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Attualità

L’ineffabile ministra del Lavoro Marina Calderone dice che i morti di lavoro sono in calo.

A fine mese si danno solitamente numeri a casaccio. Lo fa l’Inail, che fornisce i dati aggiornati al mese precedente e che, agendo da ente burocratico, si limita a certificare le denunce ricevute.

Così, secondo Inail, a tutto maggio 2024 in Italia ci sono stati 369 morti di lavoro, quasi 100 in meno rispetto ai nostri conteggi.

A noi al 31 maggio 2024 risultano 465 vittime (+96), con una differenza del 26%, il che significa che l’Inail non intercetta un morto di lavoro ogni quattro.

Non importa più di tanto, dal momento che il governo minimizza ogni dato negativo, come fa l’ineffabile ministra del Lavoro Marina Calderone (già a capo dei consulenti del Lavoro, posto affidato ora al marito, cioè come mettere la volpe a guardia del pollaio), secondo la quale le vittime sono in calo.

I media non si comportano diversamente: prendono le notizie a casaccio e a seconda degli umori di giornata.

Così, venerdì 28 giugno per tutto il giorno si è parlato di 3 vittime, quando in realtà sono state 4, tranne una tutte appena ventenni.

Marco Salvagno, ventunenne di Sottomarina di Chioggia, è morto a Venezia in un magazzino della Boscolo Bielo, che gestisce materiali per costruzioni e rifiuti.

È stato trovato in un lago di sangue dopo che un vetro rotto gli aveva reciso un’arteria femorale, in circostanze non ancora chiare.

Non è sopravvissuto allo shock emorragico, nonostante il ricovero al Civile di Venezia.

Angelo Giardina, 21 anni, è morto a Canicattì (Agrigento), per il ribaltamento di un muletto in un deposito di materiali edili.

Non è chiaro se il ragazzo stesse manovrando direttamente il muletto o se fosse nelle vicinanze quando questo si è ribaltato.

Francesco Mazzucco, 22 anni, è morto a Minturno (Latina), quando il trattore con il quale stava lavorando in un terreno della sua famiglia si è ribaltato durante una manovra in pendenza. Il ragazzo è morto sotto gli occhi del padre.

Claudio Togni di anni ne aveva 59 e tecnicamente risulta “scomparso”, ma le possibilità di trovarlo vivo sono praticamente nulle.

Dipendente Italgen, è caduto nel fiume Adda nei pressi di Trezzo sul Naviglio durante le operazioni di pulizia di uno scolmatore.

Appesantito dalle dotazioni tecniche, è subito scomparso nel fiume in piena. Le ricerche continuano.

#marcosalvagno#angelogiardina#francescomazzucco#claudiotogni#mortidilavoro

Giugno 2024: 103 (sul lavoro 70; in itinere 33; media giorno 3,6)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti dei lavoro).

Anno 2024: 568 morti (sul lavoro 434; in itinere 134; media giorno 3,1)

88 Lombardia (57 sul lavoro – 31 in itinere)

58 Campania (46-12)

48 Veneto (33-15)

47 Sicilia (33-14)

45 Lazio (29-16)

44 Emilia Romagna (32-12)

38 Toscana (32-6)

28 Puglia (22-6)

27 Piemonte (23-4)

20 Abruzzo (16-4)

19 Sardegna (16-3)

18 Calabria (15-3)

17 Marche (13-4)

12 Liguria (10-2)

10 Trentino (8-2), Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

8 Friuli V.G. (7-1), Umbria (8-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 100 morti (sul lavoro 77; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Perché Julian Assange ha fatto tanta paura all’establishment degli USA.

Nel 2010, le rivelazioni sulla guerra in Afghanistan e inIraq (insieme a selezioni di cabogrammi confidenziali diplomatici americani) furono pubblicate in cinque quotidiani: il New York Times, il Guardian, Der Spiegel, El Pais e Le Monde.

I cablogrammi offrivano prove succose dei legami fra il governo e il crimine organizzato nella Russia di Putin.

Questa miniera di informazioni confidenziali fu fornita da WikiLeaks, il sito web fondato da Julian Assange nel 2006 in Islanda.

Le rivelazioni resero Assange famoso ma allo stesso tempo lo. misero in pericolo, costringendolo a spostarsi continuamente da un posto all’altro e in una circostanza a travestirsi da donna.

Assange, che ha costruito la sua carriera fra il mondo della segretezza e quello del giornalismo, non si fermò nel 2010.

Un anno dopo, pubblicò 779 documenti segreti sui prigionieri detenuti a Guantánamo Bay.

Nel 2012, ricevette asilo politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per proteggerlo da una possibile estradizione negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio.

Spionaggio per conto di chi?

L’ovvia risposta è una risposta inconsueta: ‘spionaggio per il pubblico’, per sostenere le trasparenza e minare la pubblica fiducia nei governi nella misura in cui si basava sull’ignoranza.

Assange rimase in asilo politico , continuando a pubblicare documenti segreti (alcuni dei quali dai file della CIA) fino al 2019, quando l’ambasciata permise alla polizia britannica di arrestarlo. In ogni caso il sito WikiLeaks è ancora online.

Lo storico britannico Timoty Garton Ash, che descrisse i cablogrammi pubblicati nel 2010 come “un banchetto di segreti“, “il sogno di uno storico” e “l’incubo di un diplomatico“, ha offerto un commento equilibrato delle questioni generali sollevate da queste rivelazioni.

Da un lato, “c’è un interesse pubblico a comprendere come funziona il mondo e che cosa venga fatto in suo nome“. Dall’altro, “c’è un un interesse pubblico al comportamento confidenziale della politica estera“, poiché è impossibile negoziare e fare compromessi con i media che sbirciano il tuo lavoro. “I due pubblici interessi configgono.”

Garton Ash affermò anche che “il Guardian, al pari del New York Times e altri media responsabili, cerca sempre di assicurarsi che niente di quel che viene pubblicato possa mettere qualcuno a rischio. Dovremmo chiedere a WikiLeaks di fare lo stesso”. (“Ignoranza, una storia globale”, Peter Burke, Raffaello Cortina Editore.)

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Attualità

Ci mancava solo il Decreto Cartabia per ostacolare ulteriormente la corretta informazione sulle cause delle morti di lavoro in Italia.

Abbiamo segnalato più volte come le notizie sulle vittime del lavoro circolino tra mille difficoltà e con gravi ritardi.

Oggi, giovedì 27 giugno 2024, i paletti introdotti dal Decreto Cartabia hanno prodotto i loro effetti più perversi rendendo impossibile rispondere a una sola delle celebrate 5 W della stampa anglosassone (chi, come, dove, quando, perché), a proposito della morte di un lavoratore sardo.

Sappiamo soltanto che nelle scorse settimane, da qualche parte in Gallura, un autista di 55 anni ha subito un gravissimo infortunio che di recente ne ha causato la morte.

Ripubblichiamo l’articolo uscito oggi su L’Unione Sarda a firma di Andrea Busia, di cui condividiamo la denuncia.

OLBIA: MUORE IN OSPEDALE DOPO L’INCIDENTE SUL LAVORO, SI INDAGA PER OMICIDIO COLPOSO

Un’altra morte bianca in Gallura, un autista di 55 anni è deceduto in ospedale a seguito delle gravi ferite riportate dopo un infortunio sul lavoro. L’incidente è avvenuto a Olbia qualche settimana fa e il decesso è invece recentissimo.

La Procura di Tempio ha aperto una indagine sull’episodio per l’ipotesi di presunta mancanza osservanza delle misure antinfortunistiche (come causa della morte della vittima). La ricostruzione dei fatti è ancora in corso. L’autista, stando ai rilievi della polizia giudiziaria, stava operando su un mezzo in movimento, un carro attrezzi o un furgone, ed è caduto dal pianale finendo rovinosamente a terra. Le ferite riportate sono state letali.

I pm stanno ancora acquisendo tutti gli elementi sulla tragedia, non è escluso che la vittima non avesse alcun rapporto di lavoro con i proprietari del mezzo. Le indagini sono condotte dal pm Alessandro Bosco e sono state affidate ai Carabinieri del Reparto territoriale di Olbia e agli ispettori dello Spresal (Asl di Olbia). Ancora una volta, seppure si tratta di un fatto di interesse sociale, dalle fonti qualificate non arriva alcuna informazione sull’accaduto, in ossequio al Decreto Cartabia. Morte sul lavoro e senza dati di cronaca.

Andrea Busia

Mercoledì 26 giugno a Santa Marina (Salerno) è morto Nicola Giudice, un pastore di 93 anni: è stato trovato senza vita, con una ferita alla testa, su una stradina scoscesa che era solito percorrere con le sue capre.

A trovarlo è stata la sorella, che è andata a cercarlo perché non l’aveva visto rientrare a casa.

#nicolagiudice#mortidilavoro

Giugno 2024: 99 (sul lavoro 66; in itinere 33; media giorno 3,6)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 564 morti (sul lavoro 430; in itinere 134; media giorno 3,1)

87 Lombardia (56 sul lavoro – 31 in itinere)

58 Campania (46-12)

47 Veneto (32-15)

46 Sicilia (32-14)

44 Emilia Romagna (32-12), Lazio (28-16)

38 Toscana (32-6)

28 Puglia (22-6)

27 Piemonte (23-4)

20 Abruzzo (16-4)

19 Sardegna (16-3)

18 Calabria (15-3)

17 Marche (13-4)

12 Liguria (10-2)

10 Trentino (8-2), Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

8 Friuli V.G. (7-1), Umbria (8-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 100 morti (sul lavoro 77; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

L’ignoranza attiva del governo Meloni.

Abbiamo già affrontato il concetto in un post precedente. Fatto sta che il disastro europeo del governo richiama il principio sostenuto da Popper che Burke ha sviluppato in senso storico.

Meloni va in Europa a dire che ha vinto le elezioni europee. Ignora di aver perso molti voti rispetto alle politiche di due anni or sono, fa anche finta di non essere responsabile politicamente dell’enorme astensione al voto, che porta un dei paesi fondatori a andare sotto il cinquanta per cento degli aventi diritto. Un segno di debolezza incontrovertibile.

D’altro canto, la tanto vituperata sinistra in Italia, riconquista voti, rispetto alle scorse elezioni, una riconquista confermata dalle comunali. Ignorare i dati numerici a favore delle percentuali è un errore esiziale, dà la netta sensazione di presentarsi a Bruxelles con un carico di fuffa propagandistica.

Se a questo si aggiunge il maldestro tentativo di giocare su due tavoli, quello di von der Leyen e quello di Orbán si raggiunge il massimo dell’ignoranza delle abitudini del fair play che regolano le relazioni tra stati membri e tra i rispettivi rappresentanti politici.

Fare una campagna elettorale all’insegna dello slogan secondo cui “Giorgia cambia l’Europa”, ma anche “mai con la sinistra in Europa”, e poi star lì a contrattare “un posto di peso”, significa non essere all’altezza della situazione politica che si presenta davanti alla Ue.

E infatti, non le è rimasto che piagnucolare più o meno rabbiosamente a proposito dell’esclusione dell’Italia, nel tipico italico schema mentale del “chiagni e fotti”, per far poi la fine dei pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati.

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Attualità

Il mese di giugno raggiunge la media record di 3,7 morti di lavoro al giorno.

Con i 6 morti di lavoro registrati nella giornata odierna – che portano il totale a 97 – il mese di giugno raggiunge la media record di 3,7 vittime al giorno e supera aprile, quando la media si fermò a 3,5.

C’è una settima vittima e riguarda un giallo risalente a maggio.

Il 22 di quel mese svanì nel nulla il 40enne argentino Nicolas Matias Del Rio, che lavorava come corriere per un’azienda toscana della moda.

Quel giorno doveva consegnare borse Gucci del valore di 500mila euro, ma non arrivò mai a destinazione.

Il furgone bruciato fu ritrovato dopo 48 ore sull’Amiata. Il suo corpo è stato invece localizzato in un dirupo martedì 25 giugno, nel territorio di Arcidosso (Grosseto).

Era caduto nella trappola tesa da una banda di albanesi e turchi (arrestati), che si erano finti corrieri con il mezzo in panne, si erano fatti dare un passaggio per poi uccidere Del Rio e rubare il carico. Lascia la moglie e una figlia piccola.

Un corriere, questa volta autentico, ha causato mercoledì 26 giugno la morte del 59enne Ennio Verducci, operatore del soccorso stradale residente ad Assisi.

Verducci era intervenuto per soccorrere un’auto in panne sulla E45 nella zona di Sant’Egidio (Perugia) e aveva quasi completato il caricamento della vettura quando è stato travolto e ucciso dal furgone di un corriere.

Un corriere 42enne di San Mauro Torinese – di cui ancora non conosciamo il nome – ha perso la vita sulla tangenziale di Torino nei pressi dell’Interporto.

Dopo il tamponamento con un camion, il furgone della vittima si è schiantato contro un terrapieno e ha preso fuoco.

Gli automobilisti di passaggio sono intervenuti subito e sono riusciti a sottrarre l’uomo alle fiamme, ma i traumi riportati erano gravissimi e a nulla sono serviti il ricovero e un intervento al CTO.

È una vittima della strada anche il poliziotto 27enne Marco Torre, che alle 7 di martedì 25 maggio – mentre andava a prendere servizio nella Questura di Roma – ha tamponato con la sua moto un’auto ferma in corsia di emergenza sul Grande Raccordo Anulare all’altezza di Selva Candida, ed è morto sul colpo.

Lascia la moglie e un figlio piccolo.

P.G., 49enne di Casavatore (Napoli), martedì 25 maggio è stato trovato senza vita e con una ferita alla testa nel magazzino resi di un’azienda farmaceutica di Carinaro (Caserta).

Il lavoratore era solo nel reparto, resta quindi da capire se è stato vittima di una caduta o di un malore.

Fabio Tassoni, falegname ascolano di 64 anni, è stato ucciso da un malore mentre rientrava da una trasferta per lavoro a Tolentino (Macerata).

Senza esito i tentativi di soccorrerlo in un’area di servizio a Corridonia.

A Foggia l’avvocato Margherita Vittoria Di Marco ha dato notizia della morte a San Severo (Foggia) di un immigrato gambiano che il 9 giugno tornava dal lavoro nei campi, vittima di un probabile investimento lungo la strada.

Di lui è stata diffusa una foto ma ignoriamo ogni altro elemento.

#nicolasmatiasdelrio#ennioverducci#marcotorre#fabiotassoni#mortidilavoro

Giugno 2024: 97 (sul lavoro 64; in itinere 33; media giorno 3,7)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 562 morti (sul lavoro 428; in itinere 134; media giorno 3,1)

87 Lombardia (56 sul lavoro – 31 in itinere)

57 Campania (45-12)

47 Veneto (32-15)

46 Sicilia (32-14)

44 Emilia Romagna (32-12), Lazio (28-16)

38 Toscana (32-6)

28 Puglia (22-6)

27 Piemonte (23-4)

20 Abruzzo (16-4)

18 Calabria (15-3), Sardegna (15-3)

17 Marche (13-4)

12 Liguria (10-2)

10 Trentino (8-2), Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

8 Friuli V.G. (7-1), Umbria (8-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 100 morti (sul lavoro 77; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

L’ignoranza attiva.

Il termine “ignoranza attiva”, nel senso di resistenza a nuova conoscenza o nuove idee, fu coniato dal filosofo austriaco Karl Popper e impiegato per indicare l’opposizione di alcuni fisici alle “sconvolgenti” opinioni di Albert Einstein.

Può essere esteso alla consuetudine di “ignorare” qualunque cosa non vogliamo sapere, spesso con serie conseguenza.

Pensate, ad esempio, alla storia dei coloni britannici nel Nord America, in Australia e in Nuova Zelanda, i quali cercarono di ignorare l’esistenza dei popoli che già vivevano in quelle terre, perlomeno le rivendicazioni che questi gruppi sollevavano per quel territorio.

I coloni trattarono la terra come se fosse deserta o posseduta da nessuno .

In modo analogo la Balfour Declaration del 1917, che rese la Palestina “la casa nazionale” del popolo ebraico, ignorò che gli arabi che già si trovarono lì creando, in questo modo, problemi che rimangono irrisolti più di un secolo dopo.

La domanda di lord Curzon “Cosa ne sarà della gente di questo Paese? rimane senza risposta.

L’espressione “ignoranza attiva” può anche riferirsi a quel che pensiamo di sapere.

Come soleva dire Will Rogers, con il suo umorismo alla Mark Twain, “l’ignoranza non sta nelle cose che non sapete, ma nelle cose che sapete che non sono come pensate che siano”, (frase che talvolta viene attribuita al Mark Twain stesso). (“Ignoranza, una storia globale,” Peter Burke, Raffaello Cortina Editore).

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Attualità

Altri tre morti di lavoro, la strage continua.

Islam Miah, 35 anni, era venuto in Italia per lavorare, lasciando nel Bangladesh la moglie e i due figli.

Aveva trovato casa a Mestre, con altri connazionali, e lavoro alla Sait, azienda che si occupa di impermeabilizzazioni alla Fincantieri di Marghera.

Lunedì 24 giugno era su un trabattello alto un metro quando ha accusato un malore ed è caduto, battendo la testa.

I soccorsi sono scattati immediati e Islam è stato portato in ospedale a Mestre, dove però è spirato nelle prime ore di martedì 25 giugno.

Giovanni Terrana, 64 anni, martedì 25 giugno era al lavoro con due dei tre figli sulle impalcature di un cantiere edile a Campofelice di Roccella (Palermo).

Ha perso l’equilibrio ed è caduto in strada, dove i soccorritori hanno provato per un’ora a tenerlo in vita, senza esito.

Paola Santini, 58 anni, era un’operatrice della cooperativa Cipss, che gestisce i servizi sociali a Narni (Terni).

Lunedì 24 giugno tornava da un intervento domiciliare, quando la minicar che guidava è stata investita e scaraventata contro un muro da un camion. La lavoratrice è morta sul colpo.

#islammiah#giovanniterrana#paolasantini#mortidilavoro

Giugno 2024: 91 (sul lavoro 60; in itinere 31; media giorno 3,6)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 555 morti (sul lavoro 423; in itinere 132; media giorno 3,1)

87 Lombardia (56 sul lavoro – 31 in itinere)

56 Campania (44-12)

47 Veneto (32-15)

46 Sicilia (32-14)

44 Emilia Romagna (32-12)

43 Lazio (27-16)

37 Toscana (31-6)

27 Puglia (22-5)

26 Piemonte (22-4)

20 Abruzzo (16-4)

18 Calabria (15-3), Sardegna (15-3)

16 Marche (13-3)

12 Liguria (10-2)

10 Trentino (8-2), Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

8 Friuli V.G. (7-1)

7 Umbria (7-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 99 morti (sul lavoro 76; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

Se vinco mi hanno scelto gli italiani, se perdo è tutta colpa delle regole.

La logica politica che teorizza l’abolizione del ballottaggio perché si sono perse l’elezioni comunali equivale alla richiesta di abolire il calcio di rigore quando fa perdere le partite di calcio della squadra di cui si è tifosi. La Russa sembra la seconda carica dello Stadio.

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Attualità

Ancora otto morti di lavoro nel Lazio. Siamo a quota 42 da inizio anno.

Nella settimana appena conclusa il Lazio conta 8 morti di lavoro (e non 4 come sostiene il consigliere regionale Alessio D’Amato), arrivando a un totale di 42 nell’anno.

L’ultima vittima è il 62enne Luigi Guerriero, spentosi domenica 23 giugno nel reparto grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio a Roma.

Sabato 22 era rimasto intrappolato nella trebbiatrice improvvisamente andata a fuoco nelle campagne di Cisterna di Latina.

È stata la decima vittima della settimana nel settore agricolo (24 il totale), un comparto che di bucolico ha poco, come i media hanno improvvisamente scoperto dopo l’orrenda fine di Satnam Singh, sempre in provincia di Latina.

La penultima vittima sabato 22 giugno era stata la 59enne Francesca Zaccaria, che era su un’apecar carica di angurie travolta da un camion a Campobello di Mazara (Trapani).

Bocar Diallo, operaio senegalese di 31 anni, era uno dei sei lavoratori rimasti ustionati nella notte di giovedì 20 giugno alla Aluminium Bozen (Bolzano).

Bocar, in Italia come rifugiato politico da 10 anni, da marzo assunto alla Aluminium, aveva riportato ustioni sul 57% del corpo, una condizione clinica alla quale non è sopravvissuto nonostante la forte fibra. Si è spento domenica 23 giugno nell’ospedale Borgo Trento di Verona.

L’anno scorso si era sposato e pianificava di far arrivare in Italia anche la moglie, tanto più perché era alle viste l’assunzione a tempo indeterminato.

Tornando al Lazio, venerdì 21 giugno l’elettricista 28enne Valerio Salvatore è morto a Lanuvio (Roma), precipitando per una decina di metri dopo il cedimento di una lastra di eternit del tetto di un’azienda sul quale stava stendendo dei cavi.

Lo stesso giorno Valerio Marziali, 34 anni, dipendente Ama, sposato, una figlia di pochi anni, è morto in un incidente stradale sulla via Casilina a Roma, mentre tornava a casa in scooter.

Dopo l’urto con una vettura è finito sulla corsia opposta, dove è stato travolto da una seconda auto.

Nella tardissima serata di venerdì 21 giugno Giampaolo Bacci – Paolo per gli amici – 61 anni, cameriere in un ristorante di piazzale Roma a Venezia, è morto tornando a casa con lo scooter a Martellago (Venezia). Era quasi giunto a destinazione quando si è scontrato con un’automobile.

Un incidente in moto è costato la vita al fotografo 52enne Francesco Russo, per tutti a Francolise (Caserta) “Ciccio Flash”. Dopo aver chiuso il suo negozio sulla provinciale per Mondragone si è schiantato contro una vettura ed è morto sul posto.

Andrea Zinelli, 44enne di Piove di Sacco (Padova), operaio alle Acciaierie Venete del capoluogo, domenica 23 giugno alle 5 è salito sulla sua Punto per andare al lavoro ma poco dopo si è scontrato frontalmente con un’altra vettura.

Rapidi i soccorsi, ma nulla da fare per l’operaio, che lascia la moglie e una figlia.

#luigiguerriero#francescazaccaria#bocardiallo#valeriosalvatore#valeriomarziali#paolobacci#FrancescoRusso#andreazinelli#mortidilavoro

Giugno 2024: 83 (sul lavoro 54; in itinere 29; media giorno 3,6)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 547 morti (sul lavoro 417; in itinere 130; media giorno 3,1)

86 Lombardia (55 sul lavoro – 31 in itinere)

56 Campania (44-12)

46 Veneto (31-15)

44 Emilia Romagna (32-12), Sicilia (31-13)

42 Lazio (27-15)

36 Toscana (30-6)

27 Puglia (22-5)

26 Piemonte (22-4)

20 Abruzzo (16-4)

18 Calabria (15-3), Sardegna (15-3)

16 Marche (13-3)

11 Liguria (9-2)

10 Trentino (8-2), Alto Adige (9-1), Estero (8-2)

8 Friuli V.G. (7-1)

6 Umbria (6-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 99 morti (sul lavoro 76; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Attualità

L’agricoltura industriale ha una finalità banale e visibile: aumentare i profitti ottenuti dal capitale investito nelle attività agricole, per questo usa un meccanismo scontato, quello di comprimere i costi del lavoro. Fino alla schiavitù.

di Antonio Onorati, Il Manifesto.

Ci viene raccontata una storia che dovrebbe tranquillizzare quelli che hanno a cuore le sorti dei lavoratori. Si sostiene che l’agricoltura industriale per mantenere bassi i prezzi per i consumatori «è costretta a risparmiare sulle risorse impiegate per il lavoro». In altre parole ci vogliono convincere che pagare un bracciante clandestino 2 o 3 euro l’ora per raccogliere frutta o verdura o fare lavori di campo sia giustificato dalla necessità di rendere disponibili i prodotti alimentari a prezzi accessibili a tutti.

Niente di più lontano dalla realtà. Secondo l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, fatto 100 per il 2015, nel 2020 era vicino a 105, ad aprile 2021 superava già 105, a gennaio 2022 (prima della guerra in Ucraina) era vicino a 110 e da ottobre 2022 si è attestato intorno 120 fino al mese di aprile 2024. Dal 2000 al 2024 (aprile) questi prezzi hanno subito un aumento del 58,9%. La riprova sta nei dati più recenti relativi all’andamento dei consumi alimentari.

Nel 2023 aumenta la spesa per tutti i comparti alimentari. In particolare, cresce la spesa per le uova (+14,1%), per i comparti di latte e derivati (+11,7%) e dei derivati dei cereali (+11,7%). Importanti anche gli incrementi di spesa per le carni (+6,7%). Più in generale la spesa per i consumi alimentari domestici è aumentata dell’8,1% rispetto al 2022 ma è diminuito il volume dei prodotti alimentari acquistati. Paghi di più per comprare meno.

L’agricoltura industriale ha una finalità banale e visibile: stabilizzare o aumentare i profitti ottenuti dal capitale investito nelle attività agricole e, poiché è fragilizzata dalla sua dipendenza dalle forniture a monte di cui non controlla i prezzi (energia, sementi, macchine, logistica…), usa un meccanismo scontato, quello di comprimere i costi del lavoro. Fino alla schiavitù.

In questo il caporalato è giusto un corollario, è la struttura di produzione di queste aziende che – osannate come competitive, moderne e «italianissime» – trova nello sfruttamento del lavoro il modo più semplice per garantirsi livelli di profitto stabili, salvo poi incamerare la parte più importante del finanziamento pubblico per l’agricoltura, sia europeo che italiano. In nessun modo il potere di mercato della Grande distribuzione organizzata può giustificare queste pratiche.

Se ci sono prezzi bassi pagati al cancello delle aziende agricole questi vanno a tutto vantaggio della Gdo e dell’industria agroalimentare, del cosiddetto «made in Italy», non certo del consumatore. Ma c’è anche un altro meccanismo di sfruttamento, o, meglio, di autosfruttamento. Le aziende agricole di piccola o media dimensione, che vivono grazie al lavoro del conduttore/trice, che ricevono solo qualche spicciolo del sostegno pubblico all’agricoltura («pochi ettari, pochi sostegni») e che producono essenzialmente per il mercato interno, debbono competere nello stesso spazio di mercato delle grandi imprese agricole, quelle che ricevono i soldi dei finanziamenti pubblici. Competizione sleale tra sistemi economici diversi, con logiche diverse.

I prezzi pagati alle imprese che occupano lavoratori salariati non remunerano il lavoro del contadino che lavora direttamente ed in solitudine nella sua aziende. Se vuole mantenersi il posto di lavoro deve autosfruttarsi fin dove le energie glielo consentono, magari chiedendo aiuto a qualche familiare. E i dati ce lo confermano.

Il numero di lavoratori agricoli indipendenti (i coltivatori diretti) negli ultimi decenni diminuisce con tassi a due cifre ma il numero totale delle giornate di lavoro annue che presta nella sua azienda diminuiscono solo di qualche punto percentuale. Molte aziende contadine spariscono (2 su 3 negli ultimi 38 anni), chi resta in quelle che sopravvivono lavora molto di più di quanto facesse prima. E questa è la situazione di circa 900mila piccole aziende agricole.

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Attualità

Che cos’è e come si comporta l’ignoranza.

In inglese esistono termini con vario sfumature: ingorance (ignoranza) talvolta viene viene distinta da nescience (nescienza) e anche da non-knowledge (non sapere).

Esiste anche unknowing (inconsapevolezza), un termine che sembra coniato ieri ma che invece risale a un autore del XIV di un trattato sul misticismo.

Esistono distinzioni analoghe in altre lingue: i tedeschi, per esempio, parlano e scrivono di Unwissen e Nitch-Wissen; il sociologo Goerg Simmel discusse ciò che aveva definito “la normalità quotidiana del non sapere” (Nitch-Wissen). Sfortunatamente, autori diversi usano questo termini in modi diversi.

Ciò su cui generalmente si concorda. d’altra parte, è la necessità di distinguere fra known unknowns, “ciò che si sa di non sapere”, come la struttura del DNA prima della sua scoperta nel 1953, e unknown unknowns, “ciò che non si sa di non sapere”, come nel caso di Colombo che scoprì l’America mentre cercava le Indie.

Benché tale distinzione fosse stata formulata prima da ingegneri e psicologi, viene spesso attribuita al segretario alla difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld. Nel corso di una conferenza stampa sulla preparazione all’invasione dell’Iraq, gli venne chiesta la prova delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e rispose così:

I rapporti che riferiscono che qualcosa non è successo sono sempre interessanti per me perché, come sappiamo vi sono known knowns: sono cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che vi sono known unknowns, vale a dire che sappiamo che alcune esistono ma non le conosciamo. Ma esistono anche unknown unknowns – quelle cose che non sappiamo di non sapere. E se volgiamo lo sguardo alla storia del nostro paese e di altri Paesi liberi, sono quelle dell’ultima categoria che tendono a essere le più difficili.

A di là del fatto che Rumsfeld l’abbia usata per eludere una domanda scomoda, la distinzione fra ciò che sappiamo di sapere, ciò che sappiamo di non sapere e ciò che non sappiamo di non sapere resta utile.

E che cosa dire delle unknown knowns, di “ciò che non si sa di sapere”? Questa espressione, che sembra appropriata per discutere quel che viene normalmente descritto con “conoscenza tacita”, è stata usata in senso alquanto differente dal filosofo Slavoj Zizek, il quale evidenziò che Rumsfeld “dimenticò di aggiungere […] il quarto termine cruciale: le unknown knowns […] l’inconscio freudiano ‘la conoscenza che non conosce sé stessa’, come diceva Lacan”, compresa la stessa conoscenza che Rumsfeld aveva delle tortura a Abu Ghraib.” (“Ignoranza, una storia globale”, Peter Burke, Raffaello Cortina Editore.)

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Nell’Agro Pontino ci sono 19.000 braccianti, il 70 per cento è straniero e solo un quinto ha un contratto regolare. E le inchieste per caporalato rimangono nel cassetto.

Renzo Lovato, salito al disonore della cronaca per aver detto che Satnam Singh morendo ha creato un mare di problemi ai bravi datori di lavoro italiani – primo fra tutti il figlio Antonello – da cinque anni è indagato dalla magistratura per reati legati al caporalato. Lo scoop è di Enrico Mentana, direttore del Tg La7.

Riportiamo i particolari così come diffusi dall’agenzia Ansa, chiedendoci come sia possibile che un’inchiesta del genere rimanga aperta per 5 anni, probabilmente dimenticata in un cassetto.

#satnamsingh#renzolovato#antonellolovato#EnricoMentana#mortidilavoro

Datore di lavoro Singh indagato da 5 anni per caporalatoEsclusiva TgLa7, Mentana in un post mostra il documento della Procura

 Il TgLa7 pubblica in esclusiva un documento della Procura in cui si legge che Renzo Lovato, padre di Antonello Lovato, il trentasettenne che ha abbandonato il bracciante indiano Satnam Singh davanti casa dopo aver perso il braccio destro in un incidente sul lavoro nella sua azienda agricola, è indagato da cinque anni per reati di caporalato in un altro procedimento.

Enrico Mentana ha anticipato la notizia del telegiornale in un post pubblicato sul suo profilo Facebook.

Renzo Lovato è accusato, in concorso, di avere sottoposto “i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno” corrispondendo una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale. Inoltre, avrebbe violato la “normativa sull’orario di lavoro, sulla sicurezza e sull’igiene dei luoghi di lavoro”. La Procura gli contesta anche di avere sottoposto i lavoratori “a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti”. I fatti contestati si riferiscono ad un arco temporale che va dal novembre 2019 al maggio 2020. 
Lovato è indagato assieme ad altre due persone responsabili di una cooperativa agricola. 
L’uomo, nei giorni scorsi, dopo l’incidente di Satnam Singh, aveva detto che quest’ultimo “ha commesso una leggerezza che ha fatto male a tutti”.

Il post di Enrico Mentana

Ecco, come avevamo denunciato, l’evidenza del fatto che un esteso e sistematico regime di caporalato dominava le campagne dell’agro pontino, e che l’azienda per cui lavorava trattato in modo inumano Singh Satman ne era un esempio notorio: proprio Renzo Lovato, quello che ha provato a dire che Satman “ha compiuto una leggerezza che è costata cara a tutti”, è indagato DA 5 ANNI per reati di caporalato. Questo documento sarà mostrato nel tgla7 di stasera. Leggerlo non può che fare indignare ancora di più: perché TUTTO ERA GIÀ RISAPUTO

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

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Attualità

Se quella passata di pomodoro è piena di sangue.

Nella provincia di Latina, dove vivono circa 30mila immigrati asiatici, i morti di lavoro sono almeno 15 ogni anno.

Anche noi consumatori qualche domanda ce la dobbiamo porre: quando acquistiamo pomodori o bottiglie di conserva a prezzi bassissimi, ci chiediamo quale sofferenza e sfruttamento potrebbero nascondersi dietro quella “convenienza”?”, lo scrive l’Avvenire.

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Attualità

Prima che si spengano i riflettori sul caso Satnam Singh.

Satnam Singh, trucidato dallo sfruttamento.

Vi siete stracciate le vesti? Cosparso il capo di cenere? Convocato tavoli? Adesso basta.

La vedova di Satnam Singh deve avere la cittadinanza onoraria, come vittima della violazione dei diritti umani.

La vedova di Satnam Singh deve avere un regolare e dignitoso contratto di lavoro.

Alla vedova di Satnam Singh devono essere garantite le spese del trasporto della salma in patria e del funerale del marito.

Il governo ha il dovere di riscattare con atti concreti la vergogna che pesa sulla coscienza di tutti i cittadini italiani.

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Attualità

La lotta continua.

“Il nostro movimento non si spegnerà’: i manifestanti studenteschi per la Palestina si preparano per future iniziative di lotta.


I manifestanti continuano a organizzarsi nelle comunità di tutto lo stato del Massachusetts quest’estate, e gli studenti universitari che li guidano dicono che si stanno preparando per un’altra intensa stagione di mobilitazione in autunno. (Fonte: The Boston Globe).

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Nel comparto agricolo ventisei vittime nel mese di giugno, cento trentuno dall’inizio dell’anno.

Dopo Satnam Singh, il comparto agricolo conta due nuovi morti di lavoro, arrivando così a 26 vittime nel mese di giugno e a 131 dall’inizio dell’anno.

In soldoni, appartiene al settore un morto di lavoro su quattro (il 24,4%).

Pierpaolo Bodini aveva soltanto 18 anni ma già nel 2023 aveva deciso che il suo percorso lavorativo si sarebbe sviluppato nei campi.

Così, mentre portava avanti gli studi all’istituto agrario, si era fatto assumere nell’azienda Bassanetti di Brembio (Lodi), che un tempo era appartenuta al nonno.

Giovedì 20 giugno stava verificando che la seminatrice fosse pronta all’uso quando una pesante ala del macchinario si è abbattuta su di lui, uccidendolo praticamente sul colpo. Incolume ma sotto shock il ventenne che era con lui.

Nonostante le parole assolutorie della madre di Pierpaolo (“è morto facendo il lavoro dei suoi sogni”), resta da capire che tipo di inquadramento e di preparazione avesse il ragazzo e se fosse giusto che due giovanissimi maneggiassero senza supervisione un macchinario tanto impegnativo.

Salvatore Migliore invece di anni ne aveva 70 e viveva a Canicattì (Agrigento) con moglie, figli e nipoti. Martedì 18 giugno era impegnato nel recupero di alcune galline salite su una catasta di balle di fieno, ma vi è caduto in mezzo ed è morto soffocato.

Quando i familiari si sono accorti dell’accaduto, era ormai troppo tardi.

#pierpaolobodini#salvatoremigliore#mortidilavoro

Giugno 2024: 72 (sul lavoro 48; in itinere 24; media giorno 3,6)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro).

Anno 2024: 536 morti (sul lavoro 411; in itinere 125; media giorno 3,1)

85 Lombardia (54 sul lavoro – 31 in itinere)

55 Campania (44-11)

44 Emilia Romagna (32-12)

43 Veneto (30-13), Sicilia (30-13)

38 Lazio (25-13)

36 Toscana (30-6)

27 Puglia (22-5)

26 Piemonte (22-4)

20 Abruzzo (16-4)

18 Calabria (15-3), Sardegna (15-3)

16 Marche (13-3)

11 Liguria (9-2)

10 Trentino (8-2), Estero (8-2)

9 Alto Adige (8-1)

8 Friuli V.G. (7-1)

6 Umbria (6-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 99 morti (sul lavoro 76; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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Satnam Singh non è morto da solo, quel giorno sono ci sono state altri quattro morti di lavoro.

di Piero Santonastaso/Morti di lavoro

La morte di Satnam Singh mercoledì 19 giugno ha oscurato quelle di altri quattro lavoratori, quasi tutte nel Lazio.

Vincenzo De Lorenzis, 57 anni, moglie e 3 figli, operaio della Metal Tecno di Ceprano (Frosinone), è stato colpito alla testa da una trave di acciaio, mentre era alla guida di un muletto, ed è spirato sul posto.

Alla Catalent di Anagni (Frosinone), multinazionale americana del farmaco guidata da un ceo italiano (Alessandro Maselli), si è registrata la morte per malore di un operaio 55enne di una ditta esterna.

Per ora sappiamo solo che era residente a Colleferro (Roma) e che potrebbe essere la prima vittima della stagione legata alle alte temperature.

A Borgo Podgora (frazione di Latina), Plinio Boron, agricoltore 84enne, è morto sotto gli occhi del nipote, schiacciato dal ribaltamento del trattore con il quale stava per spargere letame nei campi.

La quarta vittima si è registrata a Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria), dove un operaio indiano di 39 anni è stato trovato senza vita e con una grave ferita alla gola in un’abitazione in cui stava lavorando con una smerigliatrice angolare. Di lui conosciamo per ora solo le iniziali: J.J.

#vincenzodelorenzis#plinioboron#mortidilavoro

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Il giorno dopo la sciagurata legge sull’autonomia differenziata sarebbe ora che la Lombardia scoprisse di non essere la regione migliore d’Italia.

Pierpaolo Bodini morto di lavoro a 18 anni in provincia di Lodi.

“È una tragedia e un enorme dolore leggere quello che è accaduto e il pensiero corre subito ai cari della vittima, colpiti dalla morte di un ragazzo così giovane nemmeno nella moderna Lombardia è così e molto si potrebbe e si dovrebbe fare per prevenire gli infortuni sul lavoro” (fonte: repubblica.it).

Sono state le prime parole di Roberta Vallacchi, consigliera regionale del Pd, alla notizia della tragica fine di lavoro di Pierpaolo Bodini morto di lavoro a 18 anni, schiacciato dal pezzo di un macchinario mentre lavora in un’azienda agricola.

Belle parole, ma i fatti?

All’onorevole consigliere sfugge che da anni la Lombardia è in testa alla triste graduatoria dei morti di lavoro in Italia: dall’inizio dell’anno sono 83 (53 sul posto di lavoro, 31 in itinere) le vittime dell’insicurezza sui posti di lavoro nella regione in cui è stata eletta. (fonte: Morti di lavoro/Piero Santonastaso).

Pierpaolo Bodini, di anni 18, è oggi diventata l’ottantaquattresima vittima della regione che ritiene sé stessa la più efficiente e moderna regione d’Italia.

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“Guerra” e “nazione” sono i due genitori del fascismo, e contemporaneamente, i veri sicari di Matteotti.

Che cosa significa ricordare Giacomo Matteotti a cento anni dal suo assassinio.

Patrizia Nicolini, sindaca di Sacrofano e Luca Abbruzzetti, sindaco di Riano Flaminio, davanti al monumento che ricorda il luogo dove fu rinvenuto il corpo di Matteotti.

Il comune di Sacrofano ha voluto ricordare, a un secolo dal suo assassinio, Giacomo Matteotti con un’iniziativa presso la biblioteca comunale e con la decisione di intitolargli una strada.

Sacrofano, che all’epoca dei fatti si chiamava ancora Scrofano – oggi ha cambiato nome, ma la scrofa è ancora nello stemma comunale – fu il luogo nel quale venne ritrovata la giacca insanguinata di Matteotti, episodio che diede una svolta alle indagini, che portarono poi alla scoperta del corpo, lungo la via Flaminia, nei pressi di Riano Flaminio.

Ci sono almeno due elementi di riflessione molto attuali per riflettere su quanto avvenne il 10 giugno del 1924.

Il primo elemento è legato alla guerra, che fu la levatrice della natura violenta del fascismo. Prima interventisti, poi reduci della “vittoria mutilata”, il fascismo nasce da uomini che erano stati scaraventati nella carneficina della Prima guerra mondiale, passando tre anni nelle trincee piene di fango e di topi, con la certezza di finire carne da macello, correndo verso le bocche di fuoco della trincea nemico, a poche centinaia di metri di distanza.

Un’abitudine all’orrore, un’assuefazione alla morte, una convivenza con la disumanità, malamente coperta dall’ideologia della “bella morte”, propugnata dal “poeta soldato” nella comodità del ruolo di ufficiale che dava consigli ma non si sporcava di fango; strumentalizzata da Mussolini, che la guerra la fece in infermeria.

Da questa condizione antropologica nacquero i Fasci di combattimento, composti da reduci, disattatati al reinserimento sociale, che vestivano ancora gli abiti militari e usavano il pugnale e il manganello, cioè la violenza come unica qualità della loro vita. Così nacque il fascismo, allevato dalla guerra.

L’ultima foto di Matteotti, prima del rapimento e l’assassinio. “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora preparate il discorso funebre per me”, disse Giacomo Matteotti. “Bisogna dare una lezione al deputato del Polesine”, scrisse Mussolini su Il Popolo d’Italia.

Il secondo elemento è la nascita del nazionalismo, l’altro genitore del fascismo. Il nazionalismo fu anche una deviazione del socialismo rivoluzionario, di cui Mussolini fu protagonista come leader interventista prima di lasciare la direzione dell’Avanti! e poi come ispiratore della trasformazione dei fasci di combattimento nel Pnf, non a caso partito nazionale fascista. E a proposito di scelte non casuali, va ricordato come il termine nazione diventa il cemento del nazismo, crasi di “nazional socialismo”, l’ideologia del Terzo Reich.

“Guerra” e “nazione” sono i due genitori del fascismo, e contemporaneamente, i due sicari di Matteotti, la cui opposizione parlamentare era intollerabile, perché denunciava apertamente, appunto, il mito della violenza contro sedi sindacali, cooperative, giunte comunali guidati da sindaci socialisti, che invece erano internazionalisti, cioè immaginavano che i diritti sociali fossero universali. 

Ma i fascisti erano preoccupati anche perché si sospettava che Matteotti potesse avere documenti che comprovassero il coinvolgimento di Arnaldo Mussoli, il fratello del capo del governo, in una mazzetta per la concessione petrolifera alla società statunitense Sinclair Oil.

Il fatto è che a un secolo di distanza, “guerra” e “nazione” sono due vocaboli tornati di uso comune nel linguaggio della politica. Ne conosciamo le conseguenze, che non possono essere né dimenticate, né mistificate. 

Ecco perché è importante fare della ricorrenza dell’assassinio di Matteotti, non tanto una celebrazione commemorativa, quanto un’occasione molto seria su cosa stia succedendo alla nostra democrazia.

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Attualità

Satnam Singh è il centesimo lavoratore straniero morto quest’anno in Italia, il decimo proveniente dall’India.

Satnam Singh

Vale la pena sottolinearlo, affinché l’orrore e la rabbia scatenati dalla sua morte non facciano dimenticare alcuni elementi fondamentali: Satnam Singh – il 31enne morto mercoledì 19 giugno all’ospedale San Camillo di Roma dopo che lunedì 17 una macchina avvolgicavi nei campi di Borgo Santa Maria (Latina) gli aveva tranciato un braccio, provocato fratture alle gambe e lesioni alla testa, e dopo che il padrone Antonello Lovato, 38 anni, lo aveva abbandonato davanti casa con il braccio gettato in una cassetta della frutta – Satnam Singh, dicevamo, non aveva permesso di soggiorno esattamente come migliaia di altri migranti; non aveva un contratto esattamente come migliaia di altri migranti; veniva pagato pochi spiccioli per spaccarsi la schiena, esattamente come migliaia di altri migranti (tra i quali la moglie Alisha); non aveva diritto a una vita, esattamente come migliaia di altri migranti.

La cosa peggiore è che chi ha provocato la sua morte è convinto di essere nel giusto.

Lo testimoniano le parole al Tg1 di Renzo Lovato, padre dell’uomo ora indagato per omissione di soccorso e omicidio colposo: “È stata una leggerezza del bracciante, costata cara a tutti”.

Perché la famiglia Lovato, nella sua infinita bontà, lo aveva avvisato di stare lontano dalla macchina. Satnam Singh, insomma, è andato a cercarsela e ha avuto il fatto suo.

Siamo convinti che la pensino così non solo i suoi datori di lavoro ma molti, troppi altri italiani veri.

Cosa vuoi che sia, in fondo? È morto un lavoratore clandestino, carne da macello ancor più degli altri lavoratori. E non sarà certo questo governo di destra a spendersi per le regolarizzazioni e le maggiori tutele.

PS: oggi nel Lazio sono morti altri tre lavoratori, ne parleremo diffusamente nel prossimo post.

#satnamsingh#mortidilavoro

Giugno 2024: 70 (sul lavoro 46; in itinere 24; media giorno 3,6)

(Courtesy by Piero Santonastaso/Morti di lavoro)

Anno 2024: 534 morti (sul lavoro 409; in itinere 125; media giorno 3,1)

84 Lombardia (53 sul lavoro – 31 in itinere)

55 Campania (44-11)

44 Emilia Romagna (32-12)

43 Veneto (30-13)

42 Sicilia (29-13)

38 Lazio (25-13)

36 Toscana (30-6)

27 Puglia (22-5)

26 Piemonte (22-4)

20 Abruzzo (16-4)

18 Calabria (15-3), Sardegna (15-3)

16 Marche (13-3)

11 Liguria (9-2)

10 Trentino (8-2), Estero (8-2)

9 Alto Adige (8-1)

8 Friuli V.G. (7-1)

6 Umbria (6-0)

5 Basilicata (5-0)

4 Valle d’Aosta (4-0), Molise (4-0).

Maggio 2024: 99 morti (sul lavoro 76; in itinere 22; media giorno 3,1)

Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)

Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)

Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)

Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6).

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