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“Il 14 luglio una giornata di silenzio per protestare – insieme ai giornalisti dei quotidiani, delle televisioni e dei siti intenet – contro il decreto Alfano.”

Blog in sciopero: “rumoroso silenzio” contro il decreto Alfano
Scritto da: Marco Pratellesi alle 11:54

Per la prima volta nella storia della Rete, i blog osserveranno il 14 luglio una giornata di silenzio per protestare – insieme ai giornalisti dei quotidiani, delle televisioni e dei siti intenet – contro il decreto Alfano. «Non si tratta di un’adesione allo sciopero dei giornalisti, ma di una protesta della Rete italiana contro un provvedimento che avrà l’effetto di disincentivare l’uso dei blog e delle libere piattaforme di condivisione dei contenuti», spiegano in una nota i promotori dell’iniziativa, il blogger e giornalista Alessandro Gilioli e il docente di diritto informatico Guido Scorza.

Alla protesta “del silenzio” aderirà anche il blog del leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: «Il 14 luglio aderirò allo sciopero dei blogger contro il bavaglio alle intercettazioni e all’informazione, promosso dalla legge criminale del ministro Alfano, e contro la norma del diritto di rettifica entro 48 ore per tutti i siti, norma ribattezzata dalla Rete ammazza Internet».

Al posto dei consueti post, i blog italiani pubblicheranno solo un banner di protesta contro il provvedimento, «in particolare contro quella parte che soffoca la libertà della Rete con il pretesto dell’obbligo di rettifica». Le adesioni a quella che è stata ribattezzata la giornata del “rumoroso silenzio” dei blog sono raccolte sul sito Diritto alla Rete

«I blogger – dice la nota dei promotori – sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c’è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i “citizen journalist”. Chiediamo ai blog e ai siti italiani – conclude – di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spiega le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. È un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: “Non vogliamo farci imbavagliare”». (scaricaillogobanner.jpg). (Beh, buona giornata.)

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La quarta crisi: sciopero delle maestranze Mediaset, ma nessuno lo dice.

Mediaset in sciopero bella notizia (oscurata)-il manifesto.it

Udite udite. E diffondete. Forse è l’unico modo per permettere a questa notizia di raggiungere più orecchie possibile: i lavoratori di Mediaset sono in sciopero. Difendono i loro salari e chiedono che vengano ripristinate le “normali relazioni sindacali”. Ma oggi devono prima di tutto lottare contro il silenzio. La loro astensione dal lavoro, infatti, sembra non interessare a nessuno.

Di loro non parlano neanche le agenzie di stampa. Paradossale ma vero: accade “qualcosa” – qualcosa di inedito, c’è da dire – nella più grande azienda di comunicazione italiana, e i protagonisti faticano a bucare lo schermo. Ma tant’è, a Berluscolandia.
I fatti: Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per oggi uno sciopero dei lavoratori della Videotime di Roma. La Videotime è la società licenziataria di Mediaset-Rti che lavora nei centri di produzione “Palatino” e “Elios”. Qui vengono registrati programmi molto seguiti: dal Tg5 a Matrix a Forum. I lavoratori della Videotime si occupano anche del programma “Uomini e Donne” di Maria De Filippi, che però viene registrato a Cinecittà. Si tratta dei tecnici, della parte di produzione, dei parrucchieri, dei truccatori, dei sarti. Insomma, di tutto il personale che serve per mettere in piedi un programma.

Ebbene, dall’anno scorso sono tempi di magra. Mediaset dice di essere in crisi (ricavi netti nell’anno 2008: +9%, utile netto: +14,3%) e per questo stringe la cinghia: niente più diaria per gli esterni, fermi i passaggi di livello, diminuzione dei premi di produzione, azzeramento della politica retributiva. Questo è quanto denunciano i sindacati: “Un esempio – spiega Roberto Crescentini, delegato fistel-Cisl della Rsu di Videotime – sabato registriamo Matrix. I lavoratori hanno chiesto di lavorare in straordinario. Ma l’azienda ha chiesto ai parrucchieri solo quattro ore di lavoro, e non sette. Alla domanda: perché? La risposta è stata: l’azienda è in crisi. Figurarsi – dice Crescentini – noi siamo i primi a non voler affossare l’azienda e a capire che è in corso una grave crisi economica e finanziaria. Ma Mediaset è in crisi?”. La domanda è pertinente, visto che, racconta Crescentini: “Alla puntata di Forum in cui era ospite Barbara D’Urso, Mediaset ha pagato un parrucchiere 1.300 euro. Come anche viene pagato tutti i giorni un parrucchiere per la conduttrice Rita Dalla Chiesa, ad un prezzo che ci pare esorbitante, visto il momento: 700 euro”. Insomma, dicono i lavoratori, se bisogna fare sacrifici che li facciano tutti.

Secondo il dato dei sidnacati lo sciopero è andato benissimo: l’adesione ha sfiorato il tetto del 95%. Ultima chicca: il Comitato di redazione del Tg5 ha inviato un comunicato di solidarietà ai lavoratori di Videotime. Il comunicato, a quanto pare, doveva essere letto durante l’edizione odierna. Ma è stato stoppato. Ci sono notizie più importanti. (Beh, buona giornata).

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