di Rula Jebreal
Nessun impero va a picco in silenzio, e proprio per questo i tempi che ci attengono sono pericolosi: non solo per i palestinesi, non solo per ucraini, (e per gli iraniani, ndr), ma per tutti i cittadini del pianeta.
Ma in questi tempi pericolosi, di fronte all’orrore normalizzato di governi irresponsabili, continuano a esistere i giusti, donne e uomini a cui ho cercato di dare voce in questo libro; persone che hanno continuato a curare le vite, a cercare di raccontare la verità dei fatti, a far valere i principi del diritto internazionale.
Tutti loro sono semi di una resistenza civica che passa per una convinzione collettiva: la convinzione che esistano principi universali e non negoziabili di umanità, libertà e giustizia.
Principi di fronte a i quali siamo tutti palestinesi. La Palestina è infatti il canarino nella miniera di carbone dell’autoritarismo e della repressione.
Le bombe e le armi usate in Palestina non rimarranno lì. Le leggi repressive che prendono di mira la Palestina non si fermeranno lì.
Le tecnologie di morte e sorveglianza che sono state usate e sperimentate sui palestinesi vengono attualmente vendute per la cosiddetta “difesa” di Paesi democratici e regimi sanguinari.
Siano tutti bersaglio in questa cleptocrazia, oligarchia, nuovo imperialismo portato avanti da vecchi e nuovi imperialisti.
E ormai nessuno ha più scuse: tutto è chiaro, e nessuno potrà dire “io non sapevo”. (Rula Jebreal, “Genocidio”, Piemme, pagg. 291-292.)