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Ancora su “Il suicidio del nostro futuro”.

A proposito del mio “Il suicidio del nostro futuro” dell’11 settembre, b mi scrive: “vivo in una città di 60.000 abitanti.Ieri siamo arrivati a quota 28(in tutta la provincia,di cui 13 in città) suicidi, dall’inizio dell’anno! la maggior parte sono ragazzi dai 20 ai 30 anni, con una vita normale, un livello culturale alto,ed una […]

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A proposito del mio “Il suicidio del nostro futuro” dell’11 settembre, b mi scrive:

“vivo in una città di 60.000 abitanti.Ieri siamo arrivati a quota 28(in tutta la provincia,di cui 13 in città) suicidi, dall’inizio dell’anno! la maggior parte sono ragazzi dai 20 ai 30 anni, con una vita normale, un livello culturale alto,ed una vitalità sorprendente. Nessuno si interroga sul perchè, nessuno denuncia il problema.Di tutti i ragazzi che sono morti in questi anni, io ne conoscevo almeno 7, 3 erano miei amici.A volte, mi vengono i dubbi anche sulle persone più impensabili,mi sembra di leggere nelle loro parole un malessere e mi sento impotente,come mi sono sentita quando ho perso la mia amica. Perché non abbiamo un consultorio? Perchè le persone che cercano di affrontare i propri problemi, la propria crescita personale, consultando uno psicologo, vengono ancora considerate folli? I nostri suicidi non sono adolescenti,ma perlopiù studenti universitari…ragazzi brillanti,che in una città dove solo i mediocri hanno vita facile, non riescono ad accettare di spegnersi ed omologarsi alla mentalità comune.”
Scritto da: b | 18/09/06 a 03:05

Non posso evidentemente fare altro che dare spazio a questo “grido di dolore” che lancia b. Nel quale è contenuta un risposta:” …ragazzi brillanti, che in una città dove solo i mediocri hanno vita facile, non riescono ad accettare di spegnersi ed omologarsi alla mentalità comune.”

Il che rimanda, senz’altro aggiungere all’assenza di attenzione sul problema, che è la conseguenza diretta del fatto che il nostro modello di sviluppo economico ha delle ripercussioni sulla nostra vita interiore.

b, come me, si rifiuta di credere che i suicidi dei suoi amici, dei nostri ragazzi siano semplici “danni collaterali” del nostro stile di vita.
L’entità del problema esula dalla sociologia e dalla psicanalisi, per diventare un problema politico a tutti gli effetti. Coraggio b, coraggio. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Ancora su “Il suicidio del nostro futuro”.”

Daccordo per lo “sfogo” e la gentile replica.
Però bisognerebbe anche provare a suggerire e/o fare qualcosa di pratico.
Purtroppo non sono esperto di queste problematiche ma chi lo fosse può tirare fuori indirizzi informazioni e numeri di tel.
Con le sole pacche sulle spalle non si va da nessuna parte e l’italia di oggi offre ben pochi incentivi e contributi per i giovani.

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