di Piero Santonastaso | Facebook.com/ Mortidilavoro
Anna Chiti è morta a 17 anni al primo giorno di lavoro come marinaia su un catamarano che fa crociere per turisti nella laguna di Venezia.
Uno sbocco lavorativo naturale per lei, studentessa al quarto anno dell’Istituto Tecnico Nautico Sebastiano Venier, indirizzo “trasporti e logistica e conduzione del mezzo marino”: l’anno prossimo si sarebbe diplomata allievo ufficiale di coperta.
Il diploma non lo vedrà mai e la Capitaneria di Porto, che indaga sulla sua morte, vorrebbe sapere se la ragazza ha mai visto e firmato un contratto prima di imbarcarsi.
Anna Chiti era entusiasta di questa prima esperienza lavorativa in mare, una sorta di test al termine del quale le avrebbero comunicato la conferma o meno per la prossima stagione estiva.
Un sogno, per chi si era trasferita dalla natia Treviso a Venezia proprio per frequentare il Nautico, alloggiando nel convitto dell’istituto a Malcontenta.
Il fatto: sabato 17 maggio il catamarano intorno alle 18 è rientrato in darsena, nell’isola di Sant’Elena, dopo un’escursione con un gruppo di turisti per una festa in maschera.
L’imbarcazione era ferma ma non ormeggiata, il vento era sostenuto e c’erano onde anche in laguna. Forse per uno sbandamento, Anna Chiti è caduta in acqua con le gambe imprigionate da una cima che poi si è attorcigliata all’elica, ed è rimasta intrappolata sotto la superficie della laguna.
L’allarme è stato immediato, dopo 8 minuti sono intervenuti i sommozzatori dei vigili del fuoco, che hanno tagliato la cima e riportato la ragazza all’aria. I medici hanno scoperto una profonda ferita alla testa e hanno tentato di rianimarla, senza risultato.
Che tutto questo sia accaduto alla vigilia della Giornata mondiale per le donne nel settore marittimo rende l’accaduto ancora più terribile.
Umberto Chiti, il padre, accusa: «Per una barca di quelle dimensioni che porta in giro i turisti ci voleva più personale. Invece lei era da sola col marinaio e da quanto sapevo era stata presa perché parlava molto bene l’inglese, ma non era ancora pronta per tenere una barca o fare altro».
Non a caso la Capitaneria di Venezia vuole sapere quali mansioni le fossero state affidate.
I media non hanno riservato attenzione all’accaduto. Immaginiamo lo faranno con un paio di giorni di ritardo, gridando allo scandalo.
Ignorando che Anna Chiti è la sesta vittima del lavoro con meno di 20 anni in questo inizio 2025.
Andando a ritroso, il 17 marzo è morto a Nocera Inferiore il 17enne Yassine Bousenna, che lavorava in nero in una falegnameria sotto sequestro giudiziario;
il 31 marzo il 17enne Felice Laveglia è morto schiacciato da un trattore a Montopoli Valdarno;
il 17 marzo il 18enne Rosario Lucchese, in attesa di un figlio con la compagna, è morto con altri due braccianti in un incidente stradale a Carlentini;
il 25 febbraio la 19enne Daniela Gambardella è morta a Roma mentre tornava a casa dal lavoro di receptionist;
il 10 gennaio Patrizio Spasiano, 19 anni, è morto intrappolato in un serbatoio a Grigignano di Aversa, avvelenato dall’ammoniaca.
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