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Senza equipaggiamento, senza specializzazione, senza precauzioni. Morire in appalto per un’azienda pubblica. Ma non si muore solo a Palermo, altre tre vittime in una giornata che porta a 8 i morti di lavoro.

Sul sito dell’AMAP, Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo, neanche una parola di cordoglio.

A Casteldaccia lunedì 6 maggio cinque lavoratori sono morti soffocati dalle esalazioni di idrogeno solforato in una vasca di sollevamento delle acque reflue dell’Amap (Azienda municipalizzata acquedotto di Palermo).

Un sesto è ricoverato in condizioni gravissime, altri tre se la sono cavata con danni minori.

Nessuno dei nove è dipendente diretto Amap: sette fanno capo alla Quadrifoglio group srl di Partinico, appaltatrice della manutenzione impianti nell’area orientale, due sono interinali Amap.

Secondo i sindacati, diversi di loro sono sottoinquadrati rispetto alle mansioni svolte.

Secondo il comandante dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio, tutti i lavoratori scesi nel pozzo erano sprovvisti di DPI.

Il presidente Amap, Alessandro Di Martino, se ne lava le mani: “Non è comprensibile come non si siano protetti. Noi abbiamo protocolli di sicurezza che impongono l’osservanza di regole strette alle ditte che si aggiudicano gli appalti e per gli interinali teniamo una formazione rigida”.

Esemplare: chissà perché nessun responsabile Amap era presente sul cantiere, aperto dal 29 aprile, e chissà perché ai sindacati risulta che nessuno dei lavoratori coinvolti abbia svolto attività di formazione – rigida o meno – nell’ultimo anno.

Le cinque vittime sono Epifanio Assazia, 70 anni, contitolare della Quadrifoglio, di Partinico ma residente ad Alcamo (Trapani); Ignazio Giordano, 57 anni, di Partinico, operaio Quadrifoglio; Giuseppe La Barbera, 28 anni, di Palermo, moglie e due figli, interinale Amap; Giuseppe Miraglia, 47 anni, di San Cipirello (Palermo), operaio Quadrifoglio; Roberto Raneri, 51 anni, di Alcamo, operaio Quadrifoglio.

Il lavoratore in gravissime condizioni al Policlinico di Palermo è Domenico Viola, 62 anni.

Come se la strage di Casteldaccia non bastasse, contiamo altre tre vittime del lavoro, che portano il totale di lunedì 6 maggio a otto vittime.

Marina Bussone, 63 anni, è morta a Valloriate (Cuneo), travolta dal rimorchio agganciato al trattore guidato dal marito.

I due coniugi avevano raccolto legna in un terreno di proprietà e sulla strada del ritorno il trattore è sbandato in curva, provocando il ribaltamento del rimorchio e la morte della donna.

Giampietro Toffanello, 61 anni, è morto a Nanto (Vicenza), vittima del ribaltamento in un canale del trattore con il quale stava sfalciando l’erba in un terreno di proprietà. Lascia la moglie e due figli.

La terza vittima è un volontario di Palazzolo sull’Oglio (Brescia), Andrea Pirotta, 62 anni, stroncato da un malore durante le operazioni di tinteggiatura degli spogliatoi dell’impianto parrocchiale.

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(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Maggio 2024: 17 morti (sul lavoro 17; in itinere 0; media giorno 2,8).

Anno 2024: 382 morti (sul lavoro 301; in itinere 81; media giorno 3)

53 Lombardia (35 sul lavoro – 18 in itinere)

42 Campania (31-11)

37 Emilia Romagna (29-8)

33 Veneto (24-9)

29 Sicilia (21-8)

26 Toscana (24-2)

24 Puglia (20-4)

22 Lazio (16-6)

20 Piemonte (16-4)

16 Abruzzo (13-3)

12 Calabria (10-2)

10 Liguria (8-2), Marche (8-2)

9 Estero (8-1)

8 Trentino (6-2), Sardegna (7-1)

7 Alto Adige (7-0)

5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0)

3 Basilicata (3-0)

1 Molise (1-0).

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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