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Il terremoto, una mano santa per la popolarità di Berlusconi.

Il premier e il sisma. Fiducia in crescita
Le conseguenze politiche del terremoto
di Renato Mannheimer da corriere.it

La tragedia del terremo­to ha avuto inevitabil­mente anche effetti po­litici e ripercussioni sull’opi­nione pubblica. In due direzioni principali. La prima è stata l’improvviso instaurarsi di un clima meno conflittuale tra le forze politi­che. Di fronte a una situazio­ne così drammatica, molte delle tradizionali dispute tra i partiti sono state accantonate dalla necessità di operare di comune accordo per reagire il più rapidamente e il più ef­ficacemente possibile al­l’emergenza. La seconda con­seguenza è costituita dalla forte accentuazione della dif­ferenza di popolarità tra le principali forze politiche, con un netto accrescimento del vantaggio, già consisten­te, acquisito dal presidente del Consiglio. Berlusconi ha confermato le proprie capaci­tà comunicative e la sua abili­tà nell’instaurare, spesso al di là di ogni intermediazione, un rapporto e un colloquio di­retto con la «gente».

Gli ultimi sondaggi confer­mano questo quadro. Quasi metà dell’elettorato (48%) ritie­ne che, al di là del proprio giu­dizio in merito, il Cavaliere sia riuscito oggi a riscuotere più fiducia di prima. Questa opi­nione è relativamente più pre­sente tra chi è politicamente simpatizzante per il centrode­stra: ma anche tra gli elettori del Pd la convinzione che Ber­lusconi abbia ottenuto un van­taggio è assai diffusa (36%).

Se si approfondisce l’anali­si e si interrogano i cittadini non tanto sulle loro conside­razioni di carattere generale, quanto sulla propria reazione alle iniziative del Cavaliere, l’immagine del successo di Berlusconi viene meglio deli­neata e chiarita nelle sue com­ponenti. Più di un quarto de­gli italiani (26%) dichiara di avere incrementato la pro­pria personale fiducia nel Pre­sidente del Consiglio proprio a seguito del suo comporta­mento in Abruzzo. Costoro sono naturalmente in gran parte già elettori del centro­destra e ne riproducono le ca­ratteristiche sociali (anziani, casalinghe, possessori di tito­li di studio medio-bassi). Ma anche una quota — modesta, ma significativa: poco meno del 10% — di votanti per il Pd «confessa» di provare, dopo il terremoto, più fiducia in Berlusconi.

Negli ultimi giorni, insom­ma, il Cavaliere ha visto incre­mentare ulteriormente la pro­pria popolarità, grazie special­mente alla mobilitazione del proprio elettorato già acquisi­to, ma anche attraverso la conquista delle simpatie di un piccolo segmento dei vo­tanti per l’avversario. La con­seguenza è un ulteriore allar­gamento del grado di consen­so goduto nel Paese — oggi superiore al 50% — e, ciò che forse è più importante, un au­mento della percentuale di in­tenzioni di voto per il Pdl che oltrepassano oggi il 45% e, se­condo alcuni, si avvicinano al 50%. (Beh, buona giornata).

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Attualità

“I giornali avvisano che la popolarità di Silvio Berlusconi è arrivata al 73 per cento dopo il terremoto. C’è da vergognarsi a riferirlo. Incredibile pensare che sia stato commissionato un simile sondaggio.”

Il dolore e i sondaggi
di Concita De Gregorio da L’unità

La macchinina sulla bara di Lorenzo gliela aveva regalata la maestra Alice, che ora è due file e sei posti a sinistra, il giorno che aveva fatto pace con Matteo. Della classe della maestra Alice nove si sono salvati, otto no. Ecco, quella è Sara. Quello Corrado che si chiamava come il nonno. È un’altra maestra che ci guida in questa incomprensibile geometria del destino. Parla al presente delle persone nelle bare, «Sara è bravissima in matematica». Piange. I vecchi si chiamano Emidio, Panfilo, Maria Incoronata. Le loro badanti Kristina, Carmen, Darika. I fili che li uniscono disegnano una ragnatela nel piazzale. Un secolo di vite, classi sociali, amici e nemici, compagni di scuola, generazioni e intrecci di amori. Una città intera distesa, allineata. Duecento bare. I morti sono quasi trecento, forse molti di più. Dei clandestini, si mormora, nessuno racconta né racconterà mai la storia. Vivevano negli scantinati, non hanno nome, non hanno chi li cerchi. Una sconcezza a cui nella vita ci siamo assuefatti perché conviene, è la morte a restituircela per quello che è: indecente, lercia.

Poi si dice anche: le case non dovevano crollare così, erano fatte di stracci. Questo giornale lo dice fin dal primo giorno, dal momento in cui i vigili del fuoco cominciavano a scavare tra piloni di cemento armato sbriciolato dicendo proprio così: sono fatti di stracci. Di sabbia, di polvere, di gesso, di qualcosa che costa di meno e vale di meno di quel che serve a fare il cemento quello vero, quello che non si sfarina. Speriamo che chi conduce l’inchiesta sia messo in grado di portare a termine il suo lavoro senza essere intimidito o zittito. Punire i colpevoli non resusciterà Lorenzo né Sara ma potrebbe fare in modo che i loro fratelli sopravvissuti abbiano case degne di questo nome. Che quella bambina bionda che rideva tra le bare con un fiore in mano abbia il futuro che le spetta e non il destino già scritto, alla prossima scossa che non sappiamo quando arriverà ma certo arriverà.

I giornali avvisano che la popolarità di Silvio Berlusconi è arrivata al 73 per cento dopo il terremoto. C’è da vergognarsi a riferirlo. Incredibile pensare che sia stato commissionato un simile sondaggio. La sedia del premier vuota, il giorno dei funerali, parlava da sola. Lui non era tra le autorità, era a baciare e carezzare e piangere ad uso di telecamera, a dire «darò le mie case a questa gente». Quali case? Quelle di Antigua o la villa sul Lago Maggiore? È vero. Anche far polemica in giorni così costa fatica. Preferiremmo tacere. Preferiremmo non dover dire faccia silenzio, signor presidente, e stia composto al suo posto. Se desidera rendere un servizio agli abruzzesi faccia in modo che si sappia subito chi ha speculato, raddoppi e triplichi le forze di chi indaga. Poi vigili sulla ricostruzione. Pietra su pietra rifaccia l’Aquila proprio dov’era e ne parliamo dopo. Ci vorranno anni, pazienza. Possiamo aspettare, anzi dobbiamo. Questa volta mostri di realizzare le promesse. Dopo, semmai, potrà anche commissionare un sondaggio. (Beh, buona giornata).

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