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Media e tecnologia

Il processore del lunedì.

Non è fantascienza. Nel 2050 la squadra campione del mondo di calcio giocherà contro una squadra di robot umanoidi.

E’ il progetto svedese ‘RoboCup’. L’Università di Oerebro sta sviluppando infatti dei robot che gareggiano in modo autonomo nel gioco del calcio.

Silvia Coradeschi, docente all’università svedese, ha spiegato che: “uno degli obiettivi principali rimane quello di puntare a una maggior integrazione fra l’uomo e il robot, e diffondere l’utilizzo di umanoidi in tutti i campi”.

Iniziativa intrigante e per certi versi lodevole: e robot e computer hanno cambiato profondamente il mondo, anche quello del lavoro.

Quindi un domani potremo avere professionisti del pallone che giocano al pallone, e quindi non danno capocciate, non sputano, non ci rompono le scatole con i loro noiosi flirt con le veline, che non ci scassano i telecomandi, passando come testimonial da un spot a una telepromozione: insomma meglio robot che umanoidi, come spesso ci appaiono e, purtroppo, in qualche caso sembra proprio siano.

Come per tutte le innovazioni, all’inizio non riusciremo a distinguere quelli veri da quelli artificiali.

Ma poi ci abitueremo e assisteremo a un robot Biscardi di ultima generazione che condurrà il programma: “Il processore del lunedì”. Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia - Lavoro

Una Finanziaria da trenta miliardi di euro a chi sembrano pochi, a chi troppi.

Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha risposto ai dubbi della Ue sulla Finanziaria le cui linee guida sono in discussione al consiglio dei Ministri. La riduzione da 35 a 30 miliardi di euro dell’importo della manovra, ha confermato il premier, “non cambia l’obiettivo del governo di un deficit al 2,8% del Pil, al 2007”.Il limite era il 3%, Berlusconi lo lanciò oltre il 4%.

Dal canto suo il ministro dell’Economia Padoa Schioppa ha detto: “La possibilità di uno slittamento su due anni della manovra per il rientro nel deficit non esiste. Sono stati presi impegni precisi con l’Europa”. Dunque le richieste di Rifondazione comunista e della sinistra cosiddetta radicale sono state bocciate. Ma il ministro delle Politiche sociali Paolo Ferrero insiste: “Secondo me non si regge una manovra di trenta miliardi di euro in una sola Finanziaria”.

Il fatto è che stiamo cercando superstiti di credibilità europea nelle macerie economiche dell’era Berlusconi-Tremonti. Ancora una volta, toccherà ai ceti più deboli il carico della ricostruzione. I cinque miliardi in meno provengono dal maggior introito fiscale.

Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria ha detto che non ci devono essere vendette fiscali contro le aziende. Facciamo così: o pagate le tasse o pagate la cauzione per le vostre evasioni pregresse. Però pagate. Così quei trenta miliardi non saranno pochi per Almunia, né troppi per Ferrero.

Cari imprenditori, i vostri fiscalisti dicono che pagate troppe tasse? Licenziateli, avrete i soldi da dare all’erario. Fatevi da soli la vostra finanziaria, perché è finita l’epoca della finanza creativa. Beh, buona giornata.

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Attualità

La deberlusconetion.

La proposta di legge del centrosinistra sul conflitto di interessi – che dovrebbe andare all’esame della commissione Affari costituzionali di Montecitorio dal 13 settembre – trova l’opposizione netta del centrodestra con, in primis, Renato Schifani che parla di legge contro Berlusconi – e la pronta reazione della maggioranza che rifiuta il bollino di “parzialità” in una materia alquanto delicata.

“Non conoscono neanche il disegno di legge e già dicono che non va bene”, dice Fassino. Giuliano Amato dice che la legge è nel programma dell’Unione quindi “deve essere fatta”.

Alfonso Pecoraro Scanio dice la nuova normativa è di stampo europeo, per cui: “le critiche della Cdl sono strumentali e dimostrano solo l’allergia di questa destra alle regole”.

Da parte sua Paolo Gentiloni dice: “Proporrò nelle prossime settimane, entro il mese di settembre, una modifica della legge Gasparri”. Il ministro per le Comunicazioni lo dice dalla platea della Festa dell’Udeur a Telese dove parla anche della legge sul conflitto d’interesse: “è una legge indispensabile -dice-, sarà una legge giusta. Non sbilanciata o persecutoria, ma severa e giusta”.

Fare una nuova legge sul sistema televisivo e fare finalmente una legge sul conflitto di interessi, questioni intrecciate che hanno rappresentato l’anomalia italiana in Europa è “oggettivamente” una passo decisivo verso la fine del berlusconismo.
L’attenzione si deve ora spostare sui contenuti delle due nuove normative e su i rispettivi iter parlamentari: è su quei terreni che si potrà giudicare il governo e la sua maggioranza.
Beh, buona giornata.

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Media e tecnologia

Puniti e impuniti.

Una legge sul conflitto di interessi serve ma “credo che debba essere messa da parte ogni volontà punitiva”. Così arrivando a Telese Terme, nel terzo giorno della festa dei Popolari Udeur, il presidente del Senato Franco Marini risponde ai giornalisti dopo che ieri sera era già stato affrontato dal premier, Romano Prodi, il tema del conflitto di interessi.

“Credo che debba essere messa da parte ogni volontà punitiva perché le leggi dello Stato non si fanno per punire ma per risolvere i problemi”. Per il presidente del Senato “il problema di avere un quadro più preciso e magari con un confronto molto serio rispetto al rapporto comunicazione e politica e quindi dei conflitti che possono sorgere è una necessità”.

Guardi, caro presidente che se c’è qualcuno che è stato punito dal conflitto d’interessi sono i cittadini, i telespettatori italiani, la stessa reputazione della nostra democrazia agli occhi del mondo.

Le vendette le teme chi ha goduto di impunità e fatto dell’impudenza il proprio stile, imprenditoriale e politico.

Sono i satrapi del mercato che hanno messo le mani nella politica a temere le regole democratiche.

Il compito da svolgere è semplice: rimettere a posto le lancette dell’orologio del pluralismo dell’informazione, della libertà creativa nelle tv, nei giornali. Stiamo aspettando e non abbiamo più molta pazienza. Beh, buona giornata.

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10 Agosto 2006: cielo, la verità.

Nel mio “Toglietemi le mani di dosso, o non prendo più un aereo” dell’11 Agosto u.s., ho scritto:

“Non metto in dubbio che una ventina di cittadini britannici di origine pakistana abbiamo progettato un attentato eclatante. So, però, che la brillante operazione antiterrorista di Londra è un falso, ma non ho le prove. Per poterle avere, dovrei aspettate settimane, mesi, come è stato dichiarato dalle autorità. Vorrei anche dire che se da circa un mese, grazie alla soffiata di un infiltrato, i componenti della banda che voleva far saltare in aria da sei a dieci aerei diretti negli Usa era sotto controllo, tanto che a un certo punto è stato deciso di arrestarli tutti, che bisogno c’era della messa in scena dell’allarme negli aeroporti londinesi? Propaganda, pura e semplice propaganda: siccome siamo minacciati, la guerra al terrorismo deve continuare, in Iraq, in Afghanistan, in Libano.”

In realtà sono passate solo tre settimane e la verità sul 10 Agosto è venuta a galla. Come si evince da un articolo di Giulietto Chiesa, europarlamentare, che qui di seguito riproduco per intero. Beh, buona giornata.

“Sono in molti a chiedersi che cosa ci fosse, davvero, sotto l’ormai famoso “complotto del terrore” aereo, “scoperto” con grande clamore mediatico, grande paura planetaria, grandi contromisure mondiali, il 10 di agosto 2006. Per inciso: mentre Israele bombardava senza tregua il Libano e la striscia di Gaza, attirandosi addosso l’esecrazione di una larga maggioranza di cittadini di ogni latitudine.

Comincerei da lontano: dal programma del Pentagono denominato P2OG. La sigla sta per Proactive Preemptive Operations Group . L’esistenza di questo programma, la cui data di nascita è sconosciuta, emerse dai fondali nell’agosto 2002, perché notizie che lo riguardavano vennero pubblicate dal Comitato Scientifico di Difesa del Pentagono. Non è escluso, ma non è sicuro, che un tale programma fosse esistente da più tempo. Per esempio da prima dell’11 settembre. Ma, in sostanza cosa c’è nella scatola? Operazioni clandestine di elevata sofisticatezza realizzate dai servizi segreti per “stimolare reazioni” nei gruppi terroristici. Cioè: penetrazione nei gruppi con agenti provocatori, per spingerli ad azioni errate che permettono, dopo essere state “scoperte”, di sgominarli o di ricattarli.

Non è un’idea originale? Il fatto è che Seymour Hersh, Dio lo benedica per la sua tenacia, ci ha informato, nel gennaio del 2005, con un articolo sul New Yorker, che il P2OG è stato rimesso in funzione. “Mi è stato riferito (da fonti del servizi americani, ndr) che agenti militari sarebbero stati preparati per fingersi uomini d’affari corrotti, che cercano di comprare pezzi che possano essere usati per costruire bombe atomiche. In certi casi cittadini locali (cioè non americani, ndr) potrebbero essere reclutati per entrare a far parte di gruppi guerriglieri o terroristici. Con il compito potenziale di organizzare ed eseguire operazioni di combattimento, o perfino attività terroristiche ” (il corsivo è mio).
Adesso torniamo al complotto “globale” del 10 agosto. Da dove sono venute le informazioni? Dai servizi segreti militari del Pakistan, l’ISI. Cioè i signori che crearono dal nulla, tra il 1994 e il 1996, il regime dei taliban in Afghanistan. I quali avrebbero catturato Rashid Rauf, la cosiddetta “mente” dell’intera operazione che avrebbe dovuto far saltare per aria una decina di aerei diretti da Londra verso gli Stati Uniti. E insieme a Rashid, un discreto gruppetto di complici.

Ma quando gli attentati? Non certo in prossimità del 10 agosto, perché a quella data i sospetti, cioè i 24 arrestati, non avevano ancora nemmeno comprato i biglietti aerei. E molti di loro non avevano nemmeno i passaporti per andare negli Stati Uniti. Questa notizia è stata data alla NBC News da una fonte ufficiale britannica. Un’altra fonte dei servizi britannici ha riferito inoltre che molti dei sospetti erano sotto stretta sorveglianza da più d’un anno, cioè da prima degli attentati del luglio 2005. Ma, se erano sotto vigilanza, da dove viene la sorpresa e il clamore? E perché spiattellare tutto proprio alla vigilia del 10 agosto? Sempre NBC News rivela che la decisione di arrestarli subito, sebbene non ci fosse nessuna evidenza di pericolo immediato, “fu imposta dai funzionari di Washington”.

Ma cosa era accaduto, nel frattempo? Che, a Islamabad, Rashid Rauf aveva confessato. Perfino i giornali pakistani riferiscono che il giovanotto “è crollato” sotto gl’interrogatori. E tutti noi capiamo come vengano condotti gl’interrogatori della polizia politica pakistana. In altri termini: tortura. Il fatto che gli agenti americani e britannici non abbiano mosso ciglio di fronte a una confessione sotto tortura non deve destare stupore: è quello che loro stessi hanno fatto – o hanno permesso che si facesse a Guantanamo Bay, in Uzbekistan (rivelazioni molto dettagliate dell’ex ambasciatore britannico a Tashkent, Craig Murray), ad Abu Ghraib, a Damasco, al Cairo, a Kabul, etc.

In quelle condizioni si confessa qualsiasi cosa, ovviamente. E Rashid Rauf non poteva fare eccezione. Confessa anche, ad esempio, che gli aerei li avrebbero fatti saltare in aria fabbricando, sempre in aria, un esplosivo denominato TATP. Cioè perossido di idrogeno, acetone e acido solforico. Secondo la versione fornita dagl’inquirenti, i terroristi sarebbero saliti a bordo con questi tre elementi separati, tutti e tre liquidi, per sfuggire ai controlli dell’aeroporto. I componenti sarebbero poi stati mescolati insieme in una toilette dell’aereo, per produrre il micidiale esplosivo.

Sfortunatamente questa storia è totalmente impossibile, come hanno clamorosamente dimostrato gli esperti di esplosivi e come ha, con grande spirito umoristico, raccontato il giornalista americano Thomas C. Greene. Perché mettere insieme perossido di idrogeno (nella dovuta concentrazione, altamente infiammabile), con acetone, si può fare, ma richiede obbligatoriamente una temperatura inferiore ai 10 gradi centigradi , altrimenti il liquido risultante s’incendia subito. E l’incendio può ustionare il portatore, o i suoi vicini di sedile, ma non è un’esplosione e non può far cadere l’aereo. D’altro canto tenere sotto controllo una tale soluzione per diverse ore, in aereo, implica un sistema di refrigerazione molto preciso e anche molto ingombrante. Da portare, per giunta, nella toilette insieme ad alambicchi vari. Perché adesso viene in bello. Cioè il versamento dell’acido solforico nella data soluzione.

La qual cosa richiede, come minimo e preliminarmente, una maschera antigas e un paio di occhiali da subacqueo, perché il gas che ne fuoriesce è altamente corrosivo per gli occhi e letale se inspirato. Non solo, ma l’intera operazione, per raggiungere la quantità di esplosivo necessaria, richiede parecchie ore. E poi comporta altre due ore e mezzo circa di attesa affinché il composto chimico riesca a seccare, trasformandosi in piccolissimi cristalli simili a neve, prima di poter essere fatto detonare con un impulso elettrico.

Tutto questo, com’è evidente, richiede che, nel corso dell’intero volo, nessun passeggero venga a bussare alla porta della toilette; che nessun membro dell’equipaggio si insospettisca vedendo un passeggero entrare nella toilette con ingombranti apparecchiature, e poi assistendo, dall’esterno a una tale prolungata diarrea; che i fumi del gas letale, dall’odore caratteristico di acido solforico, non escano dalla toilette, soffocando i passeggeri dei sedili situati in prossimità della detta toilette.
Il mondo intero – come ha scritto Green – “è stato raggirato con un mito hollywoodiano di liquidi esplosivi binari, che ha guidato interi governi e determinato politiche. Cioè noi abbiamo reagito a un complotto cinematografico”. Pura fiction, evidentemente di grande successo.

Chi l’ha prodotta? Ecco, non sarebbe male ora tornare a bomba, come si usa dire, al progetto P2OG. Ce ne sono i motivi. Secondo la dettagliata analisi di Nafeez Mossadeq Ahmed (1), che cita a sua volta il capo del bureau pakistano di Asia Times, Syed Shahzad, i cittadini britannici di origine pakistana arrestati a Lahore e Karachi in connessione con il complotto, erano tutti membri attivi del gruppo islamico britannico clandestino Al Muhajiroun, il cui capo è Omar Bakri Mohammed. Costui è ora in Libano, dove è stato “esiliato” dalle autorità britanniche sebbene figuri tra i sospettati per le esplosioni del 7 luglio 2005 a Londra. Non vi sembra strano che, avendolo in mano, gl’inglesi se lo siano fatto scappare? Risulterà meno strano quando si sappia che Omar Bakri Mohammed era un agente dell’MI6 britannico, reclutato alla metà degli anni ’90 per reclutare, a sua volta, combattenti islamici per il Kosovo. Sempre secondo la stessa fonte sia la CIA che l’MI6 avrebbero da tempo loro agenti infiltrati all’interno del gruppo Al Muhajiroun. Il tutto appare straordinariamente simile alla mission del gruppo P2OG: organizzare finti o veri attentati terroristici, penetrare all’interno dei gruppi terroristici per usarli a proprio piacimento. Ecco da dove viene la fiction nella quale tutti i media principali hanno immediatamente creduto, rivendendocela come realtà effettuale, contribuendo a organizzare la diversione.

Poi che succede? Che le prove non ci sono, che la “mente” del complotto, torturato a dovere, non viene neppure estradato in Inghilterra, forse perché non lo si può far vedere in pubblico. E succede anche che dei 23 arrestati solo 11 vengono formalmente incriminati, con accuse molto generiche di possesso di elementi atti a costruire bombe e possesso di video estremisti inneggianti al martirio. Due sono rimessi addirittura in libertà, gli altri 11 sono trattenuti in base alla legge antiterrorismo che prevede 28 giorni di detenzione anche senza un’accusa formale. Il ministro dell’interno britannico, John Reid, sta cercando di far passare un piccolo Patriot Act d’oltre Manica, per prolungare il fermo fino a 90 giorni, ma non risulta abbia chiesto l’estradizione di Rashid Rauf.

Ma ciascuno di noi dovrebbe sapere che è possibile, teoricamente, la sua incriminazione per terrorismo. Infatti potrebbe avere dell’acetone in bagno, per sciogliere lo smalto sulle unghie, e dell’acido solforico per sturare i lavandini, e del decolorante per capelli, che contiene, insieme al 97% di acqua, anche del perossido d’idrogeno. Infine tutti abbiamo un telefonino, potenzialmente adatto a innescare l’esplosivo risultante.

Resta una domanda, che spesso mi viene fatta quando cerco di spiegare che anche l’11 settembre è una colossale menzogna: “ma possibile che chi organizza questi spettacoli sia così stupido da lasciarsi dietro tante incongruenze?” La domanda è legittima, ma ingenua. Le incongruenze sono evidenti, ma le conosceranno in pochi. Quello che passa è la versione ufficiale, che crea l’ondata di panico opportuna per l’uso da parte dei poteri. Chi organizza queste cose non è affatto stupido: conosce il funzionamento dei media meglio di noi e anche meglio di molti direttori di giornali e di telegiornali.

di Giulietto Chiesa
da Galatea

NOTE
1) www.uruknet.web.at.it/colonna-centrale-pagina.php?p=26039&colonna=m

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Quei bambini ci guardano.

Un gruppo di 160 bambini e ragazzi tra i 5 e i 12 anni hanno dormito in aeroporto a Fiumicino perché l’aereo non c’era.

Il gruppo proveniva dai campi profughi del Saharawi, in Algeria, e insieme con altri 300 coetanei e connazionali, hanno trascorso un periodo di vacanza in Italia ospiti di famiglie e parrocchie. Il rientro era previsto ieri alle 22, ma il charter dell’Air Algerie è stato poi slittato alle 2, ma ora sembra che prima di questa sera non ci sarà un volo.

Mentre abbiamo la certezza che “l’Apocalisse dei cieli” del 10 agosto, come lo aveva definito Angelo Panebianco, prendendo una cantonata sia sui fatti che sui commenti è stato il Big Bluff dell’estate, mentre abbiamo assistito ad allarmi fasulli per tutto il mese di agosto, ecco che viene fuori un’altra banale verità: la deregulation del trasporto aereo continua a creare situazioni al limite dell’intelligenza umana.

Dal deserto del Saharawi al deserto delle capacità operative: una bella lezione sulla superiorità della civiltà occidentale, che cade a fagiolo. Anzi, a Pera. Beh, buona giornata.

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Come mai, come mai.

La vicenda dei precari dei call center Atesia ha riaperto il dibattito sul lavoro precario in Italia. Berlusconi si vantava che in Italia il costo del lavoro fosse il più basso in Europa.

Abbiamo visto che i profitti delle aziende non sono stati reinvestiti in innovazione, abbiamo visto la crescita economica del sistema Italia essere la più bassa d’Europa. In compenso, è nata la categoria economica degli immobiliaristi, “i furbetti del quartierino”che gestivano i profitti derivati dai risparmi sul costo del lavoro, finiti nella tasche di alcuni, e reinvestiti in immobili. O nei beni mobili, cioè nel mercato azionario, tassato solo al 12,50%.

I neoliberisti dicono che tutto deve essere risolto dal mercato. Infatti, il presidente di Assocontact, l’associazione degli imprenditori dei call center dice che i salari bassi e l’uso smodato dei precari non è colpa loro, ma di quelle piccole aziende, i”cantinari”che fanno dumping sugli appalti, e fanno subappalti. Insomma: i benefici della concorrenza me li metto in tasca io, i difetti del mercato sono a carico dei lavoratori.

L’Italia è cambiata, ma la musica sembra sempre la stessa, quella che nei cortei degli anni delle tute blu: “come mai, come sempre in c….agli operai!?”

Il superamento della legge Biagi è nel programma del governo Prodi. Caro Romano, hai voluto la bicicletta, adesso pedala. Beh, buona giornata

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L’odio e l’audience.

Per fare audience, bianchi contro neri contro ispanici contro asiatici. Succede su ‘Survivor’, uno dei più famosi reality tv, trasmessi negli Usa.
E così, gli autori del programma hanno diviso i 20 concorrenti per razza.
Siccome è quello che si voleva succedesse, è scoppiata subito la polemica.
I
responsabili del programma erano stati accusati nelle scorse edizioni di dare troppo spazio a concorrenti bianchi. Che fare? “Abbiamo deciso di trasformare le critiche in un elemento creativo” ha spiegato il conduttore Jeff Probst. La polemica è scoppiata con il netto anticipo che ci vuole per promuovere un programma tv, il quale infatti andrà in onda il 14 settembre prossimo.

Però, la ragione principale dell’introduzione dell’”elemento creativo”, secondo i critici, sarebbe il calo di spettatori (-25%) registrato nella scorsa edizione. Quel meno 25 avrebbe potuto far addivenire a più miti consigli. E invece no. Per fare audience va bene tutto, anche l’intolleranza razziale.

Poi uno non si spiega perché alcune grandi marche americane disinvestono in tv. Beh, buona giornata.

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Ridateci la sabbia.

Pare che sul sito tedesco di eBay sia possibile comprare la sabbia delle spiagge italiane. La sabbia, presumibilmente rubata da turisti tedeschi, è in vendita su internet a poco meno di due euro a bustina, con tanto di foto dimostrativa.

Basta un clic e, per esempio i granelli della spiaggia di Capoliveri, di Salina e di altre località balneari italiane arrivano comodamente a casa dell’acquirente.

Il responsabile di Legambiente per le isole minori ha detto: ”Dopo i furti dei sassi levigati dalla spiaggia di Pomonte per farne ornamenti e muretti da giardino; dopo i ciottoli picchiettati di nero della spiaggia delle Ghiaie, asportati a migliaia dai turisti come souvenir della riva dove sbarcarono gli Argonauti, che macchiarono i ciottoli con il loro sudore, ecco per il litorale dell’Elba un altro furto pericoloso”.

Il fatto è gravissimo: non è che uno può fare un indulto al giorno per i politici dalla mano lesta, per le barbe finte fellone, per gli imprenditori disinvolti, per furbetti e furboni e se continua così, come faremo a insabbiare i prossimi scandali, inchieste, evasioni fiscali, e processi? Beh, buona giornata.

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Forse a Gaza torna la politica.

Dopo il ritiro delle truppe israeliane e lo smantellamento degli insediamenti dei coloni, la situazione a Gaza è peggiorata: sporcizia ovunque, non c’è sicurezza per i cittadini, è stato un errore lanciare missili in territorio israeliano, per poi non essere in grado di difendere il territorio.

A dirlo pubblicamente il portavoce di Hamas, Ghazi Hammad, che ha fatto autocritica su governo e milizie palestinesi in un intervento alla radio israeliana.

Già ieri su un quotidiano aveva usato toni critici nei confronti del governo Hamas, che egli stesso rappresenta, per la situazione disastrosa nella striscia di Gaza, che ‘non si può attribuire solo all’occupazione’ da parte di Israele.

Forse un passo avanti per un governo di unità nazionale con Fatah, forse un passo indietro dell’ala militare di Hamas. Quando tacciono le armi, forse parla la politica. Beh, buona giornata.

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Ogni riferimento è puramente casuale.

Il New York Times ha scoperto un sospetto di insider trading nel 41 per cento delle maggiori fusioni dello scorso anno. Secondo il quotidiano, il 41 per cento delle società target di acquisizioni nel corso del 2005 hanno registrato transazioni di borsa ‘anormali o sospette’ prima che le fusioni diventassero pubbliche. Per il New York Times chi ha comprato azioni durante quei periodi ha conseguito guadagni fino al 40 per cento.
Ogni riferimento a fatti e persone e società e banche italiane realmente esistenti è assolutamente casuale. Per quanto riguarda il parco buoi, come vengono allegramente definiti i piccoli risparmiatori di Piazza Affari, si precisa che nessun animale è stato ferito o maltrattato durante la stesura di queste righe.
Beh, buona giornata.

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Il pretesto.

Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha inaugurato l’impianto di produzione di acqua pesante del reattore nucleare di Arak. L’Iran sta costruendo un reattore ad acqua pesante ad Arak, 180 km a sud-est di Teheran, parte fondamentale nel piano nucleare iraniano e capace di produrre plutonio, secondo alcuni potenzialmente in grado di essere impiegato per fabbricare ordigni nucleari.

Sono mesi che Dick Cheney cerca un pretesto per dimostrare che l’Iran sta costruendo la madre di tutte le armi di distruzione di massa, la bomba atomica.

Gli Usa hanno pronta una risoluzione da far approvare all’Onu contro l’Iran, passo diplomatico propedeutico ai piani di attacco ipotizzati contro Teheran.

Nonostante l’offerta iraniana di riaprire le trattative con il gruppo dei 5+1, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha inaugurato oggi un ottimo pretesto per un nuovo conflitto?
Beh, buona giornata.

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Quando c’è di mezzo il petrolio.

Tre dipendenti della Saipem, uno dei quali italiano, sono stati rapiti ieri in Nigeria dopo un attacco armato a una piattaforma petrolifera a Port Harcourt.

L’italiano sequestrato si chiama Mario Pavesi, è un tecnico della ditta Sanco spa di Galliate (Novara) specializzata in impianti antincendio Sull’episodio, confermato in nottata dalla Farnesina, si conoscono solo pochi dettagli.

A Gennaio venne attaccata da un folto gruppo di uomini armati anche una istallazione petrolifera dell’Agip.

Nel mese di Maggio tre dipendenti dell’Eni, tra cui un italiano, furono rapiti. In questo caso la liberazione avvenne molto rapidamente.

A Luglio il quotidiano Guardian di Lagos ha riportato la notizia del sabotaggio di un oleodotto della Nigerian Agip Oil Company che avrebbe causato la perdita di 120.000 barili quotidiani. Lo riferì l’Ansa, che riportò anche di una smentita dell’Eni, che ammetteva solo un danneggiamento alla rete di raccolta di una struttura di collegamento stimando la soluzione del problema “a breve, con una perdita di materiale irrilevante”.

Gli attacchi, le violenze e i rapimenti, cresciuti di intensità nell’ultimo anno e mezzo e indirizzati contro le multinazionali del petrolio, tra cui anche le compagnie italiane hanno già prodotto, dal mese di febbraio, un calo di oltre un quarto della produzione petrolifera della Nigeria, ottavo maggiore esportatore di idrocarburi al mondo.

Meno se ne estrae, più sale il prezzo. Prima delle avventure belliche in Afghanistan e in Iraq il prezzo al barile era 22 dollari. Ora siamo vicini agli 80 dollari.

E’ per questo che fanno più notizia i turisti derubati che i tecnici italiani rapiti? Beh, buona giornata.

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Ma è tempo che torni la politica.

A proposito del mio “Ben tornata Europa”, Martina mi ha scritto questo commento:

Quante ruspe manderà l’Europa? Quanti sacchi di cemento? Quanti operai edili? Quanta carta per le scuole? Quante garze per i feriti? Quanti mezzi per la ricostruzione, e ancor prima per dipanare la matassa delle macerie? Israele non ha mica bombardato solo il confine, ha distrutto ponti, ospedali, fabbriche. Siamo sicuri che vogliamo lasciare che sia hezbolla ad occuparsi di tutto questo? Chi si occuperà di ripulire il mare? E con i soldi di chi? Una volta si diceva “chi rompe paga e i cocci sono suoi”. Israele è pronta a smaltire centinaia di migliaia di sacchetti di calcinacci?
(Scritto da: martina | 25/08/06 a 14:44 )

Diciamo subito che non vedere la finestra che si è aperta con il parziale fallimento dell’azione militare israeliana in Libano è un errore, un errore piccolo, ma fatale, una sorta di estremismo infantile, come altri ce ne sono stati nella storia passata e recente.

La valutazione deve essere politica. Vanno individuate le contraddizioni, e scegliere la contraddizione principale. Le contraddizioni sono molte, e ognuna, messa in luce dal dibattito attorno al ruolo italiano di questi anni nello scenario della guerra preventiva al terrorismo, così come è stata imposta dagli Usa al mondo, e dal governo Berlusconi negli scorsi 5 anni, ha la sua valenza e dignità. Ma la domanda è: quale è stato il ruolo dell’Italia durante gli ultimi cinque anni? Cioè: qual è stata la contraddizione principale?

Essa è stata l’appoggio incondizionato alla politica estera Usa. Una politica imperiale e, dunque unilaterale: ha spaccato la politica estera della Ue, ha diffamato prima e messo all’angolo poi l’Onu. La politica estera Usa ha prodotto guerra, ha esportato il terrorismo islamico, ha coinvolto le politiche interne dei paesi europei, compreso il nostro, sul terreno della sicurezza nazionale.

Non sono state violate solo le costituzioni nazionale, come la nostra, per mandare in “guerra” soldati in Afghanistan prima e in Iraq poi. Sono state violate ripetutamente le stesse sovranità territoriali, come il sequestro, pianificato, di cittadini di nazionalità araba sui territori europei ha dimostrato.

Sono state assunte norme restrittive, in automatica applicazione delle direttive del Pentagono e dei servizi di sicurezza Usa, scavalcando i parlamenti e gli stessi ministeri europei degli affari interni, ridotti a rango di notai di decisioni prese a Washinton o a Londra. La situazione nei nostri cieli e nei nostri aeroporti valga come esempio eclatante.

In sostanza, si è applicato a man bassa l’antico principio, secondo il quale “un popolo spaventato si governa meglio”.

Il governo Berlusconi è stato nemico della pace e della legalità internazionale, ma soprattutto del lavoro, della cultura, della libertà d’informazione, dei migranti e, per il semplice fatto di essere rozzamente e smaccatamente neoliberista, è stato il nemico giurato di ogni forma di eguaglianza.

La politica estera dell’attuale governo di centro-sinistra si muove tra le macerie lasciateci dal berlusconismo. Sul caso specifico, però, ha riportato sulla scena la questione dell’autonomia delle cancellerie europee, ha rimesso in partita l’Onu. Questo è un fatto politico. E’ su questo fatto politico che va ricalibrato il dibattito. Non si tratta di dire mi piace o non mi piace, né di testimoniare distinguo o adesioni. Si tratta di valutare una fase nella quale il governo italiano non è più nemico, esso può essere considerato un avversario, bisogna calibrare una nuova dialettica, caso per caso, questione per questione: lavoro, cultura, libertà civili, libertà d’informazione, comando sui sistemi di informazione di massa, la tv in prima istanza, migranti.

E’ stato scritto che il movimento per la pace deve rivendicare autonomia di valutazioni sulle posizioni del governo in politica estera. Sacrosanto. Autonomia non significa, però non vedere il cambio di passo. Perché questo metodo sarebbe opportunismo: la pura ricerca di una identità di pezzi e spezzoni della sinistra, alla ricerca di suggestioni “autocelebrative” la propria ragion d’essere, e che oggi soffrono del nuovo ruolo dell’Italia in politica estera, come se gli asciugasse l’acqua in cui nuotare. Il piccolo cabotaggio è un male antico.

Autonomia significa capire la fase, agire di conseguenza. In altre parole, vuol dire tornare a fare politica. La politica ci dice oggi che il ritorno del protagonismo dell’Europa, accanto all’Onu sullo scenario mediorientale va registrato con attenzione. Ci sono tutte le incognite. Ma cosa sarebbe la politica senza incognite? Beh, buona giornata.

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Cosa può fare un blog?

A proposito del mio “I giorni dell’Ira”, la signora Lucia Mancusi ha scritto un commento che è una richiesta di aiuto. Provo un terribile senso di impotenza. Non posso fare altro che dare un maggior risalto al suo commento. Nella vana speranza le sia di un qualche aiuto. Beh, buona giornata.

“Commenti
aiutateci ad avere giustiziaa anche noi abbiamo perso un nostro caro ucciso dalla polizia thailandese a Nong khay il 20/10/2002. Mio fratello Marcello Mancusi viene percosso selvaggiame4nte e poi strangiolato mentre si trovava in caserma.

Scritto da: mancusi lucia | 24/08/06 a 11:19”

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Brividi.

Il Cavaliere è stato accolto al grido di “Silvio, Silvio” dal popolo ciellino, riunito al Meeting di Rimini . “Secondo noi l’Italia deve essere cattolica e degli italiani. La sinistra pensa invece a un’Italia plurietnica”.

Non basta, perché vuole l’applauso:” Cercai Don Giussani nel ’93, per averlo accanto nelle decisioni di scendere in politica e ho tentato di averlo sempre accanto. Ricordo con commozione gli ultimi incontri e ho ancora i brividi ripensandoci. Lui mi disse che il destino mi aveva fatto diventare l’uomo della provvidenza”.

Anche noi abbiamo ancora i brividi. Beh, buona giornata

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Ben tornata Europa.

E’ un messaggio in diretta televisiva, alle 20, a segnare la svolta: quello del presidente francese Jacques Chirac, che annuncia l’invio in Libano di altri 1600 soldati francesi, che andranno ad aggiungersi ai 400 già nel Paese L’annuncio della Francia, appreso “con soddifazione” da Romano Prodi, dà certezza all’Italia che è disposta a inviare fino a 3.000 uomini.

Comincia a delinearsi l’ossatura della missione che sotto la bandiera azzurra dei Caschi Blu sarà l’espressione dell’impegno di tutta l’Europa per contribuire a risolvere la crisi. Il Belgio dovrebbe inviare un contingente di sminatori, la Finlandia un contingente di 150-200 “scarponi”, la Polonia starebbe pensando a un contributo di circa 700 soldati, e altrettanti ne potrebbe inviare la Spagna.

Anche la Gran Bretagna, impegnata su più scacchieri in Medio Oriente, contribuirà con mezzi aerei, mentre la Germania dovrebbe fornire mezzi navali per la sorveglianza delle coste libanesi. Mezzi aerei e navali potrebbero venire anche da Danimarca e Grecia.
Chi guiderà la missione? Quali le regole d’ingaggio? ”Ho sentito oggi Kofi Annan, a Bruxelles annuncerà tutti i dettagli”. Anche sui numeri della missione ”non voglio precedere Annan” ha dichiarato Prodi: “L’Italia si atterrà a quanto stabilito dal Palazzo di Vetro”.
Ben tornato Onu, ben tornata Europa. Ben tornata l’Italia in Europa. Beh, buona giornata.

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Il pianeta nano.

E’ durato poco il sistema solare a dodici pianeti. La stessa commissione internazionale di astronomi che pochi giorni fa aveva promosso i tre nuovi pianeti Cerere, Caronte e 2003 UB313 (Xena), ha deciso oggi di togliere a Plutone la stessa “dignità”, retrocedendolo al rango di “pianeta nano”. Il sistema solare secondo gli astronomi della Iau (Unione astronomica internazionale) riuniti in questi giorni a Praga è quindi formato da undici pianeti. Otto quelli “classici”: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Urano e Nettuno in ordine di distanza dal Sole.

Il declassamento di Plutone è stato dettato dalle sue dimensioni troppo piccole (il suo diametro medio è di circa 2306 chilometri). I miglioramenti nelle osservazioni spaziali stanno permettendo infatti agli scienziati di scoprire l’esistenza di molti altri corpi celesti della grandezza simile a quella dell’ex pianeta e da qui l’esigenza di introdurre la categoria dei “pianeti nani”.

Per il momento non si registrano reazioni da Arcore. Beh, buona giornata.

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Lavoro Leggi e diritto Media e tecnologia

Gli sfruttati della comunicazione.

Crea imbarazzo nel governo e nella maggioranza il caso Atesia, una delle principali società italiane di call center, alla quale l’Ispettorato del lavoro ha imposto di assumere con contratto a tempo indeterminato 3200 lavoratori attualmente “a progetto”.

Prudente il commento del ministro del Lavoro Cesare Damiano: “Mi riservo di esaminare i documenti su Atesia, ma per cò che concerne i call center in generale, 250 mila persone occupate in 700 aziende, l’obiettivo è di regolarizzare tutto il settore”.

Il presidente dell’associazione di categoria Assocontact (Fita-Confindustria), Umberto Costamagna, avverte: “Se la decisione fosse estesa si minerebbe l’intero settore, mettendo in ginocchio le aziende e obbligandole a fare a meno di 50-60 mila collaboratori e mettendo a rischio altri 20-30 mila addetti assunti a tempo indeterminato”.

Giorgio Cremaschi, membro della segreteria della Fiom, dice che “è necessario che il governo assuma ed estenda queste interpretazioni in tutto il settore dei call center”. Il gruppo Cos-Almaviva di cui fa parte Atesia (che lavora per Tim e Wind), ma anche per altre società (Alicos con Alitalia e InAction con Fiat) è una creazione dell’imprenditore Alberto Tripi.

Alberto Tripi, è un sostenitore dell’Ulivo della prima ora, vicino alla Margherita e in particolare al vicepremier Francesco Rutelli. Tripi nel 2005 ha fatto il salto di qualità acquistando da Telecom la società di software Finsiel, cambiandole il nome in Almaviva. Oltre a servire le principali aziende private, si è aggiudicato commesse con ministeri e società pubbliche come i Monopoli di Stato.
Lo Stato produce precariato? E’ atipico. Beh, buona giornata.

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I migranti che fecero l’impresa.

Secondo l’Osservatorio della Confartigianato gli imprenditori extra-comunitari in Italia sono 372 mila. Si tratta di una quantità significativa, pari al 4,7% degli imprenditori in Italia.

La presenza più consistente di imprenditori extracomunitari si concentra nelle costruzioni (68,3%), segue il tessile-abbigliamento (9,4%) e trasporti (7,4%). Il 48,5% proviene dai Paesi dell’Europa non comunitaria, per il 25,7% dall’Africa, 13,2% dall’Asia.
Chissà come ci sono rimasti male Calderoli e soci. Beh, buona giornata.

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