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Perché se le stanno dando di “santa” ragione?

L’undicesima domanda: ma Berlusconi è ancora lucido? Il Tg1 “oscura” Fini, la querela boomerang a Repubblica, l’insulto di Feltri a Boffo e la Chiesa cancella la cena del perdono di Lucio Fero-blitzquotidiano.it

A questo punto s’impone a forza di logica e di fatti l’undicesima domanda: il Berlusconi degli ultimi giorni e delle ultime ore è politicamente lucido? O non è in preda ad una rabbia mal condita da senso di onnipotenza che può finire per essere autolesionista se non proprio auto distruttiva? Perché un uomo sostanzialmente invulnerabile in termini di consenso allinea mosse in sequenza serrata che lo mettono in pericolo?

L’altra sera il Tg1 di Augusto Minzolini non dà nei titoli di testata dell’edizione principe delle venti la notizia che la terza autorità dello Stato italiano, il presidente della Camera Gianfranco Fini, ha definito «vagamente razziste» le leggi vigenti sull’immigrazione. In Italia nessuno ha fatto una piega, ma il metodo è sovietico: la tv di Stato cancella quella parte di Stato che non piace al Politburo vincente. Minzolini non può aver fatto da solo, perché qualcuno gli ha impartito quest’ordine? L’ordine e la sua esecuzione non turbano nessuno, il che non toglie sia un ordine rabbioso.

Passano poche ore e Berlusconi e il suo staff decidono di querelare “Repubblica” per le famose dieci domande al premier. Querela vuol dire processo. Processo nel quale, quando si terrà, i querelanti dovranno dimostrare che mai Berlusconi incontrò Noemi senza la presenza dei genitori, che mai prostitute furono invitate in quanto tali a Palazzo Grazioli o a Villa Certosa… Saranno interrogati come testi Patrizia D’Addario, Tarantini, gli uomini delle scorte, Noemi e i suoi genitori. Sarà un massacro mediatico per Berlusconi querelante, anche se Berlusconi fosse puro come un giglio, lui che ha detto: «Non sono un santo». E se venisse convocata a testimoniare anche Veronica Lario. Un uomo esperto di comunicazione e immagine come Berlusconi queste cose le sa, perchè allora querela? L’opinione pubblica italiana ha assorbito senza troppi scossoni la sessualità esuberante e compulsiva del premier, il danno è stato limitato. Perchè rimettere in moto il ventilatore del fango, anche ammesso, e per nulla concesso, che di solo fango si tratti?

E infine la più grossa e incomprensibile, il gesto che per la prima volta da venti anni assimila Berlusconi a quel Tafazzi che da solo si martellava gli attributi, quel Tafazzi che è sempre stato la rappresentazione tragicomica della capacità di comunicazione della sinistra. Tafazzi stavolta si incarna in Vittorio Feltri, neo direttore de Il Giornale, neo nominato per volontà e scelta di Berlusconi. Il Giornale scrive che Boffo, direttore dell’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, farebbe bene a tacere su morale e dintorni perché nel suo passato ci sono niente meno che intimidazioni alla moglie di un uomo con cui Boffo avrebbe avuto una relazione. Insomma omosessuale e protervo. L’articolo compare la mattina del giorno in cui è prevista una cena di riconciliazione tra Berlusconi e il cardinale Bertone a L’Aquila. Una cena che celebra una “Perdonanza” antica con evidenti e propagandati, annunciati riflessi ad una contemporanea perdonanza. Ma è evidente che la Chiesa non può tollerare l’insulto pubblico al direttore del suo giornale. La cena, l’incontro vengono annullati. Berlusconi balbetta di una sua volontaria rinuncia per «evitare strumentalizzazioni». Ma è evidente che è stata la Chiesa a dire che quella cena e perdonanza a questo punto non erano più possibili. La scena è quella di Berlusconi che va ad abbracciare Gheddafi ma che la Chiesa non abbraccia.

Ha deciso e fatto da solo Vittorio Feltri? Forse sì, forse no, non è dato sapere. Certo è che Feltri deve aver respirato un clima, un clima rabbioso che in qualche modo la ha autorizzato a mordere. Ma mettersi contro la Chiesa, creare o subire un incidente diplomatico e politico così clamoroso non è scelta o azione lucida. Per la prima volta Berlusconi invulnerabile incontra sulla sua strada qualcuno tanto potente da infliggergli ferita, forse ferita destinata anche ad infettarsi. Questo qualcuno è la Chiesa cattolica che in Italia conta e può molto? No, questo qualcuno che fa davvero male a Berlusconi è Berlusconi stesso. Quindi l’undicesima domanda: l’uomo più abile e vincente dell’ultimo ventennio italiano è ancora lucido? E, se non lo è, perché?

(Beh, buona giornata).

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La quarta crisi: il sistema televisivo italiano alla prese con vecchi problemi, ma di fronte a una crisi inedita.

Raiset* e il pluralismo. Una partita persa di Giuseppe Giulietti-blitzquotidiano.it

Esiste davvero un polo Raiset? Secondo alcuni commentatori no, anzi il conflitto di interessi è solo una invenzione di spiriti malevoli, accecati da un livore tardo comunista. Per convalidare questa tesi non si esita, ma guarda un po’, a rispolverare la teoria del complotto e a liquidare con disprezzo chiunque osi mettere in discussione un dogma che sembra essere più solido di quello trinitario che, almeno per i credenti, dovrebbe essere oggetto di culto e di venerazione.

Nella lista degli eretici che non vogliono inginocchiarsi di fronte al nuovo idolo sono così finiti il parlamento europeo, la commissione europea, la federazione internazionale degli editori e dei giornalisti, i costituzionalisti quasi tutti e da ultimo la grande agenzia americana Freedom house che ha retrocesso l’Italia tra i paesi semiliberi perché a quei signori sembra strano che un presidente del consiglio di un qualsiasi staterello del globo possa controllare in modo diretto o indiretto le principali reti televisive.
Quelli di Freedom House, per altro, sono talmente sinistrorsi che, giustamente, hanno cacciato all’inferno e agli ultimi posti della classifica i paesi a regime comunista a cominciare da Cuba e dalla Cina.

L’elenco degli infedeli si arricchisce da oggi di un inaspettato nuovo ospite: l’autorità di garanzia delle comunicazioni e il suo osservatorio incaricato di rilevare il pluralismo dei soggetti politici nei tg nazionali pubblici e privati.

Da qualche giorno sul sito dell’autorità sono comparsi i dati relativi al mese di aprile. La loro lettura è di difficile comprensione, ma non occorre essere un genio della statistica per rilevare come il presidente del consiglio da solo sbaragli il campo. Tutto effetto del terremoto che ha alterato i valori precedenti? Neppure per sogno, anzi l’osservatorio ha addirittura scorporato i dati relativi al sisma per non alterare la rilevazione. Nonostante questo il risultato non cambia, il mese di aprile conferma il trend del mese di marzo, per la prima volta non viene rispettata neppure la regola non scritta che prevedeva l’assegnazione di tempi paritari tra governo, maggioranza e opposizione.

Per non lasciarci prendere la mano dalla propaganda abbiamo chiesto ad un tecnico che ha collaborato alla elaborazione di dati di fornirci una scheda di lettura. Ve la proponiamo in esclusiva per Blitz:
Osservazioni sul monitoraggio politico aprile 2009
Premessa
Nel monitoraggio vengono rilevati:
Tempo di notizia: indica il tempo dedicato dal giornalista all’illustrazione di un argomento/evento in relazione ad un soggetto politico/istituzionale.
Tempo di parola: indica il tempo in cui il soggetto politico/istituzionale parla direttamente in voce.
Tempo di antenna: indica il tempo complessivamente dedicato al soggetto politico-istituzionale ed è dato dalla somma del “tempo di notizia” e del “tempo di parola” del soggetto.
Le analisi sono state dunque svolte sul tempo di antenna ritenuto maggiormente rappresentativo dello spazio dedicato alla forza politica.
Con riferimento alle rilevazioni di aprile l’avvenimento del sisma in Abruzzo (avvenuto in data 6 aprile 2009) ha determinato una polarizzazione dell’informazione televisiva sull’evento, di carattere eccezionale.
Il confronto con i dati di marzo dimostra però che tale evento non ha influenzato in modo significativo la distribuzione delle percentuali di tempo di antenna attribuite ai vari soggetti (che già nel mese di marzo risultavano particolarmente squilibrate), ma probabilmente ha inciso sul tempo complessivo dedicato dai tg ai soggetti politico/istituzionale (anche se tale aspetto non è colto dal monitoraggio).

Osservazioni
In generale emerge con chiarezza uno squilibrio a favore della maggioranza in tutte le reti (con l’eccezione del tg3) con l’evidenza di alcuni aspetti peculiari:

* il Tg4 nel mese di aprile ha dedicato alla maggioranza olte l’80% del tempo concentrandosi su governo e presidente del consiglio per oltre il 75%;
* il Tg5 nella seconda quindicina di aprile ha dedicato alla maggioranza oltre il 50% del tempo, ed all’opposizione il 30% rispetto ad uno storico del 15-20%. Emerge però che l’aumento a favore dell’opposizione è dovuto alla crescita dello spazio dedicato alle forze politiche minori;
* Studio aperto registra già dal mese di marzo rilevanti percentuali a favore della maggioranza/governo, riequilibrando un po’ solo nella seconda quindicina di aprile (da un tempo medio del 73% alla maggioranza si è passati al 56%);
* Il Tg2 e La7 anche nella seconda quindicina di aprile mantengono un forte squilibrio a favore del governo (45% nel tg2 e 47% nel tg di La7);
* Il Tg1 mantiene costantemente oltre il 50% alla maggioranza e circa il 25-30% all’opposizione.
* Il Tg3 appare la testata più equilibrata con il 40% per maggioranza/governo e 37% per l’opposizione.

Cosa altro aggiungere? Sarà una casualità ma il presidente vola nelle e sulle reti di sua proprietà, in taluni casi addirittura si configura una violazione persino della debolissima legge sul conflitto di interessi che configura come causa di infrazione grave un sostegno continuato e privilegiato ad una forza politica o a un singolo soggetto. In questo caso dovrebbe essere la medesima autorità a intervenire. Per ora nulla è accaduto.
La situazione non migliora neppure in casa Rai,con l’eccezione del Tg3, una situazione analoga si rileva anche La 7.
La scheda tecnica segnala che tale tendenza si sta consolidando e che i dati del terremoto l’hanno solo resa più evidente.
È del tutto evidente che, almeno dal punto di vista quantitativo, sia giusto ipotizzare il prossimo ulteriore consolidamento di un polo Raiset con tutte le conseguenze immaginabili sul piano del pluralismo politico ma anche su quello non meno delicato del pluralismo industriale e della libertà dei mercati di riferimento.

Quello che sorprende maggiormente, infine , è la quasi olimpica serenità, con la quale la pubblicazione dei dati è stata accolta dai diversi attori politici. La serenità di Berlusconi e dei suoi amici trova conforto nei dati, quella dei suoi avversari molto meno.
A proposito: il conflitto di interessi non esiste e comunque non incide minimamente sulle modalità della rappresentazione televisiva, chi osa dire il contrario sia messo al rogo come accadeva agli eretici e alle streghe ai bei tempi della santa inquisizione…(Beh buona giornata).

(* acronimo giornalistico che sta per Rai e Mediaset)

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Attualità Media e tecnologia

Ultime notizie da casa Berlusconi: Mimun al TG1, Orfeo al TG2.

Sarebbero stati stabiliti nel corso di un incontro di oltre due ore a Palazzo Grazioli i nomi dei professionisti a cui sarà demandata la guida dei due telegiornali più importanti della Rai.

Pare che sia prossimo ad approdare al Tg1 Clemente Mimun, mentre Mario Orfeo potrebbe assumere le redini del Tg2.

Al vertice hanno partecipato il premier Silvio Berlusconi e i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, insieme ai capigruppo e ai vicecapi gruppo del Pdl di Camera e Senato. Erano presneti inoltre Paolo Romani, sottosegretario alle comunicazioni, Antonio Tajani, vicepresidente alla Commissione Europea, Denis Verdini, coordinatore del Pdl, e Aldo Brancher , sottosegretario alle riforme. Beh, buona giornata.

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