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A Calenzano la quinta strage di lavoratori nel 2024.

di Piero Santonastaso | Facebook.com/Mortidilavoro

Nel deposito Eni di Calenzano (Firenze), dove lunedì 9 dicembre un’esplosione nell’area di carico delle autobotti ha causato 2 morti, 3 dispersi e 9 feriti, si è registrata la quinta strage di lavoratori del 2024.

La prima, proprio a Firenze, c’era stata il 16 febbraio con le 5 vittime nel cantiere per la costruzione di un nuovo supermercato Esselunga.

La seconda, il 9 aprile, nella centrale elettrica Enel di Suviana (Bologna), dove morirono in 7.

La terza, il 6 maggio, a Casteldaccia (Palermo) con la morte di 5 lavoratori impegnati in un impianto fognario Amap.

La quarta il 18 novembre con i 3 morti nell’esplosione in una fabbrica clandestina di fuochi d’artificio a Ercolano (Napoli).

Alcune considerazioni. È criminale mantenere un deposito di carburanti di 170.300 metri quadri, per “la ricezione, il deposito e la spedizione di benzina, gasolio e petrolio”, nel cuore di un’area fittamente popolata.

Nel 2022 uno studio del Comune di Calenzano aveva classificato l’insediamento industriale come “a rischio di incidente rilevante”, come l’adiacente struttura di Manetti & Roberts.

Rischio tanto più alto quanto maggiore è l’afflusso di carburanti attraverso due oleodotti dalla raffineria Eni di Livorno. Prodotti petroliferi che vengono stoccati in serbatoi cilindrici – a tetto fisso o galleggiante – per essere poi inviati alle pensiline di carico, esattamente dove si è verificata l’esplosione.

Il rischio segnalato dal Comune di Calenzano è accresciuto dalla presenza della ferrovia a poche decine di metri di distanza, dell’A1 a 800 metri, della Firenze-Mare a 1,5 km e dell’aeroporto a 5 chilometri.

Per tacere – come segnalava Medicina Democratica – della contaminazione delle acque superficiali e delle falde acquifere (il torrente Garille confina con l’impianto Eni, il Marina è a 300 metri), nonché dell’atmosfera per i vapori emessi dal deposito.

Ora che nel mondo reale il disastro si è puntualmente verificato, rileviamo che nel mondo finto degli affari il titolo Eni va a gonfie vele.

Stiamo pur sempre parlando di un gigante talmente preoccupato delle sorti comuni da aver chiesto la cancellazione dal registro delle aziende a rischio di incidente rilevante, come invece imporrebbe la direttiva UE 2012/18 (basta verificare su portaleseveso.isprambiente.gov.it), e da condurre una battaglia di retroguardia contro l’auto elettrica per garantirsi la rendita di posizione come monopolista di fatto sul mercato italiano dei carburanti (vedi ad esempio l’esclusiva garantita da questo governo a Eni per il biodiesel).

E la sicurezza dei lavoratori e della popolazione?

#calenzano#mortidilavoro#eni

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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