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A proposito di aniconismo, cioè il precetto religioso che vieta l’uso della immagini del volto umano e divino.

“Consideriamo le religioni monoteistiche: i teologi e i legislatori possono inveire contro le immagini figurative e le tradizioni canoniche possono impedirle, ma in pratica, tali restrizioni sono destinate a fallire.

Naturalmente non si tratta solo di una questione pratica: malgrado tutte le proibizioni della Bibbia e lo condanne e riserve della Mishnah, le culture ebraiche hanno semmai ‘teso’ all’iconico, dalla costruzione del vitello d’oro e di tutte le immagini ricordate nella Bibbia (idolatre o meno) fino alla splendide decorazioni narrative e ornamentali della sinagoga del III secolo a Dura Europo.

Dura Europos è in Mesopotania, oggi Siria.

Nonostante la disapprovazione (a volte assai severa) di Maometto e dell’Hadith, entrambe le principali correnti islamiche, i sunniti e gli sciiti, hanno posseduto un’ampia varietà di immagini, sin dai tempi più antichi, come dimostrano le numerose pitture dei palazzi di Quçair Amra e di Samarra.”

Palazzo di Amra, nel deserto della Giordania orientale.

(Cfr. pag. 88 in “Il potere delle immagini”, David Freedberg, Einaudi.)

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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