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L’Agenzia delle Entrate vuole sempre un fiorino.

In Italia ricevere una raccomandata dall’Agenzia delle Entrate è sempre un triller.

Poi scopri che ti ridanno indietro quello che hai pagato di più. Emozionante.

Stiamo calmi. Leggi meglio, scopri che sottraggono le spese di spedizione della raccomandata.

Perché se devi ridare vuoi comunque riavere? Perché l’istituzione pensa di avere più diritti del singolo?

È come se andando di persona allo sportello per ritirare le somme si potesse chiedere il rimborso immediato del costo della benzina, del parcheggio, nonché delle ore uomo per il tempo della fila allo sportello.

E nel caso si utilizzi l’opzione del rimborso digitale, è come se si potesse ricevere un gettone forfettario di rimborso dei costi di gestione del browser, del conto corrente, dell’energia che alimenta il pc o la carica della batteria dello smartphone da cui partirà l’e-mail col modulo e la documentazione da allegare.

Ma sarà necessario anche contabilizzare le spese di uno scanner e di una App per allegare al modulo di richiesta gli allegati.

Senza contare che tutte le commodity qui citate sono state già soggette all’IVA, quindi il cittadino ha già pagato una tassa per l’utilizzo.

E il tempo speso per andare all’ufficio postale a ritirare la raccomandata?

Vi ricordate le risate provocate dalla gag “un fiorino” del film “Non ci resta che piangere” del duo Benigni-Troisi?

D’altronde, il testo della lettera raccomandata recita: “La informiamo che è disponibile a suo nome la somma di xxxxx quale rimborso derivante da un importo superiore a quanto da Lei effettivamente dovuto”.

Mica c’è scritto “ci scusi le abbiamo sottratto soldi, li restituiamo, staremo più attenti”. C’è scritto “rimborso eccedenze”.

E c’è scritto anche che se non ti sbrighi, il credito lo perdi per sempre. Non è un debito, quello sì che lievita di mese in mese, di anno in anno.

Un lavoratore dipendente, un pensionato, un interinale, una partita IVA mica può prendere la cittadinanza a Montecarlo o ad Amsterdam per non pagare le tasse che ti soffiano all’origine del reddito.

E manco avere una maggioranza parlamentare che garantisca l’immunità da truffe societarie, evasioni fiscali, falsi in bilancio.

Quindi, come nel film, ora e sempre dobbiamo sottostare a: “Chi siete? Quanti siete? Che portate? Un fiorino!”.

La domanda è: siamo sicuri che non ci resti solo che piangere?

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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