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Tv terrestri contro tv satellitari: è scoppiata la guerra dei mondi.

Te lo dò io il decoder: se l’Antitrust indaga sull’Auditel-di Giulio Gargia *

L’Antitrust ha aperto un’indagine sull’Auditel, accusato di monopolio delle rilevazioni dell’audience . Ma la notizia non è tanto questa. Si trattava di un atto quasi dovuto, visto che chi lo chiedeva era Sky, stanca di essere presa in giro dai continui rimandi del comitato tecnico di Auditel. La stessa richiesta era stata fatta – qualche anno fa – da associazioni come Megachip e Articolo 21.

Ora che anche Murdoch, per i suoi interessi, vuole una riforma del sistema, è più difficile per l’Antitrust traccheggiare, come ha fatto in questi anni. Ma la vera notizia è un’altra: che all’Auditel , con l’avvento del digitale per tutti, non sanno più che pesci prendere. Ovvero come fronteggiare l’avvento dei diversi telecomandi che in ogni famiglia servono a vedere tutte le Tv che viaggiano nell’etere. Ricordiamo che il metodo della rilevazione statistica dell’Auditel, con il panel di 5100 famiglie campione che decide i gusti degli italiani, è stato già pesantemente messo in discussione , per motivi sostanzialmente pratici, e definito come inattendibile da più parti. Ora, con l’arrivo dei decoder obbligatori, le cose si complicano ancora. Prendiamo una normale serata Tv di una famiglia- campione, una di quelle che determinano gli indici Auditel, e quindi il successo o l’insuccesso di un programma.

La signora Giuseppina guarda la Tv in cucina, su un apparecchio dove non è stato ancora sistemato il decoder , e dunque non prende, in mezza Italia, né Rete4 né Rai 2. Se c’è un programma che vuol vedere su queste reti, deve spostarsi in soggiorno, dove invece il decoder c’è, ma in quel momento è occupato da Marco, il figlio, che sta vedendo i cartoni animati con un suo compagno. La signora Giuseppina dice allora ai ragazzi di andare a vedere i loro cartoons in cucina, mentre lei si godrà Emilio Fede digitale.

Ma c’è un altro ostacolo: il meter dell’Auditel, che – come ogni volta che si cambia programma – inizia a lampeggiare chiedendo : “ Stesse persone ? “ . La signora allora cerca il comando del meter, ma non lo trova perché i ragazzi lo hanno disperso da qualche parte tra i cuscini del divano. Intanto, l’acqua inizia a bollire e la signora si ritrasferisce in cucina, mentre il meter continua a pulsare senza esito. Buttata la pasta, suonano al campanello, e arriva Giorgio, il marito, che si piazza davanti alla Tv del soggiorno. Vede il meter che lampeggia e , ben addestrato, trova il comando tra i cuscini e schiaccia il tasto “si”.

Così, il meter registra che Emilio Fede è stato visto da 2 ragazzini di 8 anni che stavano invece vedendo i loro Simpson su Italia Uno. Giorgio, nell’attesa della cena, cambia canale e passa su Minzolini. Per potersi godere uno dei suoi editoriali senza interferenze del meter, deve però ritrovare l’altro telecomando, quello del decoder, che la moglie si è portata con sé in cucina appena ha capito che le stava tracimando la pentola. Il marito, allora, va in cucina. “ Pina , è pronto ? “ chiede. “ Due minuti, comincia a chiamare Riccardo, sta in camera sua”, prende tempo la signora. Giorgio, dimenticato il telecomando, attraversa il corridoio e trova l’altro figlio che sta alla sua scrivania davanti al computer, dove sta vedendo Blob su RAI 3 , scaricando un brano degli U2, e chattando con la sua fidanzata di Barcellona.

In questo quarto d’ora tipo di una famiglia campione, non un solo spettatore Auditel è stato correttamente registrato. Una situazione già presente e molto criticata prima, ma che il digitale obbligatorio ha reso ancora più complicata. Oggi, e fino al 2012 quando sarà completata la transizione, una famiglia può avere un telecomando per il digitale terrestre, uno per il satellite Sky, uno per quello RAISET, un altro per la Tv tradizionale, e infine uno per l’IPTV, quella via computer. A questo bisogna aggiungere – per la rilevazione corretta dei dati – il meter dell’Auditel, che implica un altro apparato completo di simil-telecomando per registrarsi ogni volta che si cambia canale.

Le richieste della Tv di Murdoch chiedevano di adeguare le rilevazioni a questa situazione di estrema confusione, contando di ricavarne un vantaggio in termini di proprio audience. “Il procedimento, avviato alla luce di una denuncia presentata da Sky Italia, dovrà verificare se la società abbia assunto un atteggiamento dilatorio o ostruzionistico nei confronti delle proposte avanzate da Sky per migliorare la rappresentatività dei dati rilevati”, dice l’Antitrust in una nota.

Ma il problema non è solo quello di chi sapere chi vede e che cosa. Con il decoder, diventa anche quello di sapere chi NON vede più quello che vedeva prima. E’ notizia di una decina di giorni fa l’istituzione dei “ volontari del decoder” . Ragazzi che – pagati dalla provincia autonoma di Trento – dalla primavera scorsa di lavoro fanno proprio questo: installano decoder a domicilio, gratis, agli over 75. Una fascia di persone che con la tecnologia, anche quella semplice, non va tanto d’accordo. Pare che ne abbiano usufruito in oltre 6.000. Ma l’Italia non è il Trentino, e dobbiamo quindi immaginare cosa stia succedendo in Piemonte, Lazio , Campania e nelle altre regioni già tutte o parzialmente digitalizzate, dove gli “angeli del decoder” non arrivano. Ma l’Auditel tutto questo non lo sa, e continua a registrare i suoi presunti ascolti su cui si fanno palinsesti e programmi. Chissà se e quando l’Antitrust arriverà laddove il buon senso, l’osservazione pratica e perfino Franceschini in campagna per le primarie sono giunti da tempo: dichiarare superato questo meccanismo e voltare pagina. Farebbe un gran bene a tutti, in primis ai telespettatori. (Beh, buona giornata)

• Autore del libro “ L’arbitro è il venduto “ – Audiradio, Auditel, Hit Parades, Audiweb, Audisat
di Editori Riuniti , insegna Giornalismo Internazionale all’Università L’Orientale di Napoli

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La pubblicità italiana non esce dalla crisi.

Nielsen Media Research: la pubblicità a -16% nel periodo gennaio-settembre 2009.

Nei primi 9 mesi gli investimenti pubblicitari ammontano a 5.990
milioni di euro. A settembre 2009 verso settembre 2008 la variazione è
del -12,8%. In particolare la Televisione mostra una flessione del
-13,2% sul periodo cumulato, la Stampa da gennaio ha un calo del
-23,6%, la Radio diminuisce del -14,0%, l’Affissione del -26,0%. Segno
più per Internet (+5,2%) e per le Cards (+1,0%).

Nielsen Media Research comunica che da gennaio a settembre gli
investimenti pubblicitari ammontano a 5.990 milioni di euro con una
flessione del -16,0% rispetto al corrispondente periodo del 2008. A
settembre 2009 verso settembre 2008 la variazione è del -12,8%. A
livello di settori merceologici, considerando il periodo cumulato, si
registrano: -11,6% per gli Alimentari, -21,3% per le Auto e -5,7% per
le Telecomunicazioni.

Wind, Unilever, Vodafone, Telecom It. Mobile, Ferrero, Barilla,
Procter&Gamble, L’Oreal, Volkswagen e Fiat Div. Fiat Auto guidano la
classifica dei Top Spender nei primi nove mesi del 2009 con
investimenti pari 829 milioni di euro, in calo del -11,9% sul
corrispondente periodo dell?anno scorso.

La Televisione, considerando i canali generalisti e quelli satellitari
(marchi Sky e Fox), mostra una flessione del -13,2% sul periodo
cumulato e del -7,1% sul singolo mese.

La Stampa, nel suo complesso, da gennaio ha un calo del -23,6%. I
Periodici diminuiscono del -28,8% con l?Abbigliamento a -29,0%, la
Cura Persona a -24,3% e l’Abitazione a -31,7%.

I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del -19,5% con
l’Automobile, l’Abbigliamento e la Distribuzione, i tre settori più
importanti, che riducono la spesa rispettivamente del -34,5%, del
-24,1% e del -25,7%.

Sono in controtendenza l’Abitazione che aumenta del +8,8% sul cumulato
(e del +15,6% settembre 2009 su settembre 2008) e il Turismo/Viaggi
con il +7,5%. A livello di tipologie la Commerciale segna il -22,9%,
la Locale il -15,1% e la Rubricata/Di Servizio il -17,1%. In
contrazione anche la raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press (-28,7%).

La Radio diminuisce da gennaio del -14,0% ed è in leggera crescita nel
confronto mensile settembre 2009 su settembre 2008 (+0,6%). Fanno
registrare variazioni negative anche: Affissioni (-26,0%), Cinema
(-12,4%), Out of Home Tv (-1,1%) e Direct Mail (-17,9%).

Performance positiva invece per Internet che cresce del +5,2%
raggiungendo i 421,4 milioni di euro e per le Cards (+1,0%).

Si aggiungono al mercato fin qui analizzato gli investimenti
pubblicitari sul Transit, la pubblicità dinamica gestita da IGPDecaux
su metropolitane, aeroporti, autobus e tram. Da gennaio a settembre
2009 l’advertising è di circa 71 milioni di euro.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media Società e costume

L’Italia del 2009, il Paese che guarda la tv, non si accorge della crescente disoccupazione, e non dà lavoro ai giovani talenti.

Ho sognato la star del momento, un racconto di MATTIA D’ALESSANDRO
Esasperati ed esasperanti colpi di tosse. Fu così che mi svegliai. Note poco note di bassi baritonali. Ero perfino riuscito a creare una melodia nella mia mente. A colpi di polmone. Fuori non si vedeva, ma sembrava il solito lunedì d’ottobre. Scesi dal letto, la mia spina dorsale si drizzò. Una sensazione mai sentita prima. La parrucca della zia Ester galleggiava su un mare di inchiostro. Tutto galleggiava su un mare di inchiostro. Poi qualcosa mi azzannò la caviglia. Svenni.

Al mio risveglio ero ancora nella stanza piena d’inchiostro. Mi affacciai dal letto per vedere a terra, tutto era stato pulito. Sui muri ancora i segni di quel mare nero. Cos’era stato? Di colpo ricordai del morso alla caviglia. Scalciai le coperte per vedere i segni. Quello che apparve da sotto le coperte era ed è ancora difficile a narrarsi. Un colpo di vento spalancò le finestre. Poi qualcosa di vivo mi avvolse e con me, tutta la casa. Non riuscii più a guardarmi le caviglie. L’aria era satura di polvere. Feci appena in tempo a rannicchiarmi sotto le coperte. Mi addormentai.

Rimasi un tempo infinito tra sonno e sogno. Continuavo a vedere le mie caviglie. Un mostro, mai visto prima, stava mordendole. Anzi peggio. Iniziava ad ingoiarmi, ma con lentezza. La sensazione era quasi piacevole, ogni tanto però, il mostruoso essere scaricava delle piccole dosi di elettricità sulle mie carni. Ero rapito da quella cosa. Non mi sarei mai più svegliato.

Salutai i miei piccoli, uno sguardo sfuggente alla foto di mia moglie. Entrai in macchina.

Temperatura interna: meno cinque gradi centigradi. Avvertii ancora un leggero mal di testa fino all’arrivo in azienda. Il posto auto, interno. Cancello automatizzato. Schiacciai il pulsante per l’apertura, nulla.

Dall’altro ingresso, grida e schiamazzi. Scesi dall’auto, mi avvicinai, nel gelo. Un cordone di polizia piantonava l’ingresso. I colleghi erano disperati. Alcuni cercavano di sfondare il cordone. Volò qualche manganellata.

Rientrai in macchina e tornai a casa. Mentre guidavo mi tornò in mente il mostro del sogno. Mi aveva già divorato, ero disoccupato.
Potrebbe continuare…
(Beh, buona giornata)

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia

Addio agli 800 milioni promessi per portare la banda larga a 20 Megabit al 96% entro il 2012. Il Governo italiano non vuole lo sviluppo di Internet.

(fonte:repubblica.it)

L’annuncio è arrivato ieri da Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “I soldi per la banda larga li daremo quando usciremo dalla crisi”. Si riferisce agli 800 milioni che il governo aveva promesso di dare da mesi nell’ambito di un progetto da 1,47 miliardi di euro: il cosiddetto “piano Romani” – da Paolo Romani, viceministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni.

Era un piano per portare la banda larga 20 Megabit al 96% della popolazione entro il 2012, e almeno i 2 Megabit alla parte restante. Attualmente il 12% degli italiani non può avere nemmeno i 2 Megabit ed è afflitta da una crescente saturazione che rallenta le connessioni degli utenti.

Negli altri Paesi europei ci sono da anni piani nazionali per portare banda larghissima a 50-100 Megabit. Al 75% delle case entro il 2014 in Germania; a 4 milioni di case nel 2012 in Francia (che investirà 10 miliardi di euro).

Ma tant’è: il Governo italiano ha deciso che il nostro Paese deve rimanere ai minimi termini per la connessione internet. A nulla sono valse le pressioni, per sbloccare quei fondi, da parte di Telecom Italia, Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), dello stesso Romani e del ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta.

L’Italia rimane al palo, mentre l’Europa ha stimato che la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell’economia europea di 850 miliardi di euro. Si noti che di quei 1,47 miliardi, questi 800 milioni sono gli unici fondi assegnati dall’attuale governo alla banda larga. Gli altri vengono da altre fonti, stanziati dal governo Prodi oppure della Comunità europea. E allora?

Zitti tutti. Gianni Letta ha comunicato che la banda larga può aspettare. Beh, buona giornta.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media Società e costume

Consumare meno, consumare meglio. La crisi insegna.

(fonte:repubblica.it)
La crisi cambia il consumo e gli italiani fanno di necessita’ virtu’. Guariti dalla smania dell’acquisto i cittadini hanno imparato a comprare meno, meglio e ottenere piu’ soddisfazione dalla spesa “competente”. E, dall’equazione “piu’ consumi uguale piu’ felicita'” si e’ passati alla formula “meno consumo piu’ vivo meglio” (79,7%). Il ritratto del nuovo consumatore e’ stato dipinto dall’Osservatorio sui consumi degli italiani, indagine annuale di Consumers’ Forum, l’associazione che riunisce le maggiori associazioni dei consumatori e le piu’ grandi aziende italiane, curata da Giampaolo Fabris e Ipsos e presentata stamane in occasione del decennale. “I consumatori sono diventati piu’ esperti, chiedono alle aziende piu’ qualita’ e alle associazioni che li rappresentano piu’ presenza”, ha spiegato Sergio Veroli, presidente di Consumers’ Forum. “Il nuovo consumatore e’ per necessita’ piu’ attento a non sprecare, al rapporto prezzo-qualita’ e piu’ responsabile verso l’ambiente. In altri termini, si puo’ definire un consumatore virtuoso”. Beh, buona giornata.

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Attualità Media e tecnologia Pubblicità e mass media Salute e benessere

Aspettando il vaccino contro la pandemia della mezza bugia.

Nel tentativo di tranquillizzare l’opinione pubblica, il vice ministro del Welfare, con delega alla Salute, ha detto: “Sono 16 o 17 le vittime italiane ad oggi – ha detto Fazio – contro 44 vittime in Francia, 137 in Gran Bretagna, 63 in Spagna. In Europa sono 317 su 500 milioni di abitanti, un’incidenza di 0,062 per 100.000, mentre in Italia la media è 0,027 per centomila, quindi la metà”.

Veda, caro vice ministro, se lei cita con esattezza le vittime in Europa e le percentuali al millesimo, perché dice che in Italia “sono 16 o 17”?
Sa com’è, uno si preoccupa, non tanto dell’influenza maiala, ma del pressappoco con cui si sta affrontando la situazione. Tanto per fare un esempio, tra 16 e 17 vittime, magari ce n’è una che neanche viene calcolata. Senza contare quel “ad oggi”,che come minimo porta sfiga. Beh, buona giornata.

P.s.: E’ per questo pressapochismo che il governo italiano ha fatto una campagna per la prevenzione dell’influenza A/H1N1 con Topo Gigio?

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Attualità democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

“Le leggi ad personam? Le fa per proteggersi. Se non fai la legge ad personam vai dentro.” Il presidente di Mediaset parla del presidente del Consiglio.

Confalonieri alla Stampa: “A Berlusconi danno fastidio i freni della democrazia”-blitzquotidiano.it

Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset e amico di Silvio Berlusconi dagli anni del liceo, racconta il suo rapporto con il premier in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti su La Stampa in edicola oggi lunedì 2 novembre. Ovvio – dato anche il nome che porta – che difenda il premier, cui si accontenta di passare la palla visto che uno come lui “è come Pelè”.

Fedele Confalonieri l’ha visto vincere ogni sfida, un vero fuoriclasse, ma qualche difficoltà la soffre anche lui, specie quegli ostacoli che le società democraticamente avanzate pongono all’esercizio del potere: “Gli riesce difficile prendere atto che la democrazia pone dei freni. Silvio è un uomo del fare. I freni gli danno fastidio. Ma non è un dittatore come dicono”

“Le leggi ad personam? Le fa per proteggersi – dice Confalonieri – Se non fai la legge ad personam vai dentro. Una volta dentro, poi non ti chiedono scusa. E’ il sistema della giustizia in Italia. I magistrati sono gli unici che non pagano mai: irresponsabili. L’errore di Berlusconi è pensare che tutti i magistrati siano rossi – aggiunge – Sbaglia e io glielo dico… come anche che i comunisti non ci sono più… ma bisogna ammettere che è un ottimo argomento di vendita”.

“Berlusconi parla troppo – dice poi Confalonieri – Prenda la vicenda D’Addario. Se non diceva un cavolo in tre giorni finiva”. Le dieci domande di Repubblica? “Dissi a Silvio: Fregatene, non le legge nessuno e invece lui va a parlare a Porta a Porta”.

Nell’intervista a tutto campo Confalonieri definisce poi Eugenio Scalfari “l’unico giornalista che ha il senso degli affari”, di Nanni Moretti dice che gli sta “sulle palle” e di Giulio Tremonti “che è legittimo che pensi al dopo”.

Sulla proposta di non pagare il canone Rai il presidente Mediaset osserva che “é una sciocchezza e che Berlusconi sbaglia”.

“Se Berlusconi si fosse limitato alla televisione – conclude Confalonieri – oggi avrebbe più del 90% dei consensi. Ma ha voluto giocare in prima persona. E ha spaccato in due il Paese”. (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Conti in rosso, futuro nero per la pubblicità: Interpublic Group a -18%.

Il terzo trimestre 2009 si chiude con il segno meno per Interpublic Group. L’utile netto della società guidata dal si è infatti attestato a 17,2 milioni di dollari contro i 38,7 milioni dello stesso periodo dello scorso anno.

A 1,43 miliardi di dollari (-18%) il fatturato. La crescita organica invece è diminuita del 14,2%. Considerando i primi nove mesi dell’anno, la perdita netta di Interpublic Group si è attestata a 35,8 milioni di dollari rispetto ai 56,7 milioni di dollari di utile netto del 2008. Il fatturato è stato pari a circa 4,23 miliardi (-17% sullo scorso anno), mentre la crescita organica nei primi nove mesi è calata dell’11,8%.

“La crisi economica continua ad incidere negativamente sui conti della società – ha commentato Michael Roth, Ceo di Interpublic Group- Tra gli investitori regna ancora la cautela ed è molto difficile fare previsione per il prossimo anno”. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Conti in rosso, futuro nero per la pubblicità: Publicis perde terreno anche nel terrzo trimestre 2009.

Per il Gruppo Publicis la performance peggiore è stata registrata lo scorso giugno. Ora pare che sia in atto una lenta ma progressiva ripresa.

Nel terzo trimestre il fatturato consolidato è stato di 1.047 milioni di euro, in calo del 5,3% rispetto al terzo trimestre 2008, mentre la crescita organica è diminuita del 7,4%.

Anche se la crisi ha investito tutti i Paesi europei, si sottolineano le buone perfomance di Publicis Worldwide in Francia e dei centri media del Gruppo nell’Europa occidentale e in Polonia. Tutte le attività in Inghilterra e nel Sud Europa, tra cui l’Italia hanno subito invece un calo significativo.

Il fatturato consolidato nei primi nove mesi del 2009 si è attestato a 3,256 miliardi di euro, in calo del 2,3% rispetto ai 3,332 miliardi dello stesso periodo del 2008. Il mercato dell’advertising ha subito una flessione di circa il 13%, stando alle stime correnti, la contrazione della crescita organica di Publicis Groupe si è fermata al 6,9%. Il calo è stato limitato anche grazie al 5,5% di crescita organica raggiunto nelle comunicazioni digitali, che nei primi nove mesi del 2009 hanno contribuito al fatturato consolidato del Gruppo per il 21,3%, ovvero in misura maggiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando erano valse per il 18,5% delle revenue. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Conti in rosso, futuro nero per la pubblicità: Wpp in difficoltà.

Secondo Martin Sorrell è ancora presto per stappare le bottiglie di champagne. Anche se tra i clienti si registra un maggiore grado di fiducia e di ottimismo infatti, per il Ceo di WPP, colosso mondiale del marketing, non si può ancora parlare di ripresa del mercato dell’advertising.

Come si legge oggi sulla stampa internazionale, per Sorrell “è sbagliato parlare di fine della recessione basandosi su miglioramenti sequenziali”. Il top manager ha affermato che per dichiarare finita ufficialmente la crisi aspetterà la crescita delle vendite same-store. Beh, buona giornata.

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La crisi morde gli italiani e si mangia i consumi. Se il Governo non cambia politica economica, anche la pubblicità finisce nei guai.

Diminuisce il reddito disponibile lordo delle famiglie italiane, calano il potere d’acquisto, le spese per consumi finali e gli investimenti fissi lordi. Diminuisce anche la propensione al risparmio. È il quadro delineato dall’Istat nell’indagine riferita al secondo trimestre 2009.

Il reddito lordo a disposizione delle famiglie italiane, consumatori e micro-imprese, è calato di 11 miliardi di euro (-1%). Secondo l’Istat insieme al reddito si riduce anche la propensione al risparmio che è scesa dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Nel dettaglio, la propensione al risparmio delle famiglie nel secondo trimestre 2009 è stata pari al 15,2% del reddito lordo, in calo dopo molti trimestri di aumento.

La spesa delle famiglie per consumi finali si è ridotta invece dello 0,5%. Beh. buona giornata.

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La quarta crisi: altri 100 giornalisti mandati a casa dal New York Times.

Crisi editoria: Il New York Times licenzia altri 100 giornalisti-blitzquotidiano.it
La crisi dell’editoria fa ancora sentire la sua morsa negli Usa: il New York Times, infatti, si appresta a licenziare altri 100 giornalisti (l’8% del totale) entro la fine dell’anno dopo gli 80 posti di lavoro tagliati lo scorso anno.

Lo ha reso noto la proprietà specificando che giovedì 22 ottobre offrirà un pacchetto di incentivi all’esodo a tutta la redazione. I giornalisti avranno 45 giorni per decidere.

Ma se almeno 100 redattori non accetteranno l’offerta a quel punto sarà la direzione a scegliere chi dovrà lasciare il giornale, ha spiegato il direttore Bill Keller, auspicando che cio «non accada anche se potrebbe».

Già lo scorso anno il Nyt aveva ridotto la newsroom da 1.330 giornalisti a 1,250, oltre ad aver ridotto i compensi del 5% a tutti i dipendenti. La “Grey old lady”, come tutti i quotidiani statunitensi, ha subito forti cali di vendite delle copie cartacee e di raccolta pubblicitaria danneggiata dal suo stesso sito web che è completamente gratuito.

Per far fronte alle perdite il New York Times era stato costretto a ricorrere misure d’emergenza tra cui vendere il nuovo grattacielo di Renzo Piano, dove si erano trasferiti nel 2007 e chiedere in prestito 250 milioni di dollari al tasso del 14% dal magnate messicano Carlos Slim. (Beh, buona giornata).

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La quarta crisi: negli Usa crescono i lettori on line.

Huffington Post supera Washington Post come numero di visitatori on line-blitzquotidiano.it

L’Huffington Post ha superato il Washington Post come numero di visitatori. Lo confermano i dati di settembre di Nielsen Online relativi ai siti di informazione americani.

Nell’ultimo anno l’aggregatore di notizie creato da Arianna Huffington è cresciuto del 26%, raggiungendo in settembre 9,4 milioni di utenti unici, mentre il Washington Post è sceso del 29%, a 9,2 milioni.

Nello stesso periodo il sito del New York Times è cresciuto del 7%, arrivando a 21,5 milioni di utenti unici. Meglio ancora hanno fatto il Daily News (+54%) e il Guardian (+51). Ma il record di crescita spetta ad Examiner.com: +373%.

I dati sono però da prendere con cautela, perché – come avverte la stessa Nielsen Online – in giugno la società di ricerca ha ampliato di otto volte il suo panel, il che per certi siti può aver influenzato il confronto anno su anno.

Ecco la classifica completa:

Yahoo! News: 42.649.000 utenti unici in settembre (+12% rispetto a settembre 2008)

Cnn Digital Network: 38.266.000 (+3%)

Msnbc Digital Network: 36.511.000 (-16%)

Aol News: 25.733.000 (+20%)

NyTimes.com: 21.530.000 (+7%)

Fox News Digital Network: 17.909.000 (+20%)

Tribune Newspapers: 16.453.000 (-9%)

AbcNews Digital Network: 14.631.000 (-15%)

Google News: 14.555.000 (+8%)

Gannett Newspapers and Newspaper Division: 12.272.000 (-10%)

Cbs News Digital Network: 10.575.000 (-5%)

McClatchy Newspaper Network: 10.543.000 (-1%)

UsaToday.com: 9.908.000 (-13%)

Advance Internet: 9.530.000 (+21%)

TheHuffingtonPost.com: 9.474.000 (+26%)

Washingtonpost.com: 9.239.000 (-29%)

MediaNews Group Newspapers: 8.739.000 (+30%)

Hearst Newspapers Digital: 7.905.000 (-19%)

WorldNow: 7.828.000 (-1%)

Bbc: 7.178.000 (-23%)

Daily News Online Edition: 6.824.000 (+54%)

Examiner.com: 6.474.000 (+373%)

Guardian.co.uk: 6.043.000 (+51%)

Telegraph: 5.649.000 (+38%)

Cox Newspapers: 5.443.000 (+14%)

Boston.com: 5.231.000 (-39%)

MailOnline: 5.046.000 (+26%)

Topix: 4.860.000 (-25%)

NBC Local Media: 4.835.000 (+N/A)

The Slate Group Websites: 4.798.000 (-12%)

(Beh, buona giornata).

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Attualità Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Il passaggio al digitale terrestre: lo chiamano switch off, ma è solo una gran confusione.

Addio vecchia TV analogica. Dal 16 novembre switch off per Roma.
Al via dalla metà di novembre il passaggio al Digitale terrestre per Roma, prima grande capitale digitale d’Europa, di ALESSANDRA LOFFREDI.

Quando alla fatidica data del 16 di novembre Roma vedrà compiersi lo switch off (il passaggio anticipato alla nuova tecnologia), spegnendo definitivamente il segnale analogico della vecchia TV, si troverà a ricoprire il ruolo di “prima grande capitale digitale d’Europa”, anticipando Londra, Parigi e Madrid, così come ha dichiarato in un recente congresso il Viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani “Cos’è oggi la TV digitale terrestre in Italia lo possiamo vedere con i nostri occhi : 34 canali nazionali gratuiti rispetto ai 10 canali nazionali del sistema analogico. La via italiana alla televisione digitale terrestre è originale ed innovativa” sottolineava inoltre nell’intervento “Una specificità italiana, che sottolineiamo e rivendichiamo, in un contesto europeo che ad oggi non ha raggiunto il nostro livello di avanzamento del processo di digitalizzazione.” (Intervento leggibile integralmente su Digital-Sat.)

Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo economico, entro la fine di quest’anno il digitale terrestre entrerà nelle case di 6,2 milioni di famiglie (pari al 30% della popolazione). Progressivamente, nel 2010 la percentuale sarà alzata al 68% e nel 2011 all’81%.

Nel 2012 il passaggio sarà completato per tutti. Il digitale terrestre (conosciuto anche con l’acronimo DTT, dall’inglese Digital Terrestrial Television) è una tecnologia che permette di ricevere sul televisore di casa trasmissioni televisive di un livello pari alla TV satellitare, non ricorrendo all’installazione dell’antenna parabolica, ma utilizzando invece un decoder, collegato all’impianto ricevente preesistente o integrato direttamente nei televisori di recente fabbricazione.

Un passaggio epocale? Certamente, ma non sempre ben accettato dagli utenti, alcuni dei quali lo vivono al momento più come un passaggio obbligato e non condiviso.
Le ragioni sono prevalentemente collegate alla questione economica. Passare al digitale obbliga tassativamente all’acquisto del decoder. Nonostante il sostegno dato dagli incentivi statali, dedicati comunque ad una ristretta fascia di utenti e nonostante la varietà di proposta degli apparecchi, i cui prezzi partono da cifre contenute, molti italiani vivono la necessità di questo esborso come un’imposizione, considerando che, molto semplicemente, la televisione la vedevano pure prima e pagando già un canone.

La decantata maggior qualità dell’immagine, nonché la più ampia varietà di canali, non basta in questi casi a sollevarli dalla sensazione di trovarsi ad essere, inevitabilmente, un terreno di battaglia fra due grandi network televisivi, Mediaset e Sky.

Quanto al decoder, la sua semplice installazione viene mostrata in maniera chiara anche tramite spot rassicuranti. Ma non sempre la realtà è altrettanto chiara. Innanzi tutto, stando ai commenti che corrono in molti blog tematici della rete, ad essere alle volte non chiara è le ricezione del segnale, la cui copertura, lamentano alcuni utenti, è ancora causa di malfunzionamenti. Poco chiare anche le idee di quelli che, non riuscendo autonomamente a compiere la semplice operazione di collegamento del decoder, si avvalgono di un tecnico installatore.

Alla spesa per l’apparecchio si aggiunge quella dell’intervento, arrivando, nel peggiore dei casi, a sentirsi dichiarare inadeguato l’orientamento dell’antenna o peggio l’impianto preesistente. “In questo periodo non mi fermo un attimo,le chiamate che richiedono un intervento per installare il decoder sono continue” sospira Renzo, tecnico specializzato attivo nell’area nord della capitale ”c’è una gran confusione sull’argomento e a farne le spese sono soprattutto le persone anziane, intimorite dalle nuove tecnologie”.
Come difendersi in questi casi dai raggiri? “Chiedendo una mano ad un giovane della famiglia, sicuramente più disinvolto con cavi e prese scart, o cercando un tecnico che sia di fiducia, magari già intervenuto sul televisore di un amico” consiglia Renzo.

E’ bene porre una certa attenzione anche nell’acquisto di un nuovo televisore. Non sono stati poi così remoti quei casi in cui, portato con soddisfazione a casa il nuovo apparecchio, un “vero affare”, contrariamente alle aspettative si scopriva non essere adeguato alle nuove tecnologie.

Recentemente Legambiente ha posto l’attenzione su una nuova forma di inquinamento, riconducibile all’abbandono di rifiuti pericolosi, che pare crescere con l’avvicinarsi dello switch-off.
Televisori smaltiti in modo errato, lasciati impropriamente ed in gran numero a ridosso di cassonetti ed altrove. Lontanissimi da questi episodi gli utenti più agguerriti contro l’avvento del digitale, che intervenendo in internet, propongono di eliminare si il televisore, ma con una rottamazione corretta e dandone avviso alla Rai, così da non dover più pagare il canone e tornare a dedicarsi ad altro, magari una buona lettura.

ADICONSUM (associazione difesa consumatori e ambiente), quantificando in circa 100/150 euro il costo medio del passaggio per ogni famiglia al Digitale Terrestre e sostenendo che il principale cruccio degli utenti non sia relativo all’esborso economico ma piuttosto alle problematiche tecniche ad esso correlate, propone, per alleviare le pene degli abitanti del Lazio l’iniziativa denominata “Digitale chiaro”.

Eventi informativi che avranno luogo in tutti i comuni che ne faranno richiesta, con l’obiettivo di sostenere i cittadini che desiderano non arrivare impreparati al fatidico evento dello spegnimento del segnale analogico (dal 16 al 30 Novembre), agevolando quindi l’apprendimento di tutte le operazioni da compiere e delle eventuali problematiche correlate all’installazione di un decoder.

Chi volesse ricevere maggiori informazioni sul progetto può contattare l’Associazione tramite l’apposito Numero Verde 800 864754 nei giorni Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 11 alle ore 15, oppure tramite richiesta via e-mail all’indirizzo di posta digitalechiaro@adiconsum.it.

Pronto al contrattacco alla concorrenza del Digitale Terrestre, Sky risponde incrementando da 16 a 30 i suoi canali HD entro il 2010, offrendo, a partire dal 23 ottobre, un televisore Full HD per tutti gli abbonati Sky con soli 50 euro di anticipo e rate a partire da 6 euro al mese e lanciando da dicembre la Digital Key, una chiavetta che, collegata al decoder Sky, permette di accedere a tutta l’offerta gratuita in chiaro del digitale terrestre integrata nell’Epg di Sky (ovvero la Guida elettronica dei programmi, un modo per avere sullo schermo l’elenco dei programmi trasmessi dai canali della piattaforma satellitare).

Il contrattacco di Sky prevede anche l’immediata possibilità di abbonarsi ai pacchetti Sky Cinema, Sport e Calcio senza sottoscrivere tutti i cinque generi del pacchetto Mondo. Così, avvolti dalla polvere della battaglia fra decoder, storditi da sistemi di decriptazione ed antennisti, è inevitabile chiedersi, come qualcuno suggeriva, se rimarranno energie per distogliere lo sguardo dal video dirottandolo, almeno qualche volta, sulle pagine di un buon libro. (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Pubblicità italiana: una buona notizia.

Il settimanale L’espresso del 29.ottobre 2009 scrive, a firma di F:S.:
Creativi on demand. Si definisce la “prima agenzia di nuova generazione”. Senza “spargimento di costi” e leggera nella struttura, nessuna piramide di gerarchie, ma orizzontale nei rapporti: è Consorzio Creativi, a Roma e a Milano. Una novità per dare risposta alla crisi economica che ha investito anche la pubblicità: a fronte di ogni briefing ricevuto o concordato col cliente, si forma un gruppo di lavoro, che segue tutte le fasi del progetto. Concluso il lavoro, il gruppo si scioglie, per riformarsi a una nuova richiesta (www. consorzio creativi.com).
Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Ecco una fotografia aggiornata della quarta crisi, la crisi dell’editoria che si aggiunge alla crisi energetica, alla crisi ambientale, alla crisi economica.

In Italia l’evoluzione recessiva ha determinato una contrazione significativa degli investimenti pubblicitari (-16,4% nei primi otto mesi del 2009) che ha interessato, seppur con differente intensità, praticamente tutti i mezzi.
La stampa, con un calo del 23,9%, è tra i settori più colpiti: i quotidiani a pagamento hanno registrato una flessione leggermente più contenuta (-20,2%), mentre più accentuata è risultata quella dei periodici (-28,8%) e dei quotidiani free press (-27,4%).
Anche la radio ha mostrato una diminuzione significativa (-15,8%), seppur meno grave di quella della stampa, mentre la performance resta positiva per internet la cui raccolta cresce del 6,2%.
In termini di tendenza, il calo degli investimenti pubblicitari rispetto all’esercizio 2008 si sta attenuando in corso d’anno; tuttavia tale evoluzione è dovuta al progressivo indebolimento degli investimenti registratosi nel corso del 2008 e non ad una ripresa del mercato.
Parallelamente, in un contesto di calo dei consumi, anche le diffusioni delle testate quotidiane e periodiche hanno registrato un andamento negativo, con una diminuzione del 6,5% per i quotidiani, del 7,2% per i settimanali e del 9% per i mensili (fonte ADS a giugno). Beh buona giornata.

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Attualità democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La libertà di stampa in Italia è come il Pil: meno 5.

Reporters sans frontiers ha pubblicato l’annuale rapporto sulla libertà di stampa nel mondo. L’Italia perde cinque posti.
Secondo la nuova classifica i dati più rilevanti quest’anno sono l’aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti dopo l’insediamento di Obama (dal 40esimo posto al 20esimo) e il peggiorare della situazione in paesi come Iran (73esimo) e Israele (150esimo, ma fuori dai territori israeliani). Anche per l’Italia un responso negativo, col nostro Paese che scende dalla 44esima posizione dell’anno scorso alla 49esima. Il Paese che quest’anno si piazza in testa alla classifica è la Danimarca, seguita da Finlandia e Irlanda. Ultimo classificato (su 175 parsi monitorati) l’Eritrea. Beh, buona giornata.

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Attualità Media e tecnologia

Brachino, il mago turchino.

Oggi lo squadrismo si fa con l’emo-editing, di Pino Cabras – Megachip.

Il Caimandrillo ci prova sempre, con le bugie. Lo fa anche nel caso dell’azione intimidatoria via etere ai danni di un giudice sgradito, quello dei calzini turchesi. Leggiamo che lui, il padrone del gossip, «avrebbe assicurato che non c’era niente di organizzato dietro il servizio televisivo e che non era stata mandata alcuna troupe sul posto per seguire appositamente il giudice.
Secondo il racconto del presidente del Consiglio si è trattato di una ripresa amatoriale fatta con un telefono cellulare.»

Partiamo pure dalla questione del cellulare. Il premier svia subito la nostra attenzione per portarla sulle immagini “sporche” di un video realizzato non proprio in alta definizione. Il messaggio è semplice: niente di pianificato, è stato addirittura un lavoro dal basso, e la tv non ha fatto altro che ritrasmetterlo.

Oggi ci sono poche differenze qualitative fra le telecamerine “consumer” più economiche e alcuni telefonini dotati di camera. Non posso escludere che l’apparecchio che ha immortalato la vita ordinaria del magistrato-bersaglio possa essere un cellulare iPhone 3G, che ha una qualità simile a quella di una telecamerina “consumer” e possiede uno zoom regolato con uno schermo tattile. Ma cambia poco. Un telefono dotato di camera è una telecamera.

Cosa possiamo escludere allora, con assoluta certezza?

Lo chiedo a un esperto di post-produzioni video, Pier Paolo Murru: «Quello che posso escludere è che il video sia “montato in macchina”. Ovvero che gli stacchi fra le sequenze siano semplicemente gli stop fra una registrazione e l’altra (continuità temporale e cronologica).»

Berlusconi però gradisce far pensare che il lavoro sia passato direttamente dal videofonino alla nostra retina, senza manipolazioni. E invece no. Gli stacchi fra le sequenze sono ulteriori contributi entrati certamente in fase di montaggio, spiega Murru: «è evidente che sono stati montati alcuni ping pong temporali per rendere il soggetto apparentemente irrequieto (tempo 1, tempo 2, poi di nuovo tempo 1).» Un esempio? «Lui davanti al barbiere che fuma…poi sembra allontanarsi a piedi…poi di nuovo davanti al barbiere che fuma…etc.».

E questo lo notiamo tutti, con un minimo di attenzione. Ci sono accorgimenti più sottili?

«Si vedono anche chiaramente tutte le misure preventive, tese a non riflettere l’operatore sulle vetrate di fronte. Tagli compresi. C’è anche uno stile di montaggio negli stacchi. Vengono infatti usati i passaggi delle auto per staccare da una clip ad un altra. Una vera“sciccheria” dallo stile cinematografico.»

Esistono poi sequenze identiche ripetute, fatto che getta alle ortiche l’ipotesi di un girato “raw” diretto dal telefono. Sarà pur vero – come ora dice nelle sue tardive e pelosissime scuse il direttore di Videonews Claudio Brachino – che il servizio incriminato «non appartiene certo al genere dei capolavori». Ma anche senza scomodare lo Spielberg del film Duel, l’Operazione Calzini Turchesi non era certo un materiale filmato grezzo.

Non è da escludere nemmeno che abbiano agito due operatori che si alternavano la posta lungo il percorso del giudice, che è stato a tutti gli effetti pedinato. Il video casuale di uno zelante delatore di strada ragionevolmente si esaurirebbe in una breve sequenza. Si notano invece diverse luci. Quella bluastra del mattino presto, a serrande chiuse. Una luce di altro taglio più tardi.

Secondo il linguaggio degli specialisti c’è stato insomma un lavoro di “emotional editing”, un montaggio, un confezionamento emotivo che cercava di cavar sangue da una vicenda piatta. L’emo-editing si è giocato su quel minimo di azioni/atti del giudice, montati in modo da farlo apparire irrequieto, ripetitivo, ansioso, insicuro e «stravagante».

Ora Berlusconi dice che il pedinamento non era premeditato. Brachino si scusa ma rilancia strane pretese verso il giudice, che vorrebbe “convocare” a Mediaset per difendersi da capi d’imputazione formulati dall’azienda. Si stanno rilassando, in fondo, perché hanno già raggiunto il risultato di mettere sotto schiaffo chi non sgombera la strada al padrone. Sono riusciti a spostare l’attenzione dal fatto giuridico (la sentenza per un risarcimento) per concentrarla su una personalizzazione che si butta ancora una volta in politica, dove i mezzi in campo non sono più quelli del diritto, bensì dello strapotere mediatico del Caimandrillo. (Beh, buona giornata).

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Crisi della pubblicità: quella gran voglia di dire che il peggio è passato contagia anche Google.

Google registra una crescita del fatturato del 27% nel terzo trimestre del 2009, segno dell’inizio della ripresa nel mercato del search. Secondo Eric Schmidt, Ceo di Google il peggio della crisi economica sia passato.

“Nonostante vi sia ancora molta incertezza sulla velocità della ripresa, crediamo che il periodo peggiore sia finito”, ha dichiarato Schmidt. Il fatturato netto derivante dal search engine si è attestato a 1,64 miliardi di dollari, rispetto all’1,29 miliardi di un anno fa. Le revenue sono di 5,94 miliardi di dollari, ovvero a +7% sullo stesso periodo del 2008.

Il search advertising è considerato un buon indicatore del sentiment generale del mercato. L’impatto degli investimenti nel search è misurabile con precisione e proprio dai dati ottenuti Google evince che le aziende stanno ora lentamente incrementando il loro spending nel search.

Dal punto di vista di Google, la migliore performance del search segnala un ritorno alle assunzioni, alle acquisizioni e agli investimenti.

Tra le categorie ad aver registrato le performance più positive nel terzo trimestre del 2009 troveremmo: le campagne pubblicitarie per le automobile e per le assicurazioni.

Ancora in flessione invece Viaggi e Finanza. La Finanza, paragonata con un il terzo trimestre del 2008 risulterebbe particolarmente positiva. Il dato si evincerebbe da una improvvisa impennata degli investimenti, forse relativa a un momento magico della comunicazione finanziaria. Ma non è affatto detto che possa essere un indicatore duraturo della ripresa. Con buona pace delle migliori intenzioni di Eric Schmidt. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La pubblicità italiana non riesce a uscire dalla quarta crisi.

Secondo Nielsen Media Research da gennaio ad agosto 2009 gli investimenti pubblicitari ammontano a 5.275 milioni di euro con una flessione del -16,4% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Ad agosto 2009 verso agosto 2008 la variazione è del -15,8%. A livello di settori merceologici, considerando il periodo cumulato, si registrano: -11,6% per gli Alimentari, -21,9% per le Auto e -5,4% per le Telecomunicazioni.

Unilever, Wind, Vodafone, Telecom It. Mobile, Barilla, Ferrero, L’Oreal, Volkswagen, Procter&Gamble e Fiat Div. Fiat Auto guidano la classifica dei Top Spender nei primi otto mesi del 2009 con investimenti pari 715 milioni di euro, in calo del -13,4% sul corrispondente periodo dell’anno scorso.

La Televisione, considerando i canali generalisti e quelli satellitari (marchi Sky e Fox), mostra una flessione del -13,9% sul periodo cumulato e del -17,7% sul singolo mese.

La Stampa, nel suo complesso, da gennaio ha un calo del -23,9%. I Periodici diminuiscono del -28,8% con l’Abbigliamento a -28,7%, la Cura Persona a -25,7% e l’Abitazione a -29,5%. I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del -20,2% con l’Auto, l’Abbigliamento e la Finanza/Assicurazioni, i tre settori più importanti, che riducono la spesa rispettivamente del -36,9%, del -27,0% e del -32,0%. Sono in controtendenza l’Abitazione che aumenta del +7,7% e il Turismo/Viaggi con il +8,6% sul cumulato e il +17,5% sul mese. A livello di tipologie la Commerciale segna il -23,9%, la Locale il -15,3% e la Rubricata/Di Servizio il -17,7%. In contrazione anche la raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press (-27,4%).

La Radio diminuisce del -15,8% in otto mesi e del -1,9% sul singolo mese. Fanno registrare variazioni negative anche: Affissioni (-26,4%), Cinema (-8,3%), Cards (+1,8%) e Direct Mail (-17,3%). Performance positiva invece per Internet che cresce del +6,2% raggiungendo i 371 milioni di euro. Beh, buona giornata.

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