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Lavoro Leggi e diritto

Crepa, operaio, crepa. Oggi tre morti sul lavoro.

A Pozzuoli è morto un operaio di 27 anni, nella piazza di via Roma, dove sono in corso lavori di ristrutturazione. Sebastiano Marruso di San Cipriano d’Aversa (Caserta) stava manovrando una gru, quando si è rotto un tubo della pressione idraulica e un pezzo gli è caduto in testa, uccidendolo sul colpo.

Questa mattina verso le 10:30, un operaio di 27 anni è morto folgorato mentre stava effettuando la manutenzione sulla linea elettrica della tratta ferroviaria Torino-Milano nella stazione Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli. Il segretario regionale dell’Ugl del Piemonte, Armando Murella, nell’esprimere cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima, ha denunciato come “in questo periodo siano aumentati gli incidenti che avvengono sulle linee ferroviarie”.

A Pomezia, comune alle porte di Roma, un operaio italiano di 42 anni, è morto verso le 11 precipitando da una scala. L’uomo, dipendente di uno stabilimento di serigrafia, l’Edigraf, di via Honduras, doveva riparare un palo dell’illuminazione all’interno dell’azienda. Mentre stava lavorando, la scala si è rotta facendolo precipitare da un’altezza di otto metri. E’ morto sul colpo. Oltre i carabinieri della stazione di Pomezia, sono intervenuti anche i tecnici dell’Ispesl e della Asl Rm H di Albano. Beh, buona giornata.

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Leggi e diritto Media e tecnologia

Ma quale fango: Silvio Berlusconi è formalmente indagato dalla procura di Trani nell’inchiesta Rai-Agcom.

(fonte: repubblica.it)
Silvio Berlusconi è formalmente indagato dalla procura di Trani nell’inchiesta Rai-Agcom. E’ questo il contenuto della risposta che la procura di Trani ha fornito all’istanza presentata stamani dai legali del premier, Filiberto Palumbo e Niccolò Ghedini, che chiedevano se il premier fosse indagato. Una notizia ancora non ufficiale. “Alla richiesta del premier abbiamo già risposto” si limita a dire il procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo. Ma il contenuto della risposta ci mette poco a diffondersi. L’ipotesi di reato dovrebbe essere quella di concussione per le presunte pressioni fatte dal premier per fermare Annozero. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

La maledizione dei calzini turchesi.

ll direttore responsabile di Videonews, Claudio Brachino, è stato sospeso per due mesi dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia in relazione al servizio sul magistrato Raimondo Mesiano che provocò forti polemiche. Il filmato incriminato andrò in onda a metà ottobre su “Mattino 5”, contenitore di news e approfondimenti delle reti Mediaset. Il conduttore, Claudio Brachino, annunciò ai telespettatori le immagini “in esclusiva” di presunti comportamenti “stravaganti” del giudice civile milanese, Raimondo Mesiano.

Lo “scoop” consisteva in un video di pochi minuti sulla vita privata del magistrato che poche settimane prima aveva condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro. Nel filmato si vedeva il giudice che fumava una sigaretta, passeggiando di fronte al barbiere. Poi gli ormai celebri calzini “turchesi”, definiti dalla giornalista “stravaganti”. Il direttore di Videonews si era poi scusato con Mesiano in un articolo pubblicato su Il Giornale. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Media e tecnologia

Berlusconi ordina, Rai esegue.

“Zitti, si vota”: resta il divieto di politica in Rai. Il Cda si spacca sul “bavaglio”-blitzquotidiano.it

Metà “Ponzio Pilato delle istituzioni” e metà “legionario della maggioranza politica”, il Consiglio d’amministrazione della Rai ha confermato con cinque voti contro quattro lo stop ai talk show politici durante il periodo pre-elettorale. Confermata, quindi, la decisione dei giorni scorsi nonostante la sentenza del Tar che, venerdì 12 marzo, aveva definito illegittimo il blocco per le televisioni private. E nonostante l’Autorità delle Telecomunicazioni avesse invitato la Rai a comportarsi di conseguenza. C’è dunque la campagna elettorale, tra due settimane si vota e in Rai c’è appeso il cartello: “Qui si chiacchiera di tutto ma non di politica”.

Metà “Ponzio Pilato” perché i consiglieri di amministrazione nominati dal centro destra hanno fatto finta di non decidere. Non hanno riacceso Ballarò, Porta a Porta, Annozero e Ultima Parola. Però si sono “lavati le mani” anche della responsabilità diretta di tenerle spente queste trasmissioni. Hanno votato che “deve decidere la Commissione di vigilanza parlamentare sulla Rai”. Mentre questa decide, la campagna elettorale sarà finita o quasi. Metà “legionari”, perché si trattava di non contraddire la voglia chiara ed esplicita del premier di non vederle più quelle trasmissioni. Possibilmente mai più, in mancanza di meglio almeno per un mese.

I consiglieri Rai Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten affidano ad una nota le ragioni del loro no alla ribadita sospensione dei talk show: «Esprimiamo il nostro voto contrario perché si tratta di una decisione dilatoria che non sana la forzatura di interpretazione del regolamento compiuta quando a maggioranza fu decisa la sospensione di quattro trasmissioni di approfondimento».

Secondo i consiglieri «l’ordinanza del Tar sulla delibera dell’Agcom e l’invito della stessa Autorità di Garanzia a riconsiderare la delibera assunta dal Cda -avrebbero dovuto indurre la Rai a ricollocare in palinsesto da subito gli approfondimenti informativi. Siamo tra l’altro convinti che la conferma della sospensione rende concreto il rischio per l’Azienda di sanzioni». Il presidente della Rai Garimberti si dice “amareggiato”. Gentiloni del Pd parla di “suicidio aziendale”.

Per rivedere trasmissioni come Porta a Porta di Bruno Vespa, AnnoZero di Michele Santoro, Ballarò di Giovanni Floris e L’Ultima Parola di Gianluigi Paragone, quindi, occorrerà aspettare che siano passate le elezioni regionali, quando parlar di politica nella tv pubblica non farà più alcun “danno di informazione”. E’ stata proprio l’equazione tra informazione e comunicazione politica a portare all’annullamento delle trasmissioni. Equazione respinta dal Tar ma voluta fortemente dalle forze di maggioranza e dai radicali. Equazione che ha portato a sostenere che le regole valide per le Tribune Politiche sono le stesse che devono valere per una trasmissione giornalistica. Non la par condicio ha spento la politica in Rai, ma l’uso improprio della par condicio. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia

Grave attacco di gelosia. Emilio Fede ricoverato in ospedale.

Dopo “l’editoriale” di Augusto Minzolini, direttore del TG Uno, andato in onda ieri alle 20, il direttore del Tg4 Emilio Fede è stato ricoverato ieri sera all’ospedale San Raffaele per un leggero malore. Il giornalista si sarebbe già ripreso. Fede è ricoverato al settimo piano, nella stessa stanza che ha ospitato Silvio Berlusconi durante la degenza in seguito al ferimento per il lancio di una statuetta dopo un comizio in piazza del Duomo, si è già ripreso.

Al San Raffaele oggi è stata organizzata una festa per i 90 anni del fondatore, don Luigi Verzè. Alla festa partecipa anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, al termine, non è escluso vada a far visita ad Emilio Fede. Così fanno pace. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Media e tecnologia

Chi di tivù ferisce, di tivù perisce.

(fonte: blitzquotidiano.it)
«Basta, finiamola con questo scandalo. Quello che bisogna concertare è che la vostra azione permetta di chiudere la trasmissione. Non voglio più vedere Antonio Di Pietro in tv». Questo sarebbe il contenuto esplosivo di una delle telefonate del novembre 2009 tra Silvio Berlusconi e il commissario dell’Autority per le comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, intercettata dalla procura di Trani. Secondo quanto riportano oggi Il Corriere della Sera e La Repubblica, a questa esplicita richiesta del premier, Innocenzi avrebbe risposto: «L’ho chiesto anche a Calabrò», cioè Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom.

La data è 12 novembre e, secondo La Repubblica, su Rai 2 è in onda Annozero, si parla del caso del sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, per il quale la procura di Napoli ha chiesto l’arresto. Silvio Berlusconi prende il telefono e chiama il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi: «Ma la stai guardando la trasmissione? – gli dice – È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!». Il presidente chiude. Poi richiama: «Non si può vedere Di Pietro che fa quella faccia in televisione!» commenta, riferendosi al leader dell’Italia dei Valori ospite di Michele Santoro insieme con il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granata (Pdl), il direttore di Libero Maurizio Belpietro e il giudice Piercamillo Davigo.
(Beh, buona giornata).

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Attualità Leggi e diritto Società e costume

Taxi, tutto il mondo è paese. Solo che a New York li puniscono, invece a Roma li corteggiano per avere voti.

New York, la grande truffa dei tassisti-Tariffe ritoccate per i turisti-Un business da 8,3 miliardi-lastampa.it

Migliaia di tassisti di New York hanno applicato negli ultimi anni tariffe ritoccate alla clientela, appropriandosi indebitamente di oltre 8,3 milioni di dollari in un totale di 1,8 milioni di corse. È quanto ha calcolato la Commissione di Taxi e Limousine della Grande Mela, secondo quanto riferisce il ’New York Times’. Per stilare il rapporto l’agenzia municipale di controllo ha utilizzato il sistema Gps a bordo delle auto pubbliche confrontando dal 2008 i tragitti e le tariffe applicate che sono risultate in media più alte di 4,45 dollari del dovuto. Le corse prese in esame, 1,8 milioni, sottolinea il quotidiano, rappresentano una quota esigua sul totale di 360 milioni di corse effettuate nei 26 mesi analizzati.

Gli investigatori hanno scoperto che 36mila tassisti hanno gonfiato i prezzi almeno una volta e circa tremila lo hanno fatto più di cento volte. Il “ritocco” maggiore nelle aree di Nassau and Westchester. Secondo la Commissione può essere considerata la più grande truffa nella storia dell’industria dei taxi. Matthew W. Daus della Commissione di Taxi e Limousine dice: «Non abbiamo mai visto nulla di così esteso, è un fatto gravissimo». Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha assicuraato che ” per alcuni potrebbero esserci delle serie conseguenze”.

Applicare una tariffa diversa da quella prevista dal regolamento viola le regole della Commissione. La pena prevista per chi non rispetta le norme è una multa, più il ritiro della licenza, a seconda della gravità dell’infrazione. I tassisti della Grande Mela hanno espresso tutto il loro rammarico per la vicenda. «Ci vergognamo. Ora tutti ci guardano come ladri», commenta il tasissta Bagicha Singh. (Beh, buona giornata)

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“Se le indagini vengono confermate dalla realtà, allora davvero salta all’aria il giornalismo e lo stesso sistema democratico.”

B “traffica” con Minzolini e Agr e la difesa è: non è mica un reato -di Mimmo Càndito-la stampa.it
Cari internauti. Anche se leggo che già in altri miei post giungono commenti (e indignazione) per quanto sto per trattare in questo post, mi pare giusto dare ugualmente alla notizia un suo spazio specifico.

Sto parlando dell”indagine che riguada il presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi, il direttore del Tg1 Minzolini, e il commissario dell”Agenzia di garanzia sulle comunicazioni Innocenzi. L”indagine – lo avrete letto – e l”ipotesi di reato nascono casualmente dai contenuti di una intercettazione relativa ad alcuni soggetti che presuntamente avevano traffici di malaffare in Puglia: nelle intercettazioni su costoro sono finite alcune intercettazioni dalle quali appariva evidente che B faceva pressioni (qualcuno ha scritto: dal tono li trattava come servitori più che come dipendenti!) su Minzolini e Innocenzi, per squalificare “Annozero”, la trasmissione di Santoro in RaiDue, e avere un controllo blindato sulle notziie del Tg1.

Non v”è dubbio che il rilievo di questa storia (rivelata dal giornale “Il Fatto Quotidiano”, di Antonio Padellaro) sia prevalentemente politico. Ma io vi chiederei di prestare attenzione soprattutto a quanto esso disegna della identità del sistema mediale italiano, cioè di una struttura che è fondamentale per una corretta dialettica della democrazia e che appare invece usata spregiudicatamente come forma di un esercizio autoritario (nella sostanza, se non totalmente nella forma) del potere.

Il giornalismo può svolgere il proprio compito di garante della qualità dei processi cognitivi – il giornalismo non produce soltanto notizie ma, soprattutto, conoscenza – fin che si muove in un terreno nel quale la sua dipendenza sia legata soltanto al rispetto della legge; quando questo equilibrio viene violato – e violato non soltanto dai giornalisti ma (se le indagini vengono confermate dalla realtà) addirittura anche dagli istituti di garanzia – allora davvero salta all”aria il giornalismo e lo stesso sistema democratico.

Della drammaticità della deriva in atto mi pare significativa l”affermazione che viene attribuita a B: “e allora, dove sarebbe il reato?”. Che, tradotto, vuol dire: è tutto normale, quello che io ho fatto è regolare e naturale, e non ho violato alcuna legge. Un tempo – prima del belusconismo -anche in Italia si parlava di ” senso dello Stato” ; oggi, in Italia, nemmeno molto giornalismo (non diciamo gran parte della politica) sa più che cosa sia. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Media e tecnologia

Minzolini difende, anche con toni aggressivi, il suo lavoro in questa intervista a Libero.

Franco Bechis- da Libero

A lui non risulta nessuna indagine. Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini sostiene di non avere ricevuto alcun avviso di garanzia e quindi di non potere dire nulla sulla presunta concussione per cui sarebbe indagto a Trani. Dice però che se il fatto fosse vero, lo prenderebbe come un tentativo di intimidazione a lui e al Tg1. A Trani infatti c’era andato, come teste, dimostrando il millantato credito di chi sosteneva che sul Tg1 mai sarebbe apparsa una notizia contro l’American Express. Solo il Tg1 infatti ha dato informazione dell’inchiesta di Trani. Quanto all’accusa di avere ricevuto la linea del Tg1 da Silvio Berlusconi, la considera «ridicola». Certo che ha parlato con il premier, 4 o 5 volte da quando è al Tg1. Lo faceva anche prima, perché così si fa il giornalista. E difende, anche con toni aggressivi, il suo lavoro in questa intervista a Libero.

Sono una persona educata e rispondo a tutte le telefonate che mi fanno. Talvolta per cortesia, altre volte per interesse. Faccio sempre il giornalista e se non parlassi con i protagonisti dei fatti, mi sarebbe difficile comprenderli, no? A proposito, secondo te il presidente del Consiglio non è una buona fonte di informazione? Io spero che si informassero alla fonte diretta anche i miei predecessori

Augusto, sei indagato per concussione alla procura di Trani…

«…Alt. Io non so nulla. Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Che io sia indagato lo dici tu, non io. Non c’è e credo proprio che non arriverà mai…».

Le notizie sono ufficiose, ma autorevoli. E credo che a quest’ora non ce le abbia solo io. Risultano indagati per concussione il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il membro dell’Authority tlc, Giancarlo Innocenzi, e il direttore del Tg1, tu…

«Io? Concussione? E come faccio ad avere concusso?».

La Rai è pubblica e tu sei incaricato di pubblico servizio. Se prendi una “comanda” dall’esterno e comandi i servizi alla tua redazione, ecco qui la concussione.

«Cioè mi accusano di fare il giornalista, che parla con i politici e il direttore che appunto dirige?».

Sembrerebbe così. Tu parli spesso con il presidente del Consiglio, Berlusconi?

«Spesso no. Ma è capitato…».

Devo fare come il confessore: quante volte, figliolo?

«Da quando faccio il direttore del Tg1, quasi un anno, direi quattro o cinque volte. Parlo con lui e con un’infinità di altri politici…».

Anche di opposizione?

«Sì, anche di opposizione. Per altro sono una persona educata e rispondo a tutte le telefonate che mi fanno. Talvolta per cortesia, altre volte per interesse. Faccio sempre il giornalista e se non parlassi con i protagonisti dei fatti, mi sarebbe difficile comprenderli, no? A proposito, secondo te il presidente del Consiglio non è una buona fonte di informazione? Io spero che si informassero alla fonte diretta anche i miei predecessori».

Sentivi al telefono Berlusconi anche prima di essere nominato al Tg1?

«Certo che sì. Ho iniziato a fare il giornalista politico nel 1980. Tranne due anni e mezzo che ho vissuto negli Stati Uniti, per scrivere articoli e retroscena ho parlato con tutti. Anche con diversi presidenti del Consiglio, ministri e segretari di partito…».

E mai ti sei trovato nei guai per averlo fatto?

«Mai. Infatti questa è pura follia. Di più: lo dico con franchezza: è un atto intimidatorio. Non ha senso, è fuori da ogni logica. Mi accusano di avere parlato con Berlusconi? E che accusa è? Poi – sostieni tu -, mi accuserebbero anche di avere parlato con la mia redazione? Significa che secondo i magistrati io dovrei fare il direttore sordo – perché non devo sentire il presidente del Consiglio – e muto, perché non dovrei dare indicazioni alla redazione. Insomma, sono colpevole di non essere sordomuto, altro che concussione!».

Forse dovresti parlare meno al telefono.

«Ah, su questo d’accordissimo. Ma questo è il Paese. Se ho capito bene queste presunte intercettazioni che non pubblica nemmeno Il Raglio del Travaglio…».

Telefonano, io ascolto. E poi decido di testa mia rispettando tutti e soprattutto dando ai cittadini la possibilità di capire. Però abbiamo ridotto un po’ la politica, perché i dati su ascolti e gradimenti dicono che interessa assai poco».

Il Fatto quotidiano, vuoi dire…

«Il Raglio del Travaglio. Beh, queste intercettazioni nascono da una indagine su interessi esorbitanti che avrebbe applicato ad alcuni clienti di revolving card l’American Express. Qualcuno – e lo riconosce perfino Il Raglio del Travaglio – ha millantato di potere intervenire sul Tg1 per bloccare informazioni dell’inchiesta ed evitare una campagna sull’American Express. Tutto nasce da una denuncia di un ufficiale della Guardia di Finanza a cui sono stati applicati tassi secondo lui da usura. La procura di Trani mi chiede di comparire come persona informata dei fatti».

Quindi ti hanno già sentito?

«Sì. Nell’autunno scorso. Li ho chiamati, e informandomi sui motivi della convocazione. Così ho scoperto che forse l’unico tg che ha mandato in onda un servizio sull’inchiesta contro l’American Express è stato proprio il Tg1. L’ho spiegato a Trani, e per me era finita lì. Come sia possibile che poi sulla base di un’ipotesi inesistente di cui ho fornito prova abbiano continuato a intercettare in cerca di chissà che, proprio non lo so».

Lo sai che sei un incaricato di pubblico servizio, non un direttore come gli altri?

«Certo che lo so. Per questo sul Tg1 si è data informazione anche dell’inchiesta sull’American Express. E ogni giorno si cerca di dare le informazioni più complete e rilevanti. Se ne rende conto il pubblico che continua a seguirci… Ecco qui i dati di ieri: Tg1 al 29,2%, il Tg5 al 23,9%. Evidentemente gli ascoltatori ritengono il Tg1 un prodotto equilibrato e non condizionato da chi tenta attraverso intimidazioni di piegare la linea del giornale a questo o quel partito».

E i partiti, intimidazioni a parte, si fanno sentire direttamente? Chiedono molto?

«Telefonano, io ascolto. E poi decido di testa mia rispettando tutti e soprattutto dando ai cittadini la possibilità di capire. Però abbiamo ridotto un po’ la politica, perché i dati su ascolti e gradimenti dicono che interessa assai poco».

Dici? E perché?

«Forse ne è stata fatta troppa in passato, o forse è troppo evanescente. Non si occupa dei temi reali. Guarda questa campagna elettorale: tutte inchieste, intercettazioni, timbri quadrati, rotondi o rettangolari…».

E c’è pure la par condicio.

«Sì, e la dobbiamo rispettare. Oggi ho letto su un quotidiano dei dati assolutamente falsi. Siamo lì con il bilancino a calcolare tutti gli interventi. Ho una squadra che non sgarra quasi al secondo. La par condicio certo frena. Pensa che frena me che vorrei tanto fare un altro editoriale…».

Ma non sono proprio quegli editoriali la ragione vera di polemiche e guai?

Antonio Di Pietro dice che dovrebbero cacciarmi a pedate nel sedere. Era il linguaggio di Benito Mussolini. Detto questo vado volentieri davanti alla commissione di vigilanza o al cda Rai per spiegare le mie idee e difenderle. Non ho paura delle idee.

«Polemiche le farebbero comunque. Rifarei ogni editoriale che ho firmato. Ce l’hanno con quello che ho detto su Spatuzza e Ciancimino jr? Ho detto che sono pentiti non credibili? Forse ero fra i pochi allora a ritenere questo. Ora hanno capito tutti. È una colpa intuire in anticipo? Ho fatto un editoriale sostenendo che era opportuno reintrodurre l’immunità parlamentare. Giù fischi e critiche. Un mese dopo Marcello Maddalena, il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino e altri magistrati hanno sostenuto la stessa cosa…».

Ma continuano a chiederti le dimissioni.

«Sì, personaggi a dire poco ridicoli. Antonio Di Pietro dice che dovrebbero cacciarmi a pedate nel sedere. Era il linguaggio di Benito Mussolini. Detto questo vado volentieri davanti alla commissione di vigilanza o al cda Rai per spiegare le mie idee e difenderle. Non ho paura delle idee. E non vi rinuncio nemmeno se usano atti per intimidirmi. Non mi intimidiscono. Ho le mie idee, e per fortuna le rendo pubbliche. Sono cristallino. Quello che penso lo dico in televisione. Lo dico nelle riunioni di redazione. E naturalmente anche in una telefonata privata…».

Non esistono telefonate private. Guarda questa intervista. Esce su Libero. Ma prima finisce in un faldone. Lo scoop lo sta facendo il maresciallo all’ascolto…

«Dici? Mi hai chiamato sul fisso, attraverso il centralino Rai. È intercettato anche questo? Vabbè, cerca di essere più veloce tu a trascriverla…».
(Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Media e tecnologia

Minzolini non è indagato. Ha solo telefonato.

Il direttore del Tg 1, Augusto Minzolini, non è indagato dalla Procura di Trani. Lo si apprende da fonti giudiziarie che parlano di “fantasiosa ricostruzione giornalistica”.-da Rainews 24

Nei confronti di Minzolini alcuni organi di stampa avevano ipotizzato una iscrizione nel registro degli indagati per il reato di concussione, lo stesso per il quale potrebbero essere sottoposti ad accertamenti il premier Silvio Berlusconi e il componente dell’Agcom Innocenzi. (Beh, buona giornata).

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democrazia Media e tecnologia

“Sul tema Santoro: una “strategia” che il Fatto Quotidiano oggi è in grado di rivelare e che vede il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, costantemente informato, giorno dopo giorno, passo dopo passo, di ogni mossa predisposta o da predisporre.”

Le minacce di B: se non ci riuscite è una barzelletta, dovreste dimettervi. Il garante: per me ci sei solo tu. Di Antonio Massari da Il Fatto Quotidiano

Berlusconi chiede – esplicitamente – ai suo fedelissimi dell’Agcom di elaborare una “strategia” per fermare Santoro. E l’Agcom si attiva. Non soltanto l’Authority: si muovono i vertici della Rai, si attiva l’intervento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e viene coinvolto persino un membro del Csm. È di “strategia” che parla anche il direttore generale della Rai, Mauro Masi, quando si confronta con il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi, sul tema Santoro: una “strategia” che il Fatto Quotidiano oggi è in grado di rivelare e che vede il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, costantemente informato, giorno dopo giorno, passo dopo passo, di ogni mossa predisposta o da predisporre.

Il fattore scatenante si manifesta nel novembre 2009: s’è sparsa la voce che Santoro intende trasmettere una puntata sul “caso Mills”. Berlusconi è stato informato dal direttore di Libero, Maurizio Belpietro, che a sua volta l’ha saputo da Santoro, che l’ha invitato in trasmissione. E il premier non ci sta: si lamenta pesantemente con Innocenzi. Questa puntata gli risulta insopportabile. Chiede a Innocenzi d’intervenire pubblicamente. Gli suggerisce di esprimersi in maniera dura. Molto dura. Lo sollecita a spingersi fino a criticare l’Authority per cui lavora – l’Agcom – accusandola di immobilismo.

Innocenzi annuisce. È talmente consenziente da chiedere , a Berlusconi, il permesso di poter spingere l’acceleratore fino in fondo. Berlusconi non ha titoli per concedere – a un membro dell’Agcom – simili permessi. Ma il permesso viene richiesto. E il permesso viene accordato. Anzi – conclude il premier – fammi sapere la “strategia” che avrai elaborato. Ed ecco il sistema: la “strategia” può ruotare intorno a una “lettera”. Dovrebbe firmarla il capo dell’Agcom, Corrado Calabrò, per poi spedirla al direttore generale della Rai, Mauro Masi. A sua volta, Masi, ricevuta la lettera, potrebbe promuovere dei provvedimenti su Santoro.

Serve una “lettera” efficace, però, e a consigliarne il contenuto è proprio Masi. È Masi che indica a Innocenzi la strada maestra per intralciare Santoro e Annozero. Siamo al paradosso: il direttore generale della Rai, che dovrebbe tutelare l’azienda, indica all’Agcom la via per incastrare un giornalista della stessa Rai e uno dei programmi di punta dell’azienda. Tra l’altro, parlando con Innocenzi, è lo stesso Masi che rivendica: la Rai è stata “aggiustata”. Non tutta. Ma quasi. Mettiamo il caso di RaiTre: il direttore Ruffini non c’è più.

Anche Tg1 e Tg2 stanno dando un messaggio diverso rispetto al passato. Persino il Tg3 sarebbe in qualche modo cambiato. Per Santoro , però – dice Masi – la questione è diversa. Nella prima fase della strategia Innocenzi sceglie una strada: non si possono fare “processi” in tv soprattutto se, questi processi, sono in corso nelle aule dei tribunali. Anche le docufiction – che poi saranno bloccate – rappresentano un problema.

Ci sarebbe un preciso precedente giuridico sui processi in tv. Insomma: la via intravista da Innocenzi lascia presumere che, in base a questo indirizzo – e all’opportuna “lettera” scritta da Masi e firmata da Calabrò – si possa placcare Santoro e Annozero “prima” che vada in onda. Berlusconi si fa risentire: Innocenzi garantisce che sta lavorando alla “strategia” e che incontrerà, per metterla a punto, persino un membro del Csm.

Ma la strada indicata da Innocenzi – quella sui processi in tv – non è adeguata. È il segretario generale dell’Agcom Viola ad accorgersene: parliamo del braccio destro del presidente Calabrò. La situazione si chiarisce quando Innocenzi richiama Masi: ha una busta. Dentro c’è qualcosa di scritto. Gliela lascia in un posto dove Masi può leggerla. Anche in questo caso, Berlusconi, viene tempestivamente informato. Prima, però, il Cavaliere inonda Innocenzi dei soliti improperi: il presidente Calabrò dovrebbe lasciare il suo posto, insieme con tutta l’Agcom, che dovrebbe dimettersi in blocco, visto che è una sorta di “barzelletta”.

Innocenzi prende la sua dose quotidiana di rimproveri e poi rasserena il presidente del Consiglio: Masi ha una copia della bozza della lettera. E redarguisce Innocenzi: questa “lettera”, per come è stata elaborata, può servire dopo le trasmissioni. Non prima. Insomma: se Santoro non sbaglia – e la trasmissione su Mills non è ancor andata in onda – non lo si può sanzionare. Non avverrebbe neanche nello Zimbabwe. E quindi: bisogna ricominciare da zero.

Masi offre ancora i suoi consigli: la vicenda va inquadrata pensando al passato. Per esempio, la trasmissione sul caso di Patrizia D’Addario, aveva offerto molti spunti. E in effetti – nei suoi primi “consigli” a Innocenzi – Masi aveva chiesto di portargli tutto il materiale che l’Agcom aveva raccolto su Santoro e Annozero nei mesi precedenti. La “strategia” si evolve fino a questo punto: una lettera, debitamente compilata e poi firmata da Calabrò, potrebbe mettere Masi nelle condizioni di dire a Santoro che, se dovesse infrangere le direttive, la Rai potrebbe pagare una multa pari al 3 per cento del suo fatturato.

Calabrò – che non cederà alle pressioni – sembra intenzionato a non scrivere testi di questo tenore. Innocenzi – per intervenire su Calabrò – chiama persino Gianni Letta, che si dice disponibile a rintracciarlo. Niente da fare. Calabrò non firma. Masi invierà comunque la lettera e il tormentone ricomincerà la settimana successiva. Sempre a ridosso dell’ennesima puntata di Annozero. Berlusconi s’inalbera e Innocenzi sopporta. Esibendo ancora una volta la sua obbedienza al Cavaliere: lo rassicura spiegando che, per lui, “esiste” soltanto una persona. L’ha confidato anche a un suo collega. E quella persona – s’intende – è Silvio Berlusconi. (Beh, buona giornata).

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Attualità Leggi e diritto

I fratelli Berlusconi, entrambi sotto inchiesta: ragazzi, vi date una calmata?

Silvio Berlusconi, il membro dell’Agcom Giancarlo Innocenzi e il direttore del Tg1 Augusto Minzolini sono indagati per concussione dalla procura di Trani, l’inchiesta è nelle mani del sostituto procuratore Michele Ruggiero. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza. I magistrati della Procura non hanno voluto commentare la notizia: “Oggi e domani non diciamo nulla, è inutile fare domande”. In serata fonti vicine alle indagini hanno confermato che si tratta di concussione. Non confermata né smentita l’iscrizione dei tre nel registro degli indagati.

Paolo Berlusconi, fratello del presidente del Consiglio, risulterebbe indagato dalla Procura di Milano per millantato credito. La vicenda riguarderebbe i suoi presunti rapporti con Roberto Raffaelli, manager di Research control system, società che ha messo a disposizione le attrezzature per effettuare intercettazioni negli uffici giudiziari sparsi in tutta Italia.

A quanto si è appreso, Paolo Berlusconi avrebbe promesso a Raffaelli di fargli aumentare il volume di affari.
Le indagini starebbero cercando di accertare se ci sia stato o meno una dazione di denaro da parte di Raffaelli a Paolo Berlusconi. Raffaelli risulta già coinvolto in una inchiesta del pm di Milano Massimo Meroni relativa ad una fuga di notizie sulla nota intercettazione di un dialogo tra Piero Fassino e Giovanni Consorte. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia

Il debito pubblico nell’Italia berlusconiana: millesettecentoottantasettemilaottocentoquarantaesei miliardi di euro.

Bankitalia fa sapere a quanto ammonta il debito pubblico italiano, provate a pronunciarla a voce la cifra, rende meglio l’idea: millesettecentoottantasettemilaottocentoquarantaesei miliardi di euro (1.787.846, se volete divertirvi a tradurlo in vecchie lire moltiplicate per 1936 e spiccioli). Erano 1699 miliardi solo un anno fa: il debito è cresciuto di 88 miliardi in un anno. Beh, buona giornata.

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democrazia Leggi e diritto

Elezioni regionali Lazio: siore e siori, non c’è trucco, non c’è inganno. Solo grave incompetenza. E tanta inutile arroganza.

Roma, 22:23 (Agi)

REGIONALI: CORTE APPELLO, LISTA PDL ROMA NON AMMESSA
La lista Pdl provinciale di Roma resta fuori dalla competizione elettorale. Lo ha stabilito la corte d’appello penale di Roma che non ha accolto il ricorso. Il responsabile elettorale del Pdl, Ignazio Abrignani, spiega che la motivazione ‘e’ la stessa resa martedi’ sera dall’ufficio elettorale circoscrizionale, cioe’ non ammessa per mancanza della prescritta documentazione’. – Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

Lo stato dell’arte di “Beh, buona giornata” alla data di oggi (ore 18.00). Grazie a tutti i lettori.

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Beh, buona giornata.

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Attualità

Elezioni regionali 2010, avviso importante ai milanesi (e a tutti i visitatori, italiani e stranieri che vengono a Roma per business e per turismo): il sindaco di Roma ha aumentato le tariffe dei taxi per l’aeroporto di Fiumicino. Fa il tifo per la Polverini, vuole il voto dei tassisti. E voi pagate.

Ritoccate al rialzo le tariffe dei taxi romani verso gli aeroporti. 45 euro per una corsa per aeroporto di Fiumicino, 35 per quello di Ciampino, introduzione di una nuova tariffa fissa per Civitavecchia, pari a 120 euro. La corsa dal centro di Roma per Fiumicino attualmente costa 40 euro e 30 quella per Ciampino. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia Lavoro

Un venerdì di scioperi e manifestazioni in tutta Italia. Il sindacato vuole “riportare l’attenzione sui problemi legati a lavoro, alle tasse ed ai diritti di cittadinanza”. Trasporti, scuola, uffici pubblici, farmacie, sanità e banche e sarà di 8 ore nel pubblico impiego, 4 ore di sciopero saranno osservate negli altri settori e nelle aziende private. Il Governo continuerà a negare che l’Italia è in una grave crisi economica e occupazionale?

(fonte:repubblica.it)
Sarà un venerdì di scioperi e manifestazioni in tutta Italia. L’astensione nazionale dal lavoro, proclamata dalla Cgil sui temi dell’occupazione, del fisco e dell’immigrazione, riguarderà infatti trasporti, scuola, uffici pubblici, farmacie, sanità e banche e sarà di 8 ore nel pubblico impiego, a differenza delle quattro che saranno osservate negli altri settori e nelle aziende private.

Il sindacato, così facendo, vuole “riportare l’attenzione sui problemi legati a lavoro, alle tasse ed ai diritti di cittadinanza”. Aderiranno numerose associazioni e movimenti, tra cui anche Pd, Popolo viola, Federazione della sinistra, Sel, Arci, Auser, Anpi, Udu e Rete degli studenti.

Alla luce degli scioperi, domani sono previsti disagi nei trasporti, perché bus, tram e metropolitane si fermeranno con orari diversi da città a città, fatte salve le fasce di garanzia. Stop dalle 10 alle 14 anche per piloti, assistenti di volo e personale di terra di aeroporti e compagnie aeree, mentre i ferrovieri si asterranno dalle 14 alle 18. Interessati allo sciopero anche navi e traghetti che ritarderanno di 4 ore le partenze, i camion per tutto l’arco della giornata; i lavoratori di porti ed autostrade sciopereranno 4 ore per ciascun turno di lavoro e il personale dell’Anas per l’intera giornata. Lo sciopero interesserà anche l’autonoleggio, il soccorso autostradale, le autoscuole, i trasporti funebri e gli impianti a fune. Salve le emergenze, lo sciopero riguarderà anche i servizi sanitari, gli ospedali e inoltre scuole, caserme, farmacie e banche.

Astensione dal lavoro, poi, per i lavoratori dell’agroindustria, quelli delle assicurazioni, artigiani, educatori e insegnanti con il personale scolastico in generale, i dipendenti delle tlc (compresi Poste e Telecom) e quelli del commercio e del turismo, gli impiegati e gli operai metallurgici e i lavoratori dei settori chimica e tessili.

A Roma, per esempio, lo sciopero riguarderà gli operatori dell’Ama a partire dal primo turno di venerdì per arrivare, tenuto conto dell’organizzazione dei servizi aziendali, intorno alle 4.30 della mattina di sabato. Interessati dallo sciopero, con le stesse modalità, anche gli operatori del comparto funerario.

Per quanto riguarda le mobilitazioni di piazza, saranno due i cortei che percorreranno le strade della capitale: quello organizzato dalla Cgil partirà alle 9 da piazzale Flaminio diretto verso piazza Mazzini, dove dovrebbe concludersi intorno alle 13 attraversando le vie del quartiere Prati. Davanti alla sede Rai parleranno il segretario generale del sindacato di Roma e Lazio, Claudio Di Berardino, e il segretario nazionale, Enrico Panini.

I Cobas della scuola e gli studenti, invece, hanno intenzione di ‘assediare’ il ministero di viale Trastevere arrivando intorno alle 14.30 con un corteo nazionale che partirà da piazza della Repubblica alle 9.30. L’Unicobas ha dato invece appuntamento agli iscritti, sempre a partire dalle 10 in largo Chigi. Faranno sentire le loro ragioni anche gli studenti. Unione degli studenti e Link-Coordinamento universitario hanno organizzato decine di cortei e iniziative pubbliche (a Milano in Largo Cairoli, a Roma in piazzale Flaminio, a Napoli in piazza Garibaldi) all’insegna dello slogan “Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli!”. Unione degli universitari e Rete degli studenti medi occuperanno diverse piazze issando striscioni con su scritto “Le vostre tasse le paga il nostro futuro!”.

Il servizio di trasporto pubblico a Roma sarà interessato da una protesta di quattro ore, dalle 9.30 alle 13.30. Non saranno garantite, ha spiegato una nota di Roma Servizi per la mobilità, le corse di bus, filobus, tram, metropolitane e ferrovie Roma-Lido, Roma-Giardinetti e Roma-Civitacastellana-Viterbo. Le modalità dello sciopero prevedono che, al termine della protesta, i mezzi coinvolti riprendano servizio dai depositi di appartenenza. Il Campidoglio ha disposto, per la durata relativa alla fascia oraria mattutina, l’apertura delle zone a traffico limitato del centro e di Trastevere.

La protesta della Cgil si svolgerà in tutte le principali città d’Italia. Il segretario generale Guglielmo Epifani sarà a Padova dove parteciperà al corteo di protesta e dove terrà il suo intervento. Agostino Megale, segretario confederale parteciperà alla manifestazione a Milano, Susanna Camusso a Genova, Vera Lamonica a Reggio Emilia, Fabrizio Solari a Massa Carrara, Paola Agnello Modica a Bari e Morena Piccinini a Rosarno.

(Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Oltre il rispetto delle regole democratiche a Renata “frangetta nera” Polverini difettano le regole della sintassi della lingua italiana. Ma lei, “se ne frega”.

“Bisogna dire che si vota e che è possibile votare Renata Polverini presidente della Regione Lazio, perché c’è uno stato di confusione assoluta. Sono convinta che più di ieri c’è veramente una spinta di fronte a quella che è un’ingiustizia e quindi bisognerà andare avanti. Penso anche che, di fronte all’impegno di Berlusconi, ci sarà una maggiore chiarezza e c’è anche bisogno di più presenza nel territorio. Continuo la mia campagna elettorale e anche oggi, come tutti gli altri giorni, ho visitato ospedali e ho incontrato i cittadini”. Renata Polverini dixit. Beh buona giornata.

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Attualità democrazia

Berlusconi sta prendendo in giro i suoi elettori: “Stanno tentando di fare una grande insopportabile porcheria”. E Bondi, uno dei suoi: “Si stanno ricreando le stesse condizioni che hanno reso possibile l’attentato (!?) avvenuto a Milano lo scorso dicembre nei confronti del Presidente del Consiglio”. Ma per favore: perché non dicono la verità?

(fonte: repubblica.it) Berlusconi infiamma la platea del Pdl.”Stanno tentando di fare una porcheria”
“Stanno tentando di fare una grande insopportabile porcheria”. Lo dice Silvio Berlusconi dal palco della riunione del Pdl Lazio, dove è presente anche Renata Polverini. Il tema, dunque, è ancora quello delle liste. a proposito del quale il capo del governo grida al complotto (“C’è dietro un disegno ben pensato”) e torna ad attaccare la magistratura: “La sinistra e la sua mano giudiziaria non hanno perso il vizio. Non ne possiamo più di certi giudici e di certa sinistra”. Addirittura, per il premier, “la magistratura di sinistra sta dettando i tempi di questa campagna elettorale, prima inventando una tangentopoli che non c’è, ora inventandosi questa situazione di rigetto delle nostre liste”.

Su Di Pietro, Bonino e Bersani il Cavaliere calca poi la mano: “E’ un amalgama terrificante”. Poi chiama alla manifestazione: “Sabato 20 saremo noi in piazza per dar una lezione alla sinistra. Se loro ritornassero al potere l’Italia sarebbe meno libera”. Poi una promessa ai candidati del Pdl che rischiano di essere esclusi: “Qualora la lista non fosse ammessa i suoi componenti saranno protagonisti della giunta regionale del Lazio”.

Intanto il coordinatore del partito Sandro Bondi parla di clima che favorisce un attentato al Cavaliere. “Il segno che in Italia è definitivamente scomparsa una vera classe dirigente è confermato dal fatto che si stanno ricreando le stesse condizioni che hanno reso possibile l’attentato avvenuto a Milano lo scorso dicembre nei confronti del Presidente del Consiglio”.

Il ministro dei Beni culturali parla di “un clima infiammato, alimentato dalle parole e dalle dichiarazioni politiche più irresponsabili e violente, soprattutto da parte di Di Pietro e di una intera generazione educata ormai da più di un decennio alla politica della demonizzazione e dell’odio nei confronti degli avversari politici, sta degenerando e non promette nulla di buono”.

“Se c’è ancora qualcuno a sinistra capace di intendere e di coltivare ancora la politica – dice l’esponente Pdl – batta un colpo e soprattutto faccia sentire la sua voce”. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

Adesso è chiaro perché Berlusconi ha gestito in modo arrogante lo scandalo liste nel Lazio: sapeva che Polverini era comunque perdente. Ma così facendo ha solo peggiorato le cose.

Regionali Lazio, sondaggio Ipsos. Bonino vince anche a “liste pari”: 50 a 48%-blitzquotidiano.it

Emma Bonino è in vantaggio su Renata Polverini nella corsa alla presidenza della Regione Lazio: la candidata del centrosinistra è infatti davanti alla sua rivale appoggiata dal centrodestra nel sondaggio sulle previsioni di voto effettuato dall’istituto Ipsos. Il dato interessante è che, stando al sondaggio, la Bonino vincerà sia se la lista del Pdl di Roma e provincia rimarrà esclusa, sia se la stessa lista dovesse essere riammessa: nel primo caso il gradimento della Bonino si attesta al 52% contro il 47% della Polverini; nel secondo caso, la Bonino dovrebbe ottenere il 50,5% delle preferenze contro il 48,5% della rivale.

In caso di esclusione della lista del Pdl, i partiti che otterrebbero maggiori vantaggi sono ovviamente gli altri che appoggiano la Polverini: la Lista Renata Polverini passerebbe dal 4,8 al 16%, La Destra di Storace andrebbe dal 2,5 al 4,2%, l’Udc dal 4,5 al 7,5%. Molti elettori del centrodestra probabilmente non andrebbero a votare o si troverebbero in difficoltà: il numero degli elettori che rimarrebbero a casa, sommato a quello degli incerti, salirebbe dal 41,6% a 47,2%.

Un altro dato può aiutare a fornire una spiegazione a questo fenomeno: il 45% degli elettori del Pdl sono fermamente convinti che “la legge è uguale per tutti” e che “se ci sono irregolarità le liste devono essere escluse”. Dunque il “pasticcio” del Lazio potrebbe aver “deluso” molti sostenitori pidiellini.

Nel centrosinistra, la Bonino si dimostra una candidata più “forte” della coalizione che sostiene: infatti in una competizione con la lista pdl i partiti a sostegno della Bonino otterrebbero il 49,6% (rispetto al 50,5% dell’esponente radicale). Se il Pdl rimanesse fuori, i partiti di centrosinistra otterrebbero il 51,6%, rispetto al 52% del candidato a governatore.

In base ai risultati del sondaggio Emma Bonino si presenta come un candidato molto competitivo: una possibile spiegazione potrebbe essere la capacità del leader dei radicali di “racimolare” i voti degli “scontenti” della sinistra. Ma leggendo i dati dello studio Ipsos si scopre invece che la Bonino è molto apprezzata negli ambienti cattolici: tra i “praticanti assidui” il 37% voterebbe per la Bonino, mentre la Polverini (appoggiata anche dall’Udc) non andrebbe oltre il 30% di gradimento.

Per quanto riguarda i temi più cari agli elettori, al primo posto si piazza il lavoro, prioritario per il 53% del campione preso in esame. Segue col 22% la sanità. E proprio sulla sanità, gli elettori “premiano” la Bonino: il candidato del centrosinistra è ritenuto più preparato in materia dal 28% degli elettori, contro il 18% che ritiene più competente la Polverini. Tuttavia il 62% dei laziali pensa che di questo tema si sia parlato troppo poco in campagna elettorale: la pensa così il 70% degli elettori della Bonino e il 53% di chi voterà la Polverini.

Infine, il sondaggio ha esaminato il giudizio degli elettori sull’operato dell’amministrazione in carica: il 46% è soddisfatto, il 45% no. Sono soddisfatti il 55% degli elettori del centrosinistra (la coalizione che governa attualmente la regione), ma la percentuale sale al 69 tra gli elettori del Pd. Invece tra gli elettori del Pdl “solo” il 35% giudica positivamente il lavoro svolto dall’attuale giunta: la percentuale “vola” però al 49% se si considerano gli elettori di tutti i partiti a sostegno della Polverini. (Beh, buona giornata).

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