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Se in Italia la politica si riduce al derby tra due Matteo.

A Gevova, dal palco di RepIdee, il road show di Repubblica,  Renzi ha detto che il suo competitor è Salvini, non Landini. Sì, certo,  il gusto tutto renziano della battutina da primo della classe ha spesso il sopravvento nei suoi ragionamenti. 

Tuttavia, senza fare processi alle intenzioni, si può ragionevolmente sostenere che Salvini fa comodo al governo in carica perché rappresenta un’opposizione totalmente allo sbando, che raccatta il peggior ciarpame ideologico di una destra fascista, violenta e senza prospettive, fatta solo di odio razzista e nostalgie di seconda mano, che appare come la cifra dello sfaldamento e la decomposizione organica di quello che fu Berlusconi e il berlusconismo. 

La manipolazione del manipolatore, o “l’uso parziale alternativo” delle felpe di Salvini sembrerebbe una strategia utile al disorientamento delle forze sociali nel perimetro dei consensi del centrodestra. Tenere in pista Salvini serve al Pd per dimostrare di essere una formazione capace di governare con equilibrio riformatore; ma serve anche al centrodestra, perché dimostra la necessità di essere moderati, unitari, compassionevoli. 

Insomma, Salvini sa bene di essere un pupazzo che prima o poi verrà bruciato. E quindi pesta sul pedale dell’acceleratore, e facendo a meno di freni inibitori, va dritto per una strada senza uscita, un sentiero sterrato dalle sue ruspe immaginarie.

In verità, non è questo che mi preoccupa: se mi permettete, mi fa semplicemente schifo. Nel senso che mi provoca un vero e proprio disgusto per le forme infime in cui si manifesta il cinismo della politica in Italia. 

Infatti, Salvini non crede a una parola di quello che dice, recita la parte che la commedia gli ha assegnato; Renzi gli fa da puparo, mentre Berlusconi passa col cappello a chiedere gli ultimi spiccioli di consenso verso un nuovo partito di centrodestra, magari “repubblicano”, da contrapporre a quello “democratico”. 

Ma in tutto questo, il veleno delle idee sbagliate, l’inquinamento delle coscienze, le narrazioni tossiche vengono scaricate in quantità industriali sull’opinione pubblica, facendo danni paragonabili alle fughe radioattive: i media, come centrali nucleari danneggiate, stanno spargendo particelle pericolose per l’ambiente della convivenza civile nel nostro Paese. Si respira un’aria mefitica perché è utile, oserei dire “organico” alla strategia sia del centrosinistra che del centrodestra, o comunque dei suoi pezzi e ruderi.

Alla ultime elezioni, la Lega ha guadagnato più o meno 250 mila voti. Per qualcuno sono inutili, perché hanno spostato niente. Per altri sono “danni collaterali” di un strategia politica precisa. Ma quegli elettori sono cittadini che sono stati ingannati con la complicità delle nostre tv. 

Complimenti per la trasmissione a Floris, Giannini, Vespa, Formigli, Gruber, Giletti, Paragone, Del Debbio, eccetera, eccetera.

Questo connubio cinico tra strategie politiche e marketing televisivo è raccapricciante, quanto lo sono le felpe, gli sfondoni, le farneticazioni, i saluti romani e l’intera paccottiglia propagandistica di Salvini.

Come credete sia cominciati i pogrom contro gli ebrei, i gitani, gli omosessuali? Cominciarono per vile compiacenza, si imposero per bieca convenienza, continuarono per complice connivenza, si consumarono tra la generale indifferenza. 

Fermiamoli finché siamo in tempo. Beh, buona giornata. 
   

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Politica

Cos

di Riccardo Tavani

Una volta c’erano le Banana Republic, ovvero quelle degli statarelli dittatoriali caraibici, messe su e buttate giù dagli yankee americani, a secondo del rapido mutare delle loro convenienze, attraverso la sostituzione di un carnevalesco caudillo con un altro ancora più pagliaccesco (cosa che non evitava però tragiche carneficine). Oggi siamo alle Bubù, Fofò, Dudù Republic. E neanche più ai famigerati Stati Canaglia ma alle Nazioni Canile. L’Italia ha orgogliosamente impresso una accelerazione decisiva a questa cruciale corsa canina o Dog Racing planetaria.

Dudù, infatti, riesce a fare molto di più che soltanto a correre. Riesce niente di meno che a selezionare la classe dirigente. Il Corriere della Sera del 3 Agosto scorso ha svelato che quando arriva Daniele Capezzone, Francesca Pascale deve prendere in braccio il suo barboncino che si mette ad abbaiare e a ringhiare contro di lui (che pure è portavoce del partito) e vorrebbe morderlo (ma magari solo inculargli la gamba o pisciargli sul risvolto dei pantaloni). Viene da chiedersi solo chi ha preso poi in braccio la Pascale quando in questi giorni stava per azzannare la Santankè, Bondi e Verdini, facendoli scappare giù per l’ampio scalone della anche sua residenza romana (come ci ha tenuto a precisare).

D’altronde era su questo stesso nostro sacro antico suolo che la Storia aveva visto nominare Senatore un cavallo. Il nostro è diventato invece un Can Can Senato.
Solennemente convocata per accordare o rigettare la fiducia al Governo, la seduta, cioè l’accucciata è iniziata tra un feroce abbaiare e ringhiare, con catene tese fino alla deformazione degli anelli, i denti canini pronti ad azzannare alle giugulari.

Il Dobermann Bondi di Fivizzano ha latrato un discorso da ex accalappiacani, ora vendicatore di tutte le cacche-guano disseminate nel cortile, sui cornicioni e sui tappeti di Palazzo Grazioli dalle Can Colombine. Non solo ha ululato l’assolutamente irrevocabile voto di sfiducia del suo P-detto della Libertà, ma ha anche berciato un “Vergogna!!!”, che era come uno staccare a morsi lo scranno su cui era seduto e sputarlo con tutta la sua schiuma di bava idrofoba contro l’assemblea.

E che dire del Canis Pugnax Brunetta? Capo branco gruppo parlamentare alla Camera, ha ufficialmente dichiarato, abbaiando stizzosamente davanti a tutte le televisioni e organi ti stampa nazionali e internazionali, il voto di sfiducia decretato all’ululatumanità in nome di tutto il gran Pdl-gree.
Un quarto d’ora dopo Dudù ha preso Cansilvio d’Arcore al guinzaglio, gli ha messo la museruola, lo ha menato in Senato e si è esibito con lui nel più esilarante numero del ventriloquo mai visto prima in diretta tivù. La gran canea di ringhi, latrati, ululati, catene tese con gli anelli che si stavano spezzando, si è improvvisamente trasformata nel soave guaiolare di un fido cagnetto da salotto, ben educato, lavato, batuffolato e incipriato, quale Dudù è (a parte il pelo dritto per Capezzone).

Ai secchi morsettini-comandi di Dudù, Cansivlio, con la coda tra le zampine posteriori e le orecchie abbassate, si è poi esibito in una piroLetta senza precedenti, che ha lasciato tutti di… cacca canina… disseminata sui marciapiedi della Repubblica Italiana.

Dudù, il cane-immagine di Berlusconi.
Dudù, il cane-immagine di Berlusconi.

Non importa, è solo un insignificante dettaglio della cronaca, perché in quel preciso istante la Dudù Republic faceva il suo batuffoloso, bubùffonesco ingresso nella Storia, proprio qui a Roma, dagli ori, gli arazzi e gli stucchi senatoriali di Corso Rinascimento… La Storia, invece, si gratta il pelo per la nuova, insolita nube di fetide zecche che gli si attaccava addosso. (Beh, buona giornata).

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Lo stato solido dei gas e quello fluido dello Stato di diritto.

di Riccardo Tavani

Marco Pannella, il quale esprime con il suo partito e la sua radio radicale l’attuale Ministro degli Esteri, ripete ad ogni occasione che l’Italia è uno “Stato delinquente abituale”. Lo afferma sulla scorta delle continue e reiterate procedure di infrazione che la CEDU, la Corte Europea dei diritti dell’uomo, promuove nei confronti del nostro Paese. In quale strana situazione si possa poi trovare un fiore di campo come Emma Bonino in mezzo a una banda di delinquenti, stando sempre alla definizione del suo leader, non dovrebbe essere troppo difficile capirlo. Il perché invece sieda e agisca tra quelle distinte persone è davvero meno agevole se non proprio cervellotico farsene una ragione.

Difficile negare la situazione delinquenziale, affermata da Pannella sul piano generale, anche nello specifico affaire dell’espulsione-rapimento della signora Alma Shalabayeva, moglie dell’oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, e di sua figlia di sei anni Alua. Uno Stato straniero interviene direttamente sui nostri organi di polizia e li manovra come un burattinaio per vedere soddisfatte a tamburo battente le proprie illegali pretese.

Questa è una situazione di per sé, in via formale e sostanziale, “fuori legge”, senza dover aggiungere l’aggravante che nello Stato in questione i diritti universali siano calpestati e gli oppositori fatti fuori senza certo passare per il galateo. “Fuori legge”, sia che il nostro Ministro degli Interni fosse stato o meno informato, e non si sa quale sia la condizione peggiore per lui. Che poi si nomini un alto funzionario dallo stesso ministro dipendente per un indagine che lo riguarda in prima persona non fa che aumentare tragicomicamente la situazione denunciata da Pannella.

In quanto a Emma Mammola Bonino, va da sé che uno “Stato delinquente abituale” non la calcoli neanche una ministra come lei: se ne serve solo quando ha bisogno di spruzzarsi un po’ di deodorante floreale sotto le mefitiche ascelle.

Lo stato naturale del gas è quello fluido, del petrolio quello liquido, eppure entrambi, nelle condizioni geo-politiche attuali, si presentano volentieri sotto lo stato solido: quello dell’economia. Lo “Stato delinquente abituale” Italia è il maggior partner europeo del Kazakistan con una quota del 13% del totale degli interscambi Eu, avendone sestuplicato il valore nel 2013. Che ci siano delle inchieste in corso sull’aumento nell’interscambio anche di tangenti e corruzione tra Eni e relativi enti di Stato kazaki non fa che dimostrare lo stato solido dei gas in regime di Stato fluido delinquenziale.

Sarebbe, però, un enorme errore considerare il Kazakistan come entità a sé stante. Esso è parte integrante di una Unione Doganale con Russia e Bielorussia, alla quale partecipano da quest’anno anche Ucraina e Kyrgystan, in qualità di osservatori. Questa area rappresenta l’83% del potenziale economico dell’ex URSS e gli scambi italiani con essa sono cresciuti di un ulteriore 5% nel primo trimestre di quest’anno, sopra il livello del 50% già raggiunto nell’ultimo quinquennio (fonte Intesa Sanpaolo).

Le 750 imprese italiane operanti in tutta questa aerea doganale integrata, con un volume d’affari dei 4,4 mld di euro nel 2012, sono al terzo posto, dopo Germania e Olanda, ma destinate a crescere rapidamente. Nella sola Russia il volume d’affari italiani ammonta a 8 mld di euro, pari al 14% sul totale degli scambi con l’intera Europa. In crescita sono sia le importazioni che le esportazioni, con una diminuzione del saldo negativo a nostro vantaggio, ossia aumentano le nostre esportazioni.

Rapidamente è destinata a crescere anche l’importanza dell’Unione Doganale di cui parliamo, che rappresenta complessivamente 180 milioni di abitanti, con un PIL pari a 2 trilioni di dollari. Nel 2015, infatti, essa dovrebbe trasformarsi in UNIONE EUROASIATICA, nella quale si integrerà anche la Repubblica del Tagikistan. Questa entità si esprimerà attraverso una Commissione Euroasiatica, modellata proprio sulla scorta della nostra Commissione Europea, e destinata dunque ad esserne interlocutrice diretta e privilegiata. Chi è stato l’ideatore primo di questa vasta area geo-politica pan russa, prima che Vladimir Putin l’annunciasse ufficialmente nell’ottobre del 2011? Proprio l’autocrate presidente kazako Nazarbayev, il cui ambasciatore, impartendo direttamente ordini a nostri alti funzionari ministeriali, ha preteso e ottenuto la “extraordinary rendition” dall’Italia della moglie e della figlioletta di un suo ex alleato e ora oppositore.

Va solo di sfuggita ricordato che la futura Unione EUROASIATICA non si configura soltanto come una fortezza economica di prima grandezza planetaria, dirimpettaia e partner obbligato dell’Europa, ma è già quella potenza militare e nucleare che le ha lasciato pari pari in eredità l’ex impero sovietico. Ovvero: esattamente ciò che manca di più alla nostra cara vecchia Europa. Sarà al momento anche un arsenale atomico arretrato rispetto a quello Usa, ma non per questo meno sufficientemente deterrente e poi rapidamente ammodernabile sulla scia dell’aumento degli scambi economici e scientifico-culturali. Un ombrello atomico e strategico economico, sotto il quale l’Europa difficilmente potrà fare a meno di infilarsi, fosse solo per il fatto che gli Usa non si potrebbero più permettere di continuare ad attizzare a proprio vantaggio il già congenito dissidio tra Paesi europei.

Nazarbayev non è stato elogiato solo da Berlusconi, ma – pur se non negli stessi scandalosi termini – anche da Prodi e da altri capi di Stato democratici occidentali. Proprio su iniziativa di Prodi l’Italia lo ha insignito del Gran Cordone, una delle più alte onorificenze elargite dal Quirinale. Cordone o bordone, il caso più eclatante è quello dell’ex cancelliere socialdemocratico tedesco Gerhard Schröder. Un ex capo della nazione più potente d’Europa che diventa addirittura un dipendente di Gazprom, il colosso del gas russo, che lo ha messo a capo del board per la costruzione del gasdotto sotto il Mar Baltico, “Nord Stream AG”. La cosa non solo parla sostanzialmente e simbolicamente più di ogni altro discorso, ma sancisce in sé un accordo strategico tra un vasto blocco territoriale.

Ecco perché il gas e il petrolio si presentano oggi allo stato solido e il fluido empatico tra capi di Stato delinquenziali, più che un mero fattore di elezione personale, si presenta con i caratteri di un destino, ossia di una vera e propria destinazione storica. (Beh, buona giornata)

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democrazia Politica Potere Società e costume

Il vecchio che andava con le minorenni e la buttava in politica.

di Riccardo Tavani

Il Tribunale di Milano non aveva ancora finito di leggere la sentenza contro Silvio Berlusconi sul caso Ruby Karima che già un lupanare mediatico era pronto a spalancare le porte sulle proprie oscenità. È stato tutto non mandato ma “rovesciato” a puttane. “SIAMO TUTTI PUTTANE” ha intitolato la sua manifestazione a Roma Giuliano Ferrara, ribaltando completamente forma e sostanza della sentenza. Questa si divide, infatti, in due parti e nessuna delle due mette in discussione la libertà del Cavaliere di andare o meno a puttane.

La prima parte della sentenza, quella decisamente meno rilevante, assommante a un solo anno di condanna riguarda non la prostituzione in genere, ma quella minorile. Giuliano Ferrara, Daniela Santanchè, Marina Ripa di Merana hanno tutta la libertà di proclamarsi pubblicamente puttane, ma riguardo la specifica connotazione di “minorenni” sono totalmente fuori bersaglio. La protesta di Piazza Farnese avrebbe dovuto intitolarsi “SIAMO TUTTE PUTTANE MINORENNI” e mettere in piazza non tanta nobile stagionatura quanto la sua progenie, ovvero figli, figlie, nipoti e nipotine.

Il tema delle puttane, però, è solo un plateale rovesciamento cabriato con doppio avvitamento di ciò che realmente è accaduto. Berlusconi è stato soprattutto condannato a 6 anni per “concussione con costrizione”, operata con la sua famosa telefonata diretta alla Questura di Milano la notte che Ruby fu arrestata per furto e fatta scarcerare in quanto “nipotina di Mubarak”. “Concussione con costrizione” è la formulazione prevista dalla nuova legge che prende in considerazione anche il ruolo svolto dalla persona concussa, la quale potrebbe essere attivamente consenziente o collaborante all’atto di concussione. Nel caso del tentativo del Cavaliere di indurre a un comportamento illegale il personale di Polizia presente in quel momento in ufficio, per i giudici di Milano, si è trattato di “costrizione”. Rovesciare questa seconda e più rilevante parte del giudizio, e dunque l’intero suo impianto, a puttane è davvero un bel salto più che mortale mortifero per chi lo azzarda.

C’è da considerare, semmai, che cosa significhi per un uomo di potere chiamare direttamente al telefono un ufficio periferico dell’articolazione istituzionale per impartire un ordine che contravviene alla legalità formale del potere. L’alto grado di un potere è solitamente connotato dal suo muovere in maniera indiretta e occulta le leve a sua disposizione per ottenere qualcosa o far andare le cose in un certo modo. Berlusconi, con la sua stessa discesa politica in campo, smentisce questa consolidata regola storica. Non si limita a costituire e finanziare lobbies a suo vantaggio, vuole agire direttamente. La prassi del potere aziendale la trasferisce direttamente nella sfera politica. È un potere che vuole essere immediato, agire direttamente sul tempo presente, sulla vita.

Qual è, però, il vero potere sulla vita se non proprio quello sessuale, erotico? La sfera più intima, molecolare, atomica del potere è proprio quella erotica. Una persona di potere è inevitabilmente, necessariamente attratta dalla corrusca zona erotica. Come può una famiglia di potere planetario quale i Kennedy non volere per sé quella che è ritenuta nel suo tempo la donna più desiderabile del pianeta, Marilyn Monroe? L’esercizio di qualsiasi tipo di potere è inscindibile dall’ambito e dall’ambizione erotica. Nel suo romanzo “Santa Evita”, sulla vicenda biografica e di potere tra il caudillo argentino Juan Perón e sua moglie Eva Duarte, lo scrittore Tomás Eloy Martínez spiega bene questo connubio di bio-politica, affermando che la prima vera cellula del potere nasce proprio nell’intimità nascosta di un’alcova.

Lo scadimento, però, dalla maggiorata Marilyn alla minorenne Ruby è stridente, fa accapponare la pelle. Nell’era non più del governo ma della “governance”, che è nozione tipicamente aziendale; non più della democrazia e della politica, ma della finanza e della tecnoscienza, il bio-potere tende a controllare e conformare anche gli aspetti più riservati e persino triviali della sfera individuale. Così esso stesso si fa triviale, postribolare, rovescia il simbolo della bellezza come cultura a meretricio diretto della suburra. Una chiamata personale in Questura una notte di maggio: per il Cavaliere c’è più orgasmo che nella dazione diretta di danaro al senatore Sergio Di Gregorio o in una notte elegante con Patrizia Daddario. Il rovescio delle sentenze nelle puttane è anche il più classico rovescio da contrappasso. (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto Movimenti politici e sociali Politica Potere

Attenti al voto futile.

Tra poche ore si vota. Si vota prima della scadenza, perché il partito di Berlusconi ha tolto la fiducia parlamentare al governo Monti. Berlusconi, che era stato costretto alle dimissioni per manifesta incapacità di governare un paese in crisi, ha scatenato una campagna elettorale furibonda, a colpi di promesse irrealizzabili, come la presunta restituzione della tassa Imu sulla prima casa, invadendo i media, come in nessun altro paese del mondo gli sarebbe stato permesso.

Non solo, Berlusconi ha trascinato il paese alle elezioni politiche anticipate con una legge elettorale truffaldina, detta, appunto, “porcellum”. Berlusconi va punito per sempre perché ha fatto di tutto per non cambiare questa legge. Vanno puniti con lui tutte le forze politiche e sociali che lo hanno sostenuto anche in questa ultima sciagurata avventura: la Lega Nord, la Destra, Grande Sud e tutta quella “corte dei miracoli” al seguito, composta da partitini, formati da piccole personalità di grande appetiti di potere, sparse in tutt’Italia. Vanno puniti i candidati nelle liste del Pdl, liste piene di inquisiti dalla magistratura, liste di mezze figure, sia dal punto di vista politico che etico.

L’attuale “offerta” politica che si offre domani agli elettori italiani è apparentemente ricca di scelte. Dico apparentemente, perché in realtà l’unica possibilità di fermare Berlusconi e i suoi accoliti è una vittoria al Senato del centrosinistra.

Infatti, quello che è consigliabile è tenere ben presente che, proprio per colpa di Berlusconi, andremo a votare con due sistemi elettorali, uno alla Camera e uno al Senato. Alla Camera i sondaggi, finché sono stati pubblici, non segnalavano grandi chances per il partito di Berlusconi. Qui votare chi ognuno pensa possa svolgere un ruolo migliore non troverebbe ostacoli.

Il pericolo viene dal Senato: se in alcune regioni, per esempio come la Lombardia, la legge elettorale dovesse premiare il partito di Berlusconi, ecco che egli riuscirebbe a mettere un’ipoteca sulla formazione del nuovo governo. Sono convinto che chi vota Grillo o Monti o Giannino o Ingroia certo non vorrebbe succedesse un Berlusconi ancora in sella.

Si è parlato del ricatto del voto utile. Io direi, piuttosto, del pericolo del voto futile: chi è conservatore come Monti, di sinistra come Ingroia, barricadero come Grillo, o moderato come Giannino (al netto dei titoli di laurea) non è giusto che non abbia la possibilità di esprimere il proprio voto. Ma è proprio quello su cui contano Berlusconi e accoliti: sfruttare i vantaggi del “porcellum” e fregare ancora una volta la democrazia, i cittadini, gli elettori, grazie al differente meccanismo elettorale.

Dunque, perché il voto non sia una esercitazione futile, è necessario prendere seriamente in considerazione il “voto disgiunto” tra Camera e Senato. Per sicurezza, consiglierei di fare lo stesso anche per le Regionali in Lombardia e nel Lazio. Maroni e Storace, sodali di Berlusconi
devono perdere sonoramente. Solo così, sconfitto su tutti i fronti, Berlusconi uscirà dalla cronaca politica e per entrare, senza più ostacoli in quella giudiziaria. Beh, buona giornata.

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Radio Padania come Radio Maria: molte chiacchiere, poche tasse.

La notizia è che Radio Padania è stata riconosciuta dalla Ue come un’emittente, non più a carattere commerciale, ma la concessione è stata ritenuta comunitaria.

In pratica, a Radio Padania viene riconosciuto essere espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. In sostanza, a Radio Padania viene riconosciuta l’esenzione ad avere dipendenti regolarmente assunti a tempo indeterminato, di non essere soggetta a obblighi fiscali attraverso il meccanismo delle questue, donazioni o raccolta fondi, che risultano essere esentasse.

Radio Padania è stata equiparata a Radio Maria (!!), quella del Vaticano: tanti vantaggi, pochissimi obblighi. E in più, la fantastica possibilità di accaparrarsi frequenze libere, gratuitamente su tutto il territorio nazionale. In una interpellanza parlamentare al ministro Passera, l’on. Giuseppe Caforio dell’Italia dei Valori (il partito di Di Petro), scrive: . così (Radio Padania, ndr), oltre a ricevere finanziamenti milionari per fare della propaganda basata sull’intolleranza, può attivare nuovi impianti ed occupare le frequenze assegnate ad altre emittenti.”
Fosse solo per questo fatto, si capirebbe il connubio tra la Lega, Berlusconi, l’ultra-destra, e la benedizione della Chiesa cattolica: fu proprio uno degli alleati della Lega, l’on Gasparri incaricato di firmare la legge omonima, grazie alla quale, secondo Antonio Diomede, presidente dell’associazione delle Radiotelevisioni Europee Associate (REA): “Fu l’inizio di un nuovo Far West dell’Etere, legalizzato, firmato da Berlusconi e Gasparri i quali, successivamente, ebbero la sfacciataggine di consolidarlo ed estenderlo anche alle concessioni commerciali (…) Quelle frequenze- dice ancora Diomede- la maggioranza delle quali furono sanate con false dichiarazioni, hanno costituito il coronamento di un commercio illecito delle frequenze e del peggioramento dello stato interferenziale nell’etere provocando danni non indifferenti alle emittenti locali oneste e osservanti la legalità”.

Il quadro sarebbe già inquietante di suo, se non vi si aggiungesse una breve riflessione sulle motivazioni che hanno premiato Radio Padania. Come siano riusciti i leghisti al Parlamento europeo a convincere qualcuno che Radio Padania fosse meritevole del titolo di emittente comunitaria lo si può spiegare solo con l’alleanza a geometrie variabili, nel segno del più democristiano dei precetti politici: io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me. Vale a dire che con tutta la buona volontà del mondo si farebbe davvero molta fatica a riconoscere a Radio Padania l’essere espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. Lasciamo subito perdere la cultura, dal momento che il responsabile della radio è tal Matteo Salvini, i cui sproloqui ci è toccato spesso sentire durante taluni talk show. Etniche? Con rispetto parlando, di etnia c’è niente di autoctono: furbi, chiacchieroni e xenofobi ce n’è mica solo nella presunta Padania. Religione? Quella del dio Po? Boh. Rimane la peculiarità politica di un partito che facendo finta di essere un movimento è diventato peggio del peggior partito della Prima Repubblica: dall’uso personale dei finanziamenti pubblici, al nepotismo, dalle ruberie dei rimborsi elettorali ai più sordidi, quanto smaccati calcoli politici elettoralistici.
Un ospite d’onore alla grande mangiatoia del debito pubblico, logica spartitoria cui anche questa vicenda di Radio Padania non sembrerebbe affatto sfuggire.
Si avvicinano i giorni delle elezioni, quelle amministrative in Lombardia, provocate dalla giunta Formigoni che è rimasta in piedi grazie all’appoggio della Lega. Quelle politiche nazionali, in cui la Lega non sembra affatto intenzionata ad affrancarsi dal berlusconismo. Anche perché leggi come quelle che permetteranno a Radio Padania di fare il proprio comodo e i propri affari la Lega se li sarebbe sognati, senza Berlusconi e soci. Beh, buona giornata.

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Grillo, una vecchia novit

“A queste ultime parole, Pinocchio saltò su tutt’infuriato e preso di sul banco un martello di legno, lo scagliò contro il Grillo-parlante.”

Renato Mannheimer, sulle colonne del Corsera, ha scritto: “Come si sa, il profilo dell’elettore del M5S è in larga parte diverso da quello degli altri partiti. Si tratta di cittadini in maggior misura residenti nelle regioni del Nord, tendenzialmente giovani, con titoli di studio medio-alti, più interessati alla politica, con una più intensa lettura dei giornali e, specialmente, frequentazione di internet.” E’ da qui, infatti, che deve partire ogni analisi che voglia confrontarsi col “nuovo” fenomeno Grillo.

Per comprendere come abbia potuto prendere vita un’aggregazione, che si è andata via via assemblando sui territori, ma via web, fino all’exploit delle elezioni amministrative. Ciò che appare clamoroso non è tanto l’essere riusciti a far eleggere un proprio sindaco al Comune di Parma, ma il modo in cui questo risultato è potuto maturare. Dal web, col web, attraverso il web il M5S è riuscito non solo a intercettare, ma a dare corpo e infine una concreta prospettiva politica al movimento stesso. Un esempio di simile portata, che poi si è scatenato su scala nazionale, fino alla conquista del governo, lo si era visto con le tv e l’uso che ne ha saputo fare Berlusconi. L’uno ficcato dentro il web fino al collo, l’altro sempre davanti alle telecamere, entrambi sono riusciti a capovolgere il paradigma della rappresentanza politica attraverso il consenso elettorale.

Se fino ad allora, i partiti, espressione di ceti economici e sociali esprimevano i loro leader, con Berlusconi prima e Grillo poi si è verificato plasticamente il contrario: è il carisma del leader che intercetta gli umori di un parco consensi disponibili e su questo dà vita all’organizzazione, usando a piene mani non l’analisi politica, neppure la leva programmatica, ma direttamente gli strumenti di comunicazione con le masse, la tv e poi, appunto il web.

La strategia mediatica è tutta tattica. Berlusconi, infatti ha usato una gamba sola, la tv e il clamore mediatico delle sue manifestazioni carismatiche, e a un certo puntosi è azzoppato. Grillo, accorgendosi che un’anatra zoppa partecipa, ma non vince, a un certo punto si è scaraventato fuori dal web e ha incominciato a essere pressantemente presente sui giornali e citato con ossessione dalle tv.

E in questo, ha molto imparato da Berlusconi: spararla grossa, perché così tutti ne parlino a lungo. E’ successo, consapevolmente con la storia della mafia che “non strangola”, è successo con la storia del terrorismo che vorrebbe fermare il M5S. Berlusconi aveva scelto una precisa collocazione di destra. Grillo si colloca in una presunta terra di nessuno.

Saranno le scelte di governo delle città a tracciare il perimetro delle scelte concrete di M5S. Ma questo è un terreno squisitamente politico. Non ci si arriva con le sole astuzie della comunicazione di massa. Un conto è il potere, altro conto è un blog. Su questo terreno il marketing da solo non basta. (Beh, buona giornata).

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Attualità Finanza - Economia Movimenti politici e sociali Politica Popoli e politiche

3DNews/Il manuale per gli ammutinati? E’ sotto il Vesuvio.

di Giulio Gargia
Qualche anno fa una delle sigle dei movimenti altermondialisti più presenti alle manifestazioni era quella dei “ disobbedienti”. Si presentavano con scudi di plastica e caschi per andare a violare le “ zone rosse” dei G8 e prendersi inevitabilmente un po’ di botte e cariche dalla polizia. Lo facevano per rappresentare plasticamente la necessità di disobbedire al demenziale ordine mondiale delle banche e della finanza senza regole che ci ha portati al naufragio attuale. Spiaggiati sullo spread, in attesa che qualcuno ci venga a salvare, evitando il disastro in cui ci ha precipitato un comportamento irresponsabile, che ha negato il pericolo fino all’ultimo.

Ha scritto qualcuno su Twitter che a Schettino mancava soltanto dire “ mi consenta” per completare il quadro e il paragone con il comportamento del nostro ex-premier. Sulla nave, davanti a questo modo di essere, evidente a tutti, l’unico comportamento responsabile è stato l’ammutinamento. Solo così, grazie alla disubbidienza attiva di un gruppo di persone consapevoli, a bordo e sulla costa, si è evitato che la tragedia si trasformasse in una vera e propria strage. E la forza di questo esempio, moltiplicato dall’attenzione mediatica che si riversa sull’Italia da tutto il mondo, ci fa pensare, per suggestione, a cosa dovrebbe accadere in economia, davanti a un meccanismo che con tutta evidenza ci sta portando a sbattere contro scogli da tutti segnalati da tempo: l’esaurirsi delle risorse del pianeta, l’abbandono di ogni senso del bene comune, lo strapotere di pochi ultraricchi che vogliono solo continuare su questa rotta, guidati solo dal pilota automatico del PIL e dello sviluppo senza progresso ormai sempre più insostenibile. In questa situazione siamo chiamati alla ribellione civile, a richiamare tutti quegli Schettino dell’economia e della politica che sono indegnamente ai loro posti di comando.

Dobbiamo dire, con tutta la forza che abbiamo : “ ora comando io “. E riscrivere le carte navali della nostra navigazione . Come sta facendo Serge Latouche, in questi giorni a Napoli per presentare il disegno di un nuovo modo di pensare e di produrre ( http://www.napolicittasociale.it ) per uscire dalle secche della “crescita obbligatoria” e tornare a vivere senza l’incubo dello spread. Perchè oggi, ammutinarsi è una necessità da cui dipende la nostra vita. Sul Concordia ce lo hanno mostrato senza equivoci. Sta a noi capire ed agire di conseguenza. (Beh, buona giornata).

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Attualità Cultura Società e costume

3DNews/IL LADRO DI CANZONI e L’EFFETTO SCAJOLA.

di Giulio Gargia
Domani, martedi 22 novembre, esce il nuovo disco di Berlusconi – Apicella, con un titolo classicamente da telenovela : “ Il vero amore ”. E peraltro , a differenza che in politica, in musica l’ormai ex premier non sembra affatto ansioso di essere originale.
11 canzoni, con il brano portante Cascasse il mondo ( visionario e profetico, qualche mese fa…) Scritti negli ultimi 2 anni, tra una Minetti e l’altra, le canzoni godono poi di un arrangiatore prestigioso, Angelo Valsiglio, che ha lavorato con grandi nomi della musica pop come Laura Pausini e Eros Ramazzotti. Speriamo gli vada meglio che a Rino Giglio, suo collega autore, che, all’epoca del primo disco del duo Mariano – Silvio, “ E’ meglio una canzone” , fu costretto a denunciare ai giornali il vero e proprio plagio che l’allora premier aveva fatto dei suoi testi, per poi raccontare a Vespa che lui, Silvio, “ componeva in napoletano”. Recuperata l’ennesima gaffe alla sua maniera, ovvero pagando, Berlusconi si è preoccupato poi di depositare le canzoni alla SIAE con il suo nome . ( Leggi il fumetto sull’argomento sul numero 37 del 2010 di 3D, su www.3dnews.it )
Ma non è l’unica disavventura del nostro in tema musicale. “Meno male che Silvio c’è”, inno ufficiale del Pdl, usa gli stessi accordi e ritmica di “Chiama piano”, una canzone cantata vent’anni fa da Pierangelo Bertoli e Fabio Concato .

L’autore di “Meno male che Silvio c’è” sarebbe Andrea Vantini, che ebbe l’idea guardando una trasmissione di Santoro. Almeno così lo racconta al Corriere. Il brano sulle prime non sfonda, ma poi , caduto Prodi, prese piede nei comizi del PdL e divenne il nuovo inno. Chissà se l’ex premier e i suoi coristi sanno di cantare le note di uno dei più arrabbiati cantautori “ comunisti” degli anni 90.
A occhio, si direbbe di no. Se gli hanno rubato la musica, lo hanno fatto a loro insaputa. Dev’essere l’effetto Scajola.

3DNews, Settimanale di Cultura, Spettacolo e Comunicazione
Inserto allegato al quotidiano Terra. Ideato e diretto da Giulio Gargia
In redazione: Arianna L’Abbate – Webmaster: Filippo Martorana

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democrazia Finanza - Economia Lavoro Movimenti politici e sociali Politica Potere

Mario Monti presidente del Consiglio incaricato: la partita è solo all’inizio.

http://video.repubblica.it/dossier/crisi-italia-2011/monti-crescita-ed-equita-sociale/80672?video=&ref=HREA-1

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito a Mario Monti l’incarico di formare un nuovo governo. Monti ha accettato con riserva. L’annuncio poco fa dal Quirinale.

Contemporaneamente, Silvio Berlusconi ha emesso un telecomunicato, parlando con le insegne del governo uscente. Un gesto di pessima educazione istituzionale che intende deliberatamente gettare un ombra sulla nascita del nuovo governo.

Alla gravità della situazione finanziaria e politica, Silvio Berlusconi aggiunge il peso del suo insano egocentrismo umano e politico, dimostrando quanto fosse necessaria la sua immediata rimozione dal delicato incarico di guidare il governo in questi frangenti.

C’è da augurarsi che nessuno cada nella tentazione di seguire Berlusconi su questo terreno: rimanga pure in compagnia della Destra di Storace.

C’è anche da augurarsi che a nessuno venga in mente di misurarsi polemicamente sul terreno scelto da Berlusconi: ricatti e velate minacce questa volta sono prive di capacità di verificarsi.

Va ignorato politicamente, lasciato solo con i suoi problemi giudiziari, con la sua causa di divorzio, con i suoi problemi di gestione delle aziende che, ormai senza più la copertura di nessuno scudo governativo, dovranno affrontare la crisi e la concorrenza ad armi pari con gli altri player sul mercato.

Mario Monti, presidente incaricato non ha per niente un compito facile. Oltre al terreno accidentato dalla crisi del debito, dagli obblighi verso l’Europa e i mercato finanziari, si troverà un partito come il Pdl che ha tutta l’intenzione di mettergli i bastoni fra le ruote.

A Berlusconi non interessa il Paese: gli interessano le leggi ad personam in fatto di Giustizia e quelle che proteggono le sue aziende. E farà di tutto per intimorire il nuovo esecutivo, per impedirgli di mettere mano a leggi che possano danneggiare i suoi privilegi.

D’altro canto, ai cittadini, alle imprese, alle istituzioni interessano profondi cambiamenti, capaci di far intravvedere al Paese una luce in fondo al tunnel della crisi.

Ecco che la dialettica dello scontro tra interessi fortemente contrapposti, tra rilancio dell’economia e mantenimento delle rendite di posizione sarà durissimo: quello che finora si è contrabbandato come moderno dovrà essere svelato come artificio per difendere gli interessi più retrivi del Paese. Al contrario, quello che è stato contrabbandato come vetusto, cioè eguaglianza di fronte alla legge, eguaglianza di fronte ai diritti, dovrà assumere di nuovo l’energia per spingere avanti il Paese: l’intero Paese, non solo una parte, quella più ricca e furba.

Mario Monti non è uno sprovveduto. Non lo è il Capo dello Stato: il governo dell’uno coincide temporalmente con il mandato dell’altro. E questo è un bene. Non siano sprovvedute le forze politiche chiamate a tirare fuori dai guai l’Italia.

A cominciare dalle forze di sinistra. Che devono accollarsi il compito storico di ridefinire il perimetro dei diritti delle classi subalterne e medie impoverite dalla crisi.

Bersani è il segretrio del Pd che ha visto di persona il crollo del governo Berlusconi. Non si accantenti di entrare a far parte di un governo di salute pubblica, non si accontenti di accreditarsi come affidabile presso banche e grandi imprese. Chiami, attiri, stimoli attorno a se le forze sociali e intelletuali migliori del Paese, guardi con sguardo limpido ai movimenti 99%, e metta in moto energie capaci di prefigurare una alternativa possibile al capitalismo in crisi. E’ il momento: se non ora, quando? Beh, buona giornata.

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business Dibattiti Marketing Media e tecnologia Potere Pubblicità e mass media

3DNews/E adesso vediamo che sapete fare.

di Marco Ferri

Nonostante i sostanziosi acquisti di azioni Mediaset da parte di Fininvest e di Holding Italiana, sempre di famiglia, avvenuti durante l’estate per rilanciarlo, il titolo va male. Lo si è visto col rovinoso capitombolo dell’altro giorno, quando il titolo Mediaset ha toccato ripetutamente quota -12.

D’altro canto, neppure guardando alla terza trimestrale si trovano segnali positivi: la raccolta pubblicitaria è andata sotto zero. Nel comunicato stampa relativo alla riunione del cda che ha approvato la trimestrale Mediaset, si riafferma la leadership sul mercato, ma è un’affermazione un tantino autolesionistica: lo sanno tutti che ogni volta che Mediaset è in difficoltà, Sipra si sgonfia ad arte, quel tanto che permetta, appunto la riconferma della supremazia di Mediaset. Basta mandare via uno come Santoro, per esempio, per indebolire la raccolta Sipra a tutto vantaggio di Publitalia. E per lo stesso motivo continuare a far dirigere il TG UNO a un direttore che perde pubblico come un tubo rotto.

È in questa difficoltà di mercato, come viene definita nella trimestrale Mediaset, che ci si interroga sulla forte relazione che è intercorsa tra i successi politici del Berlusconi capo del governo e il Berlusconi tycoon dei media italiani. Le domande sono: che fine farà Mediaset, azienda-partito di business e di governo adesso che il Cavaliere è stato costretto alla resa? Come farà a stare sul mercato rispettando le regole del mercato? Come se la caverà senza il sostegno delle leggi ad aziendam? Più che domande irriverenti, sono problemi seri, che tormentano la premiata ditta Berlusconi&figli. D’altro canto non sarà più possibile procrastinare anacronisticamente nuove norme sulla concorrenza e sulle liberalizzazioni.

Tanto per fare un esempio, Mario Monti, che probabilmente guiderà un esecutivo “tecnico”, nato per seppellire l’era berlusconista in politica, non si è mai dichiarato tenero con la mancanza di una reale concorrenza tra soggetti del mercato.

Sta lì a dimostrarlo la decennale esperienza come Commissario Europeo alla Concorrenza, ma anche la mission che Monti dovrà incarnare: la ripresa, la crescita passano per un corretto funzionamento delle regole dell’economia di mercato.

E allora Mediaset dovrà passare per le stesse strettoie cui passò la Rai, all’epoca della nascita della tv commerciale (quando si dice il contrappasso!); o Telecom quando si liberalizzò la telefonia, o Enel quando toccò all’energia: accettare di dimagrire, di restringere il perimetro aziendale per fare posto ad altri soggetti. E ripartire da lì per far valere la propria capacità imprenditoriale, magari attraverso nuovi investimenti, progetti innovativi, scelte coraggiose.

Saranno capaci Berlusconi & Figli di fare impresa senza il vantaggio di quella dose massiccia di concorrenza sleale derivante dallo stare contemporaneamente sul mercato e al potere?

°Rispettando le agitazioni sindacali in atto al quotidiano TERRA, questa settimana 3D uscirà solo sul web. Saremo in rete sui siti www.3dnews.it, www.ildiariodilosolo.com, www.marco-ferri.com a partire dalle 24 di oggi.

3DNews, Settimanale di Cultura, Spettacolo e Comunicazione
Inserto allegato al quotidiano Terra. Ideato e diretto da Giulio Gargia.
In redazione: Arianna L’Abbate – Webmaster: Filippo Martorana.

(Beh, buona giornata).

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democrazia Politica

Il comunicato del Quirinale che annuncia le dimissioni di Berlusconi. (Il governo non c’è più, lui però c’è ancora).

da quirinale.it

Il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato una volta compiuto l’adempimento dell’approvazione della Legge di Stabilità

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa sera in Quirinale il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, accompagnato dal Sottosegretario dott. Gianni Letta. All’incontro ha partecipato il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere Donato Marra.

Il Presidente del Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera ; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea.

Una volta compiuto tale adempimento, il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione. (Beh, buona giornata).

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Attualità Finanza - Economia

Lui minaccia, il dietologo lo consiglia.

“Ho sentito Berlusconi ed è molto di cattivo umore. Minaccia di andarsene lasciandoci in balìa della sorte e non di un’alternativa concreta. La responsabilità di Berlusconi in politica e la tragedia è di non aver affrontato la questione della crescita quando doveva farlo e quando lo ha annunciato a gennaio dello scorso anno. Questo è il fallimento recente di Berlusconi. Speriamo che ora faccia una dieta di sangue di tigre e bistecche di leone”. Ferrara dixit. Beh, buona giornata.

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Attualità Potere

Trucchi pre-elettorali di Bossi per tenere in vita un governo in coma.

Dal palco allestito sul Canal Grande a Venezia, Umberto Bossi gioca ancora la carta della secessione per ricompattare e rilanciare la Lega Nord dopo l’approvazione della manovra e la pubblicazione delle intercettazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Beh, buona giornata.

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democrazia Potere Società e costume

Le macerie del berlusconismo e l’Italia in piena crisi: siamo un popolo di sadomasochisti?

L’ultimo episodio di sadomasochismo si è verificato grazie una associazione dei consumatori che ha chiesto la testa della Dandini e la chiusura di Rainews24. Non si capisce il nesso. Forse si annoiavano e non avendo più l’età per andare in giro a suonare ai citofoni, hanno mandato un comunicato alle agenzie di stampa.

Non importa che Dandini lavori su Rai Tre, la stessa rete che ha inventato un famoso programma dedicato alla difesa dei consumatori, nato molto prima che prendessero forma in Italia le associazioni dei consumatori. Non importa nemmeno che Rainews24 sia una testata giornalistica: chiedere la chiusura di un giornale non è esattamente il massimo esercizio della democrazia, per cui non si capisce che vantaggio ne avrebbe chi si dichiara paladino dei diritti dei cittadini.

Fatto sta che l’aria che tira è scema. Il sadomasochismo dilaga. Che fa quell’igenista dentale promossa consigliera regionale per meriti non esattamente politici? Ti va in giro per il centro di Milano con su scritto sulla t- shirt: “senza sono meglio”. Proprio quello che ci vuole per dimostrare di essere un amministratore pubblico serio e competente.

Massimo D’Alema se ne esce con una castroneria sullo nozze gay, tanto per dimostrare che il Paese è pronto a essere governato da un centrosinistra moderno, all’altezza delle aspettative di Paesi evoluti come la Germania, tanto per citarne uno molto evocato in questi frangenti di crisi del debito.

A proposito di crisi, succede che qualche giorno fa il cardinale Bagnasco, quello che indossa la papalina come se fosse un elmetto, dice che è uno scandalo evadere le tasse. Apriti cielo, una bella gaffe, tanto per ricordare a tutti i privilegi fiscali regalati al Vaticano dal governo in carica.

Tra i sadomasochisti più famosi del momento, ecco il ministro Tremonti, che contro la Cina ci ha pure scritto un libro, darsi da fare per appioppare a Pechino qualche tonnellata di nostri titoli di Stato, scoprendo che a quelli importa un fico, interessano invece Eni, Enel e Finmeccanica. Con buona pace della Lega.

E poi c’è lui, il sadomasochista per antonomasia: va in Europa a spiegare una manovra finanziaria che l’Europa gli aveva dettato, parola per parola. Con un guizzo di autolesionismo politico, a Bruxelles sproloquia contro l’opposizione italiana, parlando senza traduzione simultanea: quando glielo si fa notare, dice che l’importante è che abbiano capito i giornalisti italiani presenti. Un comportamento un tantinello strambo, studiato appositamente per ottenere l’effetto contrario: cioè la conferma dell’incapacità conclamata di gestire la crisi, come sospettato da tempo dalle cancellerie, dalle banche e dai mercati finanziari.

Ma i veri, autentici e incalliti sadomasochisti sono gli italiani. Gli è arrivata addosso la peggiore, iniqua, inutile, dannosa manovra finanziaria della storia repubblicana, ma non se ne sono ancora resi conto: stanno lì che aspettano che siano i giudici a sputtanare (mai parola fu più appropriata) il capo del governo.

Come fossero semplici spettatori del B movie più noioso e ripetitivo mai realizzato, assistono passivi alla fine ignominiosa del berlusconismo come si trattasse di un reality show che non riesce ad arrivare all’ultima puntata. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Potere

New York Times durissimo sull’Italia: “Aver tollerato troppe buffonerie ha provocato troppi danni.”

(fonte: repubblica.it)

Un articolo nelle pagine dei commenti firmato da Frank Bruni, che anni fa fu corrispondente da Roma. Il New York Times pubblica un pezzo durissimo contro il premier italiano, dal titolo “L’agonia e il bunga a bunga”. Parla di “baccanali di Berlusconi”, di uno spettacolo da “petit guignol” che va in scena mentre l’Italia è in crisi e addirittura minaccia la stabilità finanziaria di tutta Europa. Bruni ricorda il settembre nero italiano: in cui non si sa se il Parlamento riuscirà ad approvare la manovra finanziaria, se questa sarà sufficiente e come sarà giudicata dall’Europa. Ma in questo momento drammatico – secondo il columnist del quotidiano americano – ci si domanda come il “lussurioso imperatore” del Paese vorrà festeggiare i suoi 75 anni.

Nell’articolo si ricordano il processo che il presidente del Consiglio dovrà affrontare perché accusato di aver fatto sesso con una minorenne, i bunga a bunga in cui riunisce veri e propri harem di donne, spesso travestite da infermiere. Bruni ammette: “Noi americani abbiamo trovato anche divertente tutto questo, perché è terrificante, ma anche rassicurante”. “Però – ammonisce i suoi connazionali – non dovremmo restare a bocca aperta e ridere. Perché ora l’Italia minaccia la stabilità finanziaria di tutta l’Europa”.

“Il cammino dell’Italia dalla gloria al ridicolo – continua Bruni – spianato dalle distrazioni legali e carnali del premier, non dà benefici a nessuno. L’Italia ha una storia che dovrebbe rappresentare un monito per molte democrazie occidentali che si sono fatte cullare dal comfort nella compiacenza di sè. Aver tollerato troppe buffonerie ha provocato troppi danni”. (Beh, buona giornata)

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Leggi e diritto Potere

Berlusconi bigia la Procura di Napoli?

«Io – ha detto Berlusconi, secondo quanto riporta Il Messaggero, – faccio le cose che si devono fare. Dopo la decisione di Stark di lasciare la Bce si è posto come importante il problema di rassicurare tutte le istituzioni europee, la commissione, il consiglio dei capi di Stato e di Governo e il Parlamento europeo della serietà della nostra manovra, della tenuta dei nostri conti pubblici e della situazione di benessere dell’intera nostra economia. Credo sia mio dovere recarmi a Bruxelles e Strasburgo per questi incontri».

I fatti sono che Stark si è dimesso venerdì, e la richiesta italiana di incontrare i leader della Ue è di almeno due giorni prima. E cioè poche ore dopo la richiesta dei giudici di interrogare Berlusconi sul caso Tarantini-Lavitola, e l’appuntamento preso dai suoi avvocati e fissato per il prossimo martedì a Palazzo Grazioli. Ancora non sono cominciate le scuole e Berlusconi già bigia. Beh, buona giornata.

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Attualità Leggi e diritto Potere

Se potessi avere 20 mila euro al mese.

(Fonte: Ansa.it)

Per ora c’é un unico punto fermo sul quale sono tutti d’accordo, magistrati, indagati, testimoni e lo stesso premier: Berlusconi ha corrisposto ingenti somme di denaro all’imprenditore Giampaolo Tarantini.

E il nodo da sciogliere resta sempre quello: quei soldi, solo in parte finiti nella disponibilità di Tarantini – 20 milioni al mese per oltre un anno, più un finanziamento di 500mila euro – rappresentano il segno della generosità del presidente del Consiglio, deciso a venire incontro alle esigenze di un amico in difficoltà oppure (ed è la tesi di pm e gip) costituiscono la prova regina di un’estorsione ai danni di un Berlusconi sotto ricatto per la vicenda delle escort che l’imprenditore aveva condotta a Villa Certosa e Palazzo Grazioli?

Un interrogativo al quale le sette ore dell’interrogatorio di garanzia di Tarantini e della moglie Angela Devenuto, detenuti a Poggioreale con l’accusa di aver taglieggiato il premier, non ha fornito certo risposte incontrovertibili. Perché da un lato Tarantini, come ha scritto in un lungo memoriale e come hanno spiegato i suoi legali, ha ribadito di aver chiesto e ottenuto quelle somme dopo aver manifestato la grave situazione in cui era venuto a trovarsi, mentre dagli ambienti degli inquirenti traspare la convinzione di aver fissato un altro paletto a sostegno dell’accusa, dopo la deposizione di ieri della segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, che ha ammesso di aver consegnato il danaro in contanti.

L’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Amelia Primavera, è cominciato pochi minuti dOpo le dieci. Hanno partecipato tutti i sostituti del pool che si occupa dell’inchiesta coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco – i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock – e i legali dei due indagati, Alessandro Diddi e Ivan Filippelli. La posizione di Tarantini è in pratica “sintetizzata” nelle 14 pagine del memoriale redatto prima dell’arresto ed è stata sostanzialmente ribadita dall’ imprenditore pugliese davanti al gip: l’appannaggio di 20mila euro mensili ricevuti per il tramite di Valter Lavitola (il direttore dell’Avanti destinatario di un ordinanza di custodia, che si trova all’estero) fu un atto di “liberalità” del premier; il danaro era ritirato dalla moglie, Angela Devenuto, presso gli uffici dello stesso Lavitola in via del Corso.

Tarantini afferma anche di aver chiesto a Berlusconi un prestito di 500mila euro per avviare un’attività imprenditoriale; il premier avrebbe acconsentito a tale richiesta, ma l’imprenditore si dice convinto che la somma sarebbe stata trattenuta da Lavitola.

In ogni caso Tarantini esclude in maniera categorica di aver ricattato Berlusconi. Ma perché il presidente del Consiglio avrebbe dovuto elargirgli tanti soldi? “A mio carico, spiega Tarantini, oltre alla mia famiglia, composta da mia moglie e da due bambine di due e sette anni, vi è quella di mio fratello, composta da moglie e figlio, nonché la mia anziana madre vedova. Peraltro ho numerosi debiti personali lasciati a Bari che non ho potuto onorare”. “A Bari – hanno spiegato gli avvocati al termine dell’interrogatorio – Gianpaolo Tarantini ha lasciato moltissimi debiti.

Deve soldi, per esempio, al benzinaio ed ai fornitori di cibo e di vino. Inoltre, si sente responsabile delle disavventure del fratello, che ha trascinato con sé in questa vicenda. Il denaro ricevuto da Berlusconi non serviva perciò a condurre una vita lussuosa ma a rimediare ad una serie di errori commessi”.

Ma c’é un passaggio della versione di Tarantini che i magistrati considerano di grande interesse, sotto il profilo della tesi accusatoria: il timore che una soluzione positiva del processo a suo carico a Bari avrebbe potuto determinare una sorta di disinteresse del premier nei suoi confronti. “Avevo il timore che una mia eventuale uscita dal processo avrebbe potuto determinare una caduta di attenzione da parte del presidente per le mie vicende. Mi rendo conto della puerilità del mio agire, avendo in quel momento anche dubitato della spontaneità e generosità del presidente, però all’epoca io ero ancora in attesa del finanziamento di 500mila euro che mi era stato promesso”. Intanto, la signora Devenuto è stata scarcerata. (Beh, buona giornata).

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business Potere Pubblicità e mass media Società e costume

Io ti pago, tu patteggi, così le indagini si chiudono e le intercettazioni non diventano pubbliche.

di Guido Ruotolo- La Stampa

Questa è la storia di un grande ricatto che ha come protagonista, nel ruolo di vittima, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Che – stando alla ricostruzione dell’accusa – per non vedere le sue scabrose telefonate di sesso pubblicate sui giornali, versa mezzo milione di euro a un imprenditore, Gianpi Tarantini, perché, essendo lui indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione, si sacrifichi e chieda il patteggiamento. E il presidente del Consiglio lo paga attraverso un faccendiere editore, Valter Lavitola, che le cronache di un anno fa hanno visto protagonista dell’affaire Montecarlo, la vicenda della casa intestata al cognato di Gianfranco Fini.

Gianpi Tarantini e la escort Patrizia D’Addario. Sembra un secolo fa quando Patrizia la escort , avendo registrato quell’incontro di sesso con il presidente del Consiglio, al pm barese, Pino Scelsi, confermò tutto consegnando la colonna sonora di quella notte d’amore. E raccontò dei suoi protettori, di quel Max Verdoscia e di Gianpi Tarantini che la preparò per la serata di Palazzo Grazioli. Un imprenditore certamente sui generis, quello al centro di questa vicenda, che aveva trovato un mix davvero unico per battere la concorrenza. Il giovane rampollo di una famiglia di imprenditori nel settore della sanità si era fatto le ossa con gli appalti e le commesse nella sanità pugliese quando in Regione c’era Raffaele Fitto (centrodestra). E poi, con l’avvento di Nichi Vendola aveva dovuto fare buon viso a cattivo gioco vedendosela con l’assessore alla Sanità, Alberto Tedesco (Pd), che aveva lasciato i figli a gestire le sue aziende sanitarie.

Coca e sesso. Era questo il mix vincente di Gianpi. Con il sesso ci era cascato anche l’assessore dalemiano Sandro Frisullo, finito in carcere, e dirigenti della sanità pubblica e primari ospedalieri.

Correva, Gianpi. E non si accontentava più di quel territorio ristretto, la Puglia. Puntava in alto. E arrivò l’estate della svolta, l’agosto del 2008. La villa presa in affitto a Capriccioli, Costa Smeralda. Con l’investimento in seicento grammi di cocaina e poi le feste da sballo e le serate al Billionaire.

Fino a quando, prima di ferragosto, grazie all’Ape Regina, al secolo Sabina Began, Gianpi Tarantini e la sua corte entrano a Villa Certosa. E fu amore a prima vista tra Gianpi e il Presidente.

Per capire fino in fondo il personaggio Tarantini, bisogna sentire, leggere una sua intercettazione: «…che io a vent’anni stavo in barca con D’Alema e gli altri a novant’anni ancora dovevano fare quello che io avevo fatto in due anni da diciotto a vent’anni. A trenta stavo a dormire a casa di Berlusconi io, a trenta».

Ne esce male anche la vittima, Silvio Berlusconi, tormentato dalla paura di essere intercettato, senza un consigliere fidato, un uomo degli apparati che gli spieghi che anche una scheda telefonica Wind panamense è intercettabile a casa nostra.

Tarantini, già finito in disgrazia per via delle inchieste sulla malasanità pugliese, e per la droga, agli arresti domiciliari per undici mesi, senza soldi e con debiti, tentenna, prende tempo, con Lavitola diventa una sanguisuga il cui unico obiettivo è il salasso del presidente del Consiglio. Mezzo milione di euro e poi un appannaggio mensile di quasi 20 mila euro (quattordicimila euro mensili, oltre affitto della casa di Roma) ed in più tutte le spese legali e straordinarie pagate.

Aveva tirato un sospiro di sollievo, pensava di aver finito con il carcere e i domiciliari. C’è un colloquio molto istruttivo, tra Tarantini, la moglie Nicla (che è anche amante di Lavitola) e il faccendiere editore: Nicla: «Mo tutto un caos… oggi è uscito un articolo di Laudati che Scelsi gli ha fatto una denuncia perché dice che ha rallentato…». Tarantini: «Perché i giornali di oggi… perché Laudati ha rallentato le indagini sulla prostituzione nei confronti di Berlusconi.. dai miei miei rapporti che lui è a conoscenza con Berlusconi». Commento di Lavitola: «Benissimo, questo è buono… invece di fa ‘na festa…».

Tarantini: «Dopo che è venuto Nicola… poi dice che queste informative sono bruttissime… sia quella sulle puttane che quella sulla bancarotta…».(Beh, buona giornata)

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Tempi duri per lo Squalo e il Caimano.

Sarà il gioco beffardo delle coincidenze, ma sembrerebbe proprio che, quasi all’unisono, lo Squalo globale e il Caimano nazionale si trovino in pessime acque.

Sia a Murdoch che a Berlusconi è andata liscia per troppo tempo: uno coltivava il sogno di diventare il capo di una compagnia potente e influente come lo sono nel mondo globalizzato colossi del calibro di Microsoft, di Apple, di Google. Berlusconi contava di riuscire a diventare il prossimo presidente della Repubblica Italiana e, salendo al Quirinale, garantirsi l’indulgenza plenaria totale. E invece no.

Lo scandalo del News of the World, vale a dire la corruzione di politici e poliziotti per ottenere informazioni coperte da segreti d’ufficio e poterle utilizzare per produrre scoop e tenere alte vendite e introiti pubblicitari, non ha solo mandato in fumo un affare da 8,1 miliardi di dollari, che era l’obiettivo della scalata della News Corp per il controllo totale di BskyB: quello che è davvero grave per Murdoch è che lo scandalo ha messo a nudo davanti agli azionisti e all’opinione pubblica mondiale il modo di fare affari.

Quanto a Berlusconi, si registra un grave guasto alla sua macchina da soldi, perché il traino della “discesa in campo”, cioè del protagonismo politico in prima persona per tutelare e sviluppare gli affari si è rotto: va male la pubblicità, va male l’editoria, va male la tv, va malissimo anche Endemol.

E come se non bastasse, arriva la batosta dei 560 milioni da pagare all’odiato De Benedetti, l’editore de la Repubblica, il nemico pubblico numero uno, secondo la religione berlusconista. E’ vero che a entrambi, sia allo Squalo che al Caimano è successo più di una volta di passare brutti momenti, ma tutti e due si sono poi risollevati e hanno saputo manovrare per riprendere il vento in poppa. Ma stavolta è diverso. Non di solo di affari, ma di reputazione personale, si tratta.

In Uk e negli Usa ormai si dice ormai ad alta voce che “il metodo News of the World” è il metodo News Corp. Dunque,il problema non è tanto lo scandalo in sè, quanto il durissimo giudizio politico e finanziario che si è levato contro l’impero di Murdoch. In Italia, la motivazione della sentenza della Corte d’Appello con cui la Mondadori dei Berlusconi è stata condannata a risarcire la Cir dei De Benedetti è suonata come una severissima e inappellabile sentenza di condanna al modo con cui Berlusconi ha condotto gli affari che gli hanno permesso di costruire il suo impero mediatico.

D’altra parte, attualmente la sua credibilità in politica si è estinta, come dimostrano gli avvenimenti di questi giorni. Tanto sono sembrati uguali il “metodo News of the World” di Murdoch e il “metodo Boffo” di Berlusconi, tanto sembrano uguali i rispettivi destini personali. Nessuno dei due riuscirà a perseguire fino in fondo i rispettivi sogni.

C’è da augurarsi che alle disgrazie dei due satrapi corrisponda il crollo dei rispettivi imperi monopolistici a favore di una circolazione globale dell’ informazione, meno manipolabile a fini speculativi, sia finanziari che politici. Lo Squalo e il Caimano imponevano che il medium da messaggio diventasse il loro strapotere mediatico.

Per una volta, pare che il messaggio sia pronto a riprendersi il medium: e già pare di sentire un’aria che sa di libertà di stampa e di diritto all’informazione, come fossero beni comuni.Beh, buona giornata.

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