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Novantaquattro morti di lavoro solo nel mese di maggio 2024.

Celebrati mercoledì 29 maggio a Roma, alla Montagnola, i funerali di Marco Filomeno, il barman trentenne che ha perso la vita domenica 26 mentre andava al lavoro in moto.

Di solito per raggiungere il centro, dove lavorava, Filomeno usava la via Cristoforo Colombo, che però quella mattina era chiusa al traffico per consentire il passaggio del Giro d’Italia, così aveva ripiegato sulla via del Mare, una delle strade più pericolose del Paese.

Nonostante la guida prudente, all’altezza di Tor di Valle si è scontrato con una vettura, in un impatto che non gli ha lasciato scampo.

Mercoledì 29 maggio nella caserma Cucci di Persano (Salerno) un malore ha causato la morte del sergente maggiore Vincenzo Alfano, 47 anni, residente con la famiglia ad Altavilla Silentina.

A trovare il corpo è stata la moglie, impiegata civile della Difesa.

Sale così a 19 il totale dei morti di lavoro tra lunedì 27 e mercoledì 29 maggio.

Giovedì 30 maggio è morto un incidente stradale sulla statale 76, a Fabriano (Ancona), il 49enne Valerio Spanu, dipendente di una catena di supermercati e residente a Magione (Perugia).

Il lavoratore, alla guida di un furgone, si è schiantato contro il tir che lo precedeva, rimanendo incastrato sotto il mezzo pesante.

#marcofilomeno#vincenzoalfano#valeriospanu#mortidilavoro

Maggio 2024: 94 morti (sul lavoro 73; in itinere 210; media giorno 3,1)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 459 morti (sul lavoro 357; in itinere 102; media giorno 3)

72 Lombardia (47 sul lavoro – 25 in itinere)

53 Campania (41-12)

41 Emilia Romagna (33-8)

37 Veneto (26-11), Sicilia (25-12)

32 Toscana (28-4)

26 Puglia (22-4)

25 Lazio (16-9)

23 Piemonte (19-4)

18 Abruzzo (15-3)

15 Marche (12-3)

14 Calabria (11-3)

12 Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Trentino (7-2), Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

2 Molise (2-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Del paese delle banane sono rimaste solo le bucce, sulle quali avvengono rovinosi scivoloni.

La presidente del Consiglio si “dimentica” di citare il mandante dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Complimenti per la commemorazione.

Il ministro della Difesa parla del 2 Giungo come se fosse la giornata della forze armate, invece che la festa della Repubblica. Complimenti per la confusione istituzionale

La figlia di un politico-imprenditore-pregiudicato, cui fu revocata per indegnità l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, riceve la stessa onorificenza del padre, come se fosse stata un’imprenditrice self-made. Complimenti per la meritocrazia.

Il commissario straordinario per la partecipazione dell’Italia come paese ospite d’onore alla Buchmesse 2024 dice, si contraddice, e poi si incarta sulla esclusione di uno scrittore italiano. Complimenti per la bella figura internazionale.

Del paese delle banane sono rimaste solo le bucce, sulle quali ogni giorno avvengono clamorosi quanto rovinosi scivoloni.

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Attualità

Un piccolo democristiano a capo di una grande e pericolosa macchina da guerra globale.

Biden ha appena autorizzato Kiev a impiegare armi Usa per colpire in Russia, ma solo per difendere Kharkiv.

Biden aveva autorizzato Netanyhau a colpire Rafa, ma senza un’operazione in grande stile.

Biden è un piccolo democristiano a capo della più grande e pericolosa macchina da guerra globale.

Facile decidere le sorti della guerra a casa degli altri, vero Joe?

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Attualità

La scoperta dell’acqua calda è una notizia scottante.

Fausto Bertinotti ci rivela che “esponenti del governo sono ancora reticenti sull’antifascismo”.

Lucia Annunziata invece ha scoperto che “l’Europa nasce per evitare le guerre, la pace deve essere nell’agenda di tutti i partiti. La cosa grave è che mancano iniziative diplomatiche per la pace”.

La notizia scottante è la scoperta dell’acqua calda.

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Attualità

In Italia l’esercizio del governo è sempre barocco.

“Via via che si succedevano sul trono, i papi si circondavano di una corte di parenti, amici e clienti che convergevano a Roma da ogni parte d’Italia per impadronirsi dei molti e lucrosi uffici che cambiavano titolare a ogni passaggio di governo.” (“Mecenati e pittori, l’arte e la società italiana nell’epoca barocca”, Francis Haskell, Einaudi.)

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Attualità

Forse non avete capito: noi la guerra non la vogliamo.

(© Janek Skarzynski/AFP/Getty Images)

“L’allarme della Nato: l’Europa ha solo il 5% delle difese antiaeree necessarie in caso di guerra con la Russia”, lo scrive Repubblica, che cita il Financial Time: “L’uso massiccio da parte della Russia di missili, droni e “bombe plananti” in Ucraina ha reso più urgenti gli sforzi dei membri della NATO volti ad aumentare le spese per la difesa.”

Domanda: non potevate pensarci prima di lanciare bellicose minacce di attaccare in territorio russo?

Seconda domanda: non è che questi allarmi sono il solito trucco per chiedere più soldi per i sistemi d’arma a scapito della spesa sociale nella Ue?

E infine: per quale Europa siamo chiamati alle urne?

Forse non avete capito: noi la guerra non la vogliamo.

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Attualità

I tre giorni più insanguinati dell’anno: da lunedì 27 a mercoledì 29 maggio contiamo 18 morti di lavoro, uno ogni 4 ore.

Intorno a queste vittime politica e media stendono un silenzio criminale, quello di chi trova naturale che di lavoro si possa morire, perché così è sempre stato e così sempre sarà.

Non tragga in inganno lo spazio (relativo) che oggi e domani viene dedicato ai tre giovani finanzieri morti in Val di Mello: il fatto si presta alla drammatizzazione, le vittime erano giovani, facevano i soccorritori e in più indossavano una divisa che le pone automaticamente – soprattutto agli occhi di questo governo e dei suoi aedi – su un livello superiore rispetto a tutti gli altri lavoratori.

I tre morti di mercoledì 29 maggio nel comune di Val Masino (Sondrio), erano giovani militari valtellinesi appartenenti al Soccorso alpino della Guardia di Finanza (Sagf): si tratta dell’appuntato Luca Piani, 33 anni e un figlio di 3; e dei finanzieri Simone Giacomelli e Alessandro Pozzi, 23 e 24 anni rispettivamente.

Stavano partecipando a una delle frequenti esercitazioni sul Precipizio degli Asteroidi, uno sperone di granito di oltre 200 metri che si scala in circa 4 ore.

Sono precipitati quando avevano quasi completato il percorso scelto (un nome significativo: Amplesso Complesso, quasi 300 metri), sotto gli occhi di altri due militari impegnati in una seconda cordata.

L’ipotesi più accreditata è che il cedimento di una roccia abbia provocato la rottura di un ancoraggio, facendo precipitare i tre.

Il 45enne Edoardo Rigucci, moglie e un figlio, è morto nelle prime ore di mercoledì 29 maggio schiantandosi con la moto contro le barriere in cemento di un cantiere stradale sulla sp 11 nei pressi di Sirmione (Brescia).

Rigucci, residente a Ponti sul Mincio (Mantova), stava andando al lavoro alla Vezzola costruzioni stradali di Lonato.

Un incidente in moto ha causato mercoledì 29 maggio la morte di Fabrizio Bossoni, 50 anni, residente a Fiumicino (Roma) con moglie e figlio.

Andando al lavoro, intorno alle 7 del mattino è stato tamponato da una vettura nei pressi dell’uscita Pisana del Gra, ed è stato sbalzato a decine di metri di distanza.

Martedì 28 maggio, in serata, a Sessa Aurunca (Caserta) un operaio indiano di 22 anni che stava tornando a casa in bicicletta da un allevamento di bufale è stato tamponato da un’auto e sbalzato a terra, morendo sul colpo. Ferito un suo compagno di lavoro.

#lucapiani#simonegiacomelli#alessandropozzi#edoardorigucci#fabriziobossoni#mortidilavoro

Maggio 2024: 91 morti (sul lavoro 71; in itinere 20; media giorno 3,1)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di Lavoro).

Anno 2024: 456 morti (sul lavoro 355; in itinere 101; media giorno 3)

72 Lombardia (47 sul lavoro – 25 in itinere)

52 Campania (40-12)

41 Emilia Romagna (33-8)

37 Veneto (26-11), Sicilia (25-12)

32 Toscana (28-4)

26 Puglia (22-4)

24 Lazio (16-8)

23 Piemonte (19-4)

18 Abruzzo (15-3)

14 Marche (11-3), Calabria (11-3)

12 Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Trentino (7-2), Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

2 Molise (2-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Israele ha utilizzato bombe di fabbricazione statunitense nell’attacco che ha ucciso decine di persone a Rafah.


Le bombe usate nell’attacco israeliano che domenica ha ucciso decine di palestinesi in un campo per sfollati a Rafah, nella Striscia di Gaza, sono state fabbricate negli Stati Uniti, secondo esperti di armi e prove visive esaminate dal New York Times. (Fonte: The Boston Globe).

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Attualità

Come facilmente previsto, i quotidiani non hanno dedicato una riga agli 8 morti di lavoro di lunedì 27 maggio (ai 7 già elencati si è aggiunto un operaio calabrese di cui si è saputo soltanto oggi).

Con le 4 vittime di martedì 28 arriviamo all’impressionante numero di 12 morti in 48 ore, uno ogni due ore e mezza (o se preferite, uno ogni 150 minuti).

Gaetano Ruiz de Ballesteros, geometra 45enne di Gualdo Tadino (Perugia), moglie e una figlia, è morto a Modena precipitando dal tetto durante un sopralluogo in un capannone dismesso da GLS e in fase di ristrutturazione.

Paolo Taccone, operaio agricolo 53enne di Sartirana Lomellina (Pavia), è morto stroncato da un malore a Semiana, dove insieme ad altri lavoratori stava movimentando carichi pesanti.

Giorgio Bernardini, dipendente 53enne di Marche Multiservizi, è stato trovato senza vita davanti a una cabina del gas nella frazione Canavaccio, a Urbino. Lascia la moglie e una figlia.

La lecchese Silvia Brambilla, 26 anni, impiegata nell’agenzia di famiglia Acqua di Puglia, attiva nel settore immobiliare, è morta in un incidente stradale alle 5 del mattino a Treviolo (Bergamo), mentre sull’auto guidata dal padre raggiungeva l’aeroporto di Orio al Serio per un viaggio di lavoro.

La vettura si è schiantata contro un camion fermo a bordo strada per un guasto.

Lunedì 27 maggio a Roggiano Gravina (Cosenza), un operaio edile 65enne, pensionato, è morto precipitando da un’impalcatura in un cantiere privato. Di lui conosciamo per ora solo le iniziali: M.A.

#gaetanoruizdeballesteros#paolotaccone#giorgiobernardini#silviabrambilla#mortidilavoro

Maggio 2024: 85 morti (sul lavoro 68; in itinere 17; media giorno 3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 450 morti (sul lavoro 352; in itinere 98; media giorno 3)

68 Lombardia (44 sul lavoro – 24 in itinere)

51 Campania (40-11)

41 Emilia Romagna (33-8)

37 Veneto (26-11), Sicilia (25-12)

32 Toscana (28-4)

26 Puglia (22-4)

23 Piemonte (19-4), Lazio (16-7)

18 Abruzzo (15-3)

14 Marche (11-3), Calabria (11-3)

12 Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Trentino (7-2), Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

2 Molise (2-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Nove morti di lavoro tra sabato e lunedì scorsi: una strage, che non ha trovato posto nei notiziari tv e web, perché non rientra negli interessi degli editori e dei loro direttori.

Lunedì 27 maggio in Italia sono morti sette (7) lavoratori, cui si aggiungono altre due vittime nel fine settimana, per un totale di 9 vittime.

Una strage, che però non ha trovato posto nei notiziari tv e web, così come non ne troverà sui quotidiani di martedì 28.

Non c’è nessuno che segua la materia, nelle malridotte redazioni, soprattutto perché non rientra negli interessi degli editori e dei loro direttori.

Prendiamo ad esempio il settore dell’autotrasporto, che lunedì 27 conta ben tre morti.

Un camionista che muore non è mai un lavoratore che perde la vita facendo il suo mestiere, ma è semplicemente una delle tante vittime della strada.

Come sottolinea Massimo Sgurelli, che urla tutta la sua rabbia sul Dolomiti: “La nostra è una vita durissima e, a differenza di quanto accade in Austria o Germania, dove mi reco spessissimo per lavoro, in Italia la nostra categoria viene schifata.

Ci considerano quasi degli appestati, degli intrusi sulle strade. E quando, purtroppo, qualcuno di noi perde la vita sulle strade si parla genericamente di “tragico incidente stradale” e non di “morte sul lavoro”.

Quanto accaduto oggi ne è la riprova. Non ne possiamo più”. Per combattere l’andazzo, Sgurelli ha aperto un profilo Tik Tok, “massimo.camion”.

I tre autotrasportatori morti lunedì 27 vivevano tutti in Trentino.

Due di loro, Renzo Leita, 65 anni, e Costel Blanaru, 53, sono morti in un terribile scontro frontale avvenuto nelle prime ore del mattino a Sirmione (Brescia), al confine con il Veneto.

L’impatto ha provocato un incendio che ha impegnato a lungo i vigili del fuoco. Il terzo camionista è un cinquantenne morto in serata in un’azienda di legnami a Scurelle (Trento), colpito dalle sponde del mezzo in un incidente tutto da chiarire.

Intorno alle 23 di lunedì 27 è morto un operaio di 33 anni schiacciato da un macchinario nella sede della FAB di Gallo di Petriano (Pesaro Urbino), azienda che produce componenti per cucine.

Andrea Pregnolato, giardiniere 55enne di Casale Monferrato (Alessandria), è morto nel ribaltamento del trattore con il quale stava curando il verde dello Sport club Nuova Casale, di cui era dipendente da 15 anni.

Savino Costoli, un agricoltore di 89 (ottantanove) anni, intorno alle 13 di lunedì 27 maggio è sceso dal trattore cingolato per un controllo, ed è stato travolto e ucciso dalla macchina rimessasi in movimento sul terreno scosceso.

Tito De Marinis, psichiatra di 61 anni, è stato stroncato da un malore nel Tribunale di Salerno, mentre attendeva di deporre in un processo in qualità di consulente, attività che lo portava spesso nelle aule giudiziarie.

Domenica 26 maggio, dopo le 21, il cuoco 49enne Marco Ronconi ha perso il controllo della moto mentre tornava a casa ad Adria (Rovigo) e si è schiantato contro il guardrail, morendo sul colpo.

Sabato 25 maggio il 26enne Marius Gabriel Filip, durante la settimana operaio edile, nei weekend operatore della security nei locali del divertimento, è morto in un incidente con la moto tornando a casa a Casaleone (Verona).

#massimosgurelli#autotrasporto#renzoleita#costelblanaru#andreapregnolato#savinocostoli#titodemarinis#marcoronconi#mariusgabrielfilip#mortidilavoro

Maggio 2024: 81 morti (sul lavoro 65; in itinere 16; media giorno 3)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di Lavoro).

Anno 2024: 446 morti (sul lavoro 349; in itinere 97; media giorno 3)

66 Lombardia (43 sul lavoro – 23 in itinere)

52 Campania (41-11)

40 Emilia Romagna (32-8)

37 Veneto (26-11), Sicilia (25-12)

32 Toscana (28-4)

26 Puglia (22-4)

23 Piemonte (19-4), Lazio (16-7)

18 Abruzzo (15-3)

13 Marche (10-3), Calabria (10-3)

12 Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Trentino (7-2), Estero (8-1)

8 Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

2 Molise (2-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Una chicca per il giornalismo investigativo di Sticazzinews.

Repubblica “scova” Fedez mano nella mano con una fanciulla. Molinari candidato a prendere il posto di Signorini?

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Che cos’è il teatro.

“In punta di piedi”, di Eugenio Barba, tratto da “Teatro. Solitudine, mestiere e rivolta”.

“Il teatro è insopportabile se si riduce solo allo spettacolo.

Non basta il mestiere, la precisione, il piacere dell’invenzione.

Non basta neppure la solidarietà, il senso del dovere, i compagni.

Non basta la consapevolezza del piacere o della conoscenza che suscitiamo negli spettatori.

Tutto questo è teatro, la nostra residenza privilegiata, il muro che ci protegge e ci rinserra.

Quando ci alziamo in punta di piedi, di fronte al nostro muro, che cosa vogliamo raggiungere?

Quel che sta più in alto o quel che sta aldilà?

Non c’è differenza fra una trascendenza orizzontale e una trascendenza verticale.

Il teatro può essere un luogo dove val la pena di vivere a lungo perché permette di restare in punta di piedi.

È la tensione per affacciarci oltre i limiti: il limite fra il presente della rappresentazione e il passato della storia rappresentata, fra l’intenzione e l’azione, fra l’attore e lo spettatore, fra noi e la nostra Ombra.

La parola trascendenza, che fa pensare al cielo e all’inferno, a me fa pensare soprattutto ad Ayacucho, la città fra le Ande peruviane che per molti anni ha vissuto nella morsa d’una guerra civile spietata.

I contendenti, l’esercito dello Stato e i guerriglieri di Sendero Luminoso, eguali nella ferocia, volevano abolire la normalità della vita civile. Il loro terrore mirava a paralizzare città e villaggi.

Al posto dell’alternarsi del lavoro e del riposo volevano il coprifuoco, la pavidità, l’accettazione solerte.

Lì ad Ayacucho ho conosciuto Yawar Sonko, il gruppo di teatro che non riuscirò mai a dimenticare.

Solo tre attori.

Erano una ventina quando avevano cominciato, un paio d’anni prima che li incontrassi.

Poi alcuni erano andati con la guerrilla.

Altri erano stati uccisi. Altri imprigionati. Altri ancora erano desaparecidos.

I tre rimasti si accanivano a far teatro.

Il loro spettacolo era rozzo, semplicistico nell’indicare il bene da una parte e il male dall’altra, gli imperialisti yankee e gli sfruttati delle Ande.

Ma il loro coraggio generoso e quasi suicida per salvaguardare, tramite il teatro, le relazioni che appartengono alla normalità della vita civile è rimasto per me l’esempio più estremo di un teatro che si trascende.

Quando chiesi loro perché rischiassero tanto per riunire quattro gatti, mi guardarono meravigliati: «Perché anche qui deve poter esistere un teatro normale».

A distanza di qualche anno, le parole di quell’umile gruppo riecheggiano nel racconto della scrittrice Susan Sontag che si è recata per alcuni mesi nella Sarajevo assediata e bombardata per lavorare su Aspettando Godot: «Qui – dice – mettere in scena uno spettacolo, lungi dall’essere una frivolezza, è una seria espressione di normalità».”

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Altri tre nomi da aggiungere alla lunga lista dei morti di lavoro.

Paolo Dal Pozzo, 41 anni, moglie e due figli, pilota degli elicotteri del 118 operativi in Abruzzo, è morto sabato 25 maggio investito da un’autocisterna in manovra nell’Aeroporto dei Parchi, a Preturo, frazione dell’Aquila.

A Preturo erano in corso i preparativi per l’air show in programma domenica 26, che è stato annullato.

Dal Pozzo viveva a Cardano al Campo (Varese), ed era un dipendente di Avincis, multinazionale facente capo a fondi d’investimento che gestisce i servizi di emergenza in diverse nazioni.

In Italia ha sede a Roma e opera sia il soccorso medico che il servizio antincendio, utilizzando i velivoli di proprietà pubblica.

Sabato 25 maggio, poco dopo la mezzanotte, è morto a Calci (Pisa), il ristoratore 51enne Silvio Degl’Innocenti.

Chiuso il ristorante sul Monte Serra, stava tornando a casa in motocicletta quando ha perso il controllo del mezzo e si è schiantato contro il guardrail, rimanendo ucciso sul colpo.

Tornava a casa, da Milano a Campione d’Italia (Como), anche il 24enne Amos Girardi, project manager della GC Events, che si occupa di allestimenti fieristici.

Venerdì 24 maggio il giovane ha perso il controllo della vettura sulla A9 nei pressi dello svincolo con l’A8, nel territorio di Origgio (Varese), ed è andato a incastrarsi sotto un tir parcheggiato in una piazzola di sosta.

I soccorritori hanno lavorato a lungo per liberare dalle lamiere il corpo senza vita.

#paolodalpozzo#silviodeglinnocenti#amosgirardi#mortidilavoro

Maggio 2024: 71 morti (sul lavoro 57; in itinere 14; media giorno 2,7)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 436 morti (sul lavoro 341; in itinere 95; media giorno 2,9)

64 Lombardia (41 sul lavoro – 23 in itinere)

50 Campania (39-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

37 Sicilia (25-12)

35 Veneto (26-9)

32 Toscana (28-4)

26 Puglia (22-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

18 Abruzzo (15-3)

13 Calabria (10-3)

12 Marche (9-3), Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

2 Molise (2-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Un fantasma si aggira per l’Italia, il fantasma della classe operaia.

“Il tema del lavoro, e del lavoro fisso in particolare, non è mai stato cosí all’ordine del giorno, né mai cosí astratto.

Inevitabilmente astratto, visto che nel frattempo il soggetto, cioè l’operaio, è scomparso insieme alla classe relativa.

Esiste, ma non ha definizione, come tutto ciò che è stato sconfitto dalla Storia. Restano le percentuali, i numeri, specie se ciò che si numera sono i morti.

Solo allora, una volta morto, l’operaio, da fantasma che era, prende corpo. Curiosa inversione.” (da “Works: Edizione ampliata (Einaudi. Stile libero big)” di Vitaliano Trevisan) 

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“Come si presentano, nella storia, i contrari che diventano complementari?”

“L’ultima volta che sono stato nel Mausoleo di Lenin, a Mosca, era il novembre dell’85.

Fuori la temperatura era di 11 gradi sotto zero. Dentro, ho contemplato il volto della storia.

Il cadavere imbalsamato d’uno dei miti più duraturi del nostro secolo aveva la pelle di una bambola di celluloide con l’eczema.

Dietro di lui, lapidi e tombe pêle-mêle. Stalin accanto a Kamenev, la sua vittima riabilitata; Zhdanov accanto a Gor’kij, che nel ’36 aveva fatto avvelenare.

I miei attori, in quei giorni, nei paesi di un’Europa governata dalle ansie della guerra fredda e solcata da un Muro insormontabile, rappresentavano Il vangelo di Oxyrhincus: un ebreo hassid si aggirava danzando in cerca del Messia, e incontrava popoli che il proprio Messia l’avevano già trovato.

In quello spettacolo, tutti i valori si mischiavano e impazzivano sotto gli occhi del piccolo sarto Zusha Mal’ak.

Grandi ideali luminosi generavano notti d’assassini; l’estasi e la fede erano la nuova terra da cui cresceva la ferocia; la vittima immolata sulla croce diveniva bandiera di guerra.

Tutti i contrari si rovesciavano – fra il sangue – nel loro aspetto complementare.

Perché a differenza di ciò che accade nella materia sottile e nell’arte, è in maniera sanguinaria che nel mondo degli uomini i contrari si abbracciano.” (da “Teatro. Solitudine, mestiere e rivolta” di Eugenio Barba).

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Pensando a una campagna elettorale per un’Europa senza prospettive, in un paese in cui i partiti hanno completamente smarrito il senso della visione politica della realtà sociale, economica e culturale.

“Alla frustrazione si fa l’abitudine, come a tutto ciò che non uccide, ma non sempre ciò che non uccide rende piú forti, al contrario: a volte è solo uno dei tanti modi di morire in vita.” (da “Works: Edizione ampliata (Einaudi. Stile libero big)” di Vitaliano Trevisan).

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Attualità

“Essere imbalsamato in vita mi spaventa piú di ogni possibile vantaggio”.

 “E non circondarsi mai mai di persone adoranti che dicono sempre di sí; al contrario: tagliare immediatamente, senza esitazioni né pietà, per se stessi e per gli altri, le relazioni, di lavoro e non, che sembrano prendere questa piega.

Se non lo si fa è l’inizio della fine, che può anche essere lunga e piacevole, per carità; ma l’idea di trasformarmi in un X, o, tanto per far nomi, in un Meneghello, o in uno Zanzotto, o, tanto per farne di qualcuno ancora in vita, in un Magris – che tra l’altro ha addirittura un tavolo perennemente riservato, in un noto caffè di Trieste, e sul tavolo un cartellino con il suo nome scritto sopra, e al tavolo una sedia che non avrà altro culo all’infuori del suo, o di quello della sua prossima statua, presumibilmente in bronzo, come quella di Joyce, che, sempre a Trieste, occupa un posto in platea al teatro Miela, cosa che un po’ mi infastidisce, ma perdio: si tratta pur sempre di Joyce!

Essere imbalsamato in vita mi spaventa piú di ogni possibile vantaggio.

L’idea di dare addirittura una mano alla propria imbalsamazione da vivi mi inorridisce.

E lo stesso magari, quando sarò vecchio – che lo diventi non è certo, ma, fin che sono in vita, è pur sempre possibile, se si presenterà l’occasione finirò per cedere.

C’è chi non l’ha fatto. Prendere sempre esempio da questi ultimi.” (da “Works: Edizione ampliata (Einaudi. Stile libero big)” di Vitaliano Trevisan) 

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Attualità

Il segretario della NATO sembra il capo dell’esercito di Franceschiello quando disse ai suoi soldati “facite ‘a faccia feroce”.

Gli Usa ora pronti ad accettare che Kiev colpisca la Russia con i suoi missili. Ecco perché”, titola Repubblica, mentre nell’occhiello si legge: “Le parole di Stoltenberg sull’uso delle armi Nato in territorio russo non fanno che confermare che le discussioni in questo senso sono avanzate.

Avete già capito che questo articolo in prima pagina, dall’inviato Paolo Mastrolilli da New York è una bufala bellicista, quel “ecco perché” è un disperato tentativo del titolista del quotidiano di tenere in piedi un pezzo che cade a pezzi.

La possibilità che l’Ucraina possa attaccare la Russia nel suo territorio non è una novità, è già successo, quindi dov’è la svolta?

Non c’è, infatti si ricorre alla foglia di fico del condizionale: “durante il briefing tenuto venerdì con i giornalisti in vista della missione del segretario Blinken nel Vecchio continente, (l’assistente) sembra ammettere che Kiev ha già il permesso di attaccare Mosca sul suo territorio per difendersi”.

Il raid russo a Kharkiv.

Sembra ammettere? Perché si tergiversa? Perché gli ucraini non possono, cioè non devono, usare armi americane in territorio russo, che questo significherebbe un coinvolgimento diretto degli Usa nel conflitto, e perché questo significherebbe a sua volta che la NATO non aiuta l’Ucraina, ma attacca la Russia.

E questo autorizzerebbe l’uso di armi nucleari tattiche da parte di Putin, eventualità che proprio in questi giorni sta sbandierando attraverso le minacciose manovre, con tanto di bombe atomiche in equipaggiamento.

Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO.

Ecco perché quello che ha detto Stoltenberg ha fatto rizzare i capelli in testa alle cancellerie europee. Qual è, allora, il punto?

Poiché sembra che la Russia abbia lanciato due bombe planari a navigazione satellitare su Khariv da basi a ridosso del confine, la NATO chiede il permesso agli USA di varcare il confine e bombardare in territorio russo.

Ma è solo un “pour parler”, infatti Mastrolilli, dopo aver lanciato il sasso, nasconde subito la mano dietro un puerile: “le dichiarazioni di Stoltenberg confermano che la discussione è in fase avanzata”. 

E mentre come al solito Biden dice e non dice e Blinken va in giro ad arricchire la sua personale collezione di pessime figure, i Russi stanno travolgendo le difese ucraine e la NATO crede di poter rispondere “facendo la faccia feroce”.

Francesco II delle Due Sicilia, soprannominato Franceschiello.

Stoltenberg sembra la brutta copia del generale borbonico Francesco Landi che così credeva di incitare le sgangherate truppe di re Franceschiello di fronte all’avanzata dei garibaldini. “Facile la faccia feroce” non fermò Garibaldi che riuscì ad annettere i territori del Regno di Napoli.

Tornando all’insalatona di condizionali, illazioni, processi all’intenzioni, dietrologie e supposizioni che oggi Repubblica scodella in prima pagina, c’è di nuovo da prendere nota che l’ansia bellicista che ormai quasi ogni giorno tormenta l’etica professionale del direttore del quotidiano sta facendo sprofondare la testata in una gazzetta, che lancia bollettini, invece che notizie verificate o analisi indipendenti supportate da fatti.

E questo ci dice che siamo già in un clima guerra, quel clima intossicato da fake news, tanto da rendere famosa la frase: “quando scoppia la guerra, la prima vittima è la verità”.

Hiram Johnson (1866-1945).

Il fatto che dirlo sia stato nel 1917 Hiram Johnson,  un senatore americano tra i più cocciuti oppositori all’adesione degli USA alla Società delle Nazioni, la madre dell’ONU, la dice davvero lunga e profonda sulla necessità che il diritto internazionale torni a disarmare l’odierna classe politica, prima che ci trascini nel baratro di un conflitto dalla conseguenze umane irreversibili.

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Attualità

“Nostro padre non era uno sprovveduto: aveva 43 anni di contributi, sempre nello stesso settore. Questo sterminio deve finire”.

“Questo sterminio deve finire – ha detto a Repubblica Giusy, una dei tre figli di Antonio Russo, morto mercoledì 22 maggio nel cantiere della metro a Capodichino – Quello che ci teniamo a dire è che questo accade perché il lavoro edile non è visto come usurante, ma oltre i 60 anni non si hanno più i riflessi di un giovane, nonostante nostro padre fosse molto scrupoloso, un ottimo lavoratore, un capo cantiere di quarto livello.

Nostro padre non era uno sprovveduto: aveva 43 anni di contributi, sempre nello stesso settore. Chiediamo solo che gli venga riconosciuta la sua dignità di grande lavoratore e faremo di tutto per far sì che questo accada.

Non ci servono colpevoli, ma vogliamo, desideriamo, che la verità esca fuori, per nostro padre: un grande uomo. E questo sterminio deve finire”.

Per ricordare Antonio Russo, i suoi compagni di lavoro venerdì hanno scioperato 8 ore e manifestato deponendo caschi insanguinati davanti alla Prefettura di Napoli.

Accadeva proprio mentre un altro lavoratore perdeva la vita a Mugnano di Napoli, a pochi chilometri da Giugliano in Campania, dove risiedeva Russo.

La vittima è Michele Di Natale, 37 anni, morto per un malore durante i lavori di scavo per la posa di tubi. La Procura di Napoli Nord Aversa ha sequestrato la salma e disposto l’autopsia.

Lavorava nel settore edile, nell’azienda di famiglia, anche Mariangela Favagrossa, 64 anni, morta a Manerbio (Brescia) giovedì 24 maggio mentre tornava a casa dal lavoro.

La sua vettura era ferma a un incrocio quando è stata tamponata e scaraventata in mezzo all’incrocio proprio mentre sopraggiungeva un autobus. La donna non ha avuto scampo

In Molise è morto lavorando l’agricoltore di 78 anni Michele Pietroniro.

È accaduto giovedì 24 maggio a Lupara (Campobasso), ma il fatto è stato scoperto solo la mattina di venerdì 25.

Pietroniro si è ribaltato lungo un pendio con il trattore con rimorchio che stava guidando, rimanendo schiacciato.

#antoniorusso#micheledinatale#mariangelafavagrossa#michelepietroniro#mortidilavoro

Maggio 2024: 67 morti (sul lavoro 55; in itinere 12; media giorno 2,8)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 432 morti (sul lavoro 339; in itinere 93; media giorno 2,9)

63 Lombardia (41 sul lavoro – 22 in itinere)

50 Campania (39-11)

39 Emilia Romagna (31-8)

36 Sicilia (24-12)

35 Veneto (26-9)

31 Toscana (28-3)

26 Puglia (22-4)

23 Lazio (16-7)

22 Piemonte (18-4)

17 Abruzzo (14-3)

13 Calabria (10-3)

12 Marche (9-3), Sardegna (11-1)

10 Liguria (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Alto Adige (8-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Basilicata (4-0)

2 Molise (2-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Col ritorno della ferocia della guerra in Europa e in Palestina, ecco la dirompente attualità della “banalità del male”, che riempie, senza pudore, le bocche di capi di stato e di governo.

“Nella Banalità del male, Hannah Arendt offrì una descrizione precisa di questa giravolta che gli esecutori nazisti compivano per poter sopportare le orribili azioni che perpetravano.

I più fra loro non erano semplicemente malvagi; sapevano bene che le cose che facevano recavano umiliazione, sofferenza e morte alle loro vittime.

La via di fuga dal loro imbarazzo era dunque che «invece di pensare: che cose orribili faccio al mio prossimo!, gli assassini pensavano: che orribili cose devo vedere nell’adempimento dei miei doveri, che compito terribile grava sulle mie spalle!»

In questo modo, erano in grado di mettere sottosopra la logica del resistere alla tentazione, tentazione che era proprio quella di soccombere a una pietà e a una solidarietà fondamentali in presenza di un essere umano che soffre; il loro sforzo «etico», insomma, era rivolto al compito di resistere a questa tentazione di non umiliare, non torturare, non assassinare.

La mia violazione degli spontanei istinti etici di pietà e compassione è trasformata allora nella prova della mia elevatezza etica: per compiere il mio dovere, sono pronto a caricarmi del gravame di infliggere sofferenze agli altri.” (da “Leggere Lacan: Guida perversa al vivere contemporaneo” di Slavoj Žižek).

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