
“Che cos’è, che, in Italia, ha sbloccato le masse di consumatori di films, riportandoli nelle sale cinematografiche?
E che cosa ha fatto decadere certi interessi che parevano essersi svegliati negli anni scorsi, per i films dotati di qualità espressive e di problematicità?
“Credo di poter rispondere a queste domande con scandaloso semplicismo: in Italia la causa di tutto questo è il fatto che, per esprimermi con eufemismo mondano, il marxismo è passato di moda; e con ciò voglio dire che la cultura marxista, nel suo momento reale, è rivolta a se stessa, a criticarsi, a riflettersi, a ripensarsi, mentre, nel suo momento ufficiale, finge che nulla sia successo, si stringe intorno alla bandiera del suo vecchio operaismo, adopera parole e forme di un’ars dictandi quatriduana: e quindi interviene a vuoto – con qualche piccolo insuccesso elettorale.
Nell’Italia della Resistenza e dell’impegno, ossia del momento vitale del marxismo, sia pure attraverso le vie del tatticismo e dell’ufficialità comunista, si era attuata una vasta operazione di diffusione culturale: era diventata «di moda» la cultura.
E perfino le borghesie più conservatrici e ignoranti, per una specie di snobismo, erano attratte nel gioco: erano cioè consumatrici di films e di libri, che il PCI e la cultura di sinistra consideravano impegnati, perché l’impegno era al centro della discussione culturale e quindi mondana.
Ora, dunque, i partiti e le organizzazioni marxiste non avrebbero più la forza di imporre la moda di certi prodotti culturali: sarebbero esautorati e flebile suonerebbe la loro parenesi.” (da “Empirismo eretico” di Pier Paolo Pasolini).