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Aumenta l’IVA, si salvi chi può.

Il preannunciato, smentito, riannunciato e, alla fine, forse, decido aumento dell’IVA arriva come una maledizione sulla persistente crisi dei consumi, che affligge le aziende produttrici, le aziende distributrici, i punti vendita, e la pubblicità. Dai giocattoli, ai televisori, auto e moto, abbigliamento e calzature, taglio e piega dal parrucchiere, caffè, vino e cioccolato. È su una lunga lista di prodotti e servizi che va a pesare l’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria Iva del 20%.

Molte voci riguardano le spese per la casa, detersivi per pulire compresi, anche il turismo viene toccato con la previsione di un aumento per stabilimenti balneari e pacchetti vacanza. Facile immaginare – sottolineano le associazioni dei commercianti – le conseguenze negative sui consumi per le famiglie italiane già alle prese con la difficile congiuntura economica. Per Confcommercio il rischio è che «l’Italia paghi, tutta insieme, un conto davvero troppo pesante». «Ogni aumento dell’Iva – sottolinea da parte sua Confesercenti – si va tra l’altro a sommare ai recenti rialzi delle materie prime che a sua volta stanno surriscaldando l’inflazione».

Per il Codacons la decisione di aumentare l’Iva è «da irresponsabili» e va a a colpire anche le famiglie più povere.

L’aumento dell’Iva – sottolinea Federalimentare – riguarda un terzo dei prodotti alimentari abitualmente acquistati e, considerato che si viene già da cinque anni di flessione nei consumi alimentari domestici, frena ogni possibilità di rimbalzo della spesa e incentiva l’inflazione.

L’eventuale incremento dell’aliquota ordinaria Iva fa salire tra l’altro l’Italia in testa alla classifica dei vari regimi di aliquote ordinarie praticati dai maggiori Paesi europei. In Germania è infatti al 19,6%, in Francia al 19,6%, in Spagna al 18%, e in Gran Bretagna si attesta al 20%. Per la pubblicità italiana di prevedono tempi più cupi: la diminuzione delle vendute e’ direttamente proporzionale ai budget pubblicitari. Beh, buona giornata.

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