Categorie
Attualità Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Meno pubblicità in tv, più comunicazione a tu per tu.

E’ stato un duro attacco alla qualità della televisione italiana. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, è stato un vero e proprio atto di accusa:  la televisione italiana per “livelli di banalità e volgarità (come i tanti reality che affollano i palinsesti delle tv in prima serata)'” è al disotto di altre televisioni europee e il divario rispetto alle emittenti Ue “é crescente”.

E’ quanto ha affermato Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha annunciato che “l’Autorità ha in animo di avviare uno studio specifico che analizzi la programmazione televisiva in Italia (e l’uso dei media vecchi e nuovi), verifichi il suo grado di qualità e se essa possa produrre effetti sui cosiddetti ‘comportamenti sociali’.

Non è nelle possibilità dell’Agcom cambiare il modo di fare televisione, spiega il presidente Calabrò, ma “fino a quando le trasmissioni sono dominate dall’assillo dei ricavi pubblicitari e questi sono connessi esclusivamente all’audience – aggiunge il presidente – i tentativi saranno inefficienti”.

Il fatto è che così, dice Calabrò “si innesca una spirale perversa che diseduca il gusto dei telespettatori e degrada il livello delle trasmissioni”.

 

Sappiamo tutti quanto la televisione sia centrale nei piani media, cioè nella distribuzione dei pesi di spesa della pubblicità italiana. E quanto sia diventata ingombrante, ne fanno le spese gli altri media, primi fra tutti la carta stampata. Quel divario crescente rispetto alla emittenti europee di cui parla Calabrò sta proprio nel predominanza assoluta della tv rispetto a tutto il resto della filiera della comunicazione commerciale.

 

Sappiamo anche che questa predominanza alimenta sé stessa più che dare linfa alla propensione verso i consumi: già in forte calo, nonostante la pressione esercitata dalla tv i consumi hanno subito un ulteriore spinta verso il basso a causa della sfavorevole congiuntura economica.

 

Sappiamo che siamo in un periodo di forte sofferenza per il settore economico della pubblicità, chi non ha già tagliato i budget pubblicitari sta pensando di farlo.

 

E’ il momento delle scelte, quelle che bisogna fare proprio durante i momenti di difficoltà: liberiamo la tv dalla troppa pubblicità, distribuiamo i budget verso altri media, verso altre attività di relazione con i clienti dei clienti.

 

Liberemo nuove energie a favore del successo delle marche: la crisi ci impone di fare scelte meno invise all’opinione pubblica, meno invasive dei telespettatori, meno onerose per le aziende. E molto più efficaci, come dimostrano le esperienze di altri paesi, che in Italia si fa fatica a prendere seriamente in considerazione.

 

Lo slogan è: meno pubblicità in tv, più comunicazione a tu per tu. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Attualità Scuola

Italia, 30 Ottobre 2008: la lunga giornata dell’Onda, il nuovo movimento degli studenti.

16:34 Anche a Capri studenti, prof e genitori in corteo Anche gli studenti capresi contro il Decreto Gelmini. I circa 400 studenti che frequentano le scuole isolane sono sfilati in corteo: organizzata dagli studenti delle scuole superiori, la manifestazione ha visto anche la presenza di insegnanti e genitori.

14:53 Milano, finita assemblea in Piazza affari, riparte corteo Il sit in di protesta durato circa un’ora è finito al termine di un intervento dell’assemblea aperta che invocava la ripresa del corteo per “bloccare di nuovo la città”. In una piazza Affari fino a quel momento gremita di studenti universitari e superiori, i manifestanti hanno quindi deciso di alzarsi e proseguire con il corteo, la cui meta non è ancora stata decisa.
14:51
Anche sull’isola di Lipari corteo di protesta Anche a Lipari, nelle Eolie, 350 studenti delle scuole isolane sono scesi in piazza per lo sciopero della scuola indetto dai sindacati.
Gli studenti hanno sfilato in corteo per tutta la mattinata percorrendo il centro di Lipari. “Contestiamo – spiegano Luca Bernardi e Marco Raffiti leader del comitato studentesco – gli effetti che le nuove disposizioni, del ministro Gelmini, avranno nelle isole minori”. Alla manifestazione avrebbe partecipato un solo docente.

14:50 Napoli, assemblea all’Orientale e cortei in città E’ in corso nel cortile di Palazzo Giusso, sede dell’università Orientale di Napoli occupata, un’assemblea fra studenti e docenti. Sono presenti oltre 200 persone. In discussione le prossime iniziative da adottare per protestare contro la legge Gelmini e i tagli all’Università. In mattinata, nel centro della città, anche un corteo di studenti medi.

14:46 Roma, corteo toglie l’assedio al ministero Ripartito il corteo degli studenti che aveva “assediato”. “Bloccheremo la città”, hanno detto. Non è definito il percorso che i manifestanti intendo seguire. Al momento si dirigono verso Trastevere. Secondo gli organizzatori la coda del corteo degli universitari si trova ancora dalle parti di Largo Argentina.
14:45
Jesi, 600 studenti in corteo “Non tagliate il nostro futuro”. Questo lo slogan che ha aperto un corteo di oltre 600 persone che ha sfilato oggi per le vie di Jesi.
Alla manifestazione, indetta dal collettivo studentesco Corto Circuito contro la legge Gelmini, hanno partecipato studenti medi, insegnanti, personale della scuola e genitori. Il centro cittadino – secondo gli organizzatori – si è trasformato per oltre un’ora in un’unico spazio assembleare, dove tutti hanno potuto prendere la parola e il traffico è stato bloccato da un sit in. La manifestazione prosegue nel pomeriggio con un’assemblea provinciale studentesca.

14:41 Roma, striscioni appesi a cancelli ministero Istruzione Gridano ‘Buffoni, buffoni’ le migliaia di studenti che circondano il ministero della Pubblica istruzione. Alle spalle dell’ingresso principale decine di striscioni sono stati appesi ai cancelli del ministero. Tra questi quello che recita ‘Gelmini sarta subito’ oppure ‘Gelmini e Tremonti non capite un nanotubo’.
14:40
Venezia, manifestazione conclusa Si è chiusa la manifestazione contro la riforma della scuola a Venezia. I manifestanti, circa 8.000, sono giunti al parco di San Giuliano, in terraferma a Mestre, dopo aver attraversato il Ponte della Libertà, dove è stata annunciata per il 5 novembre un’assemblea e, a seguire, una ‘notte bianca’ all’Università Cà Foscari. I giovani si sono seduti sul prato ripetendo i cori contro il governo e il ministro Mariastella Gelmini.
14:34
L’Aquila, in corteo 5mila persone Cinquemila studenti di superiori e dell’università hanno manifestato per le vie de L’Aquila sotto una pioggia battente. I ragazzi hanno sfilato per tre ore dalla fontana luminosa fino in piazza della Prefettura, dove una delegazione ha incontrato il rappresentante del governo. Inoltre il corteo è passato anche davanti alla sede del senato accademico. Una delegazione di studenti universitari ha incontrato il magnifico rettore chiedendogli di sciogliere la seduta e di unirsi alla protesta degli studenti. Il senato accademico ha accolto la richiesta e si è subito unito alla manifestazione in corso. E il 14 novembre si replica per lo sciopero indetto dai sindacati di categoria dell’università.

14:29 Torino, sgomberati binari stazione Porta Nuova Sono stati sgomberati i due binari, il 17 e il 18, della stazione torinese di Porta Nuova occupati da un gruppetto di manifestanti, a quanto pare appartenenti all’area anarchica. Al momento la situazione all’interno della stazione è tornata tranquilla e molti studenti che partecipavano alla manifestazione di oggi e che erano presenti in stazione hanno espresso contrarietà all’occupazione dei binari e hanno chiesto di tornare a portare la protesta pacifica nelle strade della città.

14:05 Milano, assemblea in Piazza Affari Un microfono aperto per gli interventi dei manifestanti. È questa l’iniziativa lanciata da circa 20 minuti in piazza Affari dagli studenti di superiori e università giunti davanti al palazzo della Borsa. Tra i vari interventi: l’elenco dei tagli previsti dalla riforma; la comunicazione rivolta alle forze dell’ordine presenti dei tagli che interesseranno anche loro; una dedica ad Abba; la lettura di un comunicato del vicesindaco, Riccardo De Corato, che, lamentandosi per il blocco del traffico nella città, ha provocato l’euforia e gli applausi dei presenti.

13:57 Rovigo, aule vuote e cortei Moltissime scuole elementari chiuse in tutta la provincia di Rovigo, adesioni tra i docenti della primaria valutate in oltre l’80% e mediamente sopra il 50%, alle medie e anche alle superiori, adesione di massa degli studenti. Questo in sintesi il successo dello sciopero della scuola nel Polesine. A Rovigo e Adria in mattinata anche due cortei con 200 persone.

13:55 Milano, grande sit-in davanti alla borsa I diversi spezzoni del corteo milanese che non si sono fermati in piazza Duomo stanno confluendo in piazza Affari, dove viene organizzato un grande sit-in di fronte al palazzo della Borsa. In un clima che rimane rumoroso ma festoso, diverse centinaia di studenti delle superiori e dell’università, fra la musica emessa a tutto volume dai camioncini che fanno da riferimento ad alcuni centri sociali della città, stanno tenendo brevissimi comizi e scandendo slogan contro la riforma.

13:51 Roma, ministero assediato con fumogeni e lancio uova
Dal camion che si trova alla testa del corteo degli universitari, arrivato davanti alla sede del ministero dell’istruzione, è partito un lancio di uova contro gli agenti di polizia che presidiano l’ingresso del dicastero. Accesi anche diversi fumogeni colorati. Il corteo, intanto, riempie tutta viale Trastevere, fino al lungotevere. Un’altra parte dei manifestanti, prevalentemente studenti medi, è arrivato da viale Glorioso al grido di “assedio”.

13:50 Comizio finito ma piazza del Popolo resta piena
Il comizio dei leader sindacali in piazza del Popolo si è concluso ormai da diversi minuti ma la piazza è ancora gremita. Tante le persone che accennano a spostarsi. Sulle note di Manu Chao sventolano ancora le bandiere e non si fermano gli slogan. Anche i tornanti che scendono dal pincio sono ancora pieni di manifestanti.

13:48 Roma, assediato ministero Istruzione: “Dimettiti, dimettiti”

‘Dimettiti, dimettiti’. E’ lo slogan urlato dalle migliaia di studenti che hanno appena preso ‘d’assediò il Ministero della Pubblica Istruzione invitando Maria Stella Gelmini a dimettersi dall’incarico. Un fiume in piena di ragazzi che hanno lasciato il corteo madre per confluire su viale Trastevere. Tantissimi e colorati gli striscioni e le bandiere. In testa alla manifestazione anche un camioncino munito di altoparlante che trasmette musica rap.

13:47 Mantova, corteo Più di 600 persone tra studenti, professori e genitori hanno sfilato questa mattina per le vie di Mantova per protestare contro il decreto Gelmini e i tagli ai fondi destinati alle scuole. La manifestazione si è svolta pacificamente e in modo ordinato, sotto il controllo discreto delle forze dell’ordine. Striscioni, cartelli e slogan contro il Governo e il ministro Gelmini hanno colorato il corteo. Una delegazione di studenti è stata ricevuta dal provveditore Ghilardotti: ‘Come cittadino condivido le preoccupazioni per i tagli di risorse per la scuola – ha detto il dirigente scolastico -, ma come provveditore applichero’ la legge’.

13:46 Bologna, tornata la calma il corteo prosegue
Il corteo bolognese anti-Gelmini, dopo aver percorso via Cartoleria, ha girato a destra in via Santo Stefano e sta ora avanzando in direzione della porta. Alla testa del corteo una fila di ragazzi che gridano slogan contro il ministro Gelmini e l’ex presidente Cossiga, ma anche contro i “fascisti” e le forze dell’ordine. Tantissimi i fischi, un petardo e qualche fumogeno. Ma rispetto ai momenti di tensione di poco fa in via Castiglione, ora la situazione sembra essersi calmata. I ragazzi delle prime fila non hanno più cappucci e sciarpe sulla faccia. Davanti al corteo camminano agenti della Digos. Non è chiaro dove siano diretti ora i manifestanti, ma probabilmente verso i viali.

13:40 Genova, liberati binari Dopo un’ora circa di occupazione, alle 12.40 gli studenti hanno liberato i binari della stazione ferroviaria di Piazza Principe. La circolazione dei treni è così ripresa, anche se con notevoli ritardi. Tra il binario 15 e 16 i manifestanti hanno steso uno striscione con la scritta “noi la crisi non la paghiamo”. Molti studenti, alcuni dei quali provenienti anche da Savona e Imperia, hanno scattato delle foto ricordo con i telefonini.

13:38 Napoli, domani veglia di preghiera nel Duomo La veglia di preghiera, promossa dalla Confederazione degli studenti, “affinché il Governo decida di ritornare sui suoi passi e ritirare i decreti voluti dal ministro dell’Istruzione, Gelmini”, si terrà domani, venerdì 31 ottobre a partire dalle 17 nel Duomo di Napoli. “E’ una forma di protesta civile alla quale ci auguriamo che possa partecipare anche il Cardinale Sepe che tanto sta facendo per il riscatto di Napoli”, hanno detto il presidente del Consiglio degli studenti dell’Università Federico II di Napoli, Luigi Napolitano, e Omero Pinto, segretario regionale de La Confederazione.

13:37 Milano, bloccata piazza Cordusio “Noi la crisi non la paghiamo”, “occupa tutto, occupa subito”, “se non cambierà bloccheremo la città” e “la Gelmini non la vogliamo”. Sono questi gli slogan scanditi in coro dai manifestanti sganciatisi dal corteo contro il dl Gelmini. Diretti in piazza Affari, studenti di superiori e università sono arrivati in piazza Cordusio bloccando il traffico per alcuni minuti. Il corteo, guidato dal centro sociale “Cantiere”, è poi ripartito diretto verso il palazzo della Borsa.

13:35 Roma, corteo assedia ministero Istruzione Il corteo degli universitari è giunto sotto al ministero dell’Istruzione e sta circondando tutto l’edificio. Migliaia di persone stanno riversandosi per le vie di Trastevere.

13:32 Milano, spezzone corteo in Borsa Un piccolo spezzone del corteo che ha sostenuto lo sciopero del mondo della scuola di Milano è arrivato in piazza Affari, sede di Borsa Italiana. Il gruppo di giovani, circa duecento, al grido di ‘Noi la crisi non la paghiamo’, si è piazzato di fronte a Palazzo Mezzanotte protetto da una ventina di agenti di polizia. La manifestazione improvvisata non sta generando particolari tensioni, così come la lezione in piazza tenuta da una ventina di studenti vicini a Forza Italia di fronte alla sede dell’Università Statale si è sciolta autonomamente senza alcun incidente o contatto con il corteo.

13:31 Rettore Sapienza: “Inquietudine dei ragazzi è anche nostra” “Con il nuovo dl sulla scuola del ministro Gelmini si taglia non solo ciò che è inutile ma anche ciò che è utile e l’inquietudine dei ragazzi per il futuro è anche la nostra”. Lo ha detto il neo rettore dell’università La Sapienza di Roma Luigi Frati nel corso della cerimonia di congedo del rettore uscente Renato Guarini stamattina nell’aula magna del rettorato. “Vogliamo una università di qualità – ha aggiunto Frati – che sia percepita utile dalla società civile e dalla politica. Visti gli investimenti carenti cercheremo di tagliare solo ciò che non è veramente utile”.

13:30 Bergamo, migliaia in piazza Migliaia di studenti hanno manifestato questa mattina a Bergamo contro la riforma della scuola del ministro Gelmini. Cinquemila persone secondo le forze dell’ordine, almeno il doppio per gli organizzatori, hanno sfilato per le vie del centro. Tra striscioni, cori di protesta contro il governo e le bandiere del movimento studentesco e di Rifondazione Comunista, il corteo è partito dal piazzale della stazione ed è terminato nella zona della Città Alta, alla sede dell’Università in Sant’Agostino, dove sono giunti in un migliaio.

13:28 Bologna, corteo su via Castiglione Dopo gli scontri con la polizia il Corteo degli studenti sta ora avanzando per via Castiglione. L’entrata di via Santa Lucia è bloccata da un cordone di carabinieri in assetto anti-sommossa. La polizia ha sciolto il blocco e sta facendo avanzare gli studenti lungo via Castiglione. Il posto di blocco della polizia si è spostato sotto il “torresotto” di via Castiglione. Al grido di “via via la polizia” gli studenti sono ora indecisi se tentare di proseguire o svoltare per via Cartolerie.

13:26 Firenze, sbloccati binari della stazione di Campo di Marte

E’ durato circa 30 minuti il sit in di alcune centinaia di giovani su alcuni binari della stazione di Campo di Marte a Firenze. Abbandonati i binari i giovani hanno ripreso il corteo per le strade della città.

13:25 Bologna, scontri tra polizia e manifestanti La Polizia ha usato anche i manganelli per fermare la testa del corteo anti-riforma Gelmini a Bologna. L’incidente è scoppiato davanti all’Aula Magna di Santa Lucia dell’ateneo Bolognese, in via Castiglione, a 200 metri dalle Due Torri, dove le forze dell’ordine hanno bloccato il corteo che voleva proseguire per fare un presidio sotto la sede di Unindustria, in via San Domenico. Mentre era in corso una discussione, qualcosa ha innescato la reazione degli agenti che hanno manganellato gli studenti della prima fila. Dal corteo sono volate bottiglie di vetro e sono stati lanciati sassi, poi sono partiti slogan come “vergogna vergogna”.

13:23 Torino, manifestanti in stazione per tenere assemblea Stanno entrando pacificamente nella stazione di Porta Nuova gli studenti torinesi che stanno partecipando alla mobilitazione contro il decreto Gelmini. L’intenzione dei manifestanti è quella di tenere un’assemblea all’interno dell’atrio della stazione torinese. Fra i vari slogan, oltre a quelli contro i rappresentanti del governo, anche “Un po’ qua un po’ là occupiamo la città”.
13:20
Cgil, in 200mila manifestano in Sicilia In Sicilia sono oltre 200 mila che stanno sfilando per dire ‘no’ alla legge Gelmini. Lo rende noto la Cgil che segnala che ”a Palermo stanno partecipando al corteo di protesta circa 100mila persone, a Catania sono in 20 mila, a Messina in 10 mila, mentre 6 mila sono a Siracusa, 10 mila a Trapani e 5 mila a Caltranissetta”. Manifestazioni – segnala la Cgil – sono inoltre in corso anche nei piccoli centri. A Cefalu’, ad esempio, nella provincia di Palermo, tutte le scuole superiori sono rimaste chiuse ed e’ in corso un corteo di 1.500 persone.

13:17 Rete studenti medi: “Solidarietà anche da Europa” L’Obessu e l’Esu, i sindacati europei degli studenti medi ed universitari, appoggiano la protesta degli studenti italiani contro i provvedimenti del governo. Lo rende noto la Rete degli studenti medi. “Presso l’ambasciata italiana a Bruxelles – sottolinea il portavoce Luca De Zolt – è in corso un presidio delle due organizzazioni in solidarietà alla protesta degli studenti italiani. Un altro presidio è in corso davanti alla sede della commissione europea”. Nel comunicato, riporta de zolt, “si esprime solidarietà per gli studenti feriti negli scontri di ieri e si dà una ferma condanna della violenza”.

13:14 Roma, arrivano ancora manifestanti a piazza del Popolo

Mentre dal palco allestito si tengono i discorsi di politici e rappresentanti sindacali, in piazza del Popolo gremita continuano ad arrivare manifestanti. Un gruppo di studenti delle scuole superiori romane espone uno striscione con su scritto “Stand up for your right”. Dalle balconate sopra piazza del Popolo è stato esposto lo striscione: “La scuola? Presente, Gelmini incompetente”. Dal palco, gli organizzatori, aggiornano i partecipanti dicendo che una parte del corteo si trova ancora in via Barberini, a inizio percorso.

13:13 Milano, secondo corteo: “Bloccheremo la città”

A Milano, il corteo minore degli studenti sta percorrendo una via di accesso a piazza Duomo, via Santa Margherita, in direzione Piazza della Scala. Al grido di “Bloccheremo la città”, gli studenti “minacciano” di riproporre la giornata di cortei improvvisati che hanno paralizzato ieri il traffico cittadino per ore.

13:11 Rettore Basilicata: “Non perdete la lotta come nel ’68”

Arriva direttamente dal rettore dell’Università degli studi della Basilicata, Antonio Mario Tamburro, “uno che il 1968 l’ha vissuto”, l’invito agli studenti – riuniti stamani a Potenza – “di non perdere questa battaglia come invece hanno fatto quelli di allora”, perché “il prezzo da pagare sarà quello di raccontare una sconfitta, fra 40 anni, ai vostri figli”.

13:08 Roma, corteo studenti medi sotto alla prefettura

Tra i cortei che da stamani attraversano la città contro la legge Gelmini, uno è sfilato per via Nazionale, formato dagli studenti delle scuole medie superiori. Partito dal liceo Virgilio, dopo essere giunto a piazza della Repubblica ed essere passato per via Nazionale, ha raggiunto la prefettura, in via IV novembre dove si è fermato in presidio, chiedendo, con interventi al megafono, i motivi della presenza ieri in piazza Navona del camioncino di Blocco studentesco, dove erano custoditi bastoni e caschi utilizzati per gli scontri. Inoltre, gli studenti hanno denunciato la mancanza di fondi per la ristrutturazione degli istituti scolastici della capitale. Il corteo è poi ripartito è si è unito agli universitari che si trovano ora su corso Vittorio Emanuele.
13:03
Bologna, Grillo rtorna in corteo e veste camice dei chimici precari E’ tornato in mezzo al corteo Beppe Grillo, accolto questa volta dagli applausi. A contestarlo, spiegano dallo staff del ‘Meetup’ erano state una trentina di persone circa, apparteneti ai centri sociali, che si trovavano alla testa del corteo. Grillo ha ricevuto un camice da parte degi chimici precari e lo ha indossato, proseguendo per un pezzo di strada con loro e fare ritorno quindi in piazza Verdi.
13:02
Torino, spezzone corteo a stazione Porta Nuova Alcune centinaia di studenti delle scuole superiori torinesi che stanno partecipando alla manifestazione contro la riforma del sistema scolastico e universitario sono arrivati in corteo fino alla stazione di Porta Nuova. Un fitto cordone di Forze dell’ordine sta al momento bloccando gli ingressi della stazione. Quello che i manifestanti vorrebbero sarebbe di riuscire a parlare dai microfoni di Porta Nuova per spiegare le ragioni della protesta.
13:00
Milano, studenti si staccano da corteo e lasciano piazza Duomo Studenti universitari e delle superiori si sono sganciati dal corteo dirigendosi in via Mengoni. I manifestanti presenti in piazza Duomo, punto d’arrivo della manifestazione contro il dl Gelmini, erano, al momento, circa 100mila ma buona parte aveva già iniziato ad abbandonare la piazza. Lo spezzone staccatosi dal corteo di trova attualmente in via Santa Margherita.

12:58 Roma, parroco di S. Maria dei miracoli benedice manifestazione

La manifestazione per protestare contro il decreto scuola Gelmini diventato legge riceve la ‘benedizione’ del parroco di Santa Maria dei Miracoli, una delle due chiese gemelle di piazza del Popolo a Roma dove è in corso la manifestazione organizzata dai sindacati.
“Mi sembra una bella manifestazione – afferma don Giovanni, l’anziano parroco – Soprattutto per i modi con i quali si sta svolgendo il corteo. Gli studenti protestano per un ideale giusto, che è quello di difendere l’istruzione”. Un solo rammarico da parte del sacerdote che ha dovuto celebrare una messa lampo visto che i pochi fedeli presenti alla Santa Messa hanno poi voluto prendere parte alla manifestazione.

12:55 Firenze, giovani sui binari della stazione Campo di Marte

Momenti di tensione alla stazione Campo di Marte di Fienze dove alcuni binari sono stati occupati da un centinaio di giovani soprattutto dei centri sociali. I ragazzi hanno prima cercato di
entrare nella stazione passando dall’ingresso principale, che era però presidiato da ingenti forze dell’ordine. Respinti, sono riusciti a guadagnare un entrata secondaria presidiata solo da alcuni poliziotti, che non hanno potuto fermare l’onda d’urto dei giovani che è così entrata nella stazione.

12:54 Palermo, corteo confluisce con quello scuola

A Palermo circa cinquemila studenti universitari, partiti da viale delle Scienze, hanno percorso le vie del centro storico e hanno da poco raggiunto piazza Castelnuovo, dove nel frattempo era confluito il corteo organizzato dai sindacati contro la riforma della scuola, proveniente da un’altra area della città.

12:51 Bologna: “Siamo in 30mila”

“Siamo in 30mila”. E’ questa la cifra che gli studenti hanno dato dai megafoni durante la manifestazione contro la riforma Gelmini in corso a Bologna. Nel corteo sfilano tra gli altri gli studenti di Veterinaria tutti con il camice bianco, il cappello fatto con i fogli di giornale e le orecchie d’asino.

12:46 Roma, Berlusconi e Gelmini in cartapesta

Due grandi facce in cartapesta che rappresentano il volto del ministro Gelmini e del presidente del Consiglio Berlusconi, lui con le orecchie da asino. Sono i volti di due installazioni di cartapesta portate in piazza del Popolo da un gruppo di studenti che stanno assistendo al comizio finale della manifestazione contro la riforma Gelmini e per i contratti della scuola. Accanto ai due volti di cartapesta spicca anche un cartello-santino che raffigura il ministro Gelmini con una cornice di fiorellini e sotto la scritta “Beata ignoranza”.
12:44
Bari, terminato corteo dibattito in piazza

E’ terminato poco fa a Bari il corteo pacifico a cui hanno partecipato – secondo la questura – circa tremila persone tra studenti (anche delle scuole elementari), genitori e docenti che hanno protestato contro le politiche del governo sull’istruzione dopo il varo del decreto Gelmini. I manifestanti sono ora radunati in piazza Libertà, davanti al palazzo della prefettura, dove gli studenti stanno tenendo interventi pubblici per spiegare i motivi della loro protesta.

12:44 Roma, autorizzati altre due cortei

I manifestanti che si sono dati appuntamento a Roma per il corteo indetto dai sindacati della scuola sono talmente tanti “che il questore ha dovuto autorizzare altri due cortei”. E’ quanto hanno annunciato gli organizzatori dal palco di Piazza del Popolo, precisando che Piazza della Repubblica, da dove era partito il primo corteo, “è ancora piena di gente”.
12:43
Firenze, corteo Con lo slogan “Firenze lotta” oltre un migliaio di persone secondo le forze dell’ordine (4.000 secondo gli organizzatori) stanno manifestando da stamani a Firenze contro il decreto Gelmini. A sfilare studenti, soprattutto medi ma anche universitari, docenti, dottorandi e anche famiglie con bambini, oltre ad esponenti dei centri sociali. Il passaggio del corteo sui viali cittadini ha creato disagi al traffico ma, nel complesso, la manifestazione non sta registrando tensioni.

12:42 Roma, organizzatori: “Piazza Repubblica di nuovo piena”
“Piazza della repubblica è di nuovo piena”. Lo annunciano dal palco gli organizzatori della manifestazione romana che annunciano che “il corteo si è fatto in tre per la numerosissima partecipazione”.
12:41
Venezia, corteo allunga percorso fino a Mestre Per questioni di opportunità legate all’ordine pubblico, il corteo di protesta contro la riforma della scuola in corso a Venezia sul ponte della Libertà proseguirà fino al parco pubblico di San Giuliano a Mestre. La manifestazione era stata autorizzata per il transito su una parte del ponte fino al suo congiungimento con la terraferma e quindi avrebbe dovuto sciogliersi. Visto l’alto numero di partecipanti e le loro pressanti richieste alle forze di polizia, la manifestazione ha ottenuto il permesso di proseguire ben oltre il luogo dove era previsto lo stop.

12:38 Proteste ateneo Calabria

Continua la mobilitazione all’Università della Calabria contro la riforma Gelini. Dopo il blocco delle lezioni deciso ieri dal Consiglio di Facoltà di Ingegneria, oggi si fa sentire la Facoltà di Scienze Politiche. Questa mattina si sono tenute lezioni alternative sulla mafia e la criminalità. Per le ore 14 è prevista un’assemblea plenaria e alle 16 si terrà un Consiglio di Facoltà straordinario, durante il quale gli studenti chiederanno due ore al giorno di mobilitazione, dalle 11,30 alle 13,30, da tenersi ad oltranza, fino a quando non ci dovessero essere dei cambiamenti nelle disposizioni legislative. Anche a Cosenza, intanto, questa mattina si è tenuto un corteo di protesta contro la Legge Gelmini.

12:35 Roma, studenti: “Circonderemo ministero Istruzione” E’ giunto a piazza Venezia il corteo degli studenti partito dalla Sapienza e diretto al Ministero dell’istruzione in viale Trastevere. Dietro lo striscione che recita “siamo l’onda che ti travolge: sciopero generale subito” i partecipanti alla manifestazione degli universitari stanno aumentando. “Si sono uniti a noi pezzi di corteo sindacale che non riuscivano ad entrare nell’altra manifestazione – ha detto uno degli studenti- in più sono confluiti universitari e studenti medi provenienti da tutta Italia”. Il corteo che, secondo quanto detto dagli organizzatori, è autorizzato a giungere sotto al ministero dell’Istruzione percorrerà Corso Vittorio, Ponte Garibaldi e Viale Trastevere. “Visto che siamo così tanti” ha concluso lo studente “circonderemo l’edificio del Ministero”.

12:33 Udu: “Duecentomiila studenti” Sono circa 200.000 gli studenti delle scuole medie superiori e gli universitari che partecipano allo spezzone studentesco all’interno del corteo contro il Dl Gelmini in corso a Roma. Lo fa sapere l’Unione degli universitari. “Si attendono ancora alcune decine di autobus – spiega l’organizzazione – rimasti bloccati nel traffico. La manifestazione si caratterizza come tutte quelle precedenti per il carattere pacifico e non violento”.

12:27 Genova, occupati binari della stazione Principe I binari della stazione ferroviaria di Genova-Principe sono occupati dai manifestanti che protestano contro il decreto Gelmini. Poco prima delle 12 una migliaio di studenti, provenienti dai cortei che in mattinata hanno attraversato la città, è entrato in stazione occupando i binari.
12:26
Roma: “Gli universitari sono 100mila” “Siamo centomila”. Lo affermano gli esponenti dei collettivi degli studenti universitari in corteo verso il ministero dell’Istruzione di viale Trastevere. La testa del corteo è giunta adesso a piazza Venezia, dopo aver attraversato tutta via Cavour. “Noi la crisi non la paghiamo”, e “la gente come noi non molla mai”, sono gli slogan urlati dagli studenti in corteo.
12:25
Roma, cortei spontanei in tutta la città 2 Intanto, alla periferia di Roma, tra punti di arrivo dei pullman alle stazioni di Anagnina, Tuscolana e Eur sono stati organizzati cortei spontanei a causa dell’eccessivo afflusso di manifestanti nelle strade. Anche sul Grande Raccordo Anulare decine di pullman sono rimasti bloccati: i manifestanti hanno abbandonato i mezzi di trasporto e hanno dato il via ad una manifestazione.

12:24 Roma, cortei spontanei in tutta la città 1 La manifestazione nazionale per dire no al dl Gelmini si è divisa in più cortei spontanei che stanno interessando tutta la città. Secondo quanto riferiscono gli organizzatori, una parte dei manifestanti che ancora si trovavano in Piazza della Repubblica ha modificato il suo percorso e, “sta attraversando via Nazionale, in parecchie migliaia” per raggiungere attraverso altre strade del centro storico Piazza del Popolo e unirsi agli altri partecipanti.
12:23
Milano, riempita piazza Duomo Nessuna cifra ufficiale ma i manifestanti hanno riempito interamente piazza del Duomo a Milano per protestare contro la riforma della scuola voluta dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. E’ un corteo colorato e pacifico quello che da stamattina ha attraversato il centro di Milano. “Le nostre maestre sono già uniche”, gridano i bambini delle elementari armati di fischietti e tamburi. Dicono no alle classi ponte e ai tagli all’istruzione genitori e insegnanti che hanno manifestato fianco a fianco.

12:21 Veglia con lumini nel salernitano Decine di lumini per celebrare “la veglia funebre della scuola pubblica”. E’ quanto è accaduto nella serata di ieri davanti ai cancelli del Liceo Scientifico ‘A. Gatto’ di Agropoli. Dopo essersi dati appuntamento davanti all’istituto intorno alle 21, più di una cinquantina di studenti del locale liceo hanno collocato decine lumini davanti al portone d’ingresso, sostando sui gradini della scuola per ore e tornando a casa a notte inoltrata. “Il decreto è passato e noi manifestiamo il nostro lutto simbolico – ha spiegato Maria Grazia Cantalupo, esponente del collettivo scolastico – La scuola pubblica muore sotto i tagli del governo e con essa tante speranze di noi studenti”.

12:20 Piacenza, corteo con 400 persone In 400 hanno sfilato per le vie del centro di Piacenza. Molte scuole cittadine hanno aderito allo sciopero indetto dai sindacati che proseguirà sino a domani.
12:17
Roma, corteo dei precari dell’Iss E’ partito da pochi minuti il corteo dei precari dell’Istituto superiore di Sanità diretto verso la Direzione provinciale del lavoro di Roma, a poche centinaia di metri di distanza, in via Cesare De Lollis, a ridosso della Sapienza. Circa un centinaio di manifestanti con cartelli e striscioni contro la legge 133 e gli emendamenti ‘ammazza-precari’ chiedono la novazione del contratto, dalla forma attuale a quella di lavoratore dipendente.

12:15 Roma, un chilometro di manifestanti sul raccordo Formano un coda lunga un chilometro le persone che marciano sul Grande raccordo anulare per prendere parte al corteo organizzato dai sindacati contro la riforma Gelmini. Erano tutti a bordo di 10 pullman che non riescono ad entrare nella città perché il traffico è completamente paralizzato. Oltre a numerose pattuglie della polizia della polstrada sono presenti i vigili urbani con sei pattuglie. “La situazione sul Gra è molto critica”, dicono dalla sala operativa dei vigili urbani.

12:13 Aule deserte e cortei di protesta a Foligno e Perugia Università deserte, lezioni sospese non ufficialmente ed istituti superiori di Perugia e Terni aperti ma senza la stragrande maggioranza degli insegnanti e degli alunni in classe. E’ questo il quadro della scuola umbra nella giornata nazionale dello sciopero generale indetto dai sindacati. A Foligno il coordinamento in lotta di docenti e studenti (medi e universitari) ha dato vita ad un corteo di protesta che questa mattina è partito da plateatico alle 8.30 per raggiungere piazza della Repubblica dove si sta svolgendo un’assemblea permanente. Corteo spontaneo di studenti universitari e medi anche a Perugia intorno alle 11.

12:11 Milano, corteo in piazza Duomo La manifestazione contro il dl Gelmini ha raggiunto da alcuni minuti piazza Duomo. La piazza è quasi completamente gremita e la coda del corteo si trova ancora in piazza Scala. Via Larga è, infatti, completamente occupata dai manifestanti. Presa d’assalto dagli studenti è anche la statua di Vittorio Emanuele II, completamente occupata fin dalla base e sulla quale campeggia lo striscione: “la scuola è il futuro dell’Italia”.

12:09 Roma, in 25mila dalla Toscana Sono 25 mila i toscani arrivati a Roma, con 236 pullman, un treno da Pisa, auto e treni ‘normali’, per la giornata di mobilitazione in difesa della scuola pubblica. Lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca, giovani studenti, genitori che hanno accompagnato i figli minorenni le cui prenotazioni non venivano accettate. I pullman – è detto in una nota della Cgil Toscana – sono confluiti all’Anagnina, non arriveranno mai a Piazza del Popolo, e nei parcheggi è in corso un’altra manifestazione.
Coloro che sono arrivati a Termini si sono divisi fra il corteo principale e un secondo corteo lungo via Nazionale.

12:08 Roma, troppa gente e il corteo si divide in tre Si è dovuto fare letteralmente in tre il corteo di studenti, professori, genitori organizzato a roma dai sindacati in occasione dello sciopero generale della scuola. Gli organizzatori dal palco hanno spiegato che “per ragioni di spazio”, a causa dell’enorme afflusso di persone, il corteo unitario si è diviso in tre spezzoni: il primo, quello dei sindacati, già giunto a piazza del Popolo, il secondo degli universitari che sta sfilando in via Cavour verso via dei Fori Imperiali e un terzo alla Magliana, perché non riesce a filtrare nel centro della capitale.

12:04 Pullman bloccati, si manifesta su raccordo anulare
Ventitrè bus provenienti dalla sola città di Siena sono fermi sul Raccordo anulare e hanno deciso di inscenare una protesta sul luogo, vista l’impossibiità di arrivare a piazza del Popolo. A darne notizia gli organizzatori della manifestazione.
12:03
Sindacati, 90% istituti chiusi. “Siamo un milione” Il 90% delle scuole italiane oggi e’ rimasto chiuso per protestare contro il governo ed il dl Gelmini. E’ quanto affermano i sindacati che parlano ”di incredibile riuscita dello sciopero e della manifestazione di Roma” che, sempre secondo gli organizzatori, vede una partecipazione ormai giunta oltre il milione di persone.
12:02
Genova, occupata stazione principale Gli studenti in corteo di protesta contro il decreto Gelmini hanno occupato i binari della stazione ferroviaria di Piazza Principe. I treni sono bloccati dalle 11.40. Secondo gli organizzatori, alla manifestazione hanno partecipato circa trentamila persone. Ci sono stati momenti di tensione quando la testa del corteo è arrivato nella piazza della stazione. I manifestanti hanno gridato “Via via la polizia” davanti ad alcune decine di agenti schierati in tenuta antisommossa.

11:58 Macerata, ‘Notte bianca’ anti-Gelmini Un’altra giornata di occupazione e la prima ‘Notte bianca’ anti-Gelmini: questa la reazione dell’assemblea No133 dell’Università di Macerata all’approvazione del dl Gelmini al Senato. Più di 300 persone si sono avvicendate ieri notte nell’aula 8 di Scienze della Comunicazione occupata, dove campeggiava uno striscione con la scritta: “L’onda non si arresta”. “Una risposta determinata degli studenti e dei precari maceratesi – si legge in una nota – alla grave posizione assunta dal rettore Roberto Sani con le minacce di sgombero. Oggi sono previste lezioni in piazza e assemblee di facoltà. Prossima assemblea generale, il 4 novembre, in vista della manifestazione del 7.

11:57 Corteo ad Aosta Circa 500 valdostani, tra studenti e insegnanti, hanno manifestato questa mattina ad Aosta contro la legge di riforma della scuola promossa dal Ministro Gelmini. Aperto dallo striscione ‘Il nostro futuro non si taglia’, il corteo ha attraversato il centro storico tra cori e slogan di protesta. Non si sono verificati disordini e l’intera manifestazione è stata tenuta sotto controllo da polizia e carabinieri. Il corteo è infine giunto in piazza Chanoux dove si è sciolto verso le 11.30. I rappresentanti del Movimento studentesco valdostano hanno convocato una riunione nel pomeriggio.

11:54 Venezia, macchinisti dei treni salutano corteo I macchinisti dei treni che giungono a Venezia lungo la ferrovia sul ponte della Libertà salutano con le loro trombe il corteo di studenti che sta manifestando contro i tagli alla scuola . I giovani, che secondo la Questura nel frattempo sono saliti a 5.000, lanciano slogan urlando “non facciamoci tagliare la testa” e “il futuro siamo noi”. A sfilare sono ragazzi dei centri sociali, ricercatori, studenti universitari e delle scuole medie superiori. Il corteo, colorato da numerosi striscioni anti ministro Gelmini e anti governativi, non fa sventolare alcuna bandiera di partito o movimento sindacale, che risultano assenti.

11:53 Sindacati: “Adesione al 70% degli istituti” Allo sciopero generale di oggi proclamato da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda avrebbe aderito il 70% di tutti gli istituti italiani. Lo affermano i sindacati, in occasione del corteo in corso a Roma, spiegando che il dato è stato ottenuto in base a un campione di scuole interpellate in tutta Italia.

11:52 Napoli, corteo universitari Anche oggi in piazza studenti universitari a Napoli. Un corteo di 500 persone è partito dall’Università L’Orientale, da giorni occupata, ed è ora in via Mezzocannone per dirigersi, infine, a Piazza del Gesù.
11:48
Roma, corteo studenti verso ministero
Lo spezzone del corteo della scuola composto dai collettivi universitari ha appena deviato da quello principale e ha imboccato via Cavour per recarsi fino al ministero dell’Istruzione. “Ci siamo staccati – spiega Giorgio Sestili, collettivo di Fisica – perché il corteo della Cgil non scorreva, era bloccato su piazza della Repubblica. Ma anche per sottolineare la nostra autonomia e la nostra piattaforma più radicale”.

11:46 Manifestazione a Belluno Oltre 4.000 persone stanno manifestando a Belluno contro i decreti sulla scuola e in particolare per salvare gli istituti di montagna. Il corteo, promosso da Cgil Cisl Uil e composto da insegnanti, studenti, genitori è partito verso le 9,30 dal piazzale della stazione ferroviaria per raggiungere piazza Duomo. In testa il presidente della Provincia, Sergio Reolon e numerosi sindaci ed assessori alla cultura soprattutto dei piccioli comuni montani dove rischiano di scomparire i piccoli plessi (se ne calcolano 17 a rischio) delle scuole elementari.
11:46
Roma, ancora manifestanti a corteo Mentre la testa del corteo indetto dai sindacati è già giunta in Piazza del Popolo, in Piazza della Repubblica a Roma continuano ad arrivare migliaia di manifestanti. Dalla stazione Termini giungono in Piazza dei Cinquecento migliaia di studenti da molte parti d’Italia. Tra gli striscioni in mostra nella piazza “da Mariastella alle stalle”, “la cultura fa paura, l’ignoranza fa la vostra maggioranza”, “l’enterogelmini non ci basta”, “no al pensiero unico”. Quattro manifestanti hanno deciso di indossare dei grembiulini bianchi con fiocco rosa, in testa un paio di orecchie d’asino. I quattro portano uno striscione con su scritto: “Gli asini in piazza, i muli al ministero”.

11:42 Roma, secondo corteo su via Nazionale Nella manifestazione del mondo della scuola in corso a Roma, per consentire il deflusso di piazza della Repubblica, è partito un secondo corteo che sta ora percorrendo via Nazionale e arriverà a piazza del Popolo. Lo hanno spiegato gli organizzatori della manifestazione, parlando dal palco.
11:40
Torino, in piazza musiche di Verdi e Rossini Anche le musiche di Verdi e Rossini suonate dall’orchestra del Teatro Regio, oggi, alla manifestazione del mondo della scuola torinese. I lavoratori dell’Ente lirico subalpino hanno voluto in questo modo testimoniare la vicinanza agli studenti, agli insegnanti e ai genitori, almeno 50mila secondo gli organizzatori, che stanno confluendo nella centralissima piazza Castello. Sulla facciata del teatro, lo striscione “i lavoratori del Teatro Regio assieme agli studenti contro i tagli alla cultura” e la scritta in verticale “è ora di basta”.

11:40 Roma, Rete studenti “In piazza 100mila ragazzi” Gli studenti medi che partecipano alla manifestazione di Roma contro la legge Gelmini sono almeno 100 mila. La stima è stata fatta dalla Rete degli Studenti, che segnala come il corteo dei ragazzi stia partendo soltanto ora dalla stazione Termini, mentre la testa del corteo è già arrivata da tempo a piazza del Popolo.

11:37 Girotondo anti-Gelmini a piazza del Popolo “Giro giro tondo casca il mondo, casca la terra, Gelmini giù per terra”. E’ una manifestazione colorata e spiritosa quella della scuola in corso a Roma. Appena giunti in piazza del Popolo alcuni manifestanti hanno improvvisato un girotondo anti-Gelmini.
La piazza è sempre più gremita. Numerosi i coretti contro il ministro, da “Gelmini vergogna, ritira la riforma” a “una scuola colorata eh, eh” recitato da alcuni genitori di una scuola multietnica romana, Celio azzurro, giunti in piazza “per difendere l’integrazione tra i banchi”.

11:36 Roma, bus bloccati, corteo sul Gra Decine di pullman provenienti da diverse parti d’Italia e diretti al corteo contro la riforma Gelmini sono stati bloccati dal traffico sul Grande raccordo anulare di Roma. I pullman, ha raccontato un manifestante, sono imbottigliati da oltre un’ora sulla corsia interna del Gra, all’altezza dello svincolo con l’autostrada Roma-Napoli. In quel tratto i pullman procedono molto lentamente così molti manifestanti, soprattutto studenti sono scesi dai bus e si sono incamminati a piedi, inscenando una sorta di corteo spontaneo, con tanto di bandiere e fischietti, per raggiungere la fermata della metro di Anagnina.

11:35 Manifestazioni in tutta la Sicilia Oltre a Palermo, dove per la Cgil sono scese in piazza 50 mila persone, manifestazioni contro la legge sulla scuola si stanno svolgendo nelle altre città della Sicilia. Sempre secondo la Cgil, 20 mila persone hanno protestato a Catania, 10 mila a Messina, 6 mila a Siracusa, 10 mila a Trapani, 5 mila a Caltanissetta. Iniziative anche in centri più piccoli, come Cefalù (Palermo), dove tutte le scuole superiori sono rimaste chiuse e 1.500 persone hanno marciato in corteo.

11:34 Napoli, in agitazione dottorandi biologi I dottorandi biologi di Napoli entrano in stato di agitazione contro i tagli alla ricerca scientifica. In mattinata una delegazione dei 50 dottorandi precari che svolgono attività di ricerca nella Facoltà di Scienze e nel Cnr ha consegnato al rettore dell’Università di Napoli “Federico II”, Guido Trombetti, un documento di solidarietà. “Quest’anno – si legge nel documento – abbiamo avuto 250 euro a testa per la nostra attività, da spendere per comprare le cose elementari, come guanti e carta vetriera”.
11:33
Camerino in autogestione Gli studenti dell’Università di Camerino hanno ottenuto in autogestione l’aula ‘Carlo Esposito’ del palazzo Ducale come base per l’organizzazione della protesta contro la legge 133. E’ quanto scaturito dall’assemblea degli studenti, con la partecipazione di professori e personale non docente, protrattasi fino alla tarda serata di ieri presso il quadriportico del palazzo Ducale, sede del rettorato e della facoltà di Giurisprudenza.
All’assemblea è intervenuto anche il pro rettore vicario, prof. Antonini, che ha smentito e chiarito la notizia relativa al presunto bilancio negativo dell’Università. Oggi, dalle 8 alle 17, alcuni professori terranno lezioni in piazza.

11:32 Bolzano, in piazza scuole italiane e tedesche Una manifestazione si è svolta a Bolzano contro la riforma Gelmini con 1.500 studenti in piazza. Tra i manifestanti gli studenti delle scuole medie superiori di lingua italiana e tedesca. Gli studenti hanno sfilato per le vie del centro e la manifestazione si è svolta regolarmente senza incidenti. Al corteo hanno preso parte non solo studenti di Bolzano, ma anche ragazzi giunti di prima mattina da Merano e da Bressanone.

11:31 Roma, corteo universitari cambia percorso Giunto all’altezza di piazza dei Cinquecento, nei pressi della Stazione Termini, il corteo degli universitari romani sta deviando per via Cavour, senza dirigersi verso piazza della Repubblica e unirsi così al corteo principale. L’intenzione degli studenti è di raggiungere la sede del ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Al troncone del corteo si stanno unendo anche gli studenti delle scuole superiori e alcuni gruppi di universitari giunti da varie regioni.

11:30 Milano, corteo arrivato in corso Europa Il corteo contro il dl Gelmini, guidato da genitori, insegnanti e bambini di Rete Scuole e con gli studenti superiori e universitari a seguire, ha raggiunto piazza Fontana avanzando senza disordini. La manifestazione è ora diretta verso piazza Duomo.
11:29
Calabria, cortei in tutte le città Proteste e cortei sono in corso in tutta la Calabria contro la riforma Gelmini. La gran parte delle scuole è rimasta chiusa in coincidenza con la giornata di protesta nazionale organizzata dai sindacati della scuola. Cortei sono in corso a Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia ed in altri centri, con la partecipazione sia di studenti che di professori. A Crotone scenario della protesta è il liceo classico Pitagora, dove è in corso un sit-in con la partecipazione di studenti e professori anche di altri istituti cittadini. A Catanzaro è bloccato l’accesso alla città.

11:28 Codacons e Covige in corteo con lutto al braccio “Ieri Codacons e Co.Vi.Ge. (Comitato Nazionale Studenti, Insegnanti e Genitori Vittime della Gelmini) hanno proclamato la ‘Giornata di lutto nazionale per l’istruzione’. Oggi migliaia di aderenti alle due organizzazioni sono scesi in strada con il lutto al braccio per la morte della scuola primaria pubblica italiana”. Lo comunica, in una nota, il Codacons.

11:27 Trento, presidio e corteo Studenti delle scuole superiori di Trento hanno tenuto questa mattina un presidio in piazza Fiera. Poco dopo le 10.30 circa 150 ragazzi – secondo la questura – si sono diretti in corteo verso piazza Venezia, dove ha sede la facoltà di Sociologia, occupata da ieri. La manifestazione, che non era autorizzata, ha provocato alcuni disagi al traffico. La questura sta valutando la possibilità di denunciare i giovani.

11:26 Cagliari, in migliaia a corteo Sono almeno diecimila, secondo le prime stime degli organizzatori, i manifestanti che partecipano a Cagliari alla manifestazione. Nel capoluogo sono arrivati autobus da Oristano, dal Medio Campidano e dal Sulcis, ma non mancano gli apporti anche dal nord e centro Sardegna, con scuole del sassarese e del nuorese. Oggi a Cagliari le scuole sono chiuse per la festività del santo patrono, ma il fatto sembra non aver influito sulle adesioni alla protesta.

11:24 Torino, studenti su balcone sede Miur Tre ragazzi sono saliti poco fa con una scala a pioli sul balcone al primo piano della sede torinese del Miur, in Via Pietro Micca 20, davanti alla quale sta sfilando il corteo. Gli studenti hanno esposto uno striscione con l’immagine del ministro Mariastella Gelmini al centro di un bersaglio tempestato di tre frecce e con la scritta “No Gelmini”. Hanno anche sventolato la bandiera con la scritta “Io difendo l’istruzione pubblica”.

11:21 Roma, bambini a corteo “Le scuole del I/o municipio dicono no”. A mostrare lo striscione di protesta sono i bambini di alcune scuole elementari e medie di Roma. Indossano magliette bianche con scritto “Il paese reale è qui”. Durante una pausa della manifestazione le insegnanti hanno improvvisato un girotondo cantando: “Giro giro tondo casca il mondo casca la Gelmini e salviamo i bambini”. Si intonano slogan che invocano alla scuola pubblica e che spiegano che “Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini”. Qualcuno canta persino l’inno di Mameli reggendo uno striscione con su scritto “Per Bertruffoni, se l’istruzione vi sembra un costo provare l’ignoranza”. Un scuola di Viterbo espone un cartello che rimanda con la memoria alle polemiche politiche che hanno caratterizzato altri cortei: “Contro la scuola dei potenti 10, 100, 1000 manifestazioni”.

11:18 Cortei in tutta la Sicilia All’indomani dell’approvazione della riforma Gelmini manifestazioni e cortei si stanno tenendo in tutta la Sicilia in contemporanea con le iniziative organizzate a Roma dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl e Uil, dallo Snals e dalla Gilda. A Palermo un corteo, dopo essere partito da Piazza Vittorio Veneto, sta attraversando il centro cittadino. Fra pochi minuti, in piazza Politeama, si congiungerà con un’analoga protesta degli studenti, provenienti dall’Università. Manifestazioni si tengono anche a Catania, Messina, Caltanissetta, Siracusa, Trapani.

11:17 Brescia, conclusa occupazione binari Si è conclusa l’occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Brescia da parte degli studenti che stanno manifestando contro la riforma. Il corteo, composto da almeno 2.000 persone, si sta ora dirigendo verso la Prefettura di Brescia.

11:16 Venezia, migliaia di studenti sul ponte della Libertà La protesta contro la legge di riforma della scuola tocca anche Venezia. Circa 3 mila giovani, secondo fonti delle forze dell’ordine, e 10.000 per gli organizzatori, sono partiti poco prima delle 11 dal terminal automobilistico di Piazzale Roma, nel centro storico, verso il Ponte dela Libertà che collega Venezia con la terraferma. Ad aprire il corteo un furgone con musica a tutto volume e con uno striscione che recita “L’onda anomala travolge la città”. Subito dietro, una studentessa porta un cartello che raffigura il ministro Mariastella Gelmini nelle vesti di una santa e battezzata per l’occasione “Beata Ignoranza”. La manifestazione sta causando seri disagi alla viabilità tra Mestre e Venezia.

11:15 Roma, bus bloccati su Gra,manifestanti a piedi verso metro
Tra i 20 e i 30 pullman bloccati sul raccordo anulare. Autobus che, da varie parti d’Italia, dovevano arrivare a Roma per partecipare allo sciopero della scuola. Ma il Gra della capitale è quasi bloccato dal traffico e, secondo i racconti di alcuni partecipanti alla protesta, i militanti sono stati fatti scendere dai pullman per raggiungere a piedi la stazione della metro di Anagnina, sulla Tuscolana, in modo da poter partecipare, nonostante siano già le 11, alla manifestazione.

11:13 Roma, collettivi universitari in piazza Indipendenza I collettivi universitari sono giunti poco fa in piazza Indipendenza per unirsi al grande corteo dei sindacati la cui coda è ancora in piazza dei Cinquecento. Gli studenti sono preceduti da un camion che diffonde musica. In testa al corteo degli universitari lo striscione: “Siamo l’onda che vi travolge”. Gli studenti si sono dati appuntamento questa mattina in Piazzale Aldo Moro all’ingresso dell’università La Sapienza e hanno poi sfilato in corteo per raggiungere la manifestazione dei sindacati.

11:12 Genova: “Siamo in 10mila” ‘Noi la crisi non la paghiamo’: è questa la scritta sullo striscione in testa alla manifestazione pacifica che sta attraversando il centro di Genova. Al corteo, insieme con migliaia di studenti liceali e universitari, genitori, professori delle scuole superiori e dell’università, sindacalisti, partecipa anche il presidente della Regione Claudio Burlando. Tra gli altri slogan della protesta, ‘studenti antifascisti genovesi’, ‘la riforma Gelmini danneggia gravemente la scuola e lo studio’, ‘W la fisica’, ‘In vendita’, ‘Matematica e informatica per il diritto allo studio’ e ‘No all’estinzione dell’istruzione’. Secondo una prima stima degli organizzatori, in piazza ci sarebbero circa 10.000 persone.

11:10 Roma, testa del corteo a piazza del Popolo Procede lungo al discesa del Pincio la testa del corteo partito da piazza della Repubblica. Lo striscione principale ‘Uniti per la scuola di tutti’ ha ormai raggiunto la meta della manifestazione seguito dalle migliaia di manifestanti che prendono parte all’iniziativa indetta dai sindacati della scuola.
11:06
Corteo studenti Catanzaro, bloccato viadotto Circa trecento studenti dei licei di Catanzaro stanno bloccando il viadotto Morandi che conduce nel centro storico cittadino per protestare contro la riforma Gelmini. Il blocco è stato attuato nel corso del corteo organizzato nell’ambito delle manifestazioni promosse in tutta Italia contro il provvedimento del governo. La manifestazione, secondo quanto ha riferito la polizia, si sta svolgendo pacificamente. Gli studenti, a conclusione del corteo, terranno un’assemblea.

11:03 Roma: “Siamo in 800mila” Gli organizzatori della manifestazione nazionale che si sta svolgendo a Roma, dal palco di piazza del Popolo hanno fatto una prima stima dei partecipanti. “Siamo in 800mila”.

11:02 Bari, in cinquemila a corteo Sono più di 5.000, secondo gli organizzatori, gli studenti che sfilano in corteo stamattina, nel centro di Bari. In testa al corteo vi sono bambini delle scuole elementari, seguiti da genitori e insegnanti, molti dei quali precari. Tanti gli striscioni e i cartelli esibiti, alcuni dei quali portati dai bambini. Su un cartello uno studente delle elementari pone un quesito: ‘Problema: se la maestra guadagna 1.200 euro e la ministra 14.000, qual e’ il costo da tagliare?’. Su altri è scritto: ‘Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini’, ‘L’ignoranza è la vostra forza’ e ‘Gelmini, giù le mani dai miei bambini’.

10:56 Palermo, due cortei. Cgil: “Siamo 50mila” Migliaia di studenti e professori, per ora in due distinti cortei, stanno partecipando a Palermo alla protesta contro la riforma Gelmini. Secondo le stime della Flc Cgil, i partecipanti sarebbero 50.000, ma le cifre non trovano conferma ufficiale. Un corteo è stato organizzato da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda ed è partito da piazza Vittorio Veneto per dirigersi a piazza Politeama. Qui si congiungerà congiungerà con l’altro corteo, promosso dagli studenti universitari, e partito da viale delle Scienze.10:54

10:43 Trieste, lezione in stazione Lezioni in stazione ferroviaria, per tutta la mattinata, a Trieste. Studenti e professori del corso di fisica hanno scelto l’atrio della stazione centrale per continuare le lezioni e far arrivare ai cittadini la loro protesta. Sempre oggi, in piazza Unità, è previsto un presidio degli insegnanti delle scuole superiori organizzato dalla Cgil di Trieste. Sono oltre 300, infine, secondo le stime delle organizzazioni studentesche, i partecipanti alla manifestazione di Roma, nella giornata dello sciopero generale della scuola, partiti questa mattina dal Friuli Venezia Giulia.

10:38 Messina, in migliaia sfilano contro la Gelmini Studenti, di licei ma anche delle elementari, genitori e docenti, partecipano alla manifestazione a Messina contro la riforma Gelmini. Il corteo, organizzato dai sindacati della scuola, è già partito da piazza Cairoli e arriverà fino alla prefettura. Secondo la questura i partecipanti sono al massimo 5mila. Sarebbero almeno il doppio per gli organizzatori.
10:36
Vibo Valentia, quasi tutti gli istituti restano chiusi Questa mattina le scuole elementari, medie e superiori sono rimaste chiuse per sciopero anche a Vibo Valentia. Insegnanti e personale ata hanno aderito quasi tutti alla protesta contro l’approvazione della riforma Gelmini. Ha fatto eccezione qualche scuola materna. Intorno alle nove un corteo composto da circa 200 studenti, per lo più ragazze, hanno iniziato a sfilare per le strade della città.
10:32
L’Aquila, in mille a corteo Sono circa un migliaio gli studenti che stamani hanno preso parte, a L’Aquila, alla manifestazione di protesta contro il decreto Gelmini. I più numerosi erano gli studenti universitari che sventolavano le bandiere dell’Udu. Sotto una pioggerella monotona, il corteo, scortato dalle forze dell’ordine, ha attraversato una delle principali arterie di collegamento della città, viale Duca degli Abruzzi, provocando il blocco del traffico cittadino. Tra gli striscioni che svettavano, quasi tutti contro il ministro, molti insistevano sul concetto che “Il sapere non si compra il lavoro non è merce”, oppure “borse di studio agli studenti, meno soldi ai nullafacenti”. Il corteo salira” poi su via Roma transitando davanti all’Ateno, al Comune per finire in piazza della prefettura, passando per piazza Duomo, dove una delegazione degli studenti vorrebbe incontrare il prefetto del capoluogo.
10:31
Bologna, in migliaia a corteo Sono già diverse migliaia gli studenti medi e universitari che si sono concentrati in piazza Nettuno e in Piazza Magiore a Bologna, pronti a partire per il corteo no-Gelmini che sfilerà lungo via Indpendenza, Irnerio e Zamboni. La manifestazione è diretta alla sede di Confindustria, ma al momento i ragazzi hanno avuto l’autorizzazione a marciare fino a via Castiglione davanti alla Chiesa di Santa Lucia. “L’idea è riuscire ad attaccare uno striscione davanti alla sede degli industriali – spiega Lisa Dorigatti, studentessa di Scienze Politiche, tra i promotori dll’iniziativa – ma è più importante che il corteo sia nutrito e compatto”.

10:27 Brescia, studenti occupano stazione ferroviaria Il corteo che a Brescia sta manifestando contro la Legge sulla riforma della scuola ha occupato poco fa la stazione dei treni, dove gli studenti hanno invaso i binari.

10:26 Torino, alla manifestazione anche presidio metalmeccanici C’è anche un presidio di lavoratori metalmeccanici in piazza a Torino a sostegno dello sciopero generale della scuola. Sono rappresentanti di aziende in crisi che con ogni probabilità si accoderanno al corteo che partito da piazza Arbarello raggiungerà piazza Castello.
10:21
Napoli, manifestazione alle 14 Sono circa seimila, tra personale docente e amministrativo, che secondo i sindacati anche autonomi si sono recati questa mattina a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale. Cortei si registrano nel capoluogo campano e in provincia. Tre istituti superiori sfilano a Portici, uno a Ischia, 1.000 studenti ad Arzano. A Napoli, l’appuntamento è fissato per le 14 a via Mezzocannone. Permangono occupate l’ateneo “Orientale” e le facoltà di Lettere e Sociologia dell’università “Federico II”. In piazza Plebiscito, infine, davanti alla prefettura, presidio di protesta della Onlus “Tutti a Scuola” che raccoglie genitori di bambini disabili, in agitazione per i tagli ai docenti di sostegno nelle elementari e medie inferiori

10:17 A Roma striscioni da balconi lungo corteo Un lungo striscione che va da finestra a finestra con la scritta “vita da precario” in uno dei palazzi di via Barberini saluta il passaggio dei corteo dei manifestanti. Tanti i cittadini alle finestre che salutano e partecipano alla manifestazione di oggi

10:16 Bari, duemila in corteo Sono circa 2mila gli studenti di scuole superiori e universitari che in corteo stanno manifestando a Bari contro il decreto Gelmini. Da tutti gli Istituti della città, i ragazzi hanno raggiunto in piccoli gruppi la centrale piazza Umberto, dove da pochi minuti è partito il corteo che dopo aver attraversato alcune vie del centro, si concentrerà in piazza Libertà, davanti alla Prefettura. In testa al corteo, scortato da un ingente spiegamento di forze dell’ordine, un furgone che diffonde musica e slogan con delle grandi casse acustiche, seguito da studenti con fischietti e striscioni. Molti studenti baresi sono anche partiti nella notte con pullman per partecipare alla manifestazione di Roma

10:15 Cagliari, 5mila in corteo Sono circa 5000, secondo le prime stime degli organizzatori, i manifestanti che protestano a Cagliari contro la legge Gelmini. Partito da piazza Garibaldi il corteo è aperto dai genitori e dai bambini della scuola elementare “Corte Piscedda” di Capoterra che ha subito l’alluvione della scorsa settimana. Nel capoluogo sono arrivati autobus da Oristano, dal Medio Campidano e dal Sulcis, ma non mancano gli apporti anche dal nord e centro Sardegna, con scuole del sassarese e del nuorese. Ad ogni passo il corteo si infoltisce perché gli studenti delle superiori raggiungono la manifestazione lungo il percorso. Oggi a Cagliari le scuole sono chiuse per la festività del santo patrono, ma il fatto sembra non aver influito sulle adesioni

10:14 Messina, corteo partito da piazza Cairoli E’ da poco partito da piazza Cairoli, a Messina, il corteo di protesta organizzato dai sindacati contro la riforma della scuola. Oltre agli studenti, molti sono i genitori e i docenti che sfilano. Il corteo (diecimila secondo i sindacati, metà per la questura) arriverà fino alla sede della prefettura

10:13 Roma, terzo corteo diretto in centro Un terzo corteo, di oltre mille studenti, si è formato in viale Giulio Cesare, nel quartiere romano di Prati ed è diretto verso il centro storico per congiungersi alla manifestazione principale indetta dai sindacati. Al corteo spontaneo prendono parte studenti di alcuni licei della zona

10:12 Roma, coda corteo ancora bloccata a piazza Esedra Sono decine e decine di migliaia gli insegnanti, gli studenti e i bambini delle scuole elementari che hanno cominciato a sfilare per le vie di Roma. Preceduti da cinque cordoni di polizia, la manifestazione è ormai in prossimità di piazza Barberini. La stragrande maggioranza dei partecipanti è però ancora ferma dentro l’enorme catino di Piazza Esedra, che non riesce a contenere tutti manifestanti. Il corteo, che si snoderà verso le vie del centro storico della capitale fino ad arrivare a piazza del Popolo, è aperto da un camioncino da cui vengono lanciati slogan, vengono spiegati i contenuti della riforma e viene diffusa musica. Subito dietro le bandiere e i palloncini della Flc Cgil. Studenti e bambini issano striscioni contro il ministro dell’Istruzione e la riforma della scuola pubblica

10:10 La manifestazione a Milano E’ iniziata la manifestazione di Milano nell’ambito dello sciopero nazionale contro la riforma Gelmini e i tagli finanziari al settore dell’istruzione e dell’università. Da piazza Cairoli, dove si trovano studenti delle scuole superiori, genitori e insegnanti, il corteo, al quale secondo una prima stima partecipano oltre 10.000 persone, si è mosso verso la parte più centrale della città. La manifestazione, alla cui testa sfilano in un clima del tutto privo di tensione genitori e sindacati, si dovrebbe concludere in piazza Santo Stefano, a due passi dalla sede centrale dell’università Statale. In piazza Cairoli, dove continuano a giungere studenti delle scuole superiori, confluiranno anche gli universitari milanesi che si sono trovati nella vicina piazza Cordusio e che dovrebbero prendere la coda del corteo

10:09 Partito corteo dalla Sapienza “Siamo l’onda che vi travolge”, questo lo striscione che apre il corteo degli studenti universitari della Sapienza partito poco fa dall’ateneo romano. I manifestanti sono alcune centinaia e si stanno dirigendo verso piazza della Repubblica per unirsi al corteo organizzato dai sindacati confederali. Gli universitari scandiscono lo slogan “siamo tutti antifascisti”

10:08 A Genova tre cortei E’ partito alle 9 da via Balbi, diretto in via Roma, il primo dei tre cortei contro la riforma della scuola previsti per questa mattina a Genova. Stanno sfilando un centinaio di studenti. In via Balbi si sono già concentrati un altro centinaio di manifestanti organizzati dalla Cgil. Un corteo si muoverà in mattinata da piazza De Ferrari verso via Balbi

10:02 Anche gli scolari in testa al corteo Ci sono anche tanti scolari, delle scuole elementari e medie, accompagnati da insegnanti e genitori, in testa al corteo che si muove lentamente per consentire l’afflusso a piazza della Repubblica dei manifestanti. “Mamme e papà non state a guardare, c’è la scuola da salvare”, recita lo striscione della scuola media Mazzini; “Belli e brutti, la scuola è di tutti”, ricordano sventolando un lenzuolone colorato i piccoli alunni di una scuola elementare di Bologna mentre il settimo circolo Montessori affida a un colorato cartello lo slogan “Con un popolo ignorante è più facile governare”

10:01 La protesta in diretta radio di 19 atenei  Oltre venti web radio universitarie a reti unificate daranno voce a ciò che sta accadendo in atenei, scuole e piazze. Fino alle 12 su http://raduni.wordpress.com/ in onda una diretta a staffetta per raccontare e documentare – grazie agli inviati di Raduni, l’Associazione nazionale degli operatori radiofonici e televisivi – i cortei, le manifestazioni e le assemblee in tutte le città italianeuno degli strumenti a disposizione, ma per il sindacato ci sono moltissime altre strade”

09:51 Corteo di studenti a Ischia Proteste e corteo di studenti, contro la riforma Gelmini, oggi a Ischia (Napoli). Un corteo di circa duecento studenti è partito da piazza Antica reggia, a Ischia Porto. Slogan e cori vengono urlati contro il ministro Gelmini e il governo Berlusconi

09:50 Torino, al via anche il secondo corteo Sono circa diecimila ma il numero è destinato ad aumentare, gli studenti, gli insegnanti e i genitori del corteo partito ora da piazza Arbarello a Torino. Ad aprire la manifestazione un furgone con lo striscione “Giù le mani dal nostro futuro”, poi bandiere colorate e altri striscioni come “Mariastella, stellina la riforma è una rovina” oppure ‘Il governo dei dementi toglie soldi agli studenti’. Molti genitori delle scuole elementari con un fiore di carta con la scritta “La scuola pubblica è un fiore all’occhiello”. Il corteo percorrerà le vie del centro dove si uniranno quelli partiti da palazzo Nuovo per confluire in Piazza Castello, dove l’orchestra del Teatro Regio proporrà un momento musicale “di solidarietà” agli studenti

09:42 Torino, partito corteo degli universitari E’ da poco partito da palazzo Nuovo il corteo degli studenti universitari delle facoltà umanistiche di Torino. Gli studenti, alcune centinaia, si stanno dirigendo verso piazza Arbarello in cui si stanno concentrando gli altri studenti delle scuole medie superiori e in cui confluiranno anche gli universitari di altre facoltà e del Politecnico. Il corteo sta sfilando in via Po dietro lo striscione con la scritta “Tutta l’università contro la Gelmini” e con numerosi cartelli satirici sulla riforma e sullo stato dell’università italiana: “Riforma Gelmini nuoce gravemente alla salute” riporta un cartello con il disegno di un pacchetto di sigarette, oppure “Offresi baby-sitter, una laurea, due master e dottorato di ricerca”. Con gli universitari sfilano anche i precari della ricerca molti dei quali in camice bianco

09:40 Centinaia di pullman bloccati alle porte di Roma Ingorgo alle porte di Roma dove centinaia di pullman diretti alla manifestazione sono bloccati per il traffico

09:39 Roma, partito il corteo E’ partito da piazza della Repubblica, sotto la pioggia, il corteo promosso dai sindacati confederali per protestare contro la riforma Gelmini. Il corteo di migliaia di persone, preceduto da un triplo cordone di forze di polizia, è aperto da un camioncino che “spara” musica a tutto volume e costellato da centinaia di palloncini colorati. Tanti gli slogan e gli striscioni: ”Gelmini: con te tre metri sotto terra”, “Tagli malefici” è la scritta che campeggia sotto una gigantesca silhouette del ministro Gelmini, raffigurata come una strega di Halloween. “Gelmini e Carfagna sarte subito”, proclama un altro striscione

09:34 Manifestazioni in tutta Italia La Rete degli studenti riferisce che sono in corso manifestazioni anche in altre città: Torino, Padova, Caltanissetta, Siracusa, Cuneo, Alghero, Nuoro, Ragusa, Sassari, Modena, Bologna, Cosenza, Catania , Modica, Comiso, Trani, Palermo, Bergamo, Cremona

09:30 Milano, migliaia di studenti radunati per corteo Migliaia di persone si stanno radunando per l’inizio del corteo di protesta contro l’approvazione della legge Gelmini di riforma della scuola, in largo Cairoli a Milano. Pronti a muoversi in testa al corteo ci sono i genitori e gli insegnanti di Rete Scuole. Più numerosi gli studenti delle scuole superiori di Milano e provincia.
Dalla folla spuntano delle bandiere di Rifondazione Comunista e della Cgil. Sono scesi nel corteo anche gli studenti delle facoltà cittadine che in questi giorni hanno portato avanti le manifestazioni anche con le lezioni in piazza

09:29 Cortei e manifestazioni in Sicilia All’indomani dell’approvazione della riforma Gelmini manifestazioni e cortei si stanno tenendo in tutta la Sicilia in contemporanea con le iniziative organizzate a Roma. A Palermo un corteo, dopo essere partito da piazza Vittorio Veneto, sta attraversando il centro cittadino. Fra pochi minuti, in piazza Politeama, si congiungerà con un’analoga protesta degli studenti, provenienti dall’Università. Manifestazioni si tengono anche a Catania, Messina, Caltanissetta, Siracusa, Trapani

09:25 Roma, in centinaia alla Sapienza Centinaia di studenti si sono radunati all’università La Sapienza per il corteo che poi confluirà in quello dei sindacati Confederali che partirà da piazza della Repubblica. Complice la violenta pioggia caduta nelle prime ore di stamani e le chiusure alla circolazione, scattate in previsione dei cortei, il traffico a Roma è particolarmente intenso con veri e propri ingorghi a ridosso del centro storico

09:16 Palermo, alta adesione allo sciopero Si prospetta molto elevata in Sicilia l’adesione dei docenti allo sciopero contro la legge di riforma della scuola indetto da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. La Flc Cgil diffonde già i primi dati relativi alla provincia di Palermo e sono molti gli istituti scolastici che oggi non hanno aperto le porte. Lo sciopero sta coinvolgendo oltre al settore pubblico anche quello privato parificato

09:12 Roma, il corteo in partenza Sta per partire da piazza della Repubblica il corteo organizzato dai sindacati confederali per protestare contro i tagli alla scuola. Partecipano studenti, insegnanti e drigenti scolastici giunti a Roma da tutta Italia su centinaia di pullman. Il corteo, che partirà alle 9.30, attraverserà via Emanuele Orlando, largo di S. Susanna, piazza Barberini, via Sistina, Trinità dei Monti, raggiungendo piazza del Popolo dove, alle 11.30, è previsto il comizio conclusivo

08:40 Roma, piazza Esedra gremita Manca più di mezz’ora all’avvio del corteo organizzato dai confederali Flc-Cgil, Uil e Cisl scuola e piazza della Repubblica (chiamata anche piazza Esedra) è già gremita di bandiere, palloncini e stendardi dei sindacati. Tanti i ragazzi che, a fianco dei professori, protestano contro la riforma Gelmini e i tagli alla scuola. Fischietti, tamburelli e musica allietano l’attesa per la partenza, prevista intorno alle 9. Immancabili, anche oggi, i ‘santini’ con il volto del ministro Gelmini, nominata ‘beata ignoranza’

08:38 Studenti in piazza da Ancona a Torino L’Unione degli universitari (Udu) annuncia che oggi gli studenti medi e universitari scenderanno in piazza ad Ancona, Cagliari, Catania, L’Aquila, Lecce, Palermo, Pavia e Torino, dove i cortei cittadini sfileranno per le città in contemporanea con la manifestazione nazionale di Roma

08:21 In piazza anche i genitori Centinaia di pullman e diversi treni speciali hanno portato a Roma, da tutta Italia, i lavoratori del settore. In piazza ci saranno anche tante famiglie e studenti, compresi gli universitari che sin dall’inizio hanno solidarizzato con la protesta della scuola. Si contesta il decreto Gelmini, approvato ieri in via definitiva al Senato, che ripristina il maestro unico alle elementari, con il rischio di mettere in discussione la “tenuta” del tempo pieno, ma non solo. Nel mirino ci sono i tagli dei posti di lavoro e degli orari di lezione, il dimensionamento della rete scolastica (con l’accorpamento di istituti con pochi alunni), la mancanza di investimenti nel settore

08:19 Studenti a Roma sotto la pioggia Hanno già cominciato ad affluire verso piazza della Repubblica, in una giornata che si è aperta con un tempo piovoso, i manifestanti che sfileranno oggi per le vie di Roma per contestare le politiche del governo in materia di istruzione, in concomitanza con lo sciopero generale della scuola proclamato dai sindacati di categoria (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals)

07:29 A Roma corteo anche degli universitari Due i cortei che si muoveranno per le strade della Capitale. Oltre a quello da piazza Esedra una ulteriore manifestazione partirà dall’università La Sapienza. Alle nove dalla città universitaria un corteo di studenti si muoverà per raggiungere i dimostanti che aderiscono alla manifestazione indetta dai sindacati

07:26 Attesi migliaia di studenti a Roma Sono attesi migliaia di studenti a Roma per la manifestazione. Il corteo principale partirà alle nove da piazza Esedra, attraverserà le strade del centro e raggiungerà Piazza del Popolo. Previsto l’intervento del leader della Cgil Guglielmo Epifani.

(Fonte: repubblica.it)

 

Share
Categorie
Pubblicità e mass media

Sordi e sordidi.

 

Una anziana signora di Roma ha vinto la causa davanti al Giudice di Pace, che ha deciso di revocare la multa per la contravvenzione alle norme che vietano di usare il telefono mobile alla guida di un autoveicolo. La notizia è stata riportata da www.ilmessaggero.it, che ci dice anche il perché la multa è stata ritenuta ingiusta e ingiustificata: la signora è sordomuta, quindi fisicamente impossibilitata all’uso del telefonino, men che meno alla guida del sua auto.

Mi pare una allegoria dei tempi che corrono. La signora alla guida del Ministero dell’istruzione non ha voluto ascoltare le mille voci che chiedevano il ritiro del decreto legge che passerà alla storia col suo nome, tanto per fare un esempio di stretta attualità. Ma la sordità sembra essere un difetto molto diffuso.

Sordi ai cambiamenti del comportamento dei consumatori, molti investitori continuano a ritenere la tv il totem di tutta la comunicazione pubblicitaria, invece che mettere in campo tutta la filiera della comunicazione commerciale.

Sorde ai tempi che cambiano, molte agenzie di pubblicità continuano a far largo uso di testimonial, invece che di buone idee.

Sorda alla pluralità dei linguaggi moderni, la nostra tv sforna palinsesti decotti: saranno meno “ansiogeni” come chiede qualcuno, di sicuro appaiono sempre più inefficaci, sia agli ascolti che al successo delle marche e dei loro prodotti, come dimostrano i pesanti cali dei consumi.

Dice: ma c’è la crisi. Infatti, sorde alle reali preoccupazioni legate allo sfavorevole ciclo economico, le agenzie  di pubblicità italiane hanno dimenticato il valore della creatività, unica leva in grado di stimolare l’attenzione verso le marche.

Sordi ai fondamentali dell’advertising, i manager della pubblicità sono più creativi a tagliare che a investire nelle idee, dimenticando che la crisi è da sempre il terreno favorevole all’innovazione.

Ma loro, appunto, sono sordi, da quest’orecchio non ci sentono da tempo, da prima dell’attuale crisi.

Loro sono sordi, ma il mercato ci sente e ci vede bene. Infatti continua a punirli, tagliando i budget previsti in comunicazione per il prossimo anno. Ma loro, siccome sono sordi, fanno finta di niente, dicono che va tutto bene, rilasciano dichiarazioni roboanti, vantano acquisizioni, millantano solide relazioni con i clienti, inventano comunicati stampa surreali, mentre a casa affilano le lame dei tagli del personale. A forza di essere sordi, si diventa sordidi.

Quando non si sente il bisogno di cambiare, la sordità diventa cronica: infatti, siccome pare che a nessuno venga il sospetto che è giunto il momento di sturarsi  le orecchie  e ascoltare attentamente i cambiamenti, la pubblicità italiana è ridotta in uno stato terminale. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Attualità

Alitalia: ricevo e pubblico.

COMUNICATO   STAMPA

Alle ore 23:45 del 29 ottobre 2008 dopo 7 ore di riunione relativa ai “criteri di assunzione” la CAI, dopo una pausa di due ore, ha ripreso il confronto dichiarando che i documenti contrattuali relativi al personale di volo e di terra consegnati nella giornata di lunedi 27 ottobre rappresentavano una posizione ultimativa e non si dichiaravano disponibili ad una rilettura degli stessi per verificarne la coerenza rispetto a quanto negoziato e sottoscritto a Palazzo Chigi.
Le OO.SS./AA.PP. nel rilevare l’incomprensibile ed improvviso cambio di atteggiamento della delegazione CAI, anche rispetto al positivo e costruttivo andamento della prima parte della riunione, hanno dichiarato che la difformità dei testi consegnati rispetto agli accordi di Palazzo Chigi, rendevano indispensabile una verifica congiunta alla quale CAI si è sottratta, impedendo ogni ulteriore approfondimento di merito e abbandonando il tavolo alle ore 24 dichiarando chiuso il confronto.
Roma, 30 ottobre 2008

FILT CGIL –FIT CISL – UILT – UGL TRASPORTI
SDL INTERCATEGORIALE
ANPAC – UNIONE PILOTI – ANPAV – AVIA

Share
Categorie
Attualità

Il governo e l’onda anomala.

 

Genitori, scolari, alunni, studenti, universitari, bidelli, professori, ricercatori e rettori: sono disinformati, come sostengono dalle fila della maggioranza che sostiene il governo o molto preoccupati per il futuro, come sostengono quelli che stanno protestando in tutta Italia?

Chi ha sentito le parole nelle assemblee, gli slogan nei cortei, chi ha fatto un giro sul web alla ricerca dei contenuti della protesta sa bene che  l”onda anomala”, come si autodefinito il nuovo movimento studentesco è tutt’altro che disinformato e sprovveduto. Comunque, abbiamo fatto quello che è stato chiesto da più parti, siamo andati a leggere il Decreto “Gelmini”.

In effetti, il provvedimento in questione si occupa per lo più della scuola elementare e media inferiore: reintroduzione del voto in condotta; ripristino, per quest’anno facoltativo, del grembiule nelle elementari; possibilità, a giudizio del consiglio di classe di bocciare lo studente anche con una solo insufficienza; diminuzione, nel modulo del tempo pieno delle ore di insegnamento da 40 a 24 settimanali; reintroduzione del maestro unico.

Le famiglie e gli insegnanti elementari si sono subito preoccupati della diminuzione dell’orario, paventando il pericolo della fine del tempo pieno, che ha fatto delle scuole elementari italiane un modello pedagogico e didattico in Europa. A nulla è valso argomentare che non si sarebbe trattato della fine del tempo pieno, evento che inciderebbe seriamente nell’economia, del tempo e del denaro, delle madri lavoratrici. Anche perché gli argomenti a sostegno delle misure contenute nel Decreto “Gelmini” sono stati avanzati dopo l’approvazione del decreto in questione e non prima: col senno di poi, utile sarebbe stato un normale svolgimento del dibattito parlamentare e il coinvolgimento delle parti sociali interessate, che invece si sono trovati davanti a un fatto compiuto.

Fatto sta che si è innescata la protesta degli esclusi dalle decisioni, in concomitanza con la riapertura dell’anno scolastico e accademico 2008/09. La protesta ha portato alla luce che in effetti non solo la scuola elementare, ma tutta la filiera dell’istruzione pubblica sarebbe stata interessata da tagli di bilancio, da qui ai prossimi anni, come si evince leggendo gli altri provvedimenti assunti in materia di istruzione pubblica, provvedimenti “spalmati” nella legge finanziaria, nella legge 133, nella legge 137.

La lettura di questi provvedimenti è apparsa subito un combinato disposto di tagli progressivi, da cui appaiono, per il momento immuni, solo le scuole medie superiori, le quali sono, semmai, sottoposte al regime di “accorpamento” edilizio: istituti con pochi alunni vengono accorpati in altri istituti, per creare economie delle spese generali ed edilizie.

Su questo versante, per altro anche alcuni enti locali, regioni e provincie, hanno sollevato conflitti di attribuzione, essendo, come è noto, competenti per legge in materia di edilizia scolastica e di manutenzione ordinaria degli immobili allo scopo adibiti. E’ noto che anche i licei stanno partecipando alle attuali proteste: c’è una proiezione psicologica verso il loro futuro universitario, ove è noto il taglio di oltre un miliardo di euro e il blocco del turn-over, che riguarda soprattutto i docenti precari. E’ vero che nel Decreto “Gelmini” non si prevedono veri e propri tagli di bilancio ( a eccezione del taglio delle ore degli insegnanti, che porta con sé un taglio degli organici), e che questi sono in realtà contenuti negli altri già citati provvedimenti.

Ma è anche vero che non siamo in presenza di una riforma organica, come tante volte si è provato a fare: ogni ministro dell’istruzione in carica negli ultimi governi ha fatto la sua riforma, riforma riformata dal suo successore. E forse il problema sta proprio qui: i tagli sembrano certi, il futuro della scuola pubblica italiana incerto. A meno che non si recepiscano gli appelli a riaprire un vero confronto, come sollecitato dal Presidente della Repubblica giorni  fa, dall’opposizione parlamentare e in queste ore da “Famiglia cristiana”, che recependo le voci della protesta, chiede il ritiro immediato del decreto, che è attualmente in discussione al Senato e potrebbe essere approvato,  in via definitiva nelle prossime ore.

Dal punto di vista politico,  l’onda anomala ha creato una situazione di crollo del consenso nei confronti del governo Berlusconi, che secondo Renato Mannheimer è andato giù in queste settimane di ben 18 punti percentuali. Questo spiega perché alcune minacce, atteggiamenti improntati al nervosismo e una certa dose di arroganza sono la cifra del comportamento della maggioranza di governo. Questo spiega anche il ritorno sulla scena politica dell’opposizione, risorta dalle macerie della sconfitta elettorale dello scorso aprile.

Dal punto di vista sociale, l’onda anomala ha portato alla luce il grande disagio creato dalla crisi dei mutui, con il corollario dell’incipiente arrivo della recessione economica. Più in generale ciò che appare in crisi è il modello “meno stato, più mercato”, mentre le teorie e le pratiche neoliberiste sembrano mostrare la corda:  la domanda spontanea che migliaia, milioni di cittadini italiani si sono fatta in questi giorni è stata: perché aiutare le banche e non anche lo stato sociale, gli stipendi, i consumi?

La risposta è venuta proprio dall’onda anomala: lo slogan “La crisi non la paghiamo noi” ha messo il dito sulla piaga del diffuso scontento tra l’opinione pubblica. Un recente sondaggio dice che il 50 per cento degli italiani è a favore della protesta degli studenti.

Con la sua carica di freschezza, tranquilla fermezza e creatività politica, l’onda anomala ha rimesso in moto il dibattito politico e sociale in Italia. Il che è buono, bello e importante. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Pubblicità e mass media

Metti una sera a cena Berlusconi e i pubblicitari.

«Da presidente del Consiglio non ho poteri per intervenire, ma voi dovreste chiedere un incontro ai vertici della Rai. Dovreste chiedere se è mai possibile che le aziende investano in pubblicità senza veder mai diffusi messaggi positivi. Non dico tanto, almeno una volta». Queste parole, pronunciate durante una recente cena, alla quale partecipavano, tra gli altri, alcuni importanti manager della pubblicità italiana, sono state riferite da Francesco Verderami per il Corriere della Sera di sabato 25 ottobre (http://archiviostorico.corriere.it) e da Aldo Fantanarosa per Repubblica di domenica 26 ottobre (http://www.repubblica.it)

Il riferimento, secondo quanto è stato riportato dalla stampa sarebbe innanzi tutto alla persona di Michele Santoro e al suo Anno zero, programma di Raidue. Le implicazioni politiche che queste parole hanno sollevato appartengono allo scontro politico in atto, e quindi meriterebbero una disamina in altra sede.

Qui è invece il caso di affrontare la questione dal punto di vista pubblicitario. Come tutti sanno, l’efficacia del messaggio pubblicitario in televisione viene monitorato da aziende specializzate, che prendono in esame, attraverso criteri quantitativi, le percentuali di share  e di audience per fascia oraria e di penetrazione sui vari target, suddivisi per segmenti socio-demografici: età, reddito, aree geografiche.

E’sulla base di questi parametri che si costruiscono i palinsesti televisivi, che si propongono alle concessionarie di pubblicità gli spazi e i relativi costi, che poi si propongono alle aziende come efficaci veicoli di comunicazione commerciale.

Il tutto ha, almeno in apparenza, una autorevolezza tecnico- scientifica, che dovrebbe favorire la misurabilità dell’efficacia del messaggio e dunque la prova provata di un favorevole rapporto tra costi (budget pubblicitari) e benefici (penetrazione presso il target utile della buona reputazione di un prodotto pubblicizzato).

Il che detto in soldoni, suona più o meno così:  “Ecco dottore, guardi i dati, lei ha speso tot del suo budget su questo programma televisivo, che è stato visto da tot spettatori, che ha fatto un bel tot di ascolti, tra i quali c’era un tot del tot per cento di persone nella condizione di acquistare il suo prodotto. Contento, dottore?”

Se non che, le parole del capo del governo introducono un altro parametro: la fiducia verso l’opera del suo governo. Quindi bisognerebbe rifare daccapo tutti calcoli, vale a dire inventare una equazione in cui allo share e all’audience, accanto ai vari target e alle variabili socio demografiche, va aggiunta e calcolata l’incognita: non una x, ma una F, fiducia. E non una f minuscola, cioè rivolta la mercato, ma una F maiuscola, cioè rivolta all’operato del governo in carica.

Io c’ho provato e riprovato, ma alla fine è uscito sempre lo stesso risultato: pensavo a un nuovo modo di misurare la pubblicità,  e invece veniva fuori la vecchia storia della propaganda filo-governativa. Il che dimostra che proprio non funziona.

La propaganda ha la sua efficacia per la politica, ma ha caratteristiche molto passeggere e assolutamente mutevoli. Con la propaganda si può aumentare il gradimento del consenso politico con la stessa velocità con la quale lo si può perdere, come dimostra un recente sondaggio di Renato Mannheimer, pubblicato sul Corriere della Sera.

La pubblicità mira, invece, a una relazione stabile e duratura con la clientela di una azienda, una relazione capace di essere, per quanto possibile permeabile agli umori dei consumatori, di modo che si stabilisca quel circolo virtuoso che affini i gusti dell’acquirente e migliori l’offerta da parte della marca.

I clienti della pubblicità scelgono i mezzi di comunicazione di massa più idonei per raggiungere i loro clienti. Per una questione di affinità elettiva, mica elettorale. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Scuola

“Classi ponte”? No, grazie.

La lingua che ci unisce

 

 

Le ragioni per respingere l’emendamento che prevede l’introduzione nelle scuole delle cosiddette “classi ponte”, alle quali dovrebbero afferire gli studenti stranieri che non hanno raggiunto un livello accettabile di padronanza della lingua italiana, sono state argomentate da voci diverse, provenienti da settori del mondo intellettuale, politico e religioso.

Ad esse vorremmo unirci e svolgere ancora qualche considerazione. Le questioni trattate dal provvedimento investono un crinale importante e delicato nella vita di un paese: l’inserimento di un individuo nella vita pubblica di una comunità, l’ingresso nel suo tessuto civile.

La fatica di scolari e studenti, fin dai passi nella prima formazione, per apprendere la lingua madre e poi le altre discipline, prima di altri obiettivi, realizza questo articolato percorso di integrazione.

Se dunque, come si assume ormai comunemente, la scuola è il luogo nel quale si completa tale processo, le migrazioni che segnano la nostra epoca e di cui il nostro paese è ora investito massicciamente, impongono uno sforzo nell’aggiornamento dei progetti pedagogici, e rigore nella gestione didattica. Essi dischiudono al contempo grandi opportunità, come comprende chi conosce la storia del nostro paese, prodotto di ampie ondate migratorie progressivamente accolte e assorbite. L’integrazione è dunque un esercizio costante nella nostra storia, che però può essere inteso in modo assai diverso.

Nel caso del provvedimento per invocare le finalità integrative si chiama in causa la competenza linguistica, ma come ha ben presente chiunque faccia ricerca sulle lingue e abbia a che fare con processi di mediazione linguistica e culturale, se l’obiettivo è l’apprendimento il primo passo è il contatto, l’ultimo la separazione. Ma guardiamo nel merito la proposta.

Il provvedimento in questione giustifica le classi separate affermando che spesso  i bambini stranieri  non hanno una competenza tale da seguire il normale corso delle lezioni, il che vanifica la loro presenza in classe e rende più lento e farraginoso lo svolgimento del programma poiché gli insegnanti devono dedicarsi a colmare queste lacune. Le classi ponte sarebbero necessarie per consentire a questi scolari/studenti una competenza linguistica adeguata ed inserirli, poi, nelle classi “normali”. Presupposto non esplicitato della norma è che gli stranieri siano indietro nelle competenze linguistiche relative all’italiano, questo talvolta accade, altre no come attestano studi statistici molto recenti. Occorre aggiungere, poi, che molti bambini e ragazzi italiani, ancora dialettofoni o semplicemente più indietro di altri per molte ragioni, spesso non sono in possesso di competenze linguistiche di base. Anche loro andranno nelle classi ponte?

Un altro ordine di argomenti riguarda l’assunto secondo il quale gli allievi devono possedere, in generale, competenze adeguate, altrimenti rendono più complesso e lento il lavoro didattico al resto della classe. Ora, nelle scuole italiane, gli studenti non sono ammessi sulla base di un previo esame delle loro competenze di base. Bambini con difficoltà varie – psicologiche, motorie, cognitive – sono inseriti nelle classi comuni. Hanno accanto – e anche questa è attualmente materia di discussione – insegnanti che ne sostengano lo sforzo. Le difficoltà che incontrano i bambini e i ragazzi possono essere di ordine molto diverso – argomentativo, logico-matematico, visivo-spaziale. A meno di sostenere che generalmente i bambini italiani sono superiori ai bambini immigrati, si conclude che tali ostacoli sono egualmente distribuiti tra le diverse appartenenze nazionali. Un insegnante ha fatto timidamente osservare, ad esempio, che i suoi allievi pachistani ed indiani sono eccellenti in matematica e quelli rumeni nelle lingue. Altri potranno avere esperienze diverse, ciò che si evince, però, è che occorre rovesciare il presupposto implicito alla norma: a meno di agire in base a pregiudizi di natura puramente ideologica l’integrazione linguistica è un processo rapido e possibile laddove c’è il contatto e lo scambio frequente. Nel senso comune, come nelle ricerche più avanzate, si è diffusa la convinzione che se si vuole imparare una nuova lingua occorre “immergersi” (come voleva l’espressione inglese full immersion), in essa, frequentare i parlanti di quella lingua, comprenderne la cultura. Accorpare indistintamente tutti i bambini stranieri che non sono d’italiano prima lingua vuol dire percorrere esattamente la strada opposta. È noto da tempo agli studiosi, e, di nuovo, è diffusa nel senso comune, la consapevolezza che lo scambio tra parlanti di lingue – e culture diverse – migliora complessivamente le competenze linguistiche. Tra i molti esempi che si potrebbero portare, è accertato ormai da tempo come bambini plurilingui sviluppino molto più precocemente competenze meta-linguistiche, ossia sono in grado, prima e più di altri, di sfruttare le risorse offerte dalla lingua per migliorarne ed estenderne l’uso o per apprenderne di nuove. Sostenere questa posizione non vuol dire, infatti, negare che possano esservi lacune o disparità, quanto, piuttosto, esortare ad invertire la rotta. Laddove si riscontrano occorre colmarle sostenendo la presenza dei docenti, prevedendo figure specifiche che favoriscano il raggiungimento di un livello comune. Consapevoli che, ai blocchi di partenza ci si può trovare in posizioni molto diverse, indipendentemente dalla nazionalità.

Come si è detto più su, il nostro paese è frutto di un’integrazione progressiva di gruppi diversi. Tanto per restare sul tema della lingua, si può ricordare che siamo la nazione, in Europa, con il più elevato tasso di diversità linguistica nativa, dato ancora vivo nei diversi dialetti che attraversano le parlate nel nostro paese e nelle ben 14 minoranze linguistiche presenti. L’italiano lingua – e cultura –  nazionale, parlata da decine di milioni di persone, è una conquista molto recente, ed è frutto di uno sforzo comune, di una scuola, in primis, alla quale tutti, bambini che parlavano sardo, genovese, siciliano, ladino, accedevano e dalla quale uscivano parlando, più o meno, italiano.

La storia dovrebbe aiutare a comprendere come l’opportunità più grande dischiusa dalla presenza di nuovi cittadini italiani, nati magari lontano e arrivati di recente, o nati qui, ma da genitori che parlano lingue lontane, è proprio quella di affrancarci da attitudini discriminatorie. I bambini italiani che hanno avuto scambi e contatti con essi, hanno “toccato” la differenza ma non vi hanno assegnato valenze e pregiudizi sono, forse, vaccinati. Una generazione “colour-blind”, che può lasciare dietro di sé il virus di pregiudizi ed esclusioni.

Un’ultima considerazione a riguardo: si possono avere opinioni diverse nel merito dei singoli progetti pedagogici. Si può discutere sulla utilità delle ore di insegnamento, sul numero degli insegnanti, sugli abiti da indossare nelle ore di lezione. Il confronto di punti di vista diversi è il cuore della vita pubblica delle società democratiche. Ma questo dovrebbe avvenire in un quadro di valori condivisi, come quelli che hanno segnato la nascita della nostra vita repubblicana. Sulla possibilità che bambini e ragazzi debbano avere uguali opportunità nell’apprendimento della lingua e, più in generale, di diventare cittadini italiani pienamente alfabetizzati, non ci si dovrebbe dividere, proprio no.

 Grazia Basile (Università di Salerno)

 David Gargani (Università di Roma1)

 Fabrizia Giuliani (Università di Roma1)

 

Share
Categorie
Scuola

Scuola: il terreno è sdrucciolevole e il ministro scivola.

E’successo al Senato della Repubblica italiana. Secondo le agenzie di stampa, il ministro dell’istruzione è inciampata su una parola sdrucciola: ha detto egìda invece che ègida. Pare che in aula sia scoppiata una risata generale.

Il fatto è che al Senato era in discussione la famosa legge sulla scuola, che sta agitando studenti, famiglie e insegnanti di ogni ordine e grado, in tutta Italia. Quando si dice la parola sbagliata, nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.

Però non ci voleva. Tanto più che abbiamo visto nei cortei di questi giorni cartelli che raffigurano un immaginetta sacra, col volto del ministro in fotomontaggio e la scritta “beata ignoranza”.  Che cattivi!

No, no, proprio non ci voleva. Per fortuna la legge in questione non è ancora passata, se no capace che anche con un solo brutto voto il ministro rischiava la bocciatura. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Popoli e politiche

La polizia contro gli studenti ovvero io sono io, e voi non siete un c….(*)

 

Il capo del governo italiano ha detto che se gli studenti continuano a protestare contro i tagli alla scuola, lui gli manda la polizia. Ha anche detto che i giornalisti la devono piantare di creare “ansia” dalle pagine dei giornali, dai microfoni del telegiornali.

Giorni fa, il ministro dell’istruzione ha detto che lei quelli che protestano proprio non li capisce.

Il ministro delle pari opportunità ha querelato una donna che di mestiere fa satira, perché non gradisce essere presa in giro.

Il ministro della funzione pubblica non ammette critiche, per lui gli impiegati pubblici sono “fannulloni”. Va in giro per tutti i talk show a dirlo e ridirlo.

Da quando si è insediato il nuovo governo è diventata una prassi consolidata procedere per decreto legge e poi imporre il voto di fiducia. Così succede che  prima non si vuole far discutere il Parlamento, poi non si accettano né critiche, né proteste né che di queste si occupino i giornali.

Questi atteggiamenti sono legittimi e legittimati dal fatto che il capo del governo risulta gradito a oltre il 60% degli intervistati, secondo più di un recente sondaggio d’opinione. E’quanto ha apertamente dichiarato il capo del governo italiano durante un convegno di industriali a Napoli.

Come si spiega questo diffuso atteggiamento di decisionismo burbero?

Secondo Raffaele Simone, linguista di reputazione internazionale, questi atteggiamenti appartengono alla dottrina politica di quella che ha definito “Neodestra” italiana.  In “Il mostro mite” (Garzanti, 2008), Raffaele Simone postula questa dottrina, mettendo a confronto il linguaggio dottrinale con quello colloquiale:

a)     postulato di superiorità (“io sono il primo, tu non sei nessuno”);

b)    postulato di proprietà (“questo è mio e nessuno me lo tocca”);

c)     postulato di libertà (“io faccio quel che voglio e come voglio”);

d)    postulato di non-intrusione dell’altro (“non ti immischiare negli affari miei”);

e)     postulato di superiorità del privato sul pubblico (“delle cose di tutti faccio quello che voglio”).

Se ascoltate con attenzione le parole che vengono organizzate in discorsi dagli esponenti del governo, sia che si tratti di un intervento a un convegno, a una conferenza stampa, piuttosto che davanti ai microfoni di un cronista, vi accorgerete come questi postulati vengono continuamente riproposti, sia in forma “dottrinale” che in quella colloquiale, che in genere è la preferita, perché ben si presta a essere citata su un giornale o al telegiornale. A volte ci si spinge troppo in là, e allora pronta arriva la smentita, che è in realtà il talento di dire due volte esattamente la stessa cosa, una volta affermandola, una volta negando non la cosa in sé, quanto l’interpretazione che ne è stata data.

La domanda che spesso ci poniamo è perché sia possibile che questo modo di condurre la politica abbia successo, come dimostrano i sondaggi. “Quella che (i postulati della Neodestra) descrivono è una società aggressiva, egoistica e pericolosa”, scrive Raffaele Simone in “Il mostro mite”.

In effetti, viviamo tempi precari:  reduci dalla grande paura del terrorismo islamico, inaugurato con l’Attacco alle Torri Gemelle, coinvolti nella “guerra preventiva” e nel timore di attentati nelle nostre città, siamo attualmente spaventati dalla globalizzazione finanziaria ed economica e dalle grandi migrazioni, siamo molto preoccupati per il tenore e lo stile di vita, allertati dai pericoli di un’ imminente e grave recessione economica.

Il decisionismo burbero fa leva sulla semplice constatazione che un “popolo spaventato si governa meglio”? In effetti, temiamo di perdere qualcosa (lo stipendio, il posto di lavoro, la casa, la vacanza, l’auto, l’i-phon) che consideravamo un diritto di proprietà. Ragion per cui, senza mezzi termini diamo credito, apertamente o in modo più defilato a chi si candida a proteggere grandi o piccoli possessi acquisiti, grandi o piccoli privilegi. Poiché meno si ha, più l’eventualità di una perdita è sinonimo di disastro, ecco che il ceto medio ( medio perché ha qualcosa in più delle classi basse, e molto di meno di chi possiede di più), sentendosi molto minacciato tende a premiare col suo consenso governi come quello che abbiamo in Italia in questi mesi e che sembra intenzionato a durare a lungo.

L’attuale governo ha restituito la parte residua dell’Ici, ha fatto sparire “la monnezza” a Napoli, ha reso invisibili le prostitute, ha spinto in periferia i campi nomadi, punisce i “fannulloni” nel pubblico impiego. Fin qui tutto sembrava filare liscio. Quando ha deciso di tagliare i costi alla scuola, qualcosa si è inceppato.

Complice fortuito l’arrivo della bolla speculativa dei mutui, l’operazione di “risparmio” ideata dal ministro Tremonti e vestita da riforma dalla ministro Gelmini non ha avuto successo.

Il mondo della scuola si è ribellato: genitori e scolari, studenti e insegnanti, professori, prèsidi  di facoltà e addirittura rettori di atenei hanno detto no. “La crisi non la paghiamo noi” si è letto sugli striscioni di migliaia di manifestanti in tutta Italia. Questa idea, semplice e comprensibile a tutti, ha fatto breccia fino a preoccupare seriamente il governo, come dimostra la minaccia far intervenire la polizia nelle scuole e nelle università: il pericolo avvertito è che scolari, studenti, genitori, insegnanti, prèsidi e rettori, facenti per lo più parte del ceto medio, possano rappresentare il punto critico di rottura del consenso fin qui incassato dalla coalizione di governo.

Bisogna aggiungere che la protesta nelle scuole ha trovato una prima saldatura il 17 ottobre, quando si è svolto lo sciopero generale contro il governo, indetto dai sindacati di base e a Roma sono sfilati in 350 mila. Anche qui l’occasione è stata forse fortuita, fatto sta che contro quella giornata si è scagliato il capo del governo a Napoli, durante il già citato intervento al convegno degli industriali italiani.

Anche l’opposizione parlamentare sta tentando di intercettare il malumore e il dissenso che dal mondo della scuola potrebbe contagiare la disapprovazione nei confronti del governo da parte dei ceti medi.

La manifestazione del 25 ottobre prossimo potrebbe essere un banco di prova, anche se per stessa ammissione dei dirigenti del Pd la protesta nelle scuole ha preso il via al di là e al di fuori delle organizzazioni di partito e anche se la data della manifestazione era stata decisa molto prima la nascita delle protesta (un altro caso fortuito con gli avvenimenti in corso).

Quali chances ha il centrosinistra italiano di tornare, dopo la sconfitta elettorale dello scorso aprile a rappresentare una concreta attrattiva sulla scena politica?

Abbiamo visto i postulati della dottrina della Neodestra, così come ce li ha proposti Raffaele Simone in “Il mostro mite”. Il quale ci propone quelli riferibili alla sinistra (che qui, per brevità propongo in “forma colloquiale”):

a)     al “io sono il primo, tu non sei nessuno” si oppone “non siamo tutti uguali, ma dobbiamo diventarlo”;

b)    al “questo è mio e nessuno me lo tocca” si oppone “entro certi limiti la mia proprietà può essere ridistribuita ad altri”;

c)     al “io faccio quel che voglio e come voglio” si oppone “i diritti dei singoli non possono sminuire il bene pubblico”;

d)    al “non ti immischiare negli affari miei” si oppone “gli interessi dei singoli possono essere limitati dall’interesse di tutti”;

e)     al “delle cose di tutti faccio quel che voglio” si oppone “sebbene  i privati abbiano prerogative e diritti definiti, il pubblico è preminente”.

Anche in questo caso, come si notava poco fa a proposito degli esponenti della Neodestra, se ascoltate con attenzione le parole che vengono organizzate in discorsi dagli esponenti dell’opposizione, sia che si tratti di un intervento ad un convegno, a una conferenza stampa, piuttosto che davanti ai microfoni di un cronista, vi accorgerete come questi postulati vengono continuamente riproposti, sia in forma “dottrinale” che in quella colloquiale.

La domanda è: sono attrattivi, possono essere condivisi dai ceti medi, che come si sa sono la base elettorale che elegge o manda a casa i governi nei paesi occidentali?

Non ci possono essere dubbi: la risposta è no. A meno che la congiuntura economica non spinga fino in fondo le contraddizioni che sta vivendo il ceto medio, che non affiori la netta sensazione di essere stati sfruttati sfacciatamente dalle banche e dalle finanziarie, che il possesso dei risparmi gli sia stato soffiato via dalle tasche, che lo stipendio è troppo basso, le spese troppo alte, le tutele evanescenti, che se una volta anche l’operaio voleva il figlio dottore, oggi anche il dottore ha un figlio precario.

In un certo senso e fatte le debite proporzioni è il senso della sfida alla Casa Bianca da parte di Barak Obama. Tra qualche giorno saremo in grado di vedere i neo-cons, la Neodestra americana può essere battuta.

Durante un recente dibattito televisivo, a un vice ministro che lo interrompeva col piglio tipico del politico della Neodestra, Eugenio Scalfari ha detto: “Lei non migliora mai, eh!?”. Ecco: se in un prossimo futuro le parole del fondatore di Repubblica dovessero anche solo venire in mente a milioni di elettori, allora, forse, si aprirà una nuova stagione politica.

La nuova stagione economica e sociale è già qui: la Neodestra non sa bene che pesci prendere, l’opposizione sconta forti ritardi sulla tabella di marcia delle contraddizioni politiche e sociali. A quanto pare, gli unici che al momento hanno le idee chiare sono gli studenti italiani: è contro quel“Non pagheremo noi la crisi”che si minaccia di mandare addosso la polizia. Beh, buona giornata.

(*)I sovrani del mondo vecchio

C’era una volta un Re che dal palazzo
emanò ai popoli quest’editto:
– Io sono io, e voi non siete un cazzo,
signori vassalli imbroglioni, e state zitti.

Io rendo diritto lo storto e storto il diritto:
posso vendervi tutti a un tanto al mazzo:
Io, se vi faccio impiccare, non vi faccio un torto,
perché la vita e la roba Io ve le do in affitto.

Chi abita in questo mondo senza il titolo
o di Papa, o di Re, o d’Imperatore,
quello non può avere mai voce in capitolo -.

Con quest’editto andò il boia per corriere,
interrogando tutti sull’argomento;
e, tutti risposero: E’ vero, è vero.

(Trilussa)

Share
Categorie
Attualità

Lo sfratto di polizia.

 

L’ufficiale giudiziario, il legittimo proprietario, il suo avvocato, uomini e mezzi per il trasloco forzato si sono presentati davanti uno stabile di Cerignola, provincia di Bari per eseguirne lo sfratto degli inquilini e dei loro effetti.

Gli inquilini hanno resistito, facendo un picchetto che ha impedito l’accesso dell’ufficiale giudiziario, respingendo il decreto ingiuntivo di sfratto. L’ufficiale giudiziario, il legittimo proprietario, il suo avvocato, gli uomini e i mezzi per il trasloco forzato se ne sono dovuti andare. Perché non hanno chiamato la polizia? Non ce ne era bisogno, perché la polizia era lì: lo sfratto riguardava proprio il commissariato di polizia di Cerignola, gli inquilini che hanno impedito l’attuazione del provvedimento giudiziario erano loro, gli agenti di polizia che operano nel commissariato.

E’ un paradosso tipicamente italiano? Forse, ma solo in parte. Perché le forze di polizia italiana sono state oggetto di tagli di bilancio da parte del governo. E forse il paradosso sta proprio qui: da un lato si sono irrigiditi criteri di controllo del territorio, utilizzando le polizie locali, cioè i vigili urbani e addirittura usando le forze armate, in missione di ordine pubblico.

Contemporaneamente, si sono tagliate le spese per le forze dell’ordine, fino ad arrivare allo sfratto di un commissariato della Polizia di Stato: pare il contratto di locazione fosse scaduto da cinque anni e, secondo il legale del proprietario, il ministero competente fosse moroso da qualche mese.

Più sicurezza , ma meno soldi per la polizia: come fare le nozze con i fichi secchi. Ci sono in giro per i nostri canali televisivi, pubblici e privati,  quattro o cinque miniserie televisive che raccontano le gesta della polizia italiana. Hanno successo di pubblico, inorgogliscono lo spirito di corpo e raccolgono molte inserzioni pubblicitarie.

Come è possibile, allora che la polizia sia ospite gradito in tv, e inquilino indesiderato in città? E’ la fiction, bellezza. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Pubblicità e mass media

La bolla speculativa e le balle della propaganda.

La crisi finanziaria rischia di togliere, entro la fine del 2009, l’impiego a 20 milioni di lavoratori nel mondo. E’ l’allarme che ha lanciato in queste ore Juan Somavia, il direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro.

I settori più colpiti sarebbero quello delle auto, la finanza, i servizi, l’edilizia e il turismo. “Non è solo una crisi di Wall Street,  ma una crisi che interessa tutto il mondo”, dice  Somavia, che sottolinea che è necessario un piano di salvataggio che sia concentrato sull’economia reale e sulle questioni sociale.

Per il direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro è necessaria un’azione rapida e coordinata dei governi per prevenire una crisi sociale che rischia di essere “severa, lunga e globale”. A rendere ancor più preoccupante lo scenario il fatto che la crisi potrebbe colpire soprattutto i più “vulnerabili”.

Chi sono i vulnerabili ce lo ha detto un paio di giorni fa la Caritas italiana che stima intorno ai 15 milioni le persone che in Italia sono poveri o sulla soglia della povertà. Considerando che la popolazione italiana è composta da circa 57 milioni di abitanti, quindici milioni si traduce in una percentuale molto, troppo alta di persone vulnerabili alla crisi economica.

Insomma, come previsto anche dagli analisti economici più moderati, le conseguenze dell’esplosione della bolla dei mutui stanno deflagrando sull’economia reale, cioè sulla produzione, la commercializzazione e i consumi.

Le misure contro la crisi che i governi stanno prendendo, o per meglio dire stanno discutendo di prendere, riguardano  il salvataggio delle banche e il sostegno ad alcune industrie, prima fra tutte l’industria delle auto. Non è nell’agenda dei governi, per il momento alcun provvedimento a favore delle famiglie, del lavoro dipendente, delle piccole imprese.

Barak Obama ha presentato un piano su questi temi, ma è stato tacciato di essere “socialista” dal suo avversario, John McCain. Sarà la vis polemica della campagna elettorale, ma il fatto che non si prendano seriamente in considerazione le questioni sociali sollevate dalla crisi è grave e preoccupante.

Come in Italia, dove il Partito democratico ha presentato proposte simili, che non sembra siano entrate neppure nella polemica tra i due schieramenti, di cui quotidianamente televisioni e giornali ci fanno cortese omaggio.

Sarà, come dice l’Authority per le comunicazioni, che in Italia le reti televisive fanno smaccatamente il tifo per il governo in carica, fatto sta che sembrerebbe che l’opinione pubblica sia più preoccupata del caffè di mezza mattina di un impiegato pubblico “fannullone”, piuttosto che del ritorno del grembiulino a scuola, per non dire dell’amore mercenario nelle pubbliche vie.

Insomma, “il welfare del ricchi”, come Zygmunt Bauman ha definito il salvataggio delle grandi banche fallite per l’ingordigia dei mutui e l’avidità dei manager ha più successo dell’idea di un nuovo welfare a favore dei lavoratori e dei consumatori.

Bauman ha descritto un possibile scenario grottesco: lo stato dà soldi alle banche che così possono continuare a finanziare l’indebitamento perpetuo delle famiglie.

Se ci spostiamo sul terreno dell’economia reale in Italia, apprendiamo che, per esempio il governo ha intenzione di sostenere l’industria dell’auto con la “rottamazione”di vecchi modelli a favore di nuovi, in modo da incentivare l’utilizzo di quell’indebitamento per acquistare una nuova automobile. Pare lo stesso si voglia fare per gli elettrodomestici.

Siamo sicuri che così facendo non si perpetua il circolo vizioso tra soldi virtuali e indebitamento reale, che è esattamente quello che ha portato al fragoroso crack?

Siamo sicuri sia la ricetta giusta contro la recessione, parola che spaventa ma che siccome ci siamo  ormai dentro è inutile esorcizzarla facendo appelli alla fiducia, la quale invece sì rischia di diventare solo e soltanto una parola?

Siamo sicuri che basti mandare ministri nei talk show televisivi, intervistarli sui giornali amici o in quasi tutti i telegiornali perché i cittadini non comincino a dubitare seriamente della capacità del governo di contrastare la crisi,economica ma anche sociale, che come ci ricordano i più avvisati sarà “severa, lunga e globale”?

Anche la pubblicità, che potrebbe servire a favorire il volano dei consumi se la passa male. Secondo gli analisti la stessa Mediaset ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un 2 per cento positivo e spera di mantenerlo anche nell’ultimo trimestre dell’anno, per rimanere negli obiettivi. Comunque, a Piazza Affari ci sono due scuole di pensiero: c’è chi consiglia di vendere il titolo, chi suggerisce di tenerlo.

Tutto il resto è preoccupante: sulla spinta di disinvestimenti della marche globali, molto presenti nel nostro mercato la pubblicità italiana ha smesso di soffrire e ormai comincia a sentirsi male sul serio: la previsione di fine anno è -3%.

Il fatto nuovo è che se la carta stampata piange, la tv fatica,  è la volta di internet a non sorridere più.

Negli Usa internet “frena” (-0,3%); in Italia, a fronte di espansioni di investimenti degli ultimi mesi tra il 40 e il 45%, la stima per fine 2008 si attesterebbe intorno al 23%: una frenata che rischia di lasciare sull’asfalto quasi la metà dei pneumatici di questo nuovo e promettente veicolo di comunicazione commerciale.

In tutto questo, ci vorrebbe una bella dose di creatività: in politica, in economia, ma anche in pubblicità (nella finanza no, per favore, abbiamo già dato!). Ma anche su questo terreno siamo un po’ scarsi: “si lavicchia”, avrebbe detto Totò. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Scuola

Pessima idea di marketing la riforma Gelmini.

 Se fosse stata in vigore la legge 133, quella con cui si tagliano circa 8 miliardi di euro alla scuola italiana, facendo finta di riformarla, quanto sto per raccontare non sarebbe potuto succedere. Né sarebbe stato possibile raccontarla se all’epoca dei fatti fosse stata avanzata la sciagurata idea di separare in classi differenziate i bambini figli di genitori migranti in Italia.

Conservo ancora una copia de “Le braci” di Sàndor Màrai, che reca una dedica che ancora oggi mi provoca un certa emozione: “Un grande saluto e ringraziamento per averci fatto fare un salto nella creatività dei grandi. Le bambine e i bambini della 5° A.  Roma, 17 Giugno 1999.”

I fatti andorono così. Proposi alle maestre della classe che frequentava mia figlia Elettra di far partecipare gli alunni a “Comunicare Roma”, un premio istituito dall’Unione Industriali per favorire la comunicazione a favore della Capitale.

Il tema di quell’anno era l’accoglienza, per via che si avvicinava il Giubileo del 2000: la città si preparava all’avvenimento con grandi lavori di rifacimento e ristrutturazione urbana.

La prima riunione con i bambini e le maestre avvenne un pomeriggio nella loro classe, al secondo piano della Scuola Elementare Emanuele Gianturco. Non era la prima volta che frequentavo la scuola durante l’orario delle lezioni: quei bambini facevano esercitazioni per la creazioni di un ipertesto su “La gabbianella e il gatto” di Sepùlveda, libro che avevo regalato un giorno a mia figlia davanti alla scuola e che le maestre adottarono come sussidio didattico. Un’altra volta  avevo letto in classe alcuni piccoli racconti di uno scrittore marocchino, racconti sui bambini di Marrakesh, che avevo ricevuto tradotti in italiano via fax da un’amica, Wilma Labate che meditava di farne un film.

Raccontai ai bambini cosa bisognava fare per partecipare al concorso “Comunicare Roma” e soprattutto come bisognava farlo. L’ostacolo relativo ai requisiti del possesso della cittadinanza italiana e della maggiore età fu superato dalla decisione che avremmo iscritto i lavori a nome della maestra Italia.

Poi diedi il “brief”, come chiamiamo noi pubblicitari il racconto del problema, l’individuazione dell’oggetto della campagna e i mezzi da usare.

Chiesi ai bambini della 5°A: “ Quanti di voi sono nati in questa città?”. Si alzarono venticinque manine. Chiesi ancora: “Quanto di voi hanno i papà e le mamme che sono nati a  Roma?”. Questa volta le manine alzate furono poco meno della metà dei presenti. Infine, chiesi: ”Chi di voi ha i nonni che sono nati a Roma?”  Non si alzarono più di due o tre manine. Sorrisi, mentre la maestra Italia mi guardava un poco perplessa. Allora cercai di spiegarmi meglio. E dissi loro che era evidente, nella loro esperienza, che i loro nonni prima e alcuni dei loro genitori poi erano venuti a stabilirsi a Roma, per i più disparati motivi. Ma ciò che sembrava essere importante che in questa città si erano fermati, avevano messo su famiglia, avevano messo al mondo bambini, che oggi vivono e vanno a scuola a Roma. In definitiva, se per i bambini di quella classe Roma era la loro città natale, per alcuni dei loro parenti Roma era stata la città adottiva.

“Allora, che ne dite, bambini se il nostro slogan fosse, appunto, Roma città adottiva?”

Dopo una qualche esitazione, venticinque testoline fecero sì, mente la maestra scrisse “Roma città adottiva” sulla lavagna.  La riunione di brief era finita, ci saremmo rivisti dopo qualche giorno per decidere quali idee realizzare.

Mi presentai con tre film presi a noleggio, proponendo l’utilizzo di uno spezzone di trenta secondi, tratto da “La marcia su Roma” di Dino Risi: Gasmann e Tognazzi, nei panni di due fascisti, cercano di convincere un militare a dar loro un poco del suo rancio. Quello non ci pensa nemmeno. Allora Gasmann, gli dice: “ ‘a milità, semo tutti de Roma.” E Tognazzi, tradendo le sue origini padane, rincara: “E sì, siamo tutti romani, mannaggia a li mortecci.”

Si decise di proseguire con la lavorazione di questo spezzone, al quale sarebbe stato montato in coda un cartello finale, che raffigurava la lupa che allatta i gemelli,simbolo della Capitale,  uno dei quali sarebbe stato bianco, l’altro nero, recante la scritta “Roma città adottiva”. Infine decidemmo che avremmo potuto iscrivere al premio sia lo spot che il manifesto con la lupa e i gemelli, uno bianco e l’altro nero.

Nei giorni successivi, una bambina della classe registrò la frase finale presso la Cat Sound di Franco Agostini, che si prestò gratuitamente a incidere e fare i materiali utili al montaggio. Poi, grazie alle conoscenze della mamma di uno dei bambini, accompagnammo un gruppo di loro al montaggio in Avid, presso una casa di produzione cinematografica di Roma. Infine, con l’aiuto volontario di Andrea Bayer, art director, facemmo il fotomontaggio della lupa coi gemelli di colori diversi e presentammo alla 5° A il layout del manifesto.

Passarono alcune settimane e un giorno la giuria di “Comunicare Roma” comunicò alla maestra Italia che il lavoro era stato selezionato e la invitava a partecipare alla cerimonia di premiazione, che si sarebbe tenuta al Teatro dell’Opera di Roma.

La sera della premiazione il Teatro dell’Opera  di Roma era gremito di pubblico e di autorità, mentre i tecnici della Rai manovravano le telecamere per la ripresa televisiva dell’evento. In una fila di poltroncine rosse, in fondo alla platea, venticinque bambini fremevano per conoscere l’esito della premiazione.

Fu proclamato il secondo premio della categoria spot e chiamata sul palco la maestra Italia. La quale ringraziò e disse che il merito era degli alunni della sua classe, che invitò a salire sul palcoscenico. I venticinque bambini, in fila indiana come topini, sgambettarono tra mille sguardi sorpresi verso il palcoscenico. Ci fu un poco di agitazione, poi esplose un fragoroso applauso.  La conduttrice televisiva avvicinò il microfono a una bambina della classe, che disse, candidamente: “Io sono nata a Roma, mio padre e mia madre vengono dallo Sri Lanka. Questa è la città adottiva dei miei genitori e io sono stata accolta bene dai miei amici di scuola.” Venne giù il teatro. Alla fine la 5°A della Scuola elementare Emanuele Gianturco risultò vincitrice anche del secondo premio per il miglior manifesto.

Questa storia ha un epilogo che val la pena ricordare brevemente. Oltre che di attestati di benemerenza, i due secondi premi consistevano anche in due viaggi omaggio alle Maldive, messi a disposizione da uno degli sponsor della serata. I voucer furono ceduti a titolo gratuito dalla maestra a due coppie di genitori i quali fecero una donazione alla scuola, che fu utile a integrare il contributo scolastico per la gita di fine anno della 5°A, alla quale non tutti avrebbero potuto partecipare per via della quota di partecipazione. Poiché in questo modo le quote individuali si abbassarono notevolmente, tutti gli alunni della 5°A andarono in gita tre giorni in una località marina della costa laziale.

Oggi mia figlia Elettra ha vent’anni, della sua compagnetta di scuola i cui genitori migrarono dallo Sri Lanka non so nulla. Incontro invece il suo papà, che lavora in un famoso bar di piazza del Pantheon, a Roma. Ogni tanto mi capita di entrare e bere un caffè e quell’uomo ricambia il mio saluto con un lieve sorriso, come di una lunga e antica intesa.

Recentemente, il ministro dell’Istruzione ha dichiarato di non capire il motivo della protesta che in queste settimane scuote il mondo della scuola pubblica, dalle elementari alle università contro la sua legge di riforma. Non sono sicuro dica il vero. Sa che le dico, cara signora ministro: quando un prodotto non funziona, non c’è marketing che tenga. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Attualità

Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasato.

 

Pare che una dose di cocaina costi 10 euro al dettaglio. Ci spiegano che è la legge della domanda e dell’offerta. L’offerta è aumentata in misura logaritmica per via della sopraproduzione della materia prima, prodotta in Afghanistan. Dunque, i prezzi al consumo sono crollati. Ve lo ricordate l’Afghanistan?  Bisognava  togliere il burka alle donne, catturare bin Laden, portare in tribunale il mullah Omar. In definitiva, bisognava esportarvi la democrazia. Invece importiamo cocaina a buon mercato. Complimenti a quegli invasati dei neo-cons made in Usa e le loro teorie sugli stati canaglia. Bel colpo.

L’altro giorno un pensionato incensurato è stato freddato a colpi di pistola alle nove di mattina per strada, in una delle città del sud d’Italia nella quale giorni prima erano stati inviati cinquecento poliziotti in più e quattrocento militari. Pare fosse un lontano parente di un collaboratore di giustizia, che aveva fatto i nomi di una famiglia camorristica. Ottimo esempio di come si è pensato di affrontare il problema della sicurezza nelle città italiane.

Pare che un vigile urbano di Parma, coinvolto nell’inchiesta per il pestaggio di uno studente ganese, abbia detto ai giornalisti che il cazzotto che avrebbe colpito all’occhio il giovane Emanuel sia partito “accidentalmente”. Cose che succedono quando si toglie la sicura ai pugni.

Un ragazzotto, abitante della borgata romana nella quale è stato pestato un cittadino cinese inerme, ha detto di fronte alla telecamera di una emittente televisiva che lui non è razzista, sono loro che puzzano e ci rubano il lavoro. Figuriamoci se fosse stato razzista. Per fortuna il ministro degli Interni ci ha rassicurato: sono episodi isolati: uno a Genova, uno a Roma, uno a Ciampino, uno a Parma, un paio a Milano………….

Il movimento del ’68 ebbe la sua causa scatenante nelle università italiane, grazie alle circolari dell’allora ministro Guy. Anche il ’77 esplose negli atenei e nei licei per via di una certa circolare firmata dall’allora ministro Malfatti. L’attuale ministro dell’istruzione ha superato i suoi predecessori: è riuscita a fare incazzate d’un colpo solo studenti, genitori, professori e bidelli. Pare che trecentomila manifestanti siano sfilati a Roma, dietro uno striscione su cui era scritto “non è che l’inizio”. Cominciamo bene!

E’ stato trasmesso in tv uno spot  contro la violenza negli stadi a firma del ministero degli Interni. Il plot si svolge mettendo in sequenza scene di gioco e episodi di violenza. Alla fine c’è scritto che i tifosi violenti sono dei vigliacchi, testualmente. Ma che si fa così? Si insultano i destinatari del messaggio? Mah. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Finanza - Economia - Lavoro

Shock ‘n roll.

 

La domanda pressante che ci stiamo rivolgendo in questi giorni è: che ne sarà di noi, durante, ma soprattutto dopo la più shoccante crisi  mai conosciuta dalle economie occidentali? Come al solito in Italia il dibattito è stato finora gestito male. La crisi finanziaria che ha fatto crollare tutti i mercati è stata trattata dai media alla stessa stregua del delitto di Cogne. Sulle poltroncine dei talk show televisivi, economisti di varia caratura hanno preso il posto dei criminologi che ci volevano spiegare i misteri della mente di una donna accusata di infanticidio. Come se si trattasse di colpevolisti o innocentisti, abbiamo sentito pronunciare condanne o assoluzioni del sistema capitalistico globale. In queste ore sembra prevalere la linea “garantista”:  il sistema è sano, e solo colpa di qualche “avido” banchiere, non cambiate banca, rimanete con noi. Temo, come temono milioni di risparmiatori, che le cose siano un bel po’ diverse da come vorrebbero apparire, credo anzi che gli effetti della crisi finanziaria impatteranno violentemente sull’economia reale, quella fatta dalla produzione di merci, dalla loro commercializzazione, quella dalla quale si ricavano redditi per le aziende e stipendi per gli addetti, quella che produce consumi e risparmi per le famiglie. Non si tratta di essere catastrofisti: qui la fantasia ha di gran lunga superato la fantasia. Siamo in presenza di una crisi che costerà, secondo le stime del FMI, mille e quattrocento miliardi di dollari; siamo in presenza di un effetto domino che ha attraversato l’intera rete globale dei mercati, che ha messo in discussione la tenuta dei mercati nazionali, che sta mettendo in discussione lo stile di vita attuale e futuro di milioni di famiglie nei cinque continenti.

Ad uso e consumo dell’immaginazione dei telespettatori è stato spesso invocato lo spettro della Crisi del ’29 negli Stati Uniti, dalla quale si uscì con la nascita del New Deal, varato da Roosevelt, teorizzato da Keynes e che è passato alla storia con l’esperienza del Welfare, lo stato sociale. Il fatto è che quello shock finanziario non solo ridusse sul lastrico milioni di famiglie americane, scaraventandole nella povertà, ma produsse in Europa la nascita di regimi totalitari, nonché lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la più bestiale opera di distruzione di massa, che si concluse con il bilancio di 25 milioni di morti. Noi in Italia lo stato sociale lo conoscemmo solo a partire del ‘45, anno in cui fini la guerra, fu sconfitto il Fascismo, e nacque la nostra democrazia. Dal quel momento, si sono alternati periodi di straordinaria crescita e momenti di crisi profonde, tanto che è difficile dire se lo sviluppo della nostra economia di mercato sia stato una continua crescita, intervallata da momenti di depressione ciclica, o il suo esatto contrario, cioè la continua distruzione di regole, norme, canoni, intervallata da momenti di serenità economica. Fatto sta che le classi sociali medie, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale avevano via via ingrossato lo sterminato esercito dei consumatori di beni e servizi, a cavallo tra la fine del ‘900 e l’inizio del XXI secolo sono entrate in una spirale di sofferenza. La globalizzazione dell’economia con l’ingresso sulla scena mondiale delle potenze asiatiche ha turbato i mercati, ha condizionato la produzione di beni e la distribuzione delle merci, ha spaventato i consumatori.  L’insicurezza “percepita” è diventata reale con la crisi energetica degli ultimi mesi: l’inflazione ha ripreso a salire, erodendo i redditi, deprimendo la propensione alla spesa. E infine, eccoci allo tsunami odierno.

Chi ha ascoltato attentamente le parole di Barak Obama alla Convention democratica di Denver non può che essere rimasto profondamente colpito dal passaggio del suo speech in cui ha apertamente dichiarato la crisi che vivono i ceti medi americani: perdita del lavoro, perdita materiale della casa, fagocitata dall’impossibilità di onorare i mutui, addirittura l’abbandono delle auto nuove, per via dei costi parossistici del carburante.  E dire che non era ancora esplosa in tutta la sua virulenza la crisi, che ha provocato il fallimento a catena di molte banche americane, il tonfo storico di Wall Street e la conseguente caduta di tutte le Borse del mondo. Come nella famosa “Teoria del Caos”, quella che mette in relazione il battito d’ala di una farfalla con il tifone che devasta da un’altra parte del mondo, è successo molto semplicemente che almeno dieci milioni di famiglie americane si sono accorte che, crollando il mercato immobiliare, il valore della casa stava diventando di gran lunga inferiore al costo del mutuo acceso per acquistarla e ha semplicemente smesso di pagare le rate. Ma siccome quei mutui erano nel frattempo diventati prodotti finanziari, i famosi subprime, venduti sul mercato globale,  l’insolvenza delle rate, proditoriamente inserite nei titoli di tutto il mondo, come pezzetti di carne marcia in una salsiccia apparentemente sana ha avvelenato il mercato e  provocato il crollo dei valori di Borsa.

 

Adesso, non è che si possa rovesciare la “Teoria del Caos”, sperando che il tifone che ha investito gli Usa provochi da noi un semplice battito di ali di una farfalla.

E’vero che la crisi che ha investito l’economia americana ha insistito su una struttura sociale che è andata via via prima teorizzando, poi mettendo in pratica la quasi completa disarticolazione dello stato sociale. Alla progressiva polverizzazione delle regole dei mercati è corrisposta l’eliminazione dei pilastri del Welfare: quell’assioma che è andato sotto il titolo “Meno Stato, più mercato”.

 

E’ vero, altresì che l’Europa e quindi l’ Italia hanno ancora una rete di protezione sociale delle fasce più deboli della società. E che, nonostante tutti i tentativi di disarticolare la stato sociale, alcuni dei quali andati a segno, è proprio questa rete che tiene insieme le barriere alla crisi finanziaria di questi giorni.

 

Cionondimeno, l’impatto c’è stato e gli effetti si vedranno per un periodo per niente breve. Ha detto Alessandro Profumo, in un’intervista a cuore aperto, raccolta da Massimo Giannini e pubblicata su La Repubblica dello scorso  martedì 7 Ottobre:

“ (La crisi) riguarda tutti noi banchieri. Siamo chiamati a un profondo esame di coscienza. Oggi abbiamo un incredibile problema di reputazione. Dobbiamo farci i conti e capire come fare a non essere più criminalizzati dall’opinione pubblica. Solo così usciremo in positivo da questa crisi.”

 

Mi pare che i problemi che abbiamo di fronte siano sostanzialmente di due ordini: il primo, sul lungo periodo è quale modello di capitalismo possa essere immaginato, dopo le macerie della crisi attuale. In sostanza , si tratta di capire se le teorie “neoliberiste” abbiano trovato la loro fine, dopo vent’anni di “meno Stato, più mercato.” Il secondo ordine di problemi è invece urgente, impellente, immediato: si chiama fiducia. Nessuno dei due può essere affrontato senza tenere conto dell’altro.

 

Senza fiducia, appare incomprensibile capire perché lo Stato debba intervenire per “salvare” le banche, quando in questi anni non è voluto intervenire per “salvare” i cittadini dalla privatizzazione di servizi essenziali, dalla sanità all’acqua; per “salvare” salari e stipendi, per “salvare” la propensione al consumo. Senza fiducia,  la stessa pubblicità crepa d’inedia, come ha dimostrato Enrico Finzi qualche giorno fa. Intervenendo al Consumer &Retail Summit, promosso dal Sole 24 Ore, Finzi ha detto:”Siamo di fronte a un grande fallimento collettivo, tutti noi che operiamo nella comunicazione abbiamo lavorato per costruire qualcosa che ora è crollato”.

 

D’altra parte, senza la presenza dello Stato nei gangli vitali della vita e dell’economia, non si capirebbe come alimentare la fiducia nei cittadini e nei consumatori. Questo intervento non può limitarsi ad essere “d’emergenza”, per tamponare le crisi provocate dalla new economy dieci anni fa, passando dallo shock petrolifero dei mesi scorsi, fino alla crisi dei mutui di oggi, e chi sa da quale altre diavoleria in un prossimo futuro.

Dice Naomi Klain in “Shock economy” (Rizzoli, 2007), libro che sembra essere stato premonitore della crisi attuale: “E’ assolutamente possibile, certo, avere un’economia di mercato che non richieda una simile brutalità e non necessiti di tale purezza ideologica. Un mercato libero dei prodotti di consumo può coesistere con una sanità pubblica, con scuole pubbliche, con un ampio segmento dell’economia, come una compagnia petrolifera pubblica, saldamente in mano statale. E’ parimenti possibile richiedere che le grandi aziende paghino salari decenti e rispettino il diritto dei lavoratori di costituirsi in sindacati; e che i governi tassino e  ridistribuiscano la ricchezza, cosi che le aspre diseguaglianze che affliggono lo Stato corporativo siano ridotte. Non è obbligatorio che i mercati siano fondamentalisti.”

 

Antonio Negri, intervenendo a Parigi a “L’infedele”, trasmissione condotta da Gad Lerner su La 7, ha detto che è troppo presto capire la sorte del neoliberismo, ma è al contempo assolutamente necessario comprendere come il capitalismo finanziario abbia operato un vero e proprio sfruttamento sui  risparmi di  milioni di famiglie e individui, uno sfruttamento paragonabile a quello operato dal capitalismo reale sugli operai e i lavoratori nel 900.  Dopo il crollo del Comunismo è arrivato il crollo del Consumismo? Come a volergli fare eco, Zygmunt  Bauman, sulle pagine del quotidiano La Repubblica dell’8 ottobre scorso, scrive: “Negli Usa il debito medio delle famiglie è cresciuto negli ultimi otto anni, anni di apparente prosperità senza precedenti, del 22 per cento. L’ammontare totale dei prestiti su carta di credito non pagati è cresciuto del 15 per cento. E, cosa forse più minacciosa, il debito complessivo degli studenti universitari, la futura élite politica, economica e spirituale della nazione è raddoppiato. L’insegnamento dell’arte di “vivere indebitati” per sempre è ormai inserito nei programmi scolastici nazionali.”

 

Dal che si può facilmente evincere come la fiducia riposta nelle istituzioni bancarie e nei suoi prodotti finanziari siano state la spinta propulsiva che ha incalzato il capitalismo finanziario dove finora non aveva osato, quell’indebitamento di massa che è stata poi la causa stessa della crisi di fiducia e del crack epocale. Tradita, frustrata e sfruttata può la fiducia essere di nuovo in grado di portarci fuori dalla crisi, come molti oggi vorrebbero?

 

Nella intervista già citata, Alessandro  Profumo dice: “ Molti mi prendono in giro perché parlo di creazione di valore e non di profitto. Ma c’è un motivo, che oggi rivendico. Per me creazione di valore significa profitto sostenibile nel tempo, che a sua volta significa legittimazione sociale rispetto ai tre soggetti di cui parlavo prima, cioè clienti, dipendenti e azionisti. Creare valore significa rispondere al meglio a tutti questi tre soggetti. Non mi sembra affatto un concetto demodè. Anzi, oggi mi sembra ancora più attuale.” La cifra di questa intervista è l’autocritica dell’ad dell’istituto bancario italiano, più colpito dalla crisi dei mutui, per aver sottovalutato l’imminente avvento della crisi globale. Alla quale autocritica mi permetto di suggerire anche un ripensamento sulla comunicazione commerciale, sulla pubblicità: perché non esplicitare apertamente, fin da subito, fin dalla fusione delle banche che diedero vita a Unicredit l’idea della creazione di valore, invece che nascondersi dietro la foglia di fico di quel “puoi contarci”, che, alla luce degli avvenimenti odierni, suona come un motto di spirito beffardo e autolesionistico?

 

Ma torniamo sul terreno della fiducia. Nel già citato intervento su La Repubblica, Bauman dice: “Il pianeta bancario è a corto di terre vergini, avendo già sconsideratamente dedicato allo sfruttamento vaste estensioni di terreno sterile. La reazione finora per quanto possa apparire imponente e addirittura rivoluzionaria, per come emerge dai titoli dei media e dalle dichiarazioni dei politici, è stata la solita: il tentativo di ricapitalizzare i prestatori di denaro e di rendere i loro debitori nuovamente in grado di ricevere credito, così il business di prestare e prendere in prestito, di indebitarsi e mantenersi indebitato potrebbe tornare alla “normalità”. Il welfare state per i ricchi (che a differenza del suo omonimo per i poveri non è mai stato messo fuori servizio) è stato riportato in vetrina, dopo essere stato temporaneamente relegato nel retrobottega,  per evitare invidiosi paragoni.”

 

Se il cittadino è diventato un consumatore di prodotti finanziari, in grado di finanziare i consumi, un posto d’onore nel ragionamento sulla fiducia se lo è conquistato la pubblicità. C’era una volta una grande marca di automobile europea che sotto il marchio scriveva “c’è da fidarsi.” Famosa è quella marca italiana di prodotti caseari che “vuol dire fiducia”.  

 

Che ne è della fiducia stimolata dalla pubblicità italiana ce lo ha detto Enrico Finzi, che ha anche presentato dati terrificanti al Consumer &Retail Summit, promosso dal Sole 24 Ore. E’ una catastrofe, dice Finzi senza mezzi termini. Un lento ma inesorabile declino che parte da lontano: se nel 1992 infatti la percentuale di quanti dichiaravano di fidarsi delle marche dei produttori era del 76%, e nel 1998 ha toccato il 78%, già nel 2003 questa percentuale era scesa al 52% e oggi è ferma al 41%. L’affermazione “le marche sono innovazione” era condivisa dal 57% della popolazione nel 2003, dal 46% nel 2008. “Diverse marche mi sono care, quasi amiche”: lo diceva il 68% nel 1992, il 49% nel 2003, ma nel 2008 il 40%.

 

Secondo Finzi, un motivo della disaffezione alle marche potrebbe essere rappresentato dalla scarsa differenziazione dei prodotti. Infatti, se nel 1992 concordava con l’affermazione “molti prodotti di marca sono uguali a quelli non di marca” il 28% degli intervistati, nel 2003 tale percentuale è salita al 43% per balzare oggi al 56%. Di contro, “preferisco prodotti di marca” era vero per il 60% degli intervistati nel 1992, ma appena per il 36% oggi.

Dice Finzi, rincarando la dose:”C’è anche un problema di comunicazione, i nostri copy test mostrano che non ci sono punte creative e che il voto medio assegnato alla pubblicità è inferiore al 6: insomma la pubblicità italiana, compresa quella online, è considerata sotto la sufficienza. “. Questo è il quadro della situazione, all’epoca “dell’orgia dell’offerta”. Di fronte al fatto incontrovertibile che le marche  hanno perduto la loro “capacità felicitante”, per Finzi  l’alternativa è riscoprire “un approccio laico e non idoleggiante”.

E’ bene tener presente che questi dati sono stati presentati in concomitanza con l’attuale crisi dei mutui, ma le rilevazioni sono molto probabilmente antecedenti i gravi fatti degli ultimi giorni, il che può autorizzare a pensare che la situazione sia ben peggiore. Anche perché questa terribile crisi di fiducia nelle marche, dunque nella pubblicità, arriva in un momento molto critico per l’advertising italiano. La grave crisi dei mutui arriva in un momento in cui si era già registrato un pesante arretramento.

Recentemente, ma prima della attuale crisi finanziaria che ha investito le Borse, il presidente di Upa, l’associazione che racchiude i “clienti” italiani ha reso noto che il saldo di fine 2008 si attesterebbe intorno a una crescita dell’0,1%, ma che, a fronte del combinato disposto con l’inflazione  al 3,8%, il vero risultato del comparto pubblicità alla fine di quest’anno avrebbe più di due punti in negativo. Secondo queste stime, la ripresa si appaleserebbe solo alla fine del 2009. Campa cavallo: il presidente del consiglio ha detto di stare tranquilli, che la crisi dei mutui si risolverà in 18 o 24 mesi. Se ne parla fra un paio d’anni. Comunque,  questi dati sono gli stessi resi noti da Assocomunicazione, l’associazione che racchiude le agenzie di pubblicità.

Ecco un caso lampante in cui si vede la crisi profonda della fiducia: il consumatore perde fiducia nelle marche, che perdono fiducia nelle agenzie di pubblicità, che perdono fiducia nella creatività.  Personalmente, sono sempre più convinto che molti clienti italiani della pubblicità sostengono che tutto sommato non c’è più una sostanziale differenza tra un’agenzia e l’altra. Per questo non è raro vedere un budget passare di mano, continuando la stessa creatività, la stessa pianificazione media, ma molto probabilmente venir remunerata con una percentuale più bassa. O vedere gare-ammucchiata, in cui mettere in competizione lo sconto, invece che l’idea di marketing, l’intuizione creativa, la soluzione brillante alle problematiche del cliente e del suo mercato. Le difficoltà finanziarie delle agenzie di pubblicità sembrerebbero in realtà l’ultima spiaggia di un arretramento culturale, organizzativo, pedagogico, culturale, sempre più spesso etico. La crisi dell’agenzia  di pubblicità sembra una crisi strutturale, più che congiunturale. 

 

La forma-agenzia sembra  non corrispondere più alla realtà . Sembrerebbe che mentre l’Agenzia vive  il Cliente come un problema di redditività, il Cliente chiede, anche inconsapevolmente,  un  sistema integrato di informazione e di comunicazione, cui corrisponda un mondo di riferimento dai connotati ben definiti, permeabile all’innovazione, con una sostanziale e sostanziosa autorevolezza, in gran parte già proiettata nel futuro prossimo. Siamo alla creazione del valore, e non semplicemente del profitto, così come l’ha descritta Alessandro Profumo.

 

Che cos’è  la fiducia in pubblicità ce lo dice Pirella: “La pubblicità deve essere tangibile, criticabile, condivisibile. Un prodotto andrebbe scelto per simpatia, per affetto, per amore, per stima della marca che lo commercializza.” (cfr pag.111, del mio “Il Naso Fuori”, Editrice ADC, Milano, 2004). La qual cosa mi pare faccia il paio con quanto affermato recentemente da Enrico Finzi : “un approccio laico e non idoleggiante.”

 

Occuparsi della fiducia significa che la pubblicità italiana deve sapersi dotare di una diversa, nuova e più efficace capacità organizzativa, per dare vita a quella che in altra sede ho definito “l’agenzia di nuova generazione”: convergenza e integrazione di talento e capacità, di saperi e di strumenti, un vero e proprio contents provider, che a partire dal web costruisca piattaforme di comunicazione commerciale, usando tutti i veicoli, per dare vita a relazioni stabili e durature tra marca e consumatore.

Le marche italiane, fra le quali le banche, hanno la necessità vitale di risalire il più velocemente ed efficacemente possibile la china della fiducia dei loro rispettivi mercati. E’ l’ultimo appello per la pubblicità italiana. Non ha più alibi né paracadute. E’ la dura legge dello “shock’n roll. Beh, buona giornata.

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: