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Attualità

Altre cinque vittime si aggiungono alla macabra contabilità dei morti di lavoro in Italia.

di Piero Santonastaso | Facebook/Mortidilavoro

Marco Ricci, 39enne romano da anni trapiantato a Sansepolcro (Arezzo), è morto venerdì 4 ottobre nell’ospedale San Martino di Genova, dove era stato ricoverato giovedì in condizioni disperate.

Stava lavorando nel cantiere del futuro Parco del Ponte, che sorgerà a Genova nel punto in cui 6 anni fa crollò il viadotto Morandi; in particolare era impegnato nella struttura che ospiterà la ludoteca.

Operaio della Lifecut, azienda di carpenteria metallica di Sansepolcro, insieme a un collega stava trasportando a braccia pesanti griglie camminando all’indietro, quando ha messo un piede su un’asse di legno posta a chiusura del vano ascensore, ma non fissata.

L’asse si è spostata e Ricci è precipitato nel vuoto per 13 metri. È stato rianimato dall’arresto cardiaco e trasportato in ospedale, dove i medici già nella notte hanno avviato il periodo di osservazione per constatare la morte cerebrale.

Enormi gli interrogativi sul perché il vano ascensore fosse chiuso in modo tanto precario e sul perché non vi fossero barriere metalliche a impedire l’avvicinamento dei lavoratori.

Attilio Franzini, 47enne di Formia dipendente della romana Salcef, appaltatrice di RFI, è morto alle 4,30 di venerdì 4 ottobre, travolto da un Intercity a San Giorgio di Piano (Bologna) mentre lavorava in un cantiere notturno sulla linea ferroviaria per Trieste.

È l’ennesima vittima del mostruoso sistema di appalti e subappalti cresciuto intorno alla rete ferroviaria italiana man mano che le vecchie Ferrovie dello Stato cedevano interi settori di attività.

Una rete peraltro vecchia, che pertanto richiede un impressionante numero di interventi, ben oltre la soglia delle normali attività di manutenzione, come dimostrano i quotidiani blocchi della circolazione a partire dal clamoroso blackout di giovedì 3 ottobre.

Lo scaricabarile iniziale ha puntato il dito sul lavoratore, che sarebbe stato investito mentre era fuori dall’area del cantiere per una decisione autonoma.

Con il passare delle ore si è fatta strada l’ipotesi che invece si fosse spostato a causa di un cortocircuito che aveva interessato il binario sul quale si trovava.

“La strage di Brandizzo non ha insegnato nulla”, è stato osservato da più voci, comprese quelle della famiglia di Kevin Laganà, la più giovane delle 5 vittime di Brandizzo.

Una guardia giurata di 59 anni, L.C., si è uccisa con la pistola in dotazione mentre era in servizio nella sede dell’Inps di Lucca.

L’uomo si è sparato nell’androne, in quel momento deserto. Il fenomeno del burnout, piaga delle forze dell’ordine, colpisce anche i servizi di vigilanza.

Vincenzo Nicosia, 59enne fiorentino dipendente di un’azienda ceramica di Impruneta è morto andando al lavoro giovedì 3 ottobre: a Greve in Chianti è stato investito dall’auto guidata da un ottantenne e sbalzato sul cofano di una seconda vettura.

Giuseppe Iudicello, 44enne farmacista di Castel di Lucio (Messina), è morto mercoledì 2 ottobre mentre raggiungeva in moto Castel di Tusa per aprire la farmacia che gestiva.

Sulla provinciale 117, a Pettineo, si è scontrato con un trattore ed è stato sbalzato sul guardrail, perdendo la vita all’istante.

#MarcoRicci#attiliofranzini#vincenzonicosia#giuseppeiudicello#mortidilavoro

Ottobre 2024: 13 morti (sul lavoro 8; in itinere 5; media giorno 3,2)

Anno 2024: 875 morti (sul lavoro 659; in itinere 216; media giorno 3,1)

134 Lombardia (93 sul lavoro – 41 in itinere)

86 Campania (71 -15)

79 Veneto (54 -25)

68 Sicilia (47 -21)

65 Lazio (42 – 23)

64 Emilia Romagna (50 -14)

57 Toscana (46 – 11)

54 Puglia (36 – 18)

53 Piemonte (40 – 13)

30 Sardegna (26 – 4)

25 Marche (17 –

Abruzzo (20 – 5)

22 Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Liguria (14 – 2),

Estero (13 – 3)

14 Friuli V.G. (12 – 2)

12 Umbria (12 – 0)

11 Alto Adige (10 – 1)

9 Basilicata (9 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Settembre 2024: 92 morti (sul lavoro 66; in itinere 26; media giorno 3)

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

L’importanza dei partiti messianici in Israele.

“In Israele, la stessa preoccupazione per la fertilità fa sì che le cinque mogli dei leader dei partiti religiosi della coalizione che ha vinto le elezioni del primo novembre 2022 (governo Netanyahu VI, ndr) abbiano data alla luce ben 42 figli!

Gli Haredim (ultra-ortodossi) sono i primi in questo senso: nel 2020 rappresentavano il 20 per cento della popolazione ebraica e nel 2040 dovrebbero raggiungere il 35 per cento, ceteris paribus.

Il voto comunitario per la Jut (United Totah Judaism) (sette membri alla Knesset) assicura loro la maggioranza nelle città devote e a Gerusalemme ottengono il 24 per cento dei voti.

Lo Shas (che rappresenta i sefarditi tradizionalisti provenienti dai paesi arabi, di estrazione popolare e le cui famiglie sono prolifiche) detiene undici seggi, e i sionisti religiosi – altrettanto prolifici, soprattutto negli insediamenti della Cisgiordania – quattordici deputati.

In questo modo i partiti hanno un totale di trentadue seggi, a pari merito col il Likud di Netanyahu, e gli forniscono una base socio-ideologica che non ha subito vicissitudini nonostante il crollo del potere constatato il 7 ottobre.” (“Olocausti”, Gilles Kepel, Feltrinelli.)

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Attualità

Non dite alla ministra Calderone che in Italia si muore ogni giorno di lavoro. Lei crede che il suo ministero abbia ben altro a cui pensare.

Gaia Gandolfi, 42enne di Calvatone (Cremona), marito e un figlio, è morta nelle prime ore di giovedì 3 ottobre mentre andava al lavoro al panificio Rota di San Martino all’Argine.

L’auto che guidava ha sbandato e si è schiantata contro un palo in cemento, intrappolando la lavoratrice.

L’allarme è stato dato intorno alle 8 da automobilisti di passaggio, quando non c’era più nulla da fare. Restano da ricostruire l’ora e la dinamica dell’incidente.

Roberto Gnocchi, 58enne artigiano edile di Molinello di Mazzano (Brescia), moglie e una figlia, è morto giovedì 3 ottobre a Verolanuova mentre andava al lavoro in moto.

In una caduta autonoma, il lavoratore è stato sbalzato oltre il guardrail, cadendo in una roggia. Nulla da fare per i soccorritori.

Fabio Santin, manutentore 51enne di Cavolano di Sacile (Pordenone), sposato, giovedì 3 ottobre era al lavoro nel mobilificio Alf di Francenigo di Gaiarine (Treviso), quando si è improvvisamente accasciato a terra.

Immediato l’allarme dei compagni di lavoro al Suem 118, ma il medico intervenuto non ha potuto che constatare il decesso.

Diego Guida, 59enne assistente capo coordinatore della Polizia, moglie e un figlio, mercoledì 2 ottobre è stato colpito da un malore mentre era in servizio al commissariato di Pescia (Pistoia).

L’uomo, che a maggio sarebbe andato in pensione, ha detto ai colleghi di non sentirsi bene ed è andato a sdraiarsi.

Sulle prime tranquillizzava gli altri agenti, dicendo di sentirsi meglio, poi ha smesso di rispondere e le manovre dei soccorritori intervenuti non hanno sortito effetto.

#gaiagandolfi#robertognocchi#fabiosantin#diegoguida#mortidilavoro

Ottobre 2024: 8 morti (sul lavoro 5; in itinere 3; media giorno 2,6)

Anno 2024: 870 morti (sul lavoro 656; in itinere 214; media giorno 3,1)

134 Lombardia (93 sul lavoro – 41 in itinere)

86 Campania (71 -15)

79 Veneto (54 -25)

67 Sicilia (47 -20)

65 Lazio (42 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

55 Toscana (45 – 10)

54 Puglia (36 – 18)

53 Piemonte (40 – 13)

30 Sardegna (26 – 4)

25 Marche (17 – 😎, Abruzzo (20 – 5)

22 Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Estero (13 – 3)

15 Liguria (13 – 2)

14 Friuli V.G. (12 – 2)

12 Umbria (12 – 0)

11 Alto Adige (10 – 1)

9 Basilicata (9 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Settembre 2024: 92 morti (sul lavoro 66; in itinere 26; media giorno 3)

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Alla fine, settembre chiude con 92 vittime, e ottobre comincia con quattro morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

Al primo bilancio di settembre (88 vittime), si aggiungono altri 4 morti di lavoro, che portano il totale del mese a 92.

Il ventenne Ethan Gottardello è morto lunedì 30 settembre nell’ospedale di Tradate (Varese), dove era giunto in condizioni critiche per un incidente stradale.

Ethan dopo il diploma aveva trovato impiego alla Colines di Azzano e lunedì alle 7,30 stava andando al lavoro in moto da Venegono (Varese), il paese in cui risiedeva, quando si è scontrato con un furgone, riportando gravi lesioni.

Alessio Alessandroni, 47enne di Monterado di Trecastelli (Ancona), manutentore di caldaie, stava tornando a casa alla fine della giornata di lavoro, lunedì 30 settembre, quando con lo scooter si è schiantato contro un palo della segnaletica stradale, ed è morto sul colpo.

Carlo Fraschini, 52enne autista AMT di Chiavari (Genova), è morto lunedì 30 settembre nell’ospedale di Lavagna.

Si era sentito male a Borzonasca mentre era in servizio al capolinea del Chiamabus, era stato rianimato dai soccorritori e trasportato in ospedale, dove però ha avuto un secondo malore ed è spirato, probabilmente per dissecazione dell’aorta.

Malore al lavoro anche per un giardiniere 61enne di Treviglio (Bergamo), G.B., che lunedì 30 settembre era impegnato con il figlio e un collega a Caravaggio (Bergamo).

Mentre usava un decespugliatore è crollato a terra ed è stato trasportato al Giovanni XXIII di Bergamo, dove è morto.

Quattro vittime anche nei primi due giorni di ottobre e di nessuna di loro sono note le generalità.

Nel primo dei casi si tratta di un fenomeno facilmente spiegabile: siamo nel più classico dei casi di lavoro nero e di sfruttamento dei migranti. La vittima è un 25enne dello Sri Lanka, che alle 6,30 del 1° ottobre, con un gruppo di connazionali, andava a lavorare nei campi di Cavriana (Mantova) percorrendo a piedi la Goitese.

Il gruppo è stato investito da un’auto e il ragazzo è stato sbalzato in un fosso che corre a lato della strada. I suoi compagni si sono dileguati, mentre sul corpo della vittima non sono stati trovati documenti.

Un camionista 64enne è morto martedì 1° ottobre in un incidente sulla A1, all’altezza di Barberino di Mugello (Firenze).

Il tir che guidava si è improvvisamente intraversato e il guidatore è stato sbalzato fuori dalla cabina, riportando nell’impatto con l’asfalto lesioni fatali.

Un agricoltore 78enne è morto mercoledì 2 ottobre a Tolve (Potenza), schiacciato dal trattore con il quale stava lavorando un suo terreno.

Mistero fitto, per ora, sulla quarta vittima: sappiamo solo che martedì 1° ottobre un 35enne è morto sul lavoro a Villongo Sant’Alessandro (Bergamo), in una ditta di via Fineschi.

#ethangottardello#alessioalessandroni#carlofraschini#mortidilavoro

Ottobre 2024: 4 morti (sul lavoro 3; in itinere 1; media giorno 2)

Anno 2024: 866 morti (sul lavoro 654; in itinere 212; media giorno 3,1)

132 Lombardia (93 sul lavoro – 39 in itinere)

86 Campania (71 -15)

78 Veneto (53 -25)

67 Sicilia (47 -20)

65 Lazio (42 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Toscana (44 – 10), Puglia (36 – 18)

53 Piemonte (40 – 13)

30 Sardegna (26 – 4)

25 Marche (17 – 😎, Abruzzo (20 – 5)

22 Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Estero (13 – 3)

15 Liguria (13 – 2)

14 Friuli V.G. (12 – 2)

12 Umbria (12 – 0)

11 Alto Adige (10 – 1)

9 Basilicata (9 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Settembre 2024: 92 morti (sul lavoro 66; in itinere 26; media giorno 3)

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

L’occidente e la teoria del “nuovo ordine” in Medio Oriente.

di Alberto Negri, Il manifesto

OPINIONI Singolare che Netanyahu, il cui orizzonte ideologico è la guerra, prometta libertà agli iraniani mentre in patria tiene i palestinesi in un regime di apartheid e senza il diritto ad uno Stato

Ogni tanto nel corso della storia salta fuori qualcuno che vuole cambiare il Medio Oriente e che dichiara di volere «liberare» i popoli della regione.

Adesso, in attesa della replica israeliana alla pioggia di razzi di Teheran, sale in cattedra Benyamin Netanyahu, il cui governo ha battezzato «Operazione Nuovo Ordine» l’uccisione di Nasrallah, leader di Hezbollah, e l’attacco militare in corso Libano.

Il premier israeliano, davvero con sorprendente improntitudine si è spinto anche più in là.

Rivolgendosi alla popolazione iraniana (definita «popolo persiano») ha affermato: «Quando l’Iran sarà finalmente libero, e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. I nostri due antichi popoli, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace».

Anche se ora i due Paesi si avvicinano pericolosamente allo scontro diretto che rischia di travolgere tutta l’area in una guerra con il coinvolgimento anche delle grandi potenze.

È assai singolare che Netanyahu, il cui orizzonte mentale e ideologico sono la violenza e la guerra, prometta di liberare gli iraniani visto che in patria ha deciso di tenere i palestinesi in un regime di apartheid e non si pone neppure il problema di uno stato palestinese.

Ma in anni recenti, senza risalire alle spartizioni anglo-francesi, ce ne sono stati altri che si sono proposti come «liberatori».

I loro clamorosi insuccessi sono diventati l’emblema delle tragedie mediorientali. Sapere come sono nate queste idee e come si sono sviluppate ci dice come potrebbe finire domani.

In decenni recenti chi pensò di rifare il Medio Oriente fu Bernard Lewis, uno dei massimi esperti mondiali, professore emerito all’università di Princeton.

Nel 1978 Lewis elaborò un documento in cui si raccomandava di appoggiare i movimenti dei radicali islamici dei Fratelli Musulmani e di Khomeini con l’intento di promuovere la balcanizzazione del Medio Oriente lungo linee tribali e religiose.

Lewis sosteneva che l’Occidente dovesse incoraggiare gruppi indipendentisti come i curdi, gli armeni, i maroniti libanesi, i copti etiopi, i turchi dell’Azerbaijan.

Il disordine sarebbe sfociato in quello che il professore definì un «arco della crisi» per poi diffondersi anche nelle repubbliche musulmane dell’Unione sovietica.

L’espressione «arco della crisi» ebbe un enorme successo. L’Iran, sfortunatamente per l’amministrazione Carter, si rivelò più un problema per gli Usa che per Mosca, ma l’invasione dell’Armata Rossa in Afghanistan nel 1979 diede un impulso straordinario alla teoria di Lewis: gli Stati Uniti, con l’appoggio militare del Pakistan e quello finanziario dell’Arabia saudita, armarono migliaia di mujaheddin che inchiodarono i russi in una «guerra santa» fino al loro ritiro nel 1989.

Quando gli americani dopo l’11 settembre invadono l’Afghanistan pensano di fare meglio dei sovietici ma finisce come sappiamo: con la riconsegna del Paese ai talebani e una vergognosa fuga da Kabul.

Ma il «capolavoro» di Lewis e del corteo dei «liberatori» è l’Iraq.

Nel 2002 convince il presidente Bush junior e il suo vice Cheney ad attaccare Saddam Hussein e scrive: «Se avremo successo ad abbattere il regime iracheno e iraniano vedremo a Baghdad e Teheran scene di giubilo ancora maggiori di quelle seguite alla liberazione di Kabul». Ma né a Baghdad né a Kabul ci sono mi state le gioiose manifestazioni immaginate dal professore.

L’Iraq, occupato nel 2003 con la menzogna di scovare armi di distruzione di massa mai trovate, fu inghiottito da nuove guerre, dal terrorismo di Al Qaeda e poi fatto a pezzi dal Califfato: centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi, così come avvenne in Siria.

Peccato che ci siamo dimenticati che a fermare l’Isis a 40 chilometri da Baghdad, quando l’esercito iracheno si era ormai completamente sbandato, non furono gli Usa ma i Pasdaran iraniani e gli Hezbollah guidati dal generale Soleimani, poi ucciso dagli americani nel gennaio 2021.

Dopo gli attentati dell’11 settembre, il Pentagono aveva delineato dei piani per attaccare dopo l’Afghanistan sette Paesi mediorientali in 5 anni: Sudan, Somalia, Libia, Libano, Siria, Iraq e Iran.

Come è andata a finire lo sappiamo: un disastro con cui abbiamo ancora a che fare.

Per non parlare delle «primavere arabe» del 2011 la cui onda venne cavalcata dall’amministrazione Obama: dovevano portare la democrazia e sono finite in regimi autocratici.

I teorici del «nuovo ordine» mediorientale, apparentemente sofisticati e dalle dotte analisi, sono a dir poco sconfortanti alla prova dei fatti: il problema è che discettano sui media di argomenti che non conoscono e di luoghi che non hanno mai visto, formando con i loro interventi l’opinione pubblica occidentale.

Più che alle teorie sui «complotti», anche queste elaborate di solito “dopo” gli eventi, bisogna fare attenzione proprio alla disinformazione quotidiana.

Oggi siamo tornati a parlare di nuovo ordine in Libano dove Israele aveva già fallito nel 2006.

Anche allora il segretario di Stato americano Condoleezza Rice accolse la guerra come l’avvio della nascita di «un nuovo Medio Oriente».

In realtà, ogni volta, dai «liberatori» abbiamo ereditato un caos peggiore di quelli precedenti. Ma è questo che si vuole: la destabilizzazione perenne non la pace.

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Attualità

Settembre 2024: ottantotto morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

Settembre 2024 si chiude con un bilancio provvisorio di 88 vittime del lavoro per una media quotidiana che dopo cinque mesi scende sotto il 3 (2,9).

Meglio soltanto gennaio (81 morti, media 2,6) e marzo (84, media 2,7).

Soltanto lunedì 30 settembre si è conosciuta nei particolari la vicenda di Ali Jamat, 31enne pakistano che lavorava come rider in Veneto.

L’occasione è stata una manifestazione di protesta dei colleghi indetta proprio dopo la sua morte.

Ali Jamat era in Italia da meno di un anno e viveva a Padova con la moglie incinta e una figlia. Sabato 7 settembre stava facendo l’ultima consegna in bici a Limena, 2 chilometri a nord del capoluogo, quando è stato tamponato da una vettura ed è caduto battendo la testa sull’asfalto.

Ricoverato in terapia intensiva a Padova, in condizioni gravissime, è morto dopo tre giorni proprio mentre sua moglie dava alla luce il secondogenito.

La salma di Ali Jamat è stata rimpatriata giovedì 26 e lunedì 30 la manifestazione dei rider ha raccontato al mondo la terribile storia.

Il Piemonte ha registrato lunedì 30 settembre la settima vittima del mese. È il 57enne Marco Galasso, trovato senza vita dai suoi colleghi in un reparto della Checchin elettrolitica di Cambiano (Torino).

Il lavoratore era solo al momento del fatto ma alcuni lividi riscontrati sull’addome fanno pensare a un trauma, nonostante la tesi più accreditata sia quella del malore.

#alijamat#marcogalasso#mortidilavoro

Settembre 2024: 88 morti (sul lavoro 64; in itinere 24; media giorno 2,9)

Anno 2024: 859 morti (sul lavoro 650; in itinere 209; media giorno 3,1)

132 Lombardia (93 sul lavoro – 39 in itinere)

86 Campania (71 -15)

78 Veneto (53 -25)

67 Sicilia (47 -20)

65 Lazio (42 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Toscana (44 – 10), Puglia (36 – 18)

53 Piemonte (40 – 13)

30 Sardegna (26 – 4)

25 Abruzzo (20 – 5)

24 Marche (17 – 7)

22 Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Estero (13 – 3)

15 Liguria (13 – 2)

14 Friuli V.G. (12 – 2)

12 Umbria (12 – 0)

11 Alto Adige (10 – 1)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Settembre si sta chiudendo con altri cinque morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook/Mortidilavoro

Enrica Filippi, 54enne livornese, era stata una delle prime donne a entrare nel mondo della logistica in qualità di corriere.

Lavorava per SDA, società del gruppo Poste Italiane, e lavorando per SDA è morta nel tardo pomeriggio di venerdì 27 settembre, quando aveva quasi concluso il giro quotidiano di consegne.

Nel tratto livornese della variante Aurelia interessato da lavori con restringimenti e cambi di carreggiata, il suo furgone si è scontrato frontalmente con un tir. La morte è stata istantanea.

Giovedì 26 settembre anche Claudio Borzetti, 43enne di Vetralla (Viterbo), ha perso la vita in uno scontro frontale, impattando con il furgone contro un camion.

L’elettricista si occupava di nuove installazioni per conto di Tuscia Biopower ed è in uno dei suoi tanti giri quotidiani, lungo la provinciale 4 a Tuscania, che è accaduto l’incidente.

Domenico Casula, 48enne istruttore di scuola guida di Santa Teresa di Gallura (Sassari), è morto venerdì 27 settembre mentre si recava al lavoro.

È rimasto vittima di uno scontro frontale avvenuto sulla statale 672 a Chiaramonti.

Sandro Coronetti, 53enne di Granozzo con Monticelli (Novara), venerdì 27 settembre era alla cassa del distributore Agip che gestiva in zona Novarello, quando improvvisamente si è accasciato, vittima di un malore, per il quale i soccorritori nulla hanno potuto.

Domenica 29 settembre il 56enne Valerio Sgrena è morto a Re (Verbano Cusio Ossola), ultimo comune prima del confine con la Svizzera, schiacciato dalla mucca che stava accudendo.

#enricafilippi#claudioborzetti#domenicocasula#sandrocoronetti#valeriosgrena#mortidilavoro

Settembre 2024: 86 morti (sul lavoro 62; in itinere 24; media giorno 2,9)

Anno 2024: 857 morti (sul lavoro 648; in itinere 209; media giorno 3,1)

132 Lombardia (93 sul lavoro – 39 in itinere)

86 Campania (71 -15)

77 Veneto (52 -25)

67 Sicilia (47 -20)

65 Lazio (42 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Toscana (44 – 10), Puglia (36 – 18)

52 Piemonte (39 – 13)

30 Sardegna (26 – 4)

25 Abruzzo (20 – 5)

24 Marche (17 – 7)

22 Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Estero (13 – 3)

15 Liguria (13 – 2)

14 Friuli V.G. (12 – 2)

12 Umbria (12 – 0)

11 Alto Adige (10 – 1)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Il perché della guerra in Libano.

di Marina Calcoli, Il manifesto.

Israele ha lanciato ottantacinque tonnellate di esplosivo su una delle aree più densamente popolate di Beirut il 26 settembre, facendo collassare sei palazzi residenziali in pochi secondi.

Non si contano ancora le vittime civili, i cui corpi sono stati letteralmente vaporizzati nell’esplosione che era destinata a Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah amatissimo dalla sua base e rispettato dai suoi rivali. Israele conduce la guerra come in un videogioco: la realtà ha ormai superato la fantasia.

Ed esulta per averlo «eliminato»: uno schema di azione e retorica che si ripete assassinio extra-giudiziario dopo assassinio extra-giudiziario in una regione che Israele considera come uno spazio privo di norme, soggetto al suo libero arbitrio, non un territorio abitato da esseri umani e politicamente organizzato in stati sovrani, dove la guerra ha delle regole da applicare verso i combattenti e soprattutto verso i civili. 

Non poteva essere più esplicito il ministro israeliano Amichai Chikli quando ha designato su X il sud del Libano come un territorio di «popolazioni sciite ostili» e il Libano come «entità» che «non soddisfa le caratteristiche per essere chiamato stato». Il discorso si estendeva anche a Siria e Iraq, liquidate come creazioni del colonialismo europeo «non sopravvissute alla prova della storia». 

A fargli eco, Netanyahu, che nel suo nauseante discorso di fronte a un’Assemblea generale quasi vuota (la maggior parte dei diplomatici ha boicottato il suo discorso) ha mostrato una delle sue fantomatiche mappe in cui la Palestina non esiste già più e il Libano, la Siria, l’Iraq, l’Iran e lo Yemen sono un’enorme entità ostile da cui Israele deve difendersi. Israele si difende sempre, non attacca mai.

Ma il suo «diritto all’autodifesa» non ha confini concettuali, territoriali e normativi.

Il Libano è nuovamente un laboratorio in questo senso (e un segnale all’intera regione mediorientale), dove Israele sta cercando di rimodellare lo spazio e l’ordine politico in modo da renderlo funzionale ai suoi interessi politici.

Al di là delle parole di Chickli, c’è un vero e proprio dibattito sulla «reale statualità del Libano» in Israele (come se questo fosse un dibattito legittimo nel XXI secolo) che ci dice moltissimo di questa «sperimentazione».

Israele è intenzionata a far capitolare l’intero sistema istituzionale e politico libanese, mentre già si prepara a una nuova occupazione del paese che «corregga» quello che in molti in Israele vedono come «l’errore» del 18 maggio 2000: il giorno in cui Israele ritirò le sue truppe dal Libano, mettendo fine a diciotto anni di occupazione militare.

Da circa un decennio Israele ha progressivamente cambiato retorica rispetto alla guerra del 2006, in cui il suo rivale era Hezbollah e non Libano.

Oggi Israele prende di mira tutto il Libano che considera come «controllato da Hezbollah». Parla del ministero della salute (che comunica i dati delle vittime delle sue aggressioni) come «controllato da Hezbollah», nonostante il suo ministro Firass Abiad sia politicamente un rivale del partito di Dio.

Ma la verità conta poco – si sa – nella propaganda di guerra. Tuttavia, a leggere bene tra le righe della propaganda, spesso ci si trovano tracce di verità.

Quando Naftali Bennett, ex primo ministro israeliano, qualche giorno fa, scriveva che «Hezbollah controlla il governo del Libano e non può sopravvivere senza supporto popolare», rendeva esplicita per una volta l’ossessione dell’establishment militare e politico israeliano: la base popolare che Hezbollah ha consolidato, ufficializzato e reso visibile attraverso la sua partecipazione politica all’interno del sistema istituzionale libanese.

Quello che Israele, assieme agli Stati uniti, non accettano è che Hezbollah sia parte integrante del tessuto sociale e politico del Libano, perché è qualcosa che non possono rimuovere militarmente, a meno di non distruggere l’intero ordine sociale, politico e istituzionale libanese.

La strategia è esattamente la stessa che Israele sta portando avanti a Gaza dove, nell’impossibilità di eliminare militarmente Hamas, sta distruggendo ciò che rende Hamas rilevante nel suo contesto: l’intera società ma anche e il territorio di Gaza con le sue risorse, in modo da renderlo incompatibile con la vita.

Israele ha realizzato nella guerra del 2006 che la vera forza di Hezbollah non sono le sue armi. Da allora, ha cominciato a prepararsi a una guerra contro i civili.
Da anni li chiama preventivamente «scudi umani». Netanyahu, dal palco dell’Assemblea generale, ha annunciato il suo ennesimo crimine di guerra, dicendo che «in ogni cucina di ogni casa del Libano c’è un missile di Hezbollah»: una propaganda grossolana che farebbe ridere se non fosse destinata a giustificare quella che il premier libanese Mikati ha giustamente definito «una guerra genocidaria» contro il Libano intero.

Nell’impossibilità di sradicare Hezbollah, Israele sta cercando – con il pieno sostegno degli Stati uniti – di cancellare il Libano dalla mappa.
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Attualità

Dei tre morti di lavoro di martedì 24 si sa ancora poco o niente.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

Frammentarie le notizie sulle 3 vittime del lavoro di martedì 24 settembre, tant’è che di due di loro non si conoscono ancora i nomi.

Un autista piacentino di 58 anni, dipendente di una ditta di Montano Lucino (Como), è morto subito dopo l’arrivo all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia (Como).

Vi era giunto in gravi condizioni dopo che con il suo furgone aveva tamponato un tir sulla A9 nei pressi del casello di Fino Mornasco, con una violenza tale da rimanere incastrato.

Un 60enne pugliese è morto nel tardo pomeriggio di martedì 24 settembre a Spoleto (Perugia), travolto dagli strumenti di lavoro.

Massimiliano Costa, parrucchiere 44enne titolare di un salone di bellezza a Messina, è morto nel pomeriggio andando al lavoro con il suo SH50.

Nei pressi di via Garibaldi si è scontrato con un’automobile, per cause da stabilire. Trasportato in arresto cardiaco al Policlinico di Messina, non si è più ripreso.

#MassimilianoCosta#mortidilavoro

Settembre 2024: 73 morti (sul lavoro 53; in itinere 20; media giorno 3)

Anno 2024: 844 morti (sul lavoro 639; in itinere 205; media giorno 3,1)

130 Lombardia (91 sul lavoro – 39 in itinere)

85 Campania (70 -15)

76 Veneto (52 -24)

66 Sicilia (47 -19)

64 Lazio (41 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Puglia (36 – 18)

52 Toscana (43 – 9)

50 Piemonte (37 – 13)

29 Sardegna (26 – 3)

25 Abruzzo (20 – 5)

22 Marche (16 – 6), Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Estero (13 – 3)

15 Liguria (13 – 2)

14 Friuli V.G. (12 – 2)

12 Umbria (12 – 0)

11 Alto Adige (10 – 1)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Fine settimana di sangue: cinque morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

L’idraulico genovese Stefano Chiavirano, 33 anni, ha perso la vita sabato 21 settembre in un terribile incidente stradale che aveva inizialmente fatto pensare a un fatto delittuoso.

Una pattuglia della stradale ha trovato un furgone incidentato e vuoto contro il guardrail del cavalcavia che dal casello di Pegli immette sulla A10, con il finestrino lato passeggero infranto.

Sotto il cavalcavia giaceva il corpo di Chiavirano, con profonde ferite.

Solo la visione delle telecamere di sorveglianza ha chiarito il giallo: il furgone aziendale ha sbattuto a velocità sostenuta contro il guardrail e il lavoratore alla guida è stato catapultato all’esterno attraverso il finestrino, riportando ferite fatali.

L’operaio 47enne Eros Rossano è morto sabato 21 settembre in un cantiere di Argegno (Como), mentre con i suoi compagni procedeva a una gettata.

Il lavoratore è precipitato per alcune decine di metri nella gola sottostante, in cui scorre il torrente Telo.

La scarsa dimestichezza con la zona (Rossano viveva a Romentino, nel Novarese) è probabilmente la causa dell’incidente: allontanatosi di pochi metri nella boscaglia circostante, il lavoratore ha messo un piede in fallo ed è precipitato.

Lunghe e laboriose le operazioni di recupero.

Mirco Cecconato, 57enne contitolare dell’omonima termoidraulica di Arcade (Treviso), è morto sabato 21 settembre per il ribaltamento del muletto con il quale stava spostando una piscina gonfiabile.

Giovanni Battista Pollini, 76enne di Pelugo (Trento), è morto sabato 21 settembre nel ribaltamento del trattore con rimorchio sul quale trasportava un carico di legna.

Ezio Storelli, medico 47enne di Arese (Milano), moglie e 4 figli, è morto nel tardo pomeriggio di venerdì 20 settembre mentre in moto tornava a casa dalla clinica San Carlo di Paderno Dugnano.

L’uomo ha perso il controllo del mezzo a un incrocio, cadendo e battendo con violenza la testa.

#stefanochiavirano#erosrossano#mircocecconato#giambattistapollini#eziostorelli#mortidilavoro

Settembre 2024: 64 morti (sul lavoro 45; in itinere 19; media giorno 2,9)

Anno 2024: 835 morti (sul lavoro 631; in itinere 204; media giorno 3,1)

128 Lombardia (89 sul lavoro – 39 in itinere)

83 Campania (68 -15)

76 Veneto (52 -24)

65 Sicilia (47 -18)

64 Lazio (41 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Puglia (36 – 18)

52 Toscana (43 – 9)

49 Piemonte (36 – 13)

29 Sardegna (26 – 3)

25 Abruzzo (20 – 5)

22 Marche (16 – 6), Calabria (17 – 5)

19 Trentino (15 – 4)

16 Estero (13 – 3)

15 Liguria (13 – 2)

12 Friuli V.G. (10 – 2)

11 Alto Adige (10 – 1), Umbria (11 – 0)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

L’estate sta finendo con altri tre morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

Andrea Baggio, camionista 53enne di Casale Monferrato (Alessandria), è morto nella mattinata di venerdì 20 settembre in un incidente stradale sulla A26.

È accaduto all’interno della galleria Olimpia, nel territorio di San Salvatore Monferrato, in corrispondenza di un cambio di corsia: il tir guidato da Baggio si è scontrato frontalmente con un altro camion, secondo alcune testimonianze per l’esplosione di uno pneumatico.

Elitrasportato all’Ospedale Civile di Alessandria, Baggio si è spento poco dopo l’arrivo al pronto soccorso. Ricoverato in codice giallo il secondo camionista.

Il 46enne bengalese Kabir Humayun, operaio alla Fincantieri di Mestre (Venezia), è morto venerdì 20 settembre intorno alle 6,30 del mattino mentre in bicicletta andava al lavoro.

È stato investito da un’automobile sul cavalcavia che porta al ponte della Libertà. Lascia la moglie e tre figli.

L’attore e regista palermitano Maurizio Bologna, 58 anni, è stato stroncato venerdì 20 settembre da un malore – probabilmente infarto – mentre si trovava al lavoro nell’ufficio medico legale dell’Inps di Palermo. Inutili i soccorsi.

#AndreaBaggio#kabirhumayun#mauriziobologna#mortidilavoro

Settembre 2024: 59 morti (sul lavoro 41; in itinere 18; media giorno 2,9)

Anno 2024: 830 morti (sul lavoro 627; in itinere 203; media giorno 3,1)

126 Lombardia (88 sul lavoro – 38 in itinere)

83 Campania (68 -15)

75 Veneto (51 -24)

65 Sicilia (47 -18)

64 Lazio (41 – 23)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Puglia (36 – 18)

52 Toscana (43 – 9)

49 Piemonte (36 – 13)

29 Sardegna (26 – 3)

25 Abruzzo (20 – 5)

22 Marche (16 – 6), Calabria (17 – 5)

18 Trentino (14 – 4)

16 Estero (13 – 3)

14 Liguria (12 – 2)

12 Friuli V.G. (10 – 2)

11 Alto Adige (10 – 1), Umbria (11 – 0)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Il patto tra l’indifferenza e le morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

In questo clima da “sopire, troncare” di manzoniana memoria nemmeno le morti dei vigili del fuoco riescono più a bucare il muro di gomma dell’indifferenza.

È accaduto per il 59enne Antonio Ciccorelli, foggiano, morto affogato nella serata di martedì 17 settembre, travolto dalla piena di un canale sulla statale 89 a San Severo (Foggia).

Eppure c’erano tutte le condizioni per scatenare la stucchevole e pelosa grandinata di dichiarazioni a base di “eroe”.

Ciccorelli, insieme a un collega, aveva appena salvato dall’inondazione due sorelle rimaste intrappolate nella loro vettura, minacciate da acqua e fango.

Messe in salvo le due donne, il capo reparto aveva ripreso la perlustrazione dell’area con il pick-up di servizio, finché la vettura non è stata travolta dalle acque del canale Radicosa.

Il collega 40enne è riuscito a salvarsi, lui è rimasto bloccato nella cabina di guida ed è morto. Il mezzo è stato ritrovato semisommerso alle 4 della notte, 700 metri a valle.

Figlio di un pompiere, Ciccorelli avrebbe compiuto 60 anni il 29 ottobre e nel 2025 sarebbe andato in pensione dopo 40 anni di servizio, iniziati nel 1984 come vigile del fuoco ausiliario di leva, dopo aver rischiato la vita nell’alluvione in Calabria del 1996, nel terremoto delle Marche del 1997, nell’alluvione di Quindici e Sarno nel 1998, in quella di Cervinara e nel crollo di viale Giotto a Foggia nel 1999, nel terremoto di San Giuliano nel 2002, nell’incendio di Peschici nel 2007, nel terremoto dell’Aquila nel 2009 e in quello del Centro Italia nel 2016, nonché in mille e mille quotidiane situazioni di rischio.

Lascia la moglie e un figlio.

Mercoledì 18 settembre ci sono state due vittime nel settore dei servizi ambientali.

Il 32enne Gilberto Rinna, dipendente della Teknoservice che ha in appalto la raccolta dei rifiuti nei comuni dei Castelli Romani, è morto al policlinico di Tor Vergata dove era stato ricoverato martedì 17 in gravissime condizioni.

Rinna era stato schiacciato contro un muro dallo squaletto con il quale espletava il servizio ad Ariccia (Roma).

Il mezzo, parcheggiato su una strada ripida, si è sfrenato all’improvviso, investendo il lavoratore.

A Pasian di Prato (Udine), è morto il 74enne Felice Zonni, titolare della Blossom srl, azienda attiva nel Triveneto, in Austria e in Slovenia nella gestione e trasporto rifiuti.

L’uomo è stato investito e ucciso da una motrice condotta da un suo dipendente nel recinto aziendale. Per liberare il corpo sono intervenuti i vigili del fuoco con martinetti idraulici e cuscini gonfiabili.

Un operaio marocchino di 40 anni, di cui ancora si ignora il nome, è morto mercoledì 18 settembre in ospedale a Battipaglia (Salerno), dove era stato ricoverato dopo la caduta da un ponteggio a Buccino.

Lunedì 16 dicembre Giuseppe Procaccianti, 55enne di Olevano Romano, assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria, è morto all’Ospedale Israelitico di Roma dove aveva scortato un detenuto nel carcere di Rebibbia.

Procaccianti è crollato a terra appena entrato nella struttura, probabilmente per un infarto. Vani i tentativi di rianimazione da parte dei medici.

#antoniociccorelli#gilbertorinna#felicezonni#giuseppeprocaccianti#mortidilavoro

Settembre 2024: 52 morti (sul lavoro 36; in itinere 16; media giorno 2,8)

Anno 2024: 823 morti (sul lavoro 622; in itinere 201; media giorno 3,1)

124 Lombardia (86 sul lavoro – 38 in itinere)

83 Campania (68 -15)

74 Veneto (51 -23)

64 Lazio (41 – 23), Sicilia (46 -18)

63 Emilia Romagna (49 -14)

54 Puglia (36 – 18)

52 Toscana (43 – 9)

48 Piemonte (35 – 13)

29 Sardegna (26 – 3)

25 Abruzzo (20 – 5)

22 Marche (16 – 6)

21 Calabria (17 – 4)

17 Trentino (13 – 4)

16 Estero (13 – 3)

14 Liguria (12 – 2)

12 Friuli V.G. (10 – 2)

11 Alto Adige (10 – 1), Umbria (11 – 0)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Raffaele Fitto, neo vicepresidente esecutivo, porta nella Commissione Europea un valore aggiunto tipicamente italiano.

(Fonte: Wikipedia).

Inchiesta “La Fiorita” per tangenti in sanità

Nel 2006 Fitto è stato indagato dalla Procura di Bari a seguito del finanziamento di 500.000 euro da parte di Tosinvest, società di Antonio Angelucci, alla lista La Puglia prima di tuttocreata dallo stesso Fitto in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo la Procura, tale somma sarebbe stata una tangente pagata per ottenere dalla Regione Puglia la gestione di undici residenze sanitarie assistite nell’ambito di un appalto da 198 milioni di euro[34].

Il 20 giugno 2006 la Procura di Bari ha chiesto alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere con gli arresti domiciliari di Fitto, nel frattempo diventato deputato. La Camera ha respinto l’autorizzazione all’arresto con 457 voti favorevoli su 462 presenti. Il 12 ottobre 2009 la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per Fitto, insieme a numerosi altri imputati[35], ritenuto colpevole di associazione per delinquere, peculato, concussione, corruzione, falso, abuso d’ufficio e illecito finanziamento ai partiti. L’11 dicembre 2009 il giudice dell’udienza preliminareha rinviato a giudizio Fitto per abuso d’ufficio, due episodi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, peculato e un altro abuso e lo ha prosciolto per gli altri reati[36].

Il 12 febbraio 2013 Fitto è stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici per i reati di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio, venendo assolto per gli altri capi d’imputazione[37][38]. Il 29 settembre 2015 viene assolto in appello perché “il fatto non sussiste”.[39]

Nel 2017 la Corte di cassazioneha confermato l’assoluzione, riconoscendo tuttavia «il diritto della Regione Puglia al risarcimento del danno».[40] A febbraio 2020 si è pertanto aperto il procedimento civile presso il Tribunale di Bari, che vede Fitto contrapposto alla Regione Puglia per un ammontare di 189.000 euro più gli interessi.[40]

L’inchiesta sulla gestione delle RSA

Complessivamente, i procedimenti civili che vedono Raffaele Fitto contrapposto alla Regione Puglia sono quattro, per un contenzioso di circa 21 milioni di euro.[40]

Tale cifra è in gran parte legata alla vicenda, che, peraltro, sul piano penale si è conclusa favorevolmente, con l’accoglimento da parte della  Cassazione del ricorso di Fitto.

I Giudici di legittimità hanno rinviato gli atti al giudice civile, a seguito della intervenuta prescrizione del reato.

Si  trattava dell’affidamento a privati di cinque residenze sanitarie assistenziali (RSA)pubbliche per effetto di una delibera della giunta regionale del 2004 che evidenziava carenze di personale pubblico, in contrasto con le dichiarazioni raccolte dai dirigenti sanitari secondo i quali la gestione pubblica diretta sarebbe stata possibile senza difficoltà.[40]Per tale vicenda la Corte di appello civile è stata chiamata a decidere sulla richiesta di risarcimento presentata dall’avvocatura della Regione Puglia, per un ammontare di 21 milioni di euro.[40]

Nel luglio 2021 i giudici hanno emesso una sentenza di condanna al risarcimento di 454.000 euro da parte di Fitto alla Regione Puglia.[41], con la quale, pur riconoscendo che l’on. Fitto non aveva provocata alcun danno patrimoniale, ha affermato la sussistenza del danno morale: la terza sezione della Corte di Cassazione, con sentenza dell’11 ottobre 2023, accogliendo in parte il ricorso dei difensori dell’On. Fitto, ha cassato tale sentenza con riferimento ai criteri di quantificazione del danno, ed ha rinviato alla Corte d’Appello di Bari, in diversa composizione per un nuovo esame.

Con la stessa pronunzia, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta di Fitto di ottenere una diversa valutazione del fatto costituente il falso attribuitogli, essendo precluso al Giudice di legittimità la sua  rivalutazione , ritenendo inoltre la ipotetica risarcibilità del danno morale anche a favore di un ente pubblico, quale la Regione Puglia.

La Corte di Appello di Bari con due pronunce, rispettivamente dell’aprile[42] e del giugno[43]del 2022 ha respinto le richieste risarcitorie proposte dalla Regione, sicché allo stato sono ancora pendenti due giudizi.

Inchiesta sul fallimento Cedis

Il 3 febbraio 2009, Raffaele Fitto è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e di interesse privato del curatore fallimentareper aver venduto a prezzo di favore (per sette milioni di euro, a fronte di un valore stimato di 15,5 milioni di euro) la società commerciale Cedis, all’epoca dei fatti in amministrazione straordinaria, a un contraente predeterminato (la società Sviluppo Alimentare, riconducibile all’imprenditore Brizio Montinari) durante la sua presidenza della Regione Puglia.

Prima dell’avvio del processo Fitto accusò i magistrati inquirenti di essere “un manipolo di legionari”[44][45] e ne denunciò l’operato presso il Consiglio Superiore della Magistratura che, il 4 aprile 2009 archiviò la denuncia e aprì un nuovo fascicolo per ingerenze politiche sull’operato dei magistrati[44]. Alla fine di marzo, infatti, il guardasigilliAngelino Alfano, compagno di partito di Fitto, all’epoca dei fatti anche Ministro della giustizia, aveva disposto un’ispezione ministeriale presso la Procura di Bari. L’ispezione aveva determinato un’indagine per abuso d’ufficio a carico dei due ministri, poi archiviata.[46]

Il 6 luglio 2012 il pubblico ministero ha chiesto il proscioglimento di Fitto per intervenuta prescrizione dei reati[47]. Dopo la rinuncia dello stesso Fitto alla prescrizione, questi è stato assolto il 22 ottobre successivo “per non aver commesso il fatto”.

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Attualità

Le morti di lavoro sono sempre tragiche, ma a volte possono essere orribili.

Il 15% delle morti sul lavoro avvengono in Lombardia. Nel 2024 siamo già a quota 124 vittime, cioè una ogni 48 ore.

La locomotiva d’Italia ha un grosso problema ma nessuno se ne cura: il mantra della produttività, applicato in un quadro di demolizione dei diritti e delle tutele, è un mostro sanguinario.

La 124^ vittima è un operaio marocchino di 34 anni, Habid Obid, morto lunedì 16 settembre alla Techno Plast di Gornate Olona (Varese), che produce stampi per le aziende del settore plastico.

Come vuole la prassi contemporanea, Habid non era un dipendente diretto, ma lavorava – chissà con quale contratto – per una ditta esterna che gestisce la manutenzione dei macchinari.

In prima battuta si è parlato di schiacciamento del lavoratore in una pressa, poi si è detto di gravi ferite causate da una fresatrice.

L’inchiesta farà luce. Di certo c’è che Habid è stato rianimato ed elitrasportato all’ospedale di Circolo di Varese, dove è morto nel pomeriggio.

Morte orribile anche per il 51enne Stefano Rabaglio, 51 anni, moglie e 3 figli, eporediese trapiantato a Issime, in Valle d’Aosta, da decenni dipendente di Monterosa Ski.

Nel primo pomeriggio di lunedì 16 era impegnato con i colleghi nella manutenzione della funivia Staffal-Sant’Anna, a Gressoney-La-Trinité.

Mentre lavorava sui cavi portanti è rimasto schiacciato tra il carrello della manutenzione e i distanziatori ed è morto sul colpo.

Domenica 15 settembre è morto all’ospedale Santa Chiara di Trento l’operaio 53enne Stefano Arlotti.

Era stato ricoverato nella serata di sabato 14, dopo che in moto si era scontrato con un’automobile a Terragnolo, dove risiedeva. Arlotti, ligure di nascita e da una decina d’anni trapiantato in Trentino, tornava a casa dalla Suanfarma di Rovereto, dove lavorava come operaio.

#habidobid#stefanorabaglio#stefanoarlotti#mortidilavoro

Settembre 2024: 47 morti (sul lavoro 31; in itinere 16; media giorno 2,9)

Anno 2024: 818 morti (sul lavoro 617; in itinere 201; media giorno 3,1)

124 Lombardia (86 sul lavoro – 38 in itinere)

82 Campania (67 -15)

74 Veneto (51 -23)

64 Sicilia (46 -18)

63 Emilia Romagna (49 -14)

62 Lazio (39 – 23)

53 Puglia (35 – 18)

52 Toscana (43 – 9)

48 Piemonte (35 – 13)

29 Sardegna (26 – 3)

25 Abruzzo (20 – 5)

22 Marche (16 – 6)

21 Calabria (17 – 4)

17 Trentino (13 – 4)

16 Estero (13 – 3)

14 Liguria (12 – 2)

11 Alto Adige (10 – 1), Friuli V.G. (9 – 2), Umbria (11 – 0)

8 Basilicata (8 – 0)

7 Valle d’Aosta (7 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

La destra si fa male da sola.

di Andrea Fabozzi, Il manifesto.

Non c’è solidarietà umana né lealtà di coalizione dietro la sguaiata difesa che Meloni fa di Salvini, accusato di un reato assai grave, compiuto e rivendicato sotto gli occhi dell’opinione pubblica quando il capo della Lega era in una stanza a palazzo Chigi e l’attuale presidente del Consiglio all’opposizione.

Ogni giorno e in ogni occasione possibile, che si tratti di nomine o scelte politiche importanti, i due si danno infatti battaglia in una perenne campagna elettorale all’interno dello stesso bacino di consenso.

Sono altre le ragioni che spingono la presidente del Consiglio a stracciare ancora una volta quella veste istituzionale che proprio non le si adatta.

Innanzitutto la condivisione che i migranti vanno intesi prima di tutto come carne da propaganda, una minaccia che non esiste sul piano della realtà ma che funziona benissimo, ha sempre funzionato, in campagna elettorale.

Poi c’è il disprezzo per qualsiasi cosa possa anche solo alludere alla separazione dei poteri.

Nel momento in cui la premier disegna un’architettura istituzionale centrata sul potere assoluto di un’eletta dal popolo è del tutto coerente che ribadisca come nessun controllo di legalità potrà mai essere tollerato.

E infine c’è la conferma dell’unica “politica” che questa destra è in grado di immaginare di fronte a un fenomeno come quello delle migrazioni che nessuna mitragliata di decreti sempre meno costituzionali è in grado di affrontare seriamente.

La “politica” della paura che se vale per gli elettori in patria deve valere anche per chi si mette in viaggio per sopravvivere: meglio che non ci tentiate.

La presidente del Consiglio che qualche anno fa suggeriva di sparare dall’alto sui barconi, il cui ministro dell’interno non si è fatto scrupolo di dare la colpa delle morti nelle traversate agli stessi morti, vede chiaramente nella ferocia di Salvini che ai tempi del primo governo Conte lasciava i migranti in una prolungata condizione di sofferenza la ragionevole anticipazione delle sue deportazioni in Albania.

Meglio che non ci tentiate.

Crudele, ma anche inefficace. Così come non basta un video fuori da ogni grammatica istituzionale e dai toni allucinati ad allontanare il rischio di una condanna per il vice presidente del Consiglio.

Che è tutt’altro da escludere e che sarebbe un’ulteriore problema per il governo.

Qui il discorso deve però allargarsi. Perché se mettiamo in fila i nomi che raccontano tutti i guai della destra al potere, Salvini è solo l’ultimo.

Prima ci sono quelli di Sangiuliano, Lollobrigida, Delmastro, Toti, Santanchè e sicuramente dimentichiamo qualcuno. 

Nessuno di questi nomi parla di un’iniziativa dell’opposizione per mettere in difficoltà l’altra parte.

La destra si fa male da sola, spesso semplicemente essendo se stessa.

Anche perché il centrosinistra non tocca palla, ancora in attesa di definirsi dopo il suicidio elettorale, dal quale però sono passati ormai due anni.

Tanto da non escludere in alcune sue componenti, dopo la riapparizione di Draghi, nemmeno la speranza di un nuovo colpo di palazzo con un non nuovo protagonista.

Nel frattempo l’opposizione si limita ad assistere allo spettacolo dei disastri altrui. Spettacolo orrendo, ma che può persino peggiorare e non è detto duri poco.

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Attualità

Che cos’è una carneficina?

È passato un anno dall’attacco israeliano a Gaza, dopo il 7 ottobre del 2023. Secondo i dai del Ministero della Sanità di Gaza, le operazioni militari israeliane hanno prodotto finora 41.226 morti e 95.413 feriti tra popolazione.

Sono numeri spaventosi, indegni di un mondo civile. Proviamo a declinarli.

Ogni mese in cui gli USA e la UE hanno fornito armi e finanziamenti a Israele, sono stati uccisi 3.435 palestinesi e rimasti feriti 7.951.

Ogni giorno perso in chiacchiere senza arrivare a un vero cessate il fuco è costato la vita a 115 persone, mentre ne sono rimaste ferite 265.

Sei morti e 11 feriti per ogni ora in cui la diplomazia occidentale ha tergiversato, lasciando che l’esercito israeliano sparasse e che il popolo palestinese crepasse.

Tutto questo in una piccola regione costiera che ospita oltre 2 milioni di palestinesi, una delle aree più densamente popolate al mondo, su una superficie di circa 360 chilometri quadrati.

Qui sono stati finora seppelliti 41.226 palestinesi, avvolti nella tanto sventolata bandiera dei valori democratici di cui l’Occidente si sente il degno e unico rappresentante al mondo.

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Attualità

A metà del mese di settembre, siamo a quota quarantaquattro morti di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoro

Domenica 15 settembre Mirko Conserva, brindisino, 20 anni, si è alzato all’alba per raggiungere l’ospedale Perrino – dove già lavorano i suoi genitori – e iniziare il suo primo giorno nell’appalto delle pulizie.

Non è mai arrivato perché è caduto con lo scooter lungo il tragitto, probabilmente a causa delle cattive condizioni dell’asfalto, aggravate dai dossi creati dalle radici dei pini a bordo strada.

Il personale del 118 ha provato a rianimarlo a lungo, senza risultato.

È morto cadendo dalla moto anche il 32enne milanese Luca Salvadori, ma non per un infortunio in itinere: pilota professionista e youtuber, Salvadori sabato 14 settembre era impegnato nelle prove dell’International road race championiship a Frohburg, in Germania, quando è finito addosso a un pilota tedesco, caduto davanti a lui.

Gravissime le lesioni riportate, che ne hanno causato la morte nella notte tra sabato e domenica.

Gabriella Cario, 56 anni, era hostess in Ita Airways. Sabato 14 settembre, finito il turno a Reggio Calabria, è salita sul volo AZ 1156 per Roma nonostante un malore avuto poco prima. Voleva tornare dalla sua famiglia, a Sabaudia.

Un nuovo malore prima del decollo ne ha causato la morte, nonostante la prontezza dei soccorsi.

Riccardo Gozzi, operaio alla Damioli carpenteria di Darfo Boario Terme (Brescia), avrebbe compiuto 50 anni lunedì 16 settembre.

Sabato 14 è morto cadendo da un’altezza di circa 8 metri mentre su una piattaforma mobile operava nel sottotetto di uno dei capannoni dell’azienda. È morto sul colpo.

Giancarlo Campus, 66enne imprenditore nautico di Olbia, sabato 14 stava approntando un carico di vele da spedire all’estero manovrando un muletto su un camion.

Il cedimento della pedana mobile dell’automezzo ha fatto cadere il muletto, che ha schiacciato Campus provocandone la morte.

Simeone Cossi, 60enne operatore turistico di Ancona, ha accusato un malore in ufficio venerdì 13.

I colleghi sono intervenuti subito, guidati al telefono dagli operatori del 118, e Cossi è stato traportato all’ospedale Torrette, dove però è morto sabato 14.

#mirkoconserva#lucasalvadori#gabriellacario#riccardogozzi#giancaclocampus#simeonecossi#mortidilavoro

Settembre 2024: 44 morti (sul lavoro 29; in itinere 15; media giorno 2,9)

Anno 2024: 815 morti (sul lavoro 615; in itinere 200; media giorno 3,1)

123 Lombardia (85 sul lavoro – 38 in itinere)

82 Campania (67 -15)

74 Veneto (51 -23)

64 Sicilia (46 -18)

63 Emilia Romagna (49 -14)

62 Lazio (39 – 23)

53 Puglia (35 – 18)

52 Toscana (43 – 9)

48 Piemonte (35 – 13)

29 Sardegna (26 – 3)

25 Abruzzo (20 – 5)

22 Marche (16 – 6)

21 Calabria (17 – 4)

16 Trentino (13 – 3), Estero (13 – 3)

14 Liguria (12 – 2)

11 Alto Adige (10 – 1), Friuli V.G. (9 – 2), Umbria (11 – 0)

8 Basilicata (8 – 0)

6 Valle d’Aosta (6 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Il giornalismo italiano.

repubblica.it pubblica la stessa foto d’archivio per due notizie diverse. Nella stessa home page, nello stesso giorno. Fare fessi i lettori, ingannare gli abbonati è diventata una consuetudine.

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Attualità

In Italia è consuetudine che in un giorno tre persone muoiano di lavoro.

di Piero Santonastaso-Facebook.com/Mortidilavoo

Mario Angioletti, 35 anni, messinese, moglie e due figlie, ha lottato 4 giorni per la vita nell’ospedale Villa Sofia di Palermo, ma le sue condizioni, già gravi, si sono progressivamente deteriorate e venerdì 13 settembre i medici ne hanno accertato la morte cerebrale.

Angioletti, di professione elettricista, è stato vittima del cedimento di un ponteggio in un cantiere di Palermo.

Caduto da un’altezza di 4 metri, aveva riportato estese lesioni al cranio. I familiari hanno acconsentito alla donazione degli organi.

Nel fine settimana in tutti i campi di calcio della Sicilia gli arbitri e i loro assistenti porteranno il lutto al braccio per ricordare il collega, che era membro della sezione Aia di Messina.

Gian Calogero Cuntrera, 61 anni, anche lui siciliano (Porto Empedocle), ma da anni residente a Fiumicino, è morto venerdì 13 nell’ospedale San Camillo di Roma, dove era stato ricoverato giovedì 12 dopo essere rimasto ferito mentre lavorava in un’area logistica dell’aeroporto di Fiumicino.

Dipendente Adr, Cuntrera era stato ferito alla testa da un tubo metallico mentre scaricava un camion insieme ai colleghi.

Paolo Neroni, avvocato di 48 anni, è morto mercoledì 11 settembre a Milano, lungo il Naviglio Grande, mentre dallo studio in zona Brera tornava a casa a Gaggiano.

Ha perso il controllo della moto e si è schiantato contro una vettura parcheggiata. Soccorso e trasportato al Policlinico, è morto poco dopo il ricovero.

#marioangioletti#giancalogerocuntrera#paoloneroni#mortidilavoro

Settembre 2024: 36 morti (sul lavoro 24; in itinere 12; media giorno 2,7)

Anno 2024: 807 morti (sul lavoro 610; in itinere 197; media giorno 3,1)

122 Lombardia (84 sul lavoro – 38 in itinere)

82 Campania (67 -15)

74 Veneto (51 -23)

64 Sicilia (46 -18)

63 Emilia Romagna (49 -14)

62 Lazio (39 – 23)

52 Toscana (43 – 9), Puglia (35 – 17)

47 Piemonte (35 – 12)

28 Sardegna (25 – 3)

24 Abruzzo (19 – 5)

21 Marche (15 – 6),

20 Calabria (17 – 3)

16 Trentino (13 – 3)

15 Estero (12 – 3)

14 Liguria (12 – 2)

11 Alto Adige (10 – 1), Friuli V.G. (9 – 2), Umbria (11 – 0)

8 Basilicata (8 – 0)

6 Valle d’Aosta (6 – 0)

4 Molise (4 – 0).

Agosto 2024: 97 morti (sul lavoro 67; in itinere 30; media giorno 3,1)

Luglio 2024: 104 morti (sul lavoro 83; in itinere 21; media giorno 3,3)

Giugno 2024: 104 morti (sul lavoro 71; in itinere 33; media giorno 3,4)

Maggio 2024: 101 morti (sul lavoro 79; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Burocrazia.

diYuval Noah Hariri

“Burocrazia è un neologismo che sta letteralmente per “potere degli uffici”.

Il termine è stato inventato nella Francia del XVIII secolo, quando il tipico funzionario sedeva accanto a una scrivania con i cassetti: il bureau.

Il cuore dell’ordine burocratico è quindi il cassetto.

La burocrazia cerca di risolvere il problema del recupero delle informazioni suddividendo il mondo in cassetti e sapendo quale documento in quale cassetto”.

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