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Netanyahu fa il gradasso, Trump è tutto chiacchiere e distintivo, i governi della Ue fanno i pesci in barile: ma il conto della guerra contro l’Iran lo pagheremo con le prossime bollette.

Le conseguenze della nuova guerra, tra Israele e Iran, si stanno già facendo sentire sui mercati internazionali e sul prezzo di alcuni beni cari ai paesi occidentali.

Dopo mesi di incertezze legate ai  dazi imposti dagli Stati Uniti, ora i listini asiatici, europei e statunitensi hanno segnato nuove perdite decise, che testimoniano la volatilità del mercato.

I trader temono soprattutto la scarsità di offerta nel campo delle materie prime e, come accade nei momenti di incertezza, sono tornati a puntare sui beni rifugio, come l’oro e il dollaro.

L’escalation del conflitto potrebbe avere ripercussioni sul mercato di petrolio e gas.

Teheran produce il 3% del greggio mondiale e il 7% di gas, beni che trovano nella Cina il maggiore acquirente.

Il Paese degli ayatollah è terzo in classifica fra gli esportatori dell’Opec, il cartello che riunisce molti dei maggiori fornitori e influenza le tariffe attraverso la gestione delle risorse. 


Attenzione anche al possibile blocco dello Stretto di Hormuz, che separa la penisola arabica dall’Iran all’imbocco del Golfo Persico, e da cui passano navi che trasportano circa un quinto del consumo globale di idrocarburi.

Una forte preoccupazione anche per l’Occidente. (Fonte: treccani.it).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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