Categorie
Media e tecnologia

Beh, buona giornata oltre quota 50 mila.

I nuovi dati di lettura di Beh, buona giornata sono molto lusinghieri per un blog. Essi hanno avuto un incremento anche per lo sharing con social network. Infatti, è possibile riconoscere il logo Beh, buona giornata su Twitter, su Facebook, su Myspace, su Yahoo, su Google, su Google buz, su Google+, su Digg, su Stumbleupon, su Youtube. Beh, buona giornata è anche visibile su Linkedin, nella pagina del profilo di Marco Ferri. Un vero ringraziamento a tutti i lettori. Beh, buona giornata.

12 Nov, 2011

Visitatori 50011
Pagine viste 292727
Spiders 381368
Feeds 35914

Share
Categorie
Leggi e diritto Media e tecnologia

“Il 14 luglio una giornata di silenzio per protestare – insieme ai giornalisti dei quotidiani, delle televisioni e dei siti intenet – contro il decreto Alfano.”

Blog in sciopero: “rumoroso silenzio” contro il decreto Alfano
Scritto da: Marco Pratellesi alle 11:54

Per la prima volta nella storia della Rete, i blog osserveranno il 14 luglio una giornata di silenzio per protestare – insieme ai giornalisti dei quotidiani, delle televisioni e dei siti intenet – contro il decreto Alfano. «Non si tratta di un’adesione allo sciopero dei giornalisti, ma di una protesta della Rete italiana contro un provvedimento che avrà l’effetto di disincentivare l’uso dei blog e delle libere piattaforme di condivisione dei contenuti», spiegano in una nota i promotori dell’iniziativa, il blogger e giornalista Alessandro Gilioli e il docente di diritto informatico Guido Scorza.

Alla protesta “del silenzio” aderirà anche il blog del leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: «Il 14 luglio aderirò allo sciopero dei blogger contro il bavaglio alle intercettazioni e all’informazione, promosso dalla legge criminale del ministro Alfano, e contro la norma del diritto di rettifica entro 48 ore per tutti i siti, norma ribattezzata dalla Rete ammazza Internet».

Al posto dei consueti post, i blog italiani pubblicheranno solo un banner di protesta contro il provvedimento, «in particolare contro quella parte che soffoca la libertà della Rete con il pretesto dell’obbligo di rettifica». Le adesioni a quella che è stata ribattezzata la giornata del “rumoroso silenzio” dei blog sono raccolte sul sito Diritto alla Rete

«I blogger – dice la nota dei promotori – sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c’è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i “citizen journalist”. Chiediamo ai blog e ai siti italiani – conclude – di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spiega le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. È un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: “Non vogliamo farci imbavagliare”». (scaricaillogobanner.jpg). (Beh, buona giornata.)

Share
Categorie
Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Quarta crisi: “Rupert Murdoch ha sparato la sua cannonata. Per uscire dalla crisi i giornali sulla rete passino all’accesso a pagamento.”

Vittorio Zambardino contro il magnate Murdoch e la sua idea di far pagare le notizie sulla Rete-blitzquotidiano.it

Per il boss della News Corporation Rupert Murdoch i giorni dell’accesso gratuito ai siti web dei giornali stanno per finire. I siti di giornali come il “Times” ed il “Sun” non saranno più gratuiti entro 12 mesi. Quali saranno le conseguenze della proposta e della decisione presa da Murdoch? Nel suo Blog, Vittorio Zambardino, giornalista di “Repubblica”, analizza l’intera questione di Murdoch e dei giornali on-line:

“Rupert Murdoch ha sparato la sua cannonata per uscire dalla crisi i giornali sulla rete passino all’accesso a pagamento. Non che nessuno se ne sia accorto, quando a dire che bisogna far pagare l’accesso on line ai giornali era stato il direttore del New York Times, Bill Keller. Ma se lo dice lo squalo che non ne sbaglia una – è il ragionamento dell’industria – allora vuol dire che così si deve fare: basta con i siti di informazione gratuiti. Si paga tutto. […]”.(Beh, buona giornata).

Share
Categorie
Media e tecnologia Società e costume

” Il web resta ancora confinato a una cassa di risonanza dell’agenda setting dettata da altri media.”

di Francesco De Carlo – Megachip.info

A che serve il web? A far circolare le idee, catturare l’attenzione dei consumatori, promuovere beni e servizi, soddisfare le fantasie erotiche di giovani e meno giovani. Tanti modi di utilizzare uno strumento oramai divenuto centrale nelle abitudini dei cittadini di buona parte del pianeta. Ma quali sono i contenuti più popolari? Qual è l’argomento più discusso? Quale il personaggio più cliccato?

Una recente indagine di Liquida, un portale aggregatore della blogosfera, ci offre uno spunto per ragionare sul tipo di consumo del web fanno le masse attraverso un’analisi semantica di 600mila post contenuti in più di 10mila blog.
Il giornalista Massimo Russo ha riportato la ricerca (http://massimorusso.blog.kataweb.it/cablogrammi/2009/01/19/berlusconi-e-il-piu-citato-dai-blog-ecolalia-dei-media/) che ha preso in esame l’ultimo quadrimestre 2008.

Interessanti i dati relativi alle prime 10 posizioni. Dunque la parola più cliccata è “Berlusconi” (9.807 volte) e certo non può considerarsi una grossa notizia. Stacca di gran lunga “Obama” (7.951) e soprattutto “Veltroni” (3.863) che chiude la top ten, leccandosi, ancora una volta, le ferite. Prima considerazione: nonostante la grande attenzione del leader del Pd (e naturalmente del suo beniamino statunitense) per il web, è Silvio Berlusconi, imperatore televisivo, a dominare la scena. Certo andrebbe affrontata anche la prospettiva qualitativa, quella che descrive come si parla di questi soggetti. Ma l’evoluzione dei mezzi di comunicazione è stata accompagnata da un credo, empirico più che teorico: bene o male, l’importante è che se ne parli. Il Presidente del Consiglio ha fatto e farà di tutto per dimostrare l’incrollabile fede in questo principio.

Tra le prime dieci parole, oltre ad altre due keyword politiche (Partito Democratico, quinta, e Gelmini, settima) spiccano Windows, Facebook e Iphone. E questo potrebbe spiegarsi innanzitutto con la connaturata tendenza dei media a parlare di se stessi. È chiaro, peraltro, che gli utenti di internet sono i più interessati a tali tematiche, spesso ignorate dagli altri media tradizionali.
Terza considerazione. Tutte o quasi le parole della top ten sono marchi. Che si tratti di un brand politico o commerciale il consumatore resta il protagonista del processo comunicativo, costantemente bombardato da messaggi chiaramente pubblicitari, ma anche disposto a sfruttare gli spazi più liberi della discussione per trattarne i diversi aspetti.

In conclusione, si può dire che il web resta ancora confinato a una cassa di risonanza dell’agenda setting dettata da altri media (interessante la parte dell’analisi dedicata ai temi dell’attualità). L’interattività permette sì la possibilità di discutere liberamente, ma gli argomenti restano sempre gli stessi. Questo per dire che a qualche tempo dalla sua esplosione internet ancora non ha sicuramente espresso a pieno le sue potenzialità, in termini di organizzazione del dissenso, capacità di condizionare le decisioni pubbliche, possibilità di disegnare scenari alternativi e porli al centro di un progresso culturale che accompagni quello tecnologico.

Forse manca solo un po’ di coraggio, forse un po’ di immaginazione, ma nel 2009 scoprire che Maria de Filippi è più cliccata di Roberto Saviano e Simona Ventura di Marco Travaglio, dà il senso e la misura di quanta strada c’è ancora da fare. Anche se i tanti segnali di una involuzione intellettuale del pubblico scoraggiano ogni forma di ottimismo: più il consumo di web si diffonde più viene utilizzato dagli strati sociali affezionati al trash televisivo e non c’è da stupirsi se nelle prossime classifiche le parole legate all’impegno civile troveranno sempre meno spazio. (Beh, buona giornata).

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: