunetti ha detto: “Facciamo un esempio, facciamo il caso che lei sia un grande produttore di surgelati. Finora cosa farebbe? Compra spazio alla televisione e scarica in faccia al consumatore italiano una dose terrificante di spot a favore dei surgelati. Più o meno colpisce il target giusto, ma con una dispersione di messaggio e di soldi spaventosa.

E’ interessante notare che Wpp ha recentemente acquisito quote di AGB Group, la società che ha inventato e gestisce il meterpeople, il sistema su cui si basano le rilevazioni condotte da Auditel.

Mi pare che questo sia lo scenario ideale per immaginare il superamento dei parametri di valutazione proposti da Auditel. La cui presenza è diventata ingombrante, non tanto per i dubbi relativi alla trasparenza dei dati, ma proprio come nume tutelare di quella idea di consumatore-massa che i mercati globali stanno mettendo fortemente in discussione.

‘Ma noi segmentiamo ben sessanta pubblici’, ha detto il dott. Pancini, direttore generale di Auditel durante ‘Controcorrente’ su Sky news 24, il 29 settembre u.s. E’ proprio questo il punto: Auditel compra gradimento all’ingrosso e rivende target al dettaglio. Questa stagione è finita, tutto ciò è stato superato dai mercati globali: nonostante le anomalie e i paradossi del nostro sistema radiotelevisivo, il cambiamento lo si può ritardare, come è stato fatto finora, ma fermarlo e impossibile.

‘La globalizzazione ha due volti: uno è quello dell’ordine imperiale, delle sue gerarchie, dell’omologazione; l’altro è la possibilità di nuovi circuiti di informazione e collaborazione che attraversano le nazioni e i continenti, facilitando un illimitato numero di incontri’ (Moltitudine, di Micheal Hart e Antonio Negri, Rizzoli, 2004).

E’ tempo che tra la comunicazione commerciale e i diritti di cittadinanza dei consumatori si stabiliscano mille occasioni di incontro e che i professionisti della comunicazione agiscano da volano per un continuo feedback positivo. Che possa anche essere illuminante per l’azione del Governo, che deve rimettere mani sul riassetto del sistema radiotelevisivo italiano. In questo senso il ministro Gentiloni non ha davvero un compito facile. Forse gli sarebbe utile guardare oltre il mercato italiano: gli esempi non mancano.

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Fini e Bossi come i fratelli Derege.

Non è una gag. Vittima di un’aggressione e dello scippo della borsa con l’attestato di attesa del permesso di soggiorno, va a denunciare e viene arrestata. E’ accaduto a una romena di 19 anni, compagna di un imprenditore romano, comparsa davanti al pm di Roma, per la convalida dell’arresto. Il pm ha dato corso al procedimento di violazione della Bossi-Fini e ha fatto le sue scuse per l’arresto.

Alla prossima udienza la donna presenterà il permesso di soggiorno e le accuse cadranno.

Ricapitoliamo: lei ha fatto il suo dovere, denunciando un furto. I poliziotti hanno fatto il loro dovere applicando la legge Fini-Bossi. Il pm ha fatto il suo dovere dando corso al procedimento penale.

Ha fatto anche il suo dovere di uomo e di cittadino, scusandosi per una legge ridicola e pericolosa: anche se c’è da dire che, forse, se la cittadina romena non fosse stata la compagna di un imprenditore romano, certo non sarebbe stata trattata con i guanti bianchi.

Se tiriamo le somme abbiamo un gran numero di persone che hanno perso tempo, che sarebbe stato meglio dedicare a un miglior uso delle Giustizia, per applicare una norma fessa, figlia di una Legge sbagliata. Bossi e Fini l’hanno scritta in due. Come i fratelli Derege, le cui gag cominciavano con la fatidica affermazione: “Vieni avanti, cretino.” Beh, buona giornata.

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Attualità

Non lo svegliate troppo presto.

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi tiene costantemente informato degli sviluppi diplomatici della vicenda Libanese il capo dell’opposizione, Silvio Berlusconi.

Il quale però fa tardi tutte le sere, perché è molto impegnato in questi giorni d’estate, tra una festa mascherata da berbero, le nottate al Billionare e e in altri locali notturni, nonché il disturbo della queste pubblica, provocato da un “vulcano di fuochi d’artificio” nella sua villa in Sardegna.

Deve essere molto penoso svegliarlo la mattina presto per parlargli di cose serie, come la presenza di un contingente italiano nel Libano. Beh, buona giornata.

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