Categorie
Popoli e politiche Salute e benessere Società e costume

Scorie di tutti i giorni.

di Marco Ferri – da 3D, inserto di Terra.(pubblicato anche su megachipdue.info)

“Viviamo in un mondo di merda”. Niente di più vero, niente di meno retorico. Ora una giornalista inglese, Rose George, ha sostanziato questa affermazione, facendo la sua personale indagine su come e quanta sostanza organica producano gli umani. In un libro inchiesta che si chiama “ Il grande bisogno”

ci informa di come e quanto sei miliardi di persone si svuotino le viscere tutti i giorni, più o meno in contemporanea, a seconda dei rispettivi fusi orari.

Certo, se sei nato in paese ricco, la fai nella tazza. Se sei nato in paese povero la fai dove capita. La cosa più gustosa (con rispetto parlando) è che l’autrice del libro in questione divide il mondo in due categorie: quelli che si siedono e quelli che si accucciano (dietro un albero, in un vicolo, in mezzo a una strada).

In effetti, bisogna dire che anche “ il grande bisogno” risponde alle leggi del mercato. Se sei nato nel mondo “ricco”, la fai in una tazza di ceramica, hai a disposizione della carta “igienica” per strofinarlo, e magari anche un altro apparato, dotato di acqua calda, per pulire l’origine della nefandezza e un morbido asciugamanino per rendergli l’estremo, confortevole omaggio. Se sei un pezzente, “vai a cacare” dove capita.

La lotta di classe passa anche per la tazza del gabinetto: se sei un operaio, un impiegato, un precario, vai nel bagno comune. Se un quadro, un dirigente hai il tuo WC. Se poi sei il capo, vuoi mettere: una bella seduta confortevole, igienizzata, in una vera stanza da bagno, spaziosa e profumata, ti da il senso del comando: una vera e propria cacata da Re. Senza contare che se sei nato in una metropoli moderna, tiri l’acqua e tutto sparisce. Va nelle fogne. E chi si è visto si è visto. Se sei nato nel momento sbagliato e nel luogo sbagliato, allora sei nella merda fino al collo: l’escremento rimane lì e da li fa danni, all’ambiente, alla salute.

La gente si ammala e magari ci muore di malattie infettive. Perché quella, lei, è proprio stronza: diffonde malattie, peggio di un’arma di distruzione di massa. Certo anche qui il problema è che se sei nato nel mondo dei WC, hai il privilegio di lavarti il sedere con l’acqua potabile. Se sei nato nella parte sbagliata, sei nella merda fino agli occhi: non hai acqua da bere, figuriamoci per fare il bidè.

Per noi occidentali, che la facciamo nella tazza, e a volte la facciamo pure fuori dal vaso, le fogne sono un “luogo non luogo”, da utilizzare come figura retorica: “fascisti, carogne, tornate nelle fogne”, tanto per fare un esempio. Ma per chi si accuccia e la fa quando proprio gli scappa, beh, le fogne sono un miraggio, una conquista sociale, un traguardo del benessere. Anche da noi, d’altro canto, il sistema fognario è spesso la prova provata che il quartiere non è più abusivo: il palazzinaro ha tirato su case, poi arriva il Comune che deve fare strade, allacciare acqua, luce e telefono e, finalmente, fare le fogne.

E’ uno sporco lavoro, certo, ma con un poco di mazzette qualcuno lo deve pur fare. Rimangono tracce di sporco, sbaffate di malaffare, olezzo di corruzione.

Ma così va il mondo. Una volta c’era una scritta, nei bagni di un liceo romano. Così recitava: “Chi col dito il cul si netta, presto in bocca se lo metta, resterà così pulito, carta, culo, muro e dito.”

Ogni riferimento al rapporto tra la cacca e la classe dirigente di questo nostro bel paese è assolutamente intenzionale. Serviva per restare in argomento, senza cambiare discorso. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
democrazia Finanza - Economia Lavoro Leggi e diritto

Partigiani dei lavoratori.

di Marco Ferri – da 3D n. 12 del 24 aprile 2010. (pubblicato anche da megachipdue.info).

I lavoratori di Eutelia hanno ottenuto, da un tribunale, che l’azienda vada in amministrazione controllata. Per vie legali. Questo vuol dire che potrebbero accedere alla cassa integrazione. C’è chi parla di vittoria. Va bene. Ma va davvero bene? No.

Se i diritti dei lavoratori di questo nostro Paese sono legati alle tecnicalità delle leggi amministrative, è difficile pensare a un traguardo, figuriamoci a una vittoria politica e sindacale. È, invece, la misura, per altro colma, di come venga trattato il lavoro salariato nell’Era del berlusconismo, che altro non è che la faccia grottesca del neo liberismo in economia, politica, relazioni industriali.

Tuttavia si deve gioire per il destino dei lavoratori di Eutelia, non per convinzione, ma per obbligo. Ma è anche un obbligo ricordare che questo Paese deve molto ai lavoratori. La classe operaia ha decisamente contribuito alla nascita della nostra democrazia. Lo sciopero nelle fabbriche del nord Italia nel marzo del 1943 aprì la strada alla Resistenza. Gli operai furono attivi protagonisti della lotta partigiana fino a salvare le fabbriche, impedendo che fossero distrutte durante la ritirata degli occupanti nel ‘45. La nostra Costituzione dà un riconoscimento formale e sostanziale al ruolo dei lavoratori: è nell’art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro”.

Nel dopoguerra, la classe operaia italiana ha partecipato alla ricostruzione, ha dato impulso alla democrazia, ha abbattuto le gabbie salariali, cioè la divisione dei salari per aree geografiche. La classe operaia in Italia ha fatto da barriera invalicabile contro tutti i tentativi golpisti degli anni ‘70. Ha ottenuto lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori. La classe operaia ha favorito l’integrazione delle grandi emigrazione dal sud, ha gestito la grande incazzatura degli studenti del ‘68, le rivendicazioni femministe, e, più recentemente, le istanze degli immigrati di prima e seconda generazione. La classe operaia in Italia è stata capace di far volare fino al cielo della politica la Sinistra, per poi punirla e appoggiare la Lega al nord: una ricerca della Fiom di Brescia ha svelato che la maggioranza dei suoi tesserati è anche iscritta alla Lega Nord di Bossi.

Gli echi del 25 Aprile, festa della Liberazione, suonano così, quest’anno. Non si può dimenticare il contributo dei lavoratori alla nascita della democrazia. Ma non si deve dimenticare che il progressivo disinteresse alla condizione materiale del Lavoro è in Italia il maggior alleato “oggettivo” alla Vandea berlusconista.

È in questo contesto che la lotta dei lavoratori di Eutelia va valutata. Non sottovalutata.
(Beh, buona giornata).

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: