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Popoli e politiche

Berlusconi è stato all’altezza dell’agognato incontro con Obama?

Il vecchio clown alla Casa bianca, di Giovanna Pajetta-Il Manifesto

Silvio Berlusconi è arrivato a un passo dal colpo grosso, essere inquadrato alla Casa bianca nel momento, atteso per tutta la giornata di lunedì, in cui Barak Obama finalmente commentava la situazione iraniana. Ma le telecamere, impietose, hanno evitato in ogni modo di far vedere chi fosse l’ospite straniero. E così, mentre il presidente americano spiegava compreso “non posso rimanere in silenzio davanti alle immagini che vedo in televisione… al di là del risultato delle elezioni, gli iraniani devono poter decidere del futuro del loro paese “, l’unica altra voce che si è sentita (bruscamente zittita dallo stesso Obama) è stata quella dell’interprete italiano.
Schiacciato tra la grande battaglia per la riforma sanitaria e gli eventi, sempre più preoccupanti, di Teheran, il primo incontro di Silvio Berlusconi con il nuovo presidente egli Stati uniti, è stato in realtà molto formale. Il premier italiano ha portato in dono l’invio di altri 200 o 300 soldati italiani (probabilmente spostandoli, temporaneamente, dai Balcani) e soprattutto l’offerta di ospitare (incarcerare?) nella penisola almeno 3 ex detenuti di Guantanamo. Barak Obama ha apprezzato e ha risposto con un classico, e stereotipato “Piacere di vederti, amico mio”, sorridendo composto anche quando Berlusconi l’ha praticamente abbracciato, o con l’altrettanto classica affermazione “L’Italia è un alleato cruciale”.
Organizzato in vista del G8 di luglio all’Aquila, al centro di buona parte dei colloqui (a cui ha partecipato anche Hillary Clinton) l’incontro del resto era stato voluto fortemente da Silvio Berlusconi. Dopo gli anni della “grande amicizia” con George Bush, la distanza tra Italia e Stati uniti è cresciuta a dismisura, fino a far maturare le voci di un vero e proprio fastidio americano nei confronti di un premier più vicino a Vladimir Putin che alla Casa bianca. Poi è arrivato lo scandalo Veronica, Silvio Berlusconi è stato sbeffeggiato su tutta la stampa straniera e, come notava James Walston, professore dell’Accademia americana di Roma, il viaggio a Washington serviva per cercare di dimostrare che il nostro premier è “uno statista e non solo un vecchio clown”.
In realtà le televisioni americane hanno non hanno dato nessun rilievo alla visita, giusto qualche accenno su siti come “Politico.com”, e un benvenuto decisamente velenoso da parte della “National public radio”. La cui corrispondente da Roma ha annunciato l’arrivo “dello screditato premier italiano che, come si sa, dichiara che la crisi economica è un’invenzione dei media”. Ma del resto di questi tempi qualsiasi articolo, o servizio, sul nostro paese è impietoso. Speriamo che almeno una volta entrato nella stanza del caminetto, seduto a fianco di Barak Obama, il nostro premier si sia un po’ trattenuto, evitando quantomeno di spiegare come anche il New York Times (l’Economist, il Finacial Times…) sia in realtà un giornale che complotta contro di lui.

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Attualità democrazia Società e costume

“L’Italia ospita quest’anno il summit del G8, dove si discuterà di maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e al crimine internazionale. E’ un importante membro della Nato. Fa parte dell’eurozona, che è confrontata dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a domandarsi cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell’Italia”.

l Times: “Cade la maschera del clown”.Libération: “Lo scandalo è alle calcagna”
dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI-repubblica.it

Uno scandalo che non riguarda più solo gli italiani, ma anche i paesi partner dell’Italia, nell’Unione Europea, nella Nato, nel G8 che l’Italia si prepara ad ospitare. E’ questo il severo giudizio di un editoriale del Times di Londra sulla vicenda che ruota da settimane attorno a Silvio Berlusconi, al suo rapporto con la 18enne Noemi Letizia, alle feste in Sardegna e al divorzio con la moglie Veronica Lario. E non è solo il Times a occuparsi ancora una volta di questa storia, che la stampa inglese sta seguendo con particolare attenzione: ci sono nuovi articoli anche sul Financial Times, sul Daily Telegraph, sull’Independent.

“Cala la maschera del clown”, s’intitola l’editoriale del Times, il secondo su questa vicenda dopo quello altrettanto duro del 18 maggio, pubblicato al primo posto fra i tre commenti del giorno nella pagina degli editoriali. “La qualità del governo Berlusconi non è una questione privata”, afferma il sottotitolo. “L’aspetto più sgradevole del comportamento di Silvio Berlusconi non è che è un pagliaccio sciovinista, né che corre dietro a donne di 50 anni più giovani di lui, abusando della sua posizione per offrire loro posti di lavoro come modelle, assistenti o perfino, assurdamente, come candidate al parlamento europeo”, comincia l’articolo. “Ciò che è più scioccante è il completo disprezzo con cui egli tratta l’opinione pubblica italiana. Il senile dongiovanni può trovare divertente agire da playboy, vantarsi delle sue conquiste, umiliare la moglie e fare commenti che molte donne troverebbero grottescamente inappropriati. Ma quando vengono poste domande legittime su relazioni scandalose e i giornali lo sfidano a spiegare legami che come minimo suscitano dubbi, la maschera del clown cala. Egli minaccia quei giornali, invoca la legge per difendere la propria ‘privacy’, pronuncia dichiarazioni evasive e contraddittorie, e poi melodrammaticamente promette di dimettersi se si scoprisse che mente”.

Il Times riconosce che la vita privata di Berlusconi è appunto un affare privato, ma osserva che, come è si è dovuto rendere conto Bill Clinton, scandali e alti incarichi pubblici non vanno d’accordo. “Molti potrebbero dire che l’Italia non è l’America, che l’etica puritana degli Stati Uniti non ha mai dominato la vita pubblica italiana, e che pochi italiani si scandalizzano davanti ai donnaioli. Ma questo è un ragionamento insensato e condiscendente. Gli italiani comprendono quanto gli americani cosa è accettabile e cosa non lo è. E, come gli americani, giudicano spregevole il cover-up”.

L’editoriale del quotidiano londinese nota quindi che pochi media in Italia possono fare simili affermazioni, senza timore di un castigo. “A suo merito, la Repubblica ha continuamente sollevato domande al primo ministro sulla sua relazione con Noemi Letizia, e alla maggior parte di queste domande non ci sono state risposte soddisfacenti. Quando e dove egli ha conosciuto la famiglia della ragazza? Mr. Berlusconi chiese di avere fotografie da un’agenzia di modelle per iniziare i contatti con la signorina Letizia? Che cosa c’è di vero sulle notizie di party con decine di giovani donne nella sua villa in Sardegna? Mr. Berlusconi ha promesso di spiegare tutto in parlamento. Ma non ha certo riassicurato i suoi critici con la sua iniziativa per bloccare la pubblicazione di 700 fotografie che potrebbero mostrare cosa succedeva a quei party. Né lo aiuta il suo sventurato ministro degli Esteri, che ha provato a difenderlo sottolineando che l’età per il consenso (a rapporti sessuali, ndr.) in Italia è 14 anni, come se ciò fosse rilevante”.

Qualcuno potrebbe dire, si conclude l’editoriale, che tutto ciò non riguarda i forestieri. Ma gli elettori italiani, alla vigilia delle elezioni europee, dovrebbero riflettere sul modo in cui è guidato il loro governo, sui candidati selezionati per Strasburgo e sul livello di sincerità del premier. E la faccenda “riguarda anche altri”, afferma il Times. “L’Italia ospita quest’anno il summit del G8, dove si discuterà di maggiore cooperazione nella lotta al terrorismo e al crimine internazionale. E’ un importante membro della Nato. Fa parte dell’eurozona, che è confrontata dalla crisi finanziaria globale. Non sono soltanto gli elettori italiani a domandarsi cosa sta succedendo. Se lo chiedono anche i perplessi alleati dell’Italia”.

Il Times pubblica anche una lunga corrispondenza dall’Italia, intitolata “Berlusconi blocca la pubblicazione di foto di giovani donne in bikini a un party nella sua villa”. Un articolo sul Financial Times, invece, osserva che “l’ondata di gossip” e “l’odore di scandalo” intorno a Berlusconi distolgono l’attenzione dell’opinione pubblica italiana da questioni ben più gravi, come le cattive notizie sull’andamento dell’economia italiana.

Una corrispondenza sul Daily Telegraph afferma che “gli alleati di Berlusconi mettono nel mirino la moglie” per il divorzio, con la rivelazione che Veronica Lario avrebbe un partner da tempo, fatta da Daniela Santanché sul quotidiano Libero. E l’Independent riporta le pesanti critiche fatte dal premio Nobel per la letteratura Josè Saramago, che hanno spinto la casa editrice Einaudi, “parte dell’impero Modandori di Berlusconi”, a non pubblicare il suo ultimo libro, che descrive tra l’altro il primo ministro come “un delinquente”.

Francia. Il quotidiano Libération dedica la copertina alla vicenda: “Lo scandalo alle calcagna” e nelle due pagine interne: “Rivelando la tresca il quotidiano Repubblica ha fatto vacillare la popolarità del presidente del consiglio. E’ una battaglia portata avanti nel nome di una certa concezione dell’interesse pubblico”.

Spagna. Il quotidiano El Pais torna a trattare la questione in una corrispondenza da Roma: “L’opposizione italiana chiede a Berlusconi che spieghi in parlamento se abbia portato nell’organizzazione elettorale del partito i suoi invitati delle feste private in Sardegna” e si chiede: “Berlusconi utilizza gli aerei ufficiali dello stato Italiano per portare gli artisti, ballerine e veline a Villa Certosa? Ha fatto uso improprio dei beni dello stato? È l’ultimo capitolo del Naomigate che ha trasformato l’Italia in un manicomio semplicemente portando allo scoperto l’abitudinaria mescolanza tra vita privata e pubblica di Berlusconi e la sua tendenza a conquistarsi amici e amiche dell’ambiente televisivo portandoli in quello politico”.

Sferzante il pezzo della Vanguardia: “La campagna elettorale per le Europee continua in Italia, astrusa e noiosissima, incapace di competere quanto a contestazioni, incanto mediatico, spessore del tema con la vita personale della stella più sgargiante della politica italiana degli ultimi quindici anni: Silvio Berlusconi. Nelle cerchia del potere si parla più di questa commediola che delle vicende poltico-continentali a Bruxelles. A volte diverte. La maggior parte delle volte preoccupa ed esaurisce tanta banale frivolezza”.

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Finanza - Economia Scuola

Torino: il G8 si scontra con gli studenti.

G8 Università, scontri e tensione al corteo degli studenti dell’Onda di di OTTAVIA GIUSTETTI-repubblica.it

TORINO – Scene di guerriglia urbana questa mattina a Torino per il corteo del contro G8 dell’Università con migliaia di ragazzi da diverse città italiane, quasi tutti dei centri sociali, che hanno “assaltato” il Castello del Valentino dove nel frattempo si stava chiudendo il summit dei rettori dei paesi del G8. Lacrimogeni, bombe carta, pietre e manganelli hanno chiuso la manifestazione che però, dalle prime informazioni, si è conclusa senza gravi feriti. Secondo i dati forniti dalla questura di Torino diciannove agenti sono rimasti contusi o lievemente feriti negli scontri, mentre sembra che non ci siano feriti tra i ragazzi che hanno partecipato agli scontri. Due invece gli anti-G8 fermati, probabilmente del gruppo dei milanesi.

Solo tanta tensione, dunque, e uno “spettacolo” che si è rivelato assolutamente fedele alle aspettative. Con centinaia di agenti a blindare la città, elicotteri, e i contestatori che per l’appuntamento con la polizia hanno coperto i volti e hanno indossato caschi e bastoni schierandosi in file compatte dietro a uno scudo lungo oltre dieci metri camuffato da striscione.

Il corteo, formato da qualche migliaia di giovani, è partito intorno alle 11 dalla palazzina Aldo Moro, a fianco dell’Università, ribattezzata palazzina Block G8 per l’occasione, al seguito del camioncino di tutti i cortei dell’Askatasuna il noto centro sociale degli autonomi torinesi. Due blocchi di agenti in tenuta antisommossa aprivano e chiudevano il corteo che a passo svelto percorreva via Po, piazza Castello, via Pietro Micca, piazza Solferino, corso Re Umberto, corso Vittorio Emanuele, via Madama Cristina e corso Marconi per chiudere davanti al Castello. Lungo il tragitto qualche isolato contestatore ha lasciato scritte lungo i muri, a gruppetti hanno acceso fumogeni davanti all’ingresso delle banche, mentre i negozianti chiudevano le saracinesche lungo il loro passaggio.

Gli uomini della Digos, guidati da Giuseppe Petronzi, hanno accompagnato il corteo, in borghese, lasciando che gli abitanti rimanessero in strada a seguire la manifestazione. Non raccogliendo né lanciando alcuna provocazione hanno lasciato che si arrivasse al Castello senza incidenti. E lì si è messa in scena la guerriglia annunciata. I ragazzi hanno indossato la loro “armatura” e gli agenti pure. I primi schierati su un fronte del corso, gli altri sull’altro. La tensione saliva mentre i ragazzi dell’Askatasuna dalla camionetta incitavano con il microfono allo scontro. Dopo una ventina di minuti gli anti-G8, caschi in testa e volti coperti, hanno serrato le fila e hanno cominciato ad avanzare verso la polizia. Dietro allo scudo avevano estintori. Hanno lanciato bottiglie, pietre e bombe carta. I poliziotti hanno indossato le maschere e sparato i lacrimogeni costringendo i manifestanti alla ritirata. La carica vera e propria è durata pochi minuti. Al termine dei quali gli anti-G8 hanno riformato il corteo e sono tornati a Palazzo Nuovo.

Dal Castello del Valentino i rettori hanno risposto: “Non ci siamo barricati, siamo sempre stati e rimaniamo aperti al dialogo con gli studenti. In quello che è successo ieri e oggi c’è stato un difetto di comunicazione”. Il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, del presidente della Crui Enrico Decleva e di Giovanni Puglisi, il rappresentante della Commissione Italiana per l’Unesco, a conclusione dei lavori del summit hanno firmato il documento che sarà inviato al vero G8 di luglio a l’Aquila. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Il Governo dice che la Sardegna verrà “ricompensata” per non ospitare il G8. A che punto erano i lavori?

Dopo un vertice con Bertolaso a palazzo Chigi sull’emergenza terremoto in Abruzzo, il premier annuncia che la caserma di Coppito ospiterà il summit dei Grandi. Secondo l’agenzia Kronos, Berlusconi ribadisce che l’incontro e le manifestazioni previste per il G8 ”si terranno tutte all’interno” della cittadella di Coppito nella sede della scuola della Gdf, ”dove ci sono anche dei miglioramenti logistici rispetto a La Maddalena”. Una scelta, spiega il premier che ”permetterà un risparmio anche per le misure di sicurezza rispetto a quanto avremmo dovuto investire” in Sardegna.

”Anche i giornalisti – dice il Cavalier e- potranno assistere lì al G8 e non a distanza come avvenuto in Scozia o in Giappone. A Tokyo, ricordo, ho impiegato un’ora per raggiungere il centro delle conferenze”. Il presidente del Consiglio garantisce che ”la Sardegna sarà ricompensata. I lavori li termineremo come se il G8 dovesse tenersi lì. E’ molto probabile che sia il G8 per l’Ambiente, ma è certo che si tratti di incontri bilaterali con importanti interlocutori internazionali”. Suona strano che ci possano essere i risparmi dichiarati se ci dovesse essere la “ricompensa” alla Sardegna. Insomma, la prima impresione è che i conti non tornano. A proposito dei lavori per il G8 in Sardegna, Fabrizio Gatti per L’espresso dell’8 gennaio scorso ha condotto un’inchiesta nell’isola. Eccola.

Scandalo Formato G8 di Fabrizio Gatti-L’espresso

Per il summit dei grandi della terra alla Maddalena lavori da 300 milioni di euro. E l’appalto più ricco va a una società vicina alla moglie del dirigente della Protezione civile che sovrintendeva all’intera opera Prende forma il palazzo del vertice
In Italia è tra le più piccole imprese edili e incasserà oltre 117 milioni in nove mesi. Non è la lotteria di Capodanno, ma la montagna di soldi pubblici che l’Anemone Costruzioni di Grottaferrata, alle porte di Roma, riceverà grazie ai lavori per il G8 sull’isola della Maddalena. Luciano Anemone, 54 anni, amministratore unico della società a responsabilità limitata, tra le tante opere sta costruendo il centro congressi che nel luglio 2009 ospiterà il primo grande vertice internazionale con il neopresidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ed è come se gli italiani gli consegnassero 2 euro a testa. Neonati compresi. Un record. Anche perché il signor Anemone, pur dichiarando soltanto 26 dipendenti, si è preso la fetta più grossa della torta da quasi 300 milioni di euro suddivisi tra cinque società. Una spesa da nababbi con l’aria che tira, le famiglie in crisi, la Fiat in gravi difficoltà e l’Alitalia ko. Inutile tentare di sapere perché sia stata scelta proprio la ditta Anemone. I criteri di selezione delle cinque imprese, chiamate senza pubbliche gare d’appalto, così come i progetti, sono coperti dal segreto di Stato: provvedimento imposto da Romano Prodi, confermato da Silvio Berlusconi e affidato con tutte le opere alla Protezione civile e al suo direttore, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso.

Questioni di sicurezza, hanno dichiarato. Ma sollevando il velo della riservatezza si incontra ben altro. ‘L’espresso’ è entrato di nascosto nei cantieri sull’isola della Maddalena. E ha scoperto cosa finora il segreto di Stato ha impedito di vedere. Il sospetto di spese gonfiate. Costi di costruzione da capogiro a più di 3.800 euro al metro quadro. Lavoratori senza contratto. Operai pagati con fondi neri. Le minacce del caporalato (vedi l’articolo a pag. 38). E un curioso legame d’affari tra la famiglia del coordinatore della struttura di missione della Protezione civile,
Angelo Balducci, e l’impresa che a fine lavori guadagnerà di più. L’Anemone, appunto.

Non finisce qui. Il secondo grande appalto, 59 milioni per la costruzione dell’albergo che ospiterà i capi di Stato, la Protezione civile lo ha affidato alla Gia.Fi. di Valerio Carducci, 60 anni, cavaliere della Repubblica, l’imprenditore fiorentino coinvolto nell’inchiesta di Luigi De Magistris sulla presunta rete di favori tra malaffare e politica nazionale in Calabria. E anche i criteri di selezione della Gia.Fi. sono coperti da segreto.

Angelo Balducci, ingegnere spesso accanto a Bertolaso, ha fama di uomo da centinaia di milioni di euro. È il braccio operativo nei grandi appalti della Protezione civile. Non solo calamità, soprattutto organizzazione di grandi eventi come il G8. Per anni provveditore ai Lavori pubblici su Lazio e Sardegna, Balducci ha coltivato le amicizie che contano con l’imprenditoria e il Vaticano. Le sue relazioni politiche vanno dal leader della Margherita, Francesco Rutelli, al ministro di An alle Infrastrutture, Altero Matteoli. Il 10 ottobre scorso Matteoli propone al Consiglio dei ministri e ottiene la nomina di Balducci a presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Nei mesi precedenti, dal 19 marzo al 13 giugno 2008, proprio durante il periodo più delicato con la preparazione dei cantieri e il conferimento degli appalti, l’ingegnere è il soggetto attuatore di tutte le opere per il G8, cioè l’uomo dalle mani d’oro: provvede alle procedure necessarie per l’affidamento degli incarichi, alla stipula dei contratti, alla direzione dei lavori e al pagamento degli stati di avanzamento. E come soggetto attuatore si occupa delle imprese della famiglia Anemone.

Balducci è un grande esperto nei contratti assegnati d’urgenza dalla Protezione civile, senza gare d’appalto. Segue per mesi i lavori per i Mondiali di nuoto del 2009 a Roma e per le manifestazioni del centocinquantesimo anniversario della Repubblica da celebrare nel 2011. Venerdì 13 giugno, però, è una pessima giornata. Un’ordinanza di Berlusconi lo rimuove dall’incarico di soggetto attuatore per il G8 e i Mondiali di nuoto. Ai cantieri della Maddalena, Balducci viene sostituito da un ingegnere dello staff, Fabio De Santis. Ma continua a occuparsene con “funzioni di raccordo tra la struttura di missione”, cioè la Protezione civile, e i “soggetti coinvolti dagli interventi infrastrutturali”. In quell’ordinanza, c’è però un passaggio che farebbe tremare i polsi a qualunque funzionario. Berlusconi dispone che Bertolaso costituisca “una commissione di garanzia composta da tre esperti di riconosciuta competenza e professionalità, anche estranei alla pubblica amministrazione”. Una spesa in più per il G8, perché i compensi per gli esperti sono ovviamente a carico dello Stato. Obiettivo della commissione: “Assicurare un’adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori… in termini di congruità dei relativi atti negoziali”.

Filo spinato intorno al cantiere. Qualcosa insomma non va nella contrattazione degli appalti. Ma il segreto di Stato mette tutto a tacere. Così la squadra della Protezione civile in missione in Sardegna può raccontare, senza essere smentita, che Balducci è stato promosso. Anche se per lui, che era già stato presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, è un ritorno al passato. Il 31 ottobre tocca a De Santis. Sostituito per decreto, come Balducci. Berlusconi ora nomina un esterno alla pubblica amministrazione, Gian Michele Calvi, professore di ingegneria all’Università di Pavia. Il caso è archiviato.

Eppure non è solo una questione di nomine tra il governo e la Protezione civile. Tutte le ditte per lavorare ai progetti del G8 devono ottenere il nulla osta di segretezza. E il nulla osta dovrebbe essere rilasciato dal ministero dell’Interno soltanto dopo accurate indagini sulla trasparenza delle imprese. Invece troppi particolari sono sfuggiti a chi avrebbe dovuto controllare. Bisogna lasciare la Maddalena, volare a Fiumicino e salire a Grottaferrata, alle porte di Roma. Via 4 novembre 32, nel mezzo di un quartiere di viali alberati, è l’indirizzo dichiarato da Luciano Anemone come sua residenza o come sede legale dell’Anemone Costruzioni. Ed è anche, come ha scoperto ‘L’espresso’, l’indirizzo di una casa di produzioni cinematografica, la Erretifilm srl. Di chi è? Amministratore unico e proprietaria al 50 per cento è Rosanna Thau, 62 anni, moglie di Angelo Balducci. Venticinquemila euro per costituire la srl della signora Balducci li ha messi però Vanessa Pascucci, 37 anni, amministratore unico e socia a metà di un’altra impresa edile legata alla famiglia Anemone, la Redim 2002 di Grottaferrata. E attraverso la Redim 2002, Vanessa Pascucci è anche socia dell’Arsenale scarl: società costituita apposta per il cantiere nell’ex Arsenale della Maddalena. Così il cerchio si chiude. Protetto dal segreto di Stato, l’appalto più ricco del G8 è finito a società amiche di chi aveva in mano la cassa. Con il suo seguito di domande. A cominciare da questa: chi ha scelto di affidare a Balducci l’incarico più delicato?

I guadagni in gioco sono spaventosi. L’opera su cui è già possibile fare qualche conto è l’albergo che ospiterà i presidenti. Capocommessa del cantiere, la Gia.Fi. di Valerio Carducci. Le poche notizie uscite dagli uffici della Regione Sardegna parlano di 57 mila metri cubi per un costo d’opera salito da 59 a 73 milioni di euro. Considerando un’altezza media delle stanze di 3 metri, sono 19 mila metri quadri coperti. Dunque un costo di costruzione al metro quadro di 3.842 euro, escluso il valore dell’area. Una cifra pazzesca se paragonata al valore di costruzione che per le case di lusso, secondo un capomastro della Maddalena, non supera i 1.200 euro al metro. Polverizzati anche i valori di vendita pubblicati dal sito dell’Agenzia del territorio: un massimo di 3.100 euro al metro quadro per le ville e di 2.000-2.300 per le attività commerciali. Così un ente dello Stato, la Protezione civile, sta finanziando un’opera ignorando le quotazioni pubblicate da un altro ente statale, l’Agenzia del territorio. L’esubero potrebbe essere giustificato con le spese per l’arredamento, il centro benessere e i letti su cui dormiranno Nicolas Sarkozy, Carla Bruni e Angela Merkel. Ma è difficile crederlo. Ammettendo un costo di costruzione molto vantaggioso per le imprese di 2000 euro al metro quadro (38 milioni in totale), per l’arredamento avanzerebbero 35 milioni. Cioè il costo di un altro albergo. (Beh, buona giornata)

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Attualità

Il Governo conferma il G8 a l’Aquila. Siamo sicuri che le strutture siano sicure?

Roma, 2 mag. (Adnkronos) – “Il G8 avverrà tutto nella cittadella” sede della scuola dei sovrintendenti degli ispettori della Gdf a Coppito, piccola frazione de L’Aquila. Ad assicurarlo è il premier Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a palazzo Chigi sull’emergenza terremoto in Abruzzo. “Anche i giornalisti – continua – non saranno tenuti a chilometri di distanza”. Il Cavaliere assicura che “la Sardegna sarà ricompensata”. Questa la notizia. Ma il settimanale l’Espresso di questa settimana pone dubbi sulla stabilità della struttura che dovrà ospitare il summit. Ecco il testo del servizio, realizzato da Marco Lillo.

Le crepe del G8 di Marco Lillo-l’Espresso
È il quartiere generale dei soccorsi e dovrà ospitare il vertice dei Grandi. Ma un esposto contesta il progetto della scuola Fiamme Gialle: i piloni costruiti senza verifica antisismica. A guardarla svettare nel cielo dell’Aquila, con le sue camerate che hanno resistito al terremoto, sembra davvero solida.

Eppure la caserma Vincenzo Giudice della Guardia di Finanza, quella che dovrà ospitare nei primi giorni di luglio le delegazioni degli Stati del G8 nasconde sotto terra un mistero inquietante. Le sue fondamenta sarebbero state costruite con una tecnica anomala che non rispetta le norme e senza i calcoli necessari per verificarne la tenuta sotto sisma. Questo è quello che sostiene la relazione allegata a un esposto dell’Ordine degli ingegneri di Roma inviato alla Procura dell’Aquila del novembre del 2004. Il fascicolo è stato archiviato, ma la relazione resta significativa. Quando le delegazioni dei grandi del mondo, dopo una lunga giornata di lavori si stenderanno a riposare sui letti della scuola sottufficiali, fisseranno certamente il tetto chiedendosi prima di addormentarsi: “Reggerà sotto i colpi di un eventuale nuovo terremoto?”.

L’onda lunga dello sciame non si esaurisce e a luglio, se le scosse continueranno, le delegazioni dei maggiori Stati industriali (che, nonostante il nome del vertice resti sempre G8, sono ben 23) dovranno ballare con gli aquilani sul terreno di Coppito, una frazione a pochi chilometri dal centro storico. Non si sa ancora chi dormirà nel complesso. Che sia Obama o l’ultimo degli sherpa sarà interessato però a leggere questo documento datato 2004. Il titolo è: “Esame tecnico strutturale e valutazione di elementi di anomalia o illegittimità nella costruzione del complesso di edifici “B2″ della Scuola della Finanza dell’Aquila”. La relazione riguarda nove palazzine che ospitano metà dei 2 mila allievi ed è firmata da un generale del genio aeronautico, Antonio Capozzi, e da un professore ordinario di tecnica delle costruzioni, Piero D’Asdia, incaricati nel 2004 dall’Ordine di Roma di verificare se i nove edifici fossero a norma e sicuri in caso di terremoto. La relazione di 57 pagine si conclude così: “Il progetto delle fondazioni, calcolato con uno schema, è stato realizzato con un altro del tutto anomalo e inspiegabilmente privo di una valida verifica dell’interazione terreno-struttura sotto sisma”. Non basta: “L’incertezza statica è fondata e non assicura la pubblica incolumità”. Parole che non sembrano spot a favore della decisione di Berlusconi di trasferire a Coppito il vertice. Obama e Medvedev forse sorrideranno un po’ meno, abbracciati al Cavaliere, sapendo che sopra la loro testa “sussistono potenzialmente sotto sisma problemi per la pubblica incolumità”. Brown e Sarkozy non faranno salti di gioia scoprendo che “la situazione attuale di incertezza nella sicurezza degli edifici in esame, sotto sisma, non è tollerabile”. La relazione fu fatta propria dall’Ordine nel 2004, che la inviò in Procura. Ma è stata scritta prima del sisma ed è contraddetta da altri tecnici e dalla magistratura. Comunque resta un documento da valutare con attenzione, tanto che lo stesso Guido Bertolaso, dopo esserne venuto a conoscenza, nel 2005, scrisse a Regione e Comune per chiedere chiarimenti. Insomma, anche se la magistratura ha archiviato tutto, anche se l’edificio ha retto al sisma, vale la pena raccontare questa storia. Anche perché dimostra che i controlli rigidi in Italia diventano di moda solo dopo i terremoti. Mentre prima restano riservati a pochi e isolati Don Chisciotte del rigore.

La caserma Giudice è stata realizzata da un consorzio guidato dalla Todini costruzioni dal 1986 al 1995 per un costo di 314 milioni di euro. Il progetto è firmato da uno studio famoso: quello di Vittorio De Benedetti.
Solo dopo la costruzione dell’ultimo lotto, uno dei collaboratori dello studio, l’ingegner Sergio Andruzzi, si accorse dell’anomalia: il complesso B2, uno dei due gruppi di nove edifici che ospitano le camerate degli allievi, è stato realizzato, contrariamente a quanto scritto nel progetto e diversamente dal B1, senza che i pali di cemento delle fondazioni siano collegati alla struttura. Non c’è continuità nella gettata di calcestruzzo tra i piloni e le nove camerate sovrastanti. Una parte della caserma che ospiterà i grandi del mondo poggia su uno strato di 15 centimetri di materiale “stabilizzato” e non è vincolata ai pali sottostanti.

L’ingegnere Andruzzi, quando si avvede della difformità rispetto al progetto iniziale, salta sulla sedia. I calcoli che lui stesso aveva eseguito erano basati sulla tecnica di costruzione antisismica dei pali collegati, prevista dalla legge. La realizzazione invece si basa su un disegno che contrasta con i calcoli e usa una tecnica non prevista dalle norme senza che nel progetto si spieghi perché e soprattutto senza un calcolo che ne verifichi la tenuta in caso di sisma. Andruzzi affronta il suo professore e gli contesta la scelta (ideata dal figlio Stefano, erede dello studio). Dopo una discussione accesa, Andruzzi denuncia alla Procura dell’Aquila la storia della caserma che secondo lui è fuori legge.

Se avesse ragione, bisognerebbe abbattere un edificio costato 50 miliardi di vecchie lire e approvato (senza spendere una sola parola sull’anomala tecnica adottata) da due fior di collaudatori. Uno dei quali è il potente Angelo Balducci, che poi diverrà presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Per ben due volte la magistratura dell’Aquila archivia le denunce di Andruzzi. I periti del pm e del gip d’altronde, pur rilevando la difformità dal progetto, concordano sul fatto che l’opera non è pericolosa. Non avendo avuto successo con i magistrati, Andruzzi si rivolge all’Ordine di Roma nel 2004. Ed è proprio su incarico dell’Ordine, come detto, che i due periti D’Asdia e Capozzi stilano il loro parere . Nella disfida tra Andruzzi e il suo capo il verdetto è netto: “Ci sono illegittimità e violazioni delle normative tecniche nella progettazione e nella realizzazione della scuola e l’arbitraria separazione pali-struttura pone in dubbio la sicurezza sotto sisma”. Nonostante tutto, l’esposto viene archiviato dalla Procura dell’Aquila in meno di un mese. Il 18 febbraio 2006, i due consulenti tornano alla carica, chiedendo all’Ordine di “far valutare al Demanio e alla Guardia di Finanza il grado di sicurezza del complesso, attualmente incerto ed indefinito, come indicato nelle conclusioni della consulenza, sussistendo allo stato attuale potenzialmente sotto sisma problemi per la pubblica incolumità”.

Il ministro chiede un parere al Consiglio superiore dei lavori pubblici che nomina un’apposita commissione, la quale prima nota che, “in effetti, la fondazione è stata realizzata, diversamente da quanto progettato, senza vincolo di incastro tra platea e pali”, ma poi salva l’opera con questa formula vaga: “Tale tipologia di struttura, pur differendo da quanto progettato, non appare comunque totalmente inusuale esistendo altri importanti esempi di opere costruite con criteri simili in zone ad alta sismicità come il ponte Rion nel golfo di Patrasso”. Il Consiglio annota poi che nel progetto ci sarebbero dovuti essere calcoli coerenti con l’opera realizzata ma non ne trae le conclusioni.

L’indomito Andruzzi torna alla carica e insegue Di Pietro intervenendo durante una trasmissione radiofonica per contestargli la sua inattività. Con la solita franchezza il ministro rispose: “Ho sollecitato gli uffici. Di più cosa potevo fare? Metterci il mio stipendio per ricostruire la caserma? Non basterebbero cinquant’anni di buste paga”. Effettivamente, se i mille ricorsi di Andruzzi fossero stati accolti, il contribuente avrebbe perso 25 milioni di euro in un sol colpo. E a tacitare le polemiche è arrivato il boato del 6 aprile. La scuola ha subito alcune lesioni, ma è rimasta in piedi. “L’espresso” ha risentito gli autori della relazione alla luce degli ultimi eventi. Le loro posizioni oggi divergono. Il professor D’Asdia non rinnega quanto scritto allora, ma aggiunge: “La scuola ha retto al terremoto e direi che, con tutti i difetti del collaudo, ha superato una sorta di prova sul campo”. Quindi, disco libero per il G8. Il generale Capozzi resta scettico: “Quella caserma non rispetta le norme tecniche e oggi manca una verifica scientifica che possa offrire le dovute garanzie di sicurezza”. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Il G8 a L’Aquila: “fantasia al potere”? “Follia positiva”?

di Eugenio Scalfari- La Repubblica

(……..)
C’è un freschissimo esempio della “fantasia al potere” o meglio della “follia positiva” stando all’autodefinizione che ne ha dato lo stesso nostro premier, ed è il trasferimento del G8 che avrà luogo nel prossimo luglio dall’isola della Maddalena alla scuola degli allievi ufficiali dell’Aquila. Un colpo di scena suggerito da Bertolaso, sottosegretario alla Protezione civile e ai Grandi eventi e fatto proprio da Berlusconi con entusiasmo all’insaputa dello stesso governo da lui presieduto.

Le motivazioni di questo “coup de théâtre” sono quattro: le minori spese, il desiderio di mettere i potenti della terra a diretto contatto con una catastrofe naturale, la possibilità di elevare il caso Abruzzo dal livello nazionale a quello mondiale, la maggiore sicurezza del “meeting” tra le montagne abruzzesi rispetto alle sedi navali che l’avrebbero ospitato alla Maddalena.

È sufficiente un sommario esame per capire che si tratta di motivazioni infondate.

Le spese per realizzare il G8 alla Maddalena sono state tutte in grandissima parte già fatte (anche se ancora debbono essere pagate). Gli impianti previsti saranno comunque portati a termine. Nessun risparmio da questa parte sarà dunque realizzato. Il grande albergo a cinque stelle costruito nell’isola sarda resterà come una delle tante cattedrali nel deserto, di sperpero del denaro pubblico e di cementificazione di uno degli arcipelaghi più belli d’Europa. Il risparmio sulle spese navali rispetto a quelle aquilane sarà minimo, invece delle navi alla fonda bisognerà mobilitare una flotta di elicotteri che faccia la spola tra Roma e l’Aquila.

I potenti della terra hanno purtroppo larga esperienza di catastrofi naturali, in Giappone, in Louisiana, in Florida, in California, in Russia, in India, in Cina, in Turchia. Insomma nel mondo intero.

Portare il caso Abruzzo all’attenzione del mondo affinché dia una mano per risolverlo è risibile. C’è l’intero continente africano che è di per sé una catastrofe, per citare un solo caso tra tanti.

La sicurezza contro i No Global. Non metteranno piede all’Aquila, l’hanno già detto. Ma faranno altrove le loro prove. Speriamo vivamente che siano prove puramente dimostrative. Se comunque, come scopre ora Bertolaso, garantire sicurezza alla Maddalena era un compito così arduo, ci si domanda adesso perché fu scelta quella località.

Forse Bertolaso ha troppe cose da fare: la protezione contro le catastrofi, i rifiuti dell’immondizia, la progettazione ed esecuzione dei grandi eventi. Il tutto non solo sulle sue spalle ma sulle strutture della Protezione civile. Che non stia nascendo, sotto la leadership politica di Berlusconi, una leadership tecnocratica di Bertolaso? Non credo che i vertici negli altri paesi siano affidati alla Protezione civile. Li curano i ministri dell’Interno, i Servizi di sicurezza, le forze della sicurezza pubblica. Che c’entra la Protezione civile? I pompieri che ne costituiscono l’ossatura?

Bertolaso, racconta il generale della Finanza, Lisi, che lo vede lavorare nella sua scuola, “lavora notte e giorno, non dorme, è una fucina di iniziative, non è un uomo ma un miracolo”.

Forse se si concentrasse su uno solo dei suoi tanti compiti eviterebbe alcune disfunzioni che stanno emergendo in questi giorni e che i terremotati vivono sulla loro pelle.

No, neanche Bertolaso è infallibile. Quanto ai miracoli, beati i paesi che sanno farne a meno. (Beh, buona giornata).

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Attualità

A che serve portare il G8 in mezzo ai disagi del terremoto?

Terremoto, Abruzzo/ Lontano dai riflettori, il G8 all’Aquila: esibizione e umiliazione
di Luigi Zanda da blitzquotidiano.it
L’idea di Silvio Berlusconi, il nostro primo ministro, di non tenere più la riunione del G8 in Sardegna, alla Maddalena, ma a l’Aquila, è certamente affascinante e suggestiva, è quel che si dice un colpo di genio. Porta i potenti del mondo dove l’Italia ha più sofferto negli ultimi tempi. Il messaggio, sotto elezioni, è forte e chiaro: I care, sembra voler dire. Tradotto, Berlusconi dice: ora che ci sono io, qualcuno si occupa di voi.

Gli abruzzesi sanno bene come stanno le cose, specie quei terremotati che vivono nelle tende, dimenticati da tutti. Ma il resto degli italiani, per i quali il terremoto è ormai un lontano ricordo, provano sollievo nel pensare che ora loro non si devono più preoccupare, perchè c’è lui che provvede.

Ma se vogliamo ragionare in termini non di colpi di teatro e di campagne elettorali ma di buona e sana amministrazione del paese, allora servono spiegazioni precise, perché i conti non tornano.

Fino all’altro ieri governo e protezione civile invitavano tutti – parlamentari compresi – a non andare in Abruzzo per non intralciare i soccorsi e la risistemazione provvisoria del territorio dopo il disastro. Adesso sappiamo che tra qualche settimana arriveranno alla periferia dell’Aquila otto capi di stato e di governo, tremila delegati, tremila giornalisti e sedicimila uomini delle forze dell’ordine.

In questa decisione, c’è qualcosa che non quadra.

Intanto sul piano dei costi, perché è difficile credere che garantire la sicurezza di tutta quella gente sia più facile e meno costoso tra le tendopoli che non su un’isola, dove peraltro, molto di quel denaro che si asserisce di volere risparmiare è stato nel frattempo speso.

Poi sul piano dell’immagine e della solidarietà. Gli abruzzesi sono gente seria e orgogliosa, come i sardi. Non amano mettere in piazza i loro sentimenti. Sono riservati e misurati. Hanno creduto nelle promesse del governo e aspettano che Berlusconi ora le mantenga. Non si aspettavano certo di essere esibiti, nel disagio che vivono ogni giorno, nelle tante piccole umiliazioni che subisce chi vive in modo precario e provvisorio.

Molto di quel che dice Berlusconi è pura immagine, perché lontano dai riflettori della tv la cose stanno diversamente e la gente sta male, c’è da chiedersi cosa proveranno gli abruzzesi quando vedranno che il frenetico vai e vieni di capi di stato e ministri e attendenti comporterà un ulteriore aggravio del ritardo e dell’abbandono. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Il G8 dalla Sardegna all’Abruzzo: “una lacerazione di un patto che il Pdl e il suo leader hanno stretto con la grande maggioranza degli elettori sardi.”

G8 a L’Aquila/ Sardegna delusa, divisioni nel Pdl di Viola Contursi (Scuola superiore di Giornalismo Luiss) da blitzquotidiano.it

Si agitano le acque nel Pdl sardo. La decisione di Silvio Berlusconi di spostare il G8 dalla Maddalena a L’Aquila, sta creando qualche problema all’interno della maggioranza. Almeno per quanto riguarda quella sarda, la cui immagine potrebbe essere danneggiata agli occhi degli elettori che l’hanno da poco scelta. Il Cavaliere, infatti, ha fatto le cose di fretta e ha annunciato questo cambiamento senza prima consultare nessuno, neppure il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che a caldo ha sottolineato i gravi «problemi di natura tecnica», assicurando dopo poche ore che «prevarrà comunque il sentimento di solidarietà» per le popolazioni vittime del terremoto.

Alla delusione di quanti hanno appreso la notizia con sconforto, il premier ha risposto promettendo «che l’isola della Maddalena potrà ospitare in autunno un summit sull’ambiente» per cui il Cavaliere avrebbe già preso «contatti con il presidente americano Obama». Una magra consolazione che se non ha convinto gli esponenti dell’opposizione ha però spinto molti esponenti del Pdl sardo ad adeguarsi alla scelta del Consiglio dei Ministri. Tutti tranne uno: il senatore Piergiorgio Massidda che ha bollato come «incomprensibile» la decisione del governo e ha avvertito come questa potrebbe essere colta dai sardi come una «abiura a una parola data» e portare a «una lacerazione di un patto che il Pdl e il suo leader hanno stretto con la grande maggioranza degli elettori sardi».

È previsto per venerdì l’incontro a Roma tra il presidente della Regione Sardegna e Berlusconi per chiarire tutti i dubbi sul caso e per allontanare quella «preoccupazione» e quel «forte stupore» che Cappellacci ha espresso su questo «fatto improvviso, importante e inopinato». (Beh, buona giornata).

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Finanza - Economia

Dopo il G20 di Londra, il G8 in Italia serve a niente. Infatti, diventa uno spot elettorale per il governo italiano.

Il G8 si terrà all’Aquila. Il Consiglio dei ministri, riunito nel capoluogo abruzzese, ha deciso di spostare la sede della riunione degli otto Grandi della Terra, prevista per luglio, dall’isola della Maddalena, in Sardegna, all’Aquila.

“La decisione politica è stata presa – ha detto il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli – ora naturalmente il presidente del Consiglio deve consultare tutti i capi di Stato” invitati. La proposta raccoglie già i consensi, anche se cauti, del Pd e dei sindacati.

Parere positivo da Londra e Washington. “La decisione spetta all’Italia e la Gran Bretagna assicura piena disponibilità”, fa sapere un portavoce di Downing Street, Lynn Eccles. Sulla stessa linea le reazioni da Washington, per l’alto valore simbolico e la commozione per la tragedia che ha colpito l’Abruzzo. Beh buona giornata.

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