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C’è un futuro tutto da pensare.

E’ scientificamente provato che possiamo pensare il futuro, immaginarlo e, quindi, che abbiamo la possibilità di rendere concreta la realizzazione dei nostri sogni. La scoperta si deve a Karl Szpunar del Department of Psychology presso la Washington University con sede a St. Louis ed è stata resa nota sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze PNAS.

Il cervello umano può ‘predire’ il futuro dandoci un’immagine mentale di quel che accadrà e la sua ‘sfera di cristallo’ è alloggiata in un set di circuiti neuronali quali una porzione della corteccia laterale sinistra e una parte del cervelletto, e anche nella parte posteriore del cervello.

E’ la prima volta in assoluto che si associano delle regioni cerebrali alla capacità unicamente umana di ‘vedere nel futuro’, ossia di immaginare eventi che ci riguardano in prima persona e fare proiezioni sulle conseguenze delle nostre azioni.

Altro che sesto senso, per costruire il futuro ci vuole cervello, e la sua capacità di predire gli eventi nell’immediato. Vuoi vedere che se immaginiamo un’Italia senza oligarchie della politica, quello si avvera? Se immaginiamo una tv senza Fede, Vespa e Marzullo, magari cambia il palinsesto? Se immaginiamo una pubblicità senza testimonial sgangherati, magari va in onda?

E magari, prendendoci gusto a immaginare il nostro futuro, potremmo anche sforzarci di vedere un lavoro senza precariato, un Paese senza xenofobia, un Parlamento senza pregiudicati, un’opposizione senza Berlusconi, una maggioranza senza Mastella. E se uniamo le forze, quelle celebrali e ci mettessimo tutti insieme a pensare forte, forse potremmo avere un Paese migliore, e un altro mondo possibile.

E allora, meditiamo, gente, meditiamo. Beh, buona giornata.

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La bufala delle nevi.

Piccola storia di una bufala. Eccola: “Numerosi gli incidenti sugli sci a S.Silvestro in Trentino Alto Adige: tra i feriti anche il comico Claudio Bisio. Ieri pomeriggio si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Bolzano. Stretto riserbo sulla sua prognosi.” L’agenzia Ansa batte questa notizia alle 14,38 del 1 Gennaio 2007. Ma è, appunto una bufala.

Alle 16 e 48 della stesso giorno, l’Ansa corregge:” Bisio, dato per ferito sugli sci in Alto Adige, sarebbe invece in Marocco. Il tutto è nato da un equivoco all’ospedale di Bolzano, dove ieri è stato visitato per traumi da sci un omonimo del comico. Lo stretto riserbo dei medici è stato interpretato dai giornalisti come conferma che si trattava del comico ligure, ma ad un più approfondito controllo della notizia è emerso che il Claudio Bisio infortunato è un omonimo romano.”

Tutto bene quello che finisce bene? No. La bufala è stato ripresa senza il minimo indugio da molte altre fonti di informazione, in modo acritico, inconsapevole, credulone, dunque, colpevole.

Il 2007 nasce all’insegna di un giornalismo improvvisato e un poco cialtrone. Se c’è stato uno scambio di persona vuol dire che nessuno ha controllato. Se i medici anno dichiarato “stretto riserbo” hanno semplicemente esercitato il dovere della privacy del paziente.

C’è anche una buona dose di cinismo e maleducazione, visto che il signor Bisio che si è fatto male è una persona in carne e ossa, alcune delle quali si sono fratturate. Le persone valgono meno dei personaggi? A lui neanche scuse e auguri di pronta guarigione, visto che da un letto d’ospedale è finito per sbaglio agli onori della cronaca?

E poi, chi è omonimo di chi? Claudio Bisio da Genova è meglio di Claudio Bisio da Roma? Troppo facile sostenere la tesi dello “scivolone” dell’Agenzia Ansa, e, come in una reazione a catena delle altre fonti che hanno amplificato la bufala, soprattutto perché nell’incidente uno si è fatto male sul serio, l’altro ne ha forse ricavato un poco di notorietà indesiderata: perché tutti devono venire a conoscenza che se ne stava per i fatti suoi in Marocco?

A questo punto, sarebbe bello sapere che ne pensa Boris Biancheri, presidente dell’Ansa, ma anche presidente della Fieg, la federazione degli editori che non firma, non vuole firmare il rinnovo del contratto dei giornalisti. Non ne vogliono neanche sentirne parlare, nonostante gli appelli del Governo a sedersi, almeno, attorno a un tavolo.

E’ questo il nuovo modello di giornalismo che tanto si vuole imporre ai giornalisti e, di conseguenza, ai lettori e all’opinione pubblica italiana? Beh, buona giornata.

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Il danno collaterale dell’esecuzione capitale.

La morte in diretta fa male ai bambini, più del wrestling, più della play-station. Un bambino pachistano di 9 anni è morto nel tentativo di imitare, con l’aiuto della sorella più grande di lui di un anno, l’impiccagione di Saddam Hussein, di cui avevano visto il filmato. Lo riferisce l’agenzia di stampa italiana AGI.

E’ accaduto in un villaggio del distretto di Rahim Yar Khan. La piccola vittima si chiamava Mubashar Ali. I genitori stavano vedendo il filmato dell’esecuzione in televisione, mentre i bambini giocavano nella stanza accanto. “Mia moglie e la sorella sono corse nella stanza quando la bambina a gridato aiuto, ma Mubashar era già morto”, ha raccontato il padre. Ecco che la spettacolorizzazione della pena di morte ha avuto la sua vittima.

Ecco che il filmato macabro, orribile e sadico dell’esecuzione di Saddam Hussein, mandato in onda in continuazione dalle tv di tutto il mondo ha avuto la sua vittima collaterale. E’ stata una impiccagione pubblica, in mondovisione.

Ha fatto irruzione nelle nostre case senza mediazione, senza filtro, senza pudore. Con l’aggiunta del disgustoso compiacimento dell’inquilino della Casa Bianca, che ha cercato e voluto lo scoop per dimostrare che lui, il comandante in capo, la guerra la vince. Ad ogni costo.

Qualcuno ha detto che la prima vittima della guerra è l’innocenza. L’innocenza di Mubashar Ali è stata falciata della guerra mondiale mediatica, e dalla tv che ha mostrato minuziosamente, con meticolosa dovizia di particolari come si impicca un uomo.

La democrazia da esportazione, la guerra di civiltà, la pena di morte in diretta possono avere effetti collaterali indesiderati. Consultate il foglietto illustrativo, tenete lontano dalla portata dei bambini. Qualche minuto di pubblicità, non cambiate canale, rimanete con noi. Beh, buona giornata.

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