
“La galleria degli orrori rappresentata in questo libro delinea un percorso allo stesso tempo esilarante e drammatico.
Esilarante, perché il cumulo di menzogne su cui è fondata l’egemonia culturale che ha consentito l’invasione, la conquista e il dominio del mercato pubblicitario da parte delle Big Tech ha generato un tal profluvio di stupidera comunicazione, prima limitata ai canali digitali e poi – per quella forma patologica dell’imitazione che ha origine nella subalternità – dilagata anche nell’offline, da fornire spunti pressoché inesauribili all’ironia e al sarcasmo dei pochi scampati al contagio.
Drammatico, perché a fronte degli arricchimenti leggendari di poche gigantesche imprese globali a vocazione monopolistica, il trionfo dell’adtech ha danneggiato in profondità l’intera filiera dell’industria pubblicitaria mondiale, spingendo le aziende a disperdere ingentissime risorse nello sterile inseguimento di ‘score’ insignificanti e spesso del tutto inattendibili, trasformando le agenzie (di pubblicità) in catene di montaggio a ciclo continuo di contenuti di infimo livello, smantellando una cultura professionale affinata nell’arco di oltre un secolo a favore della meccanica applicazione di formule preconfezionate (nonché volatili come i trend giovanili) e – dulcis in fundo – svilendo la sottile arte di comunicare in forme ottuse e ossessive di ‘stalking’ ai danni del pubblico; un pedinamento talmente sguaiato e offensivo nelle forme da provocare il più diffuso ed esplicito rigetto della pubblicità mai registrato nella storia”. (“La réclame dell’Apocalisse”, Marco Carnevale, Prospero Editore.)