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Attualità

Negazionismo e revisionismo ambientale alla ricerca dell’egemonia nei mass-media.

Eco-talebano, la parola chiave che nega i cambiamenti climatici.

La nuova comunicazione della sostenibilità. (Courtesy by Newsletter Treccani)

Negli ultimi anni si è venuto a creare un vero e proprio vocabolario della sostenibilità, che è ancora in divenire. Da Antropocene o Capitalocene a Plasticene e Wasteocene (ne ho parlato nell’articolo) sino ai composti di eco-in primis il neologismo-manifesto della Generazione Z , accolto nel 2022 nel lessico dell’American Psychological Association, seguito da una serie di nuovi termini frutto della creatività morfosintattica di giornalisti e politici non proprio simpatizzanti nei confronti delle svolte eco-attiviste. Da qui la nascita di eco-teppista, eco-vandaloeco-terroristaeco-delinquente e in particolare di eco-talebano, entrato nel Libro dell’anno di Treccani (2023). Nella voce dedicata, si legge che il lemma, composto dal confisso eco- aggiunto a talebano (nel senso figurato di ‘estremista intransigente’), è legato al linguaggio della «pubblicistica» e della «polemica politica» – si pensi alle più recenti occorrenze nei titoli come “Negazionisti”.  Gli eco talebani all’assalto: se piove è colpa della Meloni («Il Giornale», 25/7/2023) oppure I sindaci eco-talebani ora cancellano anche il rito del falò invernale («Libero», 6/1/2024) –, dove è utilizzato per riferirsi all’«attivista ecologista che compie azioni dimostrative estreme» per il futuro del nostro pianeta. Tra queste, per esempio, rientrano le proteste che bloccano il traffico (, , 26/8/2024), oppure gli attacchi dove si lancia cibo, vernice o altre sostanze su opere d’arte famosissime (dalla Monnalisa ai Girasolidi Van Gogh), come riportano i casi associati ai membri di gruppi di Just Stop Oil o Ultima Generazione, che hanno scelto l’approccio della resistenza civile per sensibilizzare la popolazione al cambiamento climatico e ambientale.

La posizione delle testate giornalistiche.

Utilizzare il termine eco-talebano in modo neutro non è possibile. La sua definizione non è una questione di punti di vista, perché il linguaggio e la conseguente scelta lessicale per esprimere i nostri pensieri sono politici, raccontano cioè le nostre posizioni sul mondo. Di come alcuni slittamenti semantici abbiano colto le ultime trasformazioni della società, ha parlato Alessandro Volpi in un dossier di  dal titolo  (6//6/2023): l’analisi, condotta sulle 16 testate giornalistiche nazionali più lette in rete, evidenzia alcune tendenze narrative sul cambiamento climatico: dalle teorie complottistiche con titoli acchiappalike “ecco qual è la verità…”, “le cose che non vi dicono…”, “ossessione” («Il Giornale»), all’accusa degli attivisti del clima chiamati “ecovandali”, “ecocretini” («Il Giornale»), “terroristi del clima” («Il Foglio»), “eco-teppisti”, “pagliacci”, “gretini”, “sciacalli”, “eco-talebani” («Libero»)». Al contrario, si legge nell’articolo, «altre testate (soprattutto «Il Fatto», «La Stampa», ) hanno denunciato il negazionismo climatico e proposto narrazioni neutrali o favorevoli all’attivismo climatico, dando in alcuni casi la parola agli stessi attivisti e coprendo in almeno un caso («Corriere») i processi in corso a carico di questi ultimi.

Tra l’attivismo e la “fatica di Apocalisse” c’è di mezzo il mondo,

Noi e loro. E in mezzo tante contraddizioni che fanno vacillare i confini. Il termine eco-talebano è figlio di una distorsione che riguarda l’etichetta di ideologia applicata all’ambiente, utilizzata spesso come sinonimo di esagerazione e soprattutto esasperazione antiscientifica per spostare l’attenzione su posizioni realiste o presunte tali. La stessa etichetta di , che non riguarda solo il campo della sostenibilità, ma anche temi quali i diritti umani, la parità di genere, la cultura ecc., si avvicina sempre di più a questo campo semantico, che pare ormai un frullatore dove risiede anche il termine , scambiato perlopiù come sinonimo di attivista, come si legge in un articolo di ,  (17/10/2023). Questa posizione, molto più che linguistica, nei confronti del “fanatismo green”, è la conseguenza di un dibattito che dura da tempo e che suscita (si spera!) in noi reazioni dalle quali non possiamo prendere troppa distanza. Certo è che molte delle azioni compiute per sensibilizzarci sul tema, anziché motivare all’azione o anche a una presa di coscienza più matura, ci ha condotti al polo opposto, dove riposiamo beati nell’Apocalypse Fatigue, ovvero nella “stanchezza da Apocalisse”, un sentimento di esaurimento fisico e mentale su cui incide anche la saturazione dalle brutte notizie, che esplode prima in un senso di impotenza di fronte alla complessità del futuro e poi nel rifiuto, nel non volerne più saperne niente. Il paradosso è proprio qui, tra gli estremismi che ci contraddistinguono. Chi arriva a negare l’esistenza del cambiamento climatico, molto probabilmente considererà un eco-talebano chiunque si interessi all’argomento. Dunque, esiste una soglia oltre la quale da ecologisti si diventa estremisti?

Il ciclo L’alfabeto del presente è curato e scritto da Beatrice Cristalli. https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/autori/Cristalli_Beatrice

https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/autori/Cristalli_Beatrice.html

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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