
“Quando la demarcazione dei confini si perde, rischia di perdersi anche l’identità. E quando l’identità diventa incerta, nasce per reazione il rigore, il tentativo esasperato di darsi un profilo opponendosi agli altri.
Compare l’intolleranza, la xenofobia, il razzismo.
D’altra parte, i confini sono pure illusioni, a volte imposte. Allora generano soffocamento.
Uno dei relatori disse: «Guardate che cosa succede quando il contorno di uno Stato si cancella. Guardate la Jugoslavia, dove non si sa più cosa significhi essere jugoslavo; risorgono i vecchi particolarismi, i nazionalismi, il fondamentalismo delle vecchie etnie».
Un altro rispose: «Questo accade proprio per le ragioni opposte, non perché si è perso un solido profilo, ma perché quel profilo era artificiale. Era una camicia di forza imposta in nome di un’ideologia astratta per comprimere la realtà che ora esplode.
L’esplosione è violenta perché violenta era stata l’unione».” (da “Teatro. Solitudine, mestiere e rivolta” di Eugenio Barba).