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La quarta crisi: la pubblicità italiana crolla a -18%.

Gli investimenti pubblicitari, nei primi tre mesi dell’anno ammontano a 2.095 mln con una diminuzione del -18,2% rispetto al corrispondente periodo del 2008. L’analisi dei mezzi mostra una flessione del -15,4% per la Tv, del -25,8% per la Stampa, del -20,1% per la Radio. Variazioni negative anche per Outdoor (- 37,1%), Cinema (-26,7%), Cards (-39,0%) e Direct mail (-16,0%). Performance positive per Internet e per l’Out of home tv, entrambi a +3,5%.

Nei primi tre mesi di quest’anno gli investimenti pubblicitari ammontano a 2.095 mln con una diminuzione del -18,2% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Il confronto mensile marzo 2009 verso marzo 2008 fa registrare il -16,3%. Tutti i settori merceologici hanno ridotto la spesa rispetto all’anno scorso ad eccezione di Enti/Istituzioni e Turismo/Viaggi che crescono rispettivamente del +1,5% e del +3,2%. Wind, Vodafone, Ferrero, Volkswagen, Barilla, Unilever, Procter&Gamble, Danone, Fiat Div. Fiat Auto e Telecom Italia Mobile sono i dieci Top Spender del trimestre con circa 303 mln euro, il 12% in meno del corrispondente periodo del 2008.

L’analisi dei mezzi mostra per la Televisione, considerando sia i canali generalisti che quelli satellitari (marchi Sky e Fox), una flessione sul trimestre del -15,4% e sul mese del 14,4%. Tra i principali settori si evidenzia il calo di Alimentari (-12,1%), Automobili (-23,6%), Telecomunicazioni (-6,7%) e l’exploit di Enti/Istituzioni (+66,2% ), grazie a Campagne Sociali e Concorsi/Pronostici.

La Stampa, nel suo complesso, ha un calo del -25,8%. I Periodici diminuiscono del -29,2% con l’Abbigliamento a -32,0%, la Cura persona a -23,2% e l’Abitazione a -19,0%. I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del -23,6% con l’Automobile e l’Abbigliamento, i due settori più importanti, che riducono gli investimenti rispettivamente del -40,3% e del -36,9%. In controtendenza il settore Abitazione che raggiunge gli 11,7 milioni con una crescita sul trimestre del 34,9% e del 74,4% sul mese. E’ soprattutto la Commerciale Nazionale a frenare con una diminuzione del -28,9%, ma sono in calo anche la Locale (-17,4%) e la Rubricata/Di Servizio (-19,3%). In contrazione anche la raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press (- 26,9% ).

La Radio diminuisce del -20,1% sul trimestre, ma del -8,6% sul confronto mensile. Tra i settori in positivo a marzo 2009 si evidenziano: Auto, Moto/Veicoli e Gestione Casa. Fanno registrare variazioni negative Outdoor (- 37,1%), Cinema (-26,7%), Cards (-39,0%) e Direct mail (-16,0%). Performance, invece, positive per Internet e per l’Out of home tv: entrambi i mezzi crescono del +3,5%.

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La quarta crisi: Mondadori -34%.

(fonte:advexpress.it)

Il Consiglio di Amministrazione di Arnoldo Mondadori Editore, riunitosi oggi, 14 maggio, sotto la presidenza di Marina Berlusconi ha esaminato e approvato il resoconto intermedio di gestione sul primo trimestre dell’esercizio 2009, presentato dal vice presidente e amministratore delegato Maurizio Costa .

Il primo trimestre dell’esercizio è stato pesantemente condizionato dagli effetti delle problematiche del settore finanziario e, successivamente, dei settori produttivi e del consumo, già sviluppatesi nel corso del 2008. I mercati di riferimento del Gruppo Mondadori sono stati caratterizzati da:
– nei periodici, il fenomeno negativo più significativo è stato il crollo del mercato degli investimenti pubblicitari, stimato superiore al 30% in Italia e al 20% in Francia; molto più contenuta la contrazione delle diffusioni, in particolare in Francia, grazie al buon andamento degli abbonamenti; sempre in forte diminuzione, come previsto, il mercato dei prodotti collaterali
– nei libri, nei primi tre mesi dell’anno si sono registrati valori in sostanziale stabilità nel canale delle librerie di catena, con una leggera contrazione a livello complessivo.

L’impatto della drastica riduzione degli investimenti pubblicitari sulla redditività del Gruppo Mondadori nel primo trimestre è stato rilevante ed anche le vendite di prodotti collaterali hanno ridotto significativamente il loro apporto al margine operativo. Le azioni di contenimento dei costi di gestione, impostate e implementate già nello scorso esercizio e continuate con ancora maggiore determinazione, hanno prodotto effetti positivi; sono proseguiti inoltre gli investimenti per lo sviluppo delle attività digitali, del network internazionale e del progetto di lancio di Grazia in Francia.

Nel primo trimestre 2009 il fatturato consolidato è stato di 354,5 milioni di euro (-23% rispetto ai 460,3 milioni di euro dello stesso periodo del 2008); a perimetro costante la flessione è stata del 16,4%. Il margine operativo lordo consolidato è risultato di 14,2 milioni di euro (-70,7% rispetto ai 48,4 milioni di euro dell’esercizio precedente), con un’incidenza sul fatturato del 4% rispetto al 10,5% del 2008.

Il risultato operativo consolidato è stato pari a 8 milioni di euro (-79,1% rispetto ai 38,2 milioni di euro del primo trimestre del 2008), con ammortamenti di attività materiali ed immateriali per 6,2 milioni di euro (10,2 milioni di euro nel 2008); l’incidenza sui ricavi è passata dall’8,3% del primo trimestre 2008 al 2,3%. Il risultato netto consolidato è negativo per 1,8 milioni di euro rispetto ai +17,7 milioni di euro dell’esercizio precedente. Il cash flow lordo del primo trimestre 2009 è stato di 4,4 milioni di euro rispetto ai 27,9 milioni di euro del 2008. La posizione finanziaria netta del Gruppo al 31 marzo 2009 presenta un saldo negativo pari a -454,2 milioni di euro, in miglioramento rispetto ai -490,3 milioni di euro di fine 2008.

Libri
Nel primo trimestre del 2009 la Divisione Libri ha confermato la propria leadership di mercato (con una quota del 26,8%), in netta preminenza rispetto ai principali concorrenti, con una buona tenuta del comparto trade. I ricavi complessivi nel periodo sono stati di 89 milioni di euro (-5,4% rispetto ai 94,1 milioni di euro dello stesso periodo dell’esercizio precedente). Al netto delle vendite congiunte il decremento è del 4,5%. Tra le singole case editrici si segnalano le buone performance di Sperling & Kupfer e Einaudi. Sperling & Kupfer ha realizzato nel primo trimestre 2009 ricavi per 8,2 milioni di euro (+32,3% sullo stesso periodo del 2008).

Nel primo trimestre 2009 Einaudi ha registrato ricavi netti di 12,1 milioni di euro, in crescita del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2008. In leggero calo i ricavi di vendita di Edizioni Mondadori, pari a 37 milioni di euro (-5,9% rispetto al primo trimestre 2008). Piemme ha registrato ricavi per 12 milioni di euro, in calo del 17,8% rispetto al primo trimestre 2008. Il fatturato di Mondadori Electa ha raggiunto nel primo trimestre del 2009 gli 8,3 milioni di euro (-16,2% sul 2008). Mondadori Education ha registrato ricavi netti di vendita pari a 2,3 milioni di euro (2,7 milioni nello stesso periodo dell’anno precedente), in una stagione dell’anno, come di consueto, con impatti minimi sul fatturato.

Periodici Italia
Il primo trimestre dell’anno è stato condizionato per i periodici Mondadori, così come per tutta l’editoria italiana e internazionale, dai pesanti effetti della crisi esplosa nell’ultima parte del 2008. Da un lato il calo dei consumi ha inevitabilmente interessato la spesa per l’acquisto di giornali e riviste e, soprattutto, dei prodotti collaterali; dall’altro la crisi finanziaria ha indotto le aziende a ridurre drasticamente gli investimenti in comunicazione con una forte conseguente contrazione della spesa pubblicitaria.

La Divisione Periodici Italia (in cui rientrano anche proventi e margini dell’attività di licensing internazionale e dello sviluppo del digital), ha realizzato nel primo trimestre 2009 ricavi per 124,7 milioni di euro (-23,2% rispetto ai 162,3 milioni di euro dello stesso periodo del 2008). Al netto delle vendite congiunte il decremento è del 17,3%. Tale andamento è stato determinato dai seguenti elementi: diminuzione dei ricavi diffusionali (-7,2%), influenzati da un andamento non positivo del mercato che ha interessato tutti i segmenti in cui opera la Divisione.

A livello di copie vendute Mondadori, con un decremento del 9% a fronte di un comparto in calo del 12,1% (a febbraio), ha incrementato la propria quota di mercato; forte contrazione dei ricavi da prodotti collaterali (-33,9%), che hanno continuato il progressivo assestamento verso dimensioni più contenute. Nel primo trimestre dell’anno il mercato ha registrato un’ulteriore caduta (a febbraio -24,9% a valore), in particolare nei comparti editoriali e dei prodotti audiovisivi, mentre ha tenuto maggiormente quello musicale. In questo scenario le performance di Mondadori sono state migliori rispetto al contesto di riferimento dei periodici; importante ridimensionamento dei ricavi pubblicitari (-35,7%), in particolare nei settori moda, cosmetica e arredamento, rispetto a un primo trimestre 2008 in forte crescita e particolarmente favorevole per Mondadori.

Tra i fatti più significativi del trimestre si segnalano:
– il lancio del nuovo settimanale Tu Style effettuato a fine gennaio con un esito ad oggi molto promettente in termini di diffusione e di raccolta pubblicitaria; l’attività di sostegno promozionale a numerose testate che ha contribuito a contenere gli effetti negativi del contesto di riferimento;
– un approccio estremamente rigoroso alla gestione che ha consentito di ridurre, in modo direttamente proporzionale al calo dei ricavi, i costi di produzione, di marketing, editoriali e le spese generali.

Per quanto riguarda le attività digitali, la concentrazione degli investimenti sul polo femminile ha portato nel primo trimestre dell’anno in corso a ottimi risultati: i ricavi del sito di Donna Moderna sono cresciuti del 25% a fronte del +3,9% registrato dal mercato (dati Nielsen a febbraio). Nel mese di marzo è stata inoltre lanciata una nuova versione del sito di Cosmopolitan .

Attività internazionali
Come già detto, il mercato internazionale dei periodici ha risentito degli stessi elementi di criticità del mercato italiano, con un calo dei consumi e una contrazione degli investimenti in comunicazione. Ciononostante Mondadori ha aumentato nel primo trimestre 2009 i propri ricavi da royalties, grazie a nuovi lanci nell’ambito del network di Grazia e di Casaviva: a gennaio è nata Casaviva India , cui ha fatto seguito a febbraio l’edizione di Grazia in Cina, con eccellenti risultati sia in termini di advertising che di diffusione.

Per quanto riguarda i Balcani, anche la consociata Attica ha risentito del rallentamento dell’economia, registrando nel primo trimestre un calo dei ricavi pubblicitari e delle vendite congiunte, in buona parte compensato da una forte azione sul contenimento dei costi.

Mondadori France ha conseguito nel primo trimestre 2009 un fatturato complessivo di 83,6 milioni di euro (-14,5% rispetto ai 97,8 milioni di euro del corrispondente periodo dell’anno precedente). A perimetro costante e al netto delle vendite congiunte il calo è stato dell’8,9%. I ricavi diffusionali, che rappresentano il 70% del totale di Mondadori France, hanno registrato una flessione dell’8,4% (-5,9% a perimetro costante), con difficoltà maggiori sui settimanali (in particolare sulle guide televisive), sul segmento people e sull’auto. Al contrario hanno tenuto gli abbonamenti che continuano a rappresentare una stabile fonte di ricavi in una fase congiunturale come l’attuale. Nel periodo è continuata la forte attenzione del management al contenimento dei costi.

In uno scenario particolarmente sfavorevole per gli investimenti pubblicitari, i ricavi di Mondadori France in questo comparto sono risultati in calo del 23,9% (-19,2% a perimetro costante); a volume i risultati sono sostanzialmente in linea con il dato di mercato (-17,4%, fonte: TNS-MI).

Pubblicità
In Italia gli investimenti pubblicitari dei primi mesi del 2009, se confrontati con quelli del primo trimestre dello scorso anno, hanno mostrato un avvio estremamente critico, confermando il progressivo deterioramento del mercato già emerso chiaramente dalla seconda parte del 2008. In attesa dei dati definitivi si prevedono, sulla base delle evidenze di Nielsen a febbraio, deboli segnali di crescita solo per il segmento internet; in forte sofferenza ancora radio, televisione e il comparto stampa, in cui i periodici hanno mostrato maggiori difficoltà rispetto ai quotidiani, avvantaggiati da un calo meno deciso della pubblicità locale. Nello specifico, i periodici, hanno registrato un andamento negativo sia in termini di spazio, sia in termini di prezzi, in tutti i settori merceologici.

Mondadori Pubblicità ha chiuso i primi tre mesi del 2009 con una raccolta complessiva di 51,7 milioni di euro (-34,5% rispetto ai 78,9 milioni di euro dello stesso periodo 2008). Per rafforzare ulteriormente gli interventi commerciali e valutare ogni possibile azione di ottimizzazione, la concessionaria ha acquisito dallo scorso marzo anche la raccolta dell’emittente nazionale Radio Kiss Kiss, consentendo nuove sinergie a livello di struttura.

Direct Marketing
Nel primo trimestre dell’anno il mercato degli investimenti in direct mail ha registrato un calo superiore al 20%: in questo contesto, grazie alla qualità della propria offerta, Cemit Interactive Media ha conseguito risultati superiori al mercato. Il fatturato si è attestato a 4,8 milioni di euro, in contrazione del 9,4% rispetto ai 5,3 milioni di euro dello stesso periodo dell’esercizio precedente, per la mancata attività relativa alle campagne elettorali avvenuta nel marzo 2008.

Retail
Il fatturato della Divisione Retail è stato di 41,8 milioni di euro (-3,5% rispetto ai 43,3 milioni di euro dello stesso periodo del 2008). La Divisione ha risentito nel trimestre, da un lato, del generalizzato calo dei consumi, dall’altro del confronto con un primo trimestre 2008 particolarmente positivo. Nel periodo sono stati peraltro posti in atto interventi volti a ridurre i costi di gestione, in modo da minimizzare gli impatti conseguenti alla contrazione dell’attività.

Mondadori Retail ha registrato un fatturato di 26,8 milioni di euro, in calo del 7,7% rispetto ai 29 milioni di euro del primo trimestre 2008: la contrazione è stata inferiore nel settore del libro, supportato tra l’altro da molte campagne promozionali realizzate con gli editori, mentre il calo è stato più sensibile per quanto riguarda i prodotti digitali.

Nel periodo i negozi in gestione diretta hanno raggiunto le 29 unità (28 punti di vendita nel primo trimestre 2008).

Mondadori Franchising ha registrato un fatturato di 15 milioni di euro (+5,3%) rispetto ai 14,3 milioni di euro dei primi tre mesi dello scorso anno, grazie allo sviluppo del network di librerie ed Edicolè che hanno raggiunto nel periodo i 404 punti vendita complessivi (357 nel primo trimestre 2008).

Radio
Nel primo trimestre dell’anno il mercato radiofonico non è risultato immune dalla contrazione degli investimenti pubblicitari, registrando nel solo primo bimestre una contrazione del 27,2% (Fonte: Nielsen) con leggeri segnali di ripresa da marzo. In questo contesto i ricavi netti di R101 nel periodo sono stati di 3 milioni di euro (-16,7%) rispetto ai 3,6 milioni di euro dello stesso periodo dell’esercizio precedente.

Si tratta essenzialmente di ricavi pubblicitari quota editore corrispondenti a una raccolta pubblicitaria lorda di oltre 4,4 milioni di euro, in calo del 14% rispetto ai 5,1 milioni di euro dell’analogo periodo dell’anno precedente: il dato si confronta con un primo trimestre 2008 in cui R101 aveva registrato una raccolta in crescita del 56% rispetto al primo trimestre 2007, a fronte di un mercato cresciuto del 9% .

Da inizio 2009 Audiradio ha cambiato la modalità di rilevazione degli ascolti, affiancando alla tradizionale indagine telefonica per i dati del giorno medio, una sezione di ricerca, tramite panel diari, che fornisce per le radio iscritte gli ascoltatori nei 7, 14, 21 e 28 giorni. La nuova modalità di rilevazione dell’audience radiofonica permette inoltre una valutazione puntuale della pianificazione pubblicitaria, che avviene nella maggior parte dei casi con campagne che durano più di due settimane. Secondo le nuove rilevazioni R101 raggiunge nel mese circa 9 milioni di ascoltatori, riducendo sensibilmente il gap rispetto alle prime cinque radio commerciali.

Evoluzione prevedibile della gestione
La situazione economica a livello nazionale ed internazionale nel primo trimestre, come precedentemente evidenziato, ha subito il temuto impatto della crisi apertasi nel corso del 2008; i dati relativi ai consumi e agli investimenti si sono ulteriormente deteriorati, mentre le previsioni di ripresa dell’economia sono spostate più avanti nel tempo.

Per quanto riguarda il mercato di riferimento di Mondadori, il cui fatturato è comunque diversificato per business e territorialmente, l’impatto derivante dal crollo degli investimenti pubblicitari delle aziende nel trimestre e dall’ulteriore contrazione delle vendite di prodotti collaterali è stato significativo. Le azioni di semplificazione organizzativa e di reingegnerizzazione dei processi, iniziate già nello scorso esercizio, hanno consentito alla Società di mitigare gli effetti negativi del mercato nel trimestre: ancora maggiore sarà l’impegno in questo ambito nei prossimi mesi, sia per ridurre ulteriormente gli impatti negativi in questo esercizio sia, soprattutto, per dimensionare gli assetti strutturali alle future esigenze.

Per quanto riguarda la stima sui risultati dell’esercizio non si può che ribadire quanto espresso in occasione della presentazione dei dati 2008: la previsione relativa ai futuri scenari di mercato resta estremamente difficile ma è realistico attendersi per il 2009 livelli di redditività inferiori allo scorso esercizio, particolarmente per i business più legati agli investimenti pubblicitari. (Beh, buona giornata).

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La quarta crisi: Mediaset a -13% nel primo trimestre 2009, ovvero quando la tv commerciale perde i ricavi della comunicazione commerciale.

(fonte:advexpress.it)
Il Consiglio di Amministrazione di Mediaset, riunitosi il 12 maggio sotto la presidenza di Fedele Confalonieri (nella foto), ha approvato la relazione sul primo trimestre 2009. I risultati del Gruppo dei primi tre mesi dell’esercizio hanno risentito dell’accentuarsi, soprattutto in Spagna, della profonda fase recessiva che ha investito l’economia mondiale nel corso degli ultimi mesi del 2008, determinando una sensibile contrazione degli investimenti pubblicitari nei due mercati geografici di riferimento.

In tale contesto, il Gruppo ha comunque contenuto rispetto ai propri concorrenti la flessione della raccolta pubblicitaria, consolidando le proprie quote di mercato e mantenendo la leadership d’ascolto sui target commerciali di riferimento e conquistando con Canale 5 il primo posto assoluto su tutto il pubblico televisivo nel periodo di garanzia. La forte azione di controllo esercitata sui costi televisivi e l’ottimo andamento di Mediaset Premium hanno inoltre consentito di attenuare, soprattutto in Italia, l’impatto negativo sui margini economici indotto dai minori ricavi pubblicitari.

I ricavi netti consolidati del Gruppo Mediaset ammontano a 967,2 mln di euro in flessione del 12,0% rispetto ai 1.098,9 mln del primo trimestre 2008. L’ebit è pari a 139,3 mln di euro rispetto ai 255,8 mln dello stesso periodo dell’anno precedente. La redditività operativa si attesta al 14,4% rispetto al 23,3% del primo trimestre 2008. L’utile netto di competenza del Gruppo è pari a 60,0 mln di euro rispetto ai 121,0 mln di euro del primo trimestre dell’anno precedente. La posizione finanziaria netta di Gruppo passa da -1.371,7 mln di euro del 31 dicembre 2008 a -1.256,3 mln al 31 marzo 2009. Nei primi tre mesi dell’esercizio la generazione netta di cassa è stata pari a 122,5 mln di euro rispetto ai 279,9 mln dello stesso periodo dell’anno precedente.

Per quanto riguarda l’Italia , nel primo trimestre 2009 i ricavi netti consolidati hanno raggiunto gli 807,8 mln di euro in diminuzione del 5,0% rispetto agli 850,5 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Ricavi pubblicitari televisivi lordi: raggiungono i 645,7 mln di euro con una flessione del 13,0% rispetto ai 742,1 mln del primo trimestre 2008. Sulla base dei dati Nielsen relativi ai primi due mesi dell’esercizio, la raccolta pubblicitaria delle reti Mediaset ha mostrato un rallentamento più contenuto sia rispetto a quello del mercato pubblicitario complessivo (-22,2%) sia a quello del mercato pubblicitario televisivo (-23,1%), escludendo in entrambi i casi il contributo di Mediaset .

Ricavi Mediaset Premium: i ricavi Pay Tv (vendita di carte, ricariche ed Easy Pay) hanno raggiunto i 72,2 mln di euro con una crescita del 63,7% rispetto ai 44,1 mln di euro dei primi tre mesi del 2008. Le carte attive al 31 marzo 2009 sono pari a circa 3,3 milioni rispetto ai 2,9 milioni del 31 dicembre 2008. L’ebit si è attestato a 95,6 mln di euro rispetto ai 137,9 mln del primo trimestre 2008. I costi televisivi totali registrano una diminuzione dell’1,8% rispetto al primo trimestre 2008 a conferma di una scrupolosa politica di efficienza che non ha effetti sulla ricchezza del palinsesto e sugli ascolti delle reti Mediaset. L’utile netto è stato pari a 47,4 mln di euro rispetto agli 80,5 mln di euro del primo trimestre 2008.

Ascolti televisivi: nei primi tre mesi dell’esercizio le reti Mediaset confermano la leadership nazionale in tutte le fasce orarie tra i telespettatori tra i 15 e i 64 anni (target commerciale). Mediaset registra il 42,0% in prima serata e il 42,1% nelle 24 ore. Canale 5 oltre a essere prima rete italiana in prime time su tutto il pubblico televisivo nel periodo di garanzia con il 22,9% (11 gennaio – 31 marzo) è la rete italiana più vista nel target commerciale con il 24,8% in prima serata e il 23,7% nelle 24 ore.

Per quanto riguarda invece il mercato spagnolo, nei primi tre mesi del 2009 i ricavi netti consolidati generati dal Gruppo Telecinco sono stati pari a 159,7 mln di euro rispetto ai 249,0 mln dello stesso periodo dell’anno precedente. Tale risultato ha ovviamente risentito della congiuntura economica e finanziaria negativa sia a livello nazionale che internazionale. L’Ebit, anche in virtù del forte controllo dei costi complessivi (-11,5%), è stato pari a 43,7 mln di euro rispetto ai 117,9 mln di euro del 2008. La redditività operativa è pari al 27,3% (47,4% nel primo trimestre del 2008). L’utile netto è stato pari a 29,3 mln di euro rispetto agli 81,5 mln dei primi tre mesi del 2008. Telecinco consolida il proprio ruolo di prima rete assoluta spagnola in prime time con il 17,5% in termini di ascolti televisivi. (Beh, buona giornata).

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Il punto di vista di Obama sulla quarta crisi.

Durante un incontro con la stampa a Washington, Bakak Obama ha sottolineato l’importanza che ha per la tenuta della democrazia il lavoro dei giornalisti. “So che sono tempi difficili per molti di voi, che ci sono grandi giornalisti che stanno perdendo il lavoro a causa delle difficoltà del settore – ha detto – sono tempi di rinnovamento tecnologico, di cambiamento. Ma ci tengo a dire che il vostro servizio è essenziale per la tenuta della democrazia”.

“Voi – ha aggiunto, tra gli applausi dei tanti giornalisti presenti – a volte peccate di approssimazione.
Ma ogni giorno ci aiutate a renderci conto della complessità del mondo in cui viviamo. Questa è una stagione di rinnovamento e di cambiamento. Per questo, sinceramente, vi offro il mio ringraziamento e il mio supporto”.Beh, buona giornata.

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Quarta crisi: “Rupert Murdoch ha sparato la sua cannonata. Per uscire dalla crisi i giornali sulla rete passino all’accesso a pagamento.”

Vittorio Zambardino contro il magnate Murdoch e la sua idea di far pagare le notizie sulla Rete-blitzquotidiano.it

Per il boss della News Corporation Rupert Murdoch i giorni dell’accesso gratuito ai siti web dei giornali stanno per finire. I siti di giornali come il “Times” ed il “Sun” non saranno più gratuiti entro 12 mesi. Quali saranno le conseguenze della proposta e della decisione presa da Murdoch? Nel suo Blog, Vittorio Zambardino, giornalista di “Repubblica”, analizza l’intera questione di Murdoch e dei giornali on-line:

“Rupert Murdoch ha sparato la sua cannonata per uscire dalla crisi i giornali sulla rete passino all’accesso a pagamento. Non che nessuno se ne sia accorto, quando a dire che bisogna far pagare l’accesso on line ai giornali era stato il direttore del New York Times, Bill Keller. Ma se lo dice lo squalo che non ne sbaglia una – è il ragionamento dell’industria – allora vuol dire che così si deve fare: basta con i siti di informazione gratuiti. Si paga tutto. […]”.(Beh, buona giornata).

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Quanto è difficile uscire dalla quarta crisi.

La potenza della qualità di JOHN LLOYD -repubblica.it

I giornali, una volta diventati aziende di primaria importanza in vari momenti del XIX secolo, avevano due funzioni ben distinte. In primo luogo riportavano le notizie riguardanti gli affari esteri e la cronaca nera locale, i successi parlamentari e i fallimenti commerciali. In secondo luogo i giornali erano un veicolo commerciale per i popoli che stavano diventando consumatori di massa. Come scrive Judith Flanders, nella sua storia del commercio in epoca vittoriana, Consuming Passions, “Fu sulla base di una pubblicità sempre più onnipresente che i giornali acquisirono quella stabilità finanziaria che, nel XIX secolo, consentì la loro espansione in mercati sempre più ampi”.

Il servizio pubblico che hanno reso le case automobilistiche e i grandi magazzini, le rubriche dei cuori solitari e le compagnie aeree cercando di catturare l’attenzione dei lettori, ora come ora nella sua forma classica è in forte calo, forse addirittura agli ultimi giorni.

Quanto meno, al momento la pubblicità non costituisce una fonte abbastanza sicura di introiti per mantenere i potenti giornali che ogni Stato sviluppato e ricco ha dato per scontati per intere generazioni. Dal New York Times al Dagens Nyheter, da Le Monde al Yomiuri Shimbun, hanno tutti alle spalle una loro storia di potere. Tutti, in misura diversa, sono a rischio di tagli alle spese e perfino di chiusura. Nel momento stesso in cui questi grandi giornali entrano in crisi, vediamo molto meglio quanto subordinati fossero i nostri principi di “giornalismo come servizio pubblico” in fondo in fondo dipendessero dai consumi dei cittadini. Mentre tutto ciò viene meno, diventa palese che la capacità di mantenere in vita questo tipo di giornalismo è profondamente a rischio.

Le televisioni commerciali si trovano nella stessa situazione: per quasi 60 anni le tv non finanziate dallo Stato si sono arricchite grazie al boom pubblicitario. Adesso anche loro devono fare i conti con la crisi. La Cbs aveva 24 sedi distaccate all’estero, ora sei. Le emittenti televisive britanniche stanno abbandonando i notiziari regionali lasciandoli alla Bbc, finanziata dallo Stato. In Francia la tv privata più importante, Tf1, ha smesso di produrre informazione seria. Il suo amministratore delegato, Patrick Le Lay, nel 2004 ha detto: “Cerchiamo di essere realistici: in sostanza il nostro compito è aiutare la Coca Cola – giusto per fare un esempio – a vendere il suo prodotto. Ciò che noi vendiamo alla Coca Cola è il tempo del materiale cerebrale che abbiamo disponibile: dobbiamo sempre cercare programmi che siano popolari, seguire le mode, cavalcare varie tendenze, in un contesto nel quale l’informazione è sempre più veloce, diversa e banalizzata”.

Secondo Markus Prior (in Post Broadcast Democracy) i bei tempi in cui la maggior parte del pubblico seguiva i notiziari e l’attualità con scadenza quotidiana perché c’era poca scelta sono giunti al termine. Nel momento in cui una famiglia può scegliere tra 100 o 200 canali, gli ascolti dei programmi seri sono precipitati. Al contempo una piccola percentuale di pubblico fa zapping per raccogliere quante più notizie esaurienti possibile. Di conseguenza, per l’informazione si registra un equivalente di quello che è il sempre più crescente divario di reddito, un gap sempre più incolmabile tra i news junkies e i news dropouts.

Per ora non c’è una soluzione facile a questa crisi. Ma una risposta tuttavia esiste e si cela nella capacità dei professionisti di reinventarsi. Se da un lato stiamo assistendo alla crisi, dall’altro vediamo anche la crescita, specialmente su Internet, grazie al quale oggi sempre più lettori leggono quasi tutti i giornali. Ma sono in crescita anche le riviste serie e la produzione di documentari in tv e al cinema. Possiamo iniziare a intravedere un futuro caratterizzato da molte più fonti di informazione, nel quale i giornali affermati, come questo su cui scrivo, saranno in grado di sopravvivere associandosi con nuove, piccole start-up, specializzate in regioni particolari del mondo o in un particolare genere di giornalismo. Come ha dichiarato di recente lo studioso americano Yochai Benkler, “Grazie a un impegno professionale nel giornalismo di qualità sufficientemente alta, abbinato ai contributi forniti dai lettori impegnati, da freelancer, da professori universitari, anche un’azienda piccola potrà attirare un numero elevato di lettori per vendere pubblicità a livelli tali da garantire questo grado di operazioni”. Ci occorrono dunque media potenti perché il potere può essere chiamato a rispondere delle proprie azioni soltanto da un altro potere. Dovremo trovare nuove modalità con le quali finanziarli, ma una cosa è sicura: il mondo e la democrazia hanno bisogno del giornalismo e dipende dunque da noi giornalisti fare il possibile per poter continuare ad assicurarlo.(Beh, buona giornata).

L’autore è direttore
del Reuters Institute
for the Study of Journalism
della Oxford University
(Traduzione di Anna Bissanti)

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La “quarta crisi” colpisce ancora.

Dalle stime fornite da Nielsen e relative al 2008 emerge che gli investimenti pubblicitari sulla stampa nel suo complesso sono calati del -7,1% sul 2007. Nel dettaglio, l’adv sui quotidiani a pagamento ha registrato un -7%, mentre sui periodici è stata registrata una flessione del -7,3%. E a inizio 2009 la situazione è tutt’altro che migliorata. Nel primo bimestre, sempre stando ai dati Nielsen, gli investimenti sulla stampa sono calati del -27,4% sul primo bimestre 2008, -29,6% invece per i periodici e -26,4% per i quotidiani a pagamento.

Una conferma della flessione della pubblicità sulla carta stampata viene anche dai dati dell’Osservatorio Stampa Fcp. Dal confronto tra quelli relativi al periodo gennaio-febbraio 2009 e quelli relativi allo stesso periodo del 2008 emerge che il fatturato pubblicitario del mezzo stampa in generale ha registrato un calo del -28%. In particolare, il fatturato dei quotidiani ha perso il 26% e gli spazi sono calati del 13%. Segno meno anche per i periodici, che risultano in calo del 31% in termini di fatturato e del 24% in termini di spazi.

Numeri in forte ribasso, che hanno avuto notevoli ripercussioni sui bilanci 2008 e sull’andamento del primo trimestre 2009 dei più importanti gruppi editoriali operanti nel nostro Paese, come appare dal seguente schema che presenta i dati più significativi relativamente a ciascun Gruppo.

RCS MediaGroup: nel 2008 i ricavi netti consolidati si sono attestati a 2.673,9 milioni di euro, ovvero a -1,9% rispetto ai 2.728,2 milioni del 2007. I ricavi pubblicitari si sono attestati invece a 942,1 milioni (-2,1% sui 963,2 milioni del 2007).
Area Quotidiani: ricavi pari a 711,3 milioni (734,6 nell’esercizio 2007); ricavi pubblicitari a -2,7%.
Area Periodici: ricavi pari a 313 milioni (330,7 nell’esercizio 2007); ricavi pubblicitari a -3,4%.
Area Web: ricavi pubblicitari in crescita di oltre il 40%.

Mondadori: nel 2008 fatturato consolidato a 1819, 2 milioni di euro (-7,1% rispetto ai 1.958,6 milioni di euro del 2007).
Area Periodici Italia: ricavi consolidati a 575,7 milioni di euro (-12,5% rispetto ai 657,8 milioni del 2007); ricavi pubblicitari a -5,3%
Mondadori Pubblicità: ricavi pari a 331 milioni (-5,3% rispetto ai 349,5 milioni di euro del 2007). Sui periodici raccolta a 242,6 milioni (-4,8%)

Gruppo 24Ore: nel 2008 ricavi consolidati a 573 milioni di euro, in linea rispetto ai 572,1 milioni di euro del 2007. La pubblicità mostra un incremento di 7,4 milioni di euro (+3,1%) raggiungendo i 244, 6 milioni di euro, con un’incidenza del 42,7% sui ricavi totali.
Area Editrice: ricavi pari a -11,3% rispetto all’esercizio 2007.
Area System (divisione che svolge l’attività di concessionaria di pubblicità dei principali mezzi del gruppo, a eccezione dell’editoria specializzata): ricavi pari a 204,146 milioni (+2,1% sui 199.992 milioni del 2007).

Cairo Communication: nel 2008 ricavi lordi consolidati pari a 256,6 milioni di euro (265,8 milioni nel 2007). Raccolta pari a 51,8 milioni di euro (-8% rispetto ai 56,5 milioni)

Gruppo Hachette Rusconi: nel 2008 ricavi consolidati pari a 144,2 milioni di euro di cui 100 milioni derivanti dalla raccolta pubblicitaria (-0,5% rispetto al 2007). Area Web: ricavi pubblicitari in crescita del 46% sul 2007. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia

L’associazione dei giornalisti tedeschi ha assegnato il premio per la libertà di stampa a Marco Travaglio.

da Italiadallestero.info

Libertà di stampa

I sette membri del consiglio direttivo federale della DJV, l’associazione dei giornalisti tedeschi, quest’anno hanno assegnato il premio per la libertà di stampa al giornalista e autore italiano Marco Travaglio.

Michael Konken, presidente federale della DJV, ha motivato la decisione dichiarando: “Assegnamo il premio a Marco Travaglio, un collega che si è contraddistinto per il coraggio critico e l’impegno dimostrato nel combattere per la libertà di stampa in Italia.”

Travaglio ha saputo denunciare pubblicamente i tentativi dei politici italiani, in particolare di Silvio Berlusconi, di influenzare il lavoro dei media e di ostacolare lo sviluppo di un giornalismo critico. Le critiche di Travaglio si sono orientate anche ai colleghi italiani con lo scopo di incoraggiarli a non sottomettersi alla censura. “Il premio della DJV per la libertà di stampa è il riconoscimento più adatto a Marco Travaglio,” ha dichiarato Konken. “Travaglio deve dare coraggio ai giornalisti italiani affinché possano svolgere la loro funzione di vigilanza e non cadano vittima di intimidazioni”.

Il premio della DJV per la libertà di stampa consiste in 7.500 Euro ed è stato conferito a Marco Travaglio a Berlino lo scorso 28 aprile 2009 presso il Palazzo della Bundespressekonferenz (ufficio della stampa federale).

Con questo premio la DJV onora personalità o istituzioni che si impegnano in prima persona in battaglie per il mantenimento e la creazione della libertà di stampa. I precedenti vincitori sono stati il giornalista serbo Miroslav Filipovic, la giornalista russa Olga Kitowa e la redazione del giornale “Berliner Zeitung”. Filipovic ha ricevuto il premio per aver scoperto i crimini di guerra serbi in Kosovo, Kitowa è stata premiata per la sua difficile battaglia contro la corruzione in Russia e la redazione del “Berliner Zeitung” per l’impegno dimostrato nel difendere la libertà di stampa in Germania e l’indipendenza editoriale da Mecom Group, la casa editrice che l’ha rilevata.

[Articolo originale “DJV-Preis für Marco Travaglio”]

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democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Freedom House: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati. L’Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale».

Rapporto di Freedom House, organizzazione non-profit e indipendente-da Freedomhouse.org
Libertà di stampa: l’Italia fa un passo indietro, unica nazione in Europa di Alessandra Farkas-corriere.it

La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati. L’Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un’organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.

CLASSIFICA – Nell’annuale classifica di Freedom House, l’Italia va indietro come i gamberi, insieme a Israele, Taiwan e Hong Kong. «Un declino che dimostra come anche democrazie consolidate e con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. Su un punteggio che va da 0 (i Paesi più liberi) a 100 (i meno liberi), l’Italia ottiene 32 voti: unico Paese occidentale con una pagella così bassa. I «migliori della classe» restano le nazioni del Nord Europa e scandinave: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia (prime cinque a livello mondiale). Le «peggiori»: Corea del nord, Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba.

PROBLEMA ITALIA – Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato. Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed Egitto. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi investe anche Caltagirone Editore.

L’assemblea ordinaria degli azionisti della Caltagirone Editore ha approvato il bilancio al 31 dicembre 2008. A livello consolidato il Gruppo ha chiuso l’esercizio con ricavi a 294 milioni di euro (326,8 milioni di euro al 31 dicembre 2007) e un utile netto negativo per 10,9 milioni di euro (era positivo per 61,2 milioni di euro al 31 dicembre 2007).

La raccolta pubblicitari al 31 dicembre 2008 ha segnato un -8% sull’anno precedente. Nel primo trimestre 2009, invece, si registra un calo degli investimenti pubblicitari del 25-30%, in linea con il mercato di riferimento.

A margine dell’assemblea, commentando la difficile situazione del mercato il presidente Francesco Gaetano Caltagirone ha dichiarato: “La situazione dell’editoria e’ ‘di emergenza drammatica’. Dalla crisi ‘uscirà’ completamente modificata la geografia e la sostanza dell’editoria italiana”.

“Nell’editoria – ha proseguito – c’è stato un calo generalizzato, nel nazionale come nel locale. Non ho mai visto una situazione in cui tutto cala, il nostro è un gruppo che si difende per le intuizioni che abbiamo avuto”.

In merito al pesante calo della raccolta pubblicitaria nel primo trimestre, Caltagirone ha dichiarato: “Spero si tratti di un picco, ma se il calo dovesse essere confermato di questa portata anche nel resto del 2009, le perdite sarebbero ‘ben diverse’ rispetto a quelle del 2008”.

Proprio per fronteggiare la crisi, è in programma l’attuazione di un piano di taglio dei costi, per ridurre in particolare il costo del lavoro, portando a un risparmio di 20-25 milioni di euro. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Cala la pubblicità, la Rai rischia guai.

Un trimestre nero per la raccolta pubblicitaria Rai. E le previsioni sono tutt’altro che ottimistiche, come ha confermato Mauro Masi, direttore generale Rai, in una audizione in Parlamento, presso la Comminsione Vigilanza.

Nei primi tre mesi del 2009 gli investimenti avrebbero subito un calo importante, facendo registrare una flessione di 27 milioni di euro. Se il trend dovesse essere confermato, la flessione della raccolta pubblicitaria passerà dai 55 milioni di euro previsti a 150 milioni di euro. Ragionando in termini assoluti, si passerà da 1143 milioni a 1048 milioni di euro.

Questo potrebbe significare che le risorse economiche della Rai si avviano a una perdita tendenziale di circa 120 milioni di euro. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi convince Murdoch alla convergenza sul web.

(fonte: Affari e Finanza-Repubblica)

Rupert Murdoch lancia il nuovo portale internet che raccoglie notizie da ogni angolo del suo impero mediatico.

‘Sarà il portale dove si concentrerà l’essenza dell’informazione planetaria’ ha annunciato il magnate australiano, come riportato su ‘Affari&Finanza’.

Sulla piattaforma andranno a confluire le notizie pubblicate e trasmesse dalle testate ed emittenti controllate da News Corp , tra cui spiccano il Wall street journal , il New York Post, e, in Inghilterra, il Sun e l’elitario Times. Ci sono anche la casa editrice Harper-Collins, le reti televisive Sky e FoxNews e il social network MySpace.com. Fino ad ora, queste unità non avevano mai sperimentato una condivisione sul web.

La neo-iniziativa, guidata da John Moody, il vice presidente di Fox News, viene giustificata come un’operazione per potenziare l’efficienza dell’attività di raccolta di notizie e creazione di contenuti.Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi colpisce anche Google: 300 posizioni eliminate, tagli del 40%.

(Fonte: Affari e Finanza-Repubblica)

Google, nonostante il fatturato sia calato per la prima volta nella sua storia del 3% rispetto all’ultimo trimestre, continua a investire nell’innovazione come riportato su Affari & Finanza di Repubblica del 27 aprile. Google Ventures, la nuova società di venture capital fondata dal colosso del motore di ricerca per scovare e finanziare aziende appena nate ma dal grande potenziale, ha messo a disposizione delle startup tecnologiche un fondo di 100 milioni di dollari. Tra i primi investimenti di Google Ventures c’è Pixazza, promotrice di una nuova tecnologia che permette di inserire pubblicità contestuali nelle immagini digitali.

Il fatturato globale di Google è calato rispetto allo scorso trimestre, dopo tre anni di crescita ininterrotta, ma il fatto è dovuto all’andamento economico generale e non a una debolezza specifica del business di Google: il reddito dell’azienda dipende dall’andamento della pubblicità online che risente a sua volta della contrazione generale dei consumi. Il settore della pubblicità on-line è in forte crisi e risente della situazione mondiale, anche colossi del calibro di Google incominciano ad avere problemi.

Se i risultati del primo trimestre 2009 sono comunque positivi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+6%), confrontati con quelli dell’ultimo trimestre del 2008 mostrano un calo del 3%. E’ il secondo trimestre consecutivo in cui le entrate diminuiscono rispetto al precedente, una cosa mai successa a Google, che sta già riducendo il personale, con 300 posizioni eliminate. Anche le spese sono state ridotte del 40% e si sono attestate sui 263 milioni di dollari.

Le vendite pubblicitarie online, core business del motore di ricerca, si sono ridotte del 5%: detratte le commissioni dovute ai suoi partner web, nel primo trimestre Google ha totalizzato 4,07 miliardi di dollari di raccolta pubblicitaria, in linea con le aspettative degli analisti e con il trend negativo che caratterizza ultimante il settore dell’advertising.

Quello che preoccupa maggiormente è la diminuzione del valore ‘per click’ degli ads venduti da Google. Il motore di ricerca utilizza un sistema pubblicitario che paga i siti che espongono le pubblicità per ogni click che viene effettuato sui banner.

E sebbene i dati di Google mostrino che il numero di click da parte degli utenti sia addirittura aumentato rispetto allo scorso anno (+17%), a essere cambiato è il rapporto fra click e vendite. ‘Le persone cercano e cliccano sulle pubblicità come prima’ spiega Jeffrey Lindsay, senior analyst della Sanford Bernstein ‘ma se prima bastavano tra i 10 e i 15 click perché comprassero qualcosa, adesso sono tutti più cauti: e di click, prima di acquistare, ne servono in media 20.’

Come risultato, i prezzi per click degli ads di Google sono calati del 13% rispetto all’ultimo trimestre del 2008. Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La “quarta crisi” miete vittime eccellenti. Chi ci rimette sono i lettori di un’ottimo giornale italiano.

di Sabina Rodi – Italia Oggi

Il forsennato giro di poltrone ai vertici dei grandi giornali ha subito un’accelerazione, in questo fine settimana, con le dimissioni dalla direzione della Stampa di Giulio Anselmi e la sua sostituzione con Mario Calabresi, corrispondente di la Repubblica dagli Stati Uniti. E con la contestuale nomina di Giulio Anselmi a presidente dell’agenzia Ansa. I giornalisti sono le vestali della trasparenza. Per professione, dovrebbero togliere le tende che impediscono di vedere che cosa c’è sotto i fatti. In questo caso invece sono stati tutti zitti e muti a partire dai protagonisti di questo giro di poltrone. Cerchiamo di capire che cosa è successo e soprattutto perché è successo.

Partiamo dalle dimissioni dalla Stampa di Giulio Anselmi, un giornalista di 64 anni. In pratica, Anselmi è stato prepensionato solo un anno prima di poter essere messo legalmente in pensione dal suo editore. Anselmi, con questa sua ultima decisione, ha abbandonato il terzo quotidiano politico nazionale per coprire un incarico (la presidenza dell’Ansa) che è formalmente di prestigio, ma che è anche più o meno onorifico e, comunque, da fine percorso professionale.

Non a caso, chi lo ha preceduto nella carica, l’ambasciatore Boris Biancheri, non solo non era un giornalista professionista, ma era diventato presidente dell’Ansa dopo essere stato messo in pensione dal ministero degli Esteri per aver raggiunto la massima età per poter rimanere in servizio ed è poi stato in via della Dataria per addirittura quattro mandati triennali consecutivi (cioè per 12 anni abbondanti) fino ad arrivare ai suoi attuali 80 anni che non si può certo dire sia l’età di un uomo che è nel pieno delle forze. Dalla sua, per non abbandonare La Stampa, Anselmi aveva anche il fatto che, nei suoi tre anni di direzione del quotidiano torinese, era riuscito a trasformare un giornale invecchiato, asmatico e pieno di acciacchi, nel migliore e più innovativo quotidiano italiano.

Il suo è stato un lavoro non solo duro e senza soste ma anche molto intelligente. Un lavoro poi, che, per riconoscimento unanime, ha dato abbondanti frutti giornalistici. Lasciare una Stampa così, per andare a dirigere la Repubblica o il Corriere della sera sarebbe stata una decisione naturale ed inevitabile. Si dirà che la direzione de la Repubblica non è disponibile (ieri l’altro infatti Carlo De Benedetti, spegnendo ogni roumor contrario, ha detto che Ezio Mauro resta dov’è) e che la direzione del Corriere della sera è stata assegnata a un altro.

Tutto vero. Però, se le cose stanno così, perché Anselmi ha lasciato La Stampa? Non poteva restare in un posto giornalisticamente attivo e di grande visibilità personale ancora per un anno? Non è infatti possibile pensare che un editore (la Fiat), dopo questo exploit, sia disposto a privarsi di un direttore così significativo come Anselmi. Tuttavia l’ipotesi che Anselmi sia stato sofficemente spinto fuori, sta in piedi. A Torino però tutti sono abbottonatissimi, non hanno nulla da aggiungere, né, tanto meno, da spiegare.

Solo Anselmi dice a Italia Oggi: «Tutte le stagioni si concludono. Ho ricevuto dall’Ansa un’offerta che mi interessa, anche perché viene da una realtà che conosco bene e in cui mi piace tornare». Una dichiarazione opportuna, ma non totalmente convincente. Procediamo quindi per induzione dalle indiscrezioni che si conoscono.

Nel mondo sindacal-giornalistico torinese si dice infatti da tempo che la proprietà de La Stampa (preoccupata per il davvero imbarazzante deficit economico della testata e per il fatto che, nonostante che il giornale abbia sicuramente qualità nazionali, esso sia sempre restato prevalentemente acquistato solo nelle regioni del Piemonte, della Liguria e della Val d’Aosta) sia rassegnata a prendere atto di questo fatto e voglia restringere a livello tri-regionale la diffusione in tutte le edicole del quotidiano, realizzando, con questa sua scelta, una drastica riduzione dei costi.

Primo, tagliando su carta, stampa e diffusione realmente nazionali. E, secondo, riducendo il peso dei costi redazionali, compreso quello, oggi onerosissimo, di alcune sedi di corrispondenza (compresa quella, molto folta, di Roma) i cui argomenti, nell’epoca di Internet, possono essere coperti anche stando a Torino o mandando degli inviati, che comunque già ci vanno, nei momenti e negli appuntamenti importanti, chessò, dal G20 al terremoto dell’Abruzzo.

Ora, una rivoluzione di questo genere, piena di lacrime e sangue, non poteva sicuramente essere avallata da un direttore come Anselmi che è all’apice del suo fulgore direzionale. Meglio quindi lasciare il campo prima del diluvio che può essere affrontato con minori danni da un direttore giovane che ha poco da perdere e molto da guadagnare, diventando direttore di una testata così importante dopo aver oscuramente lavorato come un folle nella complessa cucina de la Repubblica e come corrispondente dagli Stati Uniti dove però, pur essendo molto bravo, veniva permanentemente oscurato da un corrispondente ingombrante come Vittorio Zucconi che, avendo una mostruosa capacità di lavoro, è da sempre abituato a lasciare solo le briciole informative ai suoi colleghi più giovani.

In tutta questa vicenda direttorial-presidenziale, resta a piedi, per un’altra volta, l’ex direttore de La Stampa, Marcello Sorgi (oggi riluttante corrispondente da Londra de La Stampa ma che, in pratica, vive a Roma e che, comunque, dei problemi della Queen non gli interessa un baffo). Sorgi, nonostante sia stato a lungo supportato, per la presidenza dell’Ansa, da Gianni Letta, che in questo settore è un mammasantissima, non ce l’ha fatta ad arrivarci, per l’unanime opposizione degli editori che avrebbero dovuto votarlo. Gli hanno preferito il suo amico (ancora?) Giulio Anselmi che, del resto, lo aveva già sostituito alla direzione de La Stampa. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Il gruppo editoriale Espresso nell’occhio del ciclone della “quarta crisi”.

A Roma il CdA di Gruppo Editoriale L’Espresso ha approvato i risultati consolidati del primo trimestre 2009

Nei primi mesi del 2009 l’ulteriore peggioramento del quadro macro-economico ha determinato una contrazione degli investimenti pubblicitari ancora più accentuata di quella manifestatasi nell’ultima parte del 2008. Secondo i dati pubblicati da Nielsen Media Research, il mercato pubblicitario nel suo complesso ha registrato nel primo bimestre del 2009 una flessione del 19,5% rispetto al 2008.

La contrazione, seppur con diversa intensità, ha riguardato tutti i mezzi ad eccezione di internet, la cui crescita tuttavia ha subito un forte rallentamento. I ricavi netti consolidati del Gruppo nel primo trimestre 2009 ammontano a 215 milioni, registrando una flessione del 18% rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio precedente (262,3 milioni ).

I ricavi pubblicitari, pari a 109,3 milioni, mostrano una riduzione complessiva del 26,8%; la stampa quotidiana, in flessione del 22,4%, registra un calo più contenuto rispetto al mercato, grazie alla migliore tenuta dei quotidiani locali. I restanti mezzi mostrano andamenti sostanzialmente in linea con le evoluzioni dei mercati di riferimento. I ricavi diffusionali, esclusi i prodotti opzionali, sono pari a 65,8 milioni (-1,6% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente).

I ricavi dei quotidiani sono in linea con i valori del 2008, mentre i periodici mostrano una leggera flessione. In termini di diffusioni, la Repubblica e L’Espresso hanno registrato flessioni più significative (rispettivamente -21,4% e -24,6%) imputabili, sostanzialmente, alla decisione di sospendere o ridurre alcune formule distributive ad alto contenuto promozionale, scarsamente remunerative. I quotidiani locali, infine, registrano diffusioni in linea con quelle dei primi tre mesi del 2008, confermando la maggior tenuta di questo settore rispetto alla crisi del mercato.

I ricavi dei prodotti opzionali ammontano a 35,8 milioni con un calo di appena il 7,9% in un contesto di mercato in forte contrazione, grazie al buon riscontro di pubblico ottenuto anche dalle nuove iniziative del periodo. Il margine operativo lordo consolidato è pari a 16,7 milioni con una flessione del 53,2% rispetto ai 35,6 milioni del primo trimestre 2008.

Va segnalato che l’impatto sul conto economico della drastica riduzione della raccolta pubblicitaria è stato attenuato dalla riduzione del 12% dei costi operativi, derivante essenzialmente dai piani di azione già messi in atto. Il risultato operativo consolidato è pari a 6 milioni (25,4 milioni nel primo trimestre del 2008) e il risultato netto consolidato registra una perdita di 2,5 milioni (utile di 10,5 milioni nel corrispondente periodo dell’esercizio precedente).

La posizione finanziaria netta consolidata è passata da -278,9 milioni di fine 2008 a -248,8 milioni al 31 marzo 2009 con un avanzo finanziario di 30,1 milioni equivalente a quello generato nel primo trimestre del 2008.

Prevedibile andamento della gestione
L’andamento del trimestre nonché le evidenze a disposizione sul mese di aprile confermano la drastica riduzione degli investimenti pubblicitari e non lasciano intravedere, allo stato attuale, alcun segnale di ripresa in un contesto generale che resta di forte incertezza, favorendo la riduzione degli investimenti o il loro rinvio.

Per far fronte all’evoluzione critica del mercato, e nello specifico del settore editoriale, il Gruppo ha già messo in atto una serie di misure di contenimento dei costi che hanno permesso, sin dal primo trimestre, di compensare in parte gli effetti del crollo della pubblicità. È tuttavia evidente, sulla base dei risultati del primo trimestre, la necessità di realizzare ulteriori azioni di contenimento dei costi, a partire da una semplificazione societaria e organizzativa e da una significativa reingegnerizzazione dei processi.

Parallelamente, il Gruppo mantiene l’impegno nella valorizzazione delle proprie testate e dei brand attraverso lo sviluppo dei propri contenuti sulle nuove piattaforme, con particolare riguardo ai siti web delle testate locali, e all’adozione, senza significativi investimenti, di nuovi miglioramenti qualitativi nella stampa e nella grafica dei propri giornali, tra i quali l’estensione nel corso dell’esercizio del full color alla quasi totalità dei quotidiani locali. Inoltre, il management intende continuare a rafforzare le competenze manageriali del Gruppo, presidiando le aree di maggiore criticità ai fini dello sviluppo. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La “quarta crisi” colpisce ancora duro il New York Times.

Editoria, Usa/ La New York Times Co. perde 74,5 milioni di dollari nel primo trimestre- da blitzquotidiano.it

Le brutte notizie per la New York Times Co. non sembrano finire mai. L’azienda, proprietaria dell’omonimo quotidiano, del Boston Globe e di 15 altri giornali, nel primo trimestre ha visto i suoi ricavi pubblicitari precipitare del 27 per cento.

Le perdite sono state pari a 74,5 milioni di dollari, o 52 centesimi per azione, molto peggio delle previsioni degli analisti. Nel primo trimestre del 2008 le perdite erano state appena di 335 mila dollari. (Beh, buona giornata).

FONTI INFORMATIVE
The Huffington Post

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi: il conflitto tra new e old media.

da blitzquotidiano.it

Internet e i giornali/ Un sito americano, Gawker.com: portiamo ai giornali il 40% del traffico. E accusa gli old media di incompetenza

Una polemica sull’uso dei contenuti dei giornali da parte dei siti internet sta divampando negli Usa. A originarla è stata la tesi che i giornali dovrebbero farsi pagare per le informazioni, riprese e rilanciate dai siti, esi sostenuta da molti nel mondo della carta stampata e formalizzata da Dan Singleton, editore e presidente dell’agenzia Associated Press.

Gawker.com, un sito internet di New York molto attento all’informazione, dai grandi temi al piccolo pettegolezzo, è partito con veemenza all’attacco. Gawker ha accusato i diriegnti della carta stampata di ignoranza e incompetenza. Anche il Wall Street Journal e il New York Times, ha scritto, possiedono aggregatori, che fanno prorpi il mestiere messo sotto accusa: entrambi i quotidiani contengono sezioni in cui si trovano titoli e notizie ripresi da altre fonti. “Peccato che i proprietari dei due giornali non se ne siano accorti”.

Al di là della polemica, Gawker.com sostiene una tesi che favorisce i siti internet e gli aggregatori di notizie in particolare. Riproducendo un grafico che dimostra la costanza del flusso, Gawker.com fa vedere come il 40% del traffico versi i siti ei giornali venga proprio da aggregastopri e motori di ricerca. (Beh, buona giornata).

[The] WSJ (a News Corp. property) and NYT (a key AP member) are both themselves news aggregators. Both maintain sections which quote headlines from external sites. So, constituents of these organizations already know aggregation is useful and fair. This knowledge just hasn’t reached AP’s and News Corp.’s leadership.

11 aprile 2009 | 16:47

FONTI INFORMATIVE
Gawker.com
Gawker.com – 2
Gawker.com – 3

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi secondo il nuovo direttore de Il Corriere della Sera.

(fonte: advexpress.it)
Ecco uno stralcio del discorso di insediamentoidi Ferruccio De Bortoli alla direzione del Corriere della Sera:

“Viviamo in una stagione nella quale l’informazione è una commodity gratuita, purtroppo – ha dichiarato – La si può avere ovunque. La nostra unica salvezza, ma anche la nostra grande opportunità, è spingere su una informazione di qualità, con notizie, approfondimenti e inchieste. Una informazione di qualità che si integri meglio con la rete. Ma sia difficilmente replicabile e giustifichi il suo valore d’uso. Noi dobbiamo spingere al massimo, ancora di più di quanto abbiate fatto finora, nell’integrazione fra web e carta. Ma distinguendo di più fra i due mezzi. Affinché il primo non soffochi la seconda e la rete costituisca la difesa e la promozione, con tutte le modalità multimediali, di un grande marchio di qualità come il Corriere della Sera. I giornali sono in crisi. In tutto il mondo. Ma non sono mai stati così letti, su carta e sul web, come oggi. Ci sarà una ragione se un navigatore sceglie, per avere un’informazione certificata, una testata storica. Vuol dire che quella testata è credibile, affidabile. I giornalisti devono affrontare la sfida, mettersi in gioco, uscire dalle protezioni corporative”.

E poi uno sguardo al futuro dei quotidiani: “I quotidiani hanno un futuro? Io sono convinto di sì e non lo dico per farmi coraggio o per farvi coraggio. Dico sempre, a mo’ di battuta, che i giornali vengono da lontano ma non appartengono al passato. Pensate a quanto è ancora forte, pur con diffusioni calanti, il rapporto fra un lettore e il suo giornale (…). Però, ve lo dico subito, bisogna essere più umili, mettersi di più nei panni di chi legge, avere la pazienza di rispondere alle mail, per esempio. Ogni lettore va curato personalmente, non deve mai sentirsi abbandonato dal proprio quotidiano. Perché poi non torna più. E perché, ricordatevi, nella rete il lettore sta un gradino sopra di noi. E’ insieme navigatore, utente, consumatore, certificatore e persino giornalista. Qualche volta migliore di noi. Guardate con interesse il fenomeno dei social network e del citizen journalism. Non con sufficienza. Nel minuto successivo alla scossa del terremoto in Abruzzo c’erano già otto persone che l’avevano comunicato, facendo i cronisti, su Twitter”.

Infine de Bortoli ha delineato le caratteristiche che dovrà avere il ‘nuovo’ Corriere della Sera. “Dobbiamo affrontare la sfida del cambiamento – ha detto – cercando di fare un giornale di maggiore qualità, più snello, con una grafica più sobria ma ugualmente accattivante, con un’infografica che consenta un vero secondo percorso di lettura, non una divagazione estetica. Avendo cura di spiegare e semplificare realtà complesse a un lettore che al 52% ci legge la sera, dopo cena. E al mattino ci sfoglia soltanto. Con un’ attenzione maggiore ai fatti e meno alla sovrastruttura degli avvenimenti. Più costruttivi e meno distruttivi”. (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi: L’Associated Press contro i siti web, il New York Times contro l’Associated Press.

(fonte: blitzquotidiano.it)

Le aziende editrici di quotidiani americane, colpite dal calo della pubblicità, delle vendite e dal fatto che i lettori preferiscono collegarsi a internet per leggere le notizie gratuitamente piuttosto che acquistare i giornali, sono pronte al contrattacco.

Dean Singleton, presidente dell’Associated Press (una cooperativa con 1.400 abbonati solo negli Stati Uniti), ha dichiarato che «è giunto il tempo di finirla con i siti web che si appropriano illegalmente del nostro materiale giornalistico».

Intervenendo ad un convegno della Newspaper Association of America (NAA) a San Diego, California, Singleton ha detto che l’Ap si accinge a prendere provvedimenti per meglio tutelare i contenuti dei suoi clienti.

Cosa esattamente intende fare l’Ap e come non è ancora chiaro, ma si sa che cercherà la collaborazione dei portali web per individuare e perseguire legalmente chi si appropria di materiale Ap a sbafo.

La reazione dell’Ap e di altre aziende proprietarie di giornali si inquadra nella crisi che sta falcidiando i quotidiani americani, molti dei quali hanno chiuso o stanno per chiudere.

Al fine di aiutarli a sopravvivere, l’Ap ha annunciato una riduzione delle quote che i giornali abbonati pagano per ricevere i suoi servizi.

La controffensiva ad internet delle aziende proprietarie di giornali ha suscitato reazioni diverse da parte degli analisti, alcuni dei quali la trovano giusta, mentre altri ritengono che sia una perdita di tempo.

«Quello che l’Ap sta cercando di fare nel riconoscere la minaccia di internet – ha dichiarato alla Reuters Tom McPhail, esperto di media all’Università del Missouri – è troppo poco e troppo tardivo».

Le difese dei linking a internet dai quotidiani sono state, prevedibilmente, prese da un esperto legale di Google, Alexander MacGillivray, il quale ha sottolineato che la prassi convoglia traffico verso i siti dei giornali e conseguentemente pubblicità.

La realtà, ha detto MacGillivray, è ormai che «la vasta maggioranza» dei lettori preferiscono le news gratuite su internet, e che i giornali dovrebbero considerare Google un partner e non un rivale nei loro sforzi di aumentare la pubblicità online.

Il New York Times pubblica un’analisi del suo columnist Saul Hansell sul vespaio suscitato dal presidente dell’Associated Press, Dean Singleton, che minaccia ritorsioni ed azioni legali contro i siti web che si appropriano del materiale dell’agenzia.

Secondo Hansell, anche se l’Ap vincesse la sua battaglia «è difficile capire quali benefici otterrebbero l’agenzia o le aziende editoriali che ne sono proprietarie».

«Il vero problema – scrive Hansell – è che l’Ap non tiene in considerazione cosa rubano coloro che accusa di pirateria. Nel peggiore dei casi, costoro impediscono ai clienti dell’AP di mettere a disposizione dei lettori gli stessi articoli gratuitamente, riducendosi a raccogliere così ben scarse entrate pubblicitarie».

Ma quello che è veramente ironico riguardo alle sfuriate di Singleton, prosegue Hansell, «è che i suoi clienti paganti includono quasi tutti i siti web che offrono informazione gratuita».

Hansell conclude con un paradosso che certo non piacerà a Singleton, e cioè che «è la stessa esistenza dell’Ap a creare la piaga delle news gratuite. E quindi, in base alla logica dell’industria dei giornali, Singleton ha una sola scelta: risolvere il problema alla radice e chiudere la sua agenzia». (Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi secondo il capo di Google.

(fonte: blitzquotidiano.it)

L’ad di Google, Eric Schmidt, ha suggerito agli editori di quotidiani di continuare ad affidarsi alla pubblicità, ma anche di trovare nuove idee per attirare lettori.

Intervenendo alla convenzione annuale della Newspapers Association of America a San Diego, California, Schmidt non ha presentato proposte specifiche per affrontare la grave crisi dei quotidiani ma ha delineato alcune possibilità, portando l’esempio di Wikipedia, l’enciclopedia online che consente agli utenti di contribuire con materiale o integrare contenuti.

Ha poi sollecitato gli editori a concentrarsi sulla tecnologia mobile e sullo sviluppo di nuove piattaforme per diffondere le notizie. Schmidt ritiene che ci sia ancora spazio per gli abbonamenti e gli articoli che possono essere letti a pagamento, ma ha insistito sull’importanza della pubblicità, che nel caso di Google rappresenta il 98 per cento delle entrate.

Schmidt ha poi rilevato che i notiziari su internet richiedono troppo tempo per essere letti, ancor più che sfogliare un giornale, ma che si tratta di un difetto che può essere corretto con nuove tecnologie.

«Noi di Google», ha proseguito Schmidt, «stiamo lavorando per risolvere le questioni tecnologiche, ma al momento non abbiamo risultati che possano essere definiti soddisfacenti». (Beh, buona giornata).

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