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Finanza - Economia - Lavoro

L’Italia batte il record assoluto del debito pubblico. Complimenti al governo.

Debito pubblico a livelli record: ad aprile si è attestato a 1.812,790 miliardi di euro, il livello assoluto più alto mai raggiunto. Lo comunica la Banca d’Italia. A marzo si era attestato a 1.797,7 miliardi, mentre nell’aprile 2009 il debito pubblico ammontava a 1.749,28 miliardi di euro.

Dal supplemento al Bollettino Statitistico della Banca d’Italia emerge inoltre che le entrate sono in calo nei primi quattro mesi del 2010. Le entrate tributarie nel primo quadrimestre del 2010 si sono attestate infatti a quota 104,794 miliardi di euro, in calo dell’1,86% rispetto ai 106,787 miliardi registrati nel primo quadrimestre 2009. Nel solo mese di aprile le entrate, calcolate da via nazionale con il metodo della cassa, sono state pari a 25,122 miliardi (25,771 miliardi ad aprile 2009). Beh, buona giornata.

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Lavoro Sport

Mondiali di Calcio in Sudafrica: la polizia carica gli operai.

(fonte: ilmessaggero.it)
La polizia sudafricana ha lanciato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma, ieri sera, contro centinaia di lavoratori che manifestavano all’esterno dello stadio della città costiera di Durban, dove la Germania ha giocato e battuto ieri l’Australia. Lo riferiscono alcuni testimoni.

Almeno una donna è rimasta ferita da un proiettile di gomma. «La nostra era una protesta pacifica, abbiamo manifestato perchè pagati meno di quanto pattuito. La carica della polizia ci ha sorpreso» ha detto uno dei lavoratori, Sydney Nzoli. Almeno due operai sono stati arrestati dalla polizia, uno di loro dopo aver consegnato una pistola. Circa 500 i lavoratori dispersi dagli agenti in assetto antisommossa.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Leggi e diritto

Per rilanciare l’economia italiana, cambiamo governo non la Costituzione.

Lasciate in pace la Costituzione, per liberalizzare sfidate le corporazioni, di Romano Prodi-ilmessaggero.it

Non posso nascondere di essermi sorpreso quando qualche giorno fa ho letto che, per dare un contributo alla liberalizzazione della nostra economia, bisognava assolutamente modificare l’articolo 41 della nostra Costituzione. Anche se già lo conoscevo, mi sono tuttavia preso cura di rileggere il suddetto articolo che, come tutti gli articoli della prima parte della nostra Carta fondamentale, brilla per semplicità e chiarezza.

Esso scrive che “l’iniziativa privata è libera”. E aggiunge semplicemente che “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale e in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà (opportuna questa insistenza sulla libertà) e alla dignità umana”. Come ovvio completamento, l’articolo aggiunge che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Terminata questa lettura mi sono messo il cuore in pace, nella sicurezza che né la lettera né lo spirito di quest’articolo mai avrebbero messo in rischio o semplicemente resa più difficile la libertà di intrapresa in quanto in qualsiasi sistema, anche nel più liberista, la legge ha il compito di dettare le norme di comportamento perché l’esercizio dell’attività economica non rechi danno all’esercizio dei diritti dei cittadini, sia che essi si organizzino in forma individuale che associata.

Tutti noi abbiamo infatti il diritto di essere tutelati dalla legge riguardo ai requisiti igienici o sanitari di un prodotto o della pericolosità di un giocattolo, così come in ogni parte del mondo i lavoratori e gli imprenditori trovano nella legge (italiana o europea) i diritti e gli obblighi che derivano dall’esercizio della propria attività. È peraltro evidente che, se esistono regolamentazioni eccessive, queste possono e debbono essere eliminate dall’attività legislativa, affidata all’iniziativa del Governo e del Parlamento.

Assolta la Costituzione da qualsiasi colpa in materia, mi è sorto il sospetto che potesse essere stata la Corte Costituzionale, attraverso le sue interpretazioni, ad impedire una maggiore liberalizzazione della nostra economia. Ho letto tuttavia a questo proposito un esauriente articolo dell’ex presidente della corte Valerio Onida che dimostra che mai la corte in tutta la sua storia ha dichiarato l’illegittimità di una legge liberalizzatrice e che, al contrario, esistono numerose decisioni che hanno rimosso limiti ingiustificati alla libertà di iniziativa contenuti nelle leggi nazionali o in quelle regionali.

Tranquillizzato su tutti i fronti, ho quindi ritenuto la proposta come un semplice errore o come un ormai rituale messaggio di avversione allo spirito (visto che non è possibile farlo alla lettera) della nostra Costituzione.

L’ipotesi dell’inconsapevole errore è stata poi esclusa dal fatto che il presidente del Consiglio è ritornato ripetutamente sull’argomento ribadendo la necessità di una riforma dello stesso articolo 41, alla quale proposta, per abbondanza, il ministro dell’Economia, ha aggiungo ieri l’altrettanto inutile proposta di abolire l’altrettanto innocuo articolo 118 della Costituzione.

Non riuscendo a raggiungere altre spiegazioni razionali per simili comportamenti, sono ricorso alla mia esperienza passata quando, insieme con l’allora ministro Bersani, ci accingemmo a fare un programma sistematico e generalizzato di liberalizzazioni e mi è facilmente saltato alla memoria il panorama di impressionanti proteste che ci veniva dalla piazza. E ricordo benissimo che nessuno agitava il libretto della Costituzione ma cartelli minacciosi nei confronti del Governo come risposta corale e violenta alla presunta violazione delle prerogative, dei diritti e dei privilegi delle categorie interessate.

Ed allora mi sorge il sospetto che l’accusa rivolta alla Costituzione e l’inutile scelta di un cammino tortuoso per procedere alla semplice riduzione di lacci e laccioli sia il comprensibile desiderio di evitare le rumorose manifestazioni e le reazioni, anche spesso incontrollate, delle infinite categorie e corporazioni che su questi lacci prosperano non da decenni ma da secoli.

E vorrei anche aggiungere che, sempre secondo la mia esperienza, lo scontento e le pressioni non prendono solo la via dell’opposizione, ma anche le insidiose strade degli alleati di governo. In poche parole, a fare sul serio queste riforme, si perdono consensi e voti. Posso in coscienza dire che le abbiamo ugualmente portate avanti, pur con la piena consapevolezza delle possibili conseguenze negative, anche se non arrivo al punto di affermare che il mio Governo sia caduto esclusivamente per questo motivo. Auguro quindi buon lavoro al ministro Tremonti. Sulle conseguenze sul Governo veda lui. (Beh, buona giornata).

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Il bavaglio sulle intercettazioni: le conseguenza di una legge liberticida.

Con la nuova legge i magistrati e
i giornali avranno più difficoltà
A cura di FRANCESCO GRIGNETTI-lastampa.it
1- Le intercettazioni telefoniche
Intercettazioni possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni di carcere. I telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Se c’è necessità, motivata dalpme riconosciuta dal giudice, è possibile un periodo aggiuntivo di tre giorni, prorogabili di volta in volta con provvedimento delpm controfirmato dal giudice fino a che esista la necessità. Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, omicidio, ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili. Inoltre, le intercettazioni disposte per un reato potranno essere utilizzate anche per provarne un altro, purché il fatto sia lo stesso.

2- Divieti e sanzioni
Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati solo per riassunto. Gli editori che ne consentono la pubblicazione in maniera testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che violano il divieto, sono previste sanzioni oltre i 300 mila euro, che salgono a 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee alle indagini o che devono essere espunte dal procedimento perché illecite o irrilevanti ai fini processuali. Condanne dure anche per i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10.000 euro se pubblicano intercettazioni durante le indagini o atti coperti da segreto.

3- Intercettazioni ambientali
Niente più microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le «cimici» saranno consentite per un massimo per tre giorni, prorogabili di tre in tre con provvedimento delpmcontrofirmato dal giudice.

4- Pm in televisione
Se il responsabile dell’inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d’ufficio o rilascia dichiarazioni pubbliche su un’inchiesta a lui affidata può essere sostituito dal capo del suo ufficio. La sostituzione non avviene più per automatismo,ma occorre la volontà del capo dell’ufficio.

5- Norma transitoria
Le nuove regole si applicano ai processi in corso. Quindi, anche se erano già state autorizzate intercettazioni con le vecchie regole, dovrà essere applicato il tetto dei 75 giorni. Dal giorno di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, inoltre, saranno necessari 15 giorni di vacatio ordinaria per consentire alle Procure di allestire il registro segreto e un luogo dove conservare le intercettazioni, di cui è responsabile il capo dell’ufficio.

6- Riprese dei processi
Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della Corte d’Appello, che può autorizzarle anche se non c’è il consenso delle parti.

7- Registrazione
Le registrazione carpite di nascosto sono permesse solo ai servizi segreti e ai giornalisti professionisti e pubblicisti.

8- Preti e onorevoli
Se nelle intercettazioni finisce un sacerdote bisogna avvertire la diocesi; se l’intercettato è un vescovo il pmdeve avvertire la segreteria di Stato vaticana. Per quanto riguarda i parlamentari, occorre il via libera della Camera di appartenenza. Vietato ascoltare assistenti e familiari degli onorevoli se sono estranei ai fatti per cui è in corso l’indagine.

Ecco alcuni casi clamorosi che non potremmo più sapere

Mafia, nulla su Ciancimino e addio a Gomorra
La vera vita di don Vito Ciancimino, raccontata dal figlio Massimo, i suoi rapporti pericolosi con la mafia, gli incontri dell’ex sindaco di Palermo con Bernardo Provenzano, e poi la misteriosa trattativa con lo Stato. Quindi il Papello mafioso, le richieste di Totò Riina, le intuizioni di Paolo Borsellino, i contatti con gli ufficiali del Ros dei carabinieri, forse la chiave occulta che sottostà alle stragi del ‘92. Tutto questo e molto altro non si sarebbe mai potuto raccontare con la nuova legge perché guai a riferire di un atto giudiziario, come sono gli interrogatori di un testimone quale è Ciancimino jr. Il libro «Don Vito», scritto da Francesco La Licata, non sarebbe mai arrivato in libreria. Ma anche «Gomorra» di Saviano.

La «cricca», tre anni per far emergere gli affari sui grandi appalti
La Cricca è un termine azzeccato per raccontare la consorteria di Balducci & soci che viene fuori, guarda caso, da un’intercettazione. E’ uno degli indagati che ne parla al telefono, e si lamenta perché è rimasto escluso da certi appalti fiorentini, a dire: «Ecco, vedi, questa è la cricca romana…». Sapeva di che cosa parlava. Ma quelle intercettazioni, con la nuova legge, non ci sarebbero mai state. I carabinieri di Firenze, infatti, sotto la guida della procura, hanno intercettato i protagonisti dei Grandi Appalti per quasi tre anni. Sono centinaia di migliaia le conversazioni captate. Una montagna. E mai, in tre anni, una fuga di notizie che abbia messo in forse l’inchiesta. Solo quando sono scattate le manette, nel febbraio scorso, e con le ordinanze dei giudici è iniziata la «discovery» degli atti, i media hanno scoperto l’esistenza stessa di quest’inchiesta. Molti retroscena sarebbero rimasti ignoti. E con la nuova legge anche i resoconti sarebbero stati ben diversi, parziali, minimali. I giornalisti avrebbero potuto raccontare «per riassunto» gli atti, non per esteso. E mai un’intercettazione sarebbe finita sulle pagine di un giornale.

Furbetti del quartierino, le imprese di Ricucci e la caduta di Fazio
Aho, qua stamo a fa’ i furbetti del quartierino…». Indimenticabile Stefano Ricucci. Era l’estate del 2006. L’immobiliarista dall’accento romanesco, partito dal nulla e entrato nel salotto buono della finanza italiana, era stato appena arrestato. E l’Italia scoprì, scorrendo avidamente le pagine dei giornali, le gesta di un nuovo ceto d’imprenditori. Le intercettazioni finirono a pacchi sui giornali, anche quelle francamente ininfluenti, tipo l’sms di Anna Falchi al marito. Di tutto ciò, un domani, nulla si saprà fino al termine delle indagini preliminari. E forse Antonio Fazio, l’ultimo Governatore a vita, che con sé ha trascinato nel fango anche questa prerogativa di Bankitalia, sarebbe ancora al suo posto.

Caso Scajola, addio alle notizie sulla casa con vista sul Colosseo
Era e rimane un testimone, Claudio Scajola. Il suo, è un caso di ministro della Repubblica che si dimette prima ancora di avere ricevuto un avviso di garanzia o di essere iscritto al registro degli indagati. A suo carico insomma non c’è nulla di rilevante dal punto di vista penale a tutt’oggi. Ma politicamente parlando, la questione è diversa. Quando si è scoperto che il costruttore Diego Anemone aveva fatto arrivare novecentomila euro alle due signore che vendevano la celebre casa con vista sul Colosseo, tramite i buoni uffici dell’architetto Zampolini, e che quindi quella compravendita era quantomai misteriosa, i sondaggi ordinati da Berlusconi hanno segnato una scossa tellurica. Ed è caduta una testa. La storia dell’appartamento di Claudio Scajola non ha neanche a che fare con le intercettazioni. C’entrano gli accertamenti bancari, la testimonianza di Zampolini e delle due sorelle Papa, alcuni buoni articoli di cronaca giudiziaria. Gli italiani hanno saputo e si sono formati un’opinione. Di tutto ciò, con la nuova legge in arrivo, non si sarebbe potuto sapere nulla. E il ministro Scajola sarebbe sempre al suo posto.

Protezione civile, le discutibili amicizie di Bertolaso
Macelleria mediatica», dice Guido Bertolaso. L’immagine è forte. Denota l’esasperazione di un sottosegretario al centro della curiosità dei media. Ma in quale paese al mondo, dove ci sia la libertà di stampa, potrebbe passare inosservata la vicenda di un sottosegretario potentissimo, commissario straordinario in un’infinità di situazioni di emergenza reale e non, che è costretto penosamente ad ammettere una volta che conosce sì Diego Anemone e ha con lui rapporti familiari, ma «so come evitare le trappole»; che proprio ad Anemone ha affidato lavori di falegnameria per il suo villino ai Parioli, ma «erano tapparelle»; che sua moglie aveva avuto un incarico professionale da Anemone per 90 mila euro; infine la storia non chiara dell’appartamento di via Giulia che forse lo pagava Anemone e forse no; e che i massaggi della fisioterapista del Salaria Sport Village gli avevano fatto «vedere le stelle perché mi aveva “sconocchiato” la schiena»? La storia dei Grandi Appalti è ancora da scrivere, ma quello che è emerso finora dall’inchiesta, in futuro non più pubblicabile se non per estremo riassunto, racconta di comportamenti forse non censurabili sul piano penale, ma sicuramente sul piano dell’opportunità per chi manovra miliardi di euro a sua discrezione.

La caduta di Prodi, dopo le telefonate di Lady Mastella
L’ ultimo governo Prodi, qualcuno se lo ricorda ancora? Accadeva due anni fa: ministro della Giustizia era Clemente Mastella; sua moglie, la signora Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania. L’Udeur compagno di strada della sinistra, ma in perenne lite con i dipietristi e con la sinistra radicale. In questo instabile equilibrio politico piombarono due inchieste penali. Una partiva dalla Calabria, titolare era Luigi De Magistris. L’altra veniva dalla Campania, procura di Santa Maria Capua Vetere. Furono due mazzate. Fu svelato il sistema-Mastella di nomine e di clientelismo. Indimenticabile quell’intercettazione in cui la signora Mastella diceva di un ex del suo partito, tale Gigi Annunziata, direttore generale della Asl per grazia di partito: «Allora per quanto mi riguarda lui è un uomo morto! E lo è anche per mio marito. Quindi per cortesia tenetevene alla larga: dal punto di vista professionale tu incontri chi vuoi. Ci mancherebbe. Ma dal punto di vista politico le cose passano attraverso di noi». L’intercettazione finiva sui giornali il 17 gennaio 2008. Pochi giorni dopo cadeva il governo Prodi.

Lo scandalo escort, inutilizzabili i nastri della D’Addario
In Parlamento, la norma che vieta in futuro di autoregistrarsi «fraudolentemente» le telefonate, l’hanno chiamata assai maliziosamente Emendamento D’Addario. Inevitabile infatti il riferimento a quelle registrazioni che la escort più famosa d’Italia, la barese Patrizia D’Addario, effettuò in casa Berlusconi la sera che fu ricevuta dal premier e poi, il giorno dopo quando il premier la chiamò al telefono per salutarla e chiacchierare sulla notte bollente trascorsa assieme. Quelle autoregistrazioni finirono agli atti di un’inchiesta penale, l’inchiesta sui maneggi di Giampi Tarantino (ancora in corso) e poi in un libro («Gradisca presidente», Aliberti editore) che l’ha buttata sul felliniano. La novità è davvero rivoluzionaria perché fino ad oggi le autoregistrazioni erano un caposaldo delle difese, un modo considerato più che lecito per tutelarsi, e molti big della politica sono più che abituati a registrare tutti i colloqui che si svolgono nel loro studio. All’Emendamento D’Addario sono seguite alcune specifiche deroghe per gli agenti segreti, per le forze di polizia e per i giornalisti professionisti perché il divieto era parso francamente esagerato. Resta lecito autoregistrarsi anche per i normali cittadini, ma solo per utilizzarle nel corso di controversie davanti a un giudice o per farne oggetto di esposti.

Il caso Minzolini, le pressioni sul Tg1 e l’Authority
Trani, in Puglia, oltre che per lo splendido centro storico, è divenuta famosa per la sua piccola procura da dove qualche mese fa s’intercettava tutto il mondo. A margine di un’inchiesta su certi imbrogli che si consumano con le carte di credito, era finito sotto ascolto il telefono di Augusto Minzolini, il direttore del Tg1, e quello di Giancarlo Innocenzi, membro dell’Authority sulle Comunicazioni. Non indagati, ma intercettati. E s’è finiti per registrare le telefonate di Berlusconi che chiama Minzolini «direttorissimo» oppure che chiede la testa di Michele Santoro. Fuga di notizie, intercettazioni sui giornali, grande scandalo di questi (per il tono usato da Berlusconi) e di quelli (perché le intercettazioni sono già a disposizione del grande pubblico). E intanto si va a votare alle Regionali, che il Cavaliere stravince, a dimostrazione che la via giudiziaria non aiuta granché sul piano elettorale.

La morte di Cucchi, le foto del pestaggio non le avreste viste
U n atto giudiziario può anche essere una fotografia, inserita nel faldone di un’inchiesta. La foto del giovane detenuto Stefano Cucchi, per dire, morto in un ospedale romano dopo un sicuro pestaggio e una lunga agonia. Per scelta della famiglia la foto finì sui giornali e fu chiaro a tutti che erano volate le botte. Nel clima di commozione alcuni testimoni trovarono la voglia di collaborare. Disse la sorella Ilaria: «Con la nuova legge non avremmo potuto far conoscere la verità». Per chi volesse rivivere la vicenda, è appena uscito un libro («Non mi uccise la morte», Castelvecchi editore) con le foto della vergogna. In futuro sarebbe impossibile.

Le dimissioni di Saccà, c’erano una volta le veline raccomandate dal Cavaliere
C’era una volta un potente direttore di Raifiction di nome Agostino Saccà che spesso e volentieri era al telefono con Silvio Berlusconi, amico di lunga data. Anche per lui la buccia di banana furono alcune intercettazioni, ordinate dalla procura di Napoli, effettuate nel dicembre 2007, che portarono alla luce le trattative di Berlusconi con alcuni senatori per arrivare alla «spallata» contro il governo di sinistra. Con l’occasione si scoprì che Saccà si dava un gran daffare per agganciare politici e portarli da Berlusconi, ma che quest’ultimo, a sua volta, implorava Saccà di dare lavoro a qualche attrice a lui cara. Tre anni dopo, le inchieste sono finite nel nulla, ma si cominciarono a conoscere le gesta del Cavaliere sotto le lenzuola.

Rignano Flaminio, nessuno spazio ai dubbi sulle violenze
Non soltanto la grande politica, ma anche la cronaca sarà rivoluzionata dopo questa legge che vieta di entrare nei dettagli di un’inchiesta. Si prenda il caso dei presunti pedofili di Rignano Flaminio. Una vicenda assolutamente controversa: tre maestre, una bidella, un benzinaio di colore, un autore tv, nell’aprile 2007 finiscono in carcere perché accusati di atti di pedofilia; il paese si spacca. Davvero è stata scoperta una banda di perversi o è un caso di suggestione collettiva? Tra continui colpi di scena il processo sta iniziando ora. Nel frattempo l’opinione pubblica è stata informata minuziosamente e le difese hanno potuto spiegare i loro argomenti. Quantomeno il dubbio è stato insinuato: e se fossero innocenti? Non è poco se poi venissero assolti. (Beh, buona giornata).

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Risale il numero degli italiani che leggono giornali e riviste. Questa è una buona notizia.

Audipress, l’indagine sulla lettura della stampa in Italia, torna a pubblicare i dati dopo quasi 2 anni di black out: l’ultima pubblicazione risaliva ai dati di lettura cumulati dei cicli Autunno 2007-Primavera 2008. Alcune innovazioni introdotte nel questionario avevano creato un grave problema di comparabilità con i dati precedenti tanto da portare al comunicato stampa del 4 Febbraio 2009: “I dati rilevati con la nuova metodologia non sono confrontabili con i precedenti e conseguentemente il Consiglio ha deciso di non dare luogo alla pubblicazione dei dati dell’indagine sperimentale Autunno 2008…”.

In assenza dei dati di lettura il mercato ha guardato con ancora maggiore attenzione ai dati di diffusione, che in questi ultimi anni hanno registrato un tendenziale calo per la maggioranza delle testate. In questo quadro la pubblicazione dei nuovi dati di lettura era attesa con una notevole curiosità e con una certa apprensione per lo stato di salute di molte testate. Audipress invita a non fare confronti con il passato. Ma poiché la definizione di lettore non è sostanzialmente cambiata, riteniamo utile analizzare come il tempo trascorso abbia inciso sui lettori delle testate rilevate.

Il nostro confronto, quindi, è con l’edizione 2008/I. I risultati sono molto, molto sorprendenti.

Quotidiani – lettori giorno medio. Rilevati 52 Quotidiani a pagamento + 3 free.
+4% il totale lettori Quotidiani con la maggior parte delle testate in crescita rispetto al passato. Non è cambiata la classifica dei primi 5 quotidiani a pagamento: in testa La Gazzetta dello Sport con quasi 4 milioni di lettori nel giorno medio, in crescita dell’8%. Seguono La Repubblica (3,2mio +5%), Il Corriere della Sera (2,9mio -1%), La Stampa (1,7mio +17%) e Corriere dello Sport-Stadio (1,7mio + 25%).

E-Polis, con poco più di 1,4mio di lettori, guadagna la sesta posizione (era al nono posto) con una crescita del 46% dovuta alle edizioni aperte nel corso del 2008-2009. Sopra il milione di lettori troviamo Il Resto del Carlino (1,3mio +13%), Il Messaggero (1,3mio -2%) e Il Sole 24 Ore (1mio -8%).

Per quanto riguarda i quotidiani free, Leggo mantiene la leadership (2,2mio) ma, essendo in flessione (-5%), si riduce il gap con City (2mio +2%). Metro perde l’8% di lettori nel giorno medio (1,8mio).

Settimanali – lettori ultimo periodo. Rilevati 34 Settimanali + 5 Supplementi.
Stabile il totale lettori Settimanali (+0,4%) e anche in questo caso la maggior parte delle testate sono in crescita (20 su 34) ! Sorrisi e Canzoni Tv mantiene la leadership (4,9mio +0,3%). Il secondo posto lo guadagna Chi (3,4mio) con un salto di due posizione grazie ad una crescita del 24% (era al 5° posto). Di conseguenza scendono di una posizione Oggi (3,2mio +4%) e Panorama (2,9mio +2%). Il Settimanale Di Più fa un gran balzo dal decimo al quinto posto (2,8mio +19%). Le testate sopra al milione di lettori sono tutte in crescita, tranne Famiglia Cristiana (2,7mio) che perde il 3% dei lettori. In alcuni casi le crescite sono a doppia cifra, come per Donna Moderna (+10% 2,6mio), Telesette (+13% 1,4mio), Vanity Fair (+15% 1,2mio) e Visto (+54% 1,2mio). Gioia (0,6mio +49%) scala 9 posizioni (dal 30° a 21° posto) riducendo il distacco con Grazia (0,8mio -8%). Parlando ancora dei femminili, Tu perde il 50% dei lettori (0,4mio) e A-Anna il 17% (0,5mio).

Per quanto riguarda i supplementi, sono tutti in crescita ad eccezione di Affari & Finanza. Nessuna nuova testata in rilevazione, mentre non sono più rilevati Cioè, Guerin Sportivo (cambio nome e periodicità), Repubblica Salute, I Viaggi di Repubblica (entrambi posizionati all’interno del quotidiano) e Corriere della Sera Magazine (diventato Sette).

Mensili – lettori ultimo periodo. Rilevati 72 Mensili + 1 Supplemento
Anche il totale lettori Mensili è positivo (+2%) con 45 testate in crescita, 1 stabile, 24 in flessione, 5 uscite rispetto alla precedente edizione e 2 new entry: Hachette Home con 92mila lettori e Velvet con 290mila lettori.

Nessuna novità ai primissimi posti della classifica: Focus mantiene il primo posto con oltre 6,2mio di lettori (+10%), seguito da Quattroruote (4,3mio +3%) e da Al Volante (2,4mio +5%). Crescite a doppia cifra per quasi tutti i mensili con oltre 1 milione di lettori (dalla quarta all’undicesima posizione). Variazioni superiori al 20% per Cucina Moderna che registra un +37% (1,5mio) e per Glamour +22% (1,2mio) che dal 13° posto sale all’8°. Cucina Moderna non è un caso eccezionale, poiché tutti i mensili di cucina hanno guadagnato lettori.

Internet
All’intervistato che ha dichiarato la lettura di una testata, quotidiana e/o periodica, è stato chiesto se ha visitato almeno una volta il sito della testata corrispondente. Questa è una novità di Audipress 2010/I. Novità che consente di leggere la fruizione web, ma solo per le testate di cui si è dichiarata la lettura. In altre parole, sappiamo quanti lettori del quotidiano cartaceo “x” hanno dichiarato di aver visitato il sito del medesimo quotidiano.

Per la quasi totalità dei quotidiani rilevati, c’è almeno un lettore che ha dichiarato di aver visitato il sito del quotidiano letto. La Repubblica è il quotidiano con il maggior numero di lettori-visitatori del proprio sito: oltre 1 milione di lettori ha dichiarato di aver visitato anche il sito del quotidiano, cioè il 34% del totale lettori del cartaceo. Segue, per numero di lettori del sito, Il Corriere della Sera con poco più di 800mila (28%).

I lettori della Gazzetta dello Sport, invece, non vantano percentuali altrettanto elevate: infatti sono solo il 16% del totale lettori (poco più di 600mila). Così come per La Repubblica, anche Il Sole 24 Ore ha un terzo dei suoi lettori che ha dichiarato di aver visitato il sito. Per quanto riguarda i periodici sono poche le testate che riportano un dato e, di queste, nella maggior parte dei casi, il valore assoluto è molto contenuto.

Tra i settimanali spiccano con oltre 100 mila lettori, L’Espresso e Panorama, rispettivamente con il 12% e il 6% dei lettori che hanno dichiarato di aver visitato anche il sito.Tra i mensili segnaliamo Quattroruote (691mila, pari al 16% del totale lettori), Focus (475mila / 8%), National Geographic Italia (176 mila / 17%) e Pc Professionale (156mila / 24%).
(Beh, buona giornata).

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La Rai sta per diventare un “servizietto” pubblico.

Santoro, Setta e Paragone “tagliati”, Dandini, Fazio e Saviano “dimezzati”: il can can dei palinsesti Rai-blitzquotidiano.it

E’ can can dei palinsesti in casa Rai. Le bozze sono arrivate sul tavolo del direttore generale Mauro Masi e martedì verranno discusse in Consiglio di amministrazione. Ma già non mancano le sorprese. Più che un can can si potrebbe parlare di “caos” dei palinsesti, tra trasmissioni cancellate, giornalisti sostituiti, puntate dimezzate. Michele Santoro, Monica Setta e Gianluigi Paragone rischiano di chiudere i programmi. Serena Dandini e la coppia Fabio Fazio-Roberto Saviano sono a rischio “dimezzamento”. I giornalisti di RaiNews24 sono sul piede di guerra e scioperano. In più la mannaia dei tagli al personale si sta per abbattere sull’azienda.

Iniziamo da Raidue dove le sorprese, a dir la verità, erano attese. Nel palinsesto 2010-2011 non c’è “Annozero” di Michele Santoro. Nella tabella degli orari, il giovedì sera, al suo posto compare la scritta “spazio informativo”. Così, laconico, senza ulteriori spiegazioni. Prova che la frattura tra il conduttore e i vertici Rai è ancora in corso. Tanto che Santoro ha annunciato una conferenza stampa lunedì 7 giugno alle 12 a viale Mazzini per spiegare la vicenda della “separazione consensuale” dalla Rai.

Ma Santoro non è l’uncio a risentire del can can dei palinsesti. Ad essere a rischio di riconferma sono anche le trasmissioni “Il fatto del giorno” di Monica Setta e “L’ultima parola” di Gianluigi Paragone. Anche in questo caso al posto delle loro trasmission, si legge sul palinsesto “spazio informativo”. Per ora è tutto un punto di domanda, sono delle ipotesi, dei dubbi. Dubbi che verranno sciolti presto, visto che i palinsesti definitivi verranno approntati l’8 giugno durante la riunione del Consiglio d’amministrazione.

Movimenti, stravolgimenti e polemiche non riguardano solo il secondo canale. Anche Raitre naviga in acque agitate. Il viceministro Paolo Romani il 2 giugno ha criticato duramente la trasmissione “Parla con me” di Serena Dandini e nella bozza dei palinsesti il programma perderebbe una serata delle quattro settimanali per far spazio a speciali sui 150 anni dall’Unità d’Italia. Intanto, sempre su Raitre è scoppiato il caso Fabio Fazio – Roberto Saviano per il programma “Vieni via con me”. E’ già tutto pronto: quattro puntate in ottobre condotte da Fazio e con ospite speciale Saviano. Quattro puntate per quattro argomenti: una dedicata a Piergiorgio Welby, una alla ‘ndrangheta, una sulla ricostruzione in Abruzzo dopo il terremoto del 6 aprile 2009, una sulla vicenda dei rifiuti a Napoli. Proprio questi due ultimi argomenti, che infastidirebbero il governo Berlusconi, potrebbero passare sotto la mannaia dei vertici Rai. A viale Mazzini, infatti, si punta a dimezzare le serate di Saviano ed eliminare proprio quelle in cui si parlerebbe di terremoto e di rifiuti. Dalle iniziali quattro puntate, quindi, si passerebbe a due. Il tira e molla tra i dirigenti Rai e la coppia Fazio-Saviano è già in atto. Da una parte i vertici di viale Mazzini sono fermi sul punto. Dall’altro Fazio punta i piedi e dice: o si fanno tutte e quattro le puntate o non se ne fa niente.

Sull’argomento già monta la polemica. Il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando parla della Rai come “la stalla di Arcore” e di Mauro Masi come “lo stalliere di Arcore”. Di tutta risposta il presidente Masi ha deciso di querelare l’esponente dipietrista per “le dichiarazioni diffamatorie di inaudita gravità rilasciate ad agenzie di stampa”. In aperto contrasto con i vertici di viale Mazzini scendono in campo anche i “finiani” di FareFuturo, la fondazione del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il direttore di Ffwebmagazine oggi scrive: “Speriamo che non sia vero. Perché non è un bel paese quello in cui la propria televisione pubblica, la televisione di tutti, decide di tagliare un evento culturale prima che mediatico come la trasmissione di Roberto Saviano. Significa che lo Stato abdica alle sue funzioni per accontentarsi di nani e ballerine, di zerbini e di veline”.

In casa Rai rimane poi aperto il caso Ruffini. L’ex direttore di Raitre è stato reintegrato da un giudice ma quello che è stato il suo posto è attualmente occupato da Antonio Di Bella. Il direttore della Rai, Mauro Masi, starebbe dunque pensando ad affidare a Ruffini la direzione di RaiCinema oppure quella di RaiNews24, determinando, però, l’allontanamento di Corradino Mineo e un altro, inevitabile, giro di walzer.Proprio oggi i giornalisti di RaiNews24 sono scesi sul piede di guerra, hanno indetto uno sciopero e fatto un sit in a viale Mazzini contro la “carenza di mezzi e risorse” con cui devono lavorare e contro “l’oscuramento” di RaiNews24 sul digitale in varie parti d’Italia.

A complicare ulteriormente le cose in casa Rai sono, infine, i tagli e gli esuberi di personale necessari per ripareggiare il bilancio dell’azienda nel 2012. La quota minima di esuberi che è stata individuata è di 750 posti. I tagli ci saranno anche tra i giornalisti: si parla di 1700 dipendenti dell’informazione che verranno mandati a casa. Le “uscite”, promettono a viale Mazzini, saranno per lo più soluzioni “soft” con pensionamenti e incentivi alla pensione. A risentire della crisi dei fondi Rai saranno anche interi settori dell’azienda. Quelli non non centrali, come il trucco e il parrucco, saranno appaltati a società esterne. Si taglierà poi sulle spese “extra” come quelle per le auto e i pullman di servizio. Masi inoltre sta pensando ad accorpare alcune redazioni, come quella di RaiNews24 e Televideo e RaiInternational oltre che, ma è solo un’ipotesi, chiudere definitivamente l’edizione notturna del Tgr e del Tg1 di mezza sera. (Beh. buona giornata).

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Berlusconi e il suo solito show da guitto di periferia. Che palle.

Show del premier al Quirinale-corriere.it

Giardini del Quirinale, ricevimento per la festa della Repubblica del 2 giugno. Occasione per uno show del premier Silvio Berlusconi. Che non risparmia nessuno: Bersani, Rutelli, alcuni alti prelati, la mamma di un magistrato.

RUTELLI – Il premier dunque è in vena di scherzi e battute. Una signora gli si avvicina e dice: «Presidente, sa che mio figlio è il più giovane magistrato d’Italia?». Risposta: «Poverino, sarà disperato». Poi Berlusconi incontra Francesco Rutelli e la moglie Barbara Palombelli. «Ma come mai è sempre abbronzato?» chiede il premier alla giornalista. Rutelli abbozza una difesa d’ufficio, ma il Cavaliere lo precede: «Ho capito – dice alla moglie -, tu lavori e lui lo mandi al mare». La Palombelli accetta lo scherzo e critica i politici: «Presidente, si sa che non fanno niente». Berlusconi la corregge: «No quelli che governano hanno da fare, sono quelli dell’opposizione che non fanno niente».

BERSANI – Poi arriva lo “sketch” con Bersani. Il premier sta rassicurando un’invitata sulla sua presenza alla parata di mercoledì: «Ci sarò sicuramente, faccio parte della banda». Si accorge della presenza del leader del Pd: «Io faccio la banda ma lui fa la cavalleria; è sempre all’attacco, è inesauribile. Ogni giorno ce ne ha due o tre, mica solo una. Ha una costanza…». Pronta la replica di Bersani: «Faresti meglio a pensare a Bonaiuti: quanti stipendi gli dai? Due o tre?». «No, lavora gratis» ribatte il premier.

CESA E CONTI – Nel mirino del premier anche Lorenzo Cesa e l’ad dell’Enel Fulvio Conti: Berlusconi rivela (fra il serio e il faceto) di aver offerto ai centristi il posto di ministro dello Sviluppo economico aggiungendo però che il partito di Pier Ferdinando Casini «ha preferito restare in vacanza». Poi tocca al sondaggista Renato Mannheimer: «Nonostante lui ho ancora il 62% dei consensi». Di Mario Baldassarri (presidente della commissione Finanze del Senato) dice – a una signora che lo accompagna – che è «saggio ma molto focoso».

PEDOFILIA – Infine arriva il turno di alcuni alti prelati. Berlusconi dice loro di aver difeso «accoratamente» la Chiesa cattolica sotto attacco per gli scandali di pedofilia. Prima però ha raccontato di uno scherzo che gli è stato fatto a una cena di compleanno: un signore travestito da monsignore si è improvvisamente messo a cantare per poi togliersi l’abito talare e rivelarsi un cantante di professione. «Mi ha persino dato la benedizione» dice il premier, aggiungendo infine: «E io che avevo fatto anche una difesa così accorata della Chiesa per alcune cose che stanno accadendo».

GELO CON FINI – L’unico che non può godere dell’inesauribile buon umore del premier è Gianfranco Fini, al quale viene riservata una fugace stretta di mano lontano da occhi indiscreti. Durante il ricevimento il presidente del Consiglio e il presidente della Camera, accompagnato da Elisabetta Tulliani, si sono praticamente ignorati evitando qualunque contatto. Anche con i giornalisti il premier ha mantenuto il più assoluto silenzio, tacendo sull’attacco israeliano alle navi dei pacifisti e sulle questioni di politica interna, come il ddl intercettazioni. «Parlo solo con dichiarazioni ufficiali, tutto quello che dovevo dire l’ho detto» spiega.
Beh, buona giornata.

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