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Italia, 5 marzo 2010, ore 21,38: il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto interpretativo per risolvere il ‘nodo’ delle liste alle Regionali. Il Cdm è durato 35 minuti.

(liberamente tratto da) Ecco la versione “definitiva” sulla scomparsa dei dinosauridi Nicol Degli Innocenti -Il Sole24ore

Ci sono voluti 65 milioni di anni, ma alla fine gli esperti hanno risolto in modo “definitivo” uno dei grandi misteri della scienza, scoprendo perchè i dinosauri si sono estinti. Un asteroide di enormi dimensioni è precipitato vicino alla penisola di Yucatan, che fa ora parte del Messico, con una forza superiore di un miliardo di volte alla bomba atomica sganciata su Hiroshima e creando un cratere con un diametro di cento chilometri. Nel giro di pochi giorni tutti i dinosauri sono morti.

Un team internazionale di 42 scienziati ha pubblicato sulla rivista Science i risultati della loro ricerca ventennale. L’esplosione causata dall’impatto dell’asteroide ha provocato incendi, terremoti, giantesche frane e tsunami, ma l’effetto più devastante è stato il lancio di rocce, detriti e polveri nell’atmosfera, che ha oscurato completamente il sole e ha creato un inverno globale. “Nel giro di due ore la Terra è stata completamente avvolta da una nuvola di polvere, – spiega uno degli scienziati, Joanna Morgan di Imperial College a Londra. – Sul pianeta è diventato buio e molto molto freddo.”

Il crollo della temperatura ha ucciso tutti i rettili a sangue freddo come i dinosauri, mentre alcuni piccoli mammiferi sono riusciti ad adattarsi alle nuove condizioni e a sopravvivere aprendo la strada, con il tempo, all’evoluzione degli esseri umani. “Questa giornata infernale ha segnato la fine del regno dei dinosauri, durato 160 milioni di anni, ma si è rivelata un gran giorno per i mammiferi, che fino ad allora avevano vissuto all’ombra dei dinosauri,” spiega Gareth Collins di Imperial College.

Gli esperti di Science escludono la teoria alternativa propugnata da molti scienziati che una serie di eruzioni vulcaniche abbia raffreddato l’atmosfera e provocato piogge acide causando l’estinzione dei dinosauri. (beh, buona giornata).

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Il pasticcio delle elezioni: nessuno sa che fare. La democrazia italiana è nei guai, per colpa di chi l’ha messa nei guai, ma non ha neppure il coraggio di riconoscerlo apertamente.

ROMA (Reuters) – Dopo un’incontro al Quirinale di oltre un’ora tra il capo dello Stato e il premier Silvio Berlusconi per cercare soluzioni legislative alla mancata ammissione di alcune liste del Pdl in Lazio e Lombardia alle elezioni regionali di fine marzo, slitta a domani un Consiglio dei ministri straordinario inizialmente annunciato per questa sera.
Lo riferiscono fonti governative, dopo che nel pomeriggio esponenti dell’esecutivo non avevano nascosto la possibilità che per sanare il problema liste si potesse far ricorso a un decreto legge e che tra le ipotesi vi fosse il rinvio della data delle elezioni, al momento previste per il 28 e il 29 marzo.

“Stasera non si fa, forse domani pomeriggio”, ha detto la fonte governativa a Reuters, riferendosi alla riunione del Cdm.

In una nota emessa al termine dell’incontro al Quirinale, il Colle fa sapere che Giorgio Napolitano, oltre al premier, ha visto stasera anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta.

Nessuna dichiarazione né dal Quirinale né dal governo sui contenuti dell’incontro, mentre Berlusconi, rientrato a Palazzo Chigi, ha tenuto un vertice con alcuni ministri e Letta.

La posizione di Napolitano è cruciale perché il presidente si troverà a controfirmare l’eventuale decreto e un suo parere negativo creerebbe una frizione istituzionale della quale il governo non ha bisogno in un momento di tale caos.

In queste ore nella maggioranza si cita il precedente storico di un decreto legge varato dal governo Dini nel 1995 che consentì di prorogare di 56 ore i termini per la presentazione delle liste per le elezioni regionali.

C’è poi da considerare l’atteggiamento dei partiti di opposizione. Il centrodestra, dicono gli osservatori, ha i numeri per approvare a maggioranza in Parlamento un provvedimento d’urgenza che consenta in qualche modo di far rientrare in gara le liste escluse ma farlo a colpi di maggioranza potrebbe essere un boomerang in campagna elettorale.

D’altro canto, la reazione del numero uno del Pd Pierluigi Bersani oggi è stata netta già solo all’ipotesi di un decreto. “Qualsiasi intervento d’urgenza in materia elettorale in corso d’opera sarebbe totalmente inaccettabile”, ha detto a Napoli. (Beh, buona giornata).

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Art. 18 e i diritti dei lavoratori: il saggio mostra la luna, lo stolto guarda il dito.

Mentre ci stiamo tutti interrogando su come finiranno le controversie legali su voto alla regionali, tra trucchi, finte firme, marchietti copiati, panini mangiati fuori orario, viene approvata una legge che va contro i diritti di chi lavora: è stata sancita una scappatoia contro l’art.18 della Statuto dei lavoratori. Alla faccia dei precari, dei licenziati, dei cassaintegrati la lotta di classe contro la la classe dei lavoratori va avanti imperterrita. Beh, buona giornata.

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Attualità

Hanno stampato 10 mila manifesti e li hanno attaccati in tutta Roma. Ma alla maratona oratoria della Polverini non ci è andato nessuno. Il trucco del complotto non funziona: se una non sa come si depositano le firme, se una non si accorge che una firma è tarocca, se una non si accorge che il simbolo elettorale è copiato da il simbolo di un candidato omonimo, e addirittura di destra, beh, allora, come si fa a pensare di darle il voto per mandarla a governare la Regione Lazio?

Vedere per credere:
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/03/02/%C2%ABvogliono-impedirci-di-uscire-di-casa%C2%BB/

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democrazia Media e tecnologia

La porcata della par-berlusconi: “All’iniziativa di protesta, appena iniziata, sono presenti i consiglieri di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e il segretario Franco Siddi, il responsabile comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, conduttori e giornalisti come Michele Santoro, Giovanni Floris, Andrea Vianello, Corradino Mineo, Piero Badaloni.

da RaiNews24.it
“No censureRai”, “Berlusconi: Minzolini ti assolve, la storia ti condannera”‘. Sono alcuni degli slogan che appaiono sugli striscioni alla manifestazione davanti alla sede della Rai di via Teulada contro lo stop ai talk show fino al voto deciso ieri dal cda. Floris, più basso di così impossibile. Santoro, il 25 marzo provo ad andare in onda. Vespa, ammiro Santoro ma tutti rispettino le regole.
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“No censureRai”, “Berlusconi: Minzolini ti assolve, la storia ti condannera”‘. Sono alcuni degli slogan che appaiono sugli striscioni alla manifestazione davanti alla sede della Rai di via Teulada contro lo stop ai talk show fino al voto deciso ieri dal cda. All’iniziativa di protesta, appena iniziata, sono presenti i consiglieri di amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e il segretario Franco Siddi, il responsabile comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, conduttori e giornalisti come Michele Santoro, Giovanni Floris, Andrea Vianello, Corradino Mineo, Piero Badaloni.

Santoro, il 25 marzo provo ad andare in onda
“Noi dobbiamo rispettare le regole allora i politici presentino le liste secondo le regole, diano l’esempio”. Michele Santoro a via Teulada per la manifestazione promossa dall’Fnsi contro la decisione di oscurare i talk show politici attacca il centrodestra per la vicenda delle liste per le regionali. “Siamo qui perche’ siamo diversi ma vorremmo essere uguali agli altri – dice il conduttore di Annozero – io non voglio essere un avatar della televisione. L’unica buona legge sulla liberta’ di stampa e’ nessuna legge sulla liberta’ di stampa”. Santoro annuncia poi che il 25 marzo ci sara’ “uno sciopero bianco sulla liberta’ di espressione, saremo in una piazza di una citta’ italiana e sara’ una trasmissione straordinaria” e anche se non potra’ andare in onda sulla Rai si trovera’ una formula attraverso il Web.

Floris, più in basso di così impossibile
“La politica deve dimenticarsi l’idea di poter scegliere chi va in onda. Per non scegliere, ha chiuso tutti. Piu’ in basso di cosi’ non si puo”: lo ha detto Giovanni Floris dal palco della manifestazione a via Teulada contro lo stop ai talk show. Per Floris, la Rai “rinuncia al suo core business e al servizio pubblico”. E “in fondo al regolamento sulla par condicio – ha aggiunto – si trova la Costituzione, che vale per tutti. Tutti i giornalisti approfitteranno dell’articolo 21 che tutela tutti, dalla A di Annunziata a Floris, Minzolini fino a Vespa”, ha detto tra i fischi rivolti al direttore del Tg1 e al conduttore di Porta a Porta.

Bersani, sarà un boomerang per Berlusconi
“Penso che Berlusconi abbia sbagliato i calcoli. Credo che sara’ un boomerang. Neanche in Iran si puo’ fermare l’informazione”. Lo ha sottolineato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, presente alla manifestazione di via Teulada contro lo stop ai talk show Rai in campagna elettorale. “Vista con gli occhi dell’Europa, la cosa che sta succedendo e’ incredibile”, ha aggiunto Bersani. “Non esiste in nessun Paese occidentale. Ma questa serata dimostra che una reazione e’ possibile. Questa iniziativa di Berlusconi dimostra debolezza e nervosismo. Lui ci ha abituati a sentire racconti di cose meravigliose, di miracoli. A disturbarlo – ha concluso – e’ l’indagine libera di giornalisti con la schiena dritta che possono parlare della societa’ com’e’ realmente”.

Vespa, ammiro Santoro ma tutti rispettino le regole
“Dal punto di vista professionale sono un grande ammiratore di Santoro, ma tutti devono rispettare le regole”. Cosi’ Bruno Vespa alla manifestazione davanti alla sede Rai di via Teulada contro lo stop ai talk show durante la campagna elettorale; espa aveva appena finito di registrare una puntata di Porta a porta che andra’ in onda tra un mese”. Vespa e’ salito a sorpresa sul palco dove aveva appena parlato Michele Santoro che ha invitato i manifestanti a lasciarlo parlare, visto che molti avevano fischiato contro il giornalista Rai. “Questo provvedimento – ha detto Vespa – e’ molto pericoloso, e’ un boomerang, una bruttissima pagina di democrazia”. Vespa ha ricordato che nel 2001, “ai tempi del famoso Editto bulgaro, fui tra quelli che si schierarono perche’ lui e Biagi andassero in onda. Recentemente Porta a Porta e’ stata cancellata da Rai International. Non c’e’ stata alcuna manifestazione di protesta”. Ma, non senza le proteste dei manifestanti, ha aggiunto: “diciamo che le regole sono magari sbagliate, ma se esistono, sono abituato a rispettarle. Lavoro in Rai da 40 anni e non mi convincerete mai del contrario. Bisogna combattere perche’ le regole cambino, ma – ha concluso – la democrazia non e’ solo un diritto ma anche un dovere”. E, con una punta di polemica, visto che la sua dichiarazione era stata contestata, ha detto “mi auguro che questa sia l’ultima occasione in cui si impedisce a qualcuno di parlare”. Prima dell’intervento di Vespa, Santoro aveva affermato: “noi siamo per la tolleranza e difendiamo chi non la pensa come noi. Sono qui per difendere il diritto di Bruno Vespa di andare in onda” ricevendo gli applausi della folla.

Video comunicato dell’Usigrai nei tg della sera
“I giornalisti della Rai dicono un ‘no’ fermo ed indignato alla cancellazione per circa un mese, nel periodo elettorale, dei talk show di approfondimento giornalistico”: inizia cosi’ il testo del video comunicato Usigrai in onda in tutti i tg serali della Rai. “‘Diritto di sapere, dovere di informare’ – prosegue – e’ sempre questo il principio che ci muove, osservando le conseguenze di un regolamento, a giudizio dell’Usigrai, mal scritto dalla Commissione parlamentare di vigilanza e peggio applicato dal Consiglio di amministrazione della Rai a maggioranza, su proposta del Direttore Generale e col voto contrario del Presidente”. “La nostra protesta, contro quello che appare evidentemente un bavaglio, si articolera’ nelle forme piu’ varie. Chiediamo un immediato complessivo ripensamento di tutte le decisioni che oltre a svilire l’articolo 21 della Costituzione, determinano un danno economico per l’azienda di Servizio Pubblico radiotelevisivo. Speriamo che il nostro appello dia voce anche alla delusione di chi aspettava quelle trasmissioni cancellate”.
(Beh, buona giornata).

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Il contributo dell’Italia alla crescita dell’idea dell’Europa è affidata a un semplice dibattito al Parlamento europeo sulla leggittimità del crocefisso nelle aule delle scuole italialiane. L’entusiasmo della Gelmini e di Frattini, due ammennicoli del governo Berlusconi. Il commento di Giorgia, una persona normale, che magari dalla Ue si sarebbe aspettata qualcosa di più interessante.

La notizia.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto l’appello presentato da Roma dopo la sentenza dello scorso anno
Il ministro Gelmini: “Successo dell’Italia nel riaffermare rispetto delle tradizioni cristiane e identità culturale del Paese”
Crocifisso, Strasburgo dice sì al ricorso italiano.Il caso sarà esaminato dalla Grande Camera.-repubblica.it

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza che ha sostanzialmente bocciato, il 3 novembre scorso, la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Il caso sarà quindi esaminato nei prossimi mesi dalla Grande Camera che, spiega la sentenza odierna della Corte di Strasburgo, si pronuncerà con un verdetto definitivo. Questo ultimo passaggio, aggiunge ancora il documento, “non è obbligatorio ma, nella pratica, è quasi sistematico”. La composizione della Grande Camera, sottolinea la sentenza, “sarà definita in uno stadio ulteriore”.

La notizia è stata appresa dal ministro degli Esteri Franco Frattini con “vivo compiacimento”: “E’ con soddisfazione che constato che sono stati accolti i numerosi e articolati motivi di appello che l’Italia aveva presentato alla Corte”, ha detto il ministro. Positivo anche il commento del deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei: “Non è negando il nostro passato che possiamo guardare al futuro di questo continente”, ha detto il deputato. Soddisfatta anche il ministro dell’Istruzione: “E’ un grande successo dell’Italia – ha dichiarato Mariastella Gelmini – nel riaffermare il rispetto delle tradizioni cristiane e l’identità culturale del Paese, ma è anche un contributo all’integrazione che non va intesa come un appiattimento e una rinuncia alla storia e alle tradizioni italiane”.

Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale ‘Vittorino da Feltre’ di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. Dopo essersi inutilmente rivolta ai tribunali italiani aveva fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che aveva sentenziato che la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. Sulla sentenza il governo italiano aveva presentato ricorso.

Questa la notizia. Questo il commento.
E l’Italia si rimette in croce– di GIORGIA SPINA.

Una canzone di un noto musical cantava “Se il mondo fosse un gambero che a retromarcia va…” e nessuno, forse, pensava che un giorno quella strofa sarebbe diventata un’affermazione affatto ipotetica.
Questa volta il teatro che mette in scena la commedia non è il Sistina, ma l’Italia, e forse a questo punto sarebbe più corretto chiamarlo teatrino. Il cast è internazionale e di alto calibro: la Corte di Strasburgo.
Il copione è sempre lo stesso: tutto quello che si può mettere in atto per diventare un Paese degno di maiuscola, si vanifica con l’ingresso in scena dell’antagonista, il regresso.
E’ notiizia dell’ultima ora: la Corte di Strasburgo ha accolto il ricorso del nostro paesello che rivendicava il crocefisso nelle scuole, offeso dai dissacratori e dagli eretici che invece “erano pronti a farne legna da ardere”. Eh sì, perché alla fine della fiera questo è quello che tutti hanno pensato. I concetti di apertura e d’internazionalità appartengono ad altri vocabolari, di certo non al nostro.
E così l’Italia, non contenta della crisi, decide anche di rimettersi in croce. Sempre la stessa.
A quanto pare il vecchio lupo non vuole perdere né il pelo né il vizio.
E lo spettacolo continua. Attendiamo i colpi di scena. Sempre all’italiana, s’intende. (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto Popoli e politiche

In Italia i poveri non hanno avvocati che possono evocare il leggittimo impedimento, chiedere il processo breve, farsi approvare leggi ad personam, andare in tv ad accusare le toghe rosse. I poveri non possono evitare i processi, vanno in carcere. A volte ci crepano, ma non fanno scandalo come per i ricchi: solo quattro righe in cronaca. Alla faccia del principio costituzionale di uguaglianza di fronte alla Legge.

Detenuto morto, assolti 12 medici-corriere.it
Francesco Marrone era entrato in coma per tumore al cervello. I familiari: ritardo nel ricovero al Pertini
ROMA – Sono stati assolti con la formula «perchè il fatto non sussiste» i dodici medici del carcere romano di Rebibbia, tra cui l’allora direttore sanitario Sergio Fazioli, sotto processo per rispondere della morte di Francesco Marrone, detenuto di Petrosino (Trapani), trovato senza vita nel 2004 nel penitenziario capitolino. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico, Gennaro Romano; il pm aveva chiesto condanne comprese tra i nove mesi e i quattro mesi di reclusione per solo sei degli accusati. Omicidio colposo, l’accusa per la quale è stato celebrato il processo.

RICOVERATO AL PERTINI – Francesco Marrone, dopo un periodo di detenzione nel carcere dell’Ucciardone di Palermo, per una condanna a 4 anni e 9 mesi per l’omicidio dei genitori dell’ex compagna, era stato trasferito a Rebibbia. Lo stato di salute del carcerato aveva indotto poi i responsabili dell’istituto di pena a disporne il ricovero all’ospedale Pertini di Roma. Per i familiari dell’uomo, però, la decisione era stata intempestiva; da qui, la denuncia e il successivo processo ai dodici medici, oggi assolti. «Stava male da tempo – raccontò all’epoca il fratello della vittima, ex agente di polizia penitenziaria – eppure le autorità carcerarie ne hanno disposto il trasferimento in ospedale solo dopo che è entrato in coma per un tumore al cervello». Giudizio condiviso dalla procura capitolina che aveva contestato ai medici «di non avere prestato le necessarie cure ed avere certificato che il paziente simulava uno stato di incoscienza» (Fonte Ansa). (Beh, buona giornata).

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Quando la politica impazzisce come la maionese.

Il Pdl mente sulla lista “negata”, la Bonino approfitta: gli “orrori” politici nel Lazio
di Mino Fuccillo-blitzquotidiano.it

Spetta ai magistrati decidere ma, comunque decideranno, sarà sempre una decisione “sbagliata”, e non per colpa loro. La brutta, mortificante e patetica storia della lista del Pdl nella Provincia di Roma è di quelle senza apparente soluzione. Ed è subito stata avvolta dall’involucro ingannevole ed omissivo delle opposte propagande. Involucro che nasconde e offusca quel che davvero può accadere.

Prima ipotesi: i magistrati riammettono la lista del Pdl alle elezioni regionali del Lazio nonostante non sia stata presentata nei tempi e nei modi di legge. Si vota il 28 e il 29 marzo, qualcuno vince, qualcuno perde, Polverini o Bonino che sia. A quel punto chiunque può, legittimamente e fondatamente, chiedere la nullità delle elezioni appena svolte. Un’istanza che avrebbe buone possibilità di essere accolta. Ne consegue caos amministrativo e politico, con la prospettiva concreta della ripetizione delle elezioni stesse. Un caos per nulla “calmo”. Con il corollario nefasto di ricorsi ovunque una lista non sia stata ammessa, e sono più di una decina i casi in questa tornata elettorale.

Seconda ipotesi: la lista del Pdl non viene riammessa. Si vota senza i candidati del Pdl. Elezione monca del maggior partito, campagna elettorale che si trasforma e trascina come una sorta di “guerra civica”. La Polverini perde il “traino” dei voti portati dai quarantuno candidati del Pdl (corollario tragicomico: alcuni hanno già speso decine di migliaia di euro per la propaganda e sono fortemente dolenti per l’investimento andato in fumo). Traino stimabile in almeno centomila voti, quindi la Polverini perde anche le elezioni. Diventa governatore la Bonino, in piena legittimità ma in un’atmosfera in cui questa stessa legittimità non le viene riconosciuta dalla metà dell’elettorato. Un disastro. Oppure la Polverini vince lo stesso, nonostante l’assenza della lista del Pdl. Vince ma non ha “suoi” consiglieri oltre a quelli del cosiddetto “listino”. Deve governare con i consiglieri eletti nelle liste di Casini o Storace. Una follia politica e istituzionale.

Terza ipotesi: tutte le forze politiche varano un provvedimento, una difficile legge d’urgenza che consente ai magistrati di riammettere la lista Pdl senza aprire la strada all’altrimenti inevitabile contestazione di nullità del voto. In un paese civile sarebbe l’unica ipotesi praticabile. Ma in Italia è di fatto impraticabile.

Impraticabile perchè il Pdl ha reagito con la bugia e la dissimulazione. Le bugie di Alfredo Milioni che racconta di improbabili “pause panino” quando con tutta evidenza ha mancato l’appuntamento perchè stava mettendo mano alle liste fino all’ultimo minuto ed oltre. Milioni, l’inattendibile incaricato del Pdl, anzi di Forza Italia, non nuovo ad un uso disinvolto di simili incarichi: nel 2006 sparì per una notte con le liste per vendicarsi di una sua mancata candidatura, soprattutto nel 2004 inserì di sua mano un allegato alla delibera di un consiglio municipale romano con cui si dava il via libera a 350mila metri cubi di villette. Ce lo ficcò dentro di mano sua quell’allegato: Milioni uno abituato al gioco della “carta sparisce, carta compare”. Le bugie perfino politicamente più gravi del gruppo dirigente del Pdl che subito si sono aggregate nel grumo propagandistico “la burocrazia non può limitare la democrazia”. Dove la “burocrazia” sono le regole e le leggi, cioè la sostanza della democrazia. Insomma il Pdl mente raccontandosi come vittima. E questo rende difficile un provvedimento bipartisan che riammetta la lista. Altro e diverso doveva essere il primo passo del Pdl: ammettere almeno l’imperizia se non proprio il dolo che sta alla base della mancata presentazione. Poteva, doveva essere la base di “legittimità” sostanziale per chiedere una sanatoria politica.

Sanatoria politica impraticabile anche perchè lo schieramento intorno alla Bonino non disdegna di approfittare della situazione. Ingolosito dalla possibilità concreta di una “vittoria elettorale a tavolino”, con l’alibi delle bugie altrui, il centro sinistra si infila nella apparentemente comoda scorciatoia di una elezione senza la lista Pdl. comodità apparente perchè sarebbe una vittoria avvelenata alla radice e capace di secernere veleno per tutti gli anni della legislatura.

Così stanno le cose, decideranno i magistrati. Chiamati a decidere su quale di questi “orrori” e non “errori” fabbricati dalla politica sia il meno dannoso. Davvero ardua sentenza. (Beh, buona giornata).

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Lavoro Leggi e diritto Popoli e politiche

Sciopero degli immigrati: “Basta razzismo, siamo i nuovi cittadini, le vostre pensioni le paghiamo noi”.

Immigrati, il giorno della protesta da Milano a Napoli, migliaia in corteo-repubblica.it

Roma – Il corteo più grande è quello di Napoli dove a sfilare sono quasi in 20mila. Ma in tutta Italia sono migliaia gli immigrati che partecipano all’iniziativa “24 ore senza di noi”, promosso contro il razzismo e per i diritti dei quasi 5 milioni di cittadini di origine straniera che vivono e lavorano in Italia.

Il corteo di Napoli è partito da piazza Garibaldi ed ha raggiunto piazza Plebiscito, presenti tutte le comunità straniere, dal Bangladesh al Burkina Faso, dal Marocco al Senegal.

A Roma, tra cortei e musica, una delle tante iniziative è stato organizzata in collaborazione con Lega Ambiente: centinaia di rifugiati e richiedenti asilo insieme ai volontari hanno ripulito il parco di Colle Oppio. Un gruppo di immigrati ha manifestato sotto la sede dell’Inps, chiedendo che vengano restituiti ai lavoratori stranieri che decidono di tornare in patria i contributi versati per gli anni lavorati in Italia.

A centinaia stanno sfilando anche per le vie di Milano: “Basta razzismo, siamo i nuovi cittadini, le vostre pensioni le paghiamo noi”. E’ uno degli slogan gridati nel corso del corteo. Racconta Emanuel, 34 anni del Camerun, dipendente di un grande albergo: “Sono a Milano da sei anni e da sei anni in metropolitana vengo guardato con disprezzo. I motivi di questa manifestazione sono tanti, il punto è che non veniamo considerati come cittadini”.

Il giallo è il colore della giornata di “sciopero” degli immigrati. Ad Ancona la manifestazione è culminata in un comizio in piazza Rona. Alexandre Rossi, brasiliano con cittadinanza italiana, referente del comitato Primo marzo ha ha denunciato la politica di non gestione del fenomeno migratorio seguita dal governo: “Si vogliono cacciare gli stranieri quando il 20% della ricchezza del Paese viene proprio dal contributo dei lavoratori extracomunitari”.

La giornata è stata anche occasione di denuncia. A Caserta i giovani del centro sociale Insurgencia hanno mostrato un video al direttore generale dell’Azienda trasporto pubblico, nel quale si vede che molti autisti dei mezzi pubblici, su alcune linee, in particolare la M1N, la M1B e M4, non effettuano le fermate lungo il percorso se in attesa ci sono solo immigrati.

A Perugia il corteo – composto in gran parte da immigrati – è partito da piazza Italia, ha percorso corso Vannucci e in piazza IV Novembre si è svolta la manifestazione conclusiva. Presente, fra gli altri, il sindaco Wladimiro Boccali. Molti gli striscioni e i cartelli con frasi come: “No al razzismo istituzionale”, “Italiani e migranti per una nuova cittadinanza”, “Troppa intelligenza nessun diritto”, “Siamo tutti cittadini”. (Beh, buona giornata).

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