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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Quanti sono i disoccupati in Italia?

Il governatore della Banca d’Italia dice che in un anno, da settembre 2008 a settembre 2009 sono stati persi 650 mila posti di lavoro. Ed è probabile che negli ultimi mesi del 2009 ci saranno ulteriori perdite.

Il ministro del Welfare dice che si stimano a 1,8 milioni i disoccupati totali, mentre gli occupati superano i 23 milioni, con una perdita nel corso dell’anno di 378 mila unità.

Secondo i dati della Cgil, i disoccupati in Italia hanno superato quota tre milioni. I senza lavoro nel secondo trimestre dell’anno risultano essere 3,2 milioni e il tasso di disoccupazione sarebbe del 12,1%, ben superiore al dato Istat (7,4%).

Ma insomma, quanti sono i discoccupati in Italia? Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Il governatore della Banca d’Italia: “Siamo meno sicuri che si stia effettivamente avviando una ripresa duratura, che non poggi solo sul sostegno straordinario delle politiche economiche”.

La crisi rovinosa si è fermata, ma la certezza di una nuova stabilità è ancora lontana. E’ il monito lanciato dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nel corso del suo intervento alla Giornata mondiale del risparmio. “La caduta in cui le nostre economie si stavano avvitando, tra la fine del 2008 e l’inizio di quest’anno – dice il numero uno di via Nazionale – si è fermata. Siamo meno sicuri che si stia effettivamente avviando una ripresa duratura, che non poggi solo sul sostegno straordinario delle politiche economiche”. Anche da qui deriva la necessità, ”urgente”, di riprendere “il cammino delle riforme”.

Draghi diffonde anche cifre poco incoraggianti sul fronte dell’occupazione: in un anno, da settembre 2008 a settembre 2009 – sono stati persi, rivela, 650 mila possti di lavoro. Ed è probabile che negli ultimi mesi del 2009 ci saranno ulteriori perdite. Beh, buona giornata.

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Attualità Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La crisi morde gli italiani e si mangia i consumi. Se il Governo non cambia politica economica, anche la pubblicità finisce nei guai.

Diminuisce il reddito disponibile lordo delle famiglie italiane, calano il potere d’acquisto, le spese per consumi finali e gli investimenti fissi lordi. Diminuisce anche la propensione al risparmio. È il quadro delineato dall’Istat nell’indagine riferita al secondo trimestre 2009.

Il reddito lordo a disposizione delle famiglie italiane, consumatori e micro-imprese, è calato di 11 miliardi di euro (-1%). Secondo l’Istat insieme al reddito si riduce anche la propensione al risparmio che è scesa dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Nel dettaglio, la propensione al risparmio delle famiglie nel secondo trimestre 2009 è stata pari al 15,2% del reddito lordo, in calo dopo molti trimestri di aumento.

La spesa delle famiglie per consumi finali si è ridotta invece dello 0,5%. Beh. buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi: altri 100 giornalisti mandati a casa dal New York Times.

Crisi editoria: Il New York Times licenzia altri 100 giornalisti-blitzquotidiano.it
La crisi dell’editoria fa ancora sentire la sua morsa negli Usa: il New York Times, infatti, si appresta a licenziare altri 100 giornalisti (l’8% del totale) entro la fine dell’anno dopo gli 80 posti di lavoro tagliati lo scorso anno.

Lo ha reso noto la proprietà specificando che giovedì 22 ottobre offrirà un pacchetto di incentivi all’esodo a tutta la redazione. I giornalisti avranno 45 giorni per decidere.

Ma se almeno 100 redattori non accetteranno l’offerta a quel punto sarà la direzione a scegliere chi dovrà lasciare il giornale, ha spiegato il direttore Bill Keller, auspicando che cio «non accada anche se potrebbe».

Già lo scorso anno il Nyt aveva ridotto la newsroom da 1.330 giornalisti a 1,250, oltre ad aver ridotto i compensi del 5% a tutti i dipendenti. La “Grey old lady”, come tutti i quotidiani statunitensi, ha subito forti cali di vendite delle copie cartacee e di raccolta pubblicitaria danneggiata dal suo stesso sito web che è completamente gratuito.

Per far fronte alle perdite il New York Times era stato costretto a ricorrere misure d’emergenza tra cui vendere il nuovo grattacielo di Renzo Piano, dove si erano trasferiti nel 2007 e chiedere in prestito 250 milioni di dollari al tasso del 14% dal magnate messicano Carlos Slim. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi: negli Usa crescono i lettori on line.

Huffington Post supera Washington Post come numero di visitatori on line-blitzquotidiano.it

L’Huffington Post ha superato il Washington Post come numero di visitatori. Lo confermano i dati di settembre di Nielsen Online relativi ai siti di informazione americani.

Nell’ultimo anno l’aggregatore di notizie creato da Arianna Huffington è cresciuto del 26%, raggiungendo in settembre 9,4 milioni di utenti unici, mentre il Washington Post è sceso del 29%, a 9,2 milioni.

Nello stesso periodo il sito del New York Times è cresciuto del 7%, arrivando a 21,5 milioni di utenti unici. Meglio ancora hanno fatto il Daily News (+54%) e il Guardian (+51). Ma il record di crescita spetta ad Examiner.com: +373%.

I dati sono però da prendere con cautela, perché – come avverte la stessa Nielsen Online – in giugno la società di ricerca ha ampliato di otto volte il suo panel, il che per certi siti può aver influenzato il confronto anno su anno.

Ecco la classifica completa:

Yahoo! News: 42.649.000 utenti unici in settembre (+12% rispetto a settembre 2008)

Cnn Digital Network: 38.266.000 (+3%)

Msnbc Digital Network: 36.511.000 (-16%)

Aol News: 25.733.000 (+20%)

NyTimes.com: 21.530.000 (+7%)

Fox News Digital Network: 17.909.000 (+20%)

Tribune Newspapers: 16.453.000 (-9%)

AbcNews Digital Network: 14.631.000 (-15%)

Google News: 14.555.000 (+8%)

Gannett Newspapers and Newspaper Division: 12.272.000 (-10%)

Cbs News Digital Network: 10.575.000 (-5%)

McClatchy Newspaper Network: 10.543.000 (-1%)

UsaToday.com: 9.908.000 (-13%)

Advance Internet: 9.530.000 (+21%)

TheHuffingtonPost.com: 9.474.000 (+26%)

Washingtonpost.com: 9.239.000 (-29%)

MediaNews Group Newspapers: 8.739.000 (+30%)

Hearst Newspapers Digital: 7.905.000 (-19%)

WorldNow: 7.828.000 (-1%)

Bbc: 7.178.000 (-23%)

Daily News Online Edition: 6.824.000 (+54%)

Examiner.com: 6.474.000 (+373%)

Guardian.co.uk: 6.043.000 (+51%)

Telegraph: 5.649.000 (+38%)

Cox Newspapers: 5.443.000 (+14%)

Boston.com: 5.231.000 (-39%)

MailOnline: 5.046.000 (+26%)

Topix: 4.860.000 (-25%)

NBC Local Media: 4.835.000 (+N/A)

The Slate Group Websites: 4.798.000 (-12%)

(Beh, buona giornata).

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Attualità Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Il passaggio al digitale terrestre: lo chiamano switch off, ma è solo una gran confusione.

Addio vecchia TV analogica. Dal 16 novembre switch off per Roma.
Al via dalla metà di novembre il passaggio al Digitale terrestre per Roma, prima grande capitale digitale d’Europa, di ALESSANDRA LOFFREDI.

Quando alla fatidica data del 16 di novembre Roma vedrà compiersi lo switch off (il passaggio anticipato alla nuova tecnologia), spegnendo definitivamente il segnale analogico della vecchia TV, si troverà a ricoprire il ruolo di “prima grande capitale digitale d’Europa”, anticipando Londra, Parigi e Madrid, così come ha dichiarato in un recente congresso il Viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani “Cos’è oggi la TV digitale terrestre in Italia lo possiamo vedere con i nostri occhi : 34 canali nazionali gratuiti rispetto ai 10 canali nazionali del sistema analogico. La via italiana alla televisione digitale terrestre è originale ed innovativa” sottolineava inoltre nell’intervento “Una specificità italiana, che sottolineiamo e rivendichiamo, in un contesto europeo che ad oggi non ha raggiunto il nostro livello di avanzamento del processo di digitalizzazione.” (Intervento leggibile integralmente su Digital-Sat.)

Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo economico, entro la fine di quest’anno il digitale terrestre entrerà nelle case di 6,2 milioni di famiglie (pari al 30% della popolazione). Progressivamente, nel 2010 la percentuale sarà alzata al 68% e nel 2011 all’81%.

Nel 2012 il passaggio sarà completato per tutti. Il digitale terrestre (conosciuto anche con l’acronimo DTT, dall’inglese Digital Terrestrial Television) è una tecnologia che permette di ricevere sul televisore di casa trasmissioni televisive di un livello pari alla TV satellitare, non ricorrendo all’installazione dell’antenna parabolica, ma utilizzando invece un decoder, collegato all’impianto ricevente preesistente o integrato direttamente nei televisori di recente fabbricazione.

Un passaggio epocale? Certamente, ma non sempre ben accettato dagli utenti, alcuni dei quali lo vivono al momento più come un passaggio obbligato e non condiviso.
Le ragioni sono prevalentemente collegate alla questione economica. Passare al digitale obbliga tassativamente all’acquisto del decoder. Nonostante il sostegno dato dagli incentivi statali, dedicati comunque ad una ristretta fascia di utenti e nonostante la varietà di proposta degli apparecchi, i cui prezzi partono da cifre contenute, molti italiani vivono la necessità di questo esborso come un’imposizione, considerando che, molto semplicemente, la televisione la vedevano pure prima e pagando già un canone.

La decantata maggior qualità dell’immagine, nonché la più ampia varietà di canali, non basta in questi casi a sollevarli dalla sensazione di trovarsi ad essere, inevitabilmente, un terreno di battaglia fra due grandi network televisivi, Mediaset e Sky.

Quanto al decoder, la sua semplice installazione viene mostrata in maniera chiara anche tramite spot rassicuranti. Ma non sempre la realtà è altrettanto chiara. Innanzi tutto, stando ai commenti che corrono in molti blog tematici della rete, ad essere alle volte non chiara è le ricezione del segnale, la cui copertura, lamentano alcuni utenti, è ancora causa di malfunzionamenti. Poco chiare anche le idee di quelli che, non riuscendo autonomamente a compiere la semplice operazione di collegamento del decoder, si avvalgono di un tecnico installatore.

Alla spesa per l’apparecchio si aggiunge quella dell’intervento, arrivando, nel peggiore dei casi, a sentirsi dichiarare inadeguato l’orientamento dell’antenna o peggio l’impianto preesistente. “In questo periodo non mi fermo un attimo,le chiamate che richiedono un intervento per installare il decoder sono continue” sospira Renzo, tecnico specializzato attivo nell’area nord della capitale ”c’è una gran confusione sull’argomento e a farne le spese sono soprattutto le persone anziane, intimorite dalle nuove tecnologie”.
Come difendersi in questi casi dai raggiri? “Chiedendo una mano ad un giovane della famiglia, sicuramente più disinvolto con cavi e prese scart, o cercando un tecnico che sia di fiducia, magari già intervenuto sul televisore di un amico” consiglia Renzo.

E’ bene porre una certa attenzione anche nell’acquisto di un nuovo televisore. Non sono stati poi così remoti quei casi in cui, portato con soddisfazione a casa il nuovo apparecchio, un “vero affare”, contrariamente alle aspettative si scopriva non essere adeguato alle nuove tecnologie.

Recentemente Legambiente ha posto l’attenzione su una nuova forma di inquinamento, riconducibile all’abbandono di rifiuti pericolosi, che pare crescere con l’avvicinarsi dello switch-off.
Televisori smaltiti in modo errato, lasciati impropriamente ed in gran numero a ridosso di cassonetti ed altrove. Lontanissimi da questi episodi gli utenti più agguerriti contro l’avvento del digitale, che intervenendo in internet, propongono di eliminare si il televisore, ma con una rottamazione corretta e dandone avviso alla Rai, così da non dover più pagare il canone e tornare a dedicarsi ad altro, magari una buona lettura.

ADICONSUM (associazione difesa consumatori e ambiente), quantificando in circa 100/150 euro il costo medio del passaggio per ogni famiglia al Digitale Terrestre e sostenendo che il principale cruccio degli utenti non sia relativo all’esborso economico ma piuttosto alle problematiche tecniche ad esso correlate, propone, per alleviare le pene degli abitanti del Lazio l’iniziativa denominata “Digitale chiaro”.

Eventi informativi che avranno luogo in tutti i comuni che ne faranno richiesta, con l’obiettivo di sostenere i cittadini che desiderano non arrivare impreparati al fatidico evento dello spegnimento del segnale analogico (dal 16 al 30 Novembre), agevolando quindi l’apprendimento di tutte le operazioni da compiere e delle eventuali problematiche correlate all’installazione di un decoder.

Chi volesse ricevere maggiori informazioni sul progetto può contattare l’Associazione tramite l’apposito Numero Verde 800 864754 nei giorni Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 11 alle ore 15, oppure tramite richiesta via e-mail all’indirizzo di posta digitalechiaro@adiconsum.it.

Pronto al contrattacco alla concorrenza del Digitale Terrestre, Sky risponde incrementando da 16 a 30 i suoi canali HD entro il 2010, offrendo, a partire dal 23 ottobre, un televisore Full HD per tutti gli abbonati Sky con soli 50 euro di anticipo e rate a partire da 6 euro al mese e lanciando da dicembre la Digital Key, una chiavetta che, collegata al decoder Sky, permette di accedere a tutta l’offerta gratuita in chiaro del digitale terrestre integrata nell’Epg di Sky (ovvero la Guida elettronica dei programmi, un modo per avere sullo schermo l’elenco dei programmi trasmessi dai canali della piattaforma satellitare).

Il contrattacco di Sky prevede anche l’immediata possibilità di abbonarsi ai pacchetti Sky Cinema, Sport e Calcio senza sottoscrivere tutti i cinque generi del pacchetto Mondo. Così, avvolti dalla polvere della battaglia fra decoder, storditi da sistemi di decriptazione ed antennisti, è inevitabile chiedersi, come qualcuno suggeriva, se rimarranno energie per distogliere lo sguardo dal video dirottandolo, almeno qualche volta, sulle pagine di un buon libro. (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Pubblicità italiana: una buona notizia.

Il settimanale L’espresso del 29.ottobre 2009 scrive, a firma di F:S.:
Creativi on demand. Si definisce la “prima agenzia di nuova generazione”. Senza “spargimento di costi” e leggera nella struttura, nessuna piramide di gerarchie, ma orizzontale nei rapporti: è Consorzio Creativi, a Roma e a Milano. Una novità per dare risposta alla crisi economica che ha investito anche la pubblicità: a fronte di ogni briefing ricevuto o concordato col cliente, si forma un gruppo di lavoro, che segue tutte le fasi del progetto. Concluso il lavoro, il gruppo si scioglie, per riformarsi a una nuova richiesta (www. consorzio creativi.com).
Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Ecco una fotografia aggiornata della quarta crisi, la crisi dell’editoria che si aggiunge alla crisi energetica, alla crisi ambientale, alla crisi economica.

In Italia l’evoluzione recessiva ha determinato una contrazione significativa degli investimenti pubblicitari (-16,4% nei primi otto mesi del 2009) che ha interessato, seppur con differente intensità, praticamente tutti i mezzi.
La stampa, con un calo del 23,9%, è tra i settori più colpiti: i quotidiani a pagamento hanno registrato una flessione leggermente più contenuta (-20,2%), mentre più accentuata è risultata quella dei periodici (-28,8%) e dei quotidiani free press (-27,4%).
Anche la radio ha mostrato una diminuzione significativa (-15,8%), seppur meno grave di quella della stampa, mentre la performance resta positiva per internet la cui raccolta cresce del 6,2%.
In termini di tendenza, il calo degli investimenti pubblicitari rispetto all’esercizio 2008 si sta attenuando in corso d’anno; tuttavia tale evoluzione è dovuta al progressivo indebolimento degli investimenti registratosi nel corso del 2008 e non ad una ripresa del mercato.
Parallelamente, in un contesto di calo dei consumi, anche le diffusioni delle testate quotidiane e periodiche hanno registrato un andamento negativo, con una diminuzione del 6,5% per i quotidiani, del 7,2% per i settimanali e del 9% per i mensili (fonte ADS a giugno). Beh buona giornata.

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Attualità democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La libertà di stampa in Italia è come il Pil: meno 5.

Reporters sans frontiers ha pubblicato l’annuale rapporto sulla libertà di stampa nel mondo. L’Italia perde cinque posti.
Secondo la nuova classifica i dati più rilevanti quest’anno sono l’aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti dopo l’insediamento di Obama (dal 40esimo posto al 20esimo) e il peggiorare della situazione in paesi come Iran (73esimo) e Israele (150esimo, ma fuori dai territori israeliani). Anche per l’Italia un responso negativo, col nostro Paese che scende dalla 44esima posizione dell’anno scorso alla 49esima. Il Paese che quest’anno si piazza in testa alla classifica è la Danimarca, seguita da Finlandia e Irlanda. Ultimo classificato (su 175 parsi monitorati) l’Eritrea. Beh, buona giornata.

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Attualità Media e tecnologia

Brachino, il mago turchino.

Oggi lo squadrismo si fa con l’emo-editing, di Pino Cabras – Megachip.

Il Caimandrillo ci prova sempre, con le bugie. Lo fa anche nel caso dell’azione intimidatoria via etere ai danni di un giudice sgradito, quello dei calzini turchesi. Leggiamo che lui, il padrone del gossip, «avrebbe assicurato che non c’era niente di organizzato dietro il servizio televisivo e che non era stata mandata alcuna troupe sul posto per seguire appositamente il giudice.
Secondo il racconto del presidente del Consiglio si è trattato di una ripresa amatoriale fatta con un telefono cellulare.»

Partiamo pure dalla questione del cellulare. Il premier svia subito la nostra attenzione per portarla sulle immagini “sporche” di un video realizzato non proprio in alta definizione. Il messaggio è semplice: niente di pianificato, è stato addirittura un lavoro dal basso, e la tv non ha fatto altro che ritrasmetterlo.

Oggi ci sono poche differenze qualitative fra le telecamerine “consumer” più economiche e alcuni telefonini dotati di camera. Non posso escludere che l’apparecchio che ha immortalato la vita ordinaria del magistrato-bersaglio possa essere un cellulare iPhone 3G, che ha una qualità simile a quella di una telecamerina “consumer” e possiede uno zoom regolato con uno schermo tattile. Ma cambia poco. Un telefono dotato di camera è una telecamera.

Cosa possiamo escludere allora, con assoluta certezza?

Lo chiedo a un esperto di post-produzioni video, Pier Paolo Murru: «Quello che posso escludere è che il video sia “montato in macchina”. Ovvero che gli stacchi fra le sequenze siano semplicemente gli stop fra una registrazione e l’altra (continuità temporale e cronologica).»

Berlusconi però gradisce far pensare che il lavoro sia passato direttamente dal videofonino alla nostra retina, senza manipolazioni. E invece no. Gli stacchi fra le sequenze sono ulteriori contributi entrati certamente in fase di montaggio, spiega Murru: «è evidente che sono stati montati alcuni ping pong temporali per rendere il soggetto apparentemente irrequieto (tempo 1, tempo 2, poi di nuovo tempo 1).» Un esempio? «Lui davanti al barbiere che fuma…poi sembra allontanarsi a piedi…poi di nuovo davanti al barbiere che fuma…etc.».

E questo lo notiamo tutti, con un minimo di attenzione. Ci sono accorgimenti più sottili?

«Si vedono anche chiaramente tutte le misure preventive, tese a non riflettere l’operatore sulle vetrate di fronte. Tagli compresi. C’è anche uno stile di montaggio negli stacchi. Vengono infatti usati i passaggi delle auto per staccare da una clip ad un altra. Una vera“sciccheria” dallo stile cinematografico.»

Esistono poi sequenze identiche ripetute, fatto che getta alle ortiche l’ipotesi di un girato “raw” diretto dal telefono. Sarà pur vero – come ora dice nelle sue tardive e pelosissime scuse il direttore di Videonews Claudio Brachino – che il servizio incriminato «non appartiene certo al genere dei capolavori». Ma anche senza scomodare lo Spielberg del film Duel, l’Operazione Calzini Turchesi non era certo un materiale filmato grezzo.

Non è da escludere nemmeno che abbiano agito due operatori che si alternavano la posta lungo il percorso del giudice, che è stato a tutti gli effetti pedinato. Il video casuale di uno zelante delatore di strada ragionevolmente si esaurirebbe in una breve sequenza. Si notano invece diverse luci. Quella bluastra del mattino presto, a serrande chiuse. Una luce di altro taglio più tardi.

Secondo il linguaggio degli specialisti c’è stato insomma un lavoro di “emotional editing”, un montaggio, un confezionamento emotivo che cercava di cavar sangue da una vicenda piatta. L’emo-editing si è giocato su quel minimo di azioni/atti del giudice, montati in modo da farlo apparire irrequieto, ripetitivo, ansioso, insicuro e «stravagante».

Ora Berlusconi dice che il pedinamento non era premeditato. Brachino si scusa ma rilancia strane pretese verso il giudice, che vorrebbe “convocare” a Mediaset per difendersi da capi d’imputazione formulati dall’azienda. Si stanno rilassando, in fondo, perché hanno già raggiunto il risultato di mettere sotto schiaffo chi non sgombera la strada al padrone. Sono riusciti a spostare l’attenzione dal fatto giuridico (la sentenza per un risarcimento) per concentrarla su una personalizzazione che si butta ancora una volta in politica, dove i mezzi in campo non sono più quelli del diritto, bensì dello strapotere mediatico del Caimandrillo. (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Crisi della pubblicità: quella gran voglia di dire che il peggio è passato contagia anche Google.

Google registra una crescita del fatturato del 27% nel terzo trimestre del 2009, segno dell’inizio della ripresa nel mercato del search. Secondo Eric Schmidt, Ceo di Google il peggio della crisi economica sia passato.

“Nonostante vi sia ancora molta incertezza sulla velocità della ripresa, crediamo che il periodo peggiore sia finito”, ha dichiarato Schmidt. Il fatturato netto derivante dal search engine si è attestato a 1,64 miliardi di dollari, rispetto all’1,29 miliardi di un anno fa. Le revenue sono di 5,94 miliardi di dollari, ovvero a +7% sullo stesso periodo del 2008.

Il search advertising è considerato un buon indicatore del sentiment generale del mercato. L’impatto degli investimenti nel search è misurabile con precisione e proprio dai dati ottenuti Google evince che le aziende stanno ora lentamente incrementando il loro spending nel search.

Dal punto di vista di Google, la migliore performance del search segnala un ritorno alle assunzioni, alle acquisizioni e agli investimenti.

Tra le categorie ad aver registrato le performance più positive nel terzo trimestre del 2009 troveremmo: le campagne pubblicitarie per le automobile e per le assicurazioni.

Ancora in flessione invece Viaggi e Finanza. La Finanza, paragonata con un il terzo trimestre del 2008 risulterebbe particolarmente positiva. Il dato si evincerebbe da una improvvisa impennata degli investimenti, forse relativa a un momento magico della comunicazione finanziaria. Ma non è affatto detto che possa essere un indicatore duraturo della ripresa. Con buona pace delle migliori intenzioni di Eric Schmidt. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La pubblicità italiana non riesce a uscire dalla quarta crisi.

Secondo Nielsen Media Research da gennaio ad agosto 2009 gli investimenti pubblicitari ammontano a 5.275 milioni di euro con una flessione del -16,4% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Ad agosto 2009 verso agosto 2008 la variazione è del -15,8%. A livello di settori merceologici, considerando il periodo cumulato, si registrano: -11,6% per gli Alimentari, -21,9% per le Auto e -5,4% per le Telecomunicazioni.

Unilever, Wind, Vodafone, Telecom It. Mobile, Barilla, Ferrero, L’Oreal, Volkswagen, Procter&Gamble e Fiat Div. Fiat Auto guidano la classifica dei Top Spender nei primi otto mesi del 2009 con investimenti pari 715 milioni di euro, in calo del -13,4% sul corrispondente periodo dell’anno scorso.

La Televisione, considerando i canali generalisti e quelli satellitari (marchi Sky e Fox), mostra una flessione del -13,9% sul periodo cumulato e del -17,7% sul singolo mese.

La Stampa, nel suo complesso, da gennaio ha un calo del -23,9%. I Periodici diminuiscono del -28,8% con l’Abbigliamento a -28,7%, la Cura Persona a -25,7% e l’Abitazione a -29,5%. I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del -20,2% con l’Auto, l’Abbigliamento e la Finanza/Assicurazioni, i tre settori più importanti, che riducono la spesa rispettivamente del -36,9%, del -27,0% e del -32,0%. Sono in controtendenza l’Abitazione che aumenta del +7,7% e il Turismo/Viaggi con il +8,6% sul cumulato e il +17,5% sul mese. A livello di tipologie la Commerciale segna il -23,9%, la Locale il -15,3% e la Rubricata/Di Servizio il -17,7%. In contrazione anche la raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press (-27,4%).

La Radio diminuisce del -15,8% in otto mesi e del -1,9% sul singolo mese. Fanno registrare variazioni negative anche: Affissioni (-26,4%), Cinema (-8,3%), Cards (+1,8%) e Direct Mail (-17,3%). Performance positiva invece per Internet che cresce del +6,2% raggiungendo i 371 milioni di euro. Beh, buona giornata.

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Attualità Società e costume

Il terremoto Veronika.

una novella di Giorgia Spina

E’ notte fonda sull’Impero di Viagropoli. Le strade buie sono calpestate solo dagli ultimi nottambuli che si attardano a voler salutare un’altra giornata, con il presentimento che quella successiva potrebbe non essere migliore. Qualche gatto cerca compagnia strusciandosi ai lampioni, freddi e dritti. Perfettamente dritti, come ogni costruzione dell’Impero: i palazzi sono alti, stabili e dritti, le chiese sono rigide e dritte, i ponti, che la notte lasciano libero il passaggio alle imbarcazioni, si dividono in due grandi sbarre solide e dritte. Perfino le cazzate stanno belle in piedi, dritte.
I gestori degli ultimi locali aperti si affrettano ad abbassare la serranda: un po’ per la stanchezza che ha iniziato da tempo a chiedere di tornare a casa, un po’ per la paura di imbattersi nelle severe sanzioni degli SS, Sorvegliatori del Sonno. Questi sono corpi speciali, forze armate fino ai denti di tanta presunzione, arroganza e deficienza allo stato brado, arruolati dall’Imperatore per difendere le sue poche ore di riposo.
Eh sì, perché come ogni Impero che si rispetti, anche Viagropoli ha il suo Imperatore di tutto rispetto e, soprattutto, anche lui sempre dritto.

Questo venne eletto circa 15 anni fa dalle illusioni di quelli che speravano di cambiare un po’ di cose e, con il passare dei tempi, venne di nuovo eletto, e poi eletto e eletto ancora, ma sempre dagli stessi che lo scelsero la prima volta, che, a questo punto, maturata l’età, erano ridotti a vecchi rincoglioniti non più in grado di intendere il suo nascosto Volere. Proprio questa continuità nell’elezione, attribuì all’Imperatore il nome con il quale tutti lo designavano: Silvietto il Sempre Eletto, ma che con il passare del tempo, si trasformò, per prestigiosi titoli conseguiti, in Silvietto il Sempre Eretto.
Nella nostra notte fonda, tutto il Palazzo imperiale sembra dormire e fare sogni d’oro, gli unici ancora permessi dal nostro Regnante. Ma, laggiù, sulla torre più alta e più dritta, una luce sembra ancora accesa. Una strana luce. Fioca. Rossa. Dalle finestre provengono insoliti suoni: sembrano gemiti, urla, approvazioni, esclamazioni di godimento, e non di una sola voce, bensì di due, tre, dieci voci insieme!
Intanto, nel megaparking del Palazzo, una macchina arriva, parcheggia, si spegne. Un autista in divisa nera di lattice e borchie apre la portiera. A scendere dall’auto è una figura avvolta nel mistero dell’oscurità. Deve essere qualcuno di familiare agli abitanti della Residenza perché, con fare sicuro, infila la chiave nella porta argentata del sotterraneo ed entra nel Palazzo.
Passano pochi istanti. Forse qualche sospirato minuto. Dalla torre dalla luce rossa continuano i gemiti, sempre uguali.

Ma all’improvviso tutto l’Impero viene scosso dal sonno da qualcosa di mostruoso. Un grido: forte, grave, profondo. E questo, che di umano ha ben poco, ma più della bestia, se non dei rumori più sconosciuti della Terra, proviene sempre dalla stessa torre rossa.
Accade tutto in un attimo. Il vento si sveglia in bufera, i mari si alzano come mossi da una tempesta. Dal Palazzo si vedono uscire in gran corsa decine e decine di donne. E tutti sanno da quale stanza escono. Giovani, vecchie, alcune sventolano la carta di identità, come ha fatto appena in tempo a imporre loro il Sempre Eretto, a dimostrazione di aver compiuto diciotto anni, seppur ieri o a inizio serata.
Inizia la corsa, agitata, sgangherata. Ed è lì che la Terra inizia a tremare. Forte, sempre più forte, come a voler correre via insieme alle donne.

L’indomani il popolo dell’ Impero si sarebbe svegliato in un Paese che sembrava non aver mai vissuto quella notte.
A Viagropoli sarebbe stato tutto, come sempre, perfettamente in piedi, dritto. Anche il suo Imperatore.
Nel corso della giornata, poi, qualcuno avrebbe sentito di un posto, lontano e poco conosciuto dai più, dove pare fossero venute giù intere abitazioni. Tutto questo, solo per un’ indisciplinata corsa. Abitazioni che, non si sa perché, avrebbe commentato l’Imperatore, non erano riuscite a rimanere dritte, come doveva essere.
Pare, inoltre, che sotto queste impotenti costruzioni, ci fosse rimasto qualcuno. Ma forse roba da niente, risolvibile in poco: come una cerimonia imperiale, qualche discorso solenne, due lacrime e qualche titolo sulla stampa bandita.
Tutto si sarebbe risolto.
Sicuramente sarebbe bastato un intervento in Penevisione: qualche frase di circostanza, numeri su numeri: perché quelli, si sa, fanno sempre la loro porca figura.

Il nostro Sempre Eretto si sarebbe mostrato sicuro, deciso. Avrebbe spiegato come, in quel paese lontano, quei due abitanti rimasti in vita avrebbero avuto delle case di super lusso, a tal punto che quei poveri sfigati, ai quali era rimasta in piedi la propria, avrebbero rosicato come iene. Le nuove strutture, avrebbe continuato il dritto Imperatore, sarebbero state realizzate con particolari cuscinetti blu, anti movimento, e avrebbero permesso al tutto di rimanere, in ogni eventualità, perfettamente dritto.
Ecco qui. Proprio come lui.
Eh sì perché chissenefrega di quanti sono sotto, lo abbiamo già detto, è roba di poco conto: l’importante è dimostrare che ciò che sta sopra sa essere sempre, perfettamente e, nonostante tutto, Dritto.
Molti avrebbero ricordato quella notte come la Notte del Terremoto Veronika.

Nessuno avrebbe mai saputo chi fosse costei: una subrette, una madre, una moglie, una sconosciuta. Forse la sconosciuta che quella stessa notte era salita dai sotterranei nella stanza… (beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Topo Chigi.

(da advexpress.it)
Abbiamo visto Topo Gigio ballonzolare sulle spalle di un paio di sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, durante la conferenza stampa che lanciava la campagna del Governo in favore della vaccinazione contro l’influenza suina.

Dov’è lo scandalo, direte voi? Che un topo venga usato contro l’influenza maiala? Fosse solo questo, sarebbe una intuizione rimarchevole, sia pure nella sua sciatteria.

In realtà non si tratta di uno scandalo che si usi un antico beniamino dei bambini all’epoca della tv in bianco e nero, quando i bambini, oggi ultra sessantenni, cantavano nel Coro dell’Antoniano e Topo Gigio duettava col Mago Zurlì.

Lo scandalo è che ancora oggi il Governo italiano pensi di trattare i cittadini, destinatari di un messaggio pubblicitario a favore della vacinazione di massa contro una nuova epidemia influenzale, come fossero i bambini di ieri.

Pare che il prof. Morcellini, eminente ‘scienziato della comunicazione’ abbia plaudito alla campagna.’Ma cosa mi dici mai?’, avrebbe detto Topo Gigio.
Beh, buon giornata.

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media Salute e benessere

Il governo italiano comunica il vaccino contro l’influenza A: perché trattare i cittadini di oggi come i bambini di ieri? Perché la pubblicità italiana accetta di essere trattata male? E’ più bella che intelligente?

Ma noi facciamo un altro mestiere – dicono i pubblicitari, di PIA ELLIOTT.

Mi sembra di sentirli, i colleghi in pubblicità, che di questi tempi hanno ben altro per la testa che Topo Gigio, appena ricomparso come testimonial della campagna governativa per la prevenzione dell’influenza.

Mi sembra di sentirli mentre dicono che il mestiere del pubblicitario è altra cosa e che quello che ogni tanto si vede in televisione non c’entra nulla con la comunicazione, anzi che è “Pubblicità Progresso”.

Invece, quella con Topo Gigio è la campagna ufficiale per la prevenzione dell’influenza A, promossa dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e realizzata dal DIE, Dipartimento Informazione Editoria della Presidenza del Consiglio. Infatti, la campagna è stata presentata il 6 ottobre a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Buonaiuti, responsabile della comunicazione di governo.

Dicono i pubblicitari: ma queste cose succedono solo a Roma, noi facciamo un altro mestiere. Vero anche questo, ma intanto gli spot con il topo redivivo vanno in onda sulle reti nazionali, in spazi assai ambiti ed è certo che qualcuno li vedrà e penserà “ma tu guarda cosa sono andati a ripescare per farci sentire ancora più cretini del solito”.

Perché non è vero che quello che resta (se resta) nella memoria collettiva deve essere per forza buono e degno. Molte cose si ricordano con fastidio, altre mettono a disagio perché irrimediabilmente datate. E sarebbe anche ora di finirla di credere che tutto ciò che è associabile a Carosello sia lodevole e appropriato. Carosello è cult solo per chi alla pubblicità non ha mai creduto.

Topo Gigio è nato cinquantanni fa, insieme col mago Zurlì e il piccolo coro dell’Antoniniano, per divertire i bambini che guardavano una televisione povera e in b/n.

Poi è ricomparso qualche volta in pubblicità, probabilmente ha anche avuto fortuna all’estero, forse c’è ancora qualcuno che sa rifargli il verso, ma i bambini di oggi prendono il treno al binario 9¾. E in ogni caso: cosa c’entra tutto questo con l’influenza e l’informazione che bisognerebbe fare per prevenirla ed, eventualmente, per vaccinarsi ?

C’entra che, come al solito, si è rinunciato a priori a cercare soluzioni adeguate, ignorando addirittura che tali soluzioni esistono, come esistono professionisti ed agenzie che sanno trovarle.

Ricorrere a Topo Gigio, nel 2009 vuol dire non rispettare l’intelligenza media degli spettatori e dei cittadini e non prendere sul serio un problema che probabilmente lo è.

La campagna di prevenzione dell’influenza A é costata circa 2,5 milioni di euro, ha detto il sottosegretario Bonaiuti, che non sono neanche pochi in questi tempi grami, considerando che Maria Perego ha ceduto gratis il topo e che la messa in onda, almeno sulle reti RAI, avviene negli spazi riservati dal servizio pubblico alla Presidenza del Consiglio: signori spazi, a costo zero.

Altri spot seguiranno – dice giulivo Paolo Buonaiuti, aggiungendo che gli spot con topo Gigio sono stati addirittura richiesti da un grande network latino americano, come si trattasse di un dato di merito e non di livellarsi alle peggiori televisioni del pianeta. (Beh, buona giornata)

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democrazia Leggi e diritto

18:06 Consulta, lodo Alfano incostituzionale La Corte Costituzionale ha giudicato illegittimo il cosiddetto “lodo Alfano”, che sospende i processi per le 4 più alte cariche dello Stato.

Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Che cosa insegna alla pubblicità italiana la manifestazione del 3 ottobre per la libertà di stampa a Roma.

Centinaia di migliaia di persone hanno manifestato a Roma il 3 ottobre per la libertà di stampa in Italia. Lo hanno fatto dopo che centinaia di migliaia di cittadini avevano firmato l’appello proposto da Repubblica, il quotidiano italiano che insieme a l’Unità è stato querelato dal presidente del Consiglio dei ministri. Quello stesso quotidiano a cui era stato lanciato un anatema: non investite la vostra pubblicità nei giornali che parlano male del governo, aveva detto a più riprese il capo del Governo italiano.

Centinai di migliaia di cittadini italiani sono stati protagonisti di una presa di posizione perfettamente democratica: la libertà di stampa è un diritto inalienabile per la vita democratica della società civile in Italia; i giornali non sono un fenomeno residuale nell’era delle nuove tecnologie; anche i consumatori di messaggi pubblicitari sono titolari a tutti gli effetti del diritto di cittadinanza di essere informati in modo corretto, pluralista, libero.

La pubblicità è vissuta e si è sviluppata dentro il perimetro della libertà di informazione: chi inventa i messaggi, chi paga l’invenzione dei messaggi, chi li veicola all’interno del timone di un giornale o del palinsesto di una tv ha sempre saputo che l’autorevolezza del messaggio pubblicitario è relativa alla autorevolezza della testata giornalistica che quel messaggio edita. Quella autorevolezza ha il pilastro nella libera esercitazione della libertà di pensiero a mezzo stampa. Non ci può essere una buona tv, un buon sito internet, una buona emittente radiofonica, una buona testata giornalistica sulla carta stampata, quotidiana, settimanale o mensile se non c’è un sano principio di libertà di informazione. Senza piena libertà di informazione, non c’è neppure una proficua attività di comunicazione commerciale.

La competizione tra i media, nel marketing mix che le aziende hanno a disposizione per comunicare ai lettori-cittadini-consumatori la loro migliore offerta commerciale non ha possibilità di essere efficace se questa competizione avviene sul territorio della negazione della libertà di pensiero: chi fa bene il mestiere di informare crea media affidabili nella fedeltà alla testata, dunque affidabili come veicoli della comunicazione pubblicitaria.

In piena crisi tra i mezzi di comunicazione di massa e la pubblicità, che possiamo definire a pieno titolo la “quarta crisi”, quella stessa che colpendo i giornali e l’informazione si è aggiunta alla crisi ambientale, alla crisi energetica, alla crisi finanziaria, ebbene, quello che è successo a Roma sabato 3 ottobre è una buona notizia: la libertà di stampa fa bene ai giornali, ma fa bene anche agli inserzionisti; fa bene ai lettori, ma fa bene anche ai consumatori.

Perché tutto quello che fa bene alla democrazia fa bene a tutto e a tutti. Dunque anche alla pubblicità e ai pubblicitari. Beh, buona giornata.

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