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Attualità

Quel gran vigliacco dell’algoritmo.

Passare una mattina infernale appresso alle bizze di una piattaforma digitale succede ormai a tutti.

Le amministrazioni pubbliche, gli enti, le società di servizi sono riusciti a capovolgere il paradigma della loro arroganza nei confronti degli utenti.

Non è più colpa loro se le regole sono farraginose, cavillose, punitive, inefficienti.

È diventata tutta colpa dell’utente che non ricorda l’ID, la pw, il codice utente, se non ha digitato il campo obbligatorio, quello con l’asterisco, se non ha ricevuto in tempo l’SMS col codice OTP e la pagina è scaduta e deve ricominciare tutto da capo.

Lo scopo del servizio, l’utilità della prestazione, la soluzione di un problema non hanno mai avuto alcuna importanza agli occhi del burocrate analogico di ieri come non ce l’hanno a quello digitale di oggi.

L’algoritmo è il nuovo stupido, ottuso, imbecille capoufficio.

“Io, Daniel Blake”, Ken Loach, 2016.

Quello di ieri lo potevi insolentire attraverso il cristallo dello sportello.

Oggi al massimo puoi irritarti con l’assistente virtuale, chiedergli di parlare con un umano, che dopo essere rimasto in linea per non perdere la “priorità acquisita”, risponderà dall’Albania, un attimo prima che cada la linea.

In “Io, Daniel Blake” (Gran Bretagna, 2016) Ken Loach ci spiegava che l’inefficienza, l’arroganza, la noncuranza degli enti pubblici non sono défaillance, ma una precisa strategia di gestione di respingimento delle istanze dell’utente. L’attacco frontale al Welfare.

Quella istanza di cui un cittadino avrebbe diritto, viene sistematicamente neutralizzata.

Il nuovo modo di esercitare il potere di negarlo, è il ricorso a un sotterfugio: è colpa tua che non sia stato in grado di rivendicarlo correttamente.

Non sono io che ti nego un diritto, sei tu che non sei capace di esercitarlo. Quindi, non lo meriti.

Te lo dice con il nuovo burocratese digitale proprio l’algoritmo, la spersonalizzazione del sempiterno “io so io e voi non sete ‘n cazzo“.

La “semplificazione amministrativa”, la “innovazione tecnologica”, o “la digitalizzazione dei servizi pubblici” impongono, senza appello, gli algoritmi, la continuazione delle angherie della burocrazia contro i cittadini con altri mezzi, più sofisticati.

Il potere è diventato vigliacco. Nega i diritti, ma non vuole sporcarsi le mani.

Il potere usa la transizione digitale, i governi sguinzagliano la tirannide degli algoritmi, i nuovi cani da guardia del capitalismo.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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