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Non cambiate canale, rimanete con noi.

“Ciò che in questi giorni sta venendo fuori, da alcune indagini giudiziarie, esigerebbe ad esempio pronti e radicali interventi su certi programmi, certi contenuti e certi personaggi.” Lo dice Sandro Curzi, su Off, giornale dello spettacolo. E aggiunge: “Ma lo stato di precarietà in cui si sentono oggi le direzioni di rete non consente loro […]

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“Ciò che in questi giorni sta venendo fuori, da alcune indagini giudiziarie, esigerebbe ad esempio pronti e radicali interventi su certi programmi, certi contenuti e certi personaggi.”

Lo dice Sandro Curzi, su Off, giornale dello spettacolo. E aggiunge: “Ma lo stato di precarietà in cui si sentono oggi le direzioni di rete non consente loro di effettuare in corsa tali impegnativi interventi – assumendosi le responsabilità di scelte ed eventuali omissioni – né tanto meno di varare un serio programma a tempo medio-lungo di lavoro e di innovazioni.”

All’Ansa, Antonio Marano, ha detto “Il clima d’incertezza sulle nomine, sul cambio di rete non ha fatto male solo a me ma alla rete e quindi all’azienda’. Il direttore di Raidue si sfoga: “Un minimo di stabilità, non ai dirigenti che devono avere la flessibilità a spostarsi, ma alla struttura della rete ci deve essere. Questa situazione di stallo ha dato ulteriore difficoltà ”. Per poi aggiungere:”Gli artisti ti danno fiducia fino ad un certo punto – aggiunge – perché pensano che potresti andare via da un momento all’altro”.

Il continuo tiro al piccione all’interno del consiglio di amministrazione sta molto evidentemente ostacolando la presenza della Rai nel mercato televisivo italiano.

Curzi e Marano non militano certo dalla stessa parte del problema, ma dicono, quasi paradossalmente la stessa cosa: così facendo la Rai è la palo. E questo non giova, se non addirittura danneggia gravemente il suo ruolo nella concorrenza.

E’ una situazione fuori da ogni logica. Ve lo immaginereste il consiglio di amministrazione di una grande compagnia che lavora contro gli azionisti, contro gli operatori dell’azienda e contro gli acquirenti dei prodotti? Eppure è quello che sta succedendo in Rai in questi mesi. Secondo l’Upa, l’associazione degli investitori pubblicitari, il mercato italiano della pubblicità in tv nel 2007 crescerà solo del 1% .

Se la Rai continua a sbandare in questo modo, quanto sarà in grado di raccogliere di quello striminzito 1%? Si vuole che Mediaset faccia la parte del leone, proprio mentre sta cercando di fare nuove acquisizioni (si parla e si smentisce di Telecom o Fastweb o Endemol)?

Curzi dice che porrà la questione di un deciso cambio di passo del consiglio e della direzione generale, in modo perentorio alla prossima riunione del consiglio di amministrazione della Rai. Bene. Speriamo che l’azionista, cioè il Governo nel frattempo non cambi distrattamente canale. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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