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Attualità

Mario Monicelli.

Oggi è morto un uomo. Un uomo libero. Talmente libero da scegliere come morire. Viva la Libertà. Grazie, grazie davvero all’ultimo, estremo insegnamento di Mario Monicelli. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Società e costume

Berlusconi: “una ragazza che si dichiarasse prostituta davanti al mondo si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, o per trovare un marito”.

Donne da marito-http://sasso.blogautore.repubblica.it/

La prima reazione è stata furiosa: basta! Berlusconi non deve più permettersi di aprire bocca in quel modo. Ospite a Tripoli dell’amico Gheddafi (gli amici di Berlusconi sono tutto un programma: Gheddafi, Putin, Fede…), il presidente del consiglio dice che non bisogna credere a una parola di quello che le ragazze che ha frequentato raccontano di lui. Non importa che abbiano fotografato perfino la carta igienica dei bagni del suo palazzo Grazioli, che abbiano consumato la giostra a cavalli di villa Certosa, e che abbiano mostrato le immagini a tutto il paese. Abituato a mentire, il premier dice che sono loro, compagnie ormai assodate, a mentire.

Ma l’indignazione non scatta per quello. Perché c’è perfino di peggio delle bugie. E c’è perfino di peggio dell’imbarazzo davanti a un signore di 74 anni che ha perso qualsiasi dignità. E il peggio è questo. Sapete perché Berlusconi è certo che le ragazze mentano sui loro incontri a pagamento con lui? Perché .

Ecco cosa sono le donne nella testa di questo vecchietto: mezze persone, che per realizzarsi hanno bisogno di trovare marito. Dai capelli tinti non si direbbe. Ma dalla cultura che traspare delle sue parole emerge chiarissimo: il povero Berlusconi è proprio un uomo di un’altra epoca, proprio vecchio dentro. Bisogna che qualcuno glielo dica: nonno, la società è cambiata. Hanno chiuso le case, le donne hanno il diritto di voto, vanno a scuola e sono più brave degli uomini, comandano perfino le aziende. Pensano anche all’amore, certo. Ma è un’attività assai fuori moda. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Media e tecnologia Popoli e politiche

Wikileaks è «l’11 settembre della diplomazia» o «l’11 settembre di internet»?

di Pino Cabras – Megachip.

Ora che ci dicono che con le prime nuove soffiate di Wikileaks sta esplodendo «l’11 settembre della diplomazia» ovvero «l’11 settembre di internet», deve valere una premessa: non ci sono individui, e neanche organizzazioni, che siano in grado di leggere 250mila documenti in breve tempo. Quindi ci arriva solo un flusso filtrato di documenti. E chi lo filtra, per ora, è la vecchia fabbrica dei media tradizionali. Se di un 11 settembre si trattasse, saremmo nella fase del trauma mediatico iniziale, quella che ci dà l’imprinting, l’apprendimento base del nuovo mondo su cui ci affacciamo e delle nuove credenze sulle quali far fede. Una volta educate le menti con questo shock, le sue riletture successive andranno controcorrente e perciò partiranno sfavorite.

Il primo imprinting è proprio nell’idea del trauma, l’idea dell’ora zero dell’evento. Il mezzo è il messaggio. Mezzo e messaggio sono: vivere un trauma. Come se prima del percolare dei segreti attraverso Wikileaks non vi fosse modo di interpretare la politica, la diplomazia, i segreti, le normali trame degli Stati. Come se l’interpretazione storica – anch’essa basata su archivi e documenti, ma in tempi più lunghi e meditati – adesso dovesse cedere il passo e appiattirsi sull’evento emotivo.

Il secondo imprinting è sull’importanza attribuita ai temi cari alla diplomazia statunitense. Leggiamo i dispacci degli ambasciatori, scritti in modo franco e brutale, ma non per questo esenti da falsità, errori prospettici, pregiudizi, goffe banalità, chiusure. Vediamo cioè soltanto i pezzi di una visione del mondo che tuttavia non è l’unica in campo. Si continua a enfatizzare e cristallizzare per esempio la paura dell’inesistente atomica iraniana, mentre si continuano a ignorare le esistenti atomiche israeliane. Wikileaks e i media tradizionali, se combinati assieme, confermano insomma i temi dell’agenda dominante ma sconvolgono i codici della diplomazia. Proprio quel che fa la guerra, specie nella sua variante della guerra psicologica.

Il terzo imprinting è lo scompiglio sul web, talmente forte da risvegliare coloro che dal caos vorrebbero trarre un nuovo ordine sulla Rete. Due anni fa pubblicammo l’allarme del giurista che meglio conosce la Rete, Lawrence Lessig, il quale prediceva che «sta per accadere una specie di ’11 settembre di internet’», un evento che catalizzerà una radicale modifica delle norme che regolano la Rete. Lessig rivelava che il governo USA, così come aveva già pronto il Patriot Act ben prima dell’11 settembre, aveva già «un ‘Patriot Act per la Rete’ dentro qualche cassetto, in attesa di un qualunque considerevole evento da usare come pretesto per cambiare radicalmente il modo in cui funziona internet». Così come George W. Bush, anche Obama sta facendo di tutto per avere, oltre alla valigetta nucleare, anche i bottoni per spegnere il web. L’evento in corso potrebbe spingere molti governi a voler affidare a qualcuno la nuova valigetta del potere. La Cina traccia il solco da tempo, del resto.

Il quarto imprinting è l’idea che i segreti siano tutti registrati, ben custoditi dai fogli con la carta intestata degli apparati, e perciò prima o poi inevitabilmente rivelati, con tanto di numero di protocollo e firma. Gran parte del vero potere è invece fuori scena: non scrive i suoi ordini, non ha catene di comando interamente tracciabili, è silente, sta in circuiti extraistituzionali, si giova di strati di copertura, di strutture parallele, di leve lunghe. Si avvale nondimeno di apparati e procedure legali, ma senza dichiararne le vere finalità. È un’illusione tanto ingenua ritenere che Wikileaks possa scoperchiare tutti gli strati del potere, tanto quanto ritenere che i veri potenti si possano combattere solo amplificando la trasparenza liberale.

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A margine, qualche considerazione dal lato italiano sul caso Wikileaks. Il Caimandrillo (caimano e mandrillo) ha intuito che il colpo per lui c’è, ed è forte. Dice di essersi fatto una risata. Ma forse non è stata troppo fragorosa. Lui, padrone di un medium tradizionale, la Tv, che ha portato alle sue estreme conseguenze, diffida di un medium, il web, che gli è forestiero né potrà mai controllare. Nel mondo ci sono altri caimani e ora vorrebbe anche farlo sapere in giro, fra un “wild party” e un altro, quando scatena i suoi comunicatori per denunciare un complotto internazionale contro di lui. Gli inventori del “trattamento Boffo” nulla potranno però contro un trattamento Boffo al cubo.

Il Caimandrillo ha voluto partecipare al grande gioco mondiale non da leader che trascina una nazione, ma da padrone che la divide, la estenua e non la porta tutta. Nel grande gioco ora appare ritratto in mutande, lo vedono per quel che è: non è il padrone dell’Italia, è solo il padrone di un suo segmento affaristico. Altri padroni si preparano a spolpare il paese diviso, senza che sia in pista una classe dirigente in grado di instaurare un minimo di sovranità nazionale capace di difendere gli interessi vitali dell’Italia. (Beh, buona giornata).

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Attualità Media e tecnologia Popoli e politiche

Wikileaks: Berlusconi? “incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno”. Parola di Elizabeth Dibble, dell’ambasciata USA a Roma. A quando le dimissione del leader “fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”?

Berlusconi incapace, portavoce di Putin. “Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno”: questo il giudizio dell’incaricata d’affari americana a Roma Elizabeth Dibble sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Non solo: il presidente del Consiglio italiano è un leader “fisicamente e politicamente debole” le cui “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. Secondo i documenti svelati da Wikileaks, il premier italiano è visto con scarsa fiducia, se non con aperto sospetto, per i suoi rapporti con Vladimir Putin, di cui viene definito il “portavoce in Europa”. I rapporti americani parlano di rapporti sempre più stretti tra i due leader, conditi da “regali sontuosi” e da “contratti energetici lucrativi”. I diplomatici segnalano anche la presenza di “misteriosi intermediari”. Nei documenti appare anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, che avrebbe espresso “frustrazione per il doppio gioco di espansione verso l’Europa e l’Iran da parte della Turchia”. Beh, buona giornata.

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Attualità Pubblicità e mass media

Ciao, Enzo.

Una lapide a forma di balena-l’ultimo saluto a Enzo BaldoniCelebrati oggi, tra familiari, amici e colleghi, i funerali del freelance ucciso in Iraq nel 2004. I suoi resti, rientrati in Italia ad aprile, sepolti nel paesino dov’era cresciuto. L’epitaffio di Marguerite Yourcenar: “Ho avuto la buona vita di un cane al sole” – LUIGI BOLOGNINI-la Repubblica

Ci sono voluti sei anni, tre mesi e un giorno, ma eccoli i funerali di Enzo Baldoni. Ora il giornalista freelance e pubblicitario ucciso in Iraq nell’agosto 2004 è sepolto nel paesino umbro dov’era cresciuto, sotto una lapide a forma di balena (animale a cui aveva intitolato la sua agenzia di pubblicità, scherzando sulla propria mole), e intorno un paio di allegre girandole che girano. E una frase di Marguerite Yourcenar che finisce così: “Talvolta dico tra me e me che ho avuto la buona vita di un cane al sole con varie risse e qualche osso da rodere”. Una tomba allegra, com’era allegro, e in perenne ricerca di cose nuove da scoprire e conoscere, Baldoni, che a questa sua curiosità ha sacrificato anche la propria vita, ucciso da un gruppo di fanatici islamici al ritorno da una missione di aiuto alla città di Najaf, dilaniata dalla guerra civile del dopo-Saddam.

Quel che restava del suo corpo è tornato in Italia ad aprile, ma solo una decina di giorni fa – dopo controanalisi del Dna volute dalla famiglia, illusa e delusa molte volte – si è avuta la certezza che si trattava proprio di lui. “A quel punto – ha confessato la moglie, Giusi, in un breve discorso al termine della messa – la voglia era di una cerimonia privata, solo tra di noi. Ma adesso sono contenta di avere diviso il saluto finale a Enzo con così tanta gente che ha fatto così tanti chilometri”.

La piccola parrocchia di Santa Maria in effetti è piena, saranno 200 persone: molti abitanti di Preci, dove i Baldoni gestiscono un agriturismo, ma anche il coro milanese dove la stessa Giusi canta, l’inviato Rai Pino Scaccia, l’ultimo a vedere Enzo vivo, Enrico Deaglio, che ai tempi dirigeva Diario, il settimanale che aveva dato a Baldoni un accredito per raccontare la guerra irachena, e Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita a sua volta in Iraq. Pochissime istituzioni (il gonfalone e il sindaco del Comune di Preci, una corona della Provincia di Milano, e stop), il resto sono amici, colleghi, persone che l’avevano conosciuto anche solo per le sue attività da pioniere di Internet (aveva fondato una community, la Zonker zone, che tuttora raduna le persone a cui voleva bene) e da esploratore del mondo per hobby e per vocazione (era stato in Colombia, Chiapas, Timor Est), che in alcuni casi si conoscono dal vivo solo a messa finita.

Una cerimonia semplice, voluta dalla moglie in apparente contrasto con le volontà di Enzo, che ai tempi scherzosamente ma non troppo aveva invocato un funerale fatto di canti, balli, risa, scherzi, cibo e sesso, senza retorica. Ma si è fatto così pensando al papà di Enzo, Antonio, 88 anni, “e anche Enzo metterebbe il suo babbo al primo posto”, dice Giusi. Cerimonia semplice, trattenuta, senza lacrime e strepiti, e senza gli ormai inevitabili applausi all’entrata e all’uscita della bara (“è stato incredibile anche in questo”, commenta un amico), asciutta come le pareti color crema della chiesa di Santa Maria, come le parole del parroco che nell’omelia ricorda le “terre senza riposo, i corpi umiliati e martoriati” visti da Enzo.

Il resto sono ricordi personali, lacrime e sorrisi. Le stesse lacrime e gli stessi sorrisi di poco dopo, davanti a una tomba a forma di balena in un cimitero di campagna a mezza costa sui Monti Sibillini.
(Beh, buona giornata).

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Attualità Media e tecnologia

Riceviamo e pubblichiamo: è nato www.siamotuttigiornalisti.org

Pochi mesi fa è nato il primo polo editoriale italiano che adotta il modello di wikipedia: ognuno può contribuire a migliorare la qualità dell’informazione in piena libertà. www.siamotuttigiornalisti.org offre a chiunque la possibilità: di poter disporre di una panoramica di tutti i principali mezzi di informazione italiani e stranieri di poter accedere a tutti i contenuti del sito per poter usufruire di un’informazione il più possibile libera da condizionamenti politici o da interessi economico-finanziari di pubblicare liberamente contenuti (notizie, opinioni, articoli, studi, interviste, testimonianze, casi emblematici) e di commentarli, contenuti che possono consistere in contributi di servizio, di denuncia, di conoscenza, di stimolo alla crescita del paese, etc.

Contenuti mai banali che tendono ad illuminare gli avvenimenti di evidenziare, qualora occorra, le manipolazioni a cui spesso le notizie vengono sottoposte inoltre di organizzare eventi, lanciare campagne di opinione, aprire dibattiti, lanciare sondaggi, porre domande ai politici, allegare documenti, segnalare altri siti o indicare riferimenti bibliografici, suggerire nuovi contenuti, proporre miglioramenti.

I principi ispiratori che sono alla base dell’iniziativa sono sostanzialmente due: La “notizia” é patrimonio di tutti e quindi tutti sono chiamati a contribuire alla sua formazione e al suo controllo. Da qui il titolo “SiamoTuttiGiornalisti” Il sito appartiene a chiunque contribuisca ad arricchirlo di contenuti e/o a sostenerlo sia economicamente che con il proprio lavoro. Ognuno godrà di una “compartecipazione” la cui quota sarà misurata sulla base del proprio coinvolgimento In questo modo chiunque potrà agire al contempo da “Lettore”, “Giornalista” ed “Editore” (vedere la voce “Chi siamo” sulla home page del sito). Il team di SiamoTuttiGiornalisti

Se anche tu sei venuto a conoscenza, tramite altri mezzi di comunicazione o in modo autonomo, di notizie interessanti da condividere pubblicale sul sito! Soprattutto se si tratta di notizie importanti, ma trascurate dai media che contano, perché troppo interessati ai discorsi dei politici! Per pubblicare occorre registrarsi! … e non dimenticarti di diffondere la notizia tra gli amici e i conoscenti ! Buona notizia a tutti con www.siamotuttigiornalisti.org ! (Beh, buona giornata).

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Attualità Media e tecnologia

L’Amaro calice.

Il direttore del Tg4 nell’edizione di ieri alle 19 dopo la protesta degli studenti a Roma ha detto: “La gente perbene dovrebbe intervenire e menare”. Deve essere stata la stessa cosa che ha pensato il dottor Giuliani, dell’omonima azienda produttrice del mitico Amaro Medicinale, quando lo ha affrontato in un ristorante milanese. Poi dice che una se la tira. Beh, buona giornata,

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democrazia Scuola

Studenti, ricercatori e universitari contro la Gelmini. Forte giornata di protesta in tutta Italia. Il Parlamento costretto a slittare la data di approvazione al 30.

(fonte:repubblica.it)

Ricercatori su terrazzo Politecnico di Milano –
Un gruppo di ricercatori universitari che stamani manifestavano a Milano in piazza Leonardo da Vinci, durante una pausa del corteo studentesco cominciato alcune ore prima da largo Cairoli, sono saliti su una terrazza del complesso universitario. Secondo le prime informazioni si tratta di 30-40 persone con uno striscione che intenderebbero presidiare la terrazza, posta sul piano più elevato di un edificio del Politecnico

Studenti: “Martedì presidio a Montecitorio” –
Gli studenti universitari dell’Udu hanno annunciato che martedi’ 30 novembre saranno con un presidio a piazza Montecitorio in occasione del voto alla Camera sul ddl Università. Lo hanno deciso non appena è giunta la decisione di far slittare il voto.

Venezia, protesta studenti a Ca’ Foscari –
Alcune decine di aderenti al coordinamento universitario di Venezia hanno dato vita a iniziative di protesta contro la riforma Gelmini a Cà Foscari e all’Istituto Universitario di Architettura. Gli studenti hanno esposto striscioni per dire no alla riforma e per chiedere la liberazione dei due studenti fermati ieri a Roma, rimessi poi in libertà dopo la convalida

Trieste, manifestanti “abbracciano” ateneo –
Un “abbraccio” di gruppo di studenti, ricercatori e docenti ha circondato oggi l’edificio centrale dell’Università di Trieste, in segno di protesta contro la riforma Gelmini. Circa 150 persone – secondo quanto riferito dagli organizzatori – si sono strette simbolicamente attorno all’Università, per contestare la riforma del governo. La notizia del rinvio a martedì del voto sul disegno di legge è stata accolta con soddisfazione, e come una dimostrazione dell’importanza della mobilitazione di questi giorni. Nel pomeriggio, a Trieste, gli studenti universitari hanno in programma un sit in davanti alla prefettura

Milano, due contusi in tafferugli–
Continua la tensione in viale Abruzzi, dove si sono registrati tafferugli tra forze dell’ordine e studenti, che durante il corteo hanno provato a correre verso la metropolitana di Loreto. Le cariche con l’uso di manganelli sono scattate sulla scala della stazione e lungo i binari del tram. Due giovani sono rimasti contusi. Gli studenti sono ora seduti a terra all’incrocio e bloccano il traffico

Torino concluso presidio Regione, corteo in città –
Si è concluso senza incidenti e altri momenti di tensione il presidio degli studenti davanti alla sede della Regione Piemonte, a Toirno. Al termine del presidio, durante il quale sono stati lanciati fumogeni e uova e altri oggetti contro le forze dell’ordine e le finestre del palazzo della regione, gli studenti si sono radunati in piazza Castello, da dove partirà un corteo che sfilerà per le vie della città

Milano, cariche polizia a metro Loreto –
Cariche all’entrata della metropolitana di Loreto all’angolo tra viale Gran Sasso e viale Abruzzi al corteo degli studenti contro la riforma Gelmini. Due i fermati dalla polizia e caricati in macchina

Perugia, manifestazione studenti davanti mensa–
Affollata manifestazione di studenti stamani davanti alla mensa dell’Università di Perugia contro la riforma Gelmini. All’interno dei locali è in corso un’assemblea per illustrare le ragioni della mobilitazione. Le iniziative si stanno comunque svolgendo in un clima di tranquillità. All’esterno della struttura sono stati esposti striscioni con scritto “Senza sapere non c’ è futuro” e “O la borsa o la vita”

Siena, bloccata azione studenti su Torre Mangia–
Un gruppo di studenti universitari ha provato questa mattina a salire sulla Torre del Mangia, in piazza del Campo a Siena, per srotolare uno striscione con la scritta ‘Resistere’, come forma di protesta contro la riforma Gelmini. L’intervento di agenti della Digos ha bloccato l’azione. I ragazzi, una quindicina circa appartenenti al gruppo Dimensione autonoma studentesca, si erano presentati alle 10 all’apertura della Torre: avevano già cominciato a salire le scale, con lo striscione, lungo 14 metri, nascosto addosso a uno di loro. Ma sono stati appunto fermati e fatti uscire. Gli studenti hanno poi chiesto di parlare al consiglio comunale, che era in corso di svolgimento. L’assemblea è stata interrotta e una rappresentanza dei capigruppo ha ricevuto una delegazione composta da cinque studenti, che hanno chiesto la convocazione prima del 9 dicembre di una seduta straordinaria sull’Università

Palermo, studenti occupano tetto Scienze politiche–
Una delegazione degli studenti dell’Unione degli Universitari (Udu) di Palermo ha occupato nella tarda mattinata il tetto della facoltà di Scienze politiche durante la votazione del ddl Gelmini in aula della Camera

Scontri a Firenze, alcuni studenti e un agente contusi –
Sono 5 o 6 gli studenti rimasti contusi questa mattina durante gli scontri all’Università di Firenze dove era in corso un dibattito con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Daniela Santanché. Il numero lo hanno dato gli organizzatori della manifestazione. Solo uno di loro, però, che sarebbe stato colpito al volto, si è recato al pronto soccorso dell’ospedale di Careggi. Un contuso lieve anche tra gli agenti durante il lancio di uova fatto dai manifestanti contro il cordone di forze dell’ordine che impediva l’accesso al padiglione dove si svolgeva il dibattito. In questo momento gli studenti, in tutto circa 150, stanno tenendo un’assemblea in uno dei piazzali del Polo universitario

Roma, dal corteo applausi a ricercatori su tetto Architettura –
Traffico bloccato su Lungotevere per il corteo degli studenti fermo all’altezza di Lungotevere Marzio. Al passaggio del corteo a piazza del Porto di Ripetta dal tetto della facoltà di Architettura i ricercatori hanno urlato cori come “L’università non si tocca”. Saluti e applausi sono stati indirizzati ai ricercatori e agli studenti che protestano sul tetto. Nota di colore da un gruppo di ricercatori dell’università di Vienna che con tamburi, fischietti e parrucche fucsia, sta accompagnando la protesta degli studenti italiani

Presidio a Genova: “Diritto allo studio appeso a un filo”–
“Il diritto allo studio è appeso a un filo” e “Riforma Gelmini: la candeggina delle idee” sono alcuni dei cartelli appesi durante l’iniziativa messa in atto da docenti e studenti a Genova

Milano, tensione tra studenti e polizia –
Tensione in piazza Leonardo Da Vinci a Milano. Carica di alleggerimento della polizia su un gruppo di manifestanti intenzionati a ripartire in corteo. Il gruppo ha fatto ingresso dentro un’ala dell’università, sorprendendo le forze dell’ordine. Gli studenti, ai quali si sono aggiunti anche universitari del Politecnico, sono entrati nel cortile della facoltà e stanno incitando gli universitari a scendere in piazza e ad unirsi a loro

Roma, corteo non autorizzato su Lungotevere. Attimi di tensione –
Il corteo non autorizzato degli studenti universitari, ripartito da Montecitorio, è arrivato su Lungotevere, all’altezza di ponte Umberto I, dove uno schieramento di forze dell’ordine li ha fatti deviare in direzione San Pietro. Momenti di tensione quando gli studenti hanno iniziato a correre. Grandi problemi per il traffico.

Pisa, studenti occupano Torre Pendente –
Alcune decine di studenti universitari si sono staccati da un corteo di circa 2.000 persone e di corsa sono entrati all’interno della Torre Pendente in piazza dei Miracoli. All’esterno centinaia di loro hanno formato un cordone umano per impedire l’accesso ai turisti. Gli studenti hanno già raggiunto l’ultimo anello e si stanno affacciando dalla balaustra. Nella piazza centinaia di turisti, molti dei quali stranieri, stanno seguendo la protesta immortalando la manifestazione con macchine fotografiche e telefonini.

Scritta a Montecitorio: “Ridateci il nostro futuro” –
“Ridateci il nostro futuro”. Lo hanno scritto con vernice spray, color rosso, gli studenti che hanno lasciato piazza Montecitorio. Sui sanpietrini, davanti all’obelisco, resta questa scritta che riassume la protesta degli studenti e dei giovani universitari.

Palermo, studenti lasciano la stazione –
Gli studenti che stanno manifestando a Palermo contro la riforma Gelmini hanno abbandonato i binari all’interno della stazione centrale, consentendo la ripresa del traffico ferroviario, e si stanno muovendo in direzione di Palazzo D’Orleans, sede della Presidenza della Regione. Secondo gli organizzatori sarebbero complessivamente diecimila gli studenti che stanno sfilando per le vie del centro cittadino, paralizzando il traffico.

Il corteo lascia piazza Montecitorio –
Gli studenti stanno lasciando piazza Montecitorio in corteo. I manifestanti si trovano ora su via della Colonnelle nei pressi del Pantheon.

Studenti: “Avanti con protesta fino a ritiro ddl” –
La protesta contro la riforma dell’Università proseguirà fino a quando il ddl non sarà ritirato. Lo dicono i coordinatori degli studenti della Sapienza

Rinviata cerimonia inaugurazione anno accademico La Sapienza –
La cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2010-2011 dell’Università La Sapienza, prevista per domani, è rinviata a data da destinarsi per disposizione del Rettore Luigi Frati. Il Prefetto di Roma ha inviato una nota nella quale si evidenzia che ”lo stato di tensione che attraversa il mondo studentesco in tutta Italia, in relazione alle manifestazioni svoltesi, anche nella Capitale, nella giornata di ieri” e si sottolinea che ”altra data meglio garantirebbe la solennità e serenità” dell’evento.

Milano, corteo arriva al Politecnico –
Hanno appena raggiunto la sede del Politecnico, in zona Piola, gli studenti milanesi in corteo. Partiti da largo Cairoli i manifestanti, circa 400, hanno attraversato via Monte di Pietà, piazza Cavour, fino a via Manin dove si trovano gli uffici dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia del Territorio, sede che fa angolo con via Tarchetti, dove si trova uno studio del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti

Firenze, terminato il blocco del traffico –
Gli studenti universitari hanno posto fine al blocco di viale Guidoni e via Forlanini, a Firenze. Il corteo è tornato all’interno della cittadella universitaria di Novoli.

Studenti e docenti manifestano a Sassari –
Uno striscione con la scritta ”Università appesa a un filo” srotolato su un palazzo di fronte all’università centrale di Sassari da due ricercatori, calati dal tetto con un’imbragatura. Così si è conclusa la manifestazione di studenti e assegnisti di ricerca dell’ateneo sassarese contro il disegno di legge sulla riforma universitaria. Sulla facciata dello storico edificio che ospita il rettorato sono stati invece appesi due manifesti: uno con la scritta ”Occupata” sul balcone centrale, l’altro, davanti al portone d’ingresso, con due croci nere e la dicitura ”25-11-2010 Università pubblica”, a mo’ di necrologio.

Firenze, traffico in tilt –
Un corteo di circa 200 studenti universitari ha occupato viale Guidoni e via Forlanini, due dei principali snodi della viabilità a Firenze mandando il traffico in tilt. Gli studenti hanno rovesciato un cassonetto e dei segnali stradali in viale Guidoni e hanno occupato la sede stradale paralizzando il traffico.

Napoli, occupato Rettorato Federico II –
A Napoli una cinquantina di ricercatori dell’ateneo Federico II ha occupato il rettorato dell’università in maniera pacifica.

Roma, corteo arriva a Montecitorio. Fumogeni –
Il corteo degli studenti partito dal Colosseo è arrivato a Montecitorio dove si è ricongiunto con gli altri manifestanti. All’arrivo sono stati accesi alcuni fumogeni. Gli studenti riempiono la piazza e urlano “Bloccheremo questa riforma”.

Tensione a Palermo, bloccati porto e stazione –
Tensione stamane a Palermo durante la mobilitazione degli studenti in corso in più punti della città.Intorno, alle 10.30, all’altezza di Palazzo Comitini in via Maqueda, un gruppo indicato come appartenente ai Collettivi, legati ai centri sociali, ha tentato di attaccare uno dei cortei promossi dal Coordinamento “Studenti In Movimento”. Ci sono state urla e spintoni fino a quando è intervenuta la polizia che ha diviso le due parti. Gruppi di studenti hanno bloccato l’ingresso del porto e i binari della stazione centrale

Roma, su uno striscione: “Dritti a Grazioli” –
Al passaggio del corteo in via delle Botteghe Oscure dal palazzo della residenza dell’ambasciatore brasiliano in Italia è stato srotolato da due donne uno striscione con su scritto “Dritti a Grazioli”. A quanto riferito dal portiere dello stabile si tratterebbe di due restauratrici. Lo striscione è stato accolto da un lungo applauso. Il corteo si trova ora in via di Torre Argentina

Firenze, traffico bloccato in zona ateneo –
Gli studenti dei collettivi di sinistra che presidiavano il padiglione dove sta parlando il sottosegretario Daniela Santanchè sono usciti dal Polo universitario e stanno bloccando il traffico in viale Guidoni, adiacente all’ingresso dell’Università. Le forze dell’ordine continuano a presidiare anche il padiglione D15

Torino, da studenti lancio di uova contro palazzo Regione –
Momenti di tensione davanti al palazzo della Giunta regionale del Piemonte dove è giunto il corteo degli studenti partito poco fa da Palazzo Nuovo. Un gruppo di manifestanti, dopo aver tentato di entrare nel palazzo che è presidiato dalle forze dell’ordine, ed essere stato respinto, ha cominciato a tirare uova e qualche fumogeno contro il palazzo. Tra i lanci è volata anche qualche bottiglietta d’acqua. Negli scontri tra manifestanti e polizia, tre studenti sono rimasti feriti.

Roma, blindata via del Plebiscito davanti a Palazzo Grazioli–
Via del Plebiscito, dove si trova Palazzo Grazioli, sede privata del premier Silvio Berlusconi, è stata di fatto ‘blindata’ per il passaggio del corteo degli studenti universitari de La Sapienza. Una cintura di sicurezza formata da blindati delle forze dell’ordine e agenti in tenuta antisommossa stanno bloccando tutti gli accessi sia a via del Corso che, appunto, a via del Plebiscito. Gli studenti si dovrebberro ora dirigere per vie laterali, verso Montecitorio, mentre altri studenti, anche delle scuole medie superiori, si stanno man mano aggiungendo al corteo degli universitari.

Firenze, studenti: “Dopo carica polizia, diversi manifestanti feriti” –
Su Atenei in rivolta.org gli studenti denunciano le cariche di polizia a Firenze: diversi giovani sono stati feriti – affermano – durante l’irruzione degli agenti nella sede di Scienze sociali occupata dagli studenti che protestano contro il ddl Gelmini.

Milano, lancio di vernice contro sede scuola privata –
Lancio di vernice azzurra anche sulla porta d’ingresso della scuola privata europea di viale Majno. Dall’altra parte della stessa strada le forze dell’ordine hanno bloccato l’accesso alla redazione di Libero in assetto antisommossa.

In duemila in corteo lungo via del Corso a Roma –
Sono circa duemila gli studenti universitari che sono in corteo in via del Corso, e stanno per raggiungere piazza di Montecitorio dove si sono dati appuntament per protestare contro la riforma Gelmini. Slogan e cori contro i tagli scandiscono il corteo. Intanto davanti alla Camera si sono già radunate altre duecento persone tra studenti e alcuni militanti dell’Unione sindacale di base: campeggia uno striscione viola con la scritta “Prove tecniche di distruzione”, dei ricercatori ingegneria la Sapienza

Napoli, occupata l’Orientale –
In segno di protesta contro la riforma dell’Università del ministro Gelmini, da stamattina gli studenti dell’Orientale di Napoli hanno occupato Palazzo Giusso, sede dell’Ateneo. Sul portone d’ingresso è stato affisso uno striscione: “Chiuso per lutto”

Tornano liberi studenti fermati a Roma –
Tornano in libertà Mario Caracciolo e Daniele D’Antuomo, i due studenti universitari arrestati ieri a Roma dopo gli scontri avvenuti nella zona di Palazzo Madama. Questa mattina il giudice monocratico del tribunale capitolino ha convalidato gli arresti, rimettendo in libertà i due. I reati ipotizzati nei loro confronti sono di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il processo per i due ragazzi, difesi dagli avvocati Serena Ricci e Simonetta Crisci, è stato fissato per il 16 dicembre

Bologna, studenti tentano di entrare in stazione. Tafferugli –
Qualche momento di tafferuglio stamane attorno alle 10.45 in stazione a Bologna tra forze dell’ ordine e un corteo di studenti superiori che, deviando dal percorso, ha cercato di entrare in stazione sfondando il cordone di polizia.

Roma, mille studenti dalla Sapienza verso Montecitorio –
Sono circa un migliaio gli studenti partiti con autobus e metropolitana dall’Università romana della Sapienza, per raggiungere Piazza Venezia e, da qui, sfilare probabilmente in corteo fino a Piazza Montecitorio. Davanti alla sede della Camera dei Deputati, si uniranno al presidio già in atto.

Roma, centro storico blindato –
Centro storico blindato in vista della manifestazione della scuola all’indomani dei disordini di ieri. Le stradine di accesso ai palazzi delle istituzioni e palazzo Grazioli sono presidiati con mezzi blindati e agenti. Un elicottero sta sorvolando piazza Venezia.

Scontri di ieri a Roma, oggi il processo ai due studenti fermati –
Sono accusati di violenza, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, i due studenti arrestati ieri a seguito dei disordini avvenuti durante la manifestazione a Roma contro i tagli all’Istruzione. I due giovani, hanno fatto sapere alcuni studenti, saranno processati oggi per direttissima e, secondo quanto si apprende, sono incensurati. Davanti a piazzale Clodio un gruppo di amici e universitari aspettano l’esito del processo. ”Siamo in contatto con i nostri legali per avere notizie sull’esito dell’udienza”, hanno spiegato alcuni studenti.

Sul tetto di Architettura a Roma anche Vendola e Venditti –
Anche Nichi Vendola stamane è salito sul tetto della facoltà di Architettura a piazza Fontanella Borghese a Roma, occupata da due giorni da studenti e ricercatori. “Li ho trovati bene, qui c’è aria pulita, giù è troppo inquinato”, ha commentato ironicamente il governatore della Puglia al microfono di Radio Città Futura. “Questa battaglia viene rappresentata come l’espressione di una volontà rivoltosa di una minoranza faziosa e ideologizzata che sarebbe al servizio dei “baroni” dell’università – ha proseguito Vendola – ma è una rappresentazione paradossale: la riforma Gelmini è una riforma reazionaria che colpisce al cuore il sistema pubblico dell’alta formazione e toglie all’università l’ossigeno fondamentale per vivere. Bisognerebbe decuplicare gli investimenti in ricerca e formazione e invece si taglia completamente il rapporto col futuro”, ha concluso il leader di Sinistra e Libertà. Sul tetto della facoltà anche il cantautore Antonello Venditti: “mi sento parte in causa – ha spiegato a Radio Città Futura – la lotta della cultura è una lotta per la dignità ed è una lotta globale, di tutti. Democrazia vuol dire partecipazione – ha concluso Venditti – il governo vuole dividere, mettere del cemento tra le varie proteste di ricercatori, artisti, operai, mentre dobbiamo unirci, ragionare insieme, darci un modello”.

Pisa, ricercatori sul tetto –
Un gruppo di ricercatori e dottorandi precari dell’Università di Pisa è salito sul tetto dell’ Osservatorio astronomico dell’Ateneo dove ha esposto lo striscione con la scritta “Ritiratelo. No al ddl, sì alla ricerca”, con riferimento alla riforma Gelmini in discussione in Parlamento.

Palermo, studenti verso la stazione. Città paralizzata –
Gli studenti che stanno manifestando a Palermo hanno abbandonato il Provveditorato e palazzo Jung, una delle sedi della Provincia regionale, per dirigersi verso la stazione. Il corteo ha bloccato il traffico in via Libertà e adesso è giunto a piazza Castelnuovo dove si unirà con quello di altri alunni delle scuole superiori che non fanno parte del coordinamento Studenti in movimento e che si erano allontanati dal Provveditorato dopo il lancio di petardi.

Milano, finito il blitz all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate –
È durato una decina di minuti il blitz dei giovani dei Collettivi studenteschi che poco dopo le 10.30 si sono improvvisamente staccati dal corteo in corso nelle vie del centro a Milano e si sono introdotti all’interno del palazzo governativo dell’Agenzia delle Entrate. I giovani sulla balconata sono stati raggiunti dalla polizia, costretti ad abbandonare lo striscione e fatti uscire dal palazzo, e si sono riuniti ai loro compagni tra urla di gioia.

Bologna, scontri tra studenti e polizia –
Il corteo degli studenti che sta sfilando per le strade di Bologna ha tentato pochi minuti fa di irrompere all’interno della stazione ferroviaria, presidiata da cordoni di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa. Quando manifestanti e forze dell’ordine sono arrivati a contatto, gli agenti hanno risposto manganellando gli studenti delle prime file (quasi tutti a volto scoperto e senza protezioni). Dopo alcuni minuti di fronteggiamento è partita una seconda piccola carica di alleggerimento. Dai manifestanti lanci di bottiglie di plastica e uova. Il corteo si sta riformando imboccando di nuovo i viali di Circonvallazione.

Firenze, ragazzo ferito dopo carica polizia –
Una nuova carica di alleggerimento della polizia davanti al padiglione D15 dell’Università di Firenze dove tra poco dovrebbe iniziare il dibattito con il sottosegretario Daniela Santanché ha causato un ferito tra gli studenti che ora stanno urlando ”Vergogna, vergogna” verso la polizia. Il giovane perde sangue dalla fronte, ma non sembra in gravi condizioni.

Aosta, veglia per la scuola pubblica –
Sfidando le rigide temperature di questi giorni, gli studenti valdostani si danno appuntamento dalle 15 in piazza Chanoux, ad Aosta, con una ‘Veglia per la scuola pubblica’. Il programma della manifestazione di protesta, indetta dal Collettivo studentesco valdostano Rete con testa, prevede fino alle 16.30 un dibattito su vari temi di attualità, mentre dalle 17.30 alle 19 si terrà un momento di ‘autoinformazione’ sulla riforma Gelmini.

Milano, studenti fanno irruzione in ufficio Agenzia delle Entrate –
Gli studenti in corteo contro il ddl Gelmini hanno invaso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate in via Manin. In una trentina hanno fatto irruzione e sono saliti al primo piano, dove dal balcone hanno calato lo striscione “Più soldi alla scuola zero alla guerra”. La facciata è stata bersagliata dalle uova.

Anche a Cagliari universitari sui tetti –
Si è estesa anche a Cagliari la protesta sui tetti di ricercatori e studenti. Ieri sera in una sessantina sono saliti sul tetto del palazzo delle Scienze, in via Ospedale, e vi hanno trascorso la notte, dopo aver steso uno striscione su un cornicione. Stamani il presidio si è ridotto ad una decina di persone che, per proteggersi dal freddo reso più acuto dal maestrale, hanno innalzato una piccola tenda. La protesta andrà avanti ad oltranza, hanno detto i manifestanti, fino a quando non sarà scongiurato il pericolo che gli Atenei di Cagliari e Sassari possano addirittura scomparire per effetto dei tagli previsti dal disegno di legge del governo che penalizza soprattutto le Università più piccole.

Palermo, studenti lanciano petardi e fumogeni –
Petardi e fumogeni sono stati lanciati dagli studenti davanti al Provveditorato di Palermo. Le forze di polizia, che presidiano la zona in assetto anti sommossa, stano controllando la manifestazione senza intervenire.

Firenze, sconti tra collettivi studenteschi e polizia –
Scontri tra studenti e polizia all’università di Firenze. Alcuni studenti hanno tentato di entrare in un’aula del Polo delle scienze sociali, dove è in programma una tavola rotonda sull’immigrazione con il sottosegretario Daniela Santanché, ma sono stati respinti con due diverse cariche dalla polizia in tenuta antisommossa. Contro la polizia, schierata a protezione dell’edificio con caschi e scudi, sono stati lanciati alcuni fumogeni. In tutto i manifestanti sono circa 500

Torino, picchetti anche a Fisica e Chimica –
Picchetti questa mattina a Torino anche davanti alle facoltà di Fisica e Chimica dell’Università di Torino, dopo quelli di ieri che hanno impedito lo svolgersi delle lezioni a Palazzo Nuovo, sede delle Facoltà umanistiche, occupato da martedì. Anche gli studenti medi hanno indetto una mobilitazione per oggi. I contestatori, stanno raggiungendo Palazzo Nuovo dove, verso le 11, è prevista la partenza di un nuovo corteo.

Milano, studenti in corteo –
Studenti milanesi di nuovo in piazza per protestare contro il ddl Gelmini. In circa 400 sono partiti da largo Cairoli con destinazione finale piazza Oberdan.

Ancona, studenti sul tetto di Ingegneria –
Un gruppo di studenti ha occupato il tetto della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona. Alla mobilitazione, promossa dalla lista Gulliver-Udu, partecipano anche alcuni ricercatori, per il momento un ventina di persone

Riparte la protesta anche a Bologna –
È ripresa anche a Bologna, con un raduno di studenti in Piazza Maggiore, la protesta del mondo della scuola e dell’Università contro le riforme. Un corteo di qualche centinaio di studenti con qualche striscione contro il governo ha cominciato a muoversi verso via Indipendenza creando difficoltà al traffico degli autobus in centro.

Oma, al via presidio davanti a Montecitorio –
Stanno arrivando in piazza Montecitorio i primi studenti che parteciperanno al sit-in annunciato per oggi davanti al Parlamento, per protestare contro i tagli all’istruzione e il ddl Gelmini. “Decideremo volta per volta – hanno spiegato i ragazzi – quali saranno le nostre azioni di protesta”. Molti studenti stanno arrivando a piedi, con autobus, tram e metropolitane

Torino, studenti in corteo verso Palazzo Nuovo –
“Contro la Gelmini bloccheremo la città”. È lo slogan dello striscione dietro il quale una cinquantina di studenti medi stanno sfilando in corteo per le vie del centro di Torino. Partiti da piazza Arbarello gli studenti hanno sfilato in via Po, piazza Castello ed ora stanno dirigendosi a Palazzo Nuovo sede delle facoltà umanistiche dove confluiranno in un corteo che partirà intorno alle 11 per ricongiungersi in centro città con gli studenti che stanno sfilando dal Politecnico.

Bari, occupata la facoltà di Ingegneria –
Una ventina di studenti ha occupatoacoltà di Ingegneria all’interno del Politecnico di Bari per protestare contro i tagli all’università e la riforma Gelmini. A causa dell’occupazione gran parte delle lezioni potrebbe saltare. Davanti all’ateneo, è previsto un presidio di docenti, ricercatori e studenti che incontreranno amministratori locali, esponenti politici e del sindacato. Tutti insieme daranno vita ad un abbraccio simbolico con il quale ‘circonderannò il palazzo dell’ateneo

A Montecitorio rafforzati presidi forze dell’ordine –
In attesa degli studenti a Montecitorio sono già stati rinforzati i presidi delle forze dell’ordine. Dopo che ieri sono stati fermati due studenti, stamattina davanti alla Sapienza di Roma è comparso uno striscione: “Libertà per gli studenti arrestati”. Mentre dalle finestre di una facoltà ne pende un altro “Daniele e Mario liberi subito”.

Cortei a Palermo –
Migliaia di studenti, provenienti da quasi tutte le scuole di Palermo, stanno attraversando in corteo le strade della citta’. Diversi cortei spontanei, organizzati dal Coordinamento “Studenti In Movimento”, stanno raggiungendo le sedi dell’Ufficio Scolastico Provinciale di via Praga e della Provincia in via Lincoln. Gia’ centinaia di studenti assediano pacificamente i due edifici

(Beh, buona giornata)

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Attualità Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Tre cazzotti al direttore di TG 4. Pensava di valerne almeno quattro?

«Mi si è avvicinato, pensavo mi volesse salutare – ha raccontato il direttore del Tg4 – invece senza alcuna ragione mi ha dato tre pugni in testa». Tre pugni come le tre virtù teologali: Fede (Emilio), speranza (poca) e carità (di Patria). Beh, buona giornata.

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democrazia

Il berlusconismo: “È un mostro col capo d’idra. Non crediate d’averlo ucciso”.

L’osceno normalizzato di BARBARA SPINELLI-la Repubblica

Ci fu un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l’ascesa al Quirinale di Andreotti, riabilitato poi dal ceto politico ma non necessariamente dagli italiani né dalla magistratura, che estinse per prescrizione il reato di concorso in associazione mafiosa ma ne certificò la sussistenza fino al 1980. Quel sospetto brucia, dopo anni, e anche se non è provato ha aperto uno spiraglio sulla verità di un lungo sodalizio con la Cupola. Chi legga oggi le motivazioni della condanna in secondo grado di Dell’Utri avrà una strana impressione: lo scandalo è divenuto normalità, il tremendo s’è fatto banale e scuote poco gli animi.

Nella villa di Arcore e negli uffici di Edilnord che Berlusconi – futuro Premier – aveva a Milano, entravano e uscivano con massima disinvoltura Stefano Bontate, Gaetano Cinà, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano, mafiosi di primo piano: per quasi vent’anni, almeno fino al ’92. Dell’Utri, suo braccio destro, era non solo il garante di tutti costoro ma il luogotenente-ambasciatore. Fu nell’incontro a Milano della primavera ’74 che venne deciso di mandare ad Arcore Mangano: che dovremmo smettere di chiamare stalliere perché fu il custode mafioso e il ricattatore del Cavaliere. Quest’ultimo lo sapeva, se è vero che fu Bontate in persona, nel vertice milanese, a promettergli il distaccamento a Arcore d’un “uomo di garanzia”.

La sentenza
attesta che Berlusconi era legato a quel mondo parallelo, oscuro: ogni anno versava 50 milioni di lire, fatti pervenire a Bontate (nell’87 Riina chiederà il doppio). A questo pizzo s’aggiunga il “regalo” a Riina (5 milioni) per “aggiustare la situazione delle antenne televisive” in Sicilia. Fu Dell’Utri, ancor oggi senatore di cui nessuno chiede l’allontanamento, a consigliare nel 1993 la discesa in politica. Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, dirà che altrimenti il Cavaliere sarebbe “finito sotto i ponti o in galera per mafia” (la Repubblica, 25-6-2000). Il 10 febbraio 2010 Dell’Utri, in un’intervista a Beatrice Borromeo sul Fatto, spiega: “A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera”.

C’è dell’osceno in questo mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. Oggi, il bacio lo si dà in Parlamento, come Alessandra Mussolini che bacia Cosentino indagato per camorra. Dacci oggi il nostro osceno quotidiano. Questo il paternoster che regna – nella Mafia le preghiere contano, spiega il teologo Augusto Cavadi – presso il Premier: vittima di ricatti, uomo non libero, incapace di liberarsi di personaggi loschi come Dell’Utri o il coordinatore Pdl in Campania Cosentino. Ai tempi di Andreotti non ci sarebbe stato un autorevole commentatore che afferma, come Giuliano Ferrara nel 2002 su Micromega: “Il punto fondamentale non è che tu devi essere capace di ricattare, è che tu devi essere ricattabile (…) Per fare politica devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti. (…) Il giudice che decide il livello e la soglia di tollerabilità di questi comportamenti è il corpo elettorale”.

Il corpo elettorale non ha autonoma dignità, ma è sprezzato nel momento stesso in cui lo si esalta: è usato, umiliato, tramutato in palo di politici infettati dalla mafia. Gli stranieri che si stupiscono degli italiani più che di Berlusconi trascurano spesso l’influenza che tutto ciò ha avuto sui cervelli: quanto pensiero prigioniero, ma anche quanta insicurezza e vergogna di fondo possa nascere da questo sprezzo metodico, esibito.
Ai tempi di Andreotti non conoscemmo la perversione odierna: vali se ti pagano. La mazzetta ti dà valore, potere, prestigio. Non sei nessuno se non ti ricattano. L’1 agosto 1998, Montanelli scrisse sul Corriere una lettera a Franco Modigliani, premio Nobel dell’economia: “Dopo tanti secoli che la pratichiamo, sotto il magistero di nostra Santa Madre Chiesa, ineguagliabile maestra d’indulgenze, perdoni e condoni, noi italiani siamo riusciti a corrompere anche la corruzione e a stabilire con essa il rapporto di pacifica convivenza che alcuni popoli africani hanno stabilito con la sifilide, ormai diventata nel loro sangue un’afflizioncella di ordine genetico senza più gravi controindicazioni”.

In realtà le controindicazioni ci sono: gli italiani intuiscono i danni non solo etici dell’illegalità. Da settimane Berlusconi agita lo spettro di una guerra civile se lo spodestano: guerra che nella crisi attuale – fa capire – potrebbe degenerare in collasso greco. È l’atomica che il Cavaliere brandisce contro Napolitano, Fini, Casini, il Pd, i media. I mercati diventano arma: “Se non vi adeguate ve li scateno contro”. Sono lo spauracchio che ieri fu il terrorismo: un dispositivo della politica della paura. Poco importa se l’ordigno infine non funzionerà: l’atomica dissuade intimidendo, non agendo. Il mistero è la condiscendenza degli italiani, i consensi ancora dati a Berlusconi. Ma è anche un mistero la loro ansia di cambiare, di esser diversi. Il loro giudizio è netto: affondano il Pdl come il Pd. Premiano i piccoli ribelli: Italia dei Valori, Futuro e Libertà. Se interrogati, applaudirebbero probabilmente le due donne – Veronica Lario, Mara Carfagna – che hanno denunciato il “ciarpame senza pudore” del Cavaliere, e le “guerre per bande” orchestrate da Cosentino. Se interrogati, immagino approverebbero Saviano, indifferenti all’astio che suscita per il solo fatto che impersona un’Italia che ama molto le persone oneste, l’antimafia di Don Ciotti, il parlar vero.

Questa normalizzazione dell’osceno è la vita che viviamo, nella quale politica e occulto sono separati in casa e non è chiaro, quale sia il mondo reale e quale l’apparente. Chi ha visto Essi Vivono, il film di John Carpenter, può immaginare tale condizione anfibia. La doppia vita italiana non nasce con Berlusconi, e uscirne vuol dire ammettere che destra e sinistra hanno più volte accettato patti mafiosi. C’è molto da chiarire, a distanza di anni, su quel che avvenne dopo l’assassinio di Falcone e Borsellino. In particolare, sulla decisione che il ministro della giustizia Conso prese nel novembre ’92 – condividendo le opinioni del ministro dell’Interno Mancino e del capo della polizia Parisi – di abolire il carcere duro (41bis) a 140 mafiosi, con la scusa che esisteva nella Mafia una corrente anti-stragi favorevole a trattative. Congetturare è azzardato, ma si può supporre che da allora viviamo all’ombra di un patto.

Il patto non è obbligatoriamente formale. L’universo parallelo ha le sue opache prudenze, ma esiste e contamina la sinistra. In Sicilia, anch’essa sembra costretta a muoversi nel perimetro dell’osceno. Osceno è l’accordo con la giunta Lombardo, presidente della Regione, indagato per “concorso esterno in associazione mafiosa”. Osceno e tragico, perché avviene nella ricerca di un voto di sfiducia a Berlusconi.

Non si può non avere un linguaggio inequivocabile, sulla legalità. Non ci si può comportare impunemente come quando gli americani s’intesero con la Mafia per liberare l’Italia. L’accordo, scrive il magistrato Ingroia, fu liberatore ma ebbe l’effetto di rendere “antifascisti i mafiosi, assicurando loro un duraturo potere d’influenza”. Non è chiaro quel che occorra fare, ma qualcosa bisogna dire, promettere. Non qualcosa “di sinistra”, ma di ben più essenziale: l’era in cui la Mafia infiltrava la politica finirà, la legalità sarà la nuova cultura italiana.
Fino a che non dirà questo il Pd è votato a fallire. Proclamerà di essere riformista, con “vocazione maggioritaria”, ma l’essenza la mancherà. Non sarà il parlare onesto che i cittadini in fondo amano. Si tratta di salvare non l’anima, ma l’Italia da un lungo torbido. Sarebbe la sua seconda liberazione, dopo il ’45 e la Costituzione. Sennò avrà avuto ragione Herbert Matthew, il giornalista Usa che nel novembre ’44, sul mensile Mercurio, scrisse parole indimenticabili sul fascismo: “È un mostro col capo d’idra. Non crediate d’averlo ucciso”. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Scuola

Quelli che non faranno i provini per il Grande Fratello.

Prosegue la protesta di studenti e insegnanti contro la riforma dell’Università. Alcuni studenti, a Roma, hanno superato le consuete barriere di sicurezza nel tentativo di entrare a Palazzo Madama, sede del Senato, ma sono stati allontanati dalle forze dell’ordine, che hanno chiuso il portone. Durante l’invasione dell’atrio, una persona ha accusato un malore e i ragazzi sono stati trascinati e respinti all’esterno. Fuori da Palazzo Madama c’è stato lancio di fumogeni e uova contro il portone al gido “Dimissioni, dimissiono”. Le forze dell’ordine si sono schierate davanti all’ingresso del Senato in tenuta antisommossa. Due studenti sono stati fermati.

Studenti: “Contusi alcuni manifestanti”. ”Alcuni manifestanti, forse più di una decina, sono rimasti contusidurante gli scontri con le forze dell’ordine in via di San Marcello”, riferiscono alcuni ragazzi che hanno partecipato al corteo a Roma. Durante i momenti di tensione un blindato dei carabinieri ha cercato di sbarrare l’uscita della strada per bloccare il corteo.

Scontri in centro. Gli studenti che si sono mossi verso Montecitorio, hanno tentato di forzare un cordone delle forze dell’ordine e sono stati respinti con i manganelli. I manifestanti hanno lanciato anche un petardo. Intanto nell’Aula della Camera prosegue l’esame della riforma dell’Università, che domani dovrebbe avere il via libera. Si riprende dagli emendamenti all’articolo 2 del testo, già approvato dal Senato. Il leader del Partito democratico, Pier Luigi Bersani ha parlato con i ricercatori e gli studenti che da ieri sono sul tetto della facoltà di Architettura in piazza Borghese a Roma: ”Il ddl Gelmini è un disastro omeopatico, smantella l’università pezzo a pezzo”, ha detto, dopo essere salito sul tetto.

Il sit-in a Montecitorio. Un sit-in di protesta si è svolto davanti a Montecitorio contro il ddl Gelmini. Slogan contro il governo e striscioni con scritto ‘Ridateci il nostro futuro’, ‘No ai tagli’, ‘Qui riposa in pace la scuola pubblica’. Ci sono bandiere e palloncini colorati della Flc Cgil. Una protesta che si accompagna a quella di questi giorni in molte città d’Italia con studenti e ricercatori che sono saliti sui tetti e hanno occupato scuole e facoltà. Tutto questo, spiega la Rete degli studenti, per ”gridare il nostro dissenso nei confronti di un ddl che distrugge l’università e la ricerca, che non pensa al futuro di noi studenti e del Paese”. ”Da Torino a Palermo passando per Milano, Firenze, Roma, Napoli e Catania – prosegue la Rete degli studenti – gli studenti occupano e autogestiscono scuole e facoltà. Il ddl Gelmini è una pietra tombale sull’università italiana che si inserisce in un’ottica generale di riforma della scuola e dell’università basata su tagli e privatizzazioni. Noi studenti non possiamo permettere che si giochi sul nostro futuro”.

Protesta a oltranza. Le mobilitazioni continueranno anche nei prossimi giorni e sabato 27 novembre, in occasione della manifestazione nazionale della Cgil, gli studenti scenderanno di nuovo in piazza.

Flash mob a Firenze. Una lunga catena umana per circondare, in un simbolico abbraccio, il rettorato
dell’Università di Firenze. Questo il ‘flash mob’ organizzato dal coordinamento dei ricercatori dell’ateneo fiorentino contro il disegno di legge Gelmini. Circa 100 i partecipanti che dopo aver anche attraversato,
formando una catena umana, piazza San Marco, sono stati ricevuti dal rettore, professor Alberto Tesi. ”Vi sono vicino – ha detto il rettore Tesi – e anche voi dovete essere vicini all’universita’. È un momento difficile,
ognuno deve fare la propria parte”. Ieri il rettore aveva sottolineato la preoccupazione ”per le risorse promesse e poi accantonate negli ultimi passaggi parlamentari” nel testo del ddl e aveva convocato per oggi un Senato accademico straordinario.

A Torino, Perugia e Salerno ricercatori sui tetti. Anche a Torino prosegue la protesta. Gli studenti continuano ad occupare Palazzo Nuovo, sede delle Facoltà umanistiche. Da questa mattina alle 8 ci sono picchetti davanti agli ingressi che bloccano le entrate, mentre le lauree che si dovevano discutere sono state spostate in altre sedi universitarie. La notte scorsa è stato bloccato con catene ad opera del ‘Fantasma dell’onda’ l’ingresso della palazzina Einaudi, sede di Giurisprudenza e Scienze politiche. Infine, restano sul tetto di Palazzo Nuovo i ricercatori saliti nel pomeriggio di ieri e che hanno trascorso la notte attrezzati con coperte e sacchi a pelo. La protesta fanno sapere andrà avanti ad oltranza. A Perugia alcuni ricercatori sono saliti sul tetto della mensa dell’Università, in via Pascoli. Ed è ripresa stamani, anche sui tetti degli edifici dell’Università di Salerno, la protesta di professori, ricercatori e studenti. Circa una cinquantina di persone, sui tetti dell’edificio del campus di Fisciano, sta sfidando la pioggia e il freddo, “per opporsi in maniera visibile – dice Diego Barletta, uno dei ricercatori in protesta – all’approvazione di una riforma che non investe sull’università pubblica, non garantisce il diritto allo studio per tutti, concentra il potere decisionale delle università nelle mani di pochi e non offre giuste prospettive di carriera ai giovani studiosi”.

Pisa, ponti bloccati, città in tilt. Un migliaio di studenti universitari ha occupato stamani i cinque principali ponti sull’Arno, situati nei pressi del centro storico di Pisa, paralizzando il traffico in tutta la città. L’azione rientra nella mobilitazione contro il ddl Gelmini ed è stata attuata da studenti di sette facoltà occupate (scienze, scienze politiche, lingue, lettere, giurisprudenza, ingegneria ed economia) e di altre facoltà dove sono in corso assemblee.

Siena: occupati binari della stazione. Circa 100 studenti hanno occupato i binari della stazione di Siena. Gli studenti hanno esposto uno striscione con scritto “Basta tagli all’università”. Il transito dei treni è bloccato su tutti i binari. Sul posto la polizia ferroviaria e le volanti.

Palermo, occupate 16 scuole. Sedici istituti superiori in ‘stato d’agitazione’ e la Facoltà di lettere e filosofia occupata dagli studenti a Palermo. Proseguono la protesta e l’ininterrotto volantinaggio degli studenti. Per domani indetta un’assemblea d’ateneo. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Berlusconi, impara come si fa.

Downing Street ha annunciato che il matrimonio tra il principe William, nipote della regina Elisabetta d’Inghilterra, e Kate Middleton sarà celebrato il 29 aprile. Le nozze si svolgeranno all’abbazia di Westminster, durante il Bank Holiday, festa nazionale inglese. L’ufficio del principe Carlo, il padre dello sposo, ha annunciato che i costi della cerimonia, la musica, i fiori, il ricevimento e la luna di miele saranno a carico della Famiglia Reale e della famiglia Middleton. I contribuenti britannici dovranno però sostenere i costi della sicurezza legata all’evento. Beh, buona giornata.

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Attualità

Papa Ratzinger ha fatto coming out?

L’omosessualità è “una grande prova” di fronte alla quale una persona può trovarsi, “così come una persona può dovere sopportare altre prove”. Ma “non per questo diviene moralmente giusta”. Ma non è che Papa Ratzinger abbia fatto coming out? Beh, buona giornata.

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democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

“Vieni via con me” rovescia il rapporto fra televisione e politica.

Il format Saviano tra politica e tv, di ILVO DIAMANTI-la Repubblica

QUESTA sera, a “Vieni via con me”, è ospite il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Arriva su Rai Tre dopo una settimana di polemiche: contribuiranno a tenere alta l’audience della trasmissione. Sarebbe, tuttavia, sbagliato interpretarle come un segno di insofferenza da parte delle forze politiche di governo e dei dirigenti della tivù “loro fedeli” contro programmi e conduttori sgraditi. Dopo Santoro, Gabanelli, Dandini: Fazio e, soprattutto, Saviano. Certo, c’è anche questo.

Ma “Vieni via con me”, a mio avviso, non è “un caso”, semmai: una svolta. Perché rovescia il rapporto fra televisione e politica. Non più la televisione al servizio della politica, ma neppure la televisione e la politica, in rapporto di reciprocità e di scambio. È la “politica al servizio della televisione”. Meglio ancora: la televisione che “usa” la politica, a sua volta “usata” da un intellettuale e scrittore per narrare la politica. Si tratta di un format originale, che conclude un percorso che dura da anni. Cominciato dopo la caduta della Prima Repubblica, quando la politica “controllava” la televisione e la delimitava in spazi “separati”. Le “tribune politiche”, al tempo dei partiti immersi nella società e nelle istituzioni. Poi, agli inizi degli anni Novanta, Gad Lerner, per primo, entra “Nella tana della Lega”. Scruta il “Profondo Nord”. Mette in scena Tangentopoli e lo scontro fra “Milano e l’Italia”.
In teatro, il pubblico rappresenta la piazza, meglio le piazze (lo spettacolo è itinerante) della società civile in rivolta. Mentre sul palco scorrono gli attori della nuova stagione politica e antipolitica. Primi: i leghisti. E poi, sindaci, magistrati, giudici, piccoli imprenditori. Il Nord e il Nordest.

La “discesa in campo” di Berlusconi cambia ancora la scena. Impone alla politica le logiche della comunicazione e del marketing. Non solo: le orienta e le controlla, vista la sua posizione dominante nel sistema televisivo. Avanza, così, la “democrazia del pubblico” (come la definisce Bernard Manin). È la “Repubblica dei media” (titolo di un recente saggio di Carlo Marletti, edito da “Il Mulino”). Dove la televisione prende il posto del territorio e della partecipazione. Dove gli elettori divengono spettatori e i partiti si personalizzano. Al servizio di leader che diventano, a loro volta, “attori” e “comparse” di nuovi format. I “salotti” e le trasmissioni di dibattito, che si svolgono in studio. Protagonisti, i conduttori. Floris, Vespa, Santoro, Mentana, Ferrara (e quelli che seguono: Vinci, Gruber, ecc.). Insieme agli uomini politici. Che recitano se stessi. Di fronte a un pubblico limitato di “tifosi”. Riproducono il dibattito politico seguendo le regole della comunicazione. Cioè, si danno sulla voce e si scontrano talora con violenza. Perché in questo modo si alzano gli ascolti. Audience e popolarità politica – questa la convinzione o, forse, la superstizione – coincidono. Per altro verso, i politici si mischiano con personaggi di altri ambienti. Spettacolo, sport, cultura. Mentre gli specialisti della psicologia, della società, della politica e soprattutto i professionisti dei sondaggi fanno da garanti dell’Opinione Pubblica. Così, si realizza un processo di ibridazione, che rende difficile distinguere la politica dallo spettacolo. È la “politica pop” (descritta da Mazzoleni e Sfardini e raccontata per anni, su queste pagine, da Berselli). La “politica immediata”. Senza mediazione, se non quella dei media. Che si svolge sotto gli occhi del pubblico. In tempo reale. Ogni giorno, ogni sera, un salotto, un’arena, un dibattito. Come un reality. Una sorta di “Grande fratello”, dove tutti fingono di comportarsi “come se” non ci fossero le telecamere a osservarli. “Come se” non vi fossero copioni e regie accorte a definire le situazioni.

“Vieni via con me”, programma di Roberto Saviano e Fabio Fazio, segna un ulteriore cambiamento. Anzi, un rovesciamento di modello. Giovanni Minoli ha evocato “la televisione che si mangia la politica”. Definizione efficace, ma parziale. Perché, in questo caso, la televisione è, a sua volta, “usata” da un intellettuale – Saviano – per narrare, in modo critico, i temi tragici e topici del nostro tempo. La criminalità organizzata, l’eutanasia, le connessioni tra malavita e affari, la demonizzazione dell’avversario. È la “tivù come narrazione critica”, interpretata da personaggi del teatro, della società, dello spettacolo e della cultura, della politica. Paolo Rossi e Beppino Englaro, Gianfranco Fini e Antonio Albanese. Roberto Benigni, Pierluigi Bersani e Roberto Maroni. Non recitano se stessi. Recitano e basta. Con un successo di pubblico strabiliante. Oltre 7 milioni la prima puntata, più di 9 la seconda. Il 30% di share, ma circa il 15% della popolazione e il 20% degli elettori. Un risultato favorito dal contributo di componenti in parte nuove e distaccate dalla tivù. O almeno, a questo tipo di programmi. Giovani istruiti, fra 15 e 30 anni, residenti nel Centro-Nord. (Lo ha messo in luce Stefano Balassone su Europa, analizzando i dati dell’Auditel.)

Il che mi induce ad avanzare due considerazioni. O meglio, due ipotesi.
1. Nella società è ormai diffusa l’insofferenza verso la politica come marketing e come spettacolo. Verso il “Grande Fratello politico”. Questo sentimento, tuttavia, come nel passato, si rivela e si sfoga proprio attraverso la televisione. Usa Saviano e Fazio, capaci di allestire una narrazione della società e della politica alternativa a quella dominante. Dove i “politici” recitano come personaggi di una commedia. La “loro” commedia. Al servizio del pubblico. Cioè: la (cosiddetta) società civile.
2. Non sono un critico di televisione (come Antonio Dipollina e Aldo Grasso). Tuttavia, immagino che le logiche della comunicazione – mediatica e politica – imporranno “Vieni via con me” come un nuovo format. Al di là delle polemiche. Le quali, anzi, ne alimentano il successo. In ambito mediatico e politico. (D’altronde le distanze fra i due campi non si vedono). Nove milioni di spettatori, al tempo della “democrazia del pubblico”, possono convincere Maroni – Ministro dell’Interno e leader della Lega – ad accettare le regole imposte da Saviano. Cioè a recitare per lui, alle sue condizioni. E fanno di Saviano un leader d’opinione. Al tempo stesso: mediatico e politico. Nell’ordine che si preferisce. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Il caso “Vieni via con me”: Che Paese meraviglioso è il nostro. Un unico, grande, materno ventre mollo partorisce il tutto e il contrario di tutto, a comando, col telecomando.

Il primo novembre di quest’anno è morto a New York a 82 anni Theodore Sorensen, autore dei più famosi discorsi pronunciati da John Kennedy negli anni alla Casa Bianca. Sorensen è stato il gost-write per eccellenza. Sua una delle più celebri frasi di JFK: “Non chiederti cosa possono fare gli Stati Uniti per te, ma cosa tu puoi fare per gli Stati Uniti”.

Anche dopo aver smesso di lavorare, Sorensen continuò a collaborare con Nelson Mandela e, più recentemente, contribuì alla campagna presidenziale di Barack Obama.

C’è da credere che Sorensen sarebbe inorridito al solo pensiero di scrivere anche una sola parola per Gianfranco Fini. E, probabilmente, sarebbe scoppiato a ridere se qualcuno gli avesse chiesto di scrivere un paio di brillanti battute per Pierluigi Bersani. Infatti, a Gianfranco e a Perluigi ci ha pensato qualcun altro. Non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che questo qualcun altro sembrerebbe essere uno solo.

Insomma, nel circo mediatico di un Paese senza più idee, dunque anche senza parole, sembrerebbe che un epigono di Sorensen sia stato il gost- writer che ha scritto i due discorsetti: con una mano (destra?) quello di Fini, con una mano (sinistra!?) quello di Bersani. Tutto è successo nell’ormai famoso programma “Vieni via con me”, che ha sbancato gli ascolti per ben due volte consecutive. La cosa è straordinaria. E’ straordinario che un programma televisivo sulla Rai faccia il botto di ascolti.

E’straordinario che questo succeda dopo l’accanita opposizione del direttore generale della Rai. E’straordinario che quel direttore generale della Rai sia il direttore generale di qualsiasi cosa: a uno così si ribellerebbero anche i lacci delle scarpe. Ma la cosa più straordinaria è che il programma televisivo in questione sia targato Endemol, compagnia mondiale specializzata in format televisivi. E’ straordinario che il direttore generale della Rai abbia tentato di sabotare un format Endemol. Perché Endemol è di proprietà di Mediaset. E Mediaset è di proprietà di Berlusconi. Proprio come il direttore generale della Rai.

Ma la cosa straordinariamente straordinaria è che Endemol fa un programma che sbanca gli ascolti, che viene contro-programmato da RaiTre contro il Grande Fratello, che è l’ammiraglia della produzione Endemol. E l’ammiraglia della produzione Endemol ceda il passo al successo di RaiTre contro l’ammiraglia delle reti televisive private, cioè Canale 5. Riassumendo: Endemol fa “Vieni via con me” che da RaiTre batte “Il Grande Fratello” su Canale 5, programma di Endemol. E’ vero che Endemol perde nel mondo nel 2010 circa un miliardo di dollari, come certificano gli analisti di Wall Street. Dunque, tutto fa brodo pur di fare liquidi. In altri termini, il presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana possiede Mediaset, controlla la Rai e a entrambi vende format tv, attraverso la sua società Endemol.

E’ il miracolo dei miracoli: egli è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo dell’audience. Mentre l’odiata Auditel viene sdoganata come metro di misura del successo di Fazio e Saviano, come se per incanto l’Auditel fosse diventata Santa Romana Chiesa della tv di qualità, i giornali, vittime sacrificali dello strapotere televisivo, certificherebbero grandi elogi al programma: nuovo, libero, fresco. Ma Endemol. Che fa tanto “altissima, purissima, Levissima”.

Che Paese meraviglioso è il nostro: un unico, grande, materno ventre mollo partorisce il tutto e il contrario di tutto, a comando, col telecomando. Cosa avrebbe potuto inventare, a questo proposito, Sorensen, il gost-writer per antonomasia? “Non chiederti cosa possono fare le tv per te, ma cosa tu puoi fare per i programmi tv”. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

La decadenza (a)Mara del berlusconismo.

«Non farò mancare la fiducia a Berlusconi, ma il 15 dicembre rassegnerò le mie dimissioni dal partito. Lascerò anche lo scranno di parlamentare, perché a differenza di altri sono disinteressata e non voglio dare adito a strumentalizzazioni. Mi dimetterò ovviamente anche da ministro visto che il mio contributo pare sia ininfluente» ha detto il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna in un’intervista al Mattino. Beh, buona giornata.

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democrazia Popoli e politiche

“Signor presidente del Consiglio, rimetto nelle sue mani le mie irrevocabili dimissioni da membro del governo, con immutata stima”.

Questo il testo delle dimissioni dal governo Berlusconi. Firmate da: il ministro Ronchi, il viceministro Urso, i sottosegretari Buonfiglio e Menia.

La crisi di governo è ufficialmente cominciata. La gestione della crisi è ora passata istituzionalmente nelle mani del Capo dello Stato. Infatti, il presidente della Repubblica ha convocato i presidenti di Camera e Senato.

L’incontro dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è prevista per domani 16 novembre alle 16. La convocazione è giunta ai presidenti poco prima di mezzogiorno di oggi, 15 novembre. Beh, buona giornata.

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democrazia

Alle ore 13 del 15 novembre 2010, il governo Berlusconi è ufficialmente in crisi.

“Stamattina, come annunciato, ci saranno le dimissioni irrevocabili degli esponenti di Fli al governo”. Lo annuncia il coordinatore di Futuro e libertà Adolfo Urso ai microfoni di Skytg24. “Entro le 13 di oggi consegneremo le nostre lettere di dimissioni irrevocabili dal governo”: precisa il sottosegretario di Fli alle Politiche agricole Antonio Buonfiglio. Le lettere di dimissioni dei membri del governo di Fli, ha spiegato Buonfiglio, sono composte da “tre righe asciutte, senza commenti”. (Beh, buona giornata).

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democrazia Finanza - Economia Lavoro

“Il deficit medio dei bilanci pubblici nei paesi della zona euro era appena dello 0,6 per cento del Pil nel 2007. Nel 2010 risulta aumentato di 11 volte, toccando il 7 per cento.”

di Luciano Gallino, la Repubblica, 11 novembre 2010

La rivolta degli studenti inglesi e le manifestazioni di massa contro i tagli delle pensioni in Francia o quella promossa dalla Fiom a Roma in difesa del lavoro possono essere lette come un primo tentativo di difendere dall’Europa il modello sociale europeo. Un’espressione che suona un po’ astratta, ma è ricca di significati concreti. Essa vuol dire infatti pensioni pubbliche non lontane dall’ultima retribuzione; un sistema sanitario accessibile a tutti; scuola pubblica gratuita e università a costo minimo; un esteso sistema di diritti del lavoro, e molte altre cose ancora. Negli ultimi cinquant’anni il modello sociale europeo ha migliorato la qualità della vita di decine di milioni di persone ed ha permesso loro di credere che il destino dei figli sarebbe stato migliore di quello dei genitori.

Ora il modello sociale europeo è sotto attacco nientemeno che da parte dell’Europa. Tutti sostengono che è necessario tagliare tutto: pensioni, sanità, scuola, università, salari, diritti. Il motivo lo ha spiegato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. In un articolo apparso sul “Financial Times” nel luglio scorso, il cui titolo suonava “è tempo per tutti di stringere la cinghia”, egli scriveva che per sostenere la “sfera finanziaria” è stato accollato ai contribuenti Ue il rischio di dover sborsare 4 trilioni di euro (cioè quattromila miliardi: quasi tre volte il Pil dell’Italia) tra ricapitalizzazioni, garanzie e acquisto di titoli tossici.

Il “sillogismo di Trichet” dice: voi cittadini vi siete indebitati per trilioni di euro al fine di salvare dalla crisi il settore finanziario; chi contrae debiti deve ripagarli; dunque voi dovete rinunciare a trilioni di spesa pubblica per consolidare il bilancio degli stati. Il che significa tagliare pensioni, sanità, scuola, università, diritti. Già un mese prima il nuovo governo liberal-conservatore del Regno Unito aveva deciso di ridurre del 60 per cento gli investimenti governativi, di tagliare 600.000 posti nel settore pubblico e triplicare le tasse universitarie (portandole da 3.000 a 9.000 sterline).

I governi d’Europa danno la colpa a un’accoppiata infernale: il deficit crescente dei bilanci pubblici indotto dai costi eccessivi dello stato sociale, e la parallela diminuzione delle entrate fiscali causata dalla crisi. Nessuna delle due giustificazioni sta in piedi. Il deficit medio dei bilanci pubblici nei paesi della zona euro era appena dello 0,6 per cento del Pil nel 2007. Nel 2010 risulta aumentato di 11 volte, toccando il 7 per cento.

Colpa di un eccesso di spesa sociale? Certo che no.

Nel periodo indicato essa è stabile o in diminuzione. Semmai colpa della crisi finanziaria. Quanto alle entrate, sono diminuite prima della crisi a causa della forte riduzione delle tasse di cui hanno beneficiato soprattutto i patrimoni e i redditi più alti. In Francia, ad esempio, un rapporto presentato all’Assemblea a fine giugno 2010 lamentava che a causa delle “massicce riduzioni” delle imposte, susseguitesi dall’anno 2000 in poi, le entrate fiscali del bilancio dello stato hanno subito perdite valutabili tra i 100 e i 120 miliardi di euro.

Nel quadro dell’attacco che i governi di destra d’Europa – magari con etichetta socialista, come quello di Zapatero – stanno portando al modello sociale europeo, il governo italiano appare del tutto allineato e coperto. Taglia alla grossa la spesa sociale in modi diretti e indiretti, tra cui la drastica riduzione dei trasferimenti agli enti locali. Per di più il paese Italia è messo assai peggio degli altri. Gli italiani non possono infatti contare su sussidi di disoccupazione che toccano l’80% della retribuzione e possono durare per anni, o su ampi e solidi servizi alle famiglie, come avviene in Danimarca. Né su un reddito minimo garantito come hanno i francesi. E tantomeno ricevono gli alti salari inglesi o tedeschi, che almeno quando uno lavora permettono di reggere meglio le riduzioni dei servizi sociali.

L’attacco dell’Europa al proprio modello sociale non è soltanto iniquo, è pure cieco, perché apre la strada a una lunga recessione. Meno scuola e meno università significano avere entro pochi anni meno persone capaci di far fronte alle esigenze di un’economica innovativa e sostenibile. Infrastrutture sgangherate costano miliardi solo in termini di tempo. Servizi sociali in caduta libera vogliono dire meno occupazione sia tra chi li presta, sia tra chi vorrebbe disporne per poter lavorare.

A una generazione intera la quale va incontro a pensioni che per chi ha la fortuna di decenni di lavoro stabile stanno scendendo verso la metà dell’ultima retribuzione, è arduo chiedere di pagare la crisi una seconda volta. Ma l’attacco al modello sociale europeo è anche peggio della vocazione al suicidio economico che tradisce. Significa ferire gravemente uno dei maggiori fondamenti dell’identità europea, quello che forse giustifica più di ogni altro l’esistenza della Ue. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia Finanza - Economia Lavoro Media e tecnologia Popoli e politiche

Rejected by Terra, quotidiano ecologista (questo articolo non è uscito su 3Dnews, inserto del quotidiano Terra: è stato respinto perché “troppo generalista”).

Dopo B ci vuole un piano b.

La sera del giorno in cui Berlusconi sarà costretto alle dimissioni e il suo governo cadrà, Bruno Vespa mostrerà in tv il plastico di Palazzo Grazioli, mentre, in segno di lutto, le tv di Mediaset manderanno in onda il monoscopio, con il sottofondo delle canzoni di Apicella.

Il giorno dopo, Libero e il Giornale saranno in edicola listati a lutto. Negli uffici, nelle fabbriche, nel metrò, nei bar e nei ristoranti non si parlerà d’altro. Poi, la vita di questo Paese scorrerà normale, come dopo la pioggia di monetine che costrinse alla fuga dall’Italia il compianto Bettino Craxi.

Si dirà che Berlusconi e il berlusconismo furono la causa di tutti i mali del Paese (xenofobia, precariato, disoccupazione, disoccupazione giovanile, aumento delle imposte regionali, illegalità dei forti, repressione contro i deboli, violazioni Costituzionali, attacco alla Magistratura, attacco alla contrattazione collettiva, criminalizzazione della FIOM, distruzione del welfare, umiliazione della Cultura, licenziamento di massa degli insegnanti della Scuola, evasione fiscale, aumento parossistico della popolazione carceraria, monnezza, manganellate, caste, cosche, mafie bunga bunga, il crollo di Pompei, l’alluvione di Vicenza). Questa tesi sarà sostenuta da Scalfari, Travaglio, Floris, Santoro, Gabbanelli. Ma anche da Fini, e la Marcegaglia di Confindustria, e don Sciortino di Famiglia Cristiana.

Qualcuno proverà a dire che in realtà Berlusconi e il berlusconismo non furono la causa, ma il prodotto (marcio) della crisi profonda dell’economia italiana, della politica italiana, della cultura italiana, dei poteri forti italiani (imprese, clero, corporazioni, banche).

Che la caduta di Berlusconi favorì il cambio dello scenario politico, utile ai Fini, ai Casini, ai Di Pietro, ai Bersani, e perché no, ai Vendola, (e ancora a Marcegaglia di Confindustria e magari anche a don Sciortino di Famiglia Cristiana) per proporre una cambio della compagine di governo, ma non certamente un cambio della visione politica, né delle contraddizioni della crisi della democrazia, della crisi della produzione di merci, della crisi della produzione di idee, della crisi delle relazione tra le classi sociali, della crisi della difesa dell’ambiente, dello sviluppo delle nuove risorse ambientali, della crisi della prefigurazione di nuove e più promettenti prospettive del ruolo della nostra società nel mare magnum della globalizzazione. (vedi: “Il governo Berlusconi è in crisi. Qui non si tratta della crisi di un governo, questa è la crisi di una intera collettività: “Se poi vogliamo guardare “come stanno le cose” oggi, dobbiamo constatare che siamo caduti più degli altri durante la crisi del 2009 e stiamo ora crescendo decisamente meno della Germania, di Francia e della Gran Bretagna.”- su questo sito: https://www.marco-ferri.com/?p=4143).

E allora i nuovi governi, tecnici o politici, le nuove maggioranze parlamentari torneranno a fare i conti con le proteste dei pastori sardi, dei metalmeccanici, dei precari della scuola, dei cassaintegrati, dei cittadini incazzati per la monnezza, dei migranti, degli internati nei centri di prima accoglienza, degli studenti e dei ricercatori, dei nuovi schiavi dei quello che una volta era il lavoro salariato, e che oggi si chiama “flessibilità”; con le proteste dei precari in tutti i settori produttivi, ma anche dei piccoli imprenditori, le cui piccole aziende sanno fare grandi cose, nonostante le banche e gli enti locali (ancorché “federalisti”). (Beh, buona giornata).

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