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Il papocchio del Papa.

Il Papa “è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni”. E’ quanto si legge in una lunga dichiarazione del nuovo segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone di fronte alla bufera scatenatasi […]

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Il Papa “è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni”. E’ quanto si legge in una lunga dichiarazione del nuovo segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone di fronte alla bufera scatenatasi nel mondo islamico dopo il discorso all’università di Ratisbona.

Papa Josef Ratzinger ha combinato un papocchio, che scatenato le ire delle autorità religione di quasi tutto l’Islam.

L’errore è l’aver confuso il suo vecchio incarico, quello di guardiano della dottrina della fede, che una volta si chiamava Sant’Uffizio, con il ruolo politico e diplomatico di Papa, che è il capo di uno stato, quello del Vaticano, che ha relazioni politiche e diplomatiche con tutto il mondo diplomatico, politico, civile e religioso.

Un errore grave, molto grave. Segno dei tempi, del modo odierno di gestire il potere, nel quale non si sanno vestire i panni dei ruoli istituzionali e ci si lascia andare a dichiarazioni “politicamente” sbagliate e dunque molto pericolose.

Non si tratta di fare il processo alle intenzioni, dunque non è importante giudicare ciò che non fosse nell’ intenzione e quali buone intenzioni siano state fraintese. Ma di prendere atto di un incidente diplomatico molto pesante.

Le parole del cardinale Bertone suonano goffe: “Ciò che il Papa intendeva era affrontare il tema del rapporto tra religione e violenza in genere e concludere con un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religione della violenza, da qualunque parte essa provenga”.

Si continua a confondere ideologia con ragione di stato. Forse al Papa manca l’esperienza di Navarro Vals. Forse la scaltrezza di monsignor Ruini.

Ma i risultati sono devastanti per la reputazione della Santa Sede, in un momento delicatissimo del rapporto tra mondo arabo e l’Europa, alla luce del nuovo protagonismo della Ue, accanto all’Onu nella vicenda libanese, che tutti abbiamo salutato come una battuta d’arresto dell’unilateralismo Usa in Medioriente.

Un teologo integralista che diventa papa non può continuare a fare il teologo, cioè a testimoniare la supremazia della propria fede sulle altre. Il papa è un’altra funzione, un altro ruolo, deve mirare a ben altri risultati, fra tutti, il saper essere ascoltato, anche se non condiviso, da tutti, laici, cattolici, musulmani. Come seppe fare il suo predecessore.

I romani dicono che morto un papa se ne fa un altro. Mala tempora currunt se il successore non sa essere all’altezza del ruolo. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Il papocchio del Papa.”

Solo una domanda mi sorge spontanea dopo tutta questa bufera.
Ma quanti in tutto il mondo si sono presi la briga di leggere il discorso tenuto dal papa per intero invece di affidarsi alle estrapolazioni delle agenzie di stampa?
Evidentemente quasi nessuno.

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