Tutto cominciò con la prima ambigua decisione: io non sono la, ma il presidente del Consiglio. La dualità è continuata giorno dopo giorno di governo. Sull’Ucraina: armi e soldi sì, soldati no. Su Trump: dazi no, Trump sì. Sulla Palestina voto no contro Israele all’ONU, ma dico sì alle parole del presidente Mattarella. E infine eccoci ai referendum: Meloni ha deciso di non decidere, di andare a votare ma non votare, anzi di entrare e dire, più o meno: “buon giorno, sono venuta a non ritirare le schede, così neanche mi registrate e non entro nel conteggio del quorum“. Ormai è chiaro chi detta le linee guida della politica del governo italiano: “No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce…”. Ecce Giorgia, appunto.
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