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La cattiva maestra e la maestra cattiva.

Il segno più evidente di una calo di popolarità da parte della televisione e dei programmi televisivi viene da Lion 2007, il festival mondiale della pubblicità che si sta svolgendo in questi giorni a Cannes. Quest’anno i film pubblicitari iscritti al festival sono diminuiti dell’8%, segno dello spostamento della comunicazione commerciale su altri canali, prima […]

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Il segno più evidente di una calo di popolarità da parte della televisione e dei programmi televisivi viene da Lion 2007, il festival mondiale della pubblicità che si sta svolgendo in questi giorni a Cannes. Quest’anno i film pubblicitari iscritti al festival sono diminuiti dell’8%, segno dello spostamento della comunicazione commerciale su altri canali, prima fra tutti su Internet.

La tv così come è stata concepita con l’ingresso nell’etere dei network privati perde colpi, perde pubblico e dunque perde ascolti. E di conseguenza sta perdendo investimenti. La supremazia dell’idea di uno strumento completamente piegato alle logiche di tipo commerciale, dunque, perde colpi, perde pezzi. L’exploit del reality –show si va sgonfiando. Un campanello d’allarme che arriva proprio dalla pubblicità dovrebbe far riflettere sia i network pubblici che quelli privati. Ma un’altra conferma della cattiva fama che la tv si è andata conquistando in questi anni, arriva da Berlino.

Bambini con sguardi seri, tristi, un viso paralizzato e il corpo senza vita come quello di una bambola sono i protagonisti delle foto del fotografo tedesco Wolfram Hahn, esposte al centro di fotografia `C/Ò nell’ex Posta centrale di Berlino. Gli sguardi dei bambini sono rivolti verso un punto che non è l’obiettivo del fotografo, ma uno schermo televisivo: i tredici ritratti della serie
«una cameretta per bambini stregata» mostrano l’effetto della “cattiva maestra televisione” su bambini di tre, sei e dieci anni. I più grandi, pur sempre paralizzati davanti allo schermo, sembrano più disillusi rispetto ai più piccoli. Il fotografo Hahn fa riferimento agli studi del 1982 di Daniel Klemm sugli effetti distorcenti della Tv sulla percezione infantile e sulle conseguenze negative per lo sviluppo verso l’età adulta ripresi anche dal filosofo Karl Popper nel 1994 in «Cattiva Maestra Televisione».

Non è un caso che qui abbiamo messo a confronto due episodi critici verso la tv: uno di tipo puramente economico, come quello del festival di Cannes e l’altro di tipo artistico, come la mostra di Berlino. Essi non sono affatto lontani dalla realtà. Chi è lontano dalla realtà è, invece, il nostro sistema televisivo, sia pubblico che privato. Mentre il senso comune a anche gli interessi economici dovrebbero spingere il nostro mercato a soluzioni migliorative del rapporto tra tv e spettatori, ivi compresi i più piccoli, in Italia è come se vivessimo in un clima sospeso, in un vuoto pneumatico.

Ciò che avrebbe potuto rendere la situazione almeno un poco più dinamica, vale e dire la nuova legge sulle tv, la cosiddetta Gentiloni da un lato, e la legge sul nuovo assetto della tv pubblica dall’altro, è incredibilmente in una situazione di stallo: entrambi i provvedimenti sono incagliati nello scontro politico in Parlamento. Sul dibattito pesano rendite di posizione, arroccamenti, veti incrociati. Ignara dei ritardi che colpiscono i cittadini, cui si nega la possibilità di scegliere programmi di qualità, ma che colpiscono anche il mercato, a cui si nega l’ingresso di nuovi soggetti, la politica appare del tutto incapace di prefigurare soluzioni positive.

Così se da un lato la tv continua a fare la cattiva maestra, contemporaneamente la politica conferma di essere una maestra cattiva. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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