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democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Prima perde il controllo dei suoi sulle presentazione delle liste, poi perde il controllo sulla pertinenza del decreto salva-liste. Col risultato che perde consensi. Alla fine perde la testa alla conferenza stampa sulle liste. Berlusconi perde colpi?

Battibecco premier-freelance, poi ‘rissa’ con La Russa-Rainew24

Interviene piu’ volte, interrompe il premier, chiede di poter parlare e dal fondo della piccola sala stampa ‘urla’ le sue domande ‘scomode’ contro il governo e il capo della Protezione Civile, Bertolaso. Un crescendo che, dopo l’ennesima interruzione, suscita la reazione spazientita di Berlusconi.

Protagonista involontario, o forse no, della conferenza stampa indetta da Silvio Berlusconi per spiegare la “gazzarra” sulle liste elettorali, Rocco Carlomagno e’ il piu’ fotografato e ricercato dalle tv al termine dell’intervento del premier.

‘Reduce’ dallo scontro verbale con Berlusconi e da quello fisico, solo sfiorato, con il ministro Ignazio La Russa, il freelance Carlomagno esce dalla sede del Pdl in via dell’Umilta’ tra i fischi dei giovani dei Club della Liberta’ che aspettano con bandiere e striscioni l’uscita di Berlusconi.

E’ lui la vera sorpresa della conferenza stampa del Pdl sul caos liste. Interviene piu’ volte, interrompe il premier, chiede di poter parlare e dal fondo della piccola sala stampa ‘urla’ le sue domande ‘scomode’ contro il governo e il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Un crescendo che, dopo l’ennesima interruzione, suscita la reazione spazientita di Berlusconi: “Lei e’ un villano e dovrebbe meritare ben altra cortesia rispetto a quella che io le riservo. Si vergogni – sbotta il premier – Lei e’ fuori ordine, attenda” il suo turno. Ma Carlomagno non si arrende e cerca di imporre ancora le sue domande. “Lei non ha l’opportunita’ di intervenire – replica Berlusconi – Potete accompagnare gentilmente alla porta quella persona?”.

E’ a quel punto che il ministro Ignazio La Russa si alza una prima volta per calmare il giovane e gli si siede affianco: “Stia buono adesso, lei e’ un maleducato”, tuona. Un intervento che non sortisce l’esito sperato. Carlomagno insiste e poco dopo lancia nuove accuse nei confronti di Bertolaso: “Lasci le sue generalita’ – replica il presidente del Consiglio – in modo che il capo della Protezione Civile possa presentare denuncia”. La Russa si avvicina nuovamente all’uomo ma Carlomagno non demorde.

Una giornalista interviene chiedendo che “il collega” non sia allontanato dalla sala ma c’e’ chi fa notare che “non risulta iscritto all’Ordine dei Giornalisti”. Immediata arriva la puntualizzazione di Carlomagno: “Sono un free lance”. “E’ un disturbatore”, commenta Berlusconi.

Al termine della conferenza il giovane prova ancora ad intervenire e urla al premier che “chiederemo i danni per quello che avete fatto”. Berlusconi risponde, mentre lascia la sala: “Si vergogni, questa e’ la sinistra”. La Russa parte dalla prima fila, si avvicina a Carlomagno, lo invita a smetterla e lo strattona per il giaccone. “Lei’ e’ un picchiatore fascista”, gli urla Carlomagno mentre le telecamere riprendono la scena e i flash immortalano la ‘quasi rissa’. Carlomagno lascia via dell’Umilta’ ma non prima di annunciare che querelera’ il ministro La Russa.

Poi interviene alla radio: “Il ministro mi ha dato due pugni nello sterno. Del resto lui era un picchiatore”, afferma a Radio2. Intanto sul web e’ gia’ acclamato come nuova icona dell’antiberlusconismo con gruppi di fan su Facebook che prendono le sue difese. La reazione del Pdl si affida, invece, ad una nota che definisce Carlomagno “una persona non nuova a simili gesti provocatori” e sottolinea che alla conferenza “erano ammessi a partecipare i giornalisti di tutte le testate”, mentre lui “si e’ introdotto indebitamente, con una palese violazione”, “qualificandosi falsamente come ufficio stampa del Senato”. (Beh, buona giornata).

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democrazia Società e costume

Quando il governo perde la calma, il potere mostra tutta la sua debolezza: ecco chi è l’uomo che ha fatto incazzare Berlusconi.

Carlomagno, il free lance disturbatore che aveva già interrrotto Veltroni, D’Alema e Pannella-ilmessaggero.it
ROMA (10 marzo) – Un nome da imperatore, ma una lunga “carriera” da disturbatore e contestatore: Rocco Carlomagno, 40 anni, l’uomo che oggi ha avuto un lungo battibecco col premier Silvio Berlusconi e con il ministro Ignazio La Russa, non è un giornalista ma un attivista antinucleare del coordinamento nazionale di lotta contro i siti di stoccaggio, un tempo iscritto al Pd della Basilicata e ora vicino al Popolo viola. Ma, soprattutto si è fatto conoscere per numerosi altri episodi analoghi a quello di oggi.

Nel 2008 il leader radicale, Marco Pannella, in occasione di uno sciopero della fame contro la lista dei candidati elaborata dal Pd, fu costretto a urlare: «toglietegli il microfono». Carlomagno – deluso per le liste – si alzò e lesse un proclama fiume contro i candidati indagati e rimessi in lista: «Adesso inizieremo lo sciopero della fame!». Pannella gli diede la parola; poi, visto che quello perseverava si spazientì: «A Radioradicale ti hanno sentito…». Infine, visto che Carlomagno proprio non sembrava voler mollare il microfono, addirittura urlò: «Ooooohhhh!!! Hai finito!?».

Ma Carlomagno «il contestatore» si era già distinto interrompendo Walter Veltroni al Loft del Circo Massimo, e più recentemente Luciano Violante, che contestò sul tema dell’immunità parlamentare, e Masimo D’Alema a un convegno sul processo penale organizzato da Italianieuropei. Curriculum («sono un freelance e per fortuna non sono iscritto all’albo dei fascisti giornalisti», dice) ed exploit a parte, Carlomagno, grazie alla sua performance di oggi sul web, è già una star: sui social network fioccano le pagine che inneggiano all’uomo che ha cercato insistentemente di porre domande al Cavaliere sul decreto salva-liste e sul caso Bertolaso e che ha costretto a intervenire in prima persona nientemeno che la Russa. (Beh, buona giornata).

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democrazia

Il ministro della Difesa “personale” del premier aggredisce un giornalista: La Russa torna ai tempi belli, quando era il capo del Fronte della Gioventù di Milano, l’organizzazione giovanile neofascista del MSI. Ma che razza di governo hanno eletto gli italiani? Che cosa si possono aspettare dalle prossime elezioni regionali?

http://www.repubblica.it/politica/2010/03/10/foto/il_premier_e_il_contestatore_il_battibecco-2580233/1/

http://tv.repubblica.it/copertina/la-russa-e-il-contestatore/43729?video

http://tv.repubblica.it/copertina/parapiglia-tra-la-russa-e-il-contestatore/43718?video

http://tv.repubblica.it/copertina/presidente-non-esageri/43717?video

Guardare per credere come siamo finiti. Beh, buona giornata.

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democrazia Leggi e diritto

La Camera dei deputati approva la legge salva-Berlusconi-dai processi.

(fonte:blitzquotidiano.it)
Approvata, con voto di fiducia posto dal Governo, la legge cosidetta “legittimo impedimento”. La Camera, in prima lettura, ha approvato un ordine del giorno con un elenco di manifestazioni o eventi che non costituirebbero assenza giustificata davanti a una Corte: la festa del Santissimo Crocifisso di Monreale, la fiera primaverile degli uccelli a Sacile, la sagra dello spiedino a Castello d’Agogna e la disfida del soffritto di maiale a Flumeri. In più, non dovrà essere consentito assentarsi dalle udienze neanche per partecipare alla presentazione di libri, a conferenze stampa o a convegni e meeting politici, come feste provinciali, scuole di formazione e inaugurazioni di nuove sedi di partito. Beh, buona giornata.

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democrazia Finanza - Economia - Lavoro Lavoro Leggi e diritto

Anche Confindustria nel suo “piccolo” si incazza per il casino elettorale.

(fonte: AGI)
“Siamo preoccupati e delusi perché l’economia italiana va ancora male ed è necessario e urgente prendere decisioni per tornare a crescere. A pochi giorni dalle elezioni non si sente minimamente parlare di programmi non si sente parlare di crisi, economia, di crescita e dei problemi delle imprese e soprattutto dei lavoratori e dell’occupazione. Noi facciamo un richiamo forte alla politica: quello di concentrarsi su questi temi che sono i temi che veramente interessano alle persone”. Lo ha detto il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia in un’intervista al Tg2. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Lavoro Leggi e diritto Popoli e politiche

L’ONU critica le politiche sulla sicurezza del governo italiano: se i nodi non vengono al pettine, il pettine va ai nodi.

L’Alto commissario per i diritti umani Navi Pillay a Roma per una visita di due giorni Audizione in Senato. Domani visiterà due campi nomadi. “I migranti non siano denigrati e attaccati” (fonte:repubblica.it)
Per l’Alto commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay è sbagliato utilizzare i militari per pattugliare le città, istituire le ronde e perseguire i clandestini. Dure critiche al pacchetto sicurezza sono state fatte stamane nel corso di un’audizione presso la commissione diritti umani del Senato dall’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay.

L’Alto commissario Onu si è detta “preoccupata” per alcune norme del “pacchetto sicurezza” adottato in Italia. “Continuo ad essere preoccupata quando il pacchetto sicurezza rende lo status di clandestinità un’aggravante per chi commette un crimine comune”, ha detto la Pillay che ha invitato i politici ad assicurarsi che i “migranti non siano discriminati, denigrati e attaccati”.

L’Alto commissario per i diritti umani ha parlato anche degli ultimi episodi di violenza nel Sud Italia contro i migranti invitando le “autorità italiane” ad assicurare “urgentemente alla giustizia” i responsabili di tali violenze e ad assumere tutte le misure necessarie per “evitare che questi incidenti si ripetano”.

Oggi Pillay incontra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Domani, inoltre, l’Alto commissario farà visita a due campi nomadi ed al Centro di identificazione ed espulsione per immigrati alla periferia di Roma. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro Lavoro

Da un anno Berlusconi dice che l’Italia è il paese che ha meglio affrontato la crisi economica. Non è vero.

Secondo l’Ocse cresce il divario tra Italia e paesi industrializzati. Il divario tra l’Italia e i principali Paesi industrializzati in termini di Pil pro capite e produttività «si è ampliato in modo sostanziale». Lo segnala l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel rapporto Obiettivo Crescita che vede la Penisola 20esima per Pil pro capite sui 30 Paesi aderenti all’Organizzazione. Il gap rispetto ai primi della classe, vicino al 30%, deriva in primis dalla minore produttività (-25% rispetto alla metà migliore dei Paesi Ocse). «La performance della produttività resta modesta», tuttavia «le azioni di liberalizzazione e incremento della concorrenza ne hanno migliorato le prospettive», anche se resta la necessità di altre riforme.

L’Italia è tra i Paesi dell’Ocse che maggiormente subiranno gli effetti della crisi. L’Ocse stima che complessivamente, nel lungo periodo, la crisi si tradurrà per l’Italia in un calo di 4,1 punti di Pil, contro una media Ocse di 3,1 punti. In situazione peggiore rispetto all’Italia ci sono solo l’Irlanda (sulla quale la crisi si tradurrà in una perdita di 11,8 punti di Pil), la Spagna (-10,6) e la Polonia (-4,4). Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

Cronache del berlusconismo: in Parlamento la maggioranza di centro-destra fischia “una ‘super patata ogm’, geneticamente modificata”.

Santanché, esordio amaro da sottosegretario, salva di fischi dai banchi del Centrodestra-repubblica.it

Un esordio tra i “fischi amici” quello di Daniela Santanché. Il mal di pancia e le battute polemiche che avevano preceduto la sua nomina hanno avuto una coda oggi, alla Camera, quando il neosottosegretario all’Attuazione del programma è entrata in aula e si è accomodata per la prima volta sugli scanni riservati al governo. Il suo ingresso è stato accolto da un’improvvisa salva di fischi partiti non dai banchi dell’opposizione, ma da quelli della maggioranza.

E’ accaduto durante la discussione per la ratifica di un trattato internazionale. Il deputato Franco Narducci del Pd stava svolgendo il suo intervento quando è partita una bordata di fischi dai banchi del centrodestra. A quel punto il parlamentare pd Roberto Giachetti si è alzato, chiedendo l’intervento della presidenza di turno per consentire l’intervento del collega di gruppo. Poco dopo, però, qualcuno si è avvicinato a Giachetti a spiegargli cosa era veramente successo: “Chiedo scusa a tutta l’Aula – ha detto allora Giachetti riprendendo la parola – : pensavo che i fischi fossero rivolti al nostro oratore, invece erano per il sottosegretario Santanchè…”.

La nomina della Santanchè (*) aveva fatto storcere il naso a molti nel Pdl a causa della sua carriera politica che l’ha portata, in tempi non lontani, a schierarsi contro il centrodestra “ufficiale”. Nata a Cuneo il 7 aprile del 1961, laureata in scienze politiche, Daniela Santanché ha fatto l’imprenditrice prima di sbarcare in politica nel 1995 come consigliere provinciale di An a Milano. Con An è stata eletta al Parlamento e nel partito è rimasta fino al 2008 quando ne è uscita, schierandosi con La Destra di Francesco Storace. L’alleanza è finita dopo il fallimento dell’esperienza elettorale del 2008 e Santanchè ha promosso il Movimento per l’Italia, formazione politica che guardava al Pdl. Il 24 febbraio scorso, Santanché ha formalizzato la sua adesione al Pdl e una settimana dopo, il primo marzo, Silvio Berlusconi l’ha nominata sottosegretario al Programma di governo (ministro Rotondi).

La più critica sulla nomina di Daniela Santanchè è sempre stata Alessandra Mussolini: “Oggi leggo su tutti i giornali che si dà il via libera a una ‘super patata ogm’, geneticamente modificata – ha detto la deputata pdl durante un recente intervento alla Camera – . A chi ci riferiamo? A un sottosegretario che ha fatto un programma di Governo contro il presidente Berlusconi…”. (Beh, buona giornata).

(*) La signora Santanché è il presidente di una società pubblicitaria che si occupa, tra l’altro, della raccolta di inserzioni per il quotidiano Il giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi (ndr-beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Berlusconi è nel pànico. Non sa più che dire sui pasticci che hanno combinato i suoi, neanche sul pasticcio del “decreto interpretativo”. Che disastro!

«Cari promotori della Libertà, presto vi darò appuntamento per una grande manifestazione nazionale per difendere il nostro diritto al voto e quindi la nostra democrazia e le nostra libertà. Come sapete si è cercato di estrometterci dal voto per le regionali in Lombardia, nella città di Roma e nella sua provincia. Vogliono impedire a milioni di persone di votare per il Popolo della Libertà. È un sopruso violento e inaccettabile, che in parte abbiamo respinto. A Milano, sia pure con un ritardo di una settimana, la nostra correttezza è stata pienamente riconosciuta. A Roma, invece, abbiamo subito una duplice ingiustizia. Così le elezioni del 28 e 29 marzo ci vedono contrapposti a una sinistra che, invece di misurarsi democraticamente con il voto, scende in piazza seminando menzogne, invidia e odio». Berlusconi dixit. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Siamo alla crisi istituzionale sulle elezioni regionali. Perché?

(fonte:ilmessaggero.it)
La documentazione allegata alla presentazione della lista Pdl Roma è incompleta. Questa la motivazione con la quale l’Ufficio elettorale non ha ammesso oggi la lista Pdl alle elezioni regionali del Lazio. Secondo i magistrati, da quanto si apprende dai legali del Pdl, l’ufficio centrale ha ricevuto il deposito della lista ieri in applicazione al decreto legge. L’ufficio, secondo quanto si apprende, ha accertato che la documentazione non era completa. Per questo, non essendo corredata da tutte le carte prescritte, la lista non è stata ammessa Beh, buona giornata.

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democrazia

Elezioni regionali 2010: istruzioni per l’uso.

http://espresso.repubblica.it/multimedia/23499555

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Attualità democrazia Lavoro Leggi e diritto

Mentre a Roma si discute di cavilli giuridici sulle prossime elezioni regionali.

INCIDENTE SUL LAVORO-corriere .it
Caduto da impalcatura, grave in ospedale
Manovale operato alla testa con grave ematoma è stato portato in ospedale con chiamata anonima
ROMA – Lo hanno trovato a terra a Via Latina, adagiato sul marciapiede. Probabilmente rumeno o dell’est, con i segni chiarissimi di un incidente sul lavoro, vista la calce che lo ricopriva sul volto e sul corpo. La chiamata dell’ambulanza è stata anonima e gli uomini del soccorso hanno raccolto l’uomo lontano dal posto dell’incidente.

CONDIZIONI GRAVISSIME – E’ arrivato al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni intorno alle 16, in condizioni disperate. L’uomo di cui non si conosce il nome, è stato operato per trauma cranico grave con ematoma cerebrale e fratture craniche.
(Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Decreto salva-liste: Berlusconi è federalista solo quando gli conviene?

Ecco perché il Tar del Lazio ha detto no-ilmesaggero.it
Il decreto legge non può essere applicato perché la Regione Lazio ha una sua legge elettorale, la lista Pdl Roma non fu presentata all’ufficio elettorale entro il termine ultimo delle 12 di sabato 27 febbraio e il plico con tutta la documentazione a corredo della lista fu portato via da esponenti della Pdl alle 17 dello stesso giorno. Questi, in sintesi, i motivi per i quali i giudici amministrativi della seconda sezione bis del Tar del Lazio hanno respinto la richiesta di sospensione del provvedimento di esclusione della lista Pdl Roma dalle elezioni regionali del Lazio.

In primo luogo, i giudici partono dalla considerazione che «l’articolo 1 comma 1 del dl non può trovare applicazione perché la Regione Lazio ha dettato proprie disposizioni in tema elettorale esercitando competenze date dalla Costituzione». Dunque, osservano i giudici, «a seguito dell’esercizio della potestà legislativa regionale, la potestà statale non può trovare applicazione nel presente giudizio».

Quanto alla presentazione della lista Pdl Roma i giudici sottolineano come gli elenchi «dovevano essere presentati in Tribunale fino alle ore 12» e che dai documenti «si evince che alle 12 erano presenti per consegnare le liste persone non delegate dei ricorrenti», ovvero vi erano delegati di altri partiti, ma non del Pdl.

Inoltre, osserva la seconda sezione bis del Tar del Lazio presieduta da Eduardo Pugliese, «che anche se trovasse applicazione il dl, dai documenti risulta che il plico rosso (quello contenente la documentazione della lista, ndr) alle 17 veniva prelevato e alle 19.30 consegnato ai carabinieri che ne disponevano l’acquisizione». Per questo motivo, sottolineano i magistrati, «non c’è certezza né prova che il delegato del Pdl avesse con sé la documentazione prevista» al momento della chiusura dei termini e quindi «l’ufficio regionale elettorale proprio per questo non
avrebbe potuto ricevere i documenti».

La conclusione è che per i giudici non sussistono elementi per l’accoglimento della richiesta del Pdl e «l’esistenza di un grave danno» che avrebbe motivato l’accoglimento dell’istanza cautelare. (Beh, buona giornata).

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democrazia Popoli e politiche Pubblicità e mass media

Dove affondano le radici del decreto- salva liste.

Un quarto degli italiani non sa niente di politica. Istat: uomini più attenti delle donne-blitzquotidiano.it

Un quarto della popolazione italiana non si informa mai di politica: il 23,3% degli italiani con più di 14 anni non è interessato alla vita politica del Paese: si tratta, in valori assoluti, di quasi 4 milioni di uomini e di 7 milioni 847 mila donne.

Il dato allarmante è stato diffuso stamane dall’Istat nel rapporto “La partecipazione politica: differenze di genere e territoriali”. L’Istituto di statistica certifica anche che il 60,7% del campione considerato si informa almeno una volta a settimana e il 35,9% ogni giorno. Parla di politica almeno una volta a settimana il 39,4%, ne parla solo occasionalmente il 26,2%, mentre non ne parla mai il 31,9%.

L’ascolto di dibattiti politici è meno diffuso e coinvolge il 23,6% della popolazione: solo 12 milioni di persone dichiarano, infatti, di aver ascoltato dibattiti politici almeno una volta nell’anno.

Le donne sono meno interessate alla politica rispetto agli uomini: solo il 53,6% delle donne si informa settimanalmente contro il 68,5% degli uomini. Inoltre le donne parlano di politica almeno una volta a settimana solo nel 31,3% dei casi contro il 48,1% degli uomini. Ben il 40,1% delle donne non parla di politica e il 29,3% non si informa mai.

Le fasce di età meno interessate alla politica sono giovani e anziani: parla di politica almeno una volta a settimana il 24,5% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni e il 25,2% delle persone con più di 75 anni, mentre a non parlarne mai sono, rispettivamente, il 46,8% e il 54,2%. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Decreti interpretativi.

“Oggi compio 62 anni, potrei chiedere un decreto interpretativo così invece che 62 ne avrei 26, tanto è un cavillo…”. Con questa battuta Emma Bonino, candidata del centrosinistra alla presidenza della regione Lazio, torna a criticare il decreto ‘salva-liste’ approvato dal governo venerdì, al termine dell’incontro con gli esponenti della fondazione Bruno Zevi. Beh, buona giornata.

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democrazia Leggi e diritto

Il Tar della Lombardia sospende la sospensione. Roberto Formigoni e la grazia ricevuta.

(Adnkronos) – “Non siamo in competizione per grazie ricevuta, non abbiamo ricevuto nessuna grazia”. Cosi’ il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, commenta la decisione del Tar che riammette la sua lista alla corsa per le prossime regionali. “Non abbiamo avuto -sottolinea Formigoni- bisogno di nessun aiutino, di nessun decreto legge. La sentenza del Tar non fa riferimento al decreto approvato dal governo”. (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto

Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini.

Il Presidente Napolitano risponde ai cittadini- da quirinale.it
Signor Presidente della Repubblica,
le chiedo di non firmare il decreto interpretativo proposto dal governo in quanto in un paese democratico le regole non possono essere cambiate in corso d’opera e a piacimento del governo, ma devono essere rispettate da tutte le componenti politiche e sociali per la loro importanza per la democrazia e la vita sociale dei cittadini italiani.
Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio per il bene del Paese e nel suo alto rispetto per la nostra Costituzione.
Cordiali saluti
Alessandro Magni

Signor Presidente Napolitano,
sono a chiederle di fare tutto quello che lei può per lasciarci la possibilità di votare in Lombardia chi riteniamo che ci possa rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave attentato al diritto di voto.
In fede
M. Cristina Varenna

Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi hanno scritto.

Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano. Erano in gioco due interessi o “beni” entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di “beni” egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.

Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei maggiori esponenti dell’opposizione, che avevano dichiarato di non voler vincere – neppure in Lombardia – “per abbandono dell’avversario” o “a tavolino”. E si era anche da più parti parlato della necessità di una “soluzione politica”: senza peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè “frutto di un accordo”, concordata tra maggioranza e opposizioni?

Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor più in clima elettorale: difficili per tendenze all’autosufficienza e scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall’altra parte.

Ma in ogni caso – questo è il punto che mi preme sottolineare – la “soluzione politica”, ovvero l’intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal punto ristretti – dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di appello di Roma e Milano – che quel provvedimento non poteva che essere un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministero dell’interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione – comunque inevitabilmente legislativa – potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura.

La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E’ bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente

Giorgio Napolitano
(Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Leggi e diritto

Mussolini minacciò il Parlamento: “Trasformerò quest’aula in un bivacco per manipoli”. Berlusconi ha minacciato il Capo della Stato: “Non ho bisogno della tua firma, ti scateno contro la piazza”.

E Berlusconi disse a Napolitano: scateno la piazza-di Marco Conti, Il Messaggero.
«Non ho bisogno della tua firma». Duro, durissimo Silvio Berlusconi al Capo dello Stato è arrivato a prospettare non solo l’inutilità della sua firma sotto al decreto legge, ma anche l’uso della piazza per contestare «una decisione che priva del diritto di voto milioni di cittadini».

La tensione con Giorgio Napolitano della sera precedente è stato di una durezza tale che solo ieri mattina è stato – forse soltanto in parte – recuperato il rapporto tra i due grazie alla telefonata che ieri mattina Gianni Letta ha imposto al Cavaliere: «Chiama Napolitano altrimenti non ne usciamo». Il consiglio del sottosegretario e di qualche ministro è stato raccolto dal presidente del Consiglio solo nella tarda mattinata.

Ripristinato un clima di «confronto istituzionale», come ieri sostenevano alcuni deputati del Pdl, è ripresa una trattativa difficile e complicata dalla voglia del Cavaliere di ”mettere una pezza” anche sul pasticcio compiuto a Roma, mentre leghisti ed ex An mostravano qualche cautela in più nei confronti del presidente della Repubblica e si sarebbero accontentati di sanare le irregolarità milanesi.

Fini e Berlusconi però non ci stavano a veder sacrificato il Lazio per colpa di una baruffa interna al Pdl romano. Mentre il presidente della Camera si è però mantenuto in posizione defilata pur dando il suo via libera, il Cavaliere, sbollita l’ira nei confronti del partito, ha puntato diritto ad un provvedimento d’urgenza superando anche l’iniziale «niente decreto» che il ministro Maroni aveva pronunciato qualche giorno fa.

Proprio al ministro dell’Interno è toccato ieri il compito di scendere in sala stampa per spiegare il testo di un decreto che di fatto sana le irregolarità di Milano e permette al Pdl romano di presentarsi nuovamente negli uffici elettorali.

La trattativa con il Colle ha fatto slittare di oltre un’ora il consiglio dei ministri e il via-vai di bozze e note con i tecnici del Quirinale è andato avanti mentre il Cavaliere al telefono parlava ai partecipanti di una manifestazione elettorale. Trovata la quadra solo poco prima delle dieci di sera, è iniziato un consiglio dei ministri riunitosi a ranghi ridotti per le numerosissime assenze.

Intorno ad un tavolo oltre al presidente del Consiglio, i ministri Maroni, Calderoli, Meloni e La Russa. La discussione è stata breve anche perché la pattuglia dei ministri presenti aveva sperimentato nei giorni scorsi la furia del presidente del Consiglio. La stessa che la sera precedente il Cavaliere era riuscito a sbollire solo verso le due di mattina grazie alla compagnia di un gruppo di giovani che il presidente del Consiglio ha fatto salire a palazzo Grazioli per «una pizzetta».

Restano ora nel Pdl la preoccupazione per le conseguenze del braccio di ferro ingaggiato con Quirinale giovedì sera alla presenza dei ministri La Russa, Maroni, Calderoli e del sottosegretario Letta. «Per un momento ho temuto che venissimo sbattuti fuori – ha raccontato uno dei ministri presenti alla scena – i due non si sono nemmeno salutati».

Se per il ministro Gelmini «il decreto non è assolutamente un golpe», per Berlusconi rischiare di perdere un milione di voti e una regione era troppo pericoloso e in grado di compromettere anche la tenuta del governo. Il grazie che nella tarda serata di ieri il presidente del Consiglio tributa alle «istituzioni per la collaborazione» e non al Quirinale, la dice lunga sull’entità dello strappo.

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democrazia Leggi e diritto

Proteste in tutta Italia contro decreto-truffa del Governo Berlusconi.

(fonte: repubblica.it) Le forze dell’opposizione alzano la voce contro il decreto “interpretativo” con cui il governo è intervenuto sul caso delle liste non ammesse alle regionali. Tra sit-in, presidi e manifestazioni, ecco una lista degli appuntamenti di oggi. Uno dei principali a Roma, alle 16,30 in piazza del Pantheon, a cui aderiranno sia i partiti del centrosinistra che il Popolo Viola.

Alle 11 di stamattina sit-in davanti Montecitorio. Lo ha convocato il portavoce nazionale della Federazione della Sinistra e candidato alla presidenza della regione Campania, Paolo Ferrero. “Si annuncia la scomparsa della Democrazia, uccisa dal governo il 5 marzo alle 19.30”. Sempre davanti a Montecitorio si sta svolgendo un’assemblea del Popolo Viola. “Il presidente Napolitano ci spieghi”: con questo e altri slogan i manifestanti sono decisi a rimanere in piazza fin quando non avranno “una risposta da Napolitano sulle ragioni della sua firma sul decreto. Organizzeremo anche una mobilitazione in questo momento di emergenza democratica”. Il Popolo Viola chiede al “Pd di concordare una manifestazione unitaria: non devono decidere solo i partiti ma anche i cittadini”. Tra gli slogan anche “Presidente Napolitano non abbiamo capito” e “Questo governo ha venduto la democrazia per un panino”. Al momento davanti a Montecitorio ci sono oltre duecento manifestanti. Al sit-in spiccano anche le bandiere dei partiti: molti i simboli dell’Italia dei Valori, di Rifondazione Comunista e Sinistra Ecologia e Libertà. Tra le altre anche alcune bandiere del Pd.

Milano, manifestazione davanti a prefettura. Sit-in davanti alla prefettura, organizzato da Vittorio Agnoletto per la Federazione della Sinistra. Decine di persone si sono fermate di fronte alla prefettura milanese bloccando il traffico per far sentire le loro ragioni e ribadire la propria contrarietà al decreto. Alcuni manifestanti, compreso lo stesso Agnoletto, si sono seduti a terra sulla strada di fronte alla prefettura incatenandosi simbolicamente e mostrando un volantino listato a lutto per “la morte della democrazia”. I dimostranti si sono poi diretti verso la sede del Tar lombardo in via Corridoni.

Alle 16.30 a Roma la manifestazione Pd e centrosinistra. Le forze del centrosinistra danno appuntamento oggi a Roma, alle 16,30, al Pantheon. “Contro la destra dei sotterfugi e degli imbrogli la parola d’ordine sarà: per vincere, sì alle regole, no ai trucchi”: comunica il Pd in una nota. Secondo quanto si apprende da fonti del centrosinistra, alla manifestazione dovrebbe partecipare anche la candidata alla presidenza del Lazio, Emma Bonino, insieme a Massimo D’Alema e Dario Franceschini. Ci sarà anche il Popolo Viola, che si ritroverà anche domani alle 15 a piazza Navona.

Popolo Viola, manifestazioni a Torino e Milano. Oltre a Roma il Popolo Viola annuncia manifestazioni anche a Torino e Milano. In ambedue le città l’appuntamento è stato fisstao alle 14 davanti alla sede della prefettura. “Altre città – informa un comunicato- si stanno organizzando per raggiungere Roma o il capoluogo più vicino. Ecco quello che tutti temevamo: di dover scendere in piazza contro un principio di dittatura”.

Milano, manifestazione Pd in via Dante (ore 17). Manifestazione del Partito Democratico alle 17 in via Dante a Milano. “Oggi pomeriggio manifestiamo con le penne per dire no al decreto salva liste, un provvedimento che invita a violare le regole, perché la penna è l’oggetto che i dirigenti del centrodestra avrebbero dovuto maneggiare meglio, evitando brutti pasticci”. Lo dichiarano i consiglieri regionali del Pd Giuseppe Civati e Carlo Monguzzi. “Saremo con il popolo di Facebook alle 16 davanti al Palazzo di Giustizia di Milano, in corso di Porta Vittoria, e con il Pd e tutti coloro che chiedono il rispetto delle regole dalle 17 in Via Dante a Milano”.

Torino, presidio Pd davanti a prefettura (ore 17). Anche il Pd di Torino e del Piemonte scende in piazza contro il decreto. La dirigenza del partito ha promosso per questo pomeriggio alle 17 un presidio davanti alla prefettura, in piazza Castello.

Bologna, manifestazione Pd (ore19). Questa sera, in occasione di un’iniziativa elettorale già programmata col segretario provinciale Andrea De Maria, si terrà un primo momento di protesta del Partito Democratico di Bologna contro il decreto “interpretativo”. L’iniziativa si terrà alle ore 19 al Centro Civico Lame, in via Marco Polo 51 a Bologna.

Psi: “Minuto di silenzio”. “Di fronte a un uso distorto e disinvolto che questa maggioranza fa dei poteri assegnati al governo a proprio esclusivo vantaggio, i socialisti propongono un minuto di silenzio in tutte le manifestazioni di partito e la convocazione a Lugano di un vertice immediato di tutto il centrosinistra”. E’ quanto afferma in una nota Riccardo Nencini, segretario del Psi.

Libertà e Giustizia: “Manifestazioni in tutti i capoluoghi”. In un comunicato Libertà e Giustizia chiede “a tutti i politici dell’opposizione e a tutti i movimenti della società civile di valutare la possibilità di non indire un’unica manifestazione di piazza a Roma, contro il decreto salva liste, ma di organizzare manifestazioni unitarie nei capoluoghi di Regione, per consentire al maggior numero di cittadini di partecipare alla protesta, in questo momento drammatico della nostra storia”.
(Beh, buona giornata)

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Il testo del decreto che riammette il Pdl a Roma e Formigoni in Lombardia.

Il decreto legge interpretativo messo a punto dal governo per risolvere il caos delle liste del Pdl alle regionali nel Lazio e in Lombardia è composto da tre articoli. Il primo, quello principale, contiene 5 commi, costituendo il cuore del provvedimento.

Il provvedimento, si legge nell’intestazione, è «finalizzato all’intepretazione autentica» delle norme per la presentazione dei candidati. In particolare, il decreto fissa il principio secondo il quale chi si trova all’interno degli uffici elettorali del tribunale è può provarlo, ha diritto di presentare liste. Norma questa da applicare per riammettere la lista provinciale del Pdl a Roma. «Il rispetto dei termini orari di presentazione delle liste dei candidati – si legge nel provvedimento – è assicurato con il comprovato ingresso nei locali del competente tribunale o corte d’appello entro l’orario previsto, dei delegati incaricati delle apresentazione delle liste». Il decreto consentirebbe poi, secondo quanto previsto dall’ultimo comma del primo articolo, di presentare le liste a Roma il primo giorno non festivo, dopo la pubblicazione del provvedimento, vale a dire lunedì dalle 8 alle 16.

Quanto alla verifica delle liste, la veridicità delle firme e la regolarità della loro autenticazione non sono invalidate dalla presenza di irregolarità meramente formali, come la mancanza o non leggibilità del timbro di chi autentica, dei dati relativi alla sua qualifica, della data e del luogo. Questo passaggio
consentirebbe il rientro del listino di Roberto Formigoni.

Il secondo articolo inoltre accorcerebbe i tempi della campagna elettorale e il terzo e ultimo sarebbe relativo all’entrata in vigore.

«Il comma 1 del decreto fa riferimento a chi è in grado di provare in qualsiasi modo di essere all’interno del tribunale o della corte d’appello entro i termini: e noi tra le altre cose abbiamo una dichiarazione del Tribunale che attesta che c’eravamo. Per cui lunedì, come prevede il comma 4, già possiamo depositare le liste all’ ufficio centrale circoscrizionale del Tribunale di Roma, dove normalmente si depositano e dove peraltro la nostra documentazione si trova già», ha spiegato il responsabile elettorale del Pdl, Ignazio Abrignani. (Beh, buona giornata).

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